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Siete proprio sicuri che lo SFS non vi impone dei dogmi??

Ultimo Aggiornamento: 20/02/2022 22:25
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09/02/2022 16:53
 
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Re: Re:
VVRL, 09/02/2022 11:38:



Mod: studiati cosa è un dogma prima di dare risposte del tipo che ti ho cancellato in questo post.
Questo non è il tuo blog in cui puoi fare proclami di questo genere. Impara a rispettare chi ti ospita.




Mod: le cose le sai ma dimentichi di applicarle alle categorie giuste.
ti ripeto:impara a rispettare chi ti ospita.
[Modificato da Giandujotta.50 09/02/2022 17:44]
09/02/2022 18:53
 
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silvio.51, 07/02/2022 10:47:



Io non sarei così rigido ad applicare Matteo 12:36-37 solo verso chi pecca contro lo spirito santo. Sei fai una ricerca su WT Library troverai questa scrittura in paragrafi un cui non si sta parlando del peccato contro lo spirito santo. Quindi anche la tua organizzazione non è così rigida da applicare questi versetti solo in relazione allo spirito santo.

Comunque, ritornando alla scrittura di Rm 6:7 in cui dite che essa significa che alla morte l’individuo è prosciolto o assolto da tutti i peccati commessi, mi sembra palese che coloro di cui si parla in Gv 5:29 non sono stati prosciolti dai loro peccati, tant'è che si legge " mentre quelli che hanno praticato cose ignobili".

MI sembra chiaro che qui ci sia un corto circuito. Nel tuo post 410 affermi: " Questo potrebbe paragonarsi alla situazione di un uomo che ha scontato una condanna alla prigione per qualche atto delittuoso. Una volta scontata la sua condanna alla prigione, non è processato e punito ripetute volte per lo stesso delitto.
Ora nel caso di chi è stato destato dai morti alla vita terrestre, la testimonianza dei peccati per cui fu condannato a morte non è più contro di lui. Come chi è stato rilasciato dalla prigione, ha l’opportunità di conformarsi alla legge".


Se è proprio questo il senso di romani capitolo 6, mi dovresti spiegare perché in Giovanni 5:29 vengono imputati i peccati commessi prima di morire a coloro che vengono resuscitati. Non è contrario a quello che tu stesso affermi quando dici " la testimonianza dei peccati per cui fu condannato a morte non è più contro di lui?"

Ha ragione Paolo o Gesù?

A te la parola.





Silvio

(parte seconda)
La tua citazione è monca,eccola tutta completa.

Se lo studi attentamente vi è già una risposta ed è molto semplice



Romani 6:7 dice: “Poiché colui che è morto è stato assolto dal suo peccato”. La considerazione del contesto mostra che l’apostolo Paolo parlava dei cristiani unti dallo spirito viventi in quel tempo. Mentre erano ancora in vita, erano stati battezzati in Cristo Gesù e avevano ricevuto la valida prospettiva della vita celeste.

Per essere unti con lo spirito santo e venire accettati come figli spirituali di Dio, dovevano morire al loro precedente modo di vivere quali uomini imperfetti, farsi perdonare da Dio i peccati e ottenere che fosse loro attribuita la perfezione umana.
Ma facendo questo commento riguardo ai cristiani unti, Paolo si richiamava a un’illustrazione naturale ed effettiva.

Nella sua ampia applicazione, poteva correttamente dirsi che il morto è stato prosciolto dal peccato.
La morte, non il processo mortifero stesso, è la piena paga del peccato. La Bibbia dice: “Il salario che il peccato paga è la morte”. (Rom. 6:23)

Questo significa che quando una persona è morta la testimonianza dei suoi peccati non è più contro di lei. E se non fosse per il sacrificio di Gesù Cristo e per il proposito di Dio di risuscitare la persona, non tornerebbe mai più a vivere.

Tuttavia, rimarrebbe prosciolta dal peccato, giacché Dio non esaminerebbe ripetutamente il suo caso e non la condannerebbe quindi con altre specie di punizione per il suo peccato.

