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DIFENDERE LA VERA FEDE

Le "cose visibili", segno di quelle "invisibili"

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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 20/12/2008 14:39

    GUARDANDO IL CREATO CON GLI OCCHI DELLA FEDE SI SCOPRE DIETRO LE COSE MATERIALI UNA SAPIENZA CREATRICE CHE SI MANIFESTA NON SOLO NELLA PERFEZIONE E NELLA BELLEZZA DELLA CREAZIONE MA ANCHE IN UN SIGNIFICATO, IN UN MESSAGGIO CHE LE COSE STESSE TRASMETTONO A CHI SI FERMA A GUARDARLE E AD ASCOLTARLE.


    Qui di seguito inseriremo alcuni spunti di accostamento tra le realtà visibili e quelle invisibili così come ci viene dalla nostra osservazione e secondo quanto si può ritrovare in numerosi brani della BIBBIA .


    Questo potrà servire come sollecitazione a guardare le cose con questa attenzione e a fornire la chiave per scoprire tanti altri messaggi che provengono dalla creazione, di cui il Salmista esclama:


    <<NON E' LINGUAGGIO E NON SONO PAROLE DI CUI NON SI ODA IL SUONO; PER TUTTA LA TERRA SI DIFFONDE LA LORO VOCE
    >>.

    (SALMO 19.4-5)

    SOLE

    E' il segno più evidente di Dio: genera LUCE (FIGLIO) e CALORE (SPIRITO SANTO) che illumina, riscalda, vivifica tutti gli esseri; Tutto gli ruota attorno; fa maturare i frutti cioè fa portare a termine le opere intraprese. I suoi raggi benefici sono come i raggi della Grazia che illuminano e fanno gioire. Quando si nasconde subentra la notte che rappresenta il buio della Fede. Quando le nuvole si frappongono tra il sole e la terra tutto diventa grigio, come la tristezza che invade il cuore di chi Š offuscato dai dubbi.


    LUCE

    Rappresenta il Figlio di Dio che, generato dal Padre illumina con la Sua sapienza e la Sua Parola, le menti di tutte le creature.


    CALORE

    E' il segno dello Spirito Santo, fuoco d'Amore divino che riscalda i cuori.

    LA BIANCA LUCE IN 7 COLORI DELL'IRIDE

    E' singolare che l'unica luce bianca si rinfranga poi in 7 diversi colori. L'unico Dio diffonde sugli uomini I 7 doni spirituali : scienza, sapienza, intelletto, consiglio, pietà, fortezza, timor di Dio....
    E come non unire in questo CALORE, il calore della MUSICA anch'essa donata con 7 Note ?? [SM=g1740744]


    PRIMAVERA

    Resurrezione, nascita spirituale, gioia ed entusiasmo dell'inizio del cammino.


    ESTATE

    Aridità, deserto interiore, purificazione, maturità, calore umano.


    AUTUNNO

    Pacatezza, calma riflessione, equilibrio, fruttuosità.


    INVERNO

    Irrigidimento, ripiegamento, morte interiore o fisica .


    SEME

    Germe vitale contenente potenzialmente tutte le caratteristiche che si svilupperanno dalla persona o dall'organismo spirituale.

    Può cadere in terreno fertile, sui sassi, tra le spine, come la Parola di Dio, che arriva a volte nei cuori pronti ad accoglierlo, a volte nei cuori duri, a volte in cuori pronti in un primo momento ma presto vinti dalle cure mondane.(MAT.13.3 ss)


    RADICI

    Fondamento, inizio, base di partenza per qualsiasi opera.


    TRONCO, FUSTO

    Irrobustimento, innalzamento, consolidamento interiore personale o comunitario.

    Gesù Cristo (a cui sono attaccati i discepoli cioè i rami) paragona se stesso al fusto della vite a cui sono collegati i tralci simboleggianti i discepoli.


    RAMI

    Espansione, missione, allargamento, proliferazione, proselitismo. Dai tre rami principali dell'albero (fede, speranza e carità), si dipartono tutte le altre ramificazioni di virtù secondarie.

