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DIFENDERE LA VERA FEDE

LE BEATITUDINI: elisir della vera felicità

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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 05/01/2009 22:06
    Amici....vorrei che raccoglieste questa provocazione per aiutarci a parlare di questo tema che guardate...non è poi così semplice come appare......

    Gesù dice:
    NON BASTA DIRE "SIGNORE-SIGNORE".....
    OCCORRE FARE QUALCOSA..........ed anche quel FARE LA VOLONTA' di Dio...non è poi così semplice come appare.....

    Gesù dice anche: "E LA VERITA' VI FARA' LIBERI" .......ma in quale modo RAGGIUNGERE questa libertà? Nel modo che viviamo appare un paradosso perchè raggiungere questa LIBERTA' evangelica ci spinge a RINNEGARE molte mode passeggere.....alle quali non è facile rinunciare anche per via del fatto che VIVIAMO NEL MONDO, anche se ci sforziamo di NON essere DEL mondo.....siamo CITTADINI DEL CIELO....

    Come viviamo dunque QUESTO NOSTRO ESILIO TERRENO? [SM=g7831]
    Per arricchire l'argomento vi lascio una Omelia che secondo me ci aiuta ad entrare dentro il problema...

    Il segreto della felicità
    di don Paolo Curtaz sulle Beatitudini

    "Cosa devo fare per essere felice?".

    Pensateci bene: è la domanda inconscia che stamattina vi ha fatto alzare dal letto, è il motore nascosto che vi spinge ogni giorno a compiere dei gesti, a migliorare delle relazioni, a cercare, a sperare nel futuro.
    La felicità, dunque, è ciò che tutti cerchiamo, bene o male.

    Ma: come raggiungerla?

    Faccio zapping alla tivù, sfoglio qualche pagina di un settimanale, indugio su qualche pubblicità patinata: tutti sanno benissimo – così pare – in cosa consista la felicità. L'elenco sarebbe sterminato, e ognuno può fare il suo: sei felice se hai un bel fisico, se ti tieni in forma (e sei sano!), se hai un bel lavoro di responsabilità con molti, molti soldi, se sai parlare, hai fascino, sei un po' spregiudicato, politicamente corretto, se hai una bella moglia/amante-bella macchina-bella casa, se... se... se...

    Pensate che ci fanno pure credere che se vinciamo 50 miliardi al superenalotto viviamo felici! (Vero: pagherei un po' di debiti, mi compro la casa, smetto di lavorare. Ma io resto io...)

    Problema: non sono una gran bellezza, il lavoro è solo discreto e ho sempre a che fare con quel problema di stomaco, eccomi quindi declassato alla categoria degli infelici.

    Allora, insomma, siamo destinati alla frustrazione?

    Il raggiungimento della felicità è destinato a pochi pochissmi eletti? (e se così fosse perché mai quelli che rispondono a questi criteri confessano di avere grossi prolemi? Naomi Campbell insegna...).

    Tant'è: anche Dio ha qualcosa da dire a proposito.


    Una pagina forte, indigesta, che dà acidità di stomaco, al solito, il Vangelo di oggi.

    Però, dobbiamo ammetterlo, visto che è Dio che ci ha costruiti, fabbricati, magari sa meglio di tutti come funzioniamo, cosa ci rende felici.

    Gesù ne parla in Matteo e in Luca. Anzi Matteo lo pone come discorso programmatico del suo Vangelo, come Carta Costituzionale del Regno di Dio.

    Anche Luca, che leggiamo oggi, lo affida alla sua comunità come cuore dell'annuncio: ecco le Beatitudini, le parole che stupivano il grande uomo di pace Gandhi che le considerava tra le pagine più alte del pensiero umano.
    "Beati" dice Gesù.
    Che sappia il segreto della felicità? [SM=g1740717]


    Che finalmente Dio si sbottoni e spieghi l'essenziale a gli uomini evitando fatiche boia? E subito una delusione: "beati voi poveri... voi che piangete...". Ma come? Cosa significa? Semplice, geniale: la beatitudine, la felicità non consiste certo nella povertà, nella sofferenza (non facciamo dire stupidaggini a Gesù: Dio non ama la sofferenza!) ma in Dio, perché chi soffre, chi ha fame si rivolge a lui.


    E' come se Gesù dicesse: "Se, malgrado la povertà, la sofferenza, la persecuzione, sei felice, allora la tua felicità è posta altrove: beato".