Questo potrebbe paragonarsi alla situazione di un uomo che ha scontato una condanna alla prigione per qualche atto delittuoso. Una volta scontata la sua condanna alla prigione, non è processato e punito ripetute volte per lo stesso delitto.
Ora nel caso di chi è stato destato dai morti alla vita terrestre, la testimonianza dei peccati per cui fu condannato a morte non è più contro di lui. Come chi è stato rilasciato dalla prigione, ha l’opportunità di conformarsi alla legge.

Credo che il discorso lo spiega molto bene
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[Modificato da Angelo Serafino53 09/02/2022 18:56]
09/02/2022 19:01
 
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Silvio

(parte terza) bisogna ripeterle le cose ?

Ciò nondimeno, il risuscitato è ancora lo stesso uomo. La sua morte non ha prodotto nessun cambiamento in lui circa la personalità e le inclinazioni peccaminose. Mediante la risurrezione non diventa un uomo perfetto, libero da ogni effetto del peccato e dell’imperfezione ereditati da Adamo.

Non fu dichiarato giusto a motivo della morte.

Come nel caso di un ex condannato, deve compiere un diligente sforzo per non soccombere alle sue debolezze carnali. Deve cominciare, per così dire, da dove la sua vita si interruppe e deve pienamente valersi dei provvedimenti di Dio per la vita eterna sulla terra.

A motivo della vita che vissero prima della loro morte, alcuni avranno una inclinazione alla trasgressione più forte che altri. La Bibbia infatti dice: “Vi sarà una risurrezione sia dei giusti che degli ingiusti”. (Atti 24:15) Quindi quelli che furono ingiusti alla loro morte saranno ingiusti alla loro risurrezione per la vita sulla terra.
Così mentre un individuo è prosciolto dalla testimonianza del peccato, la morte non produce in lui come persona nessun cambiamento.

Quelli destati alla vita sulla terra saranno gli stessi individui che morirono, discendenti del peccatore Adamo. Saranno uomini imperfetti, proprio come lo furono quelli destati secoli or sono da Elia, Eliseo, Gesù Cristo, Pietro e Paolo.

La morte e risurrezione degli individui nel passato non li trasformò in persone perfette in grado di vivere per sempre. Così in quanto a quelli che saranno destati sulla terra nel Nuovo Ordine, verranno protetti dalla morte solo se si varranno dei provvedimenti del sacrificio di Gesù per l’espiazione dei peccati.

Nel libro biblico di Rivelazione, il provvedimento divino per la vita, compresa la disposizione per l’espiazione dei peccati, è simbolicamente raffigurato come un fiume d’acqua di vita. (Riv. 22:1, 2) Quindi ‘bevendo’ da questo ‘fiume’, i risuscitati saranno liberati da ogni tendenza peccaminosa e diverranno uomini perfetti.


Finché non siano uomini perfetti, Geova Dio non li considererà come pervenuti alla vita nel più pieno senso della parola. È evidente che per questa ragione la Bibbia dice di quelli destati alla vita sulla terra: ‘Non verranno alla vita finché non saranno finiti i mille anni’ del dominio del regno di Cristo, durante il quale dominio si applicheranno al genere umano i benefici del suo sacrificio di espiazione. — Riv. 20:5.

ma ci vuole molto a capirlo?
09/02/2022 19:03
 
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Re:
Angelo Serafino53, 09/02/2022 18:53:




Silvio

(parte seconda)
La tua citazione è monca,eccola tutta completa.

Se lo studi attentamente vi è già una risposta ed è molto semplice



Romani 6:7 dice: “Poiché colui che è morto è stato assolto dal suo peccato”. La considerazione del contesto mostra che l’apostolo Paolo parlava dei cristiani unti dallo spirito viventi in quel tempo. Mentre erano ancora in vita, erano stati battezzati in Cristo Gesù e avevano ricevuto la valida prospettiva della vita celeste.

