DIFENDERE LA VERA FEDE

Celebrazioni Liturgiche del Papa nel Tempo di Avvento e Natale fino all'Epifania 2010/2011

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    Caterina63
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    00 28/11/2010 00:46

    PRIMI VESPRI DI AVVENTO 2010

    Monumentale catechesi del Papa sulla Vita Umana fin dal suo concepimento.....



    Pope Benedict XVI celebretes the first Vespers in the St. Peter's Basilica at Vatican on November 27, 2010.





    OMELIA DEL SANTO PADRE

    Cari fratelli e sorelle,

    con questa celebrazione vespertina, il Signore ci dona la grazia e la gioia di aprire il nuovo Anno Liturgico iniziando dalla sua prima tappa: l’Avvento, il periodo che fa memoria della venuta di Dio fra noi. Ogni inizio porta con sé una grazia particolare, perché benedetto dal Signore. In questo Avvento ci sarà dato, ancora una volta, di fare esperienza della vicinanza di Colui che ha creato il mondo, che orienta la storia e che si è preso cura di noi giungendo fino al culmine della sua condiscendenza con il farsi uomo.
    Proprio il mistero grande e affascinante del Dio con noi, anzi del Dio che si fa uno di noi, è quanto celebreremo nelle prossime settimane camminando verso il santo Natale. Durante il tempo di Avvento sentiremo la Chiesa che ci prende per mano e, ad immagine di Maria Santissima, esprime la sua maternità facendoci sperimentare l’attesa gioiosa della venuta del Signore, che tutti ci abbraccia nel suo amore che salva e consola.

    Mentre i nostri cuori si protendono verso la celebrazione annuale della nascita di Cristo, la liturgia della Chiesa orienta il nostro sguardo alla meta definitiva: l’incontro con il Signore che verrà nello splendore della sua gloria. Per questo noi che, in ogni Eucaristia, “annunciamo la sua morte, proclamiamo la sua risurrezione nell’attesa della sua venuta”, vigiliamo in preghiera. La liturgia non si stanca di incoraggiarci e di sostenerci, ponendo sulle nostre labbra, nei giorni di Avvento, il grido con il quale si chiude l’intera Sacra Scrittura, nell’ultima pagina dell’Apocalisse di san Giovanni: “Vieni, Signore Gesù!” (22,20).

    Cari fratelli e sorelle, il nostro radunarci questa sera per iniziare il cammino di Avvento si arricchisce di un altro importante motivo: con tutta la Chiesa, vogliamo celebrare solennemente una veglia di preghiera per la vita nascente. Desidero esprimere il mio ringraziamento a tutti coloro che hanno aderito a questo invito e a quanti si dedicano in modo specifico ad accogliere e custodire la vita umana nelle diverse situazioni di fragilità, in particolare ai suoi inizi e nei suoi primi passi. Proprio l’inizio dell’Anno Liturgico ci fa vivere nuovamente l’attesa di Dio che si fa carne nel grembo della Vergine Maria, di Dio che si fa piccolo, diventa bambino; ci parla della venuta di un Dio vicino, che ha voluto ripercorrere la vita dell’uomo, fin dagli inizi, e questo per salvarla totalmente, in pienezza. E così il mistero dell’Incarnazione del Signore e l’inizio della vita umana sono intimamente e armonicamente connessi tra loro entro l’unico disegno salvifico di Dio, Signore della vita di tutti e di ciascuno. L’Incarnazione ci rivela con intensa luce e in modo sorprendente che ogni vita umana ha una dignità altissima, incomparabile.

    L’uomo presenta un’originalità inconfondibile rispetto a tutti gli altri esseri viventi che popolano la terra. Si presenta come soggetto unico e singolare, dotato di intelligenza e volontà libera, oltre che composto di realtà materiale. Vive simultaneamente e inscindibilmente nella dimensione spirituale e nella dimensione corporea. Lo suggerisce anche il testo della Prima Lettera ai Tessalonicesi che è stato proclamato: “Il Dio della pace – scrive san Paolo – vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (5,23).

    Siamo dunque spirito, anima e corpo. Siamo parte di questo mondo, legati alle possibilità e ai limiti della condizione materiale; nello stesso tempo siamo aperti su un orizzonte infinito, capaci di dialogare con Dio e di accoglierlo in noi. Operiamo nelle realtà terrene e attraverso di esse possiamo percepire la presenza di Dio e tendere a Lui, verità, bontà e bellezza assoluta.

    Assaporiamo frammenti di vita e di felicità e aneliamo alla pienezza totale.
    Dio ci ama in modo profondo, totale, senza distinzioni; ci chiama all’amicizia con Lui; ci rende partecipi di una realtà al di sopra di ogni immaginazione e di ogni pensiero e parola: la sua stessa vita divina. Con commozione e gratitudine prendiamo coscienza del valore, della dignità incomparabile di ogni persona umana e della grande responsabilità che abbiamo verso tutti. “Cristo, che è il nuovo Adamo – afferma il Concilio Vaticano II – proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione ... Con la sua incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo” (Cost. Gaudium et spes, 22).
    Credere in Gesù Cristo comporta anche avere uno sguardo nuovo sull’uomo, uno sguardo di fiducia, di speranza.

    Del resto l’esperienza stessa e la retta ragione attestano che l’essere umano è un soggetto capace di intendere e di volere, autocosciente e libero, irripetibile e insostituibile, vertice di tutte le realtà terrene, che esige di essere riconosciuto come valore in se stesso e merita di essere accolto sempre con rispetto e amore. Egli ha il diritto di non essere trattato come un oggetto da possedere o come una cosa che si può manipolare a piacimento, di non essere ridotto a puro strumento a vantaggio di altri e dei loro interessi. La persona è un bene in se stessa e occorre cercare sempre il suo sviluppo integrale. L’amore verso tutti, poi, se è sincero, tende spontaneamente a diventare attenzione preferenziale per i più deboli e i più poveri. Su questa linea si colloca la sollecitudine della Chiesa per la vita nascente, la più fragile, la più minacciata dall’egoismo degli adulti e dall’oscuramento delle coscienze. La Chiesa continuamente ribadisce quanto ha dichiarato il Concilio Vaticano II contro l’aborto e ogni violazione della vita nascente: “La vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura” (ibid., n. 51).

    Ci sono tendenze culturali che cercano di anestetizzare le coscienze con motivazioni pretestuose. Riguardo all’embrione nel grembo materno, la scienza stessa ne mette in evidenza l’autonomia capace d’interazione con la madre, il coordinamento dei processi biologici, la continuità dello sviluppo, la crescente complessità dell’organismo. Non si tratta di un cumulo di materiale biologico, ma di un nuovo essere vivente, dinamico e meravigliosamente ordinato, un nuovo individuo della specie umana. Così è stato Gesù nel grembo di Maria; così è stato per ognuno di noi, nel grembo della madre.

    Con l’antico autore cristiano Tertulliano possiamo affermare: “E’ già un uomo colui che lo sarà” (Apologetico, IX, 8); non c’è alcuna ragione per non considerarlo persona fin dal concepimento.
    Purtroppo, anche dopo la nascita, la vita dei bambini continua ad essere esposta all’abbandono, alla fame, alla miseria, alla malattia, agli abusi, alla violenza, allo sfruttamento. Le molteplici violazioni dei loro diritti che si commettono nel mondo feriscono dolorosamente la coscienza di ogni uomo di buona volontà. Davanti al triste panorama delle ingiustizie commesse contro la vita dell’uomo, prima e dopo la nascita, faccio mio l’appassionato appello del Papa Giovanni Paolo II alla responsabilità di tutti e di ciascuno: “Rispetta, difendi, ama e servi la vita, ogni vita umana! Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà vera, pace e felicità” (Enc. Evangelium vitae, 5).
     
    Esorto i protagonisti della politica, dell’economia e della comunicazione sociale a fare quanto è nelle loro possibilità, per promuovere una cultura sempre rispettosa della vita umana, per procurare condizioni favorevoli e reti di sostegno all’accoglienza e allo sviluppo di essa.

    Alla Vergine Maria, che ha accolto il Figlio di Dio fatto uomo con la sua fede, con il suo grembo materno, con la cura premurosa, con l’accompagnamento solidale e vibrante di amore, affidiamo la preghiera e l’impegno a favore della vita nascente.
    Lo facciamo nella liturgia - che è il luogo dove viviamo la verità e dove la verità vive con noi - adorando la divina Eucaristia, in cui contempliamo il Corpo di Cristo, quel Corpo che prese carne da Maria per opera dello Spirito Santo, e da lei nacque a Betlemme, per la nostra salvezza. Ave, verum Corpus, natum de Maria Virgine!

    Amen.










    PREGHIERA PER LA VITA

    composta per l'occasione
    dal santo Padre Benedetto XVI
    e recitata ai piedi del SS. Sacramento
    al termine dei Primi Vespri per l'Avvento 2010:

    Signore Gesù,
    che fedelmente visiti e colmi con la tua Presenza
    la Chiesa e la storia degli uomini;
    che nel mirabile Sacramento del tuo Corpo e del tuo Sangue
    ci rendi partecipi della Vita divina
    e ci fai pregustare la gioia della Vita eterna;
    noi ti adoriamo e ti benediciamo.

    Prostráti dinanzi a Te, sorgente e amante della vita
    realmente presente e vivo in mezzo a noi, ti supplichiamo.

    Ridesta in noi il rispetto per ogni vita umana nascente,
    rendici capaci di scorgere nel frutto del grembo materno
    la mirabile opera del Creatore,
    disponi i nostri cuori alla generosa accoglienza di ogni bambino
    che si affaccia alla vita.

    Benedici le famiglie,
    santifica l'unione degli sposi,
    rendi fecondo il loro amore.

    Accompagna con la luce del tuo Spirito
    le scelte delle assemblee legislative,
    perché i popoli e le nazioni riconoscano e rispettino
    la sacralità della vita, di ogni vita umana.

    Guida l'opera degli scienziati e dei medici,
    perché il progresso contribuisca al bene integrale della persona
    e nessuno patisca soppressione e ingiustizia.

    Dona carità creativa agli amministratori e agli economisti,
    perché sappiano intuire e promuovere condizioni sufficienti
    affinché le giovani famiglie possano serenamente aprirsi
    alla nascita di nuovi figli.

    Consola le coppie di sposi che soffrono
    a causa dell'impossibilità ad avere figli,
    e nella tua bontà provvedi.

    Educa tutti a prendersi cura dei bambini orfani o abbandonati,
    perché possano sperimentare il calore della tua Carità,
    la consolazione del tuo Cuore divino.

    Con Maria tua Madre, la grande credente,
    nel cui grembo hai assunto la nostra natura umana,
    attendiamo da Te, unico nostro vero Bene e Salvatore,
    la forza di amare e servire la vita,
    in attesa di vivere sempre in Te,
    nella Comunione della Trinità Beata.

     Amen.








    Benedictus Deus.
    Benedictum Nomen Sanctum eius

    Benedictus Iesus Christus, verus Deus et verus homo
    Benedictum Nomen Iesu
    Benedictum Cor eius sacratissimum
    Benedictus Sanguis eius pretiosissimus
    Benedictus Iesus in sanctissimo altaris Sacramento
    Benedictus Sanctus Spiritus, Paraclitus
    Benedicta excelsa Mater Christi, Maria sanctissima
    Benedicta sancta eius et immaculata Conceptio
    Benedicta eius gloriosa Assumptio
    Benedictum nomen Mariae, Virginis et Matris
    Benedictus sanctus Ioseph, eius castissimus Sponsus
    Benedictus Deus in Angelis suis, et in Sanctis suis

    (italiano)

    Dio sia benedetto.
    Benedetto il suo santo nome.
    Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo.
    Benedetto il nome di Gesù.
    Benedetto il suo sacratissimo Cuore.
    Benedetto il suo preziosissimo Sangue.
    Benedetto Gesù nel santissimo Sacramento dell’Altare.
    Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
    Benedetta la gran Madre di Dio, Maria santissima.
    Benedetta la sua santa e immacolata Concezione.
    Benedetta la sua gloriosa Assunzione.
    Benedetto il nome di Maria, vergine e madre.
    Benedetto san Giuseppe, suo castissimo sposo.
    Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.
    Amen.

    ******************************************

    Come l'anno appena trascorso seguimmo il Santo Padre attraverso questo thread:
    Celebrazioni Liturgiche del Papa nel Tempo di Avvento e Natale 2009/2010

    così anche per quest'anno cercheremo di offrirvi la diretta...





    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 28/11/2010 17:16
    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 28.11.2010

    Alle ore 12 di oggi, Prima Domenica di Avvento, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Oggi, prima domenica di Avvento, la Chiesa inizia un nuovo Anno liturgico, un nuovo cammino di fede che, da una parte, fa memoria dell’evento di Gesù Cristo e, dall’altra, si apre al suo compimento finale. E proprio di questa duplice prospettiva vive il Tempo di Avvento, guardando sia alla prima venuta del Figlio di Dio, quando nacque dalla Vergine Maria, sia al suo ritorno glorioso, quando verrà "a giudicare i vivi e i morti", come diciamo nel Credo. Su questo suggestivo tema dell’"attesa" vorrei ora brevemente soffermarmi, perché si tratta di un aspetto profondamente umano, in cui la fede diventa, per così dire, un tutt’uno con la nostra carne e il nostro cuore.

    L’attesa, l’attendere è una dimensione che attraversa tutta la nostra esistenza personale, familiare e sociale. L’attesa è presente in mille situazioni, da quelle più piccole e banali fino alle più importanti, che ci coinvolgono totalmente e nel profondo.

    Pensiamo, tra queste, all’attesa di un figlio da parte di due sposi; a quella di un parente o di un amico che viene a visitarci da lontano; pensiamo, per un giovane, all’attesa dell’esito di un esame decisivo, o di un colloquio di lavoro; nelle relazioni affettive, all’attesa dell’incontro con la persona amata, della risposta ad una lettera, o dell’accoglimento di un perdono…

    Si potrebbe dire che l’uomo è vivo finché attende, finché nel suo cuore è viva la speranza. E dalle sue attese l’uomo si riconosce: la nostra "statura" morale e spirituale si può misurare da ciò che attendiamo, da ciò in cui speriamo.


    Ognuno di noi, dunque, specialmente in questo Tempo che ci prepara al Natale, può domandarsi: io, che cosa attendo? A che cosa, in questo momento della mia vita, è proteso il mio cuore? E questa stessa domanda si può porre a livello di famiglia, di comunità, di nazione. Che cosa attendiamo, insieme? Che cosa unisce le nostre aspirazioni, che cosa le accomuna?

    Nel tempo precedente la nascita di Gesù, era fortissima in Israele l’attesa del Messia, cioè di un Consacrato, discendente del re Davide, che avrebbe finalmente liberato il popolo da ogni schiavitù morale e politica e instaurato il Regno di Dio. Ma nessuno avrebbe mai immaginato che il Messia potesse nascere da un’umile ragazza come era Maria, promessa sposa del giusto Giuseppe. Neppure lei lo avrebbe mai pensato, eppure nel suo cuore l’attesa del Salvatore era così grande, la sua fede e la sua speranza erano così ardenti, che Egli poté trovare in lei una madre degna. Del resto, Dio stesso l’aveva preparata, prima dei secoli. C’è una misteriosa corrispondenza tra l’attesa di Dio e quella di Maria, la creatura "piena di grazia", totalmente trasparente al disegno d’amore dell’Altissimo. Impariamo da Lei, Donna dell’Avvento, a vivere i gesti quotidiani con uno spirito nuovo, con il sentimento di un’attesa profonda, che solo la venuta di Dio può colmare.

    DOPO L’ANGELUS

    Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i ragazzi dell’Unità Pastorale di Lesmo, presso Milano, che si preparano alla Professione di Fede. A tutti auguro una serena domenica e un buon cammino di Avvento.

    Grazie, buon Avvento a tutti!

                  Pope Benedict XVI gestures during his Sunday Angelus prayer in St. Peter's Square at the Vatican November 28, 2010. Pope Benedict XVI gestures during his Sunday Angelus prayer in St. Peter's Square at the Vatican November 28, 2010.

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    Caterina63
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    00 05/12/2010 13:16

    In questo tempo di Avvento, in cui i cristiani sono chiamati ad alimentare l’attesa del Signore e ad accoglierlo, il Papa ha esortato a pregare per quanti soffrono a causa di attentati, violenze e drammatiche forme di sfruttamento. Di seguito l'appello lanciato dal Papa:


    "In questo tempo di Avvento, in cui siamo chiamati ad alimentare la nostra attesa del Signore e ad accoglierlo in mezzo a noi, vi invito a pregare per tutte le situazioni di violenza, di intolleranza, di sofferenza che ci sono nel mondo, affinché la venuta di Gesù porti consolazione, riconciliazione e pace. Penso alle tante situazioni difficili, come i continui attentati che si verificano in Iraq contro cristiani e musulmani, agli scontri in Egitto in cui vi sono stati morti e feriti, alle vittime di trafficanti e di criminali, come il dramma degli ostaggi eritrei e di altre nazionalità, nel deserto del Sinai. Il rispetto dei diritti di tutti è il presupposto per la civile convivenza. La nostra preghiera al Signore e la nostra solidarietà possano portare speranza a coloro che si trovano nella sofferenza".

    All'Angelus di oggi 5 dicembre, Seconda Domenica d'Avvento, il Papa ha ricordato il passo del Vangelo odierno che ci presenta la figura di San Giovanni Battista. Di seguito il testo dell'Angelus:


    Cari fratelli e sorelle!

    Il Vangelo di questa seconda domenica di Avvento (Mt 3,1-12) ci presenta la figura di san Giovanni il Battista, il quale, secondo una celebre profezia di Isaia (cfr 40,3), si ritirò nel deserto della Giudea e, con la sua predicazione, chiamò il popolo a convertirsi per essere pronto alla imminente venuta del Messia. San Gregorio Magno commenta che il Battista “predica la retta fede e le opere buone … affinché la forza della grazia penetri, la luce della verità risplenda, le strade verso Dio si raddrizzino e nascano nell’animo onesti pensieri dopo l’ascolto della Parola che guida al bene” (Hom. in Evangelia, XX, 3, CCL 141, 155). Il Precursore di Gesù, posto tra l’Antica e la Nuova Alleanza, è come una stella che precede il sorgere del Sole, di Cristo, di Colui, cioè, sul quale – secondo un’altra profezia di Isaia – “si poserà lo Spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore” (Is 11,2).

    Nel Tempo dell’Avvento, anche noi siamo chiamati ad ascoltare la voce di Dio, che risuona nel deserto del mondo attraverso le Sacre Scritture, specialmente quando sono predicate con la forza dello Spirito Santo. La fede, infatti, si fortifica quanto più si lascia illuminare dalla Parola divina, da “tutto ciò che – come ci ricorda l’apostolo Paolo – è stato scritto prima di noi… per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza” (Rm 15,4). Il modello dell’ascolto è la Vergine Maria: “contemplando nella Madre di Dio un’esistenza totalmente modellata dalla Parola, ci scopriamo anche noi chiamati ad entrare nel mistero della fede, mediante la quale Cristo viene a dimorare nella nostra vita. Ogni cristiano che crede, ci ricorda sant’Ambrogio, in un certo senso concepisce e genera il Verbo di Dio” (Esort. ap. postsin. Verbum Domini, 28).

    Cari amici, “la nostra salvezza poggia su una venuta”, come ha scritto Romano Guardini (La santa notte. Dall’Avvento all’Epifania, Brescia 1994, p. 13). “Il Salvatore è venuto dalla libertà di Dio… Così la decisione della fede consiste… nell’accogliere Colui che si avvicina” (ivi, p. 14). “Il Redentore – aggiunge il teologo italo-tedesco – viene presso ciascun uomo: nelle sue gioie e angosce, nelle sue conoscenze chiare, nelle sue perplessità e tentazioni, in tutto ciò che costituisce la sua natura e la sua vita” (ivi, p. 15).

    Alla Vergine Maria, nel cui grembo ha dimorato il Figlio dell’Altissimo, e che mercoledì prossimo, 8 dicembre, celebreremo nella solennità dell’Immacolata Concezione, chiediamo di sostenerci in questo cammino spirituale, per accogliere con fede e con amore la venuta del Salvatore.

                                                
                                Pope Benedict XVI waves during his Sunday Angelus prayer in St. Peter's Square at the Vatican December 5, 2010.

    [Modificato da Caterina63 05/12/2010 17:12]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 12/12/2010 16:34
    ATTO DI VENERAZIONE ALL’IMMACOLATA A PIAZZA DI SPAGNA, 08.12.2010

    OMELIA DEL SANTO PADRE

    Cari fratelli e sorelle!

    Anche quest’anno ci siamo dati appuntamento qui, in Piazza di Spagna, per rendere omaggio alla Vergine Immacolata, in occasione della sua festa solenne.
    A tutti voi, che siete venuti numerosi, come pure a quanti partecipano mediante la radio e la televisione, rivolgo il mio saluto cordiale. Siamo raccolti intorno a questo storico monumento, che oggi è tutto
    circondato da fiori, segno dell’amore e della devozione del popolo romano per la Madre di Gesù.

    E il dono più bello, e a Lei più gradito, che noi offriamo è la nostra preghiera, quella che portiamo nel cuore e che affidiamo alla sua intercessione. Sono invocazioni di ringraziamento e di supplica: ringraziamento per il dono della fede e per tutto il bene che quotidianamente riceviamo da Dio; e supplica per le diverse necessità, per la famiglia, la salute, il lavoro, per ogni difficoltà che la vita ci fa incontrare.

    Ma quando noi veniamo qui, specialmente in questa ricorrenza dell’8 dicembre, è molto più importante quello che riceviamo da Maria, rispetto a ciò che le offriamo. Lei, infatti, ci dona un messaggio destinato a ciascuno di noi, alla città di Roma e al mondo intero. Anch’io, che sono il Vescovo di questa Città, vengo per mettermi in ascolto, non solo per me, ma per tutti. E che cosa ci dice Maria? Lei ci parla con la Parola di Dio, che si è fatta carne nel suo grembo. Il suo “messaggio” non è altro che Gesù, Lui che è tutta la sua vita. E’ grazie a Lui e per Lui che lei è l’Immacolata.

    E come il Figlio di Dio si è fatto uomo per noi, così anche lei, la Madre, è stata preservata dal peccato per noi, per tutti, quale anticipo della salvezza di Dio per ogni uomo. Così Maria ci dice che siamo tutti chiamati ad aprirci all’azione dello Spirito Santo per poter giungere, nel nostro destino finale, ad essere immacolati, pienamente e definitivamente liberi dal male. Ce lo dice con la sua stessa santità, con uno sguardo pieno di speranza e di compassione, che evoca parole come queste: “Non temere, figlio, Dio ti vuole bene; ti ama personalmente; ti ha pensato prima che tu venissi al mondo e ti ha chiamato all’esistenza per ricolmarti di amore e di vita; e per questo ti è venuto incontro, si è fatto come te, è diventato Gesù, Dio-Uomo, in tutto simile a te, ma senza il peccato; ha dato se stesso per te, fino a morire sulla croce, e così ti ha donato una vita nuova, libera, santa e immacolata” (cfr Ef 1,3-5).

    Questo messaggio ci dona Maria, e quando vengo qui, in questa Festa, mi colpisce, perché lo sento rivolto a tutta la Città, a tutti gli uomini e le donne che vivono a Roma: anche a chi non ci pensa, a chi oggi non ricorda neppure che è la Festa dell’Immacolata; a chi si sente solo e abbandonato. Lo sguardo di Maria è lo sguardo di Dio su ciascuno. Lei ci guarda con l’amore stesso del Padre e ci benedice. Si comporta come nostra “avvocata” – e così la invochiamo nella Salve, Regina: “Advocata nostra”.