    Sì, amici, Gesù svela che l'origine della felicità è nel sentirsi amato da Dio, nel leggere la propria storia nella grande storia d'amore di Dio
    . La beatitudine è altrove, è dentro, è in Dio.

    Beato se capisci questo[SM=g1740717] : allora neppure la sofferenza, la povertà, la fame possono distaccarti da questo grande oceano di felicità che è il cuore di Dio.


    Geremia conferma questa riflessione, come il ritornello del salmo che abbiamo proclamato: "Beato chi pone la speranza del Signore". Gesù, mentre parla, si rivolge ai suoi uditori: "beati voi poveri": li conosce, li vede, parla loro: Dio li ama, perché lui si è fatto povero. E Luca aggiunge a sorpresa quattro "guai": ce lo vediamo Gesù che alza lo sguardo verso Gerusalemme e vede i ricchi, i sazi, i prepotenti e annuncia loro i "guai".

    No, Gesù non maledice, Dio è incapace di augurare il male lui che è bene
    . Gesù vede la conseguenza di una ricchezza, di un'arroganza che chiudono il cuore
    . Un cuore sazio si dimentica, un cuore affannato non si accorge della verità, un cuore in ansia per la ricchezza è schiavo, non libero, del proprio potere. Quant'è drammaticamente vero!


    Quante persone "realizzate" conosco e che pure sono umanamente miseri, spiritualmente aridi. Realizzati, sì, temuti, invidiati eppure soli con la propria supponenza, estranei al mistero della vita...

    Anche noi, come Geremia, siamo posti di fronte a due scelte: la mentalità di questo mondo che ci dice che per essere felici occorre essere e possedere, riuscire e apparire, o quella di Gesù che dice che basta lasciarsi incontrare da Dio.

    Che non abbia ragione Dio, una volta tanto? [SM=g1740722]



    Luca 6

    17
    Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, 18 che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. 19 Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.
    20 Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
    «Beati voi poveri,
    perché vostro è il regno di Dio.
    21 Beati voi che ora avete fame,
    perché sarete saziati.
    Beati voi che ora piangete,
    perché riderete.
    22 Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. 23 Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
    24 Ma guai a voi, ricchi,
    perché avete già la vostra consolazione.
    25 Guai a voi che ora siete sazi,
    perché avrete fame.
    Guai a voi che ora ridete,
    perché sarete afflitti e piangerete.
    26 Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
    Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.
    27 Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, 28 benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. 29 A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. 30 Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. 31 Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. 32 Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 33 E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34 E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35 Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.
    36 Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. 37 Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; 38 date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio».
    39 Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca? 40 Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. 41 Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? 42 Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
    43 Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. 44 Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. 45 L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.
    46 Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? 47 Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: 48 è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. 49 Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande».








    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 30/01/2011 19:15
    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 30.01.2011

    Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
    Presenti oggi, tra gli altri, i Ragazzi dell’Azione Cattolica della diocesi di Roma che concludono con la "Carovana della Pace" il mese di gennaio da loro tradizionalmente dedicato al tema della pace. Al termine della preghiera dell’Angelus due bambini, invitati nell’appartamento pontificio, liberano dalla finestra due colombe, simbolo di pace.
    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    In questa quarta domenica del Tempo Ordinario, il Vangelo presenta il primo grande discorso che il Signore rivolge alla gente, sulle dolci colline intorno al Lago di Galilea. «Vedendo le folle – scrive san Matteo –, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro» (Mt 5,1-2).
    Gesù, nuovo Mosè, «prende posto sulla "cattedra" della montagna» (Gesù di Nazaret, Milano 2007, p. 88) e proclama «beati» i poveri in spirito, gli afflitti, i misericordiosi, quanti hanno fame della giustizia, i puri di cuore, i perseguitati (cfr Mt 5,3-10). Non si tratta di una nuova ideologia, ma di un insegnamento che viene dall’alto e tocca la condizione umana, proprio quella che il Signore, incarnandosi, ha voluto assumere, per salvarla.

    Perciò, «il Discorso della montagna è diretto a tutto il mondo, nel presente e nel futuro … e può essere compreso e vissuto solo nella sequela di Gesù, nel camminare con Lui» (Gesù di Nazaret, p. 92).

    Le Beatitudini sono un nuovo programma di vita, per liberarsi dai falsi valori del mondo e aprirsi ai veri beni, presenti e futuri. Quando, infatti, Dio consola, sazia la fame di giustizia, asciuga le lacrime degli afflitti, significa che, oltre a ricompensare ciascuno in modo sensibile, apre il Regno dei Cieli. «Le Beatitudini sono la trasposizione della croce e della risurrezione nell’esistenza dei discepoli» (ibid., p. 97). Esse rispecchiano la vita del Figlio di Dio che si lascia perseguitare, disprezzare fino alla condanna a morte, affinché agli uomini sia donata la salvezza.