Per essere unti con lo spirito santo e venire accettati come figli spirituali di Dio, dovevano morire al loro precedente modo di vivere quali uomini imperfetti, farsi perdonare da Dio i peccati e ottenere che fosse loro attribuita la perfezione umana.
Ma facendo questo commento riguardo ai cristiani unti, Paolo si richiamava a un’illustrazione naturale ed effettiva.

Nella sua ampia applicazione, poteva correttamente dirsi che il morto è stato prosciolto dal peccato.
La morte, non il processo mortifero stesso, è la piena paga del peccato. La Bibbia dice: “Il salario che il peccato paga è la morte”. (Rom. 6:23)

Questo significa che quando una persona è morta la testimonianza dei suoi peccati non è più contro di lei. E se non fosse per il sacrificio di Gesù Cristo e per il proposito di Dio di risuscitare la persona, non tornerebbe mai più a vivere.

Tuttavia, rimarrebbe prosciolta dal peccato, giacché Dio non esaminerebbe ripetutamente il suo caso e non la condannerebbe quindi con altre specie di punizione per il suo peccato.

Questo potrebbe paragonarsi alla situazione di un uomo che ha scontato una condanna alla prigione per qualche atto delittuoso. Una volta scontata la sua condanna alla prigione, non è processato e punito ripetute volte per lo stesso delitto.
Ora nel caso di chi è stato destato dai morti alla vita terrestre, la testimonianza dei peccati per cui fu condannato a morte non è più contro di lui. Come chi è stato rilasciato dalla prigione, ha l’opportunità di conformarsi alla legge.

Credo che il discorso lo spiega molto bene
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Quando imparerai ad usare la capacità critica che mostri di non avere ne discuteremo.Non capisci che Romani 6:23 non vuol dire quello che hai scritto.
Buona serata.
[Modificato da silvio.51 09/02/2022 19:18]
09/02/2022 19:22
 
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[Modificato da Angelo Serafino53 09/02/2022 19:33]
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Re: Re:
verderame.1958, 09/02/2022 10:23:




Strano, perché secondo lo stesso contesto, un'anno fa, si sosteneva l'esatto contrario, la bilancia pendeva dal lato di "condanna" , piuttosto che "valutazione o periodo di prova".

Solamente è stata spostata l'applicazione di questo versetto (giov. 5:28,29) dalla fine a inizio millennio.
Quindi il significato delle parole del testo biblico si trova in balia agli intendimenti di turno.


Verderame
mi accogo adesso del tuo post

Ma cosa è cambiato o è stato stravolto?



(Giovanni 5:29) e ne usciranno: quelli che hanno fatto cose buone per una risurrezione di vita, mentre quelli che hanno praticato cose ignobili per una risurrezione di giudizio.


Tutti e due i “gruppi” abbiamo sempre insegnato che risuscitavano e lo crediamo anche adesso

Prima credavamo che se un ingiusto causava danni nel millenio veniva stroncato
E questo lo crediamo anche adesso

Prima credevamo che alla fine del millenio tutti sarebbero stati giudicati dai nuovi rotoli
E ci crediamo anche adesso

E qual’e la differenza adesso ?
Che un ingiusto che viene risuscitato si tiene conto di quello che ha fatto in precedenza, per esempio se era un crociato e ha ucciso bambini e donne, ma agiva nella piena ignoranza, anzi credeva che se lo ha mandato il papa a uccidere era tutto normale

E dobbiamo stare attenti a queste persone

Mi pare che si esagera nella critica

poi da come commenti mi dai ragione che sei un oppositore con la scusa di voler solo dialogare

ma solo gli ingenui possono pensare che lo studio della bibbia è chiuso è tutto compreso e che non ci sia bisogno di studiare e comprendere meglio quello che vi è scritto
[Modificato da Angelo Serafino53 09/02/2022 20:04]
09/02/2022 20:01
 
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nell'illustrazione del discorso vi è un crociato sicuramente un ingiusto che ha fatto cose ignobili che sicuramente si fidavano delle guide religio se di quel tempo

Citato in F. Cardini, Il movimento crociato, Sansoni, Firenze, 1972, pagine 75-6.


