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Perché ignorate i disassociati ?

Ultimo Aggiornamento: 29/09/2018 19:24
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13/09/2018 19:36
 
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Gli oppositori criticano il fatto che la Watchtower Society sottolinea l'importanza di riferire le accuse alla sede centrale. Ma c'è una buona ragione per questo. Vogliono assicurarsi che ogni caso sia gestito correttamente.
Vogliono assicurarsi che il corpo degli anziani non trascuri la loro politica e quindi causi problemi a tutti i soggetti coinvolti.
Alcuni critici sostengono che gli anziani non dovrebbero perdere tempo a chiamare la sede centrale della torre di guardia. Dovrebbero andare direttamente alla polizia.
Fanno sembrare che entrambe le cose non si possano fare, o che in qualche modo prolunghi la loro segnalazione alla polizia. Ma davvero che entrambe le cose non si possono fare?.
Chiamare la sede centrale non richiede molto tempo. Forse un'ora o due al massimo.
Questo argomento, naturalmente, è in realtà un argomento assurdo. Uno che è usato nel tentativo di screditare i Testimoni di Geova e la nostra politica, ma in realtà non ha alcun merito.
Ma c'è un'altra ragione per cui viene riferito alla sede dei Testimoni di Geova. Il nome dell'imputato ,dove la legge lo consente ,viene inserito nel database e conservatoNel caso potesse servire e messe a disposizione alle autorità giudiziarie ,come nel caso della australian royal commission così da poter collaborare con questi . Se dovesse mai essere accusato di nuovo, la questione sarebbe stabilita alla bocca di due testimoni e l'azione giudiziaria nella congregazione potrebbe essere presa.(un vero inferno per il pedofilo)
Questa procedura riguarda la congregazione
Ma la vittima o i loro genitori anno tutto il diritto di denunciare alle autorità, a tutta velocità.



Intanto registro che Catechista non ha ancora prodotto alcun documento in cui si descriva esattamente la procedura che seguono le ADI nei casi di abusi all'infanzia. Catechista dice che si "denuncia alla polizia" ma questa ipotetica procedura di una denuncia automatica non è scritta da nessuna parte, né pare che esiste alcun controllo per verificare che il pastore la segue o l'ignori, di fatto ciascun pastore può agire arbirariamente senza che vi sia alcuno che verifica, questo porta a distorsioni e pericoli, un pastore potrebbe non denunciare per paura, per ignoranza (non tutti sanno cosa è esattamente la pedofilia da un punto di vista legale), per proteggere un amico o un parente o peggio per non perdere la decima di un facoltoso membro della chiesa.

Insomma, i pentecostali non scrivono nulla su come si comportano con i pedofili e dovremmo pensare sulla fiducia che sono "puri" noi scriviamo tutto, lo mettiamo pure il linea a disposizione di tutti, in maniera cristallina, e viene a farci la morale accusandoci di "insabbiare" i casi? Mi tocco per vedere se ci sono!

Shalom [SM=g2037506]
[Modificato da barnabino 13/09/2018 19:41]
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FORUM TESTIMONI DI GEOVA
13/09/2018 20:58
 
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MODERATORE: CI SONO ALTRE DISCUSSIONI SUL TEMA, SE VUOI PUOI POSTARLO QUI

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[Modificato da barnabino 13/09/2018 21:39]
13/09/2018 21:59
 
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Re: Re:
Anonimo, 13/09/2018 16:47:



Catechista ha scagliato la pietra, ma voi non avete porto l'altra guancia.
In totale voi avete fatto politica. E basta.




Caro Anonimo,

Sei diventato l'avvocato difensore di catechista?
Ti ricordo che lui affermava che non esistono casi di pedofilia all'interno delle sue chiese.
Poi insinuava, senza dimostrare nulla, che "nascondiamo" i nostri pedofili.

Hai voglia a scagliare pietre!

Simon
14/09/2018 09:57
 
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Re: Re: Re:
(SimonLeBon), 13/09/2018 21.59:




Caro Anonimo,

Sei diventato l'avvocato difensore di catechista?
Ti ricordo che lui affermava che non esistono casi di pedofilia all'interno delle sue chiese.
Poi insinuava, senza dimostrare nulla, che "nascondiamo" i nostri pedofili.

Hai voglia a scagliare pietre!

Simon



Io sono avvocato di me stesso.
Mi spieghi tu uomo eletto a me uomo di mondo cosa vi serve la direttiva?
Avete bisogno di qualcuno che vi dica cosa fare in caso ci fosse un pedofilo?
Io cattolico denuncio un altro cattolico senza avere direttive.
Vuoi vedere che noi cattolici siamo meglio di tutti voi.
14/09/2018 10:35
 
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Caro Anonimo,


Mi spieghi tu uomo eletto a me uomo di mondo cosa vi serve la direttiva?



Come uomo di mondo dovresti sapere che in qualunque organizzazione è necessario stabilire procedure di intervento comuni che siano chiare e precise, questo per evitare la discrezionalità a tutela dei minori. Se lavori in qualunque organizzazione, sprattutto sanitaria, saprei che esistono protocolli e direttive di intervento su molte procedure, questo per assicurare uno standard minimo condiviso da tutti gli operatori. Molti dei problemi sorti in passato anche tra i testimoni di Geova erano dovuti anche alla mancanza di una procedura dettagliata da seguire in questi casi.


Avete bisogno di qualcuno che vi dica cosa fare in caso ci fosse un pedofilo?



Non ne abbiamo bisogno solo noi, ne hanno bisogno tutte le organizzazioni e c'è bisogno che queste procedure siano pubbliche e trasparenti, cioè note a tutti e impugnabili nel caso non fossero seguite. E' una tutela per tutti e non a caso in Australia è stata proprio la Royal Commission a chiederle, a noi come ad altre orgonizzazioni religiose. Per questo dico che è scandaloso che i pentecostali non se ne siano ancora dotati, perché lasciano spazio alla più totale discrezionalità e mancanza di trasparenza, ciascun pastore di fatto può agire come vuole e senza alcun controllo esterno sulle sue decisioni. Un pastore disonesto può omettere qualunque atto senza essere controllato da nessuno perché magari non vuole esplellere un membro facoltoso che lo mantiene con la decima.