    I discepoli di Cristo devono rimanere collegati al fusto principale per produrre frutti.


    [SM=g7799]

    FOGLIE

    Pensieri, propositi.


    FIORI DEGLI ALBERI

    Parole, esternazione della bellezza interna.


    FRUTTI

    Sono polposi, succosi, belli anche esteticamente; Azioni, opere, sentimenti che generano un comportamento.

    Sono donati da Dio: come pure sono donati da Dio i frutti di gioia, pace, amore, mitezza, benevolenza, bontà, fedeltà, pazienza, autodominio. (GAL.5.22)

    Possono essere attaccati da vari animali prima o durante la maturazione: segno della vanagloria o di altre imperfezioni che rendono cattive le opere compiute.

    I frutti migliori si trovano a volte sui rami più difficili da raggiungere: segno che le opere più difficili da compiere sono in genere le pi— squisite.

    I frutti dolci mangiati con avidità e troppa abbondanza, possono arrecare disturbi e malesseri, così l'avidità dei gusti spirituali possono generare difetti nell'anima.

    La Provvidenza rimedia a questo pericolo: ogni frutto presenta una scorza o dei noccioli che frenano la fruizione smodata del gusto che il frutto arreca, allo stesso modo anche i diletti spirituali sono generalmente accompagnati da difficoltà di vario genere che frenano l'avidità spirituale.


    FIORI PROFUMATI DEL GIARDINO

    Abbelliscono, adornano, attirano le api che ne succhiano il nettare; significano le virtù che attirano altre anime che si sentono riempite di dolcezza e di fascino.

    Così come santa Caterina da Siena attribuisce ai fiori PUTRIDI, rinsecchiti, in decomposizione, quelle anime che avendo ricevuto il santo Battesimo, finiscono per tradire questo Dono e, dice la senese: "IMPUTRIDISCONO IL GIARDINO DELLA CHIESA"...come leggeremo a seguire[SM=g7831]

    GIARDINO

    Può essere incolto, e quindi ricettacolo di insetti e animali nocivi che ne deturpano le piante; oppure coltivato, pulito, pieno di piante lussureggianti e fruttifere o di fiori profumati: rappresenta l'anima umana con i suoi vizi e le sue virtù.


    VARIETA' DI FIORI E FRUTTI NEL GIARDINO

    Il giardino è tanto più bello quanto maggiore è la diversità di frutti e fiori che vi si trovano, ciascuno con i suoi molteplici colori, profumi, forme e sapori: rappresenta la molteplicità delle opere, dei talenti, delle virtù che arricchiscono l'anima. Rappresenta ancor di più la Chiesa, giardino di Cristo, sommo Giardiniere, che vi coltiva tutte le varietà di ministeri, di operazioni spirituali, di attività apostoliche, innaffiando con l'acqua dello Spirito il suo campo.


    ROVI, SPINE

    Attecchiscono facilmente e crescono laddove il terreno non viene lavorato costantemente; si riproducono velocemente e protendono i loro stoloni fino a soffocare tutte le piante attorno alle quali si trovano imprigionandole in un fitto groviglio; pungono se vengono toccate: rappresentano le soverchie preoccupazioni, gli affari e le gioie mondane che soffocano le buone disposizioni dell'anima dove viene a mancare il lavoro di una costante revisione di vita.(MAT.13.3)

    ARARE

    Conversione, preparazione, scuotimento interiore, mortificazione, umiliazione, contrizione, pentimento.


    PIANTARE, SEMINARE

    Quanto più profonda è l'aratura, tanto più attecchiscono le piante messe a dimora, così pure le virtù rimarranno più salde e si consolideranno quanto maggiore sarà la contrizione da cui è accompagnata la propria conversione.


    PIOGGIA

    Benedizione celeste, grazia divina che permette la crescita, lo sviluppo di ciò che è stato piantato e coltivato con l'ingegno e la fatica umana. La fatica dell’uomo senza la pioggia sarebbe vana; così anche nel campo spirituale, lo sforzo ascetico risulterebbe inutile senza la grazia divina.