Le truppe, i baroni e i pauperes superstiti, incontratisi a Costantinopoli, proseguirono verso la meta. Di nuovo si verificarono episodi di violenza compiuta in nome di Dio.

Il cronista Tudebode racconta che nell’assedio di Antiochia i crociati, dopo avere massacrato i nemici, “gettarono tutti i cadaveri in una fossa comune e riportarono le teste tagliate ai [loro] accampamenti in modo che si conoscesse il numero dei nemici uccisi, eccetto quattro cavalli carichi di quelle teste che furono inviati sulla riva del mare, agli ambasciatori dell’emiro di Babilonia”.

Il 15 luglio 1099 Gerusalemme cadde nelle mani dei crociati. Narra Raimondo d’Aguilers: “Allora avresti potuto vedere cose orribili: alcuni [nemici], ed era per loro una fortuna, avevano la testa troncata; altri cadevano dalle mura crivellati di frecce; moltissimi altri infine bruciavano tra le fiamme. Per le strade e le piazze si vedevano mucchi di teste; mani e piedi tagliati”. Ma ancora una volta i crociati tentarono di giustificare la violenza in nome della religione.

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[Modificato da Angelo Serafino53 09/02/2022 20:03]
09/02/2022 20:11
 
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Re: Re: Re:
Angelo Serafino53, 09/02/2022 19:36:


Verderame
mi accogo adesso del tuo post

Ma cosa è cambiato o è stato stravolto?







La parola GIUDIZIO, prima aveva un'accezione di condanna, adesso è diventata un periodo di prova. Il testo viene stravolto a convenienza per adattarlo alla dottrina.


Perché in questa espressione il termine giudizio non si riferisce a una condanna non si riferisce a qualcosa che è di tutto negativo: è vero a volte il giudizio può avere questo significato ,ma nel contesto in cui si trovano questi versetti sembra che Gesù utilizzi il termine giudizio con una accezione più neutra
Richiama più il senso di valutazione o di un periodo di prova


Secondo lo stesso contesto, un'anno fa, si sosteneva l'esatto contrario, la bilancia pendeva dal lato di "condanna" , piuttosto che "valutazione o periodo di prova".

La TNM dichiara: Riferimenti marginali


Giovanni 5:29
risurrezione Vedi approfondimento a Mt 22:23.

di vita [...] di giudizio Qui e in Gv 5:24, “giudizio” è messo in contrasto con “vita” e “vita eterna”; implica quindi un giudizio che determina la morte (2Pt 2:9; 3:7; vedi approfondimento a Gv 5:24). Nelle Scritture Greche Cristiane, il termine greco reso “giudizio” (krìsis) ha quasi sempre il significato di condanna. Come indicato dal contesto e da altri passi biblici, il giudizio di cui parla Gesù non si basa su quello che una persona ha fatto prima di morire ma sulle azioni che ha compiuto dopo la sua risurrezione. Infatti Ro 6:7 dice che “chi è morto è stato assolto dal suo peccato”. Con la sua condotta ogni risuscitato mostrerà ubbidienza (ricevendo così la ricompensa della “vita” eterna) o disubbidienza (subendo così il “giudizio” della morte).



[Modificato da verderame.1958 09/02/2022 20:15]



----------------------------------------------------------------------------------------------------------
La vita è piacevole. La morte è pacifica. È la transizione che crea dei problemi.

Isaac Asimov
09/02/2022 20:20
 
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Re: Re: Re: Re:
verderame.1958, 09/02/2022 20:11:



La parola GIUDIZIO, prima aveva un'accezione di condanna, adesso è diventata un periodo di prova. Il testo viene stravolto a convenienza per adattarlo alla dottrina.