Io cattolico denuncio un altro cattolico senza avere direttive. Vuoi vedere che noi cattolici siamo meglio di tutti voi



Il problema non è che personalmente si denunci, ma come la Chiesa in quanto organizzazione tratta il caso al suo interno. Infatti tu puoi anche denunciare il tuo parroco, ma se poi il prete pedofilo è poi trasferito in un altro paese con lo stesso ruolo mentre i tempi della legge sono lunghi, cosa succede? Capisci che dire "io denuncio" ovviamente è giusto ma non risolve il problema a livello interno di organizzazione. Ci vogliono procedure precise, per questo la Royal Commission ha raccomandato ogni chiesa di darsele.

Le direttive in fatto di abusi in effetti non riguardano come deve agire il singolo indivduo vittima o testimone di un abuso sui minori, ovvio che se vedo un abuso anche io denuncio, ma contengono le procedure che riguardano l'organizzazione. Un'organizzazione è fatta di più persone con vari ruoli, tutti possono sbagliare anche solo perché non hanno chiaro cosa fare, così le direttive servono ad assicurarsi che ciascuno segua quello standard di intervento, nell'obiettivo della trasparenza e della protezione del minore.

Shalom
[Modificato da barnabino 14/09/2018 10:48]
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FORUM TESTIMONI DI GEOVA
14/09/2018 10:57
 
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Re:
barnabino, 14/09/2018 10.35:

Caro Anonimo,


Mi spieghi tu uomo eletto a me uomo di mondo cosa vi serve la direttiva?



Come uomo di mondo dovresti sapere che in qualunque organizzazione è necessario stabilire procedure di intervento comuni che siano chiare e precise, questo per evitare la discrezionalità a tutela dei minori. Se lavori in qualunque organizzazione, sprattutto sanitaria, saprei che esistono protocolli e direttive di intervento su molte procedure, questo per assicurare uno standard minimo condiviso da tutti gli operatori. Molti dei problemi sorti in passato anche tra i testimoni di Geova erano dovuti anche alla mancanza di una procedura dettagliata da seguire in questi casi.


Avete bisogno di qualcuno che vi dica cosa fare in caso ci fosse un pedofilo?



Non ne abbiamo bisogno solo noi, ne hanno bisogno tutte le organizzazioni e c'è bisogno che queste procedure siano pubbliche e trasparenti, cioè note a tutti e impugnabili nel caso non fossero seguite. E' una tutela per tutti e non a caso in Australia è stata proprio la Royal Commission a chiederle, a noi come ad altre orgonizzazioni religiose. Per questo dico che è scandaloso che i pentecostali non se ne siano ancora dotati, perché lasciano spazio alla più totale discrezionalità e mancanza di trasparenza, ciascun pastore di fatto può agire come vuole e senza alcun controllo esterno sulle sue decisioni. Un pastore disonesto può omettere qualunque atto senza essere controllato da nessuno perché magari non vuole esplellere un membro facoltoso che lo mantiene con la decima.


Io cattolico denuncio un altro cattolico senza avere direttive. Vuoi vedere che noi cattolici siamo meglio di tutti voi



Il problema non è che personalmente si denunci, ma come la Chiesa in quanto organizzazione tratta il caso al suo interno. Infatti tu puoi anche denunciare il tuo parroco, ma se poi il prete pedofilo è poi trasferito in un altro paese con lo stesso ruolo mentre i tempi della legge sono lunghi, cosa succede? Capisci che dire "io denuncio" ovviamente è giusto ma non risolve il problema a livello interno di organizzazione. Ci vogliono procedure precise, per questo la Royal Commission ha raccomandato ogni chiesa di darsele.

Le direttive in fatto di abusi in effetti non riguardano come deve agire il singolo indivduo vittima o testimone di un abuso sui minori, ovvio che se vedo un abuso anche io denuncio, ma contengono le procedure che riguardano l'organizzazione. Un'organizzazione è fatta di più persone con vari ruoli, tutti possono sbagliare anche solo perché non hanno chiaro cosa fare, così le direttive servono ad assicurarsi che ciascuno segua quello standard di intervento, nell'obiettivo della trasparenza e della protezione del minore.

Shalom




Non sapevo che eri un dipendente dell'organizzazione testimone di Geova.
Siete tutelati anche sull'antinfortunistica?
Mi chiedo se sono queste le cose che imparate leggendo la bibbia?
Io appartengo ad una congragazione religiosa cristiana, cattolica, gestita da uomini imperfetti, sono sicuro anche senza averne le prove che nel cattolicesimo gestito da uomini ci siano gli inciuci piu impensabili del mondo, di quello che ne fanno del prete rimane un problema loro e della loro coscenza di quello che ne facciamo noi del prete è denunciarlo fin quando non lo sbattono in galera. E non ha nulla a che vedere di essere ipoccriti e dire i cattolici sono santi. Perché nessuno lo è.
14/09/2018 12:05
 
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Caro amico,


Non sapevo che eri un dipendente dell'organizzazione testimone di Geova. Siete tutelati anche sull'antinfortunistica?
Mi chiedo se sono queste le cose che imparate leggendo la bibbia?



In un'organizzazione anche i volontari sono tenuti a seguire le procedure, a loro ed altrui protezione. E si, i testimoni di Geova seguono procedure rigide anche per quanto riguarda le normative sulla sicurezza e la prevenzione delle emergenze. Questo lo si impara anche leggendo la Bibbia, che odia la pedofilia e dunque ben venga qualunque procedura e misura mirata a proteggere l'incolumità dei nostri figli.


Io appartengo ad una congragazione religiosa cristiana, cattolica, gestita da uomini imperfetti, sono sicuro anche senza averne le prove che nel cattolicesimo gestito da uomini ci siano gli inciuci piu impensabili del mondo, di quello che ne fanno del prete rimane un problema loro e della loro coscenza di quello che ne facciamo noi del prete è denunciarlo fin quando non lo sbattono in galera



Le procedure servono proprio a limitare la discrezionalità del singolo in questi come altri campi, evitare di gestire situazioni potenzialmente pericolose in modo inappropriato e senza trasparenza. Se un prete sospettato o denunciato per pedofilia per anni resta nel suo ruolo, magari trasferito altrove dove nessuno lo conisce, non è un problema solo della Chiesa Cattolica, ma è un problema anche di tutti quelli che la frequantano, compresi i minori che per il ruolo che il sacerdote ricopre potrebbero venire in contatto con lui. Procedure chiare evitano che possano crearsi situazioni del genere.


