La redenzione sorpassa il peccato originale.
11. 14. Scrive: Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono in tanti, sui tanti si sono riversati molto più abbondantemente la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo 36. Non dice: "Su tanti di più", cioè su molti più uomini, perché quelli che vengono giustificati non sono più numerosi di quelli che vengono condannati; ma dice: Si sono riversati molto più abbondantemente. Adamo cioè ci ha generati rei per un solo suo peccato, il Cristo viceversa con la sua grazia ha sciolto e condonato anche i peccati che gli uomini hanno aggiunto di propria volontà al peccato originale in cui sono nati. Lo dice più esplicitamente nel seguito.
La condanna di tutti per un solo peccato.
12. 15. Ma osserva più attentamente che tanti, dice, sono morti per il peccato di un solo. Perché mai per il peccato di quel solo uomo e non al contrario per i loro peccati propri, se in questo passo dobbiamo intendere l'imitazione e non la propagazione? Nota poi quello che segue: E non è accaduto per il dono di grazia come per il peccato di uno solo: il giudizio parti da uno solo per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione 37. Ora, dicano dove in queste parole abbia luogo quell'imitazione. Scrive: Da uno solo per la condanna. Da che uno solo se non da un solo peccato? E infatti lo spiega soggiungendo: Il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione. Perché dunque il giudizio di condanna per un solo peccato e la grazia invece della giustificazione da molti peccati? Posto che non esista il peccato originale, perché non è detto che non solo la grazia conduce gli uomini alla giustificazione da molti peccati, ma che anche il giudizio li conduce alla condanna per molti peccati? Invece si dice che la grazia condona molti peccati, ma non che anche il giudizio condanna molti peccati. Nell'interpretazione infine che vengono condotti alla condanna per un solo peccato in quanto tutti i peccati che si condannano sono stati commessi per imitazione di quell'unico, la stessa ragione vale perché anche la loro giustificazione s'intenda connessa con un solo peccato in quanto tutti i peccati che vengono rimessi ai giustificati sono stati commessi per imitazione di quell'unico. Ma si può dire che l'Apostolo non arrivava a capire tutto questo, quando diceva: Il giudizio parti da uno solo per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione? Siamo viceversa noi che dobbiamo capire l'Apostolo e vedere che in tanto il giudizio di condanna è stato messo in dipendenza da un solo peccato in quanto alla condanna basterebbe il solo peccato originale, anche se negli uomini non ce ne fossero altri. Sebbene infatti sia più grave la condanna di coloro che alla colpa originale aggiungono anche le proprie e sia tanto più grave per ciascuno quanto più gravemente ha peccato, tuttavia anche quel solo peccato che si è contratto originalmente non esclude soltanto dal regno di Dio, dove anche costoro confessano che non possono entrare i bambini morti senza aver ricevuto la grazia del Cristo, ma priva pure della salvezza e della vita eterna, che non può essere al di fuori del regno di Dio, dove introduce solamente la comunione con il Cristo.
Non tutti i peccati da Adamo, la remissione di tutti i peccati da Gesù Cristo.
13. 16. Pertanto da Adamo nel quale tutti peccammo non abbiamo tratto tutti i nostri peccati, ma solo quello originale; viceversa dal Cristo nel quale veniamo tutti giustificati non riceviamo solo la remissione del peccato originale, bensi anche di tutti gli altri che abbiamo aggiunti a quello. Perciò non è accaduto per il dono di grazia come per il peccato di uno solo. Il giudizio infatti può condurre alla condanna anche per un solo peccato se non viene rimesso, cioè per il peccato originale; la grazia al contrario conduce alla giustificazione rimettendo molti peccati, cioè non solo quello originale, ma anche tutti gli altri.
Il regno della morte e il regno della vita.