    Anche se tutti parlassero male di noi, lei, la Madre, direbbe bene, perché il suo cuore immacolato è sintonizzato con la misericordia di Dio. Così lei vede la Città: non come un agglomerato anonimo, ma come una costellazione dove Dio conosce tutti personalmente per nome, ad uno ad uno, e ci chiama a risplendere della sua luce. E quelli che agli occhi del mondo sono i primi, per Dio sono gli ultimi; quelli che sono piccoli, per Dio sono grandi.

    La Madre guarda noi come Dio ha guardato lei, umile fanciulla di Nazareth, insignificante agli occhi del mondo, ma scelta e preziosa per Dio. Riconosce in ciascuno la somiglianza con il suo Figlio Gesù, anche se noi siamo così differenti! Ma chi più di lei conosce la potenza della Grazia divina? Chi meglio di lei sa che nulla è impossibile a Dio, capace addirittura di trarre il bene dal male?

    Ecco, cari fratelli e sorelle, il messaggio che riceviamo qui, ai piedi di Maria Immacolata. E’ un messaggio di fiducia per ogni persona di questa Città e del mondo intero. Un messaggio di speranza non fatto di parole, ma della sua stessa storia: lei, una donna della nostra stirpe, che ha dato alla luce il Figlio di Dio e ha condiviso tutta la propria esistenza con Lui! E oggi ci dice: questo è anche il tuo destino, il vostro, il destino di tutti: essere santi come il nostro Padre, essere immacolati come il nostro Fratello Gesù Cristo, essere figli amati, tutti adottati per formare una grande famiglia, senza confini di nazionalità, di colore, di lingua, perché uno solo è Dio, Padre di ogni uomo.

    Grazie, o Madre Immacolata, di essere sempre con noi! Veglia sempre sulla nostra Città: conforta i malati, incoraggia i giovani, sostieni le famiglie. Infondi la forza per rigettare il male, in ogni sua forma, e di scegliere il bene, anche quando costa e comporta l’andare contro-corrente. Donaci la gioia di sentirci amati da Dio, benedetti da Lui, predestinati ad essere suoi figli.
    Vergine Immacolata, dolcissima Madre nostra, prega per noi!




    Festa dell'Immacolata Concezione...































    Alle ore 12 di oggi, Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Oggi il nostro appuntamento per la preghiera dell’Angelus acquista una luce speciale, nel contesto della solennità dell’Immacolata Concezione di Maria. Nella Liturgia di questa festa viene proclamato il Vangelo dell’Annunciazione (Lc 1,26-38), che contiene appunto il dialogo tra l’angelo Gabriele e la Vergine.
    "Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te" – dice il messaggero di Dio, e in questo modo rivela l’identità più profonda di Maria, il "nome", per così dire, con cui Dio stesso la conosce: "piena di grazia". Questa espressione, che ci è tanto familiare fin dall’infanzia perché la pronunciamo ogni volta che recitiamo l’"Ave Maria", ci offre la spiegazione del mistero che oggi celebriamo. Infatti Maria, fin dal momento in cui fu concepita dai suoi genitori, è stata oggetto di una singolare predilezione da parte di Dio, il quale, nel suo disegno eterno, l’ha prescelta per essere madre del suo Figlio fatto uomo e, di conseguenza, preservata dal peccato originale. Perciò l’Angelo si rivolge a lei con questo nome, che implicitamente significa: "da sempre ricolma dell’amore di Dio", della sua grazia.

    Il mistero dell’Immacolata Concezione è fonte di luce interiore, di speranza e di conforto. In mezzo alle prove della vita e specialmente alle contraddizioni che l’uomo sperimenta dentro di sé e intorno a sé, Maria, Madre di Cristo, ci dice che la Grazia è più grande del peccato, che la misericordia di Dio è più potente del male e sa trasformarlo in bene.

    Purtroppo ogni giorno noi facciamo esperienza del male, che si manifesta in molti modi nelle relazioni e negli avvenimenti, ma che ha la sua radice nel cuore dell’uomo, un cuore ferito, malato, e incapace di guarirsi da solo. La Sacra Scrittura ci rivela che all’origine di ogni male c’è la disobbedienza alla volontà di Dio, e che la morte ha preso dominio perché la libertà umana ha ceduto alla tentazione del Maligno. Ma Dio non viene meno al suo disegno d’amore e di vita: attraverso un lungo e paziente cammino di riconciliazione ha preparato l’alleanza nuova ed eterna, sigillata nel sangue del suo Figlio, che per offrire se stesso in espiazione è "nato da donna" (Gal 4,4). Questa donna, la Vergine Maria, ha beneficiato in anticipo della morte redentrice del suo Figlio e fin dal concepimento è stata preservata dal contagio della colpa. Perciò, con il suo cuore immacolato, Lei ci dice: affidatevi a Gesù, Lui vi salva.

    Cari amici, oggi pomeriggio rinnoverò il tradizionale omaggio alla Vergine Immacolata, presso il monumento a lei dedicato in Piazza di Spagna. Con questo atto di devozione mi faccio interprete dell’amore dei fedeli di Roma e del mondo intero per la Madre che Cristo ci ha donato. Alla sua intercessione affido le necessità più urgenti della Chiesa e del mondo. Ella ci aiuti soprattutto ad avere fede in Dio, a credere nella sua Parola, a rigettare sempre il male e a scegliere il bene.

    DOPO L’ANGELUS

    Nella ricorrenza odierna, ho la gioia di salutare la Pontificia Accademia dell’Immacolata. Cari amici, invoco su ciascuno di voi la materna protezione della Vergine Maria e alla sua intercessione affido la vostra attività. Vi ringrazio per il generoso lavoro.

    Rivolgo uno speciale pensiero anche all’Azione Cattolica Italiana che oggi, in molte parrocchie, rinnova il suo impegno nella Chiesa. Ricordando la grande festa vissuta insieme con i ragazzi e i giovani, qui in Piazza San Pietro, alla fine di ottobre, esprimo a tutti i soci il mio affetto e la mia vicinanza. Li incoraggio a camminare sulla via della santità, portando la luce del Vangelo nei luoghi della vita quotidiana.

    La prière de l’Angelus me donne la joie de saluer les pèlerins francophones ! La Solennité de l’Immaculée Conception nous rappelle la coopération de Marie au Mystère de la Rédemption. Préfiguration de l’Église et prototype de l’humanité rachetée, Marie nous apprend à cultiver en nous la joie de ceux qui sont aimés, pardonnés et sauvés par Dieu. Puisse-t-elle nous aider à faire de nos cœurs et de nos corps des demeures dignes de son Fils ! Bonne fête à tous !

    I greet all the English-speaking pilgrims and visitors present for this Angelus. Today the Church joyfully celebrates the Solemnity of the Immaculate Conception of the Blessed Virgin Mary. By her prayers, may our hearts and minds be kept free from sin, so that like Mary we may be spiritually prepared to welcome Christ. Let us turn to her, the Immaculate, who brought Christ to us, and ask her now to bring us to Him. Upon each of you and your loved ones at home, I invoke God’s abundant blessings!

    Zum heutigen Marienfest grüße ich gerne alle deutschsprachigen Pilger, besonders die Mitglieder und Freunde der Schönstattbewegung aus Deutschland. Gott hat Maria vor aller Sünde bewahrt, um seinem Sohn eine würdige Wohnung zu bereiten. In ihr setzt der Herr einen Neuanfang der Geschichte. Er zeigt uns, daß sein Heil größer ist als alle Unzulänglichkeit des Menschen. Die Erwählung Marias gibt uns Hoffnung und lädt uns ein, Mitarbeiter am Heilswerk Gottes zu werden. Bitten wir Maria um ihre Fürsprache, daß auch wir zu Gottes Willen ja sagen und auf dem Weg der Heiligkeit voranschreiten. Euch allen wünsche ich einen frohen und gesegneten Festtag.

    Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los profesores y alumnos del Colegio Claret, de Madrid. En este día en que la Iglesia celebra la fiesta de la Inmaculada Concepción de la Virgen María, nos dirigimos a la madre del Señor para que ilumine con su luz este tiempo de vigilante y confiada espera del Salvador, que es el Adviento. Para que, meditando con docilidad la palabra de Dios, sepamos acoger a Cristo en nuestra vida y llevarlo a los demás, con el testimonio de nuestra fe y caridad. Feliz fiesta de la Inmaculada.

    Pozdrawiam wszystkich Polaków. Oddajemy dziś hołd Maryi, niepokalanie poczętej. Bóg zachował Ją od zmazy grzechu pierworodnego i obdarował pełnią łaski, aby Ją przygotować na godną Matkę Bożego Syna. Jej zawierzamy nasze adwentowe oczekiwanie na przyjście Pana. Niech Bóg wam błogosławi!

    [Saluto tutti i polacchi. Oggi rendiamo omaggio a Maria Immacolata. Dio l’ha preservata dalla macchia del peccato originale e l’ha adornata della pienezza della grazia, perché diventasse degna Madre del Figlio di Dio. A Lei affidiamo la nostra attesa di Avvento della venuta del Signore. Dio vi benedica!]

    Saluto infine i pellegrini di lingua italiana, in particolare il gruppo dell’Opera della Chiesa e l’associazione "Ancis Politeia". A tutti auguro una buona e serena festa dell’Immacolata Concezione.


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 12/12/2010 16:43
    VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DI SAN MASSIMILIANO KOLBE A VIA PRENESTINA, 12.12.2010

    Alle ore 8.30 di oggi - III Domenica di Avvento - il Santo Padre Benedetto XVI si è recato in visita pastorale alla parrocchia di San Massimiliano Kolbe a via Prenestina (Torre Angela), nel settore est della diocesi di Roma.
    Il Papa ha presieduto alle ore 9.30 la celebrazione della Santa Messa.
    Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Santo Padre ha pronunciato nel corso della Celebrazione Eucaristica:


    OMELIA DEL SANTO PADRE

    Cari fratelli e sorelle della Parrocchia di San Massimiliano Kolbe!

    Vivete con impegno il cammino personale e comunitario nel seguire il Signore.

    L’Avvento è un forte invito per tutti a lasciare entrare sempre di più Dio nella nostra vita, nelle nostre case, nei nostri quartieri, nelle nostre comunità, per avere una luce in mezzo alle tante ombre, alle tante fatiche di ogni giorno.

    Cari amici! Sono molto contento di essere in mezzo a voi, oggi, per celebrare il Giorno del Signore, la terza domenica dell’Avvento, domenica della gioia. Saluto cordialmente il Cardinale Vicario, il Vescovo Ausiliare del Settore, il vostro Parroco, che ringrazio per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti voi, e il Vicario parrocchiale. Saluto quanti sono attivi nell’ambito della Parrocchia: i catechisti, i membri dei vari gruppi, come pure i numerosi aderenti al Cammino Neocatecumenale. Apprezzo molto la scelta di dare spazio all’adorazione eucaristica, e vi ringrazio delle preghiere che mi riservate davanti al Santissimo Sacramento. Vorrei estendere il mio pensiero a tutti gli abitanti del quartiere, specialmente agli anziani, ai malati, alle persone sole e in difficoltà. Tutti e ciascuno ricordo in questa Messa.

    Ammiro insieme con voi questa nuova chiesa e gli edifici parrocchiali e con la mia presenza desidero incoraggiarvi a realizzare sempre meglio quella Chiesa di pietre vive che siete voi stessi. Conosco le tante e significative opere di evangelizzazione che state attuando. Esorto tutti i fedeli a dare il proprio contributo per l’edificazione della comunità, in particolare nel campo della catechesi, della liturgia e della carità – pilastri della vita cristiana – in comunione con tutta la Diocesi di Roma.

    Nessuna comunità può vivere come una cellula isolata dal contesto diocesano; deve essere invece espressione viva della bellezza della Chiesa che, sotto la guida del Vescovo – e, nella Parrocchia, sotto la guida del Parroco che ne fa le veci –, cammina in comunione verso il Regno di Dio. Rivolgo uno speciale pensiero alle famiglie, accompagnandolo con l’augurio che esse possano pienamente realizzare la propria vocazione all’amore con generosità e perseveranza. Anche quando dovessero presentarsi difficoltà nella vita coniugale e nel rapporto con i figli, gli sposi non cessino mai di rimanere fedeli a quel fondamentale "sì" che hanno pronunciato davanti a Dio e vicendevolmente nel giorno del matrimonio, ricordando che la fedeltà alla propria vocazione esige coraggio, generosità e sacrificio.

    La vostra comunità comprende al proprio interno molte famiglie venute dall’Italia centrale e meridionale in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita. Col passare del tempo, la comunità è cresciuta e si è in parte trasformata, con l’arrivo di numerose persone dai Paesi dell’Est europeo e da altri Paesi. Proprio a partire da questa situazione concreta della Parrocchia, sforzatevi di crescere sempre più nella comunione con tutti: è importante creare occasioni di dialogo e favorire la reciproca comprensione tra persone provenienti da culture, modelli di vita e condizioni sociali differenti.

    Ma occorre soprattutto cercare di coinvolgerle nella vita cristiana, mediante una pastorale attenta ai reali bisogni di ciascuno. Qui, come in ogni Parrocchia, occorre partire dai "vicini" per giungere fino ai "lontani", per portare una presenza evangelica negli ambienti di vita e di lavoro. Tutti devono poter trovare in Parrocchia cammini adeguati di formazione e fare esperienza di quella dimensione comunitaria che è una caratteristica fondamentale della vita cristiana. In tal modo saranno incoraggiati a riscoprire la bellezza di seguire Cristo e di fare parte della sua Chiesa.

    Sappiate, dunque, fare comunità con tutti, uniti nell’ascolto della Parola di Dio e nella celebrazione dei Sacramenti, in particolare dell’Eucaristia. A questo proposito, la verifica pastorale diocesana in atto, sul tema "Eucaristia domenicale e testimonianza della carità", è un’occasione propizia per approfondire e vivere meglio queste due componenti fondamentali della vita e della missione della Chiesa e di ogni singolo credente, cioè l’Eucaristia della domenica e la pratica della carità. Riuniti attorno all’Eucaristia, sentiamo più facilmente come la missione di ogni comunità cristiana sia quella di portare il messaggio dell’amore di Dio a tutti gli uomini. Ecco perché è importante che l’Eucaristia sia sempre il cuore della vita dei fedeli. Vorrei anche dirigere una speciale parola di affetto e di amicizia a voi, cari ragazzi e giovani che mi ascoltate, e ai vostri coetanei che vivono in questa Parrocchia. La Chiesa si aspetta molto da voi, dal vostro entusiasmo, dalla vostra capacità di guardare avanti e dal vostro desiderio di radicalità nelle scelte di vita. Sentitevi veri protagonisti nella Parrocchia, mettendo le vostre fresche energie e tutta la vostra vita a servizio di Dio e dei fratelli.

    Cari fratelli e sorelle, accanto all’invito alla gioia, la liturgia odierna – con le parole di san Giacomo che abbiamo sentito - ci rivolge anche quello ad essere costanti e pazienti nell’attesa del Signore che viene, e ad esserlo insieme, come comunità, evitando lamentele e giudizi (cfr Gc 5,7-10).

    Abbiamo sentito nel Vangelo la domanda del Battista che si trova in carcere; il Battista, che aveva annunciato la venuta del Giudice che cambia il mondo, e adesso sente che il mondo rimane lo stesso.

    Fa chiedere, quindi, a Gesù: "Sei tu quello che deve venire? O dobbiamo aspettare un altro? Sei tu o dobbiamo aspettare un altro?". Negli ultimi due, tre secoli molti hanno chiesto: "Ma realmente sei tu? O il mondo deve essere cambiato in modo più radicale? Tu non lo fai?". E sono venuti tanti profeti, ideologi e dittatori, che hanno detto: "Non è lui! Non ha cambiato il mondo! Siamo noi!". Ed hanno creato i loro imperi, le loro dittature, il loro totalitarismo che avrebbe cambiato il mondo. E lo ha cambiato, ma in modo distruttivo. Oggi sappiamo che di queste grandi promesse non è rimasto che un grande vuoto e grande distruzione. Non erano loro.

    E così dobbiamo di nuovo vedere Cristo e chiedere a Cristo: "Sei tu?". Il Signore, nel modo silenzioso che gli è proprio, risponde: "Vedete cosa ho fatto io. Non ho fatto una rivoluzione cruenta, non ho cambiato con forza il mondo, ma ho acceso tante luci che formano, nel frattempo, una grande strada di luce nei millenni".

    Cominciamo qui, nella nostra Parrocchia: San Massimiliano Kolbe, che si offre di morire di fame per salvare un padre di famiglia. Che grande luce è divenuto lui! Quanta luce è venuta da questa figura ed ha incoraggiato altri a donarsi, ad essere vicini ai sofferenti, agli oppressi! Pensiamo al padre che era per i lebbrosi Damiano de Veuster, il quale è vissuto ed è morto con e per i lebbrosi, e così ha portato luce in questa comunità. Pensiamo a Madre Teresa, che ha dato tanta luce a persone, che, dopo una vita senza luce, sono morte con un sorriso, perché erano toccate dalla luce dell’amore di Dio.

    E così potremmo continuare e vedremmo, come il Signore ha detto nella risposta a Giovanni, che non è la violenta rivoluzione del mondo, non sono le grandi promesse che cambiano il mondo, ma è la silenziosa luce della verità, della bontà di Dio che è il segno della Sua presenza e ci dà la certezza che siamo amati fino in fondo e che non siamo dimenticati, non siamo un prodotto del caso, ma di una volontà di amore.

    Così possiamo vivere, possiamo sentire la vicinanza di Dio. "Dio è vicino", dice la Prima Lettura di oggi, è vicino, ma noi siamo spesso lontani. Avviciniamoci, andiamo alla presenza della Sua luce, preghiamo il Signore e nel contatto della preghiera diventiamo noi stessi luce per gli altri.

    E questo è proprio anche il senso della Chiesa parrocchiale: entrare qui, entrare in colloquio, in contatto con Gesù, con il Figlio di Dio, così che noi stessi diventiamo una delle più piccole luci che Lui ha acceso e portiamo luce nel mondo che sente di essere redento.

    Il nostro spirito deve aprirsi a questo invito e così camminiamo con gioia incontro al Natale, imitando la Vergine Maria, che ha atteso nella preghiera, con intima e gioiosa trepidazione, la nascita del Redentore. Amen!

    Visita alla parrocchia romana di San Massimiliano Kolbe...































     
    Pope Benedict XVI celebrates a mass at the St. Massimiliano Kolbe parish church in the outskirts of Rome, Sunday, Dec. 12, 2010.Pope Benedict XVI celebrates a mass during his pastoral visit to St. Massimiliano Kolbe Parish in Rome December 12, 2010.

    Di ritorno dalla visita pastorale alla Parrocchia romana di San Massimiliano Kolbe a via Prenestina, alle ore 12 il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
    In questa III Domenica di Avvento sono presenti, tra gli altri, circa 2000 bambini, coordinati dal Centro Oratori Romani, per la benedizione dei "Bambinelli", le statuine di Gesù Bambino che i ragazzi metteranno nei presepi delle famiglie, delle scuole e delle parrocchie.
    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    In questa terza domenica di Avvento, la Liturgia propone un passo della Lettera di san Giacomo, che si apre con questa esortazione: "Siate costanti, fratelli miei, fino alla venuta del Signore" (Gc 5,7).

    Mi sembra quanto mai importante, ai nostri giorni, sottolineare il valore della costanza e della pazienza, una virtù che appartenevano al bagaglio normale dei nostri padri, ma che oggi sono meno popolari, in un mondo che esalta, piuttosto, il cambiamento e la capacità di adattarsi a sempre nuove e diverse situazioni. Senza nulla togliere a questi aspetti, che pure sono qualità dell’essere umano, l’Avvento ci chiama a potenziare quella tenacia interiore, quella resistenza dell’animo che ci permettono di non disperare nell’attesa di un bene che tarda a venire, ma di aspettarlo, anzi, di prepararne la venuta con fiducia operosa.

    "Guardate l’agricoltore – scrive san Giacomo –: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina" (Gc 5,7-8). Il paragone con il contadino è molto espressivo: chi ha seminato nel campo, ha davanti a sé alcuni mesi di attesa paziente e costante, ma sa che il seme nel frattempo compie il suo ciclo, grazie alle piogge di autunno e di primavera.

    L’agricoltore non è fatalista, ma è modello di una mentalità che unisce in modo equilibrato la fede e la ragione, perché, da una parte, conosce le leggi della natura e compie bene il suo lavoro, e, dall’altra, confida nella Provvidenza, perché alcune cose fondamentali non sono nelle sue mani, ma nelle mani di Dio. La pazienza e la costanza sono proprio sintesi tra l’impegno umano e l’affidamento a Dio.

    "Rinfrancate i vostri cuori", dice la Scrittura. Come possiamo fare questo? Come possiamo rendere più forti i nostri cuori, già di per sé piuttosto fragili, e resi ancora più instabili dalla cultura in cui siamo immersi? L’aiuto non ci manca: è la Parola di Dio. Infatti, mentre tutto passa e muta, la Parola del Signore non passa. Se le vicende della vita ci fanno sentire smarriti e ogni certezza sembra crollare, abbiamo una bussola per trovare l’orientamento, abbiamo un’ancora per non andare alla deriva. E qui il modello che ci viene offerto è quello dei profeti, cioè di quelle persone che Dio ha chiamato perché parlino in suo nome. Il profeta trova la sua gioia e la sua forza nella Parola del Signore, e, mentre gli uomini cercano spesso la felicità per strade che si rivelano sbagliate, egli annuncia la vera speranza, quella che non delude perché è fondata sulla fedeltà di Dio. Ogni cristiano, in forza del Battesimo, ha ricevuto la dignità profetica: possa ciascuno riscoprirla e alimentarla, con un assiduo ascolto della divina Parola. Ce lo ottenga la Vergine Maria, che il Vangelo chiama beata perché ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore (cfr Lc 1,45).

    DOPO L’ANGELUS

    Il primo saluto va oggi ai bambini e ai ragazzi di Roma, venuti per la tradizionale benedizione dei "Bambinelli" per i Presepi. Cari giovani amici, quando metterete il Bambinello nella grotta o nella capanna, dite una preghiera per il Papa e per le sue intenzioni. Grazie! Saluto anche i vostri genitori, insegnanti e catechisti; ringrazio il Centro Oratori Romani per l’iniziativa, come pure gli amici del Dispensario Pediatrico "Santa Marta".

    Desidero poi ricordare che nel pomeriggio di giovedì prossimo, 16 dicembre, nella Basilica di San Pietro, celebrerò la Liturgia dei Vespri con gli universitari degli Atenei romani, in preparazione al Santo Natale.

    Je salue cordialement les pèlerins francophones ! Ce 3ème dimanche de l’Avent est celui de la joie car le Seigneur est proche : il vient inaugurer une humanité nouvelle. Notre allégresse est appelée à anticiper la joie plénière que nous vivrons avec le Christ dans l’éternité. Puisse la Vierge Marie aider tous les peuples de la Terre et particulièrement les chrétiens, à ouvrir les portes au Christ et à son Évangile de paix et de joie, de fraternité et de justice ! Bon dimanche et bon pèlerinage à tous !

    I welcome all the English-speaking pilgrims and visitors present for our Angelus prayer. The liturgy of this Third Sunday of Advent, marked by joyful expectation of the Lord’s coming, invites us to open our eyes to the many signs of Christ’s saving power in our midst. May these days of preparation for Christmas be for all of us a time of attentiveness to God’s word, genuine conversion and interior renewal. Upon you and your families I invoke joy and peace in Jesus our Saviour.

