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Buddismo e Cristianesimo

Ultimo Aggiornamento: 02/10/2009 19:26
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02/10/2009 19:25
 
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Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 10/12/2004 15.04
Vorrei aggiungere una piccola riflessione, lasciando a che legge di valutare quanto essa possa ritenersi comune al pensiero cristiano e buddista.

Tutto ciò che viviamo e' soggettivo.
Non esiste sensazione senza interpretazione.
Creiamo il mondo e noi stessi;
solo quando ci fermiamo, scorgiamo la verità.
<o:p></o:p>

Il mondo che ci circonda esiste realmente, ma noi conosciamo il mondo
perché i nostri sensi percepiscono delle informazioni
che poi le nostre menti elaborano. Quindi tutto ciò
che apprendiamo e' sempre selezionato e interpretato.
Per questo motivo non e' possibile parlare di una
conoscenza oggettiva e di una esperienza diretta del
mondo; tutto e' relativo perché ognuno di noi ha solo
la sua visuale. Di conseguenza non potrà mai esistere
una verità assoluta, e la conoscenza che deriva dalla
nostra esperienza sarà sempre incompleta e temporanea.
Se vogliamo avere delle fugaci visioni della verità
interiore dobbiamo fermare l'attività dei sensi ed
escludere quella parte della mente che riceve tutte
le informazioni sensoriali; così facendo potremo
brevemente interrompere la nostra interazione con
l'ambiente esterno. Ci troveremo allora in un luogo
neutro del tutto rivolto verso l'interno, e raggiungeremo
uno stato assoluto, privo di differenze e relatività.
E' ciò che si chiama nulla, la verità che sta dietro
ogni cosa.

Attenzione a non interpretare questo "nulla" in annichilimento, bensì nello spogliarci di ogni parvenza di sensorialità, rimanendo solo come pura coscienza di esistere, una coscienza che attualmente abbiamo in modo incompleto perchè determinata solo dai nostri stimoli sensoriali.

Pace. iyvan


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Consiglia Elimina    Messaggio 15 di 23 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIron222_32Inviato: 10/12/2004 19.57
Caro Yivan capisco ciò che intendi dire, e trovo assolutamente saggio e giusto il concetto di distacco come l'hai espresso tu, ovvero nel senso di accettare la realtà senza rendersene schiavi e filtrando ciò che i nostri sensi, le nostre esperienze ed i nostri desideri tendono a storpiare...
Tuttavia rimango ancora della convinzione che questo atteggiamento di distacco, per quanto possa essere da un punto di vista filosofico giusto ed ineccepibile, rischi comunque di non soddisfare  ciò di cui l'uomo necessita in primis e , se usato male, anche di storpiare quella che è la natura dell'uomo stesso...
Tanto per fare un esempio anche se estremo, prova tu ad andare da una madre che ha appena perso 3 figli nella strage di Beslan e,mentre piange straziata sulle loro tombe,dirle ; "Vivi con animo sereno e distaccato rispetto a questa vicenda, perchè ciò che viviamo è soggettivo ed illusorio,spogliati da ogni parvenza di sensibilità e rimani solo come pura coscienza di esistere! "
Vedrai che come minimo quella madre ti romperà una bottiglia in testa,anche se fosse una maestra di buddismo e anche se il ragionamento che le hai fatto da un punto di vista filosofico è ineceppibile e  materialmente assolutamente reale...Perchè allora ti romperà la bottiglia in testa se il tuo filosofeggiare è giusto? per il semplice fatto che l'uomo è fatto di sentimenti,non di filosofia...è questo il punto cruciale..
Insomma mi sembra in poche parole che il buddista cerchi la via della salvezza con una strada che si avvicina piu al non-essere piuttosto che all'essere..."essere" appunto inteso come sentimento,ovvero ciò che contraddistingue l'uomo dagli altri animali...
Il cristianio invece cerca la salvezza mettendo in primo piano l'esigenza primaria dell'uomo stesso che è appunto il sentimento,e in ultimo la filosofia..
Insomma 2 sistemi differenti per "attrarre" l'uomo verso la salvezza...nonostante entrambi i sistemi abbiano alla base una filosofia della realtà materiale che puo essere anche assolutamente simile come yivan faceva notare nell'ultimo post...realtà materiale la cui consapevolezza non può però soddisfare ciò che l'uomo è e ciò di cui necessita in primis...ovvero il sentimento...che esula da ogni tipo di filosofia o visione del modo per quanto questa possa essere giusta..non so se mi son spiegato..
Poi mi sembra esserci differenza anche nell'approccio verso la sofferenza...se come simbolo di quest'ultima adottiamo per comodità la croce,allora mi sembra che il buddista,per cercare di distruggerla,cerca di allontanarsi da essa attraverso appunto il distacco,mentre il cristiano cerca di distruggerla sdraiandocisi sopra..e arrivando addirittura ad affermare che la croce stessa puo essere un bene e portare bene...anche qui mi sembrano 2 approcci differenti..

