00 09/09/2011 09:31

MA CHI VI HA DETTO

CHE AVETE DIRITTO AD ESSERE FELICI? 1

Il papa “teologo”. Il bambino malato. I giornalisti sciacalli.


Dinanzi alle parole meravigliose del papa a Madrid,ecco il livello medio della polemica anticattolica

 

SPAGNA: SIA BENETTO IL BASTONE CHE LI PERCUOTE. IL BAMBINO MALATO DOMANDA AL PAPA:“PERCHÈ?”, LA STAMPA “RISPONDE”. UN PAPA TEOLOGO “NON PUÒ CONVINCERE. SE IL FETO “NON È” UN BAMBINO, PERCHÈ UN EBREO NON PUÒ ESSERE UN TOPO? L’OCCIDENTE DOVE “O GODI O MUORI”. LA PASSIONE PER LA VITA DEL CATTOLICESIMO. IL “SILENZIO” DI DIO? VERAMENTE DIO HA PARLATO: NEI COMANDAMENTI. LO ABBIAMO ASCOLTATO?

(Parte prima)

 

 

Morte morte morte! Godere o morire. Questa è sempre, in ogni contesto, mutando solo in unaltro sinonimo il medesimo sostantivo, la loro unica risposta a ogni problema. In questo, i giacobini, sono e saranno sempre inconciliabili col cristianesimo, e qualsiasi “risposta” del papa a ogni domanda, prima ancora che la risposta giunga, prima ancora della domanda stessa, sarà condannata come non “convincente”, perchè tale è secondo il loro “schema”, se non secondo la realtà della quale, come abbiamo visto, se ne strafottono. Il cattolicesimo ama l’autentico, loro la rappresentazione farsesca della realtà; il cattolicesimo ama pazzamente la vita, a tal punto che della stessa sofferenza e della morte fa momenti qualificanti della vita stessa, vita ulteriore, passaggio a una vita superiore. Proprio perchè il cattolicesimo odia il nulla, odia anche la morte. Il cattolicesimo, per dire Cristo, ha sconfitto la morte, l’ha cancellata, annientata, ridotta a “vita” essa stessa. Gli altri invece, come questi giornalisti nichilisti, amano la morte, come ogni “nichilista”, e ne vedono sempre non un “passaggio” a vita ulteriore, ma la soluzione finale alle vite che “non val la pena” d’essere vissute, secondo loro. Si inizia col “diritto di morire” e si finisce col “dovere” di far morire chi non avrebbe “diritto” a vivere

 

 

 di Antonio Margheriti Mastino

 

SPAGNA: SIA BENEDETTO IL BASTONE CHE LI PERCUOTE

E Zapatero manganellò i contestatori

Il papa è stato in Spagna: la sua GMG è stata non solo un trionfo mondano, come magari poteva succedere in passato; al contrario, il silenzio carico di significati da parte di tutti nei momenti più sacri, la parola (parole che stavolta sono state meravigliose) gravida di contenuti del papa, erano parte corposa e maggioritaria di quel “successo” che, dunque, era affatto solo statistico: gioia sì, ma restando concentrati con serietà sull’Essenziale (l’adorazione, prima di tutto). Niente caciaronerie e giovanilismi anacronistici come qualche lustro fa, da parte di papaboys acchitarrati, schiamazzanti, non di rado patetici e con la testa rivolta a tutt’altro che non alle parole del papa, semmai gli prestavano un occhio per i tanti enfatizzati “gesti”, e per i quali le GMG spesso erano un’occasione ulteriore per un generale facimm ammuina.

Un viaggio davvero trionfale, dunque: anche perchè la polizia spagnola, proprio perchè non è italiana e non ha sul collo giudici-ideologi radical-chic, quando c’è stato da benedire (menare) ha benedetto senza risparmio di aspersorio (manganello) i guastafeste. Che poi altro non erano frange sparute di provocatori anarco-tossico-gay-anticristiani più qualche rottame senescente di vetero-femminista irrancidita, radunatisi per disturbare milioni di cattolici raccolti intorno al loro papa. “Sia benedetto il bastone che mi percuote!”, diceva san Francesco d’Assisi, prima di far mazzolare qualche fraticello insubordinato. Sì, proprio quello che qualche cialtrone di cattolico “adulto” oggi fa passare per “pacifista” quando non addirittura per anarchico, ecologista e antesignano di Rifondazione Comunista. La cosa che fa più piacere è che tali eroici manganellatori, son stati mandati proprio da Zapatero, giunto alla fine della sua parabola politica e rivoluzionaria, a percuotere santamente la sua stessa sciagurata base elettorale. Dopotutto, se non per rispetto al papa, almeno c’era da difendere la manna caduta dall’orbe cattolica di milioni di fedeli-turisti che hanno riversato su Madrid un vero capitale, una colata d’oro, per albergatori, ristoratori, musei: tutti! E dato che sono marxisti, e siccome per il marxismo l’economia è tutto e il resto è sovrastruttura, per loro i soldi son soldi e… pecunia, fosse anche cattolica, non olet, finchè finisce nelle loro tasche. Tutto si paga: tutti si comprano. I marxisti per primi, in base ai loro stessi principi.