    Ein herzliches „Grüß Gott" sage ich den Pilgern und Besuchern aus den Ländern deutscher Sprache. Im heutigen Evangelium offenbart sich Jesus Christus als der von den Propheten verheißene Messias. Er ist die Erfüllung der tiefsten Sehnsucht des Menschen. Dort, wo Jesus ist, bricht das Reich Gottes in unsere Welt herein: „Blinde sehen wieder, Lahme gehen, Aussätzige werden rein, und Taube hören; Tote stehen auf, und den Armen wird das Evangelium verkündet" (vgl. Mt 11,5). In der Gegenwart Jesu finden wir Heilung und Glück in Fülle. Diese Zuversicht schenkt uns Freude in der Erwartung des Herrn. Gott segne euch alle.

    Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana. En este tercer domingo de Adviento, la liturgia nos invita con insistencia a la alegría en el Señor. Que la intercesión amorosa de Santa María, que bajo la advocación de Nuestra Señora de Guadalupe, es invocada fervientemente como Madre por los hombres y mujeres del pueblo mexicano y de América Latina, aliente este tiempo de gozo y esperanza y fomente el ineludible ejercicio de la caridad con los más necesitados. Feliz domingo.

    Saúdo com amizade os fiéis das paróquias de Barcarena e Milharado, no Patriarcado de Lisboa, e demais peregrinos de língua portuguesa. Agradecido pela presença orante, desejo que esta romagem confirme a vossa adesão a Cristo: confiai no seu poder, deixai agir a sua graça! Por modelo e protecção, tomai a Virgem Mãe.

    Szeretettel köszöntöm a magyar híveket, a budapesti Szent Gellért és Kis Szent Teréz plébániák csoportjának tagjait. Látogatástok az apostolfejedelmek sírjainál erősítsen meg benneteket az új evangelizáció munkálásában.

    [Un cordiale saluto ai fedeli ungheresi, membri dei gruppi delle Parrocchie di San Gerardo Sagredo e di Santa Teresa di Lisieux, da Budapest. La vostra visita alla tomba del Principe degli Apostoli vi fortifichi nell’opera della nuova evangelizzazione.]

    Słowa pozdrowienia kieruję do Polaków. W dzisiejszej liturgii św. Jakub wzywa: „bądźcie cierpliwi i umacniajcie serca wasze, bo przyjście Pana jest już bliskie" (Jk 5, 8). To zapewnienie dodaje nam otuchy i pokoju, gdy w adwentowym czasie przygotowujemy się na spotkanie z Chrystusem, który przychodzi. Niech Jego błogosławieństwo stale wam towarzyszy!

    [Alcune parole di saluto rivolgo ai polacchi. Nella liturgia odierna San Giacomo esorta: "Siate pazienti (...) rinfrancate i vostri cuori. Perché la venuta del Signore è vicina" (Gc 5, 8). Quest’affermazione ci incoraggia e colma di pace, quando nel tempo di avvento ci prepariamo all’incontro con il Cristo che viene. La sua benedizione vi accompagni sempre!]

    Saluto infine i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli provenienti da Lerici, Taranto, Oria e Brindisi-Ostuni, la Scuola "Ravasco" di Pescara, i bambini di Urbino che hanno ricevuto la Prima Comunione, il personale dell’Ospedale San Giuseppe e Melorio di Santa Maria Capua Vetere, la Polizia Municipale di Agropoli e gruppi di preghiera mariana da varie regioni d’Italia. A tutti auguro una buona domenica.



    Pope Benedict XVI waves to faithful during the Angelus prayer in St. Peter's square at the Vatican, Sunday, Dec. 12, 2010.



    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 18/12/2010 18:42
    Prodotti da quindici detenuti del carcere di massima sicurezza di Padova

    Panettoni regalati dal Papa per il Natale


    Sono stati prodotti artigianalmente da 15 detenuti a Padova i 232 panettoni che verranno donati da Benedetto XVI ai collaboratori, benefattori e prelati della Curia Romana in occasione delle festività natalizie.

    Si tratta di una specialità curata dai tre maestri pasticceri della cooperativa "I dolci di Giotto", i quali sovrintendono la lavorazione artigianale, che si svolge nel laboratorio "Due Palazzi" all'interno del carcere di massima sicurezza della città veneta. In questo modo, si cerca di reinserire nella società i detenuti della struttura circondariale insegnando loro un mestiere. In particolare, dodici panettoni da un chilo e mezzo, che il Papa donerà, sono confezionati all'interno di scatole riproducenti gli affreschi del Natale della cappella degli Scrovegni di Padova.

    "Parte del ricavato della vendita - assicura Nicola Boscoletto, presidente del consorzio cooperative sociali Rebus - andrà a due realtà no profit:  all'associazione Giuseppe e Margherita Coletta "Bussate e vi sarà aperto", intitolata al brigadiere dei carabinieri morto a Nassiryah, e alla fondazione banco alimentare, che distribuisce ai poveri l'eccedenza dell'industria alimentare". Qualità e scopi sociali sono il binomio sul quale si basa la filosofia del consorzio di cooperative che hanno dato vita anche al cesto della bontà:  una confezione che privilegia l'utilizzo di prodotti e di materiale proveniente da varie associazioni di volontariato.

    Le scatole sono state decorate dai disegnatori della lombarda "Associazione cometa" che si occupa di accoglienza e di progetti socioeducativi per i minori, il cioccolato è di "Piazza dei mestieri" di Torino che opera con adolescenti a rischio di emarginazione, i vini sono della "Comunità terapeutica Pinocchio" di Brescia, attiva nel recupero fisico, morale e sociale dei tossicodipendenti, le marmellate sono prodotte dalle trappiste di Vitorchiano.


    (©L'Osservatore Romano - 19 dicembre 2010)



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    CELEBRAZIONE DEI VESPRI CON LA PARTECIPAZIONE DEGLI UNIVERSITARI ROMANI, 16.12.2010

    Alle ore 18 di questo pomeriggio, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI presiede la Celebrazione dei Vespri con gli Universitari di Roma in preparazione al Natale.

    Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa pronuncia nel corso della Celebrazione:

    OMELIA DEL SANTO PADRE

    Siate costanti, fratelli, fino alla venuta del Signore” (Gc 5,7).

    Con queste parole l’apostolo Giacomo ci ha introdotto nel cammino di immediata preparazione al Santo Natale che, in questa Liturgia vespertina, ho la gioia di iniziare con voi, cari studenti e illustri docenti degli Atenei di Roma. A tutti rivolgo il mio saluto cordiale, in particolare al consistente gruppo di coloro che si preparano a ricevere la Cresima, ed esprimo il mio vivo apprezzamento per l’impegno che ponete nell’animazione cristiana della cultura della nostra Città. Ringrazio il Magnifico Rettore dell’Università di Roma Tor Vergata, Prof. Renato Lauro, per le parole augurali che a nome di tutti voi mi ha rivolto. Uno speciale e deferente saluto rivolgo al Cardinale Vicario e alle varie Autorità accademiche e istituzionali.

    L’invito dell’Apostolo ci indica la strada che conduce a Betlemme liberando il nostro cuore da ogni fermento di insofferenza e di falsa attesa, che può sempre annidarsi in noi se dimentichiamo che Dio è già venuto, è già operante nella nostra storia personale e comunitaria e chiede di essere accolto. Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe si è rivelato, ha mostrato il suo volto e ha preso dimora nella nostra carne, in Gesù, figlio di Maria - vero Dio e vero uomo - che incontreremo nella Grotta di Betlemme. Tornare lì, in quel luogo umile e angusto, non è un semplice itinerario ideale: è il cammino che siamo chiamati a percorrere sperimentando nell’oggi la vicinanza di Dio e la sua azione che rinnova e sostiene la nostra esistenza. La pazienza e la costanza cristiana - di cui parla san Giacomo - non sono sinonimo di apatia o di rassegnazione, ma sono virtù di chi sa che può e deve costruire, non sulla sabbia, ma sulla roccia; virtù di chi sa rispettare i tempi e i modi della condizione umana e, perciò, evita di offuscare le attese più profonde dell’animo con speranze utopistiche o fugaci, che poi deludono.

    Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra” (Gc 5,7).

    Cari amici, a noi, immersi in una società sempre più dinamica, può suonare sorprendente questo invito che fa riferimento al mondo rurale, ritmato dai tempi della natura. Ma il paragone scelto dall’Apostolo ci chiama a volgere lo sguardo al vero ed unico “agricoltore”, il Dio di Gesù Cristo, al suo mistero più profondo che si è rivelato nell’Incarnazione del Figlio. Infatti, il Creatore di tutte le cose non è un despota che ordina e interviene con potenza nella storia, ma piuttosto è come l’agricoltore che semina, fa crescere e fa portare frutto.

    Anche l’uomo può essere, con Lui, un buon agricoltore, che ama la storia e la costruisce in profondità, riconoscendo e contribuendo a far crescere i semi di bene che il Signore ha donato. Andiamo dunque anche noi verso Betlemme con lo sguardo rivolto al Dio paziente e fedele, che sa aspettare, che sa fermarsi, che sa rispettare i tempi della nostra esistenza. Quel Bambino che incontreremo è la manifestazione piena del mistero dell’amore di Dio che ama donando la vita, che ama in modo disinteressato, che ci insegna ad amare e chiede solo di essere amato.

    Rinfrancate i vostri cuori”.

    Il cammino verso la Grotta di Betlemme è un itinerario di liberazione interiore, un’esperienza di libertà profonda, perché ci spinge ad uscire da noi stessi e ad andare verso Dio che si è fatto a noi vicino, che rinfranca i nostri cuori con la sua presenza e con il suo amore gratuito, che ci precede e ci accompagna nelle nostre scelte quotidiane, che ci parla nel segreto del cuore e nelle Sacre Scritture. Egli vuole infondere coraggio alla nostra vita, specialmente nei momenti in cui ci sentiamo stanchi e affaticati e abbiamo bisogno di ritrovare la serenità del cammino e sentirci con gioia pellegrini verso l’eternità.

    La venuta del Signore è vicina”.

    E’ l’annuncio che riempie di emozione e di stupore questa celebrazione, e che rende il nostro passo veloce e spedito verso la Grotta. Il Bambino che troveremo, tra Maria e Giuseppe, è il Logos-Amore, la Parola che può dare consistenza piena alla nostra vita. Dio ci ha aperto i tesori del suo profondo silenzio e con la sua Parola si è comunicato a noi. A Betlemme l’oggi perenne di Dio tocca il nostro tempo passeggero, che riceve orientamento e luce per il cammino della vita.

    Cari amici delle Università di Roma, a voi, che percorrete il cammino affascinante ed impegnativo della ricerca e della elaborazione culturale, il Verbo Incarnato domanda di condividere con Lui la pazienza del “costruire”.

    Costruire la propria esistenza, costruire la società, non è opera che possa essere realizzata da menti e cuori distratti e superficiali. Occorrono una profonda azione educativa e un continuo discernimento, che devono coinvolgere tutta la comunità accademica, favorendo quella sintesi tra formazione intellettuale, disciplina morale e impegno religioso che il beato John Henry Newman aveva proposto nella sua “Idea di Università”.

    Nei nostri tempi si avverte il bisogno di una nuova classe di intellettuali capaci di interpretare le dinamiche sociali e culturali offrendo soluzioni non astratte, ma concrete e realistiche. L’Università è chiamata a svolgere questo ruolo insostituibile e la Chiesa se ne fa convinta e fattiva sostenitrice.

    La Chiesa di Roma, in particolare, è da molti anni impegnata nel sostenere la vocazione dell’Università e a servirla con il contributo semplice e discreto di tanti sacerdoti che operano nelle cappellanie e nelle realtà ecclesiali. Vorrei esprimere il mio apprezzamento al Cardinale Vicario e ai suoi collaboratori per il programma di pastorale universitaria che, quest’anno, in sintonia con il progetto diocesano, è ben sintetizzato dal tema: “Ite, missa est… nel cortile dei gentili”. Il saluto al termine della celebrazione eucaristica – “Ite, missa est” – invita tutti ad essere testimoni di quella carità che trasforma la vita dell’uomo e così innesta nella società il germe della civiltà dell’amore. Il vostro programma di offrire alla città di Roma una cultura a servizio dello sviluppo integrale della persona umana, come ho indicato nell’Enciclica Caritas in veritate, è un concreto esempio del vostro impegno a promuovere comunità accademiche nelle quali si matura e si esercita quella che Giovanni Battista Montini, quando era Assistente della FUCI, chiamava “la carità intellettuale”.

    La comunità universitaria romana, con la sua ricchezza di istituzioni, statali, private, cattoliche e pontificie, è chiamata ad un compito storico notevole: quello di superare precomprensioni e pregiudizi che talvolta impediscono lo sviluppo di una cultura autentica. Lavorando in sinergia, in particolare con le Facoltà teologiche, le Università romane possono indicare che è possibile un nuovo dialogo e una nuova collaborazione tra la fede cristiana e i diversi saperi, senza confusione e senza separazione, ma condividendo la medesima aspirazione a servire l’uomo nella sua pienezza. Auspico che il prossimo Simposio internazionale sul tema “L’Università e la sfida dei saperi: verso quale futuro?”, possa costituire una significativa tappa in questo rinnovato cammino di ricerca e di impegno. In tale prospettiva desidero incoraggiare anche le iniziative promosse dalla Direzione generale della Cooperazione allo sviluppo del Ministero per gli Affari Esteri, che ha coinvolto Università di tutti i continenti, da ultimo anche quelle del Medio Oriente, qui rappresentate da alcuni Rettori.

    Cari giovani universitari, è risuonato in questa assemblea il ricordo della Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù. Al termine della celebrazione, la delegazione universitaria africana consegnerà l’Icona di Maria Sedes Sapientiae alla delegazione universitaria spagnola. Inizierà così il pellegrinaggio di questa effigie mariana in tutte le Università di Spagna, un segno che ci orienta verso l’incontro del prossimo mese di agosto a Madrid. E’ molto importante la presenza di giovani universitari preparati e desiderosi di comunicare ai propri coetanei la fecondità della fede cristiana non solo in Europa, ma in tutto il mondo. Con Maria che ci precede nel nostro cammino di preparazione, vi do appuntamento a Madrid e confido molto sul vostro generoso e creativo impegno. A lei, Sedes Sapientiae, affido l’intera comunità universitaria romana. Con lei apprestiamoci ad incontrare il Bambino nella Grotta di Betlemme: è il Signore che viene per noi! Amen.



      Pope Benedict XVI leads a Vespers prayer in St.Peter's Basilica at the Vatican on December 16, 2010. Pope Benedict XVI the same day called for 'Christ's followers' to be defended in Africa, Asia and the Middle East and warned governments not to allow 'antireligious fanaticism.' Pope Benedict XVI leads the Vespers prayer with students from the University of Rome in Saint Peter's Basilica at the Vatican December 16, 2010.

     Pope Benedict XVI (L) smiles at a student during the Vespers prayer with students from the University of Rome in Saint Peter's Basilica at the Vatican December 16, 2010.  Pope Benedict XVI waves as he leaves after leading the Vespers prayer with students from the University of Rome in Saint Peter's Basilica at the Vatican December 16, 2010.

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 19/12/2010 15:22
    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 19.12.2010

    Alle ore 12 di oggi, IV domenica di Avvento, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

                                                  Pope Benedict XVI waves to the crowd gathered below in Saint Peter's square during his Sunday Angelus blessing at the Vatican December 19, 2010.
    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    In questa quarta domenica di Avvento il Vangelo di san Matteo narra come avvenne la nascita di Gesù ponendosi dal punto di vista di san Giuseppe.
    Egli era il promesso sposo di Maria, la quale, "prima che andassero a vivere insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo" (Mt 1,18).

    Il Figlio di Dio, realizzando un’antica profezia (cfr Is 7,14), diventa uomo nel grembo di una vergine, e tale mistero manifesta insieme l’amore, la sapienza e la potenza di Dio in favore dell’umanità ferita dal peccato. San Giuseppe viene presentato come "uomo giusto" (Mt 1,19), fedele alla legge di Dio, disponibile a compiere la sua volontà.

    Per questo entra nel mistero dell’Incarnazione dopo che un angelo del Signore, apparsogli in sogno, gli annuncia: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati" (Mt 1,20-21). Abbandonato il pensiero di ripudiare in segreto Maria, egli la prende con sé, perché ora i suoi occhi vedono in lei l’opera di Dio.

    Sant’Ambrogio commenta che "in Giuseppe ci fu l’amabilità e la figura del giusto, per rendere più degna la sua qualità di testimone" (Exp. Ev. sec. Lucam II, 5: CCL 14,32-33). Egli – prosegue Ambrogio – "non avrebbe potuto contaminare il tempio dello Spirito Santo, la Madre del Signore, il grembo fecondato dal mistero" (ibid., II, 6: CCL 14,33).

    Pur avendo provato turbamento, Giuseppe agisce "come gli aveva ordinato l’angelo del Signore", certo di compiere la cosa giusta. Anche mettendo il nome di "Gesù" a quel Bambino che regge tutto l’universo, egli si colloca nella schiera dei servitori umili e fedeli, simile agli angeli e ai profeti, simile ai martiri e agli apostoli – come cantano antichi inni orientali. San Giuseppe annuncia i prodigi del Signore, testimoniando la verginità di Maria, l’azione gratuita di Dio, e custodendo la vita terrena del Messia. Veneriamo dunque il padre legale di Gesù (cfr CCC, 532), perché in lui si profila l’uomo nuovo, che guarda con fiducia e coraggio al futuro, non segue il proprio progetto, ma si affida totalmente all’infinita misericordia di Colui che avvera le profezie e apre il tempo della salvezza.

    Cari amici, a san Giuseppe, patrono universale della Chiesa, desidero affidare tutti i Pastori, esortandoli ad offrire "ai fedeli cristiani e al mondo intero l’umile e quotidiana proposta delle parole e dei gesti di Cristo" (
    Lettera Indizione Anno Sacerdotale). Possa la nostra vita aderire sempre più alla Persona di Gesù, proprio perché "Colui che è il Verbo assume Egli stesso un corpo, viene da Dio come uomo e attira a sé l’intera esistenza umana, la porta dentro la parola di Dio" (Gesù di Nazaret, Milano 2007, 383). Invochiamo con fiducia la Vergine Maria, la piena di grazia "adornata di Dio", affinché, nel Natale ormai prossimo, i nostri occhi si aprano e vedano Gesù, e il cuore gioisca in questo mirabile incontro d’amore.

    DOPO L’ANGELUS

    Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli provenienti dalle diocesi di Ozieri, Sassari e Nuoro, come pure i ragazzi e i giovani della parrocchia di San Luigi Gonzaga in Roma. A tutti auguro una buona domenica e un sereno Natale nella luce e nella pace del Signore.

                                                      Pope Benedict XVI waves to the crowd gathered below in Saint Peter's square during his Sunday Angelus blessing at the Vatican December 19, 2010.


    Fraternamente CaterinaLD

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    00 21/12/2010 10:33


    Rubiamo al blog monsguidomarini.blogspot.com la bella intervista al Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Papali, p
    ubblicata dal quotidiano Avvenire e tutta dedicata al periodo dell'Avvento:




    Il significato dell'Avvento: intervista per "Avvenire" di Mons. Guido Marini


    Qual è il significato dell’Avvento ?
    L’Avvento è il tempo dell’attesa. Dell’attesa che fa riferimento a una venuta, quella del Signore Gesù, il Figlio di Dio, l’unico Salvatore del mondo. Il popolo cristiano, in questo tempo forte dell’anno liturgico, vive la propria fede rinnovando la consapevolezza gioiosa di una triplice venuta del Signore, quella di cui parlano anche i Padri della Chiesa.
    Una prima venuta, della quale fare grata memoria, è quella del Figlio di Dio nella storia degli uomini, al momento dell’Incarnazione. Una seconda venuta è quella che si realizza nell’oggi della vita, e che è incessante. Essa prende forma in una molteplicità di modi, a cominciare dall’Eucaristia, presenza reale del Signore in mezzo ai suoi, per continuare con i sacramenti, la parola della divina Scrittura, i fratelli, soprattutto se piccoli e bisognosi. Una terza venuta, da attendere nella speranza, è quella che si realizzerà alla fine dei tempi, quando il Signore ritornerà nella gloria e tutto sarà ricapitolato in lui.
    Così, nel tempo dell’Avvento il popolo cristiano è chiamato a rinnovare la consapevolezza che la sua vita è tutta contenuta nel mistero di Cristo, Colui che era, che è e che viene. Anche per questo, l’Avvento è un tempo marcatamente “mariano”. La SS. Vergine è colei che in modo unico e irripetibile ha vissuto l’attesa del Figlio di Dio, è colei che in modo singolare è tutta contenuta nel mistero di Cristo.

    In che modo i singoli fedeli e le comunità cristiane possono aiutarsi a vivere meglio questo momento forte del tempo liturgico della Chiesa?
    Entrando in questo tempo con l’atteggiamento interiore di chi si prepara a vivere un periodo di conversione e di rinnovamento, orientando con decisione la propria vita al Signore Gesù.
    La Chiesa, con l’anno liturgico, ci offre periodicamente la grazia di vivere momenti spiritualmente forti, occasioni propizie per ritrovare lo slancio del cammino verso la santità. Nell’Avvento un tale slancio ha un tono singolare, che è quello della gioia. La gioia al pensiero che il Signore si è già mostrato nel suo volto di amore misericordioso e inimmaginabile. La gioia al pensiero che il Signore è nostro contemporaneo e vicino oggi, nel presente della nostra esistenza, nella quotidianità semplice delle nostre giornate. La gioia al pensiero che il futuro non è avvolto nell’oscurità, ma risplende della luce del Cielo di Dio in Cristo.
    Tutto questo diventa esperienza di vita anche in virtù di un cammino personale e comunitario di conversione, fatto di una più intensa e prolungata preghiera, di una qualche forma penitenziale e di distacco dalla mentalità del secolo presente, di una carità più generosa e autenticamente cristiana.

    Quali sono le caratteristiche delle celebrazioni in questo periodo?
    La liturgia, per il tramite dei riti e delle preghiere, conduce alla partecipazione attiva del mistero celebrato. Pertanto, nella celebrazioni del tempo di Avvento, deve trasmettere il senso dell’attesa tipico dell’Avvento. Lo deve fare con le sue preghiere, con il suo canto, con il suo silenzio, con i suoi colori e con le sue luci. In tutto deve farsi presente il mistero del Signore che viene, lui che è il Principio e la Fine della storia; in tutto deve rendersi in qualche modo toccabile la gioia vera e sobria della fede; in tutto deve trasparire l’impegno per il cambiamento del cuore e della mente per un’appartenenza più radicale a Dio.

    E quali le particolarità delle liturgie pontificie?
    Se pure in un contesto peculiare, quale quello dovuto alla presenza del Santo Padre, le liturgie pontificie non possono che presentare le caratteristiche tipiche di questo tempo dell’anno. Con una nota in più: quello della esemplarità. Perché non è mai da dimenticare che le celebrazioni presiedute dal Papa sono chiamate a essere punto di riferimento per l’intera Chiesa. E’ il Papa il Sommo Pontefice, il grande liturgo nella Chiesa, colui che, anche attraverso la celebrazione, esercita un vero e proprio magistero liturgico a cui tutti devono rivolgersi.