    Afferma un antico eremita: «Le Beatitudini sono doni di Dio, e dobbiamo rendergli grandi grazie per esse e per le ricompense che ne derivano, cioè il Regno dei Cieli nel secolo futuro, la consolazione qui, la pienezza di ogni bene e misericordia da parte di Dio … una volta che si sia divenuti immagine del Cristo sulla terra» (Pietro di Damasco, in Filocalia, vol. 3, Torino 1985, p. 79).

    Il Vangelo delle Beatitudini si commenta con la storia stessa della Chiesa, la storia della santità cristiana, perché – come scrive san Paolo – «quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono» (1 Cor 1,27-28). Per questo la Chiesa non teme la povertà, il disprezzo, la persecuzione in una società spesso attratta dal benessere materiale e dal potere mondano.

    Sant’Agostino ci ricorda che «non giova soffrire questi mali, ma sopportarli per il nome di Gesù, non solo con animo sereno, ma anche con gioia» (De sermone Domini in monte, I, 5,13: CCL 35, 13).

    Cari fratelli e sorelle, invochiamo la Vergine Maria, la Beata per eccellenza, chiedendo la forza di cercare il Signore (cfr Sof 2,3) e di seguirlo sempre, con gioia, sulla via delle Beatitudini.

    DOPO L’ANGELUS

    Si celebra in questa domenica la "Giornata mondiale dei malati di lebbra", promossa negli anni ‘50 del secolo scorso da Raoul Follereau e riconosciuta ufficialmente dall’ONU. La lebbra, pur essendo in regresso, purtroppo colpisce ancora molte persone in condizione di grave miseria. A tutti i malati assicuro una speciale preghiera, che estendo a quanti li assistono e, in diversi modi, si impegnano a sconfiggere il morbo di Hansen. Saluto in particolare l’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau, che compie 50 anni di attività.

    Nei prossimi giorni, in vari Paesi dell’Estremo Oriente si celebra, con gioia, specialmente nell’intimità delle famiglie, il capodanno lunare. A tutti quei grandi popoli auguro di cuore serenità e prosperità.

    Oggi ricorre anche la "Giornata internazionale di intercessione per la pace in Terra Santa". Mi associo al Patriarca Latino di Gerusalemme e al Custode di Terra Santa nell’invitare tutti a pregare il Signore affinché faccia convergere le menti e i cuori a concreti progetti di pace.

    Sono lieto di rivolgere un caloroso saluto ai ragazzi e alle ragazze dell’Azione Cattolica della Diocesi di Roma, guidati dal Cardinale Vicario Agostino Vallini. Cari ragazzi, anche quest’anno siete venuti numerosi, al termine della vostra "Carovana della Pace", il cui motto era: "Contiamo sulla Pace!".

    ***
    A tutti auguro una buona domenica. Ed ora, insieme con i ragazzi dell’Azione Cattolica, liberiamo le colombe, simbolo di pace.


    Pope Benedict XVI releases a dove from a window of his private apartments as he leads the Angelus prayer in Saint Peter's Square at the Vatican January 30, 2011.

    This combo image shows Pope Benedict XVI and children release a dove which flies back to the Pontif's apartment during the Sunday Angelus prayer on January 30, 2011 at The Vatican. The children are members of the youth Catholic Action.
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 13/02/2011 17:02
    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 13.02.2011

    Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Nella Liturgia di questa domenica prosegue la lettura del cosiddetto "Discorso della montagna" di Gesù, che occupa i capitoli 5, 6 e 7 del
    Vangelo di Matteo.
    Dopo le "Beatitudini", che sono il suo programma di vita, Gesù proclama la nuova Legge, la sua Torah, come la chiamano i nostri fratelli ebrei. In effetti, il Messia, alla sua venuta, avrebbe dovuto portare anche la rivelazione definitiva della Legge, ed è proprio ciò che Gesù dichiara: "Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti: non sono venuto ad abolire, ma a dare il pieno compimento".
    E, rivolto ai suoi discepoli, aggiunge: "Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli" (Mt 5,17.20). Ma in che cosa consiste questa "pienezza" della Legge di Cristo, e questa "superiore" giustizia che Egli esige?

    Gesù lo spiega mediante una serie di antitesi tra i comandamenti antichi e il suo modo di riproporli.