 

 

IL BAMBINO MALATO DOMANDA AL PAPA:“PERCHÈ?”. LA STAMPA “RISPONDE”

Benedetto XVI e un piccolo malato romano

Fatto sta che l’ultimo giorno, il grande vecchio papa, uscendo dall’Escorial, si è trovato davanti un ragazzino sulla sedia a rotelle. Il quale, pare – così la raccontano i giornali, almeno – ha fatto tenacemente di tutto, per superare i servizi di sicurezza e accostare il Vicario di Cristo. Doveva ad ogni costo consegnare “una lettera” al papa. Lo scenario drammatico e strappalacrime c’era tutto. Scenario ideale anche per manipolatori, mestatori e sciacalli senza scrupoli. Dico questo perchè ancora non è affatto chiaro se il ragazzino ha veramente agito sua sponte e se davvero ha scritto lui tale lettera. E a giudicare da come hanno rigirato la frittata giornali laicisti e spagnoli (un’accoppiata micidiale), dall’artificiosità di certi resoconti, dalla pretestuosità di certi commenti (classici), si potrebbe pure pensare che no, è zizzania del sacco altrui.

Al di là della malafede bavosa degli sciacalli, al di là se è onesto e sincero il quesito di quella “lettera”, se non contiene già in sé una risposta preconfezionata, apodittica o anapodittica che sia, al di là di tutto questo, la domanda c’è e merita attenzione. Più che per la risposta che ne dovrebbe scaturire, per la domanda in sé. Certe volte per capire le cose non bisogna aspettare la risposta alla domanda, bisogna andare persino oltre la domanda, risalire invece al “da dove sorge una tal domanda?”. Andare all’origine del dubbio, vero o fittizio che sia: non cosa si chiede ma perchè si è arrivati a chiederlo.

Andiamo alla notizia, riprendendola da un giornale online.

Un bambino in sedia a rotelle e malato di cancro ha chiesto a Benedetto XVI: «Santo Padre, perché Dio, se è buono e onnipotente, permette che malattie come la mia colpiscano persone innocenti?Perchè la mia malattia?». Un bambino in sedia a rotelle, ammalato di cancro, è riuscito a consegnare un bigliettino, con scritto il suo drammatico interrogativo, a Benedetto XVI.

Una domanda semplice, ma carica di emozione. Emozione che il piccolo ha dimostrato insieme a tanta tenacia per riuscire a convincere sicurezza e organizzatori a lasciarlo avvicinare al Papa. Così Benedetto XVI, uscendo dal Monastero dell’Escorial, se l’è trovato davanti. Il Santo Padre si è fermato un attimo. Ha guardato il bimbo, triste e serio. Ha preso il biglietto. Il piccolo lo ha pregato di rispondergli. E Ratzinger ha fatto cenno di sì.

Renato Farina mi disse, sorprendendomi, che l’ambiente giornalistico “è il più nichilista della terra”. E non è un caso che,subito dopo l’incontro del bambino in carrozzella col papa, si è scatenato lo sciacallaggio della stampa. Una giornalista spagnola di Tele Madrid, dando prova di tutto il cinismo viscido di cui è capace il giornalista medio, imbevuto di dottrine giacobine, chiede al bambino: «E se non ti risponde?». E il bambino dalla risposta pronta, dice: «Se non mi risponde mi darà una grande delusione perché sono anni che mi pongo questa domanda».