    Quest'anno in particolare la liturgia dei primi Vespri di Avvento è inserita in una "Veglia per la vita nascente". Qual è il significato di questo particolare "abbinamento"?
    Si tratta di un abbinamento che si sta rivelando felice. L’iniziativa di una “Veglia per la vita nascente”, promossa dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, viene in tal modo a inserirsi nella celebrazione di inizio dell’Avvento, un tempo quanto mai indicato per il richiamo al tema della vita. L’Avvento è il tempo dell’attesa di Maria, che portava nel grembo il Verbo di Dio fatto carne. L’Avvento è l’attesa della Vita vera, quella che si è manifestata nel Figlio di Dio fatto uomo, pienezza e compimento del disegno di Dio sull’umanità. In quella Vita, apparsa a Betlemme, ha trovato significato nuovo e definitivo la dignità di ogni vita umana. Così, davvero, pregare per la vita nascente, nel contesto della celebrazione dei Primi Vespri per l’inizio dell’anno liturgico, risulta significativo e provvidenziale.

    Gianni Cardinale


    ***************************************************************

    Intervista a mons. Guido Marini

    «Con il Papa nel mistero dell’Incarnazione»

    Parla Marini, maestro delle celebrazioni pontificie
    GIANNI CARDINALE

    I
    l tempo di Natale è ricco di momenti liturgici particolarmente significativi, celebrati da Benedetto XVI in maniera particolarmente solenne. Ne parliamo con monsignor Guido Marini, Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie. «Le celebrazioni liturgiche del tempo di Natale – ci dice –, a cominciare dalla Messa della Notte, conducono i fedeli alla contemplazione del mistero dell’Incarnazione. La Chiesa rimane ancora una volta incantata dalla bellezza del mistero di Dio che si rivela come 'Dio con noi', grande e sorprendente nell’amore, il Salvatore. Se c’è una nota tipica della celebrazione eucaristica della Notte, pertanto, questa è lo stupore. E, di conseguenza, della gratitudine in cui sovrabbonda la gioia».

    - Ci sono state delle 'novità' introdotte da Benedetto XVI?
    Non particolarmente. Vale la pena, forse, ricordare che anche quest’anno la Kalenda, ovvero l’annuncio solenne del Natale, per qualche tempo collocata all’interno della Messa, è cantata al termine della veglia di preghiera. Allo stesso modo, l’omaggio floreale dei bambini al Bambino Gesù, una volta collocato al canto del «Gloria», è ora previsto al termine della Celebrazione eucaristica, quando il Santo Padre si ferma davanti al presepio.

    - Il giorno di Natale il Papa imparte la benedizione «Urbi et Orbi». Si tratta di un gesto liturgico?

    Si tratta di una benedizione particolarmente solenne, alla quale è legata anche l’Indulgenza plenaria. È un atto natalizio molto suggestivo, anche perché il Santo Padre si rivolge al mondo intero e a tutti i popoli, come è suggerito dalle moltissime lingue nelle quali è formulato l’augurio natalizio.

    - Il 31 dicembre Benedetto XVI guida il tradizionale «Te Deum». Qual è il significato di questa celebrazione?

    Ricordo anzitutto che il canto del «Te Deum» è collocato al termine della celebrazione dei Vespri. Alla conclusione di un anno, la Chiesa si rivolge al Signore, prostrandosi in adorazione davanti al Santissimo Sacramento esposto e innalza il suo rendimento di grazie. In tal modo la Chiesa riconosce, nell’anno che è passato, la presenza e l’opera del Dio provvidente e buono. Allo stesso tempo la Chiesa avverte l’esigenza di invocare la misericordia di Dio per i peccati dei suoi figli che, con umile e rinnovata speranza, guardano all’anno che verrà. Dando voce a questi movimenti del cuore, così termina il canto del «Te Deum»: «Pietà di noi, Signore, pietà di noi. Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno».

    - Il 1° gennaio si celebra la Giornata mondiale della pace. Qual è il senso liturgico di quello
    che viene laicamente definito il Capodanno?

    Anzitutto non si deve dimenticare che il primo giorno dell’anno, liturgicamente, è la solennità della Santissima Madre di Dio. Lo ricordava bene il venerabile Paolo VI nel Messaggio della prima Giornata mondiale della pace. Il senso liturgico del «Capodanno» è quello di ritrovare in Cristo, il principe della pace, la vera sorgente della pace nei cuori, tra i popoli e le nazioni. E Maria, che è la Madre del Signore, la invochiamo perché ci ottenga per l’anno che verrà, con la sua materna e potente intercessione, il dono della pace.

    - Il 6 gennaio è la solennità dell’Epifania. Qual è il significato autentico di questa festa?

    L’Epifania è il giorno nel quale la Chiesa celebra la «manifestazione» del Signore ai Magi dell’Oriente. Quegli antichi saggi, nei quali troviamo rappresentate tutte le genti di ogni nazione e di ogni epoca, riconoscono nel Bambino di Betlemme il Signore, il Re che salva con la sua Passione. In questo senso il 6 gennaio è il giorno in cui la Chiesa vive con particolare intensità la sua dimensione cattolica, universale. Gesù Cristo è l’unico e vero Salvatore del mondo. Ogni uomo ha bisogno di Lui per trovare se stesso ed essere salvo. E i suoi discepoli avvertono con nuova intensità la forza del mandato, che li vuole impegnati nell’annuncio del Vangelo fino ai confini della terra. Mi pare interessante anche ricordare che, in questa solennità, la liturgia prevede il cosiddetto «Annunzio della Pasqua». In tal modo appare chiaro che la manifestazione ai Magi è il primo atto di una sequenza di epifaniemanifestazioni, che sono il tessuto dell’intera esistenza terrena di Cristo.

    - Infine la domenica 9 gennaio, festa del Battesimo del Signore, il Papa celebra nella Cappella Sistina. Anche quest’anno la celebrazione sarà «versus altarem» [versus altarem? Perché, la Messa faccia al popolo non è anch'essa verso l'altare?]?

    Anche quest’anno il Santo Padre, amministrando il Battesimo a 22 bambini, celebrerà rivolto al Crocifisso, la parte della Liturgia Eucaristica. Non deve destare alcuna meraviglia che, per non alterare la bellezza e l’armonia architettonica di una cappella come la Sistina, si celebri all’altare antico, come d’altronde è previsto dalla vigente normativa liturgica. D’altra parte è ormai stato ampiamente chiarito, anche in forma ufficiale, che la celebrazione della Messa, teologicamente e spiritualmente parlando, è sempre rivolta al Signore, anche quando, come è entrato nell’uso, si parla di celebrazione «verso il popolo», a motivo della posizione abituale del celebrante rispetto all’assemblea. È questa la ragione per la quale il Santo Padre, anche quando celebra la Messa rivolto verso i fedeli, ha sull’altare davanti a sé il Crocifisso, segno che orienta al Signore celebrante e assemblea.

    -Una curiosità. Benedetto XVI indossa spesso vesti liturgiche particolarmente solenni e impegnative. Con quale criterio vengono scelte?

    A dire il vero la curiosità sarebbe se il Santo Padre, e analogamente qualunque altro celebrante, dovesse indossare vesti liturgiche sciatte e banali [sublime risposta, nella sua disarmante ovvietà. Ma la domanda è più che legittima: il passato, prima dell'arrivo dell'intervistato, purtroppo ci ha abituato a molte sgradite 'curiosità']. Nella liturgia tutto deve dare forma a quella bellezza semplice e nobile che è capace di richiamare la bellezza del mistero di Dio. Vale la pena ricordare quanto il Santo Padre ebbe a dire durante il suo viaggio apostolico in Francia, nella Cattedrale di Notre Dame: «La bellezza dei riti non sarà certamente mai abbastanza ricercata, abbastanza curata, abbastanza elaborata, poiché nulla è troppo bello per Dio, che è la Bellezza infinita».

    Fonte: Avvenire 24 dicembre 2010

    [Modificato da Caterina63 25/12/2010 19:59]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 23/12/2010 15:51
    Celebrazioni liturgiche santo Padre su internet e iphone
     
    CITTA' DEL VATICANO, 23 DIC. 2010 (VIS). In occasione delle festività natalizie, i siti internet della Radio Vaticana (
    www.radiovaticana.org), del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali (www.pccs.va) e il sito www.pope2you.net, in stretta collaborazione con il CTV (Centro Televisivo Vaticano), e grazie all'accordo con Telecom Italia, offriranno un nuovo servizio agli utenti internet: la possibilità di seguire in diretta le celebrazioni liturgiche presiedute dal Santo Padre durante le festività.
     
      Le celebrazioni presiedute da Benedetto XVI: la Santa Messa della veglia (venerdì 24 dicembre a partire dalle ore 22:00, il Messaggio natalizio con la Benedizione "Urbi et Orbi" del 25 dicembre alle ore 12:00 e la Santa Messa per la Giornata Mondiale della Pace, il 1° gennaio alle ore 10:00, saranno trasmesse in diretta audio / video su internet in sei lingue: italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo e portoghese. Per la veglia del 24 dicembre ci sarà anche il commento in cinese e per la celebrazione del 1° gennaio il commento in arabo. Inoltre sarà disponibile un canale audio senza commenti, con solo l'audio in presa diretta.
     
      Il servizio si basa sulla piattaforma tecnologica Content Delivery Network di Telecom Italia che consente la distribuzione veloce ed efficiente dei contenuti multimediali rendendoli fruibili via web e iPhone in tutti i paesi del mondo.
    Fraternamente CaterinaLD

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    Caterina63
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    00 23/12/2010 22:25

    Pubblicato il calendario delle celebrazioni liturgiche del Papa


    CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 22 dicembre 2010 (ZENIT.org).- Come ogni anno, la Santa Sede ha reso pubblico il calendario delle celebrazioni che il Papa presiederà durante le feste natalizie.

    Come da tradizione, il Pontefice ha previsto di celebrare le Eucaristie principali delle quattro solennità: il Natale, la Santa Madre di Dio, l'Epifania e il Battesimo del Signore. In totale, quattro celebrazioni eucaristiche e i Vespri solenni del 31 dicembre.

    L'Ufficio per le Celebrazioni Liturgiche ha diffuso un comunicato in cui spiega alcuni dettagli che accompagneranno queste celebrazioni. In generale, la lingua ufficiale sarà il latino, ma in alcuni momenti della liturgia verranno usate altre lingue.

    E' previsto che in alcune celebrazioni i Cardinali assistano il Papa come diaconi, senza concelebrare. Questo fatto, afferma l'Ufficio, si radica nella tradizione storica, visto che i Cardinali hanno sempre garantito il servizio liturgico al Papa.

    Quanti ai paramenti liturgici che verranno utilizzati dal Pontefice, ha aggiunto l'Ufficio, non ci saranno novità particolari. Saranno scelti nel senso della continuità e del sano equilibrio tra passato e presente, cambiando gli stili adottati, e nel senso della nobile bellezza che spetta alla celebrazione dei misteri del Signore.

    24 dicembre

    Alle 22.00 del 24 dicembre, nella Basilica di San Pietro, il Papa presiederà la tradizionale Messa, che verrà preceduta da una breve veglia di preparazione in cui saranno letti testi biblici di profezie sulla venuta del Messia e che si concluderà con il canto della Calenda, proprio della liturgia romana.

    L'Eucaristia sarà concelebrata dal Papa con i Cardinali presenti. Il servizio liturgico sarà affidato ai seminaristi del Collegio Armeno e ad alcuni fratelli dell'Istituto Miles Christi.

    Quando verrà cantato il Gloria, il Papa si prostrerà davanti al presepe posto nella Basilica per collocare il Bambino Gesù, e vari bambini dei cinque continenti deporranno dei fiori.

    Insieme al Bambino Gesù, su un piccolo trono davanti all'Altare della Confessione verrà posto un evangeliario, segno dell'incarnazione del Verbo.

    Benedizione “Urbi et Orbi”

    Il giorno successivo, dalla Loggia della Basilica, il Papa, con mozzetta e stola e affiancato dai Cardinali Agostino Cacciavillan, protodiacono, e Jean Louis Tauran, pronuncerà la benedizione “Urbi et Orbi”.

    La benedizione, ricorda l'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche, ha associata un'indulgenza plenaria se viene ricevuta nelle condizioni idonee.

    Domenica 26 dicembre, Papa Benedetto XVI offrirà, nell'Atrio dell'Aula Paolo VI, un pranzo alle persone assistite nelle diverse comunità romane delle Missionarie della Carità.

    L'iniziativa vuole commemorare il centenario della nascita della beata Madre Teresa
    di Calcutta, fondatrice della Congregazione.

    Vespri di fine anno

    Il 31 dicembre, alle 18.00, il Papa presiederà nella Basilica di San Pietro i Primi Vespri della Solennità di Santa Maria Madre di Dio.

    Al termine ci saranno l'esposizione del Santissimo e la benedizione eucaristica e verrà cantato il Te Deum in azione di grazie.

    Santa Maria Madre di Dio

    Il giorno dopo, sempre nella Basilica, il Papa presiederà la Messa alle 10.00, concelebrando con i Cardinali Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, e Peter K. A. Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”, e con i monsignori Fernando Filoni, Dominique Mamberti e Mario Toso, membri dei due dicasteri.

    Assisteranno il Papa come diaconi i Cardinali Angelo Amato e Mauro Piacenza.

    Da quel momento, verrà collocata nella Basilica la statua della Signora del Sacro Monte di Viggiano, prestata dal rettore di questo santuario. Il Papa venererà l'immagine al termine della celebrazione.

    Alla Messa parteciperanno i Pueri Cantores di tutto il mondo, che celebrano il loro XXXVI Congresso Internazionale Deus Caritas est a Roma.

    In quell'occasione, il Pontefice consegnerà solennemente il suo
    Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace.

    Epifania del Signore

    Il 5 gennaio, alle 17.00, il Papa ha previsto di visitare i bambini ricoverati nei reparti di Pediatria del  Policlinico Agostino Gemelli e di aiutare a distribuire i doni dei Re Magi.

    In questa visita ha anche previsto di benedire un Centro specializzato nell'assistenza ai bambini affetti da spina bifida.

    La Messa avrà luogo nella Basilica alle 10.00 e verrà presieduta dal Papa, che sarà assistito dai Cardinali Gianfranco Ravasi e Walter Brandmüller in qualità di diaconi.

    Dopo la proclamazione del Vangelo, è previsto il solenne “Annuncio di Pasqua”, cantato dal diacono, come riassunto di tutta la storia della salvezza, e perché la pienezza dell'Epifania si realizza nel Triduo pasquale.

    Battesimo del Signore

    Domenica 9 gennaio, il Papa presiederà la Messa nella Cappella Sistina e battezzerà 22 bambini, figli di persone che lavorano in Vaticano. I fratellini dei battezzati avranno un ruolo importante nella celebrazione, soprattutto nell'offertorio.

    L'Ufficio per le Celebrazioni Liturgiche ha spiegato che quel giorno verrà utilizzato l'altare antico della Cappella, per cui in alcuni momenti il Papa celebrerà dando le spalle all'assemblea.


    Fraternamente CaterinaLD

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    00 25/12/2010 08:48
    SANTA MESSA DELLA NOTTE DI NATALE, 24 DICEMBRE 2010




    OMELIA DEL SANTO PADRE


    Cari fratelli e sorelle!

    «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato» – con questa parola del Salmo secondo, la Chiesa inizia la liturgia della Notte Santa. Essa sa che questa parola originariamente apparteneva al rituale dell’incoronazione dei re d’Israele. Il re, che di per sé è un essere umano come gli altri uomini, diventa "figlio di Dio" mediante la chiamata e l’insediamento nel suo ufficio: è una specie di adozione da parte di Dio, un atto di decisione, mediante il quale Egli dona a quell’uomo una nuova esistenza, lo attrae nel suo proprio essere.

    In modo ancora più chiaro la lettura tratta dal profeta Isaia, che abbiamo appena ascoltato, presenta lo stesso processo in una situazione di travaglio e di minaccia per Israele: «Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere" (9,5). L’insediamento nell’ufficio del re è come una nuova nascita. Proprio come nuovo nato dalla decisione personale di Dio, come bambino proveniente da Dio, il re costituisce una speranza. Sulle sue spalle poggia il futuro. Egli è il detentore della promessa di pace. Nella notte di Betlemme, questa parola profetica è diventata realtà in un modo che al tempo di Isaia sarebbe stato ancora inimmaginabile. Sì, ora è veramente un bambino Colui sulle cui spalle è il potere. In Lui appare la nuova regalità che Dio istituisce nel mondo. Questo bambino è veramente nato da Dio.

    È la Parola eterna di Dio, che unisce l’una all’altra umanità e divinità. Per questo bambino valgono i titoli di dignità che il cantico d’incoronazione di Isaia gli attribuisce: Consigliere mirabile – Dio potente – Padre per sempre – Principe della pace (9,5). Sì, questo re non ha bisogno di consiglieri appartenenti ai sapienti del mondo. Egli porta in se stesso la sapienza e il consiglio di Dio. Proprio nella debolezza dell’essere bambino Egli è il Dio forte e ci mostra così, di fronte ai poteri millantatori del mondo, la fortezza propria di Dio. Le parole del rituale dell’incoronazione in Israele, in verità, erano sempre soltanto rituali di speranza, che prevedevano da lontano un futuro che sarebbe stato donato da Dio. Nessuno dei re salutati in questo modo corrispondeva alla sublimità di tali parole. In loro, tutte le parole sulla figliolanza di Dio, sull’insediamento nell’eredità delle genti, sul dominio delle terre lontane (Sal 2,8) restavano solo rimando a un avvenire – quasi cartelli segnaletici della speranza, indicazioni che conducevano verso un futuro che in quel momento era ancora inconcepibile. Così l’adempimento della parola che inizia nella notte di Betlemme è al contempo immensamente più grande e – dal punto di vista del mondo – più umile di ciò che la parola profetica lasciava intuire. È più grande, perché questo bambino è veramente Figlio di Dio, veramente «Dio da Dio, Luce da Luce, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre".

    L’infinita distanza tra Dio e l’uomo è superata. Dio non si è soltanto chinato verso il basso, come dicono i Salmi; Egli è veramente "disceso", entrato nel mondo, diventato uno di noi per attrarci tutti a sé. Questo bambino è veramente l’Emmanuele – il Dio-con-noi.

    Il suo regno si estende veramente fino ai confini della terra. Nella vastità universale della santa Eucaristia, Egli ha veramente eretto isole di pace. Ovunque essa viene celebrata si ha un’isola di pace, di quella pace che è propria di Dio.

    Questo bambino ha acceso negli uomini la luce della bontà e ha dato loro la forza di resistere alla tirannia del potere. In ogni generazione Egli costruisce il suo regno dal di dentro, a partire dal cuore. Ma è anche vero che "il bastone dell’aguzzino" non è stato spezzato. Anche oggi marciano rimbombanti i calzari dei soldati e sempre ancora e sempre di nuovo c’è il "mantello intriso di sangue" (Is 9,3s).

    Così fa parte di questa notte la gioia per la vicinanza di Dio. Ringraziamo perché Dio, come bambino, si dà nelle nostre mani, mendica, per così dire, il nostro amore, infonde la sua pace nel nostro cuore. Questa gioia, tuttavia, è anche una preghiera: Signore, realizza totalmente la tua promessa. Spezza i bastoni degli aguzzini. Brucia i calzari rimbombanti. Fa che finisca il tempo dei mantelli intrisi di sangue. Realizza la promessa: "La pace non avrà fine" (Is 9,6). Ti ringraziamo per la tua bontà, ma ti preghiamo anche: mostra la tua potenza. Erigi nel mondo il dominio della tua verità, del tuo amore – il "regno della giustizia, dell’amore e della pace". "Maria diede alla luce il suo figlio primogenito" (Lc 2,7). Con questa frase, san Luca racconta, in modo assolutamente privo di pathos, il grande evento che le parole profetiche nella storia di Israele avevano intravisto in anticipo. Luca qualifica il bambino come "primogenito".

    Nel linguaggio formatosi nella Sacra Scrittura dell’Antica Alleanza, "primogenito" non significa il primo di una serie di altri figli. La parola "primogenito" è un titolo d’onore, indipendentemente dalla questione se poi seguono altri fratelli e sorelle o no. Così, nel Libro dell’Esodo (Es 4,22), Israele viene chiamato da Dio "il mio figlio primogenito", e con ciò si esprime la sua elezione, la sua dignità unica, l’amore particolare di Dio Padre. La Chiesa nascente sapeva che in Gesù questa parola aveva ricevuto una nuova profondità; che in Lui sono riassunte le promesse fatte ad Israele.

    Così la Lettera agli Ebrei chiama Gesù "il primogenito" semplicemente per qualificarLo, dopo le preparazioni nell’Antico Testamento, come il Figlio che Dio manda nel mondo (cfr Eb 1,5-7). Il primogenito appartiene in modo particolare a Dio, e per questo egli – come in molte religioni – doveva essere in modo particolare consegnato a Dio ed essere riscattato mediante un sacrificio sostitutivo, come san Luca racconta nell’episodio della presentazione di Gesù al tempio. Il primogenito appartiene a Dio in modo particolare, è, per così dire, destinato al sacrificio.

    Nel sacrificio di Gesù sulla croce, la destinazione del primogenito si compie in modo unico. In se stesso, Egli offre l’umanità a Dio e unisce uomo e Dio in modo tale che Dio sia tutto in tutti. Paolo, nelle Lettere ai Colossesi e agli Efesini, ha ampliato ed approfondito l’idea di Gesù come primogenito: Gesù, ci dicono tali Lettere, è il Primogenito della creazione – il vero archetipo dell’uomo secondo cui Dio ha formato la creatura uomo.

    L’uomo può essere immagine di Dio, perché Gesù è Dio e Uomo, la vera immagine di Dio e dell’uomo. Egli è il primogenito dei morti, ci dicono inoltre queste Lettere. Nella Risurrezione, Egli ha sfondato il muro della morte per tutti noi. Ha aperto all’uomo la dimensione della vita eterna nella comunione con Dio. Infine, ci viene detto: Egli è il primogenito di molti fratelli. Sì, ora Egli è tuttavia il primo di una serie di fratelli, il primo, cioè, che inaugura per noi l’essere in comunione con Dio. Egli crea la vera fratellanza – non la fratellanza, deturpata dal peccato, di Caino ed Abele, di Romolo e Remo, ma la fratellanza nuova in cui siamo la famiglia stessa di Dio.

    Questa nuova famiglia di Dio inizia nel momento in cui Maria avvolge il "primogenito" in fasce e lo pone nella mangiatoia. Preghiamolo: Signore Gesù, tu che hai voluto nascere come primo di molti fratelli, donaci la vera fratellanza. Aiutaci perché diventiamo simili a te. Aiutaci a riconoscere nell’altro che ha bisogno di me, in coloro che soffrono o che sono abbandonati, in tutti gli uomini, il tuo volto, ed a vivere insieme con te come fratelli e sorelle per diventare una famiglia, la tua famiglia. Il Vangelo di Natale ci racconta, alla fine, che una moltitudine di angeli dell’esercito celeste lodava Dio e diceva: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama." (Lc 2,14). La Chiesa ha amplificato questa lode, che gli angeli hanno intonato di fronte all’evento della Notte Santa, facendone un inno di gioia sulla gloria di Dio. "Ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa".

    Ti rendiamo grazie per la bellezza, per la grandezza, per la bontà di Dio, che in questa notte diventano visibili a noi. L’apparire della bellezza, del bello, ci rende lieti senza che dobbiamo interrogarci sulla sua utilità. La gloria di Dio, dalla quale proviene ogni bellezza, fa esplodere in noi lo stupore e la gioia. Chi intravede Dio prova gioia, e in questa notte vediamo qualcosa della sua luce. Ma anche degli uomini parla il messaggio degli angeli nella Notte Santa: "Pace agli uomini che egli ama". La traduzione latina di tale parola, che usiamo nella liturgia e che risale a Girolamo, suona diversamente: "Pace agli uomini di buona volontà". L’espressione "gli uomini di buona volontà" proprio negli ultimi decenni è entrata in modo particolare nel vocabolario della Chiesa.

