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Luci ed ombre della riforma Gelmini 
Educazione 

Mercoledì 12 Gennaio 2011 19:43  dal sito: LOTTIMISTA


Un esame dei provvedimenti già in vigore da qualche tempo, ad eccezione di quelli che riguardano l’università, mostra novità importanti ma che non sono sufficienti per parlare di svolta epocale

di Vincenzo Barcellona

I termini “riforma Gelmini” designano un insieme di leggi emanate da Governo e Miur (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca), il cui scopo è quello di riformare il sistema scolastico. Non entreremo nel merito dei provvedimenti concernenti l’università approvati nel dicembre scorso tra violente contestazioni di piazza, segnale di un malessere giovanile che ha radici  non recenti e che deriva principalmente dalle difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro.

Vi sono, nella riforma, interventi che interessano le scuole di ogni ordine e grado:
 - le ore scolastiche, che potevano essere ridotte fino a 50 minuti, son tornate ad essere ore effettive di 60 minuti.
 - È stata introdotta la materia Cittadinanza e Costituzione che, oltre ai temi dell’educazione civica, comprende anche l’educazione ambientale, l’educazione stradale e  l’educazione alla legalità e ai valori del volontariato.
- Sono adottabili solo libri di testo per i quali l’editore si impegna a non pubblicare nuove edizioni prima di 5 anni per scuole elementari e 6 anni per le medie e le superiori (salvo i necessari aggiornamenti).
- Altri interventi riguardano più specificamente ciascun segmento del sistema dell’istruzione.
- Viene data alle famiglie la possibilità di anticipare l’iscrizione dei propri figli a due anni e mezzo nella scuola materna.
- Alle elementari, dall’anno scolastico 2009-2010, è stata reintrodotta la valutazione numerica in decimi e la figura del maestro unico di riferimento che sostituirà gradualmente i tre docenti per due classi precedentemente previsti nel cosiddetto “modulo”.
 - Anche nella scuola media si è tornati alla valutazione numerica in decimi e le famiglie possono optare per un aumento di due ore settimanali da utilizzare per l’apprendimento di una lingua straniera per corsi di italiano per studenti stranieri.
- È stata introdotta la prova nazionale dell’Invalsi di Italiano e Matematica, nell’esame finale di Licenza media.

I provvedimenti riguardanti le scuole superiori sono stati attivati da questo anno scolastico 2010-2011, per arrivare a pieno regime nell’anno scolastico 2014-2015. Diverse sono le novità, a partire dall’introduzione di due nuovi Licei (Scienze umane e Musicale e coreutico) e l’ampliamento del Liceo artistico, mentre gli Istituti tecnici vengono a loro volta riformati per soddisfare le attuali esigenze del mondo del lavoro.

Gli indirizzi (sperimentali e non) di Licei ed Istituti tecnici passano da oltre 700 (!) a 20.
- L’insegnamento della lingua e letteratura inglese diviene obbligatorio, per tutto il quinquennio, in ogni istituto superiore.
- L’insegnamento delle materie scientifiche viene potenziato in alcuni indirizzi.
- Il voto in condotta, anche se mai abolito in precedenza, fa media: qualora uno studente non raggiungesse i sei decimi in tutte le materie, condotta compresa, non potrà essere ammesso alla classe successiva o al ciclo successivo né potrà affrontare l’esame di maturità.

L’elenco delle novità apportate dalla riforma è molto lungo e soltanto una visione del sito del Miur può fornirne una panoramica completa (1).

È giusto mettere un tetto al numero di assenze degli allievi durante l’anno scolastico, come recentemente puntualizzato dal Miur? Siamo convinti che le Regioni debbano adeguare l’offerta formativa delle Scuole professionali al territorio? Quelle menzionate sono tutte innovazioni condivisibili.
La scuola deve pretendere di più per ciò che riguarda il comportamento degli allievi, sanzionandoli eventualmente con il cinque in condotta che fa media? Il buon senso dice di sì, anche se avevamo assistito ad una politica scolastica di precedenti ministri che lo negava.

E tuttavia la riforma Gelmini è stata annunciata a suo tempo come una riforma epocale. È così?
Se con questo aggettivo si intende che i cambiamenti che essa introduce nel mondo della scuola siano forieri di novità sconvolgenti ciò non è vero.
 Se invece si vuole far intendere che alcune derive ultratrentennali sono state invertite allora “epocale” è un aggettivo solo parzialmente appropriato.

Ho già avuto modo di affermare che se si pensa di risolvere gli odierni problemi della scuola, servendosi solamente di correttivi  tecnici, siamo fuori strada (2). D’altro canto i test PISA (3), che pure possono essere ritenuti importanti in quanto costituiscono un’asettica misurazione degli apprendimenti, non ci fanno comprendere l’ingolfata dinamica del mondo scolastico e del mondo giovanile.