    Ogni volta inizia: "Avete inteso che fu detto agli antichi…", e poi afferma: "Ma io vi dico…". Ad esempio: "Avete inteso che fu detto agli antichi: "Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio". Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio" (Mt 5,21-22). E così per sei volte.

    Questo modo di parlare suscitava grande impressione nella gente, che rimaneva spaventata, perché quell’"io vi dico" equivaleva a rivendicare per sé la stessa autorità di Dio, fonte della Legge.

    La novità di Gesù consiste, essenzialmente, nel fatto che Lui stesso "riempie" i comandamenti con l’amore di Dio, con la forza dello Spirito Santo che abita in Lui. E noi, attraverso la fede in Cristo, possiamo aprirci all’azione dello Spirito Santo, che ci rende capaci di vivere l’amore divino. Perciò ogni precetto diventa vero come esigenza d’amore, e tutti si ricongiungono in un unico comandamento: ama Dio con tutto il cuore e ama il prossimo come te stesso.

    "Pienezza della Legge è la carità", scrive san Paolo (Rm 13,10).

    Davanti a questa esigenza, ad esempio, il pietoso caso dei quattro bambini Rom, morti la scorsa settimana alla periferia di questa città, nella loro baracca bruciata, impone di domandarci se una società più solidale e fraterna, più coerente nell’amore, cioè più cristiana, non avrebbe potuto evitare tale tragico fatto.

    E questa domanda vale per tanti altri avvenimenti dolorosi, più o meno noti, che avvengono quotidianamente nelle nostre città e nei nostri paesi.

    Cari amici, forse non è un caso che la prima grande predicazione di Gesù si chiami "Discorso della montagna"! Mosè salì sul monte Sinai per ricevere la Legge di Dio e portarla al Popolo eletto. Gesù è il Figlio stesso di Dio che è disceso dal Cielo per portarci al Cielo, all’altezza di Dio, sulla via dell’amore. Anzi, Lui stesso è questa via: non dobbiamo far altro che seguire Lui, per mettere in pratica la volontà di Dio ed entrare nel suo Regno, nella vita eterna. Una sola creatura è già arrivata alla cima della montagna: la Vergine Maria. Grazie all’unione con Gesù, la sua giustizia è stata perfetta: per questo la invochiamo Speculum iustitiae. Affidiamoci a lei, perché guidi anche i nostri passi nella fedeltà alla Legge di Cristo.

    DOPO L’ANGELUS

    [Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. In modo particolare mi unisco nella preghiera con i fedeli dell’Arcidiocesi di Lublino, orfana dopo l’improvvisa morte dell’Arcivescovo Józef Życiński. E’ tornato al Signore, compiendo il servizio alla Chiesa universale nella Santa Sede. Goda nella gloria dei frutti della sua vita e dell’opera pastorale. A tutti i Vescovi, sacerdoti e fedeli in Polonia imparto di cuore la mia benedizione.]

    Infine, saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli provenienti da Foligno e quelli della parrocchia di San Giovanni Leonardi in Roma. A tutti auguro una buona domenica.


                                 Pope Benedict XVI waves as he leads the Sunday Angelus prayer from the window of his private apartment at the Vatican February 13, 2011.

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 06/02/2012 17:32










    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 05.02.2012

    Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Il Vangelo di questa domenica ci presenta Gesù che guarisce i malati: dapprima la suocera di Simone Pietro, che era a letto con la febbre ed Egli, prendendola per mano, la risanò e la fece alzare; poi tutti i malati di Cafarnao, provati nel corpo, nella mente e nello spirito, ed Egli "guarì molti… e scacciò molti demoni" (Mc 1,34). I quattro Evangelisti sono concordi nell’attestare che la liberazione da malattie e infermità di ogni genere costituì, insieme con la predicazione, la principale attività di Gesù nella sua vita pubblica. In effetti, le malattie sono un segno dell’azione del Male nel mondo e nell’uomo, mentre le guarigioni dimostrano che il Regno di Dio, Dio stesso è vicino. Gesù Cristo è venuto a sconfiggere il Male alla radice, e le guarigioni sono un anticipo della sua vittoria, ottenuta con la sua Morte e Risurrezione.

    Un giorno Gesù disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati" (Mc 2,17).
    In quella circostanza si riferiva ai peccatori, che Egli è venuto a chiamare e a salvare. Rimane vero però che la malattia è una condizione tipicamente umana, in cui sperimentiamo fortemente che non siamo autosufficienti, ma abbiamo bisogno degli altri.