Perché in questa espressione il termine giudizio non si riferisce a una condanna non si riferisce a qualcosa che è di tutto negativo: è vero a volte il giudizio può avere questo significato ,ma nel contesto in cui si trovano questi versetti sembra che Gesù utilizzi il termine giudizio con una accezione più neutra
Richiama più il senso di valutazione o di un periodo di prova


Secondo lo stesso contesto, un'anno fa, si sosteneva l'esatto contrario, la bilancia pendeva dal lato di "condanna" , piuttosto che "valutazione o periodo di prova".

La TNM dichiara: Riferimenti marginali


Giovanni 5:29
risurrezione Vedi approfondimento a Mt 22:23.

di vita [...] di giudizio Qui e in Gv 5:24, “giudizio” è messo in contrasto con “vita” e “vita eterna”; implica quindi un giudizio che determina la morte (2Pt 2:9; 3:7; vedi approfondimento a Gv 5:24). Nelle Scritture Greche Cristiane, il termine greco reso “giudizio” (krìsis) ha quasi sempre il significato di condanna. Come indicato dal contesto e da altri passi biblici, il giudizio di cui parla Gesù non si basa su quello che una persona ha fatto prima di morire ma sulle azioni che ha compiuto dopo la sua risurrezione. Infatti Ro 6:7 dice che “chi è morto è stato assolto dal suo peccato”. Con la sua condotta ogni risuscitato mostrerà ubbidienza (ricevendo così la ricompensa della “vita” eterna) o disubbidienza (subendo così il “giudizio” della morte).





Verderame
ma nella sostaza cosa è cambiato?
l'oratore ha detto semplicemente

"ma nel contesto in cui si trovano questi versetti sembra che Gesù utilizzi il termine giudizio con una accezione più neutra"
[Modificato da Angelo Serafino53 09/02/2022 20:24]
09/02/2022 20:30
 
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Re: Re: Re:
silvio.51, 2/9/2022 8:43 AM:



Caro Simon, la risposta sul v. 22 la trovi nella nota al v. 24. Lo so dove vorresti arrivare, ma tieni presente che al versetto 22 non si parla né di vita e né di morte. Quindi è ben diverso dai versetti 24 e 29 dove è evidente un nesso tra loro.



Caro Silvio,

come non si parla di vita e morte:

(Giovanni 5:21, 22) 21 Poiché come il Padre desta i morti e li rende viventi, così anche il Figlio rende viventi quelli che vuole. 22 Poiché il Padre non giudica nessuno, ma ha affidato tutto il giudizio al Figlio...

Il v. 22 continua l'affermazione del 21, la krisis è applicata proprio al giudizio dato dal figlio, che rende vivi.

Simon



09/02/2022 20:32
 
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Re: Re: Re: Re:
verderame.1958, 09/02/2022 20:11:



La parola GIUDIZIO, prima aveva un'accezione di condanna, adesso è diventata un periodo di prova. Il testo viene stravolto a convenienza per adattarlo alla dottrina.


Perché in questa espressione il termine giudizio non si riferisce a una condanna non si riferisce a qualcosa che è di tutto negativo: è vero a volte il giudizio può avere questo significato ,ma nel contesto in cui si trovano questi versetti sembra che Gesù utilizzi il termine giudizio con una accezione più neutra
Richiama più il senso di valutazione o di un periodo di prova


Secondo lo stesso contesto, un'anno fa, si sosteneva l'esatto contrario, la bilancia pendeva dal lato di "condanna" , piuttosto che "valutazione o periodo di prova".

La TNM dichiara: Riferimenti marginali


Giovanni 5:29
risurrezione Vedi approfondimento a Mt 22:23.

di vita [...] di giudizio Qui e in Gv 5:24, “giudizio” è messo in contrasto con “vita” e “vita eterna”; implica quindi un giudizio che determina la morte (2Pt 2:9; 3:7; vedi approfondimento a Gv 5:24). Nelle Scritture Greche Cristiane, il termine greco reso “giudizio” (krìsis) ha quasi sempre il significato di condanna. Come indicato dal contesto e da altri passi biblici, il giudizio di cui parla Gesù non si basa su quello che una persona ha fatto prima di morire ma sulle azioni che ha compiuto dopo la sua risurrezione. Infatti Ro 6:7 dice che “chi è morto è stato assolto dal suo peccato”. Con la sua condotta ogni risuscitato mostrerà ubbidienza (ricevendo così la ricompensa della “vita” eterna) o disubbidienza (subendo così il “giudizio” della morte).