    VENTO

    Rappresenta il passaggio invisibile dello Spirito che non si sa donde venga nè dove vada, ma accarezza col suo passaggio, scuote, sveglia, permette la diffusione dei semi della Parola, della fecondazione attraverso lo scambio di germi di vita (come nella impollinazione operata dal vento), ispira, reca e fa diffondere i messaggi di Dio.(GIOV.3.8)


    COLTIVARE, PASCERE

    Assistere, dirigere spiritualmente, curare le anime, porre la fatica umana a servizio del progetto divino, collaborare con la Grazia.


    POTARE, TAGLIARE

    Togliere i rami infruttuosi, delle virtù che non producono i frutti simili a quelli sopra indicati.

    LETAME

    E' formato dai rifiuti animali e vegetali; nonostante il lezzo insopportabile che ne promana serve efficacemente alla crescita vigorosa delle piante e dei frutti: rappresenta le persecuzioni, le calunnie, i rigetti da parte del prossimo, le opposizioni di ogni genere, che se vengono accolte favorevolmente sul suolo della nostra anima, possono diventare un ottimo incentivo per irrobustire le nostra pazienza, perseveranza, umiltà e tutte le altre virtù.


    ERBACCE

    I vizi che infestano il giardino dell'anima e tolgono forza alle piante buone.

    Devono essere sradicate con costanza e assiduità man mano che ricrescono con un lavoro paziente ed umile sapendo che non si otterrà mai una loro definitiva scomparsa. Ma liberando costantemente il giardino dalle erbacce, così come anche l’anima dai vizi, si ottiene un continuo rigoglio delle buone piante e i migliori profumi dai fiori.

    PECORE

    Sono miti, remissivi, seguono sempre il pastore ovunque le conduca, brucano l'erba sul terreno, vanno sempre insieme ad altre pecore: rappresentano le anime fedeli a Cristo Pastore, che ne ascoltano la voce, si lasciano condurre ovunque li guidi chinandosi umilmente, preferiscono rimanere nell'unità e non nella divisione.(GIOV.10..3)


    CAPRE

    Sono irrequiete, si dirigono in direzioni sparse anche singolarmente, non si accontentano di brucare sul terreno ma si abbarbicano ai tronchi rosicchiandone la corteccia e il fogliame rovinando così le piante, non sottostanno facilmente alla guida del pastore: rappresentano le anime infedeli, che non si sottomettono volentieri alla guida di chi li dirige, rovinano altri, preferiscono la divisione all'unità.(MT.25.32)


    PASTORE

    Guida, dirige, protegge, fa crescere, cura, cerca le sue pecore: segno di chi si sente responsabile delle anime che gli sono state affidate, o che ha riunito per farle fortificare e crescere nella santità, lungo i pascoli del cammino di fede.

    Cristo è paragonato al sommo pastore che guida del suo gregge, la Chiesa (GV 10.1 ss)  attraverso il suo pastore visibile (...Pasci i miei agnelli).

    [SM=g1740717]

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 20/12/2008 14:41
    UDIENZA GENERALE La catechesi del Santo Padre per i fedeli

    Salmo 148 Glorificazione di Dio Signore e Creatore


    Lodi Domenica 3ª settimana



    "Un vero "cantico delle creature", una sorta di Te Deum dell'Antico Testamento, un alleluia cosmico che coinvolge tutto e tutti nella lode divina":  con queste parole Giovanni Paolo II ha definito il Salmo 148 "Glorificazione di Dio Signore e Creatore" - delle Lodi della Domenica della 3ª settimana - nel corso dell'udienza generale di mercoledì 17 luglio.
    Durante l'incontro settimanale con i fedeli di tutto il mondo - che da mercoledì 10 ha luogo nella cittadina laziale dove il Papa sta trascorrendo un periodo di riposo - il Santo Padre ha proseguito nel commento della Liturgia delle Ore, soffermandosi sui versetti 1-6 del Salmo 148.
    Questo è il testo della catechesi: 

    1. Il Salmo 148 che ora si è levato a Dio costituisce un vero "cantico delle creature", una sorta di Te Deum dell'Antico Testamento, un alleluia cosmico che coinvolge tutto e tutti nella lode divina.