E non ha nulla a che vedere di essere ipoccriti e dire i cattolici sono santi. Perché nessuno lo è



Proprio perché che nessuno è santo o banalmente esente da errori anche in buona fede, non capisco perché ti scagli proprio contro le procedure chiare e trasparenti di cui la Royal Commision chiede alle varie chiese di dotarsi. Servono proprio per quello, al di là della buona volontà personale minimizzare il pericolo. Ben vengano e spero che anche le chiese pentecostali l'adottino invece di nascondersi dietro l'idea che sono immuni da questo peccato.

Shalom
[Modificato da barnabino 14/09/2018 12:08]
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14/09/2018 12:46
 
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     Io appartengo ad una congragazione religiosa cristiana, cattolica, gestita da uomini imperfetti, sono sicuro anche senza averne le prove che nel cattolicesimo gestito da uomini ci siano gli inciuci piu impensabili del mondo, di quello che ne fanno del prete rimane un problema loro e della loro coscenza
Mi vengo brividi a leggere le cose del genere. Con tutti i casi della pedofilia nel kk, che vengono portati alla luce del giorno.  Come si fa dire ....è un problema loro.... Ci hai minimamente pensato ai bambini ministri, che hanno a che fare con questi orchi ? Ci hai pensato a bambini che hanno a che fare con questi mostri, facendo catechesi ? Ci hai mai pensato altre mile situazioni , dove questi Mostri hanno a che fare con i bambini ???????
Tu dici che , ti è indifferente, perché problema e del orco e non tuo ! È ripudiante , leggere frasi del genere. Pure ti vanti di essere cattolico, mah ! Ben vengano espulsi, altro che  !!! Ma tanto, che cosa interessa cattolico in genere, di solito cattolici che conosco io freguentano la sua chiesa una volta all'anno.  Ma veramente non si può leggere questo completo menefreghismo .  
14/09/2018 13:22
 
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Re:
Gioconda smail, 14/09/2018 12.46:




&nbsp; &nbsp; &nbsp;Io appartengo ad una congragazione religiosa cristiana, cattolica, gestita da uomini imperfetti, sono sicuro anche senza averne le prove che nel cattolicesimo gestito da uomini ci siano gli inciuci piu impensabili del mondo, <strong>di quello che ne fanno del prete rimane un problema loro e della loro coscenza</strong>
Mi vengo brividi a leggere le cose del genere. Con tutti i casi della pedofilia nel kk, che vengono portati alla luce del giorno. &nbsp;Come si fa dire ....&egrave; un problema loro.... Ci hai minimamente pensato ai bambini ministri, che hanno a che fare con questi orchi ? Ci hai pensato a bambini che hanno a che fare con questi mostri, facendo catechesi ? Ci hai mai pensato altre mile situazioni , dove questi Mostri hanno a che fare con i bambini ???????
Tu dici che , ti &egrave; indifferente, perch&eacute; problema e del orco e non tuo ! &Egrave; ripudiante , leggere frasi del genere. Pure ti vanti di essere cattolico, mah ! Ben vengano espulsi, altro che &nbsp;!!! Ma tanto, che cosa interessa cattolico in genere, di solito cattolici che conosco io freguentano la sua chiesa una volta all'anno. &nbsp;Ma veramente non si pu&ograve; leggere questo completo menefreghismo . <img class="smile" src="http://im0.freeforumzone.it/up/0/1/21252759.gif" alt="" />&nbsp;



Io l'unica cosa che posso e devo fare è denunciare l'accaduto, segnalarlo alle forze dell'ordine. Poi se la chiesa in coscenza loro intendono tenerlo, non dipende più da me ma dipende dalla loro coscenza.
Ti è chiaro o vuoi che ti faccia un disegnino?
Prima di offendere cerca di capire cosa uno scrive.
14/09/2018 13:51
 
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Re:
Anonimo, 14/09/2018 09:57:



Io sono avvocato di me stesso.
Mi spieghi tu uomo eletto a me uomo di mondo cosa vi serve la direttiva?
Avete bisogno di qualcuno che vi dica cosa fare in caso ci fosse un pedofilo?
Io cattolico denuncio un altro cattolico senza avere direttive.
Vuoi vedere che noi cattolici siamo meglio di tutti voi.



Caro Anonimo,

te lo spiego subito: la direttiva contiene molto materiale informativo, utilissimo a prevenire casi di pedofilia, istruire i figli minorenni a come evitare certe situazioni e allarmare se le cose si mettono male.

Direi che è un peccato che non ci fosse una direttiva pubblica già molto prima, anche se c'erano degli articoli molto utili.

Adesso ho io una domanda per te: mi spieghi cosa vuol dire "essere cattolico"?
Io conosco tanti cattolici e a me pare che ognuno fa quello che gli pare, senza alcuna regola.
Anzi, quasi ogni giorno abbiamo un nuovo scandalo pedofilia nella tua chiesa, tra i preti, tra i frati, tra i vescovi che coprono i misfatti. Tu non ti sei mai accorto di niente?
Io se vedessi queste cose tra i tdG non esiterei a lasciarli, e tu?

Simon
[Modificato da (SimonLeBon) 14/09/2018 13:51]
14/09/2018 13:54
 
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Re: Re:
Anonimo, 14/09/2018 13.22:



Io l'unica cosa che posso e devo fare è denunciare l'accaduto, segnalarlo alle forze dell'ordine. Poi se la chiesa in coscenza loro intendono tenerlo, non dipende più da me ma dipende dalla loro coscenza.
Ti è chiaro o vuoi che ti faccia un disegnino?
Prima di offendere cerca di capire cosa uno scrive.



Non dire cretinerie per carità.

Vi sono mille ragioni per cui una persona nelle condizioni che descrivi potrebbe decidere di non denunciare, e la maggioranza di queste sono tutelate dalla legge.

Leggiti l'articolo prima di dare fiato alle corde vocali:

tdgonline.altervista.org/i-testimoni-di-geova-e-gli-abusi-sui-minori-un-esempio-di-omerta-o-di-disinfor...

un estratto:


_________________________________________________________________________


Si può quindi asserire che gli anziani di congregazione dei testimoni di Geova avrebbero almeno un obbligo morale di denunciare gli atti di pedofilia, laddove non sussista un’esplicita imposizione di legge? O in alternativa che essi debbano suggerire alle vittime e ai loro tutori di fare lo stesso?