    Ma quale traduzione è giusta? Dobbiamo leggere ambedue i testi insieme; solo così comprendiamo la parola degli angeli in modo giusto. Sarebbe sbagliata un’interpretazione che riconoscesse soltanto l’operare esclusivo di Dio, come se Egli non avesse chiamato l’uomo ad una risposta libera di amore. Sarebbe sbagliata, però, anche un’interpretazione moralizzante, secondo cui l’uomo con la sua buona volontà potrebbe, per così dire, redimere se stesso. Ambedue le cose vanno insieme: grazia e libertà; l’amore di Dio, che ci previene e senza il quale non potremmo amarLo, e la nostra risposta, che Egli attende e per la quale, nella nascita del suo Figlio, addirittura ci prega. L’intreccio di grazia e libertà, l’intreccio di chiamata e risposta non lo possiamo scindere in parti separate l’una dall’altra. Ambedue sono inscindibilmente intessute tra loro.

    Così questa parola è insieme promessa e chiamata. Dio ci ha prevenuto con il dono del suo Figlio. Sempre di nuovo Dio ci previene in modo inatteso. Non cessa di cercarci, di sollevarci ogniqualvolta ne abbiamo bisogno. Non abbandona la pecora smarrita nel deserto in cui si è persa. Dio non si lascia confondere dal nostro peccato. Egli ricomincia sempre nuovamente con noi. Tuttavia aspetta il nostro amare insieme con Lui. Egli ci ama affinché noi possiamo diventare persone che amano insieme con Lui e così possa esservi pace sulla terra.

    Luca non ha detto che gli angeli hanno cantato. Egli scrive molto sobriamente: l’esercito celeste lodava Dio e diceva: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli…" (Lc 2,13s).

    Ma da sempre gli uomini sapevano che il parlare degli angeli è diverso da quello degli uomini; che proprio in questa notte del lieto messaggio esso è stato un canto in cui la gloria sublime di Dio ha brillato. Così questo canto degli angeli è stato percepito fin dall’inizio come musica proveniente da Dio, anzi, come invito ad unirsi nel canto, nella gioia del cuore per l’essere amati da Dio.
    Cantare amantis est, dice Agostino: cantare è cosa di chi ama. Così, lungo i secoli, il canto degli angeli è diventato sempre nuovamente un canto di amore e di gioia, un canto di coloro che amano.

    In quest’ora noi ci associamo pieni di gratitudine a questo cantare di tutti i secoli, che unisce cielo e terra, angeli e uomini. Sì, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa. Ti ringraziamo per il tuo amore. Fa che diventiamo sempre di più persone che amano insieme con te e quindi persone di pace. Amen.







     



     

     



     



     



     

     


     

     


     

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 25/12/2010 14:20
    [SM=g1740717] BENEDIZIONE DI NATALE URBI ET ORBI
     Pope Benedict XVI delivers Urbi et Orbi (to the city and the world) Christmas Day message from the central balcony of Saint Peter's Square at the Vatican December 25, 2010. Pope Benedict XVI delivers Urbi et Orbi (to the city and the world) Christmas Day message from the central balcony of Saint Peter's Square at the Vatican December 25, 2010.

    il tema di fondo: libertà religiosa e speranza per i Cristiani perseguitati

    Cari fratelli e sorelle, che mi ascoltate da Roma e dal mondo intero, con gioia vi annuncio il messaggio del Natale: Dio si è fatto uomo, è venuto ad abitare in mezzo a noi. Dio non è lontano: è vicino, anzi, è l’“Emmanuele”, Dio-con-noi. Non è uno sconosciuto: ha un volto, quello di Gesù.

    È un messaggio sempre nuovo, sempre sorprendente, perché oltrepassa ogni nostra più audace speranza. Soprattutto perché non è solo un annuncio: è un avvenimento, un accadimento, che testimoni credibili hanno veduto, udito, toccato nella Persona di Gesù di Nazareth! Stando con Lui, osservando i suoi atti e ascoltando le sue parole, hanno riconosciuto in Gesù il Messia; e vedendolo risorto, dopo che era stato crocifisso, hanno avuto la certezza che Lui, vero uomo, era al tempo stesso vero Dio, il Figlio unigenito venuto dal Padre, pieno di grazia e di verità (cfr Gv 1,14).

    “Il Verbo si fece carne”. Di fronte a questa rivelazione, riemerge ancora una volta in noi la domanda: come è possibile? Il Verbo e la carne sono realtà tra loro opposte; come può la Parola eterna e onnipotente diventare un uomo fragile e mortale? Non c’è che una risposta: l’Amore. Chi ama vuole condividere con l’amato, vuole essere unito a lui, e la Sacra Scrittura ci presenta proprio la grande storia dell’amore di Dio per il suo popolo, culminata in Gesù Cristo.

    In realtà, Dio non cambia: Egli è fedele a Se stesso. Colui che ha creato il mondo è lo stesso che ha chiamato Abramo e che ha rivelato il proprio Nome a Mosè: Io sono colui che sono … il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe … Dio misericordioso e pietoso, ricco di amore e di fedeltà (cfr Es 3,14-15; 34,6). Dio non muta, Egli è Amore da sempre e per sempre. È in Se stesso Comunione, Unità nella Trinità, ed ogni sua opera e parola mira alla comunione. L’incarnazione è il culmine della creazione. Quando nel grembo di Maria, per la volontà del Padre e l’azione dello Spirito Santo, si formò Gesù, Figlio di Dio fatto uomo, il creato raggiunse il suo vertice. Il principio ordinatore dell’universo, il Logos, incominciava ad esistere nel mondo, in un tempo e in uno spazio.

    “Il Verbo si fece carne”. La luce di questa verità si manifesta a chi la accoglie con fede, perché è un mistero d’amore. Solo quanti si aprono all’amore sono avvolti dalla luce del Natale. Così fu nella notte di Betlemme, e così è anche oggi. L’incarnazione del Figlio di Dio è un avvenimento che è accaduto nella storia, ma nello stesso tempo la oltrepassa. Nella notte del mondo si accende una luce nuova, che si lascia vedere dagli occhi semplici della fede, dal cuore mite e umile di chi attende il Salvatore. Se la verità fosse solo una formula matematica, in un certo senso si imporrebbe da sé. Se invece la Verità è Amore, domanda la fede, il “sì” del nostro cuore.

    E che cosa cerca, in effetti, il nostro cuore, se non una Verità che sia Amore? La cerca il bambino, con le sue domande, così disarmanti e stimolanti; la cerca il giovane, bisognoso di trovare il senso profondo della propria vita; la cercano l’uomo e la donna nella loro maturità, per guidare e sostenere l’impegno nella famiglia e nel lavoro; la cerca la persona anziana, per dare compimento all’esistenza terrena.

    “Il Verbo si fece carne”. L’annuncio del Natale è luce anche per i popoli, per il cammino collettivo dell’umanità. L’“Emmanuele”, Dio-con-noi, è venuto come Re di giustizia e di pace. Il suo Regno – lo sappiamo – non è di questo mondo, eppure è più importante di tutti i regni di questo mondo. È come il lievito dell’umanità: se mancasse, verrebbe meno la forza che manda avanti il vero sviluppo: la spinta a collaborare per il bene comune, al servizio disinteressato del prossimo, alla lotta pacifica per la giustizia. Credere nel Dio che ha voluto condividere la nostra storia è un costante incoraggiamento ad impegnarsi in essa, anche in mezzo alle sue contraddizioni. È motivo di speranza per tutti coloro la cui dignità è offesa e violata, perché Colui che è nato a Betlemme è venuto a liberare l’uomo dalla radice di ogni schiavitù.

    La luce del Natale risplenda nuovamente in quella Terra dove Gesù è nato e ispiri Israeliani e Palestinesi nel ricercare una convivenza giusta e pacifica. L’annuncio consolante della venuta dell’Emmanuele lenisca il dolore e consoli nelle prove le care comunità cristiane in Iraq e in tutto il Medio Oriente, donando loro conforto e speranza per il futuro ed animando i Responsabili delle Nazioni ad una fattiva solidarietà verso di esse. Ciò avvenga anche in favore di coloro che ad Haiti soffrono ancora per le conseguenze del devastante terremoto e della recente epidemia di colera. Così pure non vengano dimenticati coloro che in Colombia ed in Venezuela, ma anche in Guatemala e in Costa Rica, hanno subito le recenti calamità naturali.

    La nascita del Salvatore apra prospettive di pace duratura e di autentico progresso alle popolazioni della Somalia, del Darfur e della Costa d’Avorio; promuova la stabilità politica e sociale del Madagascar; porti sicurezza e rispetto dei diritti umani in Afghanistan e in Pakistan; incoraggi il dialogo fra Nicaragua e Costa Rica; favorisca la riconciliazione nella Penisola Coreana.

    La celebrazione della nascita del Redentore rafforzi lo spirito di fede, di pazienza e di coraggio nei fedeli della Chiesa nella Cina continentale, affinché non si perdano d’animo per le limitazioni alla loro libertà di religione e di coscienza e, perseverando nella fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa, mantengano viva la fiamma della speranza. L’amore del “Dio con noi” doni perseveranza a tutte le comunità cristiane che soffrono discriminazione e persecuzione, ed ispiri i leader politici e religiosi ad impegnarsi per il pieno rispetto della libertà religiosa di tutti.
    Cari fratelli e sorelle, “il Verbo si fece carne”, è venuto ad abitare in mezzo a noi, è l’Emmanuele, il Dio che si è fatto a noi vicino. Contempliamo insieme questo grande mistero di amore, lasciamoci illuminare il cuore dalla luce che brilla nella grotta di Betlemme!

    Buon Natale a tutti!


                        Pope Benedict XVI delivers Urbi et Orbi (to the city and the world) Christmas Day message from the central balcony of Saint Peter's Square at the Vatican December 25, 2010.

    Pope Benedict XVI blesses the faithful during the "Urbi et Orbi" (to the City and to the World) message in St. Peter's square at the Vatican, Saturday, Dec. 25, 2010. Pope Benedict XVI in his Christmas Day message Saturday urged Catholics loyal to him in China to courageously face limits on religious freedom and conscience.Pope Benedict XVI waves as he delivers Urbi et Orbi (to the city and the world) Christmas Day message from the central balcony of Saint Peter's Square at the Vatican December 25, 2010.

    Pope Benedict XVI blesses the faithful during the "Urbi et Orbi" (to the City and to the World) message in St. Peter's square at the Vatican, Saturday, Dec. 25, 2010. Pope Benedict XVI in his Christmas Day message Saturday urged Catholics loyal to him in China to courageously face limits on religious freedom and conscience.Pope Benedict XVI delivers the 'Urbi et Orbi' (to the city and the world) blessing from the central balcony of St. Peter's basilica at the Vatican on December 25, 2010.

    Pope Benedict XVI looks on as he delivers Urbi et Orbi (to the city and the world) Christmas Day message from the central balcony of Saint Peter's Square at the Vatican December 25, 2010.Pope Benedict XVI delivers the 'Urbi et Orbi' (to the city and the world) blessing from the central balcony of St. Peter's basilica at the Vatican on December 25, 2010.


    Pope Benedict XVI delivers the 'Urbi et Orbi' (to the city and the world) blessing from the central balcony of St. Peter's basilica at the Vatican on December 25, 2010.

    Pope Benedict XVI delivers the 'Urbi et Orbi' (to the city and the world) blessing from the central balcony of St. Peter's basilica at the Vatican on December 25, 2010.

    Pope Benedict XVI salutes as he leaves after delivering the 'Urbi et Orbi' (to the city and the world) blessing from the central balcony of St. Peter's basilica at the Vatican on December 25, 2010.

    Pope Benedict XVI delivers the 'Urbi et Orbi' (to the city and the world) blessing from the central balcony of St. Peter's basilica at the Vatican on December 25, 2010.Pope Benedict XVI arrives to deliver the 'Urbi et Orbi' (to the city and the world) blessing from the central balcony of St. Peter's basilica at the Vatican on December 25, 2010.




    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 26/12/2010 14:57
    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 26.12.2010

    Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


    PRIMA DELL’ANGELUS PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Il Vangelo secondo Luca racconta che i pastori di Betlemme, dopo aver ricevuto dall’angelo l’annuncio della nascita del Messia, "andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia" (2,16). Ai primi testimoni oculari della nascita di Gesù si presentò, dunque, la scena di una famiglia: madre, padre e figlio neonato. Per questo la Liturgia ci fa celebrare, nella prima domenica dopo il Natale, la festa della santa Famiglia. Quest’anno essa ricorre proprio all’indomani del Natale e, prevalendo su quella di santo Stefano, ci invita a contemplare questa "icona" in cui il piccolo Gesù appare al centro dell’affetto e delle premure dei suoi genitori. Nella povera grotta di Betlemme – scrivono i Padri della Chiesa – rifulge una luce vivissima, riflesso del profondo mistero che avvolge quel Bambino, e che Maria e Giuseppe custodiscono nei loro cuori e lasciano trasparire nei loro sguardi, nei gesti, soprattutto nei loro silenzi. Essi, infatti, conservano nell’intimo le parole dell’annuncio dell’angelo a Maria: "colui che nascerà sarà chiamato Figlio di Dio" (Lc 1,35).

    Eppure, la nascita di ogni bambino porta con sé qualcosa di questo mistero! Lo sanno bene i genitori che lo ricevono come un dono e che, spesso, così ne parlano. A tutti noi è capitato di sentir dire a un papà e a una mamma: "Questo bambino è un dono, un miracolo!". In effetti, gli esseri umani vivono la procreazione non come mero atto riproduttivo, ma ne percepiscono la ricchezza, intuiscono che ogni creatura umana che si affaccia sulla terra è il "segno" per eccellenza del Creatore e Padre che è nei cieli.

    Quant’è importante, allora, che ogni bambino, venendo al mondo, sia accolto dal calore di una famiglia! Non importano le comodità esteriori: Gesù è nato in una stalla e come prima culla ha avuto una mangiatoia, ma l’amore di Maria e di Giuseppe gli ha fatto sentire la tenerezza e la bellezza di essere amati.

    Di questo hanno bisogno i bambini: dell’amore del padre e della madre. E’ questo che dà loro sicurezza e che, nella crescita, permette la scoperta del senso della vita. La santa Famiglia di Nazareth ha attraversato molte prove, come quella – ricordata nel Vangelo secondo Matteo – della "strage degli innocenti", che costrinse Giuseppe e Maria ed emigrare in Egitto (cfr 2,13-23). Ma, confidando nella divina Provvidenza, essi trovarono la loro stabilità e assicurarono a Gesù un’infanzia serena e una solida educazione.

    Cari amici, la santa Famiglia è certamente singolare e irripetibile, ma al tempo stesso è "modello di vita" per ogni famiglia, perché Gesù, vero uomo, ha voluto nascere in una famiglia umana, e così facendo l’ha benedetta e consacrata. Affidiamo pertanto alla Madonna e a san Giuseppe tutte le famiglie, affinché non si scoraggino di fronte alle prove e alle difficoltà, ma coltivino sempre l’amore coniugale e si dedichino con fiducia al servizio della vita e dell’educazione.

    DOPO L’ANGELUS DOPO L’ANGELUS

    In questo tempo del Santo Natale, il desiderio e l’invocazione del dono della pace si sono fatti ancora più intensi. Ma il nostro mondo continua ad essere segnato dalla violenza, specialmente contro i discepoli di Cristo. Ho appreso con grande tristezza l’attentato in una chiesa cattolica nelle Filippine, mentre si celebravano i riti del giorno di Natale, come pure l’attacco a chiese cristiane in Nigeria. La terra si è macchiata ancora di sangue in altre parti del mondo come in Pakistan.

                                A priest leads worshippers as they attend Christmas Eve mass at a Catholic church in Wuhan, central China's Hubei province on December 24, 2010. Pope Benedict XVI rapped China for its curbs on religion and freedom of conscience in his Christmas message on December 25, reflecting the tense relations between the Vatican and Beijing.

    Desidero esprimere il mio sentito cordoglio per le vittime di queste assurde violenze, e ripeto ancora una volta l’appello ad abbandonare la via dell’odio per trovare soluzioni pacifiche dei conflitti e donare alle care popolazioni sicurezza e serenità. In questo giorno in cui celebriamo la Santa Famiglia, che visse la drammatica esperienza di dover fuggire in Egitto per la furia omicida di Erode, ricordiamo anche tutti coloro – in particolare le famiglie - che sono costretti ad abbandonare le proprie case a causa della guerra, della violenza e dell’intolleranza. Vi invito, quindi, ad unirvi a me nella preghiera per chiedere con forza al Signore che tocchi il cuore degli uomini e porti speranza, riconciliazione e pace
    .


                                


    Rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. Auguro a tutti di vivere in serenità e armonia questi giorni, condividendo la gioia profonda che scaturisce dalla Nascita di Cristo.
    Buona domenica!

                                  Pope Benedict XVI leads his Sunday Angelus blessing to the crowd gathered below in Saint Peter's Square at the Vatican December 26, 2010.


        A Chinese woman holds a cross as she joins hundreds of worshipper as they attend Christmas Eve mass at a Catholic church in Wuhan, central China's Hubei province on December 24, 2010. Pope Benedict XVI rapped China for its curbs on religion and freedom of conscience in his Christmas message on December 25, reflecting the tense relations between the Vatican and Beijing.Pope Benedict XVI salutes the faithful gathered on St. Peter's square during his Angelus prayer to mark the St. Stephen festivity on December 26, 2010. Pope Benedict XVI deplored the 'absurd violence' against Christians after attacks on churches in Nigeria and the Philippines over the Christmas holiday.


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    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 01/01/2011 12:48
    Te Deum di fine anno...





















     

     


     







    CELEBRAZIONE DEI VESPRI E TE DEUM DI RINGRAZIAMENTO PER L’ANNO TRASCORSO, 31.12.2010

    Questa sera, alle ore 18, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI presiede i primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, a cui seguono l’esposizione del Santissimo Sacramento, il canto del tradizionale inno Te Deum di ringraziamento a conclusione dell’anno civile, e la benedizione eucaristica.
    Riportiamo di seguito l’omelia che il Papa pronuncia nel corso della celebrazione:


    OMELIA DEL SANTO PADRE

    Cari fratelli e sorelle!

    Al termine di un anno, ci ritroviamo questa sera nella Basilica Vaticana per celebrare i Primi Vespri della solennità di Maria Santissima Madre di Dio ed elevare un inno di ringraziamento al Signore per le innumerevoli grazie che ci ha donato, ma anche e soprattutto per la Grazia in persona, ossia per il Dono vivente e personale del Padre, che è il Figlio suo prediletto, il Signore nostro Gesù Cristo. Proprio questa gratitudine per i doni ricevuti da Dio nel tempo che ci è dato di vivere ci aiuta a scoprire un grande valore iscritto nel tempo: scandito nei suoi ritmi annuali, mensili, settimanali e quotidiani, esso è abitato dall’amore di Dio, dai suoi doni di grazia; è tempo di salvezza. Sì, il Dio eterno è entrato e rimane nel tempo dell’uomo. Vi è entrato e vi rimane con la persona di Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, il Salvatore del mondo. È quanto ci ha ricordato l’apostolo Paolo nella breve lettura poc’anzi proclamata: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio…perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4,4-5).

    Dunque, l’Eterno entra nel tempo e lo rinnova in radice, liberando l’uomo dal peccato e rendendolo figlio di Dio. Già ‘al principio’, ossia con la creazione del mondo e dell’uomo nel mondo, l’eternità di Dio ha fatto sbocciare il tempo, nel quale scorre la storia umana, di generazione in generazione. Ora, con la venuta di Cristo e con la sua redenzione, siamo ‘alla pienezza’ del tempo. Come rileva san Paolo, con Gesù il tempo si fa pieno, giunge al suo compimento, acquistando quel significato di salvezza e di grazia per il quale è stato voluto da Dio prima della creazione del mondo. Il Natale ci richiama a questa ‘pienezza’ del tempo, ossia alla salvezza rinnovatrice portata da Gesù a tutti gli uomini. Ce la richiama e, misteriosamente ma realmente, ce la dona sempre di nuovo. Il nostro tempo umano è sì carico di mali, di sofferenze, di drammi di ogni genere – da quelli provocati dalla cattiveria degli uomini a quelli derivanti dagli infausti eventi naturali –, ma racchiude ormai e in maniera definitiva e incancellabile la novità gioiosa e liberatrice di Cristo salvatore.

    Proprio nel Bambino di Betlemme possiamo contemplare in modo particolarmente luminoso ed eloquente l’incontro dell’eternità con il tempo, come ama esprimersi la liturgia della Chiesa. Il Natale ci fa ritrovare Dio nella carne umile e debole di un bambino. Non c’è qui forse un invito a ritrovare la presenza di Dio e del suo amore che dona la salvezza anche nelle brevi e faticose ore della nostra vita quotidiana? Non è forse un invito a scoprire che il nostro tempo umano – anche nei momenti difficili e pesanti – è incessantemente arricchito delle grazie del Signore, anzi della Grazia che è il Signore stesso?

    Alla fine di quest’anno 2010, prima di consegnarne i giorni e le ore a Dio e al suo giudizio giusto e misericordioso, sento più vivo nel cuore il bisogno di elevare il nostro “grazie” a Lui e al suo amore per noi. In questo clima di riconoscenza, desidero rivolgere un particolare saluto al Cardinale Vicario, ai Vescovi Ausiliari, ai sacerdoti, alle persone consacrate, come pure ai tanti fedeli laici qui convenuti. Saluto il Signor Sindaco e le Autorità presenti. Un ricordo speciale va a quanti sono in difficoltà e trascorrono fra disagi e sofferenze questi giorni di festa. A tutti e a ciascuno assicuro il mio affettuoso pensiero, che accompagno con la preghiera.

    Cari fratelli e sorelle, la nostra Chiesa di Roma è impegnata ad aiutare tutti i battezzati a vivere fedelmente la vocazione che hanno ricevuto e a testimoniare la bellezza della fede. Per poter essere autentici discepoli di Cristo, un aiuto essenziale ci viene dalla meditazione quotidiana della Parola di Dio che, come ho scritto nella recente Esortazione apostolica Verbum Domini, «sta alla base di ogni autentica spiritualità cristiana» (n. 86). Per questo desidero incoraggiare tutti a coltivare un intenso rapporto con essa, in particolare attraverso la lectio divina, per avere quella luce necessaria a discernere i segni di Dio nel tempo presente e a proclamare efficacemente il Vangelo.

    Anche a Roma, infatti, c’è sempre più bisogno di un rinnovato annuncio del Vangelo affinché i cuori degli abitanti della nostra città si aprano all’incontro con quel Bambino, che è nato per noi, con Cristo, Redentore dell’uomo. Poiché, come ricorda l’Apostolo Paolo, «la fede viene dell’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo» (Rm 10,17), un utile aiuto in questa azione evangelizzatrice può venire – come già sperimentato durante la Missione Cittadina in preparazione al Grande Giubileo dell’anno 2000 – dai “Centri di ascolto del Vangelo”, che incoraggio a far rinascere o a rivitalizzare non solo nei condomini, ma anche negli ospedali, nei luoghi di lavoro e in quelli dove si formano le nuove generazioni e si elabora la cultura. Il Verbo di Dio, infatti, si è fatto carne per tutti e la sua verità è accessibile ad ogni uomo e ad ogni cultura. Ho appreso con favore dell’ulteriore impegno del Vicariato nell’organizzazione dei “Dialoghi in Cattedrale”, che avranno luogo nella Basilica di San Giovanni in Laterano: tali significativi appuntamenti esprimono il desiderio della Chiesa di incontrare tutti coloro che sono alla ricerca delle risposte ai grandi quesiti dell’esistenza umana.