E siccome al peggio del giornalismo spazzatura non c’è limite, El Mundo supera se stesso e cedendo ogni argine di decenza, con insostenibile leggerezza scrive:“Una risposta probabilmente gli arriverà. Sarà sicuramente gentile, ma difficilmente potrà soddisfare il bimbo, anche se a scriverla sarà il Papa teologo”. Una affermazione superficiale che, nella sua profonda idiozia, lungi dal non dir nulla, dice anzi tutto. Sul livello di faziosità al limite del fanatismo anticattolico della stampa. E la dice lunghissima anche su quanto se ne stessero fregando, loro, le prefiche e pupari delle commozioni artificiali della tv generalista dei sentimentalismi, delle condizioni fisiche e psicologiche del bambino in carrozzella.

 

 

UN PAPA TEOLOGO “NON PUÒ CONVINCERE”

Dei sodomiti a Madrid, ignorati dai fedeli, tentano la loro provocazione al passaggio del papa

La risposta del papa difficilmente potrà soddisfare il bimbo”, perchè in fondo non è che un “teologo” e magari -non detto ma ti pare di leggerlo tra le righe- è pur sempre l’ex panzerkardinal, e come non bastasse “tedesco”, e, hai visto mai, sotto sotto nazista, anzi, magari veramente cattolico, il che è peggio. Ergo: uno così, con tanto di curriculum, quali risposte “convincenti” può mai dare?

Parlerà di cose “sorpassate” dai tempi. Vecchie: Dio, Chiesa, fede, speranza, volontà di Dio. Cose “vecchie”, che non possono convincere, immateriali, e se la Chiesa è “materiale” per quel tanto deve solo chiedere “scusa” (a chi? di cosa? A coloro che hanno sostenuto tutte le rivoluzioni e il limo sanguinario delle burocrazie che ne son derivate? Ai giacobini a prescindere?), tutte quella altre cose non si possono provare, e in più non si possono nemmeno comprare e vendere, non si trovano nei mega-store o in farmacia. Invendibili. Che questi signori siano gli stessi che negli anni hanno sposato tutti gli “ismi” ossia tutte le mode, e che mille volte sono rimasti “vedovi” di queste mode sposate e passate subito a peggior vita, mentre la Chiesa e quel “Dio inutile” durino da duemila anni, unico fenomeno tanto antico sul globo, questo, tutto questo non li induce a una minima riflessione. Il pregiudizio non ha bisogno di “prove”, non sente il bisogno di “dimostrazioni”, che invece vorrebbero per quella fede, che comunque già a priori liquidano come indimostrabile: una passione inutile. “Vecchia… fuori dal tempo”…

Ma tanto, qualunque cosa il “teologo” dirà “difficilmente soddisferà il bimbo”.

Un processo alle intenzioni, praticamente, così caro al loro padrino Robespierre. Un conato acido di determinismo storico per il quale la storia ha in sé le leggi che hanno superato, portandola all’inevitabile autodistruzione per privazione di senso, ciò che non è pura materia, la religione appunto, “oppio dei popoli” e sovrastruttura (mentre proprio questo schema marxista è fallito autodistruggendosi, come il marxismo stesso, come tutti gli schemi e le mode che lo hanno preceduto e seguito, e tuttavia sta ancora in cattedra a dar lezioni di come si sta al mondo).

In definitiva, il trionfo della malafede, di orfani d’ogni moda autoritaria e mistificatrice: il giornalismo giacobino ne è l’orfanotrofio.

 

 

SE IL FETO “NON È” UN BAMBINO, PERCHÈ UN EBREO NON PUÒ ESSERE UN TOPO?

Le risposte del papa “certamente” non saranno “soddisfacenti”.

Il papa immerso nel suo trionfo di Madrid

Vale a dire: non ce ne frega niente delle risposte del papa, e ciò che non frega a noi non deve fregare neppure a qualsiasi bambino, peggio poi se è su carrozzella. Questo da un lato. Dall’altro lato significa: la domanda c’è, ci sarà la risposta del papa, che sarà la risposta della fede di sempre. Ma ci sarebbero, volendo, pure le risposte (queste sì poco “convincenti”, anzi sinistre) che il giornalismo incancrenito dalla metastasi del nichilismo “spesso marxistoide”, come sempre Renato Farina mi dice, ha fornito a tutte queste domande.

Vecchiaia? Ci sarebbe l’eutanasia, ovvero la “dolce morte”, secondo la semantofobia ipocrita del radical-chic, se uno non si rassegna o non riesce nel dovere sociale dell’ “eterna giovinezza”.

Sofferenze? Non hanno senso. Stop. Ci sarebbe perciò, se uno non ce la fa ad essere qui e subito eternamente “felice”, il “diritto” al suicidio, ovverossia sempre l’eutanasia, panacea di tutti i “mali”, ultimo estremo atto di buonismo (pietismo pidocchioso e ideologico) sociale, che ha sostituito la caritas e la pietas cristiane.