    Così lo commenta un esegeta contemporaneo:  "Il salmista, chiamandoli per nome, mette in ordine gli esseri:  sopra il cielo, due astri secondo i tempi, e a parte le stelle; da un lato gli alberi da frutto, dall'altro i cedri; su di un piano i rettili, e su un altro gli uccelli; qui i principi e là i popoli; in due file, forse dandosi la mano, giovani e fanciulle... Dio li ha stabiliti dando loro posto e funzione; l'uomo li accoglie, dando loro posto nel linguaggio, e così disposti li conduce alla celebrazione liturgica. L'uomo è "pastore dell'essere" o liturgo della creazione" (L. Alonso Schökel, Trenta salmi:  poesia e preghiera, Bologna 1982, p. 499).
    Seguiamo anche noi questo coro universale, che risuona nell'abside del cielo e che ha come tempio il cosmo intero. Lasciamoci conquistare dal respiro della lode che tutte le creature innalzano al loro Creatore.

    2. Nel cielo troviamo i cantori dell'universo stellare:  gli astri più lontani, le schiere degli angeli, il sole e la luna, le stelle lucenti, i "cieli dei cieli" (cfr v. 4), cioè lo spazio stellare, le acque superiori che l'uomo della Bibbia immagina conservate in serbatoi prima di riversarsi come piogge sulla terra.
    L'alleluia, cioè l'invito a "lodare il Signore", echeggia almeno otto volte e ha come meta finale l'ordine e l'armonia degli esseri celesti:  "Ha posto una legge che non passa" (v. 6).
    Lo sguardo si volge poi all'orizzonte terrestre dove si snoda una processione di cantori, almeno ventidue, cioè una specie di alfabeto di lode, disseminato sul nostro pianeta. Ecco i mostri marini e gli abissi, simboli del caos acquatico su cui è fondata la terra (cfr Sal 23, 2), secondo la concezione cosmologica  degli  antichi  semiti.
    Il Padre della Chiesa san Basilio osservava:  "Neppure l'abisso fu giudicato spregevole dal salmista, che lo ha accolto nel coro generale della creazione, anzi con un linguaggio suo proprio completa anch'egli armoniosamente l'inno al Creatore" (Homiliae in  hexaemeron,  III,  9:   PG 29, 75).

    3. La processione continua con le creature dell'atmosfera:  il fuoco delle folgori, la grandine, la neve, la nebbia  e  il  vento  tempestoso, considerato un veloce messaggero di  Dio  (cfr  Sal 148, 8).
    Subentrano poi i monti e le colline, ritenute popolarmente le creature più antiche della terra (cfr v. 9a). Il regno vegetale è rappresentato dagli alberi da frutto e dai cedri (cfr v. 9b). Il mondo animale, invece,  è  presente  attraverso  le  fiere, il  bestiame,  i  rettili  ed  i  volatili (cfr v. 10).
    E infine, ecco l'uomo che presiede  la  liturgia  della  creazione. Egli è definito secondo tutte le età e distinzioni:   fanciulli,  giovani  e vecchi,  principi,  re  e  nazioni  (cfr vv. 11-12).