    Il luogo privilegiato dell’ascolto della Parola di Dio è la celebrazione dell’Eucaristia. Il Convegno diocesano del giugno scorso, al quale ho partecipato, ha voluto evidenziare la centralità della Santa Messa domenicale nella vita di ogni comunità cristiana e ha offerto delle indicazioni affinché la bellezza dei divini misteri possa maggiormente risplendere nell’atto celebrativo e nei frutti spirituali che da essi derivano.

    Incoraggio i parroci e i sacerdoti a dare attuazione a quanto indicato nel programma pastorale: la formazione di un gruppo liturgico che animi la celebrazione, e una catechesi che aiuti tutti a conoscere maggiormente il mistero eucaristico, da cui scaturisce la testimonianza della carità. Nutriti da Cristo, anche noi siamo attirati nello stesso atto di offerta totale, che spinse il Signore a donare la propria vita, rivelando in tal modo l’immenso amore del Padre. La testimonianza della carità possiede, dunque, un’essenziale dimensione teologale ed è profondamente unita all’annuncio della Parola. In questa celebrazione di ringraziamento a Dio per i doni ricevuti nel corso dell’anno, ricordo in particolare
    la visita che ho compiuto all’Ostello della Caritas alla Stazione Termini dove, attraverso il servizio e la generosa dedizione di numerosi volontari, tanti uomini e donne possono toccare con mano l’amore di Dio. Il momento presente genera ancora preoccupazione per la precarietà in cui versano tante famiglie e chiede all’intera comunità diocesana di essere vicina a coloro che vivono in condizioni di povertà e disagio. Dio, infinito amore, infiammi il cuore di ciascuno di noi con quella carità che lo spinse a donarci il suo Figlio unigenito.

    Cari fratelli e sorelle, siamo invitati a guardare al futuro e a guardarlo con quella speranza che è la parola finale del Te Deum: “In te, Domine, speravi: non confundar in aeternum! - Signore, Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno”. A donarci Cristo, nostra Speranza, è sempre lei, la Madre di Dio: Maria santissima. Come già ai pastori e ai magi, le sue braccia e ancor più il suo cuore continuano ad offrire al mondo Gesù, suo Figlio e nostro Salvatore. In Lui sta tutta la nostra speranza, perché da Lui sono venute per ogni uomo la salvezza e la pace. Amen!







    SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DI MARIA SS.MA MADRE DI DIO E NELLA 44a GIORNATA MONDIALE DELLA PACE, 01.01.2011

    Alle ore 10 di questa mattina, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI presiede la Celebrazione della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio nell’ottava di Natale in occasione della 44a Giornata Mondiale della Pace sul tema: Libertà religiosa, via per la pace.
    Concelebrano con il Papa il Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, il Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, S.E. Mons. Fernando Filoni, Arcivescovo tit. di Volturno, Sostituto della Segreteria di Stato, S.E. Mons. Dominique Mamberti, Arcivescovo tit. di Sagona, Segretario per i Rapporti con gli Stati, S.E. Mons. Mario Toso, S.D.B., Vescovo tit. di Bisarcio, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.
    Sono presenti i Pueri Cantores che hanno celebrato in questi giorni a Roma il 36° Congresso internazionale della loro Federazione.
    Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa pronuncia nel corso della Santa Messa:


    OMELIA DEL SANTO PADRE

    Cari fratelli e sorelle!

    Ancora avvolti dal clima spirituale del Natale, nel quale abbiamo contemplato il mistero della nascita di Cristo, oggi celebriamo con i medesimi sentimenti la Vergine Maria, che la Chiesa venera quale Madre di Dio, in quanto ha dato carne al Figlio dell’eterno Padre. Le letture bibliche di questa solennità pongono l’accento principalmente sul Figlio di Dio fatto uomo e sul "nome" del Signore. La prima lettura ci presenta la solenne benedizione che i sacerdoti pronunciavano sugli Israeliti nelle grandi feste religiose: essa è scandita appunto dal nome del Signore, ripetuto per tre volte, come ad esprimere la pienezza e la forza che da tale invocazione deriva. Questo testo di benedizione liturgica, infatti, evoca la ricchezza di grazia e di pace che Dio dona all’uomo, con una benevola disposizione nei suoi confronti, e che si manifesta con il "risplendere" del volto divino e il "rivolgerlo" verso di noi.

    La Chiesa riascolta oggi queste parole, mentre chiede al Signore di benedire il nuovo anno appena iniziato, nella consapevolezza che, dinanzi ai tragici eventi che segnano la storia, dinanzi alle logiche di guerra che purtroppo non sono ancora del tutto superate, solo Dio può toccare l’animo umano nel profondo e assicurare speranza e pace all’umanità.

    E’ ormai consolidata tradizione, infatti, che il primo giorno dell’anno la Chiesa, sparsa in tutto il mondo, elevi una corale preghiera per invocare la pace. E’ bene iniziare un nuovo tratto di cammino ponendosi con decisione sulla via della pace. Oggi, vogliamo raccogliere il grido di tanti uomini, donne, bambini e anziani vittime della guerra, che è il volto più orrendo e violento della storia. Noi oggi preghiamo affinché la pace, che gli angeli hanno annunciato ai pastori la notte di Natale, possa giungere ovunque: "super terram pax in hominibus bonae voluntatis" (Lc 2,14). Per questo, specialmente con la nostra preghiera, vogliamo aiutare ogni uomo e ogni popolo, in particolare quanti hanno responsabilità di governo, a camminare in modo sempre più deciso sulla via della pace.

    Nella seconda lettura, san Paolo riassume nell’adozione filiale l’opera di salvezza compiuta da Cristo, nella quale è come incastonata la figura di Maria. Grazie a lei il Figlio di Dio, "nato da donna" (Gal 4,4), ha potuto venire nel mondo come vero uomo, nella pienezza del tempo. Tale compimento, tale pienezza, riguarda il passato e le attese messianiche, che si realizzano, ma, al tempo stesso, si riferisce anche alla pienezza in senso assoluto: nel verbo fatto carne, Dio ha detto la sua Parola ultima e definitiva. Sulla soglia di un nuovo anno, risuona così l’invito a camminare con gioia verso la luce del "sole che sorge dall’alto" (Lc 1,78), poiché nella prospettiva cristiana, tutto il tempo è abitato da Dio, non c’è futuro che non sia in direzione di Cristo e non esiste pienezza al di fuori di quella di Cristo.

    Il brano del Vangelo di oggi termina con l’imposizione del nome di Gesù, mentre Maria partecipa in silenzio, meditando nel cuore, al mistero di questo suo Figlio, che in modo del tutto singolare è dono di Dio. Ma la pericope evangelica che abbiamo ascoltato mette in particolare evidenza i pastori, che se ne tornarono "glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto" (Lc 2,20). L’angelo aveva annunciato loro che nella città di Davide, cioè Betlemme, era nato il Salvatore e che avrebbero trovato il segno: un bambino avvolto in fasce dentro una mangiatoia (cfr Lc 2,11-12). Partiti in fretta, essi avevano trovato Maria e Giuseppe e il Bambino. Notiamo come l’Evangelista parli della maternità di Maria a partire dal Figlio, da quel "bambino avvolto in fasce", perché è Lui – il Verbo di Dio (Gv 1,14) – il punto di riferimento, il centro dell’evento che si sta compiendo ed è Lui a far sì che la maternità di Maria sia qualificata come "divina".

    Questa attenzione prevalente che le letture odierne dedicano al "Figlio", a Gesù, non riduce il ruolo della Madre, anzi, la colloca nella giusta prospettiva: Maria, infatti, è vera Madre di Dio proprio in virtù della sua totale relazione a Cristo. Pertanto, glorificando il Figlio si onora la Madre e onorando la Madre si glorifica il Figlio.

    Il titolo di "Madre di Dio", che oggi la liturgia pone in risalto, sottolinea la missione unica della Vergine Santa nella storia della salvezza: missione che sta alla base del culto e della devozione che il popolo cristiano le riserva. Maria infatti non ha ricevuto il dono di Dio solo per se stessa, ma per recarlo nel mondo: nella sua verginità feconda, Dio ha donato agli uomini i beni della salvezza eterna (cfr Colletta). E Maria offre continuamente la sua mediazione al Popolo di Dio peregrinante nella storia verso l’eternità, come un tempo la offrì ai pastori di Betlemme. Ella, che ha dato la vita terrena al Figlio di Dio, continua a donare agli uomini la vita divina, che è Gesù stesso e il suo Santo Spirito. Per questo viene considerata madre di ogni uomo che nasce alla Grazia e insieme è invocata come Madre della Chiesa.

    È nel nome di Maria, madre di Dio e degli uomini, che dal 1° gennaio 1968 si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale della Pace. La pace è dono di Dio, come abbiamo ascoltato nella prima lettura: "Il Signore … ti conceda pace" (Nm 6,26). Essa è il dono messianico per eccellenza, il primo frutto della carità che Gesù ci ha donato, è la nostra riconciliazione e pacificazione con Dio. La pace è anche un valore umano da realizzare sul piano sociale e politico, ma affonda le sue radici nel mistero di Cristo (cfr Conc. Vat. II, Cost. Gaudium et spes, 77-90). In questa solenne celebrazione, in occasione della quarantaquattresima Giornata Mondiale della Pace, sono lieto di rivolgere il mio deferente saluto agli illustri Signori Ambasciatori presso la Santa Sede, con i migliori voti augurali per la loro missione. Un cordiale e fraterno saluto va, poi, al mio Segretario di Stato ed agli altri Responsabili dei Dicasteri della Curia Romana, con un particolare pensiero per il Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e i suoi collaboratori. Desidero manifestare loro viva riconoscenza per il quotidiano impegno a favore di una pacifica convivenza tra i popoli e della formazione sempre più solida di una coscienza di pace nella Chiesa e nel mondo. In questa prospettiva, la comunità ecclesiale è sempre più impegnata ad operare, secondo le indicazioni del Magistero, per offrire un sicuro patrimonio spirituale di valori e di principi nella continua ricerca della pace.

    L’ho voluto ricordare nel mio
    Messaggio per l’odierna Giornata, dal titolo "Libertà religiosa, via per la pace": "Il mondo ha bisogno di Dio. Ha bisogno di valori etici e spirituali, universali e condivisi, e la religione può offrire un contributo prezioso nella loro ricerca, per la costruzione di un ordine sociale e internazionale giusto e pacifico" (n. 15). Ho sottolineato, pertanto, che "la libertà religiosa è elemento imprescindibile di uno Stato di diritto; non la si può negare senza intaccare nel contempo tutti i diritti e le libertà fondamentali, essendone sintesi e vertice" (n. 5).

    L’umanità non può mostrarsi rassegnata alla forza negativa dell’egoismo e della violenza; non deve fare l’abitudine a conflitti che provocano vittime e mettono a rischio il futuro dei popoli. Di fronte alle minacciose tensioni del momento, di fronte specialmente alle discriminazioni, ai soprusi e alle intolleranze religiose, che oggi colpiscono in modo particolare i cristiani (cfr ibid., 1), ancora una volta rivolgo il pressante invito a non cedere allo sconforto e alla rassegnazione.

    Esorto tutti a pregare affinché giungano a buon fine gli sforzi intrapresi da più parti per promuovere e costruire la pace nel mondo. Per questo difficile compito non bastano le parole, occorre l’impegno concreto e costante dei responsabili delle Nazioni, ma è necessario soprattutto che ogni persona sia animata dall’autentico spirito di pace, da implorare sempre nuovamente nella preghiera e da vivere nelle relazioni quotidiane, in ogni ambiente.

    In questa celebrazione eucaristica abbiamo davanti agli occhi, per la nostra venerazione, l’immagine della Madonna del Sacro Monte di Viggiano, così cara alle genti della Basilicata. La Vergine Maria ci dona il suo Figlio, ci mostra il volto del suo Figlio, Principe della Pace: sia lei ad aiutarci a rimanere nella luce di questo volto, che brilla su di noi (cfr Nm 6,25), per riscoprire tutta la tenerezza di Dio Padre; sia lei a sostenerci nell’invocare lo Spirito Santo, perché rinnovi la faccia della terra e trasformi i cuori, sciogliendo la loro durezza davanti alla bontà disarmante del Bambino, che è nato per noi. La Madre di Dio ci accompagni in questo nuovo anno; ottenga per noi e per il mondo intero il desiderato dono della pace.

    Amen.



    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 01/01/2011 21:43
    Pope Benedict XVI looks on as he leads his first mass of the New Year in Saint Peter's Basilica at the Vatican January 1, 2011. Pope Benedict said on Saturday he will host a summit of world religious leaders in the city of Assisi in October to discuss how they can promote world peace.Pope Benedict XVI leads his first mass of the New Year in Saint Peter's Basilica at the Vatican January 1, 2011. Pope Benedict said on Saturday he will host a summit of world religious leaders in the city of Assisi in October to discuss how they can promote world peace.

    Pope Benedict XVI celebrates the New Year solemn mass in Saint Peter's Basilica at the Vatican on January 1, 2011. Pope Benedict XVI, during New Year's mass, urged world leaders to defend Christians against abuse and intolerance.'I once again launch a pressing appeal not to give in to discouragement and resignation,' said the pontiff.Pope Benedict XVI delivers his message during his first mass of the New Year in Saint Peter's Basilica at the Vatican January 1, 2011. Pope Benedict said on Saturday he will host a summit of world religious leaders in the city of Assisi in October to discuss how they can promote world peace.

    Pope Benedict XVI celebrates the New Year solemn mass in Saint Peter's Basilica at the Vatican on January 1, 2011. Pope Benedict XVI, during New Year's mass, urged world leaders to defend Christians against abuse and intolerance.' I once again launch a pressing appeal not to give in to discouragement and resignation,' said the pontiff.Pope Benedict XVI delivers a message to the crowd gathered below Saint Peter's square during his first Angelus prayer of the New Year at the Vatican January 1, 2011. Pope Benedict said on Saturday he will host a summit of world religious leaders in the city of Assisi in October to discuss how they can promote world peace.

    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 01.01.2011

    Al termine della
    Celebrazione Eucaristica nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e nella ricorrenza della 44a Giornata Mondiale della Pace, il Santo Padre Benedetto XVI, prima di recitare l’Angelus, rivolge ai fedeli e ai pellegrini presenti in Piazza San Pietro le seguenti parole:

    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    In questo primo Angelus del 2011, rivolgo a tutti il mio augurio di pace e di bene affidandolo all’intercessione di Maria Santissima, che oggi celebriamo quale Madre di Dio. All’inizio di un nuovo anno, il Popolo cristiano si raduna spiritualmente dinanzi alla grotta di Betlemme, dove la Vergine Maria ha dato alla luce Gesù. Chiediamo alla Madre la benedizione, e lei ci benedice mostrandoci il Figlio: infatti, Lui in persona è la Benedizione.

    Donandoci Gesù, Dio ci ha donato tutto: il suo amore, la sua vita, la luce della verità, il perdono dei peccati; ci ha donato la pace. Sì, Gesù Cristo è la nostra pace (cfr Ef 2,14). Egli ha portato nel mondo il seme dell’amore e della pace, più forte del seme dell’odio e della violenza; più forte perché il Nome di Gesù è superiore ad ogni altro nome, contiene tutta la signoria di Dio, come aveva annunciato il profeta Michea: "E tu, Betlemme, … da te uscirà per me colui che dev’essere il dominatore … Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio … Egli stesso sarà la pace!" (5,1-4).

    Per questo, dinanzi all’icona della Vergine Madre, la Chiesa in questo giorno invoca da Dio, per mezzo di Gesù Cristo, il dono della pace: è la Giornata Mondiale della Pace, occasione propizia per riflettere insieme sulle grandi sfide che la nostra epoca pone all’umanità. Una di queste, drammaticamente urgente ai nostri giorni, è quella della libertà religiosa; perciò, quest’anno ho voluto dedicare
    il mio Messaggio a questo tema: "Libertà religiosa, via per la pace".

    Assistiamo oggi a due tendenze opposte, due estremi entrambi negativi: da una parte il laicismo, che, in modo spesso subdolo, emargina la religione per confinarla nella sfera privata; dall’altra il fondamentalismo, che invece vorrebbe imporla a tutti con la forza.

    In realtà, "Dio chiama a sé l’umanità con un disegno di amore che, mentre coinvolge tutta la persona nella sua dimensione naturale e spirituale, richiede di corrispondervi in termini di libertà e di responsabilità, con tutto il cuore e con tutto il proprio essere, individuale e comunitario" (Messaggio, 8).

    Là dove si riconosce effettivamente la libertà religiosa, la dignità della persona umana è rispettata nella sua radice e, attraverso una sincera ricerca del vero e del bene, si consolida la coscienza morale e si rafforzano le stesse istituzioni e la convivenza civile (cfr ibid. 5). Per questo la libertà religiosa è via privilegiata per costruire la pace.

    Cari amici, rivolgiamo di nuovo lo sguardo a Gesù, tra le braccia di Maria, sua Madre. Guardando Lui, che è il "Principe della pace" (Is 9,5), noi comprendiamo che la pace non si raggiunge con le armi, né con il potere economico, politico, culturale e mediatico. La pace è opera di coscienze che si aprono alla verità e all’amore. Ci aiuti Dio a progredire su questa strada nel nuovo anno che ci dona di vivere.

    DOPO L’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle, nel
    Messaggio per l’odierna Giornata della Pace ho avuto modo di sottolineare come le grandi religioni possano costituire un importante fattore di unità e di pace per la famiglia umana, ed ho ricordato, a tale proposito, che in questo anno 2011 ricorrerà il 25° anniversario della Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace che il Venerabile Giovanni Paolo II convocò ad Assisi nel 1986.

    Per questo, nel prossimo mese di ottobre, mi recherò pellegrino nella città di san Francesco, invitando ad unirsi a questo cammino i fratelli cristiani delle diverse confessioni, gli esponenti delle tradizioni religiose del mondo e, idealmente, tutti gli uomini di buona volontà, allo scopo di fare memoria di quel gesto storico voluto dal mio Predecessore e di rinnovare solennemente l’impegno dei credenti di ogni religione a vivere la propria fede religiosa come servizio per la causa della pace. Chi è in cammino verso Dio non può non trasmettere pace, chi costruisce pace non può non avvicinarsi a Dio. Vi invito ad accompagnare sin d’ora con la vostra preghiera questa iniziativa.

    In questo contesto desidero salutare e incoraggiare quanti, da ieri sera e durante la giornata di oggi, in tutta la Chiesa pregano per la pace e per la libertà religiosa. In Italia, la tradizionale marcia promossa da CEI, Pax Christi e Caritas ha avuto luogo ad Ancona, città che ospiterà nel settembre prossimo il Congresso Eucaristico Nazionale. Qui a Roma, e in altre città del mondo, la Comunità di Sant’Egidio ha riproposto l’iniziativa "Pace in tutte le terre": saluto di cuore quanti vi hanno preso parte. Saluto anche gli aderenti al Movimento dell’Amore Familiare, che stanotte hanno vegliato in Piazza San Pietro e nella diocesi de L’Aquila pregando per la pace nelle famiglie e tra le nazioni.

    Je suis heureux de vous saluer, chers pèlerins francophones présents ce matin, ainsi que les personnes qui nous rejoignent par la radio et la télévision ! En ce premier jour de l’année, nous fêtons Sainte Marie, Mère de Dieu, et nous prions particulièrement pour la paix. Puisse la Vierge Marie, Mère du Prince de la Paix, aider chaque personne à renouveler son engagement pour construire un monde toujours plus fraternel où tous soient libres de professer leur religion ou leur foi. Bonne et heureuse Année à tous !

    I extend a warm welcome to the English-speaking visitors here today. On the first day of the year the Church pays special honour to the Mother of God, recalling how in humble obedience to the Lord’s will she bore in her womb and gave birth to him who is the Light of the World. On this day, too, we pray especially for peace throughout the world, and I invite all of you to join in heartfelt prayer to Christ the Prince of Peace for an end to violence and conflict wherever they are found. Upon all of you, and upon your loved ones at home, I invoke God’s abundant blessings for the year that lies ahead. Happy New Year!

    Einen frohen Neujahrsgruß richte ich an alle deutschsprachigen Pilger und Besucher. Gerne heiße ich heute die Sternsinger aus Mainz willkommen und grüße mit ihnen alle, die in den Pfarreien am Dreikönigssingen teilnehmen, um den Menschen das Ereignis der Geburt Christi zu künden. Es ist eine Botschaft der Freude und des Friedens für die ganze Welt. Gott will bei den Menschen sein. In seinem menschgewordenen Sohn wendet Gott uns sein Angesicht zu und schenkt uns Heil. So bitten wir ihn um seinen Segen und wollen dieses neue Jahr im Namen des Herrn beginnen. Gott geleite euch auf allen Wegen.

    Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana en este primer día del año, octava de la Navidad. La Iglesia celebra hoy la solemnidad de Santa María, Madre de Dios, y también la Jornada Mundial de la Paz. Os invito a entrar en la escuela de la Virgen Santísima, fiel discípula del Señor, para aprender de Ella a acoger en la fe y en la oración la salvación que Dios quiere derramar sobre los que confían en su paz y amor misericordioso. Feliz Año Nuevo.

    Saúdo os peregrinos de língua portuguesa nesta solenidade de Santa Maria, Mãe de Deus. Ela interceda junto ao seu Divino Filho, Príncipe da Paz, para que a humanidade se abra sempre mais ao Evangelho, único caminho para a verdadeira fraternidade.

    Serdecznie pozdrawiam wszystkich Polaków. Wam obecnym tu w Rzymie, waszym rodakom w kraju i za granicą, życzę błogosławionego Nowego Roku. Niech spełnią się nadzieje i dobre plany, jakie w nim pokładamy. Proszę Maryję, Świętą Bożą Rodzicielkę, by uprosiła pokój dla świata, by otaczała was swoją opieką i wam przewodziła. Niech Bóg wam błogosławi.

    [Saluto cordialmente tutti i Polacchi. A voi presenti qui a Roma, ai vostri connazionali nel vostro Paese e all’estero, auguro un Anno Nuovo colmo delle divine benedizioni. Che si realizzino le nostre speranze e nostri buoni propositi, che noi riponiamo in esso. Chiedo alla Santissima Madre di Dio di impetrare la pace per il mondo, sostenervi con il suo aiuto e di essere la vostra guida. Dio vi benedica.]

    Saluto tutti i pellegrini di lingua italiana, in particolare i giovani dell’Opera Don Orione.

    Buon anno a tutti!



    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 05/01/2011 12:40
                                                   


    L’UDIENZA GENERALE, 05.01.2011


    CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA


    Cari fratelli e sorelle!

    Sono lieto di accogliervi in questa prima Udienza generale del nuovo anno e di tutto cuore porgo a voi e alle vostre famiglie fervidi auguri. Il Signore del tempo e della storia guidi i nostri passi sulla via del bene e conceda a ciascuno abbondanza di grazia e prosperità. Ancora circondati dalla luce del Santo Natale, che ci invita alla gioia per la venuta del Salvatore, siamo oggi alla vigilia dell’Epifania, in cui celebriamo la manifestazione del Signore a tutte le genti.