13. 17. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo 38. Perché mai per la caduta di uno solo ha regnato la morte a causa di quel solo uomo se non perché gli uomini erano detenuti dal vincolo della morte in quell'unico uomo nel quale peccarono tutti, anche senza aggiungere peccati propri? Altrimenti la morte non avrebbe regnato a causa di uno solo per la sola sua colpa, ma per molte colpe di molti a causa di ciascun peccatore. Se infatti la ragione per cui tutti gli altri uomini sono morti per il peccato di un altro uomo fosse che l'hanno imitato seguendo nel peccare il suo esempio di battistrada, tanto più allora mori Adamo per il peccato d'un altro, cioè del diavolo, che l'ha preceduto cosi nel peccare da persuaderlo anche direttamente a peccare. Mentre viceversa Adamo non suggeri nulla ai suoi imitatori, e molti che vengono detti suoi imitatori o non hanno sentito dire o non credono affatto che egli sia esistito e abbia commesso tale peccato. Quanto più giustamente dunque, come ho già detto, l'Apostolo avrebbe posto il diavolo qual principe da cui solo far discendere in tutti il peccato e la morte, se in questo passo non avesse voluto riferirsi alla propagazione, ma all'imitazione! Sarebbe infatti molto più ragionevole chiamare Adamo imitatore del diavolo, da cui è stato persuaso al peccato, se fosse vero che uno può imitare anche chi non l'ha istigato a nulla o addirittura chi non è affatto conosciuto da lui. Che significano le parole: Quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia?Significano che la grazia della remissione non viene data solo al peccato nel quale hanno peccato tutti, ma anche ai peccati che si sono aggiunti e significano che a questi peccatori viene data una giustizia cosi grande che, mentre Adamo consenti al diavolo che lo persuase a peccare, questi non cedono nemmeno a chi li costringe. E che senso hanno le parole: Molto di più regneranno nella vita, dal momento che il regno della morte trae alle pene eterne molte più persone? C'è solo da intendere le stesse persone nell'uno e nell'altro regno: quelle che da Adamo passano al Cristo, cioè dalla morte alla vita, regneranno senza fine nella vita eterna, più di quanto su di esse la morte abbia regnato temporaneamente e a termine.
La giustificazione operata da Gesù non è imitabile.
13. 18. Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, cosi anche per la giustificazione di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita 39. Questa colpa di uno solo, se si intende l'imitazione, non sarà se non quella del diavolo. Ma poiché è evidente che si parla di Adamo e non del diavolo, resta da intendere non l'imitazione, bensi la propagazione del peccato.
14. 18.Lo esplicita di più infatti anche la parola che adopera nei riguardi del Cristo dicendo: Per la giustificazione di uno solo, meglio che se dicesse: "Per la giustizia di uno solo". Parla appunto di quell'opera di giustificazione con la quale il Cristo giustifica il peccatore e che non propone alla nostra imitazione, essendo l'opera di giustificazione possibile al Cristo soltanto. L'Apostolo infatti ha potuto dire: Fatevi miei imitatori come io lo sono del Cristo 40, ma non direbbe mai: "Siate giustificati da me come io sono stato giustificato dal Cristo". Ci possono essere, ci sono e ci furono molti uomini giusti degni d'essere imitati, ma nessuno all'infuori del Cristo è giusto e giustificante. Perciò è scritto: A chi crede in colui che giustifica l'empio la sua fede gli viene accreditata come giustizia 41. Chiunque pertanto oserà dire: Io ti giustifico, bisognerà che dica altresì: Credi in me. E nessuno dei santi è stato mai in diritto di dirlo, meno che il Santo dei santi il quale ha detto: Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me 42, perché, essendo lui stesso che giustifica l'empio, a chi crede in lui che giustifica l'empio la fede sia accreditata come giustizia.
Nessuno è generato senza Adamo, nessuno è rigenerato senza Gesù.
15. 19. Se infatti l'imitazione da sola fa peccatori per Adamo, perché anche l'imitazione da sola non fa giusti per il Cristo? L'Apostolo scrive: Come per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, cosi anche per la giustificazione di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita 43. Conseguentemente per quei due, "uno" ed "uno", non avrebbero dovuto essere scelti Adamo e il Cristo, ma Adamo e Abele. Poiché, sebbene molti peccatori abbiano preceduto noi nel tempo di questa vita e li abbiano imitati quelli che peccarono posteriormente, tuttavia costoro vogliono che si consideri soltanto Adamo come l'uomo in cui tutti hanno peccato per imitazione, proprio perché fu il primo degli uomini a peccare. E per questo avrebbe dovuto essere considerato Abele come l'uomo in cui tutti gli uomini vengono giustificati per imitazione, perché fu il primo degli uomini a vivere giusto. Oppure, se il Cristo è stato proposto all'imitazione come capo dei giusti per una qualche svolta di tempo che concerne l'inizio del Nuovo Testamento, allora il suo traditore Giuda avrebbe dovuto essere proposto come capo dei peccatori. Al contrario, se in tanto il Cristo è quell'Uno in cui tutti vengono giustificati in quanto a fare giusti non è solo la sua imitazione, ma la grazia che rigenera per mezzo dello Spirito, anche Adamo in tanto è quell'unico in cui tutti peccarono in quanto a fare peccatori non è solo la sua imitazione, ma anche una pena insita nella generazione carnale. Per questo è stato scritto pure: Tutti e tutti. Non che tutti quelli che vengono generati per mezzo di Adamo, proprio tutti siano rigenerati per mezzo del Cristo. Ma l'affermazione è esatta nel senso che come non c'è per nessuno la generazione carnale se non per mezzo di Adamo, cosi non c'è per nessuno la generazione spirituale se non per mezzo del Cristo. Se infatti alcuni potessero essere generati nella carne senza Adamo e alcuni essere rigenerati nello spirito senza il Cristo, non sarebbe esatto parlare di tutti né in un caso, né nell'altro. Gli stessi tutti poi li dice molti, perché in certi casi i tutti possono essere pochi. Molti invece conta la generazione carnale, molti anche quella spirituale, benché non tanti quanti la prima. Si corrispondono tra loro nel senso che come la generazione carnale comprende tutti gli uomini, cosi la generazione spirituale comprende tutti gli uomini giusti: nessuno infatti è uomo senza la prima, nessuno è uomo giusto senza la seconda, e in ambedue le generazioni sono molti. Come infatti per la disobbedienza di uno solo molti sono stati costituiti peccatori, cosi anche per l'obbedienza di uno solo molti saranno costituiti giusti 44.