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Consiglia Elimina    Messaggio 16 di 23 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 10/12/2004 23.41
Il Buddha affermava la necessità di abbatterlo per raggiungere il Nirvana dove c'è assenza di dolore. Non è forse la stessa cosa che predicava Gesù per raggiungere il Regno dei Cieli?

Caro lyvan,
siccome sono ignorante in materia, se lo sai, puoi spiegarmi in parole povere cosa vuol dire NIRVANA?
E poi mi piacerebbe sapere se i buddisti credono in un Dio Creatore o se invece hanno un altra concezione per spiegare l'universo.
Ti ringrazio se mi potrai chiarire questi due soli punti, evitandomi di fare ricerche in merito.
Con affetto
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Consiglia Elimina    Messaggio 17 di 23 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIron222_32Inviato: 11/12/2004 3.58
I buddisti che conosco escludono categoricamente l'esistenza di un Dio creatore...anche se per amor del vero Budda non ha mai escluso esplicitamente tale esistenza, semplicemente non ne ha mai parlato...anche se questo fa comunque pensare che Budda non credesse in un Dio creatore (anche perchè non era nella cultura orientale il concetto di Dio creatore ) o che perlomeno non lo ritenesse minimamente importante per la sua filosofia,altrimenti lo avrebbe menzionato..Si puo quindi affermare che per il buddista non esiste un Dio creatore.
Per quanto riguarda il concetto molto difficile da interpretare di Nirvana metto come lo definisce la mia enciclopedia..;
"Concetto buddista intraducibile nei termini della cultura occidentale, tanto che talvolta è stato erroneamente inteso come una specie di "paradiso" o comunque una condizione ultraterrena. In relatà il Nirvana è proprio una non-condizione, anche se deve essere inteso positivamente come il fine della soteriologia buddista. Indica propriamente l'annullamento del Karma,ossia della forza prodotta dalle azioni che lega l'uomoal ciclo delle rinascite e nel buddismo diventa quasi un modo assoluto d'essere, una volta estinti tutti i legami con l'esistenza.
Il Nirvana si raggiunge con il "risveglio" ( bodhi ) inteso come illuminazione sulla relatività delle cose e dello stesso soggetto pensante "
In poche parole a me pare d'aver capito che il Nirvana è una condizione che solo pochi eletti,o illuminati, riescono a raggiungere tramite varie forme ed esercizi di meditazione, condizione che si manifesta dopo il totale apprendimento della relatività di tutte le cose (l'illuminazione) dalla quale scaturisce una sorta di pace interiore causata appunto dal distacco dai legami emotivi-sensoriali, legami che  appunto impediscono di comprendere la relatività del tutto e sono quindi causa di sofferenza...   

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Numero di iscritti che ha consigliato questo messaggio. 0 suggerimenti  Messaggio 18 di 23 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 11/12/2004 12.15
Questo messaggio è stato eliminato dall'autore.

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Consiglia Elimina    Messaggio 19 di 23 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 11/12/2004 12.18
Caro Teofilo,
il pensiero buddista è molto ampio e complesso e non è facile tradurlo in poche righe senza rischiare di fraintenderne la portata.
Lo conosco nelle sue linee essenziali, che cerco qui di sintetizzare.