Caro Verderame, lo stesso discorso lo si può fare con la nota al v.29 che tiene conto dell'intendimento precedente, e cioè quando questa scrittura veniva applicata al millennio. Ecco cosa dice: " Come indicato dal contesto e da altri passi biblici, il giudizio di cui parla Gesù non si basa su quello che una persona ha fatto prima di morire ma sulle azioni che ha compiuto dopo la sua risurrezione. Infatti Ro 6:7 dice che “chi è morto è stato assolto dal suo peccato”.

Quindi si dichiara che dal contesto e da altri passi si capisce che qui ci si riferisce alle azioni fatte durante il millennio e non prima di morire. Per avvalorare ulteriormente questo punto fondamentale citano la scrittura di Rm 6:7 che, secondo loro, dimostra che con la morte vengono prosciolti i peccati o le azioni peccaminose commesse prima di morire.

Quindi sorge spontanea questa riflessione: se la scrittura di romani citata nella nota veniva usata per avvalorare ulteriormente che il giudizio di Gesù " non si basa su quello che una persona ha fatto prima di morire ma sulle azioni che ha compiuto dopo la sua risurrezione", ora che hanno compreso che si viene giudicati in base ai peccati o alle azioni peccaminose compiute prima di essere risuscitati, mi sembra più che logico che la scrittura di Romani 6:7 è in contrasto con questo nuovo intendimento. Come mai non hanno più tenuto in considerazione questa scrittura tanto sbandierata nell'intendimento precedente?

Come dici tu, ho la forte sensazione che qui il testo viene stravolto a convenienza per adattarlo alla dottrina.



09/02/2022 20:59
 
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Re: Re: Re: Re: Re:
silvio.51, 2/9/2022 8:52 PM:


Caro Verderame, lo stesso discorso lo si può fare con la nota al v.29 che tiene conto dell'intendimento precedente, e cioè quando questa scrittura veniva applicata al millennio. Ecco cosa dice: " Come indicato dal contesto e da altri passi biblici, il giudizio di cui parla Gesù non si basa su quello che una persona ha fatto prima di morire ma sulle azioni che ha compiuto dopo la sua risurrezione. Infatti Ro 6:7 dice che “chi è morto è stato assolto dal suo peccato”.

Quindi si dichiara che dal contesto e da altri passi si capisce che qui ci si riferisce alle azioni fatte durante il millennio e non prima di morire. Per avvalorare ulteriormente questo punto fondamentale citano la scrittura di Rm 6:7 che, secondo loro, dimostra che con la morte vengono prosciolti i peccati o le azioni peccaminose commesse prima di morire.

Quindi sorge spontanea questa riflessione: se la scrittura di romani citata nella nota veniva usata per avvalorare ulteriormente che il giudizio di Gesù " non si basa su quello che una persona ha fatto prima di morire ma sulle azioni che ha compiuto dopo la sua risurrezione", ora che hanno compreso che si viene giudicati in base ai peccati o alle azioni peccaminose compiute prima di essere risuscitati, mi sembra più che logico che la scrittura di Romani 6:7 è in contrasto con questo nuovo intendimento. Come mai non hanno più tenuto in considerazione questa scrittura tanto sbandierata nell'intendimento precedente?

Come dici tu, ho la forte sensazione che qui il testo viene stravolto a convenienza per adattarlo alla dottrina.



Caro Silvio,
non si tratta solo di "dottrina" ma anche delle basi del diritto elementare.
Anche perchè, pur senza allargarsi troppo, la conoscenza è la chiave per accedere alla vita eterna e chi non ha conosciuto il Cristo e Dio padre in precedenza, non avrebbe alcuna possibilità di ricevere un giudizio positivo.