Chi sostiene questo principio dovrebbe chiedersi perché l’obbligo di denuncia non è sempre previsto nei moderni ordinamenti civili, anche in alcuni fra i paesi più evoluti dal punto di vista dei diritti sociali. La verità è che proprio la delicatezza estrema della questione rende poco credibile l’idea di una norma morale valida in assoluto (‘un presunto abuso va denunciato sempre e comunque’), e più confacente a certa retorica da rotocalco che alla realtà [39]. O forse dovremmo dire: più confacente ad uno stato di dittatura che alla democrazia. Si può affermare infatti che, laddove esistesse in effetti un obbligo di denuncia, ci si dovrebbe adattare senz’altro? Ciò sarebbe necessariamente “etico” o “umano”? Poniamo il caso di quei paesi islamici in cui l’omosessualità viene sanzionata con la pena di morte: se degli anziani testimoni di Geova dovessero venire a sapere di un conservo che ha una relazione omosessuale, che anche la Bibbia condanna, dovrebbero sentirsi dunque in obbligo di segnalarlo alle autorità del paese?

Tornando alla questione abusi, anzitutto ripetiamo, e non si ripeterà mai abbastanza, che il fatto che gli anziani non presentino denuncia non significa necessariamente che questa non avrà luogo e il colpevole non subirà conseguenze, dato che la vittima e la sua famiglia hanno piena libertà di portarlo in tribunale. Se si pone il problema che gli abusi siano eventualmente denunciati dagli anziani, può essere solo perché la famiglia della vittima non ha voluto farlo. E se non l’ha fatto, è indispensabile interrogarsi sul perché di tale omissione.

È verosimile che solo chi ne abbia avuto esperienza diretta comprenderebbe la tempesta di emozioni che può scatenarsi nella psicologia di un essere umano in un caso come questo: emozioni difficilmente conciliabili con l’assurda idea di un gruppo religioso concepito come una specie di confidente della polizia. Consideriamo ad esempio il caso in cui le molestie siano state perpetrate una o due volte dal fratello maggiore di una ragazzina. Si può pretendere che la madre vada difilato dalle forze dell’ordine a denunciare il proprio figlio molestatore? Se essa rifiuta di prendere in considerazione tale alternativa, sarebbe d’accordo che lo facessero gli anziani o chiunque altro?

O immaginiamo che si senta parlare di un abuso ma ne manchino le prove: pretendereste che qualcuno, un anziano ad esempio, vada a denunciarlo? Supponete che l’autorità convochi la vittima e i suoi genitori e che questi ultimi neghino i gli abusi (in precedenza narrati nel corso di conversazioni occasionali) o affermino di non essere sicuri di cosa sia realmente accaduto. Quali pensate potrebbero essere le conseguenze per l’anziano che si è recato precipitosamente a denunciare i fatti, se non quella di subire a sua volta una reazione legale per diffamazione da parte dell’accusato, a causa di molestie che non è stato possibile dimostrare? [40] E che dire del minore e della sua famiglia, costretti a parlare alle forze dell’ordine di episodi spiacevoli e che avrebbero preferito rimanessero riservati? [41] E tutto ciò a causa di una iniziativa legale non concordata con i diretti interessati. Come si vede, l’idea per cui esisterebbe sempre e comunque l‘obbligo morale’ di denunciare gli abusi è quanto meno grossolana. Ed è una certezza ampiamente riconosciuta anche in ambito secolare. Ad esempio, secondo il NSW Health, un dipartimento australiano del Ministero della Salute (stato del Nuovo Galles), “Alle vittime si dovrebbe concedere il diritto di determinare se rivolgersi alle autorità oppure no, e la loro volontà dovrebbe essere rispettata” [42] .

Non esiste dunque una indicazione unitaria data agli anziani di denunciare gli abusi, se non laddove imposto dalla vigente legislazione. Inoltre non esiste alcuna indicazione per cui sulle famiglie delle vittime si debba fare pressione perché siano queste a esercitare il proprio diritto di presentare una denuncia. Una circolare del 2017 riportava quanto di seguito:


L’intervento della congregazione in un’accusa di abusi sessuali su minori non ha lo scopo di sostituire l’intervento delle autorità (Rom. 13:1-4). Pertanto, la vittima, i genitori o chiunque presenti un’accusa di questo genere agli anziani dovranno essere informati chiaramente che hanno il diritto di denunciare l’accaduto alle autorità (Gal. 6:5). - circolare 1/9/2017 a tutti i corpi degli anziani.



Si parla dunque di ‘informare’ di tale possibilità e non di ‘consigliarla’. Ma nemmeno tale chiara indicazione, per quanto discrepante con l’idea che fra i Testimoni vi sarebbe un problema di silenziamento omertoso dei casi di abusi, basta a soddisfare i bastian contrario della parte avversa, per i quali gli anziani dovrebbero appunto incoraggiare la denuncia e magari trascinare i genitori della vittima per il bavero della camicia alla più vicina caserma dei carabinieri per dare seguito all’azione giudiziaria: come se l’interesse primario di costoro fosse non il benessere della vittima, ma rifarsi legalmente sull’abusatore.

La pervicacia con la quale fuoriusciti e altri detrattori insistono su questo punto, quando serissime motivazioni sembrano avvertire del contrario, può apparire bizzarra, ed è invece del tutto naturale. I detrattori dei testimoni di Geova, come dicevamo in premessa, non sono mossi da una reale intenzione di vedere rivendicati i diritti delle vittime né tantomeno di contenere il fenomeno degli abusi, che costituisce anzi un prezioso input alla cultura dell’odio, ma di fare più ‘rumore’ possibile. Un caso di abusi che nasce e muore nel silenzio delle mura domestiche perde tutto il proprio potenziale di discredito verso i testimoni di Geova, mentre uno che viene denunciato ha almeno qualche possibilità di riscontrare una certa eco sui media e dunque di condizionare negativamente l’opinione pubblica. È abbastanza auto-esplicativa di questa mentalità ‘forcaiola’ l’insistenza a sdoganare per ‘immorale’ l’omissione di una denuncia anche quando non obbligatoria - o addirittura quando tale omissione è tutelata - per legge, ma, guarda caso, solo se ha per oggetto gli abusi sessuali. Non ritroviamo la stessa veemenza quando si parla di reati quali l’uso di marmitte non omologate o la violazione del copyright, fatti che, se pur possono suscitare meno abominio degli abusi sessuali, hanno parimenti un impatto sociale non indifferente.