    4. Affidiamo ora a san Giovanni Crisostomo il compito di gettare uno sguardo complessivo su questo immenso coro. Egli lo fa con parole che rimandano anche al Cantico dei tre giovani nella fornace ardente, da noi meditato nella scorsa catechesi.
    Il grande Padre della Chiesa e patriarca di Costantinopoli afferma:  "Per la loro grande rettitudine d'animo i santi, quando si accingono a rendere grazie a Dio, usano chiamare molti a partecipare alla loro lode, esortandoli a intraprendere insieme con loro questa bella liturgia. Questo fecero anche i tre fanciulli nella fornace, quando chiamarono l'intera creazione a dar lode per il beneficio ricevuto e a cantare inni a Dio (Dn 3).
    Lo stesso fa anche questo Salmo, chiamando ambedue le parti del mondo, quella che sta in alto e quella che sta in basso, quella sensibile e quella intelligibile. Così fece anche il profeta Isaia, quando disse:  "Giubilino i cieli e si rallegri la terra, perché Dio ha avuto pietà del suo popolo" (Is 49, 13). E di nuovo così si esprime il Salterio:  "Quando Israele uscì dall'Egitto, la casa di Giacobbe da un popolo barbaro, i monti saltellarono come arieti e le colline come agnelli di un gregge" (Sal 113, 1.4). E altrove in Isaia:  "Le nubi facciano piovere la giustizia" (Is 45, 8). Infatti i santi, non ritenendosi sufficienti essi soli  nel  dar  lode  al  Signore, si volgono da ogni parte coinvolgendo tutti nell'innodia comune" (Expositio in psalmum CXLVIII:  PG 55, 484-485).

    5. Siamo invitati anche noi ad associarci a questo immenso coro, divenendo voce esplicita di ogni creatura e lodando Dio nelle due dimensioni fondamentali del suo mistero. Da un lato, dobbiamo adorare la sua grandezza trascendente, "perché solo il suo nome è sublime, la sua gloria risplende sulla terra e nei cieli", come dice il nostro Salmo (v. 13). D'altro lato, riconosciamo la sua bontà condiscendente, poiché Dio è vicino alle sue creature e viene specialmente in aiuto al suo popolo:  "Egli ha sollevato la potenza del suo popolo... popolo che egli ama" (v. 14), come ancora afferma il Salmista.

    Di fronte al Creatore onnipotente e misericordioso raccogliamo, allora, l'invito di sant'Agostino a lodarlo, esaltarlo e celebrarlo attraverso le sue opere:  "Quando tu osservi queste creature e ne godi e ti sollevi all'Artefice di tutto e dalle cose create per via d'intelletto contempli i suoi attributi invisibili, allora si leva la sua confessione sulla terra e nel cielo... Se son belle le creature, quanto non sarà più bello il Creatore?" (Esposizioni sui Salmi, IV, Roma 1977, pp. 887- 889).

    Sia lodato Gesù Cristo!

    [SM=g1740717]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    Caterina63
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    00 08/02/2011 18:10
                   
               1857 Jean-François Millet  "l'Angelus"


    Una riflessione sull'ora del tramonto

    Religione ed elettricità



    di ISABELLA DUCROT

    Nel 1857 Jean-François Millet dipinse L'Angelus.
    Vi sono rappresentati due agricoltori, un uomo e una donna, raccolti in preghiera perché è l'ora dell'antica orazione che ricorda il saluto dell'angelo a Maria; gli strumenti posati per terra indicano che per quel giorno il lavoro è finito ma anche che in quel momento sta avvenendo qualcosa che conviene celebrare con un atto di devozione. Infatti ai due contadini fa da sfondo una campagna al crepuscolo; tra poco la luce del sole si ritirerà da quei campi. Il quadro rappresenta allo stesso tempo il fatto naturale, un paesaggio campestre all'ora del tramonto, e quello culturale, due persone in atteggiamento di preghiera.

    Sembra che l'artista desideri enfatizzare la relazione tra i due fatti: la coppia che prega rivela la pratica di un'abitudine religiosa alla cui osservanza i due sono stati probabilmente iniziati sin dalla prima infanzia; ma anche quanto la condizione di chi lavora la terra favorisca la partecipazione a quell'evento quotidiano durante il quale scompare la luce rispetto a chi vive in città. Una ventina d'anni dopo, verso il 1875, l'illuminazione elettrica nelle città e poi nelle campagne causò un radicale cambiamento nella vita quotidiana del mondo occidentale. Nel mondo nuovo il senso del quadro di Millet rischiava di disperdersi. Le strade, le abitazioni, i luoghi pubblici furono a poco a poco illuminati dalla luce artificiale, e l'eterno ritirarsi di quella naturale non preannunziò più la consegna degli uomini allo sbigottimento e alla paura del buio.