    In questo senso potremmo dire, con un paradosso, che la malattia può essere un momento salutare in cui si può sperimentare l’attenzione degli altri e donare attenzione agli altri! Tuttavia, essa è pur sempre una prova, che può diventare anche lunga e difficile. Quando la guarigione non arriva e le sofferenze si prolungano, possiamo rimanere come schiacciati, isolati, e allora la nostra esistenza si deprime e si disumanizza.

    Come dobbiamo reagire a questo attacco del Male?

    Certamente con le cure appropriate – la medicina in questi decenni ha fatto passi da gigante, e ne siamo grati - ma la Parola di Dio ci insegna che c’è un atteggiamento decisivo e di fondo con cui affrontare la malattia ed è quello della fede in Dio, nella sua bontà. Lo ripete sempre Gesù alle persone che guarisce: La tua fede ti ha salvato (cfr Mc 5,34.36). Persino di fronte alla morte, la fede può rendere possibile ciò che umanamente è impossibile. Ma fede in che cosa? Nell’amore di Dio.

    Ecco la vera risposta, che sconfigge radicalmente il Male. Come Gesù ha affrontato il Maligno con la forza dell’amore che gli veniva dal Padre, così anche noi possiamo affrontare e vincere la prova della malattia tenendo il nostro cuore immerso nell’amore di Dio. Tutti conosciamo persone che hanno sopportato sofferenze terribili perché Dio dava loro una serenità profonda. Penso all’esempio recente della beata Chiara Badano, stroncata nel fiore della giovinezza da un male senza scampo: quanti andavano a farle visita, ricevevano da lei luce e fiducia! Tuttavia, nella malattia,abbiamo tutti bisogno di calore umano: per confortare una persona malata, più che le parole, conta la vicinanza serena e sincera.

    Cari amici, sabato prossimo, 11 febbraio, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, è la Giornata Mondiale del Malato. Facciamo anche noi come la gente dei tempi di Gesù: spiritualmente presentiamo a Lui tutti i malati, fiduciosi che Egli vuole e può guarirli. E invochiamo l’intercessione della Madonna, specialmente per le situazioni di maggiore sofferenza e abbandono. Maria, Salute dei malati, prega per noi!

    DOPO L’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Oggi in Italia si celebra la Giornata per la Vita, iniziata per difendere la vita nascente e poi estesa a tutte le fasi e le condizioni dell’esistenza umana. Quest’anno il Messaggio dei Vescovi propone il tema: "Giovani aperti alla vita". Mi associo ai Pastori della Chiesa in Italia nell’affermare che la vera giovinezza si realizza nell’accoglienza, nell’amore e nel servizio alla vita. Mi rallegro dell’incontro promosso ieri a Roma dalle Scuole di Ostetricia e Ginecologia delle Università romane per riflettere sulla "Promozione e tutela della vita umana nascente", e saluto di cuore Mons. Lorenzo Leuzzi, i docenti e i giovani presenti oggi in Piazza San Pietro. Benvenuti! Grazie per la vostra presenza.






    Moje gorące pozdrowienie kieruję do Polaków. Z okazji Światowego Dnia Chorego pragnę zachęcić chorych i cierpiących, aby znajdowali zawsze bezpieczną kotwicę w wierze, która karmi się słuchaniem Słowa Bożego, osobistą modlitwą i sakramentami. Proszę Boga, aby towarzyszyła im wrażliwa troska bliskich, pracowników służby zdrowia i wszystkich ludzi dobrej woli. Niech ludzkie cierpienie będzie zawsze otoczone miłością! Z serca wam błogosławię.

    [Rivolgo il mio caloroso saluto ai polacchi. In occasione della Giornata Mondiale del Malato desidero incoraggiare i malati e i sofferenti a trovare sempre un’ancora sicura nella fede, alimentata dall’ascolto della Parola di Dio, dalla preghiera personale e dai Sacramenti. Chiedo a Dio che li accompagni la sensibile premura dei familiari, degli operatori sanitari e di tutti gli uomini di buona volontà. La sofferenza umana sia sempre circondata di amore! Vi benedico di cuore.]

    Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli venuti da Perugia, come pure al folto gruppo familiare che oggi si è dato appuntamento qui in Vaticano, nonostante l’inverno. La sosta presso la Tomba di San Pietro rafforzi in ciascuno la fede e la perseveranza nella vita cristiana. A tutti auguro una buona domenica. È bella la neve, ma speriamo che presto venga la primavera.
     Auguri. Buona domenica!


    [SM=g1740738]



    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)