Corre comunque l’obbligo di evidenziare che le denunce penali non sono 'passeggiate di salute', costano tempo, denaro e soprattutto risorse emotive. Agli hobbisti della polemica sfugge evidentemente il fatto che portare un minore in tribunale può significare sottoporlo ad un elevato stress psicologico, incluso quello che deriva dal rivivere, e dal descrivere ad altri, i propri traumi. Si noti questo contributo di una specialista:


"Il primo e più significativo rapporto tra minore e struttura giudiziaria è quello dell'interrogatorio e dell'audizione del minore, in cui il bambino viene ascoltato in qualità di testimone in un procedimento penale e, nei casi in cui il giudice ritenga opportuno, in un procedimento civile o amministrativo.

Le disposizioni giuridiche previste dal nostro paese, che regolano l'audizione del minore in ambito penale, sono rappresentate dalle norme del Codice di Procedura Penale. Con l'introduzione del Codice del 1988, il problema dell'audizione del minore è diventato ancora più significativo: infatti, rispetto al sistema precedente, l'adozione del modello accusatorio prevede la formazione della prova nella fase dibattimentale, cosicché le indagini precedentemente esperite e le testimonianze ottenute dagli organi di polizia giudiziaria o dal pubblico ministero devono essere necessariamente riproposte nel corso del dibattimento. Infatti, quando in dibattimento, nel corso di un esame, un testimone rende dichiarazioni diverse da quelle rese in momenti precedenti, la parte che lo interroga può contestargli la difformità.

Questo sistema, se da un lato consente, in linea generale, una duplice verifica delle dichiarazioni testimoniali, dall'altro, nei processi in cui vittima sia un minore, comporta che quest'ultimo venga sottoposto a più esperienze traumatiche per diversi motivi, in quanto è chiamato ad esporre e a rivivere per più volte la propria dolorosa esperienza". [43]




L’argomento si accompagna con un altro, e cioè: l'illusione secondo la quale adire le vie legali equivalga necessariamente a ottenere giustizia. La realtà dei fatti dice purtroppo il contrario. Secondo Nadia Somma, "nel luogo che dovrebbe restituire dignità alle vittime di violenza spesso si consuma il tradimento della fiducia nella giustizia". "Ancora oggi, il trauma del bambino e il suo essere testimone della violenza viene messo continuamente in discussione e Gloria Soavi, presidente del Cismai, ha detto che, a volte, viene considerata un’attenuante la presenza della bambina in rete con profili che sono giudicati seduttivi dagli inquirenti e dai giudici". "L’approccio alla testimonianza della parte lesa continua ad essere la ripetizione di un racconto dettagliatissimo fin nei minimi particolari delle violenze subite, esponendo le vittime ad una sorta di prova ordalica (può accadere anche a bambine o bambini) e a ciò si aggiunge l’esperienza terribile di sentire stravolgere nel processo la narrazione di ciò che in prima persona si è vissuto." [44] E, nel corso dei lavori della Royal Commission australiana (2015-2017), si riconobbe che “la risposta della giustizia criminale agli abusi sessuali sui minori comporta un procedimento lungo e difficile di segnalazione, investigazione, accusa, ricerca delle prove e prescrizione. La sentenza è uno degli stadi finali di tale processo; comunque il numero di persone giudicate e condannate per abusi sessuali su minori rappresenta una quantità piccolissima di quanti commettono tali delitti. Il tasso dei rilasci è molto alto e di conseguenza pochissimi colpevoli sono chiamati a rispondere, e solo una piccola parte delle vittime può ottenere giustizia dal processo” [45] .


La famiglia della vittima potrebbe inoltre ritenere che l’intervento delle autorità nella propria vicenda personale recherebbe una pubblicità indesiderata alla medesima, e dunque preferire che il fatto non venga reso pubblico. Le vittime degli abusi, per triste paradosso, possono essere ‘ghettizzate’ nella loro presunta condizione di persone ‘segnate a vita’ da eventi sgradevoli e ciò può comprometterne il normale inserimento nella comunità, nell’ampia gamma delle possibilità che la vita offre all’individuo sociale, dall’inserimento nel mondo del lavoro alla prospettiva di farsi una famiglia e avere dei figli. Non è strano che dei genitori mettano in campo ogni sforzo per dimenticare l’accaduto come parte del percorso di superamento del medesimo e che ciò passi talvolta anche per l’opzione della rinuncia alle vie legali.

Esistono insomma molte valide ragioni per le quali la famiglia della vittima potrebbe essere riluttante a prendere la via dei tribunali. In tutti i casi, agire d’iniziativa, o forzare o anche solo persuadere le vittime a rivolgersi alle autorità costituisce per gli anziani, come si è visto, un evidente azzardo e un attentato al sacrosanto diritto personale di decidere da sé il da farsi.
[Modificato da EverLastingLife 14/09/2018 14:11]
14/09/2018 13:56
 
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Re: Re:
(SimonLeBon), 14/09/2018 13.51:



Caro Anonimo,

te lo spiego subito: la direttiva contiene molto materiale informativo, utilissimo a prevenire casi di pedofilia, istruire i figli minorenni a come evitare certe situazioni e allarmare se le cose si mettono male.

Direi che è un peccato che non ci fosse una direttiva pubblica già molto prima, anche se c'erano degli articoli molto utili.

Adesso ho io una domanda per te: mi spieghi cosa vuol dire "essere cattolico"?
Io conosco tanti cattolici e a me pare che ognuno fa quello che gli pare, senza alcuna regola.
Anzi, quasi ogni giorno abbiamo un nuovo scandalo pedofilia nella tua chiesa, tra i preti, tra i frati, tra i vescovi che coprono i misfatti. Tu non ti sei mai accorto di niente?
Io se vedessi queste cose tra i tdG non esiterei a lasciarli, e tu?