    La festa del Natale affascina oggi come una volta, più di altre grandi feste della Chiesa; affascina perché tutti in qualche modo intuiscono che la nascita di Gesù ha a che fare con le aspirazioni e le speranze più profonde dell’uomo. Il consumismo può distogliere da questa interiore nostalgia, ma se nel cuore c’è il desiderio di accogliere quel Bambino che porta la novità di Dio, che è venuto per donarci la vita in pienezza, le luci degli addobbi natalizi possono diventare piuttosto un riflesso della Luce che si è accesa con l’incarnazione di Dio.
    Nelle celebrazioni liturgiche di questi giorni santi abbiamo vissuto in modo misterioso ma reale l’ingresso del Figlio di Dio nel mondo e siamo stati illuminati ancora una volta dalla luce del suo fulgore. Ogni celebrazione è presenza attuale del mistero di Cristo e in essa si prolunga la storia della salvezza. A proposito del Natale, il Papa san Leone Magno afferma: “Anche se la successione delle azioni corporee ora è passata, come è stato ordinato in anticipo nel disegno eterno…, tuttavia noi adoriamo continuamente lo stesso parto della Vergine che produce la nostra salvezza” (Sermone sul Natale del Signore 29,2), e precisa: “perché quel giorno non è passato in modo tale che sia anche passata la potenza dell’opera che allora fu rivelata” (Sermone sull’Epifania 36,1). Celebrare gli eventi dell’incarnazione del Figlio di Dio non è semplice ricordo di fatti del passato, ma è rendere presenti quei misteri portatori di salvezza.
    Nella Liturgia, nella celebrazione dei Sacramenti, quei misteri si rendono attuali e diventano efficaci per noi, oggi.

    Ancora san Leone Magno afferma: “Tutto ciò che il Figlio di Dio fece e insegnò per riconciliare il mondo, non lo conosciamo soltanto nel racconto di azioni compiute nel passato, ma siamo sotto l’effetto del dinamismo di tali azioni presenti” (Sermone 52,1).

    Nella
    Costituzione sulla sacra liturgia, il Concilio Vaticano II sottolinea come l’opera della salvezza realizzata da Cristo continua nella Chiesa mediante la celebrazione dei santi misteri, grazie all’azione dello Spirito Santo. Già nell’Antico Testamento, nel cammino verso la pienezza della fede, abbiamo testimonianze di come la presenza e l’azione di Dio sia mediata attraverso i segni, ad esempio, quello del fuoco (cfr Es 3,2ss; 19,18). Ma a partire dall’Incarnazione avviene qualcosa di sconvolgente: il regime di contatto salvifico con Dio si trasforma radicalmente e la carne diventa lo strumento della salvezza: “Verbum caro factum est”, “il Verbo si fece carne”, scrive l’evangelista Giovanni e un autore cristiano del III secolo,
    Tertulliano, afferma: “Caro salutis est cardo”, “la carne è il cardine della salvezza” (De carnis resurrectione, 8,3: PL 2,806).

    Il Natale è già la primizia del “sacramentum-mysterium paschale”, è cioè l’inizio del mistero centrale della salvezza che culmina nella passione, morte e risurrezione, perché Gesù comincia l’offerta di se stesso per amore fin dal primo istante della sua esistenza umana nel grembo della Vergine Maria. La notte di Natale è quindi profondamente legata alla grande veglia notturna della Pasqua, quando la redenzione si compie nel sacrificio glorioso del Signore morto e risorto.

    Lo stesso presepio, quale immagine dell’incarnazione del Verbo, alla luce del racconto evangelico, allude già alla Pasqua ed è interessante vedere come in alcune icone della Natività nella tradizione orientale, Gesù Bambino venga rappresentato avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia che ha la forma di un sepolcro; un’allusione al momento in cui Egli verrà deposto dalla croce, avvolto in un lenzuolo e messo in un sepolcro scavato nella roccia (cfr Lc 2,7; 23,53).

    Incarnazione e Pasqua non stanno una accanto all’altra, ma sono i due punti chiave inseparabili dell’unica fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio Incarnato e Redentore. Croce e Risurrezione presuppongono l’Incarnazione. Solo perché veramente il Figlio, e in Lui Dio stesso, “è disceso” e “si è fatto carne”, morte e risurrezione di Gesù sono eventi che risultano a noi contemporanei e ci riguardano, ci strappano dalla morte e ci aprono ad un futuro in cui questa “carne”, l’esistenza terrena e transitoria, entrerà nell’eternità di Dio. In questa prospettiva unitaria del Mistero di Cristo, la visita al presepio orienta alla visita all’Eucaristia, dove incontriamo presente in modo reale il Cristo crocifisso e risorto, il Cristo vivente.

    La celebrazione liturgica del Natale, allora, non è solo ricordo, ma è soprattutto mistero; non è solo memoria, ma anche presenza. Per cogliere il senso di questi due aspetti inscindibili, occorre vivere intensamente tutto il Tempo natalizio come la Chiesa lo presenta. Se lo consideriamo in senso lato, esso si estende per quaranta giorni, dal 25 dicembre al 2 febbraio, dalla celebrazione della Notte di Natale, alla Maternità di Maria, all’Epifania, al Battesimo di Gesù, alle nozze di Cana, alla Presentazione al Tempio, proprio in analogia con il Tempo pasquale, che forma un’unità di cinquanta giorni, fino alla Pentecoste.

    La manifestazione di Dio nella carne è l’avvenimento che ha rivelato la Verità nella storia. Infatti, la data del 25 dicembre, collegata all’idea della manifestazione solare – Dio che appare come luce senza tramonto sull’orizzonte della storia –, ci ricorda che non si tratta solo di un’idea, quella che Dio è la pienezza della luce, ma di una realtà per noi uomini già realizzata e sempre attuale: oggi, come allora, Dio si rivela nella carne, cioè nel “corpo vivo” della Chiesa peregrinante nel tempo, e nei Sacramenti ci dona oggi la salvezza.
    I simboli delle celebrazioni natalizie, richiamati dalle Letture e dalle preghiere, danno alla liturgia di questo Tempo un senso profondo di “epifania” di Dio nel suo Cristo-Verbo incarnato, cioè di “manifestazione” che possiede anche un significato escatologico, orienta cioè agli ultimi tempi.

    Già nell’Avvento le due venute, quella storica e quella alla fine della storia, erano direttamente collegate; ma è in particolare nell’Epifania e nel Battesimo di Gesù che la manifestazione messianica si celebra nella prospettiva delle attese escatologiche: la consacrazione messianica di Gesù, Verbo incarnato, mediante l’effusione dello Spirito Santo in forma visibile, porta a compimento il tempo delle promesse e inaugura i tempi ultimi.

    Occorre riscattare questo Tempo natalizio da un rivestimento troppo moralistico e sentimentale. La celebrazione del Natale non ci propone solo degli esempi da imitare, quali l’umiltà e la povertà del Signore, la sua benevolenza e amore verso gli uomini; ma è piuttosto l’invito a lasciarci trasformare totalmente da Colui che è entrato nella nostra carne. San Leone Magno esclama: “il Figlio di Dio … si è congiunto a noi e ha congiunto noi a sé in modo tale che l’abbassamento di Dio fino alla condizione umana divenisse un innalzamento dell’uomo fino alle altezze di Dio” (Sermone sul Natale del Signore 27,2).

    La manifestazione di Dio è finalizzata alla nostra partecipazione alla vita divina, alla realizzazione in noi del mistero della sua incarnazione. Tale mistero è il compimento della vocazione dell’uomo.

    Ancora san Leone Magno spiega l’importanza concreta e sempre attuale per la vita cristiana del mistero del Natale: “le parole del Vangelo e dei Profeti … infiammano il nostro spirito e ci insegnano a comprendere la Natività del Signore, questo mistero del Verbo fatto carne, non tanto come un ricordo di un avvenimento passato, quanto come un fatto che si svolge sotto i nostri occhi… è come se ci venisse ancora proclamato nella solennità odierna: «Vi do l’annunzio di una grande gioia, che sarà per tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore che è il Cristo Signore»” (Sermone sul Natale del Signore 29,1). Ed aggiunge: “Riconosci, cristiano, la tua dignità, e, fatto partecipe della natura divina, bada di non ricadere, con una condotta indegna, da tale grandezza, nella primitiva bassezza” (Sermone 1 sul Natale del Signore, 3).

    Cari amici, viviamo questo Tempo natalizio con intensità: dopo aver adorato il Figlio di Dio fatto uomo e deposto nella mangiatoia, siamo chiamati a passare all’altare del Sacrificio, dove Cristo, il Pane vivo disceso dal cielo, si offre a noi quale vero nutrimento per la vita eterna. E ciò che abbiamo veduto con i nostri occhi, alla mensa della Parola e del Pane di Vita, ciò che abbiamo contemplato, ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo fatto carne, annunciamolo con gioia al mondo e testimoniamolo generosamente con tutta la nostra vita.

    Rinnovo di cuore a tutti voi e ai vostri cari sentiti auguri per il Nuovo Anno e vi auguro una buona festività dell’Epifania. 


                                        Pope Benedict XVI arrives for his weekly general audience on January 5, 2011 at Paul VI hall at The Vatican.


    [Modificato da Caterina63 05/01/2011 15:04]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 06/01/2011 11:30
    Come è da tradizione, alla Messa dell'Epifania di Nostro Signore viene ANNUNCIATO IL CALENDARIO LITURGICO DELLA PASQUA nel Nuovo Anno....

    queste le date:

    Annunzio del giorno della Pasqua

    Il Diacono:

    Noveritis, fratres carissimi,

    quod annuente Dei misericordia,

    sicut de Nativitate Domini

    nostri Iesu Christi gavisi

    sumus, ita et de Resurrectione

    eiusdem Salvatoris nostri

    gaudium vobis annuntiamus.

    Sappiate, fratelli carissimi, che,

    con il favore della misericordia

    di Dio, come ci siamo rallegrati

    per la Nascita del nostro

    Signore Gesù Cristo, così

    vi annunciamo la gioia della Risurrezione

    dello stesso nostro

    Salvatore.

    Die nona martii erit dies Cinerum,

    et initium ieiunii sacratissimæ

    Quadragesimæ.

    Il 9 marzo sarà il giorno delle

    Ceneri, inizio del digiuno della

    sacra Quaresima.

    Die vicesima quarta aprilis sanctum

    Pascha Domini nostri Iesu

    Christi cum gaudio celebrabitis.

    Il 24 aprile celebreremo con

    gioia la Santa Pasqua del nostro

    Signore Gesù Cristo;

    Die secunda iunii erit Ascensio

    Domini nostri Iesu Christi.

    il 2 giugno, l’Ascensione del Signore;

    Die duodecima iunii sollemnitas

    Pentecostes.

    il 12 giugno, la solennità di Pentecoste;

    Die vicesima tertia iunii sanctissimi

    Corporis et Sanguinis

    Christi.

    il 23 giugno, la solennità del

    Santissimo Corpo e Sangue di

    Cristo.

    Die vicesima septima novembris

    Dominica prima Adventus Domini

    nostri Iesu Christi, cui est

    honor et gloria, in sæcula sæculorum.

    Amen.

    Il 27 novembre sarà la prima

    Domenica dell’Avvento del Signore

    nostro Gesù Cristo: a lui

    sia onore e gloria nei secoli dei

    secoli.
    Amen.

     



    ************************************************

    CAPPELLA PAPALE NELLA SOLENNITÀ DELLA EPIFANIA DEL SIGNORE, 06.01.2011

    Alle ore 10 di oggi, Solennità dell’Epifania del Signore, il Santo Padre Benedetto XVI celebra la Santa Messa nella Basilica Vaticana.
    Riportiamo di seguito il testo dell’omelia che il Papa pronuncia dopo la proclamazione del Santo Vangelo e l’annunzio del giorno della Pasqua, che quest’anno si celebra il 24 aprile:


    OMELIA DEL SANTO PADRE


    Pope Benedict XVI (L) celebrates the solemnity of the Epiphany at St Peter's basilica on January 6, 2011 at The Vatican. The Epiphany feast day celebrates the visit of the Three Kings, or Magi, to the infant Jesus.Pope Benedict XVI celebrates the solemnity of the Epiphany at St Peter's basilica on January 6, 2011 at The Vatican. The Epiphany feast day celebrates the visit of the Three Kings, or Magi, to the infant Jesus.

    Pope Benedict XVI arrives to celebrate the solemnity of the Epiphany at St Peter's basilica on January 6, 2011 at The Vatican. The Epiphany feast day celebrates the visit of the Three Kings, or Magi, to the infant Jesus.

    Pope Benedict XVI (L) celebrates the solemnity of the Epiphany at St Peter's basilica on January 6, 2011 at The Vatican. The Epiphany feast day celebrates the visit of the Three Kings, or Magi, to the infant Jesus.


    Cari fratelli e sorelle
    ,

    nella solennità dell’Epifania la Chiesa continua a contemplare e a celebrare il mistero della nascita di Gesù salvatore. In particolare, la ricorrenza odierna sottolinea la destinazione e il significato universali di questa nascita. Facendosi uomo nel grembo di Maria, il Figlio di Dio è venuto non solo per il popolo d’Israele, rappresentato dai pastori di Betlemme, ma anche per l’intera umanità, rappresentata dai Magi. Ed è proprio sui Magi e sul loro cammino alla ricerca del Messia (cfr Mt 2,1-12) che la Chiesa ci invita oggi a meditare e a pregare. Nel Vangelo abbiamo ascoltato che essi, giunti a Gerusalemme dall’Oriente, domandano: "Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo" (v. 2). Che genere di persone erano, e che specie di stella era quella? Essi erano probabilmente dei sapienti che scrutavano il cielo, ma non per cercare di "leggere" negli astri il futuro, eventualmente per ricavarne un guadagno; erano piuttosto uomini "in ricerca" di qualcosa di più, in ricerca della vera luce, che sia in grado di indicare la strada da percorrere nella vita. Erano persone certe che nella creazione esiste quella che potremmo definire la "firma" di Dio, una firma che l’uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare. Forse il modo per conoscere meglio questi Magi e cogliere il loro desiderio di lasciarsi guidare dai segni di Dio è soffermarci a considerare ciò che essi trovarono, nel loro cammino, nella grande città di Gerusalemme.

    Anzitutto incontrarono il re Erode. Certamente egli era interessato al bambino di cui parlavano i Magi; non però allo scopo di adorarlo, come vuole far intendere mentendo, ma per sopprimerlo. Erode è un uomo di potere, che nell’altro riesce a vedere solo un rivale da combattere. In fondo, se riflettiamo bene, anche Dio gli sembra un rivale, anzi, un rivale particolarmente pericoloso, che vorrebbe privare gli uomini del loro spazio vitale, della loro autonomia, del loro potere; un rivale che indica la strada da percorrere nella vita e impedisce, così, di fare tutto ciò che si vuole.

    Erode ascolta dai suoi esperti delle Sacre Scritture le parole del profeta Michea (5,1), ma il suo unico pensiero è il trono. Allora Dio stesso deve essere offuscato e le persone devono ridursi ad essere semplici pedine da muovere nella grande scacchiera del potere.

    Erode è un personaggio che non ci è simpatico e che istintivamente giudichiamo in modo negativo per la sua brutalità. Ma dovremmo chiederci: forse c’è qualcosa di Erode anche in noi? Forse anche noi, a volte, vediamo Dio come una sorta di rivale? Forse anche noi siamo ciechi davanti ai suoi segni, sordi alle sue parole, perché pensiamo che ponga limiti alla nostra vita e non ci permetta di disporre dell’esistenza a nostro piacimento?

    Cari fratelli e sorelle, quando vediamo Dio in questo modo finiamo per sentirci insoddisfatti e scontenti, perché non ci lasciamo guidare da Colui che sta a fondamento di tutte le cose. Dobbiamo togliere dalla nostra mente e dal nostro cuore l’idea della rivalità, l’idea che dare spazio a Dio sia un limite per noi stessi; dobbiamo aprirci alla certezza che Dio è l’amore onnipotente che non toglie nulla, non minaccia, anzi, è l’Unico capace di offrirci la possibilità di vivere in pienezza, di provare la vera gioia.

    I Magi poi incontrano gli studiosi, i teologi, gli esperti che sanno tutto sulle Sacre Scritture, che ne conoscono le possibili interpretazioni, che sono capaci di citarne a memoria ogni passo e che quindi sono un prezioso aiuto per chi vuole percorrere la via di Dio.

    Ma, afferma sant’Agostino, essi amano essere guide per gli altri, indicano la strada, ma non camminano, rimangono immobili.

    Per loro le Scritture diventano una specie di atlante da leggere con curiosità, un insieme di parole e di concetti da esaminare e su cui discutere dottamente. Ma nuovamente possiamo domandarci: non c’è anche in noi la tentazione di ritenere le Sacre Scritture, questo tesoro ricchissimo e vitale per la fede della Chiesa, più come un oggetto per lo studio e la discussione degli specialisti, che come il Libro che ci indica la via per giungere alla vita

    Penso che, come ho indicato nell’Esortazione apostolica Verbum Domini, dovrebbe nascere sempre di nuovo in noi la disposizione profonda a vedere la parola della Bibbia, letta nella Tradizione viva della Chiesa (n. 18), come la verità che ci dice che cosa è l’uomo e come può realizzarsi pienamente, la verità che è la via da percorrere quotidianamente, insieme agli altri, se vogliamo costruire la nostra esistenza sulla roccia e non sulla sabbia.

    E veniamo così alla stella.

    Che tipo di stella era quella che i Magi hanno visto e seguito? Lungo i secoli questa domanda è stata oggetto di discussione tra gli astronomi. Keplero, ad esempio, riteneva che si trattasse di una "nova" o una "supernova", cioè di una di quelle stelle che normalmente emanano una luce debole, ma che possono avere improvvisamente una violenta esplosione interna che produce una luce eccezionale. Certo, cose interessanti, ma che non ci guidano a ciò che è essenziale per capire quella stella. Dobbiamo riandare al fatto che quegli uomini cercavano le tracce di Dio; cercavano di leggere la sua "firma" nella creazione; sapevano che "i cieli narrano la gloria di Dio" (Sal 19,2); erano certi, cioè che Dio può essere intravisto nel creato.

    Ma, da uomini saggi, sapevano pure che non è con un telescopio qualsiasi, ma con gli occhi profondi della ragione alla ricerca del senso ultimo della realtà e con il desiderio di Dio mosso dalla fede, che è possibile incontrarlo, anzi si rende possibile che Dio si avvicini a noi. L’universo non è il risultato del caso, come alcuni vogliono farci credere.

    Contemplandolo, siamo invitati a leggervi qualcosa di profondo: la sapienza del Creatore, l’inesauribile fantasia di Dio, il suo infinito amore per noi. Non dovremmo lasciarci limitare la mente da teorie che arrivano sempre solo fino a un certo punto e che – se guardiamo bene – non sono affatto in concorrenza con la fede, ma non riescono a spiegare il senso ultimo della realtà. Nella bellezza del mondo, nel suo mistero, nella sua grandezza e nella sua razionalità non possiamo non leggere la razionalità eterna, e non possiamo fare a meno di farci guidare da essa fino all’unico Dio, creatore del cielo e della terra. Se avremo questo sguardo, vedremo che Colui che ha creato il mondo e Colui che è nato in una grotta a Betlemme e continua ad abitare in mezzo a noi nell’Eucaristia, sono lo stesso Dio vivente, che ci interpella, ci ama, vuole condurci alla vita eterna.

    Erode, gli esperti delle Scritture, la stella. Ma seguiamo il cammino dei Magi che giungono a Gerusalemme. Sopra la grande città la stella sparisce, non si vede più. Che cosa significa? Anche in questo caso dobbiamo leggere il segno in profondità. Per quegli uomini era logico cercare il nuovo re nel palazzo reale, dove si trovavano i saggi consiglieri di corte. Ma, probabilmente con loro stupore, dovettero costatare che quel neonato non si trovava nei luoghi del potere e della cultura, anche se in quei luoghi venivano offerte loro preziose informazioni su di lui. Si resero conto, invece, che, a volte, il potere, anche quello della conoscenza, sbarra la strada all’incontro con quel Bambino.

    La stella li guidò allora a Betlemme, una piccola città; li guidò tra i poveri, tra gli umili, per trovare il Re del mondo. I criteri di Dio sono differenti da quelli degli uomini; Dio non si manifesta nella potenza di questo mondo, ma nell’umiltà del suo amore, quell’amore che chiede alla nostra libertà di essere accolto per trasformarci e renderci capaci di arrivare a Colui che è l’Amore. Ma anche per noi le cose non sono poi così diverse da come lo erano per i Magi. Se ci venisse chiesto il nostro parere su come Dio avrebbe dovuto salvare il mondo, forse risponderemmo che avrebbe dovuto manifestare tutto il suo potere per dare al mondo un sistema economico più giusto, in cui ognuno potesse avere tutto ciò che vuole. In realtà, questo sarebbe una sorta di violenza sull’uomo, perché lo priverebbe di elementi fondamentali che lo caratterizzano. Infatti, non sarebbero chiamati in causa né la nostra libertà, né il nostro amore. La potenza di Dio si manifesta in modo del tutto differente: a Betlemme, dove incontriamo l’apparente impotenza del suo amore. Ed è là che noi dobbiamo andare, ed è là che ritroviamo la stella di Dio.

    Così ci appare ben chiaro anche un ultimo elemento importante della vicenda dei Magi: il linguaggio del creato ci permette di percorrere un buon tratto di strada verso Dio, ma non ci dona la luce definitiva. Alla fine, per i Magi è stato indispensabile ascoltare la voce delle Sacre Scritture: solo esse potevano indicare loro la via. E’ la Parola di Dio la vera stella, che, nell’incertezza dei discorsi umani, ci offre l’immenso splendore della verità divina. Cari fratelli e sorelle, lasciamoci guidare dalla stella, che è la Parola di Dio, seguiamola nella nostra vita, camminando con la Chiesa, dove la Parola ha piantato la sua tenda. La nostra strada sarà sempre illuminata da una luce che nessun altro segno può darci. E potremo anche noi diventare stelle per gli altri, riflesso di quella luce che Cristo ha fatto risplendere su di noi.

    Amen
    .


    [Modificato da Caterina63 15/12/2012 14:56]
    Fraternamente CaterinaLD

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    00 06/01/2011 17:36
    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 06.01.2011

    Al termine della
    Santa Messa celebrata nella Basilica Vaticana in occasione della Solennità dell’Epifania del Signore, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Celebriamo oggi l’Epifania, la manifestazione di Gesù a tutte le genti, rappresentate dai Magi, che giunsero a Betlemme dall’Oriente per rendere omaggio al Re dei Giudei, la cui nascita essi avevano conosciuto dall’apparire di una nuova stella nel cielo (cfr Mt 2,1-12).
    In effetti, prima dell’arrivo dei Magi, la conoscenza di questo avvenimento era andata poco al di là della cerchia familiare: oltre che a Maria e a Giuseppe, e probabilmente ad altri parenti, esso era noto ai pastori di Betlemme, i quali, udito il gioioso annuncio, erano accorsi a vedere il bambino mentre ancora giaceva nella mangiatoia. La venuta del Messia, l’atteso delle genti predetto dai Profeti, rimaneva così inizialmente nel nascondimento.
    Finché, appunto, giunsero a Gerusalemme quei misteriosi personaggi, i Magi, a domandare notizie del "re dei Giudei", nato da poco. Ovviamente, trattandosi di un re, si recarono al palazzo reale, dove risiedeva Erode. Ma questi non sapeva nulla di tale nascita e, molto preoccupato, convocò subito i sacerdoti e gli scribi, i quali, sulla base della celebre profezia di Michea (cfr 5,1), affermarono che il Messia doveva nascere a Betlemme. E infatti, ripartiti in quella direzione, i Magi videro di nuovo la stella, che li guidò fino al luogo dove si trovava Gesù. Entrati, si prostrarono e lo adorarono, offrendo doni simbolici: oro, incenso e mirra. Ecco l’epifania, la manifestazione: la venuta e l’adorazione dei Magi è il primo segno della singolare identità del figlio di Dio, che è anche figlio della Vergine Maria. Da allora cominciò a propagarsi la domanda che accompagnerà tutta la vita di Cristo, e che in vari modi attraversa i secoli: chi è questo Gesù?