Generazione carnale e generazione spirituale a confronto tra loro.
15. 20. La legge poi sopraggiunse, perché abbondasse il peccato 45. Questo peccato gli uomini hanno aggiunto di propria volontà al peccato originale senza trarlo da Adamo. Anch'esso però si scioglie e si sana per mezzo del Cristo: infatti laddove è abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia, perché, come il peccato aveva regnato con la morte, compreso il peccato che gli uomini non contrassero da Adamo, ma aggiunsero per loro volontà, cosi regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna 46. Non tuttavia che esista giustizia al di fuori del Cristo, come esistono peccati al di fuori di Adamo. Perciò, dopo aver detto: Come il peccato aveva regnato con la morte, non aggiunse: "A causa di uno solo", o "a causa di Adamo", perché sopra aveva parlato anche del peccato che abbondò al sopraggiungere della legge, e che non è di origine, ma piuttosto di propria volontà. Invece dopo aver detto: Cosi regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, aggiunge: Per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, perché con la generazione da parte della carne si contrae solamente il peccato originale, con la rigenerazione da parte dello Spirito si ha invece la remissione non solo del peccato originale, ma anche dei peccati volontari.
La condanna dei bambini morti senza il battesimo.
16. 21. È dunque giusto dire che i bambini che muoiono senza il battesimo si troveranno nella condanna, benché mitissima a confronto di tutti gli altri. Molto inganna e s'inganna chi insegna che non saranno nella condanna, mentre l'Apostolo dice: Il giudizio parti da un solo peccato per la condanna, e poco dopo: Per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna 47. Quando dunque Adamo peccò disobbedendo a Dio, allora il suo corpo perse la grazia dalla quale, pur rimanendo animale e mortale, era reso obbediente in tutto e per tutto alla propria anima. Allora sorti fuori quel movimento bestiale e vergognoso per gli uomini che fece arrossire Adamo per la propria nudità. E avvenne cosi che essi, per una specie di malattia scoppiata da una repentina e pestifera infezione, perduto il privilegio di rimanere stabili nell'età in cui furono creati, attraverso le mutazioni delle età s'incamminarono alla morte. Quantunque in seguito siano vissuti per molti anni, tuttavia cominciarono a morire quel giorno stesso in cui ricevettero la legge di morte che li avrebbe fatti invecchiare e decadere. Infatti non sta fermo nemmeno un istante, ma ininterrottamente passa tutto ciò che da una mutazione all'altra corre di giorno in giorno verso la fine non del suo compimento, bensi del suo annientamento. Cosi pertanto si adempi quello che aveva detto Dio: Quando ne mangerete, certamente morirete 48. Ogni bambino dunque che viene generato carnalmente da questa disobbedienza della carne, da questa legge di peccato e di morte, ha bisogno d'essere rigenerato spiritualmente non solo per essere portato al regno di Dio, ma anche per essere liberato dalla condanna del peccato. I bambini quindi nascono nella carne soggetti inseparabilmente al peccato e alla morte del primo uomo e rinascono nel battesimo associati inseparabilmente alla giustizia e alla vita eterna del secondo uomo. Anche nell'Ecclesiastico è scritto a questo proposito: Dalla donna ha avuto inizio il peccato, per causa sua tutti moriamo 49. Che si dica dalla donna o da Adamo, ci si riferisce sempre al primo uomo, perché la donna, sappiamo, viene dall'uomo e ambedue sono una sola carne. Per questo è scritto: I due saranno una sola carne 50. E il Signore dice: Non sono più due, ma una carne sola 51.