Ci sono dunque elementi di vera novità nelle circolari ministeriali e nel nuovo ordinamento che sono stati introdotti dal Ministro Gelmini?

Esaminando i fatti nel modo più obiettivo possibile, siamo effettivamente in presenza di novità che rompono con una visione buonista e permissivista che è ancora ben radicata nei nostri edifici scolastici. Coraggiosamente viene rotto uno schema che vedeva la scuola quale possibile sbocco lavorativo per la disoccupazione intellettuale: è un dato di fatto che la scuola italiana abbia un elevato numero di docenti, anche se tale numero è in parte dovuto alla presenza degli insegnanti di sostegno e al fatto che vi sono tante scuole con pochi alunni in paesi di montagna e nelle numerose isole. Purtroppo ci sarà qualcuno che pagherà un prezzo dovuto a decenni di mancanza di chiarezza, ma non vi sono riforme che siano completamente indolori.

Quali sono allora le ombre?

Esaminando i provvedimenti in questione, si ha spesso l’impressione che i conti pubblici siano una preoccupazione prevalente su quella dell’esigenza di rapidi miglioramenti. In tal senso è da registrare un intervento del Presidente della Repubblica (4). C’è da chiedersi, per esempio, il motivo per cui, per alcuni posti in organico (sia docenti che non docenti) che non risultano occupati, ogni anno scolastico vengano nominati dei supplenti.
E ancora: gli istituti professionali comunemente denominati IPSIA (Istituto Professionale di Stato per l’Industria e l’Artigianato) hanno ancora un senso se viene ridimensionato il numero delle ore di pratica, completando la “licealizzazione” di questo tipo di scuola iniziata molti anni fa? Molti pensano che si voglia chiudere nel giro di alcuni anni questo genere di scuola demandando la formazione professionale ai centri regionali.
Si sottovaluta in tal modo il pericolo di un abbassamento del livello culturale che si potrebbe conseguentemente avere a causa di un’eccessiva enfatizzazione dell’attività pratica, a scapito di quella culturale per non parlare del reclutamento degli insegnanti di tali centri che avviene in via discrezionale, al di fuori delle graduatorie stilate dal Miur.

In conclusione: non si percepisce una riaffermazione della centralità della scuola e della figura dell’insegnante, con la sua fondamentale ed insostituibile funzione; non vi sono ancora criteri per una valutazione dei docenti; non vi sono elementi di vera concorrenza tra il sistema scolastico pubblico e quello privato.
A questo si aggiunga che non vi è dibattito sulla scuola, sull’educazione e sulle tematiche ad esse attinenti, né tantomeno i politici sembrano essere veramente preparati o interessati alla problematica.
In questo contesto gli insegnanti e loro organizzazioni sono, al momento, degli interlocutori con una capacità propositiva e di contrattazione o interdizione di eventuali politiche errate, pressoché pari a zero.
A dimostrazione di questo assunto, i dati di partecipazione allo sciopero del personale della scuola 15 ottobre 2010, segnalano un’adesione del 3,1% dei lavoratori del comparto.
 
Ancora c’è molto, anzi moltissimo da fare.


(1) http://www.istruzione.it/web/hub/riforma
http://archivio.pubblica.istruzione.it/riforma_superiori/nuovesuperiori/index.html

(2) http://www.lottimista.com/cultura/35-scuola-e-formazione/118-emergenza-educativa.html
http://www.lottimista.com/cultura/35-scuola-e-formazione/148-lemergenza-educativa-futura-catastrofe-o-nuova-opportunita-parte-seconda.html
http://www.lottimista.com/cultura/35-scuola-e-formazione/176-lemergenza-educativa-futura-catastrofe-o-nuova-opportunita-terza-parte.html

Si veda pure:
http://www.lottimista.com/sacro/839-la-religione-degli-ateo-materialisti-e-i-dieci-comandamenti-nelle-scuole.html

(3) http://www.lottimista.com/cultura/35-scuola-e-formazione/1133-listruzione-in-italia-segnali-di-miglioramento.html

(4) “Per quel che riguarda la scuola l'obbiettivo di una minore spesa non può prevalere su tutti gli altri, e va formulato, punto per   punto, con grande attenzione ai contenuti e ai tempi, in un clima di dialogo. Ma ciò non può risolversi nel rifiuto di ogni revisione necessaria a fini di risparmio; deve invece tradursi nel massimo sforzo sul piano della razionalizzazione e del maggior rendimento della spesa per la scuola, sul piano del sostanziale miglioramento della sua qualità". Intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della cerimonia di apertura dell'anno scolastico 2008-2009 Palazzo del Quirinale, 29/09/2008, http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Discorso&key=1310



 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)