    Per la prima volta nella storia uomini, donne e bambini a causa di questa scoperta scientifica sono stati inconsapevolmente portati a trascurare il fenomeno naturale durante il quale la luce si ritira e l'oscurità avanza, fenomeno che fino ad allora li aveva predisposti verso una forma di spiritualità spontanea. All'uomo improvvisamente moderno bastò girare un interruttore di porcellana perché quel timore e tremore che nasceva all'avanzare della notte si attenuasse. La permanenza della luce grazie all'elettricità lo rese meno smarrito.
     
    L'interruttore accendeva la luce elettrica ma spegneva contemporaneamente lo stato naturalmente religioso dell'uomo nel buio. Si affievoliva quell'andamento dell'anima che, al sopravvenire dell'oscurità e in mancanza della funzione distraente della vista, tendeva in passato a ricorrere all'ascolto della propria ricchezza interiore. Quante domande sul destino umano sono state pensate alla flebile e incerta luce di una candela, quanti viandanti, pastori e naviganti si sono rivolti in termini poetici ai raggi pur freddi della luna! L'ombra rendeva gli uomini sospettosi di essere preda facile di agguati, minacce, trabocchetti, e l'anima invocava spontaneamente l'aiuto e la misericordia dell'onnipotenza divina.

    Negli uffici illuminati a giorno dall'elettricità si continuano a battere i tasti dei computer mentre fuori il sole tramonta e gli spettatori nelle sale cinematografiche, inconsapevoli di aver mancato il vero spettacolo, ammirano un tramonto sullo schermo mentre fuori la luce del giorno si ritira misteriosamente. Fuori, strade, vetrine e ristoranti risplendono di luce elettrica incuranti del cielo stellato. Ora è sempre giorno. Spesso i contadini oggi abbandonano la terra che hanno coltivato per secoli e appena possono corrono verso le città dalle notti illuminate per ragioni unicamente economiche. Forse privi del supporto di formule ripetitive come le preghiere non riescono ad affrontare impunemente la struggente malinconia del tramonto. Un poema persiano ricorda quanto sia doloroso il calare del sole in campagna, e che è necessario un cuore ben saldo per sopravvivere al lento spegnersi della luce.

    L'elettricità ha interferito nella disposizione di tutte le culture e civiltà ad affrontare in modo spirituale lo sconforto dell'oscurità: dall'aereo viaggiando di notte si vedono dall'informe fondo nero emergere gli infinitamente piccoli nuclei luminosi delle città. Gli abitanti di quei lontani agglomerati luminosi forse pregano meno. Forse coloro che abitano sperduti villaggi pregano di più. Se poco di religioso sussiste oggi nel mondo potremmo domandarci cos'è il religioso se non anche ciò che è tenuto vivo da forme di partecipazione sensibili alle scansioni temporali della giornata.

    In India, dove la vita quotidiana specialmente nelle campagne è scandita da rituali religiosi, la convivenza con il sacro dei suoi abitanti, naturale o meditata, è ancora molto percepibile a un occidentale. Sul monte Abu, nel Gujarat, la gente verso l'ora del crepuscolo si raduna in un luogo collinare fuori dell'abitato esposto a ovest.

    Si affrettano gruppi, famiglie intere, bambini tenuti per mano da nonne e zie, le mamme con i neonati in braccio, gli uomini altrettanto partecipi, per sedersi su panche di legno; si preparano così ogni sera in silenzio a celebrare il tramonto. L'attesa è pacifica e carica di una tranquilla religiosità. La definitiva scomparsa del sole è celebrata da un lungo applauso mentre il cielo piano piano si inonda di rosso e la cerimonia dopo l'attesa si trasforma in una festa quieta. La notte avanza senza essere violata dai pochi fanali lungo la strada. Le voci della sera risuonano al buio e poi si spengono.



    (©L'Osservatore Romano - 9 febbraio 2011)



    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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