I bambini non hanno peccati attuali.
17. 22. Perciò coloro che dicono che i bambini si battezzano per rimettere a loro un peccato proprio che hanno contratto in questa vita e non il peccato che hanno tratto da Adamo, non sono da confutarsi con grande affanno. Se infatti riflettono per poco con se stessi senza settarismo quanto ciò che dicono sia assurdo e indegno d'esser discusso, cambieranno subito sentenza. Nel caso che si rifiutino, non dobbiamo disperare cosi tanto del buon senso degli uomini da temere che riescano a convincere qualcuno della loro dottrina. Essi, se non sbaglio, sono stati spinti a sostenere quanto dicono per non contraddire qualche altra loro sentenza. Ecco: poiché riconoscevano che al battezzato si rimettono i peccati e poiché non volevano riconoscere venuto da Adamo il peccato che riconoscevano rimesso ai bambini, sono stati costretti ad accusare la stessa infanzia, quasi che l'accusatore dell'infanzia diventasse più sicuro perché l'accusata non poteva rispondergli. Ma, come ho detto, non occupiamoci di costoro. Non valgono infatti né parole né prove per dimostrare l'innocenza dei bambini per quanto riguarda la loro vita personale appena iniziata, se non la riconosce il buon senso umano senza bisogno d'essere aiutato dagli espedienti di qualsiasi dotta discussione.
La salvezza viene dal battesimo ricevuto in remissione dei peccati, almeno del peccato originale.
18. 23. Invece fanno colpo e sembra che propongano qualcosa che sia degno di considerazione e d'esame quanti dicono che i neonati ricevono il battesimo non per la remissione di un peccato, ma perché, non avendo ancora la procreazione spirituale, siano procreati nel Cristo e diventino partecipi del regno dei cieli e nello stesso modo figli ed eredi di Dio e coeredi del Cristo 52. Quando però domandiamo a costoro se quelli che non sono stati battezzati e non sono diventati coeredi del Cristo e partecipi del regno dei cieli abbiano almeno il beneficio della salvezza eterna nella risurrezione dei morti, si trovano in grande difficoltà e non trovano una risposta. Chi infatti tra i cristiani può sopportare che si conceda a qualcuno la possibilità di giungere alla salvezza eterna senza rinascere nel Cristo 53? E ciò Cristo l'ha legato al battesimo, già fin da allora in cui si è dovuto istituire un tale sacramento per rigenerare gli uomini alla speranza della salvezza eterna 54. In merito a ciò l'Apostolo dice: Egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione 55. Dice tuttavia che la salvezza è solo nella speranza, finché viviamo in questa vita: Nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti ciò che uno già vede come potrebbe ancora sperarlo? Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza 56. Che dunque i bambini possano essere salvi in eterno senza questa rigenerazione, come se per essi non fosse morto il Cristo, chi oserebbe affermarlo? Dichiaratamente il Cristo mori per gli empi 57. Ma se i bambini, che manifestamente non hanno commesso nella loro propria vita nessun peccato, non sono nemmeno originalmente coinvolti in nessun vincolo di peccato, com'è morto per loro colui che è morto per gli empi? Se non sono stati colpiti in nessun modo dalla malattia del peccato originale, perché il pio timore dei loro parenti li porta di corsa al Medico che è il Cristo, ossia a ricevere il sacramento della salute eterna, e non si dice nella Chiesa ai loro cari: "Togliete di qui questi innocenti; del medico non hanno bisogno i sani, ma i malati; il Cristo non è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori 58"? Mai è stata detta, mai si dice, mai certamente si dirà una tale sciocchezza nella Chiesa del Cristo.
I bambini non battezzati sono peccatori.