Il Buddismo viene definito come una dottrina estremamente pragmatica. Non indulge in speculazioni metafisiche sulle cause prime e non ha una teologia.
Secondo il Buddha, l’universo è sempre stato e sempre sarà.
Tutti gli esseri e tutte le cose sono parte di un’anima cosmica universale la quale, come un fuoco che perennemente arde, sprigiona milioni di scintille che entrano a far parte, come anima individuale, di tutti gli esseri viventi (dèi e demoni compresi)
L’universo, nel suo insieme, non è quindi un fatto di creazione, ma solo di aggregazione, avvenuta per caso, di molteplici elementi e soggetta a continua trasformazione. Non esiste “permanenza delle cose”, ma solo l’”illusione delle cose” dovuta ai nostri sensi.
La saggezza porta all’unità  del divino che c’è in noi con questa entità cosmica dalla quale è promanato, e la trasformazione da essere umano in divino avviene sviluppando buoni pensieri e compiendo buone azioni.
L’unione dell’anima individuale con l’anima universale porta allo stato del NIRVANA, che semplicemente significa CESSAZIONE della passione, dell’aggressività e dell’ignoranza. Con questa cessazione si raggiunge la serenità suprema e la consapevolezza assoluta della Realtà Permanente, una realtà totalmente appagante e scevra quindi da ogni desiderio.
C’è quindi una netta incompatibilità tra questa dottrina e quella cristiana, salvo per quanto riguarda, come ho già detto, la filosofia di vita che si regge su una fervida e rigida dirittura morale che tende a raggiungere la completezza nella divinità.
Un fraterno saluto,
iyvan

 

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Consiglia Elimina    Messaggio 20 di 23 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 12/12/2004 22.42
Cari Lyvan e Iron,
vi ringrazio per le delucidazioni anche se mi sorgono alcune altre domande.
Il fatto che Dio non sia presente, o almeno sia ignorato dalla dottrina buddista, mi lascia molto perplesso.
Ne avevo sentito parlare ma ora mi avete dato una conferma;  Quasi tutte le religioni ammettono che vi sia un Essere superiore, che generalmente è adorato come divinità.
Il fatto che nel buddismo non si trovi nessuno che abbia qualità trascendenti, ma si ponga l'uomo al centro di tutto, mi pare sia un fattore negativo che allontana dal cristianesimo che afferma: "senza la fede è impossibile piacere a Dio".
Ora la Fede è la principale condizione per la salvezza e il principale motore per conseguire ogni altro bene con l'aiuto di Colui che è l'oggetto e il fine della Fede stessa; 
 mi chiedo se il semplice voler sfuggire a quella che il buddismo ritiene essere una legge che impone il ciclo delle reincarnazioni per quanti nutrono ancora dei desideri, possa dare la forza al buddista per salvarsi.
Ma poi, come mai il buddista non si chiede, Chi avrebbe fatto quella legge delle rinascite, non ammesso e non concesso, che esista una rinascita? Una legge presuppone un legislatore così come ogni ordine presuppone un ordinatore. Il fatto che il buddismo non si ponga e non voglia porsi alla ricerca di questo Essere superiore, che secondo Cristo costituisce la vita stessa, (questa è la vita: che conoscano Te unico vero Dio) ma preferisca farne a meno, mi lascia perplesso.
Per quanto riguarda il Nirvana non sono riuscito a comprendere bene se il buddista lo considera una sorta di annullamento dell'essere per ritornare a una totale insensibilità o se invece si tratta di una condizione di felicità.
In ogni caso, è possibile essere felici da soli,  ammesso e nn concesso che qualcuno riuscisse ad autoliberarsi da tutti i desideri?
Non abbiamo un buddista che ci possa dare risposte e per questo cerchiamo di comprendere per quanto possiamo.
Con affetto

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Consiglia Elimina    Messaggio 21 di 23 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5Inviato: 13/12/2004 0.11
Caro Teofilo,
Buddha riconosce l'esistenza di un'anima cosmica dalla quale tutto promana da sempre e per sempre,  e che ha delle leggi ben precise, ma è solo l'uomo che può e deve scoprire la divinità che è anche in lui.
La divinità è ignorata in quanto essa non interferisce sul cammino dello spirito, il quale deve prendere coscienza di se stesso con le sue sole forze, fino ad identificarsi in questa stessa divinità di cui è parte.
La reincarnazione è una conseguenza: finchè lo spirito non sarà riuscito ad abbattere le sue limitazioni e in particolare il desiderio che lo spinge a trovare soddisfacimento nella materialità, essendo immortale dovrà necessariamente peregrinare attraverso le molte esperienze materiali che lui stesso cerca.
Quindi, in questa ottica, è lo spirito stesso l'autore delle sue rinascite, non è una legge divina che lo costringe a farlo, salvo la legge karmica.  D'altra parte, al divino si può accedere solo in uno stato di purezza, e se non si ottiene questo ..........
Il Nirvana non è una sorta di annullamento dell'essere, ma è una condizione di suprema serenità e consapevolezza.
Un fraterno saluto
iyvan
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