Malattia? Neppure ha senso. Se non riesci a viveresanoebello che vivi a fare, che sei pure un peso sociale e non produci? Ma ammazzati,convincendoti che usufruisci di un “diritto” e al contempo compi un “dovere” verso il mondo. O guarisci presto e totalmente, o porti avanti un non-sense sopravvivendo.

Gravidanza indesiderata? Godere hai “diritto” a godere… certo, le conseguenze del godimento, ossia i “doveri” di una maternità “non-prevista” (viva la logica dei “razionalisti”: scopano a gambe all’aria ma una gravidanza… quella proprio non se l’aspettano), cozzano contro cotanto di “diritti della donna”, cioè le “conquiste del femminismo”? Male. Anzi bene: la soluzione c’è: aborto! Allora fai notare: ma scusate, un “diritto” del femminismo vale più delle legge di natura, ossia di un bambino che, dal momento che è stato concepito ha “diritto” (questo sì) a vivere la sua vita, che non appartiene a nessuno (se non a Dio) men che meno che alla madre… alla “donna”? La risposta del giornalista medio, nichilista marxistoide e radical-chic, qual è? “Ma quello non è un bambino. E’ solo un feto”. Che tecnicamente vuol dire bambino di pochi mesi non ancora partorito. Se la realtà (così lapalissiana in questo caso) contraddice lo schema, come per tutti gli ideologi, tanto peggio per la realtà: conta lo schema. “Quello non è un bambino”. Ed è tutta la loro “risposta”. Che possa non essere “convincente”? Non si pongono il problema: “è buonsenso”. Quello del mondo, è chiaro. Pure Goebbeles, quando andava di moda cremare vivi gli ebrei, sostenne che quello “era buonsenso”, logico, naturale, “come il gatto che caccia il topo”. E nessuno, men che meno i giornalisti, trovò da ridire: tutto logico! La moda del momento lo confermava: come all’improvviso non “sono bambini” i feti di oggi, così all’epoca “non erano uomini” gli ebrei. Allora come oggi, solo la chiesa cattolica rimase ferma a sostenere il contrario. La moda è lo spirito del mondo, e lo spirito del mondo altro non è che Lucifero.

 

 

L’OCCIDENTE DOVE “O GODI O MUORI”. LA PASSIONE PER LA VITA DEL CATTOLICESIMO

Morte morte morte! Godere o morire. Questa è sempre, in ogni contesto, mutando solo in unaltro sinonimo il medesimo sostantivo, la loro unica risposta a ogni problema. In questo sono e saranno sempre inconciliabili col cristianesimo, e qualsiasi “risposta” del papa a ogni domanda, prima ancora che la risposta giunga, prima ancora della domanda stessa, sarà condannata come non “convincente”, perchè tale è secondo il loro schema, se non secondo la realtà della quale, come abbiamo visto, se ne strafottono. Il cattolicesimo ama l’autentico, loro la rappresentazione farsesca e deformata della realtà; il cattolicesimo ama pazzamente la vita, a tal punto che della stessa sofferenza e della morte fa momenti qualificanti della vita stessa, vita ulteriore, passaggio a una vita superiore. Proprio perchè il cattolicesimo odia il nulla, odia anche la morte. Il cattolicesimo, per dire Cristo, ha sconfitto la morte, l’ha cancellata, annientata, ridotta a “vita” essa stessa. Gli altri invece, come questi giornalisti nichilisti, amano la morte, come ogni “nichilista”, e ne vedono sempre non un “passaggio” a vita ulteriore, ma la soluzione finale alle vite che “non val la pena” d’essere vissute, secondo loro. Si inizia col “diritto di morire” e si finisce col “dovere” di far morire chi non avrebbe “diritto” a vivere (essì, come non pensare ancora una volta al nazismo, altro giacobinismo, e quella sua prassi di cremare i malati cronici). Per “rispetto”, sia chiaro! Rispetto alla “volontà” del candidato a “caro estinto”. E affinchè il “candidato” se ne convinca, gli fanno il deserto attorno, gli spiegano pietosi che brutta vita è la sua, che peso -per carità: “sostenuto eroicamente”, ma sempre “sostenuto” con grande fatica-insostenibile è per i congiunti, per chi dovrebbe accudirlo, curarlo, aiutarlo a vivere, amarlo; persino per lo Stato “è un peso” (e pazienza se ha pagato per i tre quarti della sua vita le tasse). Si togliesse di torno, insomma, usufruendo di questo “nuovo diritto” dei soli, degli sconfitti, in questo mondo affollato e di vincenti. In questo mondo… alla rovescia. Alla rovescia, finchè il carnevale, per volontà divina, non finirà, come crediamo e auspichiamo, in una purga collettiva colossale che ci rimetterà nella posizione originale: i piedi per terra e la testa sul collo. Per chi avrà conservato la testa.