19. 24. E nessuno pensi che la ragione di dover portare al battesimo i bambini sia il fatto che essi, com'è vero che non sono peccatori, cosi è vero pure che non sono nemmeno giusti. Con tale opinione in qual modo allora si accorderebbero coloro che trovano lodato dal Signore il merito dell'infanzia quando disse: Lasciate che i bambini vengano a me, perché di tali è il regno dei cieli 59? Se ciò infatti non fu detto per la somiglianza con l'umiltà che ci fa piccoli, ma per la vita innocente dei bambini, essi sono certamente anche giusti. Altrimenti non sarebbe stato conveniente che si dicesse: Di tali è il regno dei cieli, perché non può essere se non dei giusti. Ma forse non è proprio esatto dire che il Signore abbia lodato la vita dei bambini con le parole: Di tali è il regno dei cieli, perché è vera invece l'interpretazione che ha visto nell'età piccola la somiglianza con l'umiltà. A parte però tutto questo, probabilmente è da ritenersi buona l'opinione che ho detto: i bambini si devono battezzare, proprio perché essi, com'è vero che non sono peccatori, cosi è vero pure che non sono nemmeno giusti. Ma c'è da notare che dopo aver detto: Non sono venuto a chiamare i giusti, quasi gli si replicasse: "Chi dunque sei venuto a chiamare?", soggiunse subito: Ma i peccatori a penitenza. Atteso questo, Gesù non è venuto a chiamare i bambini né se sono giusti, né ugualmente se non sono peccatori, avendo egli detto: Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori. E quindi sembrerebbe non solo cosa vana, ma anche cattiva che si precipitino al battesimo di colui che non li chiama. Stia lontano da noi condividere una tale opinione. Secondo noi, li chiama dunque il Medico che non è necessario ai sani, ma ai malati e che non è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a penitenza. E perciò, poiché non sono ancora responsabili di nessun peccato della loro propria vita, viene sanata in essi la malattia originale nella grazia di colui che salva gli uomini mediante il lavacro della rigenerazione 60.
I bambini nel sacramento del battesimo diventano penitenti e credenti.
19. 25. Dirà qualcuno: "Ma in che modo dunque sono chiamati a penitenza anche i bambini? Piccolini cosi tanto possono forse pentirsi di qualcosa?". Gli si risponde: "Se non possono essere chiamati penitenti perché ancora non hanno il senso intimo del pentimento, non possono neppure esser chiamati fedeli perché ugualmente non hanno ancora il senso intimo della fede. Se viceversa giustamente si chiamano fedeli perché in qualche modo professano la fede per bocca di coloro che li portano al battesimo, come non saranno ritenuti già prima anche penitenti, se per bocca degli stessi che li portano mostrano di rinunziare al diavolo e a questo secolo? Tutto ciò avviene solo nella speranza per la forza del sacramento e della grazia divina che il Signore ha donato alla Chiesa". Che se poi uno, battezzato da bambino, arrivato agli anni della ragione, non crederà e non siasterrà dalle passioni illecite, chi ignora che non avrà nessun giovamento da ciò che ha ricevuto nell'infanzia? Se invece emigrerà da questa vita dopo aver ricevuto il battesimo ed essere stato sciolto dal reato a cui sottostava originalmente, raggiungerà la sua perfezione nella luce della verità, che durando immutabilmente in eterno illumina i giustificati con la presenza del Creatore. Soltanto i peccati separano infatti gli uomini da Dio ed essi vengono sciolti dalla grazia del Cristo, il Mediatore dal quale siamo riconciliati, quando giustifica il peccatore.
Non c'è salvezza e vita eterna fuori dal regno dei cieli.
20. 26. Costoro sono terrorizzati dalla sentenza del Signore che dice: Se uno non sarà nato di nuovo, non vedrà il regno di Dio, spiegata poi da lui cosi: Se uno non sarà rinato dall'acqua e dallo Spirito, non entrerà nel regno dei cieli 61. Per questo cercano d'attribuire ai bambini non battezzati la salvezza e la vita eterna per merito d'innocenza, ma di escluderli dal regno dei cieli per mancanza di battesimo. È una nuova e strana pretesa, quasi che ci possa essere l'eterna salvezza della vita eterna al di fuori dell'eredità del Cristo, al di fuori del regno dei cieli. Hanno evidentemente dove rifugiarsi e nascondersi, perché il Signore non ha detto: Se uno non sarà rinato dall'acqua e dallo Spirito "non avrà la vita", ma ha detto: Non entrerà nel regno di Dio. Se avesse detto la vita, non sarebbe potuto nascere nessun dubbio. Togliamo allora l'incertezza. Ascoltiamo subito il Signore, non più i sospetti e le congetture dei mortali. Ascoltiamo, dico, il Signore che non parlando proprio del sacramento del santo lavacro, ma del sacramento della sua santa mensa, alla quale nessuno accede ritualmente senza essere stato battezzato, dichiara: Se non mangerete la mia carne e non berrete il mio sangue, non avrete in voi la vita 62. Che altro cerchiamo? Che si può rispondere a questo, a meno che la cocciutaggine non voglia rivoltarsi rabbiosa contro la saldezza d'una verità evidente?
Fraternamente CaterinaLD
"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)