Simon



Io sono cattolico per via del battesimo, se per questo la mia unica fonte religiosa è la storia, se fosse per me abolirei ogni congregazione gestita da uomini e lascerei la fede sotto forma individuale e soggettiva basandosi solo sulle scritture.
14/09/2018 14:03
 
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Caro Anonimo,


Io l'unica cosa che posso e devo fare è denunciare l'accaduto, segnalarlo alle forze dell'ordine. Poi se la chiesa in coscenza loro intendono tenerlo, non dipende più da me ma dipende dalla loro coscenza



Proprio per questo è bene che le tutte le organizzazioni che hanno a che fare con i minori adottino delle procedure specifiche, chiare e trasparenti. Non basta l'iniziativa personale per prevenire e ridurre gli abusi sui minori, serve anche uno sforzo a livello organizzativo e legale.


Ti è chiaro o vuoi che ti faccia un disegnino?
Prima di offendere cerca di capire cosa uno scrive



Il punto è che non si capisce bene perché ti scagli contro le indicazioni della Royal Commission secondo cui le chiese dovrebbero dotarsi di procedure trasparenti e pubbliche in merito a come trattare i casi di abusi sui minori. Queste procedure servono proprio a ridurre il rischio e costiuiscono una base anche per eventuali azioni legali, infatti se emerge che un soggetto è venuto meno a qualcuna di quelle procedure evidentemente dovrà renderne conto anche davanti alla Legge.

Ripeto, a me lascia stupito che non si sappia con precisione come le chiese pentecostali trattino i casi di pedofilia, non esiste una procedura, non esiste un controllo sui pastori, non sappiamo nulla di cosa viene fatto a livello di chiesa. Non accuso nessuno, ma c'è una grossa mancanza di trasparenza e chiarezza.

Shalom

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Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

FORUM TESTIMONI DI GEOVA
14/09/2018 14:11
 
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Re:


Esimio Moderatore
Per forza devo dedurre che sei in malafede; te sei un nominato e
secondo la direttiva del 01.10.2012 punto 4, devi chiamare il Reparto di Servizio e Reparto Legale della tua associazione, e quì non vi è un accenno ad avvisare la Polizia



Questo è un puerile errore di ragionamento, che si traduce in un errore di natura pratica. Non conosci la differenza fra "il reparto legale non dice di avvisare la Polizia" e "Il reparto legale dice di non avvisare la Polizia".

Il "reparto legale" comunque, visto che mi chiami a testimoniare in virtù della mia posizione di anziano, risponde al telefono dicendo fra le prime cose che i parenti della vittima (o quest'ultima), se vogliono, possono sporgere denuncia. Questo, se proprio ci tieni a saperlo, lo dico 'in coscienza e responsabilità davanti a Dio', anche se non saprei dire con quale autorità ti permetti di scomodarLo.




Poi al Punto 11 della direttiva vostra, è scritto che , anche per i casi di abuso ,per quanto concerne il lato disciplinare, viene ribadito che gli anziani devono avere ben presente ,la norma che non si può prendere alcuna posizione se non vi sono i due testimoni secondo il passo biblico Deut. 19, 15 e Matteo 18, 16, quindi nessuna azione disciplinare , se mancano i due testimoni.



E qui carissimo ti dai la zappa sui piedi, in quanto l' "azione disciplinare" consiste nel disassociare il colpevole. Nessun rapporto con le denunce alle forze dell'ordine. Ne deduco che sei favorevole alla nostra disciplina della disassociazione, che comprende il cosiddetto "ostracismo"?




Che ingiustizia ,non solo non chiamate la Polizia, ma nemmeno cacciate il pedofilo senza i due testimoni



Cacciare il pedofilo? Ma non siete voi denigratori a dire che l'ostracismo è "crudele, inumano, ingiusto"?

Inoltre come speri di qualificare qualcuno come 'pedofilo' se ad accusarlo è una sola persona?

Se mio figlio (imbeccato da me, perché mi stai antipatico) dicesse che l'hai molestato, questo quindi basterebbe a qualificarti come pedofilo?

Riesci a formulare un pensiero che sia figlio delle tua facoltà cerebrali, o ti limiti a riciclare i luoghi comuni dei fuoriusciti?



Da quando chi commette abusi su minori ,lo fa pubblicamente ??



Altro riciclo bovino delle stupidaggini vomitate dagli ex-tdG. Dall'articolo:



Modalità di applicazione. Giornali, servizi televisivi e altre fonti che si occupano della gestione degli abusi fra i Testimoni contestano la ‘regola dei due testimoni’ con un ragionamento che apparentemente non fa una grinza: è del tutto inverosimile che un pedofilo attui le sue mire perverse alla presenza di “almeno due testimoni”. Ma è così che funziona la prassi?

No. I detrattori ritraggono di proposito uno scenario assurdo, volto a ridicolizzare una procedura che, come si è visto, possiede solide radici nelle Scritture e nella logica. 'Testimone' di un maltrattamento, infatti, non è solo chi lo vede avvenire su terzi, ma anche il maltrattato stesso. L'abusato stesso è quindi il primo testimone del fatto.

E il secondo testimone, necessario unicamente (non dimentichiamolo) per formare un comitato giudiziario? Le istruzioni dell'Organizzazione indicano che nei casi di abusi sessuali, come per qualunque altro peccato, non è necessario che siano presenti due testimoni oculari simultaneamente. Possono essere due o più testimoni distinti di eventi distinti, ad esempio due bambini che denunciano abusi subiti da una stessa persona in due occasioni diverse [56]. Ecco cosa si legge nella circolare del 24/05/2002 a tutti i corpi degli anziani negli USA:


“Anche se indagano nel merito di ogni accusa (ricevuta), gli anziani non sono autorizzati dalle Scritture a prendere provvedimenti a livello di congregazione a meno che non ci sia una confessione o due testimoni credibili. Tuttavia, se due persone sono testimoni di episodi separati del stesso tipo di illecito, la loro testimonianza può essere considerata sufficiente per agire”. [57]



Ciò è realistico? Secondo i criminologi, l’individuo che commette un solo atto di pedofilia in tutta la vita (a volte definito ‘abusatore situazionale’) è praticamente una figura leggendaria. Il comportamento pedofilo è una ‘parafilia’ documentata, sia in cronaca che in letteratura, come ciclica e di lunga durata, anche nelle forme meno gravi, e quasi sempre prende di mira più di un bambino.