 

 

IL “SILENZIO” DI DIO? VERAMENTE DIO HA PARLATO: NEI COMANDAMENTI. LO ABBIAMO ASCOLTATO?

Ad Auschwitz

Giusto a ricordare subliminalmente che essendo il papa tedesco e magari, se non proprio “complice” di Hitler (in base al principio -una mania americana a ogni guerra- criminale degli Alleati della “responsabilità collettiva dei tedeschi”), almeno che è quel presunto Panzerkardinal che vive nell’immaginario dei giornalisti che tutto ignorano di cosa è la Chiesa, la sua natura e le sue funzioni, lo stesso giornale che all’inizio citavamo, conclude con questodemenziale collegamento: “Benedetto XVI si confessò già senza poter dar risposta quando visitò 5 anni fa il campo di sterminio di Auschwitz. «In un posto come questo, disse, le parole non servono. Alla fine può esserci solo un terribile silenzio, un silenzio che è un pianto del cuore rivolto a Dio. Perché Signore sei rimasto muto? Come hai potuto tollerare questo? Dov’era Dio in quel momento?».

Per la verità Benedetto disse pure altro. E se limitò le parole è perchè conosceva la malafede di tanti giornalisti, laicisti, rabbini e rabdomanti specializzati in processi alle intenzioni, che da tempo lo aspettavano in quel luogo come in una trappola, e che in quel momento, il papa, innocente come un agnello disperso in un deserto, gli volteggiavano intorno come avvoltoi, in attesa di qualche brandello di parola facile da manipolare, per tentare di assalirlo mediaticamente. Non trovarono brandelli di parole dai quali iniziare a divorarlo, e allora tentarono, senza riuscirci, di aggredirlo sul “silenzio”, manco a dire una novità in fatto di antipapismo post-bellico (e Pio XII ne sapeva qualcosa). Non riuscirono perchè Benedetto aveva fatto di quel “silenzio”, di quella “mancanza di parole”, preghiera, de profundis.

Mancano le parole” perchè al posto suo già Dio aveva parlato. Parlava al posto suo, e fu chiaro proprio da quella “mancanza di parole”, la Legge di Mosè, il vecchio e il nuovo Testamento, l’intera storia della salvezza, e il magistero papale tutto. Gli “mancano le parole” perchè quelle “parole” già Dio le aveva pronunciate: nei Comandamenti. Che cos’erano il nazismo, il comunismo, le carneficine, i campi di concentramento, gli stermini, i genocidi, e ogni altro giacobinismo, se non aver derogato, essere rimasti sordi, aver disobbedito alla Legge di Dio e della Chiesa?

I Comandamenti. Uno per tutti: Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio all’infuori di me: lo abbiamo ascoltato? Quanti semidei, divinità terrestri abbiamo invece adorato, a quanti paradisi in terra abbiamo aspirato, generando solo ulteriori inferni?

Davvero servivano le “parole”? Le “risposte”? Dallo stesso “silenzio” di Dio, esplodeva la sola domanda che tutti dovrebbero porsi, alla quale ognuno dovrebbe saper rispondere: “Cosa vi avevo detto Io?”: la Sua Legge, i Suoi Comandamenti, le sole “parole” che contassero ed avessero un senso, tutte queste belle cose, le avevamo rispettate? No, e i risultati della nostra disobbedienza, che ci ha portato alla perversione, erano sotto i nostri occhi. E il papa se ne stava inginocchiato e in preghiera nell’ennesima Auschwitz frutto della nostra apostasia. “Senza più parole”. Non ce potevano essere. Le sole che c’erano, le Parole di Dio-Cristo, erano state ignorate da molti. Allora (i nazisti e loro seguaci). Oggi (l’Occidente post-cristiano). L’uomo ha smesso di ascoltare il “silenzio” di Dio, per ascoltare soltanto se stesso e il frastuono delle sue vuote parole. Nei suoi idoli neo-pagani, di ieri di oggi di sempre, ha solo dei ventriloqui.

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)