Simon
09/02/2022 20:59
 
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Re: Re: Re: Re:
(SimonLeBon), 09/02/2022 20:30:



Caro Silvio,

come non si parla di vita e morte:

(Giovanni 5:21, 22) 21 Poiché come il Padre desta i morti e li rende viventi, così anche il Figlio rende viventi quelli che vuole. 22 Poiché il Padre non giudica nessuno, ma ha affidato tutto il giudizio al Figlio...

Il v. 22 continua l'affermazione del 21, la krisis è applicata proprio al giudizio dato dal figlio, che rende vivi.

Simon






Intendevo dire che manca l'antitesi evidenziata dalla nota al v.24: "In questo versetto “giudizio” è messo in parallelo con morte ed è in contrasto con vita e vita eterna; si riferisce quindi a un giudizio che determina la perdita della vita". Rileggi pure la citazione di Barreto che ho postato sul mio post 410.


[Modificato da silvio.51 09/02/2022 21:04]
09/02/2022 21:06
 
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Re: Re: Re: Re: Re:
silvio.51, 2/9/2022 8:59 PM:



Intendevo dire che manca l'antitesi evidenziata dalla nota al v.24: "In questo versetto “giudizio” è messo in parallelo con morte ed è in contrasto con vita e vita eterna; si riferisce quindi a un giudizio che determina la perdita della vita". Rileggi pure la citazione di Barreto che ho postato sul mio post 410.



Anche Gv 3,19 usa la stessa espressione. In quel caso sono le persone che si auto-giudicano, in base al modo in cui accolgono (o riufiutano) la "luce" in mezzo alle tenebre.
E anche in questo caso, il senso è "neutro", anche se il risultato del giudizio puo' essere positivo o negativo.

Simon
09/02/2022 21:09
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re:
(SimonLeBon), 09/02/2022 20:59:



Caro Silvio,
non si tratta solo di "dottrina" ma anche delle basi del diritto elementare.
Anche perchè, pur senza allargarsi troppo, la conoscenza è la chiave per accedere alla vita eterna e chi non ha conosciuto il Cristo e Dio padre in precedenza, non avrebbe alcuna possibilità di ricevere un giudizio positivo.

Simon



Io ho basato il mio ragionamento sulle vostre stesse pubblicazione. Quindi non è colpa mia se sono evidenti delle contraddizioni. Lascio che siano i tanti lettori di forum a rendersi conto di come stanno effettivamente i fatti.

09/02/2022 21:13
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re:
(SimonLeBon), 09/02/2022 21:06:



Anche Gv 3,19 usa la stessa espressione. In quel caso sono le persone che si auto-giudicano, in base al modo in cui accolgono (o riufiutano) la "luce" in mezzo alle tenebre.
E anche in questo caso, il senso è "neutro", anche se il risultato del giudizio puo' essere positivo o negativo.

Simon



Simon, lasciamo che siano i tanti lettori di questo forum a rendersi conto di come stanno effettivamente i fatti.
09/02/2022 22:04
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
silvio.51, 09/02/2022 21:09:



Io ho basato il mio ragionamento sulle vostre stesse pubblicazione. Quindi non è colpa mia se sono evidenti delle contraddizioni. Lascio che siano i tanti lettori di forum a rendersi conto di come stanno effettivamente i fatti.




Silvio

Ma se è stato annunciato pubblicamente la nuova veduta ,è chiaro che tu troverai la veduta precedente ,ma come fai a chiamarla contraddizione?
da non credere .....

ecco cosa significa per Paolo essere giudicati:

1 Corinti 11:32  "Comunque, quando veniamo giudicati, veniamo disciplinati da Geova in modo da non essere condannati con il mondo. "

più chiaro di così...



[Modificato da Angelo Serafino53 09/02/2022 22:10]
09/02/2022 22:33
 
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Posto questa citazione a beneficio dei tanti lettori che si affacciano giornalmente in questo forum: " In Gv 5,24 è specificato che si tratta del giudizio di condanna, ossia del giudizio escatologico. Qui infatti la locuzione "non andare verso