    Cari amici, questa è la domanda che la Chiesa vuole suscitare nel cuore di tutti gli uomini: chi è Gesù? Questa è l’ansia spirituale che spinge la missione della Chiesa: far conoscere Gesù, il suo Vangelo, perché ogni uomo possa scoprire sul suo volto umano il volto di Dio, e venire illuminato dal suo mistero d’amore.

    L’Epifania preannuncia l’apertura universale della Chiesa, la sua chiamata ad evangelizzare tutte le genti. Ma l’Epifania ci dice anche in che modo la Chiesa realizza questa missione: riflettendo la luce di Cristo e annunciando la sua Parola. I cristiani sono chiamati ad imitare il servizio che fece la stella per i Magi.

    Dobbiamo risplendere come figli della luce, per attirare tutti alla bellezza del Regno di Dio. E a quanti cercano la verità, dobbiamo offrire la Parola di Dio, che conduce a riconoscere in Gesù "il vero Dio e la vita eterna" (1 Gv 5,20).

    Ancora una volta, sentiamo in noi una profonda riconoscenza per Maria, la Madre di Gesù. Ella è l’immagine perfetta della Chiesa che dona al mondo la luce di Cristo: è la Stella dell’evangelizzazione. "Respice Stellam", ci dice san Bernardo: guarda la Stella, tu che vai in cerca della verità e della pace; volgi lo sguardo a Maria, e Lei ti mostrerà Gesù, luce per ogni uomo e per tutti i popoli.

    DOPO L’ANGELUS DOPO L’ANGELUS

    Rivolgo di cuore il mio saluto e i più fervidi auguri ai fratelli e alle sorelle delle Chiese Orientali che domani celebreranno il Santo Natale. La bontà di Dio, apparsa in Gesù Cristo, Verbo incarnato, rafforzi in tutti la fede, la speranza e la carità, e dia conforto alle comunità che sono nella prova.

    Ricordo poi che l’Epifania è la Giornata Missionaria dei Bambini, proposta dalla Pontificia Opera della Santa Infanzia. Tanti bambini e ragazzi, organizzati nelle parrocchie e nelle scuole, formano una rete spirituale e di solidarietà per aiutare i loro coetanei più in difficoltà. È molto bello e importante che i bambini crescano con una mentalità aperta al mondo, con sentimenti di amore e di fraternità, superando l’egocentrismo e il consumismo. Cari bambini e ragazzi, con la vostra preghiera e il vostro impegno voi collaborate alla missione della Chiesa. Vi ringrazio per questo e vi benedico!

    Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i giovani dell’Oratorio San Vittore di Verbania e i partecipanti al corteo storico-folcloristico, che quest’anno è animato dalle famiglie di Città di Castello e dell’Alta Valle del Tevere. A tutti auguro una buona festa dell’Epifania.


    Pope Benedict XVI celebrates an Epiphany Mass inside St. Peter's Basilica, at the Vatican, Thursday, Jan. 6, 2011. Benedict XVI is stunned by the wave of violence and intolerance toward Christians around the world, Italy's top churchman said Thursday at Epiphany services."Together with the Holy Father, Benedict XVI, we are stunned in the face of religious intolerance and so much violence, and we are asking ourselves, in sorrow: why?'' said Cardinal Angelo Bagnasco, president of Italy's bishops conference in an Epiphany homily in Genoa. Benedict told pilgrims and tourists he was offering heartfelt greeting and wishes to "the brothers and sisters of the Eastern churches who tomorrow will celebrate Holy Christmas.'' The feast day recalls the Gospel's account of the journey by the three kings or "wise men,'' guided by a star, to pay homage to the baby Jesus, and many faithful exchange gifts.
    Pope Benedict XVI waves as he arrives to celebrate the Epiphany mass in Saint Peter's Basilica at the Vatican January 6, 2011.Pope Benedict XVI waves as he leaves after the Epiphany mass in Saint Peter's Basilica at the Vatican January 6, 2011.

    Pope Benedict XVI, framed by Christmas tree decorations, delivers his blessing from his studio window overlooking St. Peter's Square following an Epiphany Mass, at the Vatican, Thursday, Jan. 6, 2011. Benedict XVI is stunned by the wave of violence and intolerance toward Christians around the world, Italy's top churchman said Thursday at Epiphany services."Together with the Holy Father, Benedict XVI, we are stunned in the face of religious intolerance and so much violence, and we are asking ourselves, in sorrow: why?'' said Cardinal Angelo Bagnasco, president of Italy's bishops conference in an Epiphany homily in Genoa. Benedict told pilgrims and tourists he was offering heartfelt greeting and wishes to "the brothers and sisters of the Eastern churches who tomorrow will celebrate Holy Christmas.''.


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 09/01/2011 13:17
    SANTA MESSA NELLA CAPPELLA SISTINA E AMMINISTRAZIONE DEL SACRAMENTO DEL BATTESIMO DEI BAMBINI, 09.01.2011

    In this picture made available by the Vatican newspaper Osservatore Romano, Pope Benedict XVI baptizes a baby in an intimate ceremony in the Sistine Chapel on Sunday that marked the end of the Christmas season, at the Vatican, Sunday, Jan. 9, 2011. Standing under Michelangelo's magnificent "Last Judgment'' fresco, the Pope poured water on the foreheads of 13 baby boys and eight baby girls. Some babies screamed, other squirmed, some slept through it.

    In this picture made available by the Vatican newspaper Osservatore Romano, Pope Benedict XVI baptizes a baby in an intimate ceremony in the Sistine Chapel, at the Vatican, Sunday, Jan. 9, 2011. Standing under Michelangelo's magnificent "Last Judgment'' fresco, the Pope poured water on the foreheads of 13 baby boys and eight baby girls. Some babies screamed, other squirmed, some slept through it.



    Alle ore 10 di oggi - Festa del Battesimo del Signore - il Santo Padre Benedetto XVI presiede nella Cappella Sistina la Santa Messa nel corso della quale amministra il Sacramento del Battesimo a 21 neonati. I battezzandi - 13 bambini e 8 bambine - sono tutti figli di dipendenti vaticani o della Santa Sede; il più grande ha quattro mesi e la più piccola quattro settimane di vita.
    Nel corso del sacro rito, dopo la lettura del Vangelo, il Papa pronuncia la seguente omelia:


    OMELIA DEL SANTO PADRE

    Cari fratelli e sorelle,

    sono lieto di darvi un cordiale benvenuto, in particolare a voi, genitori, padrini e madrine dei 21 neonati ai quali, tra poco, avrò la gioia di amministrare il Sacramento del Battesimo. Come è ormai tradizione, tale rito avviene anche quest’anno nella santa Eucaristia con cui celebriamo il Battesimo del Signore. Si tratta della Festa che, nella prima domenica dopo la solennità dell’Epifania, chiude il tempo natalizio con la manifestazione del Signore al Giordano.

    Secondo il racconto dell’evangelista Matteo (3,13-17), Gesù venne dalla Galilea al fiume Giordano, per farsi battezzare da Giovanni; infatti, da tutta la Palestina accorrevano per ascoltare la predicazione di questo grande profeta, l’annuncio dell’avvento del Regno di Dio, e per ricevere il battesimo, cioè per sottoporsi a quel segno di penitenza che richiamava alla conversione dal peccato. Pur chiamandosi battesimo, esso non aveva il valore sacramentale del rito che celebriamo oggi; come ben sapete, è infatti con la sua morte e risurrezione che Gesù istituisce i Sacramenti e fa nascere la Chiesa.

    Quello amministrato da Giovanni, era un atto penitenziale, un gesto che invitava all’umiltà di fronte a Dio, invitava ad un nuovo inizio: immergendosi nell’acqua, il penitente riconosceva di avere peccato, implorava da Dio la purificazione dalle proprie colpe ed era inviato a cambiare i comportamenti sbagliati, quasi morendo nell’acqua e risorgendo a una nuova vita.

    Per questo, quando il Battista vede Gesù che, in fila con i peccatori, viene a farsi battezzare, rimane sbalordito; riconoscendo in Lui il Messia, il Santo di Dio, Colui che è senza peccato, Giovanni manifesta il suo sconcerto: egli stesso, il battezzatore avrebbe voluto farsi battezzare da Gesù. Ma Gesù lo esorta a non opporre resistenza, ad accettare di compiere questo atto, per operare ciò che è conveniente ad «adempiere ogni giustizia». Con questa espressione, Gesù manifesta di essere venuto nel mondo per fare la volontà di Colui che lo ha mandato, per compiere tutto ciò che il Padre gli chiede; è per obbedire al Padre che Egli ha accettato di farsi uomo. Questo gesto rivela anzitutto chi è Gesù: è il Figlio di Dio, vero Dio come il Padre; è Colui che "si è abbassato" per farsi uno di noi, Colui che si è fatto uomo e ha accettato di umiliarsi fino alla morte di croce (cfr Fil 2,7). Il battesimo di Gesù, di cui oggi facciamo memoria, si colloca in questa logica dell’umiltà e della solidarietà: è il gesto di Colui che vuole farsi in tutto uno di noi e si mette realmente in fila con i peccatori; Lui, che è senza peccato, si lascia trattare come peccatore (cfr 2Cor 5,21), per portare sulle sue spalle il peso della colpa dell’intera umanità, anche della nostra colpa. È il "servo di Dio" di cui ci ha parlato il profeta Isaia nella prima lettura (cfr 42,1). La sua umiltà è dettata dal voler stabilire una comunione piena con l’umanità, dal desiderio di realizzare una vera solidarietà con l’uomo e con la sua condizione. Il gesto di Gesù anticipa la Croce, l’accettazione della morte per i peccati dell’uomo. Questo atto di abbassamento, con cui Gesù vuole uniformarsi totalmente al disegno d’amore del Padre e conformarsi con noi, manifesta la piena sintonia di volontà e di intenti che vi è tra le persone della Santissima Trinità. Per tale atto d’amore, lo Spirito di Dio si manifesta e viene come una colomba sopra di Lui, e in quel momento l’amore che unisce Gesù al Padre viene testimoniato a quanti assistono al battesimo da una voce dall’alto che tutti odono. Il Padre manifesta apertamente agli uomini, a noi, la comunione profonda che lo lega al Figlio: la voce che risuona dall’alto attesta che Gesù è obbediente in tutto al Padre e che questa obbedienza è espressione dell’amore che li unisce tra di loro. Perciò, il Padre ripone il suo compiacimento in Gesù, perché riconosce nell’agire del Figlio il desiderio di seguire in tutto alla sua volontà: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento» (Mt 3,17). E questa parola del Padre allude anche, in anticipo, alla vittoria della risurrezione e ci dice come dobbiamo vivere per stare nel compiacimento del Padre, comportandoci come Gesù.

    Cari genitori, il Battesimo che voi oggi chiedete per i vostri bambini, li inserisce in questo scambio d’amore reciproco che vi è in Dio tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; per questo gesto che sto per compiere, si riversa su di loro l’amore di Dio, inondandoli dei suoi doni. Attraverso il lavacro dell’acqua, i vostri figli vengono inseriti nella vita stessa di Gesù, che è morto sulla croce per liberarci dal peccato e risorgendo ha vinto la morte. Perciò, immersi spiritualmente nella sua morte e resurrezione, essi vengono liberati dal peccato originale ed in loro ha inizio la vita della grazia, che è la vita stessa di Gesù Risorto. «Egli - afferma San Paolo - ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone» (Tt 2,14).

    Cari amici, donandoci la fede, il Signore ci ha dato ciò che vi è di più prezioso nella vita, e cioè il motivo più vero e più bello per cui vivere: è per grazia che abbiamo creduto in Dio, che abbiamo conosciuto il suo amore, con cui vuole salvarci e liberarci dal male. La fede è il grande dono con il quale ci dà anche la vita eterna, la vera vita.

    Ora voi, cari genitori, padrini e madrine, chiedete alla Chiesa di accogliere nel suo seno questi bambini, di dare loro il Battesimo; e questa richiesta la fate in ragione del dono della fede che voi stessi avete, a vostra volta, ricevuto. Con il profeta Isaia, ogni cristiano può ripetere: "il Signore mi ha plasmato suo servo fin dal seno materno" (cfr 49,5); così, cari genitori, i vostri figli sono un dono prezioso del Signore, il quale ha riservato per sé il loro cuore, per poterlo ricolmare del suo amore. Attraverso il sacramento del Battesimo, oggi li consacra e li chiama a seguire Gesù, attraverso la realizzazione della loro vocazione personale secondo quel particolare disegno d’amore che il Padre ha in mente per ciascuno di essi; meta di questo pellegrinaggio terreno sarà la piena comunione con Lui nella felicità eterna.

    Ricevendo il Battesimo, questi bambini ottengono in dono un sigillo spirituale indelebile, il "carattere", che segna interiormente per sempre la loro appartenenza al Signore e li rende membra vive del suo corpo mistico, che è la Chiesa. Mentre entrano a far parte del Popolo di Dio, per questi bambini, inizia oggi un cammino che dovrebbe essere un cammino di santità e di conformazione a Gesù, una realtà che è posta in loro come il seme di un albero splendido, che deve essere fatto crescere.

    Perciò, comprendendo la grandezza di questo dono, fin dai primi secoli si ha avuto la premura di dare il Battesimo ai bambini appena nati. Certamente, ci sarà poi bisogno di un’adesione libera e consapevole a questa vita di fede e d’amore, ed è per questo che è necessario che, dopo il Battesimo, essi vengano educati nella fede, istruiti secondo la sapienza della Sacra Scrittura e gli insegnamenti della Chiesa, così che cresca in loro questo germe della fede che oggi ricevono e possano raggiungere la piena maturità cristiana. La Chiesa, che li accoglie tra i suoi figli, deve farsi carico, assieme ai genitori e ai padrini, di accompagnarli in questo cammino di crescita.

    La collaborazione tra comunità cristiana e famiglia è quanto mai necessaria nell’attuale contesto sociale, in cui l’istituto familiare è minacciato da più parti e si trova a far fronte a non poche difficoltà nella sua missione di educare alla fede. Il venir meno di stabili riferimenti culturali e la rapida trasformazione a cui è continuamente sottoposta la società, rendono davvero arduo l’impegno educativo. Perciò, è necessario che le parrocchie si adoperino sempre più nel sostenere le famiglie, piccole Chiese domestiche, nel loro compito di trasmissione della fede.

    Carissimi genitori, ringrazio con voi il Signore per il dono del Battesimo di questi vostri figlioli; nell’elevare la nostra preghiera per loro, invochiamo abbondante il dono dello Spirito Santo, che oggi li consacra ad immagine di Cristo sacerdote, re e profeta. Affidandoli alla materna intercessione di Maria Santissima, chiediamo per loro vita e salute, perché possano crescere e maturare nella fede, e portare, con la loro vita, frutti di santità e d’amore. Amen!

    Pope Benedict XVI baptizes one of the 21 newborns during a solemn mass in the Sistine Chapel at the Vatican January 9, 2011.

    Pope Benedict XVI (C) arrives to lead a ceremony of baptism for 21 newborns during a solemn mass in the Sistine Chapel at the Vatican January 9, 2011.



    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 09.01.2011

    Conclusa
    la Santa Messa con l’amministrazione del Battesimo ad un gruppo di bambini nella Cappella Sistina, il Santo Padre a mezzogiorno si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Oggi la Chiesa celebra il Battesimo del Signore, festa che conclude il tempo liturgico del Natale. Questo mistero della vita di Cristo mostra visibilmente che la sua venuta nella carne è l’atto sublime di amore delle Tre Persone divine.

    Possiamo dire che da questo solenne avvenimento l’azione creatrice, redentrice e santificatrice della Santissima Trinità sarà sempre più manifesta nella missione pubblica di Gesù, nel suo insegnamento, nei miracoli, nella sua passione, morte e risurrezione. Leggiamo, infatti, nel Vangelo secondo san Matteo che «appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: "Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento"» (3,16-17). Lo Spirito Santo "dimora" sul Figlio e ne testimonia la divinità, mentre la voce del Padre, proveniente dai cieli, esprime la comunione d’amore. «La conclusione della scena del battesimo ci dice che Gesù ha ricevuto questa "unzione" autentica, che Egli è l’Unto [il Cristo] atteso» (Gesù di Nazaret, Milano 2007, 47-48), a conferma della profezia di Isaia: «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio» (Is 42,1). È davvero il Messia, il Figlio dell’Altissimo che, uscendo dalle acque del Giordano, stabilisce la rigenerazione nello Spirito e apre, a quanti lo vogliono, la possibilità di divenire figli di Dio.

    Non a caso, infatti, ogni battezzato acquista il carattere di figlio a partire dal nome cristiano, segno inconfondibile che lo Spirito Santo fa nascere «di nuovo» l’uomo dal grembo della Chiesa.

    Il beato Antonio Rosmini afferma che «il battezzato subisce una segreta ma potentissima operazione, per la quale egli viene sollevato all’ordine soprannaturale, vien posto in comunicazione con Dio» (Del principio supremo della metodica…, Torino 1857, n. 331). Tutto questo si è nuovamente avverato questa mattina, durante la celebrazione eucaristica nella Cappella Sistina, dove ho conferito il sacramento del Battesimo a 21 neonati.

    Cari amici, il Battesimo è l’inizio della vita spirituale, che trova la sua pienezza per mezzo della Chiesa. Nell’ora propizia del Sacramento, mentre la Comunità ecclesiale prega e affida a Dio un nuovo figlio, i genitori e i padrini s’impegnano ad accogliere il neo-battezzato sostenendolo nella formazione e nell’educazione cristiana. E’ questa una grande responsabilità, che deriva da un grande dono! Perciò, desidero incoraggiare tutti i fedeli a riscoprire la bellezza di essere battezzati e appartenere alla grande famiglia di Dio, e a dare gioiosa testimonianza della propria fede, affinché essa generi frutti di bene e di concordia.

    Lo chiediamo per intercessione della Beata Vergine Maria, Aiuto dei cristiani, alla quale affidiamo i genitori che si stanno preparando al Battesimo dei loro bambini, come pure i catechisti. Tutta la comunità partecipi alla gioia della rinascita dall’acqua e dallo Spirito Santo!

    DOPO L’ANGELUS

    Nel contesto della preghiera mariana, desidero riservare un particolare ricordo alla popolazione di Haiti, ad un anno dal terribile terremoto, a cui purtroppo ha fatto seguito anche una grave epidemia di colera. Il Cardinale Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, si reca oggi nell’Isola caraibica, per esprimere la mia costante vicinanza e quella di tutta la Chiesa.

    Saluto il gruppo di Parlamentari italiani, qui presenti, e li ringrazio per il loro impegno, condiviso con altri colleghi, in favore della libertà religiosa. Con loro saluto anche i fedeli copti qui presenti a cui rinnovo la mia vicinanza.

    Je vous salue cordialement, chers pèlerins francophones ! Le Baptême du Seigneur que nous célébrons aujourd’hui clôt le cycle de Noël et nous introduit dans le temps ordinaire. Nous revivons notre propre naissance en Jésus-Christ qui fait de nous ses frères, et nous comble de l’amour de son Père. Ouvrons nos cœurs au souffle de l’Esprit Saint pour rester fidèles à notre vocation de fils de Dieu. Que la Vierge Marie intercède pour nous ! Bon dimanche à tous !

    I am pleased to welcome all the visitors and pilgrims present for this Angelus prayer. Today the Church celebrates the Baptism of the Lord and contemplates once more the revelation of God who is close to humanity, who visits his people in the person of Jesus Christ, in order to set them free from the tyranny of sin and death. May we open the doors of our hearts to Christ and welcome him into the world of today. God’s abundant blessings be upon all of you!

    Ein herzliches „Grüß Gott" sage ich den Pilgern und Besuchern aus den Ländern deutscher Sprache. Die Kirche feiert heute das Fest der Taufe Jesu. Am Jordan offenbart der Vater seinen geliebten Sohn, der Mensch geworden ist, um durch sein Leiden und Auferstehen die Welt zu erlösen. Durch das Sakrament der Taufe haben wir Teil an der Erlösung und werden zu Kindern Gottes. So gehören wir zu Christi geheimnisvollem Leib, der Kirche, und tragen seine Gnade und sein Leben in uns. Danken wir dem Herrn voll Freude für dieses Geschenk und bekennen wir Christus als den Bruder und Erlöser der Menschen. Gott segne euch alle!

    Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española. En este domingo, que sigue a la Fiesta de la Epifanía, celebramos el Bautismo del Señor, concluyendo así el tiempo litúrgico de la Navidad. El Padre manifiesta en el Jordán a Jesús, como su Hijo amado, ungido por el Espíritu, revelando también así el misterio del nuevo bautismo por el que llegamos a ser en verdad hijos suyos. Que la intercesión de la Santísima Virgen María os ayude a ser imagen de aquel que hemos conocido semejante a nosotros en la carne y renueve en todos la vocación a la santidad a la que se está llamado por el bautismo. Feliz domingo.

    Pozdrawiam serdecznie wszystkich Polaków. Liturgia Niedzieli Chrztu Pańskiego wiedzie nas nad Jordan, gdzie Jezus, Syn Boży przyjmuje chrzest pokuty. W ten sposób okazuje swoją solidarność z ludźmi potrzebującymi nawrócenia. Przez sakrament Chrztu wyzwala nas z grzechów, czyni każdego nowym, Bożym człowiekiem. Prośmy Go o wierność przyrzeczeniom chrzcielnym i odważne wyznawanie wiary. Niech Bóg wam błogosławi.

    [Saluto cordialmente tutti i Polacchi. La liturgia della Domenica del Battesimo del Signore ci conduce sulle rive del Giordano dove Gesù, Figlio di Dio, riceve il battesimo di penitenza. In questo modo manifesta la sua solidarietà con ogni uomo bisognoso di conversione. Gesù, attraverso il sacramento del Battesimo, ci rende liberi dai peccati, ci fa uomini nuovi, uomini di Dio. Chiediamogli di essere fedeli agli impegni assunti nel nostro Battesimo e di professare coraggiosamente la nostra fede. Dio vi benedica.]

    Saluto i pellegrini di lingua italiana, in particolare il Coro della città di Ala, presso Trento, con una rappresentanza della comunità parrocchiale e civile. A tutti auguro una buona domenica.

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    Pope Benedict XVI delivers his weekly Angelus blessing to the crowd gathered below in Saint Peter's square at the Vatican January 9, 2011. Benedict XVI baptized 21 newborns in a ceremony in the Sistine Chapel on Sunday.

    Pope Benedict XVI delivers his weekly Angelus blessing to the crowd gathered below in Saint Peter's square at the Vatican January 9, 2011. Benedict XVI baptized 21 newborns in an intimate ceremony in the Sistine Chapel on Sunday.




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    con questo messaggio si conclude anche la raccolta di testi e foto di questo Tempo Liturgico: Avvento-Natale-Epifania e Battesimo di Nostro Signore Gesù Cristo e cominciamo il Tempo Ordinario Liturgico....
    Grazie a quanti hanno seguito in comunione ecclesiale questo Tempo Santo ed auspichiamo ricchezza di grazie un fecondo Tempo missionario e di forte testimonianza della nostra identità Cattolica!


    [Modificato da Caterina63 09/01/2011 14:41]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 21/12/2011 12:17
    [SM=g1740733]ATTENZIONE: per il Tempo di Avvento, del Santo Natale e fino all'Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo + di questo Anno 2011/2012, e con il santo Padre Benedetto XVI,
     vi invitiamo a cliccare quest'altro thread CLICCATE QUI


    [SM=g1740738]


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)