Quello che appare ovvio anche ai non addetti ai lavori è confortato da molti studi sull’argomento. Notate ad esempio gli esiti di questa indagine, condotta all’interno di un reclusorio criminale [58]:



Come evidenziato (ultima riga, colore arancione), secondo queste stime poco più di un pedofilo su 10 ha agito una volta sola nella vita: tutti gli altri reiterano senz'altro il comportamento criminale per lassi di tempo che arrivano anche a superare i 10 anni. Si può pure argomentare che il 14% di stima degli "abusatori di una sola volta" è certamente una sovrastima:
- dato che il sondaggio è stato condotto all'interno di un istituto di pena, è intervenuto appunto il provvedimento di incarcerazione a impedire il reiterarsi del crimine;
- nulla garantisce che il reato ascritto si sia verificato effettivamente una volta sola: il recluso potrebbe aver perpetrato altri abusi, non provati o mai emersi;
- non si può escludere che l’abuso sia reiterato dopo la fine della pena detentiva.

Proviamo allora a immaginare in quale concomitanza di condizioni la regola cristiana dei due testimoni potrebbe fallire: il pedofilo dovrebbe 1) concretizzare il comportamento criminoso (e l'evento è, per fortuna, raro di per sé in virtù della sua difficoltà di attuazione); 2) agire una sola volta nella vita e comunque su di un solo bambino; 3) negare le accuse.

Naturalmente tutto ciò qualifica il misfatto come improbabile, ma non impossibile. Si ricordi tuttavia che, in mancanza di due testimoni, si possono accettare valide prove indirette o indiziarie del peccato. Come dichiarato pubblicamente dai portavoce della WT, fra queste vi possono essere [59] :
- una gravidanza;
- referti medici (quali la prova del DNA), legali e di altri specialisti;
- atti processuali, inclusa una eventuale sentenza di condanna.

E se manca qualunque base per formare un comitato giudiziario, non avendo cioè gli anziani a disposizione né una confessione, né due testimoni dei fatti, né sufficienti prove indirette? I testimoni di Geova, in mancanza di dati oggettivi che permettano di attribuire colpe certe, lasciano il problema 'nelle mani di Dio'. Locuzione talvolta messa alla berlina: il che è però ingiustificato, per due motivi. Il primo motivo è che è del tutto normale, per un uomo di fede, immaginare che Dio intervenga a salvaguardare sia le vittime che l'integrità morale della congregazione. Né un credente avrebbe ragione di dubitare che un giudizio divino avverso possa colpire un molestatore che nega le accuse, e che quindi gli uomini non hanno potuto perseguire.


Che dire se l’accusato — pur negando ogni addebito — è veramente colpevole? La fa forse franca? No di certo! La questione della sua colpevolezza o innocenza si può lasciare fiduciosamente nelle mani di Geova. “I peccati di alcuni uomini sono pubblicamente manifesti, conducendo direttamente al giudizio, ma in quanto ad altri uomini i loro peccati pure divengono manifesti in seguito”. (1 Timoteo 5:24; Romani 12:19; 14:12) Il libro di Proverbi dice: “L’aspettazione dei giusti è un’allegrezza, ma la medesima speranza dei malvagi perirà”. “Quando l’uomo malvagio muore, la sua speranza perisce”. (Proverbi 10:28; 11:7) Da ultimo Geova Dio e Cristo Gesù emetteranno un giudizio eterno con giustizia. — 1 Corinti 4:5. – Torre di Guardia 1/11/95 pag.29.



Il secondo motivo è che, banalmente, gli anziani non potrebbero fare nient'altro, per il rischio (che va messo in conto, come vedremo) di rovinare la vita ad un uomo fatto bersaglio di accuse infondate. D’altro canto, il clamore fasullo che accompagna questo rilievo (presunti abusatori che non subiscono sanzioni per mancanza di due testimoni) non tiene conto che anche nella giustizia secolare molti procedimenti giudiziari si concludono con una assoluzione parziale o totale per insufficienza di prove. E, lungi dall’essere considerata una ‘falla’ del diritto, ne è invece una conquista irrinunciabile, essendo ormai accettato e difeso ovunque il principio per cui un individuo è sempre non colpevole finché non venga dimostrato il contrario (presunzione di innocenza) al di là di ogni ragionevole dubbio.

Ribadiamo in conclusione di questo capitolo due aspetti fondamentali alla sua comprensione:

1) la regola dei due testimoni non ha nulla a che fare con la denuncia dei pedofili, è solo un criterio necessario ad aprire la strada per un eventuale provvedimento di espulsione dell'individuo dai testimoni di Geova;
2) anziani e famiglia dell'abusato agiscono autonomamente. Quest'ultima può procedere in sede penale, anche in presenza di un solo episodio di abusi se ritiene, e anche se gli anziani di congregazione si ritrovano con le mani legati per l'assenza di un secondo testimone.

Mettendo a cappello questi due dati di fatto incontestabili, il teatrino imbastito dai detrattori sulla 'regola dei due testimoni' si rivela non pertinente, fallace e, se non fosse per la drammaticità dell'argomento di cui stiamo parlando, persino umoristico.

Il seguente diagramma di flusso, oltre a descrivere in forma schematica la relazione esistente fra i vari passi della procedura, ha altri due scopi:

1) mettere in evidenza il fatto che la denuncia alle autorità è un evento del tutto indipendente dall’evento ‘comitato giudiziario’: da qualunque stato del diagramma si raggiunge invariabilmente lo stato ‘denuncia possibile’.
2) mettere in evidenza che, qualunque sia l’evoluzione del caso, i detrattori trovano pretesto per una polemica (stati rossi).





[Modificato da EverLastingLife 14/09/2018 14:12]
14/09/2018 14:13
 
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Re: Re: Re:
Anonimo, 14/09/2018 13.56:



Io sono cattolico per via del battesimo, se per questo la mia unica fonte religiosa è la storia, se fosse per me abolirei ogni congregazione gestita da uomini e lascerei la fede sotto forma individuale e soggettiva basandosi solo sulle scritture.



Le quali dicono che non puoi sostenere un'accusa contro qualcuno se non vi sono due testimoni.
14/09/2018 14:16
 
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Altro estratto dall'articolo, a proposito delle denunce:



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Uniformità e distinguo nelle direttive ufficiali: il segreto confessionale. Ai più attenti non sarà sfuggito che, fermo restando il principio della libertà assoluta della vittima di denunciare l’abusatore, per quanto riguarda l’opportunità che gli anziani riferiscano i fatti criminosi avvenute nelle loro congregazioni alle autorità costituite si riscontrano invece delle differenze, ancorché sottili: in paesi come il Canada è considerato mandatorio, e così appare dalla lettura della relativa circolare, in altri casi sembra invece lasciato alla discrezionalità dei singoli. Di fatto alla domanda se, secondo la prassi dei testimoni di Geova, gli anziani debbano riferire o meno gli abusi, la risposta non è né ‘sì’ ne ‘no’, ma che i Testimoni si attengono a quanto disposto dalle autorità del paese in cui vivono [33] .

Questo approccio alla questione è l’unico possibile, in considerazione delle profonde differenze giuridiche esistenti da paese e paese. La definizione stessa di ‘abuso su minori’ non è universale, e può cambiare ad esempio in base all’età della vittima e del colpevole. L’ “età del consenso” per i rapporti sessuali è un parametro suscettibile di oscillazioni anche notevoli da un ordinamento all’altro [34] . Nel momento in cui scriviamo queste righe, in Italia l’età del consenso valida in tutti i casi è di 16 anni, ma una qualche forma di consenso può aversi anche a 13 in base alle circostanze (ad esempio, se un quindicenne ha rapporti con una tredicenne consenziente, non è punibile per legge). In paesi europei come Austria e Germania, l’età del consenso è di soli 14 anni.

A seconda dell’età dei soggetti coinvolti nel presunto abuso, la denuncia potrebbe dunque non solo non essere obbligatoria, ma addirittura non essere possibile. Ulteriori parametri che entrano in gioco nella materia, ovvero se vi siano l’obbligo e/o le basi per una denuncia penale, sono il ruolo professionale (es. operatore sanitario) di chi viene a sapere dell’abuso o il grado di parentela del molestatore, l’eventuale qualità di tutore di quest’ultimo e molti altri. E questo è uno dei motivi per cui si raccomanda agli anziani di contattare immediatamente i legali dell’Ufficio Centrale in casi di reati sessuali, che possono fornire la necessaria consulenza.

Altro fattore contemplato in giurisprudenza, e imprescindibile nel dibattito, è quello del segreto confessionale, ovvero il diritto/dovere alla riservatezza sui fatti raccolti nell’esercizio della confessione. La legge italiana tutela il segreto confessionale come parte del “segreto professionale”. Ecco cosa si legge nel Codice di Procedura Penale, articolo 200, comma 1:


“Non possono essere obbligati a deporre su quanto hanno conosciuto per ragione del proprio ministero, ufficio o professione, salvi i casi in cui hanno l'obbligo di riferirne all'autorità giudiziaria […] i ministri di confessioni religiose, i cui statuti non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.”



I sacerdoti cattolici in Italia in forza del segreto confessionale non sono tenuti alla denuncia alle autorità, nemmeno di fatti gravi come gli abusi sui minori, e quello che ad un esame epidermico può apparire come un limite o anche una grave falla morale, è rivendicato con forza dai vertici della Chiesa come un diritto imprescindibile. Il Cardinale Bagnasco, che all’epoca della dichiarazione era presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha fatto riferimento alle linee guida della CEI sulla pedofilia (02/2016) secondo le quali ‘i vescovi non sono «pubblici ufficiali» e dunque non sono obbligati a denunciare all'autorità giudiziaria casi di abusi sessuali nei confronti dei minori che sono di loro conoscenza. “Il Vaticano prescrive di rispettare le leggi nazionali e sappiamo che la legge italiana non riconosce questo dovere”’ [35] .

Nel nostro paese i ministri di culto dei testimoni di Geova “possono legittimamente appellarsi al segreto confessionale, così come fanno i preti cattolici”, come stabilito da una sentenza della Procura della Repubblica del 1997, che ha assolto dall’accusa di favoreggiamento due anziani di congregazione i quali non avevano rivelato al magistrato ciò che avevano appreso in confessione a proposito di un caso di molestie su minori. [36]

In molti degli Stati Uniti d’America, quali l’Illinois e la California, il segreto confessionale rappresenta una norma inderogabile in questa delicata materia. Ad esempio, secondo il Child Abuse and Neglect Reporting Act, operante in California con valore di codice di procedura penale, l’obbligo di denuncia non si applica alle comunicazioni ricevute in penitenza, ovvero ‘a ciascuna comunicazione, che si intende confidenziale, che include, ma non è limitata a, una confessione sacramentale, fatta ad un membro del clero che, nel corso della disciplina o dell’esercizio della sua chiesa, denominazione o organizzazione, ha l’obbligo di tenere segrete tali comunicazioni” [37] .

In un altro stato degli USA, la Louisiana, nel 2016 un giudice ha prosciolto un sacerdote cattolico dall’accusa di negligenza per non aver denunciato un abuso compiuto da un fedele della sua parrocchia su una minorenne, sentenziando che la richiesta di violare il segreto confessionale costituisce una “violazione del Primo emendamento, la libertà di svolgere liberamente l'esercizio della propria religione”. [38] L’anno prima, per la stessa motivazione era stata annullata in appello una condanna contro la WT in quello che è noto come ‘caso Candace Conti’ (si veda l’ Appendice B).






14/09/2018 14:18
 
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Ora mi aspetto che 'Catechista' e 'Anonimo' ribattano confutando frase per frase quanto ho riportato sopra, invece di blaterare le sciocchezze raccogliticce che si leggono nelle piccole comunità virtuali dei fuoriusciti. Forse non si è capito che l'apostasia è il "dio" della disinformazione proditoria.
14/09/2018 14:20
 
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Re: Re: Re:
Anonimo, 9/14/2018 1:56 PM:



Io sono cattolico per via del battesimo, se per questo la mia unica fonte religiosa è la storia, se fosse per me abolirei ogni congregazione gestita da uomini e lascerei la fede sotto forma individuale e soggettiva basandosi solo sulle scritture.




Dammi Le "prove" Che Pietro e' stato a Roma!! " Che io Sono stato battezzzaro cattolico [SM=g27987]
14/09/2018 14:29
 
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Io non ho capito se ce l'ha con voi o con me, comunque è tutto molto interessante.
14/09/2018 14:33
 
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Re: Re: Re: Re:
dom@, 14/09/2018 14.20:




Dammi Le "prove" Che Pietro e' stato a Roma!! " Che io Sono stato battezzzaro cattolico [SM=g27987]




Pietro è morto con suo fratello Giacomo uccisi da Erode Agrippa.

Io sono stato battezzato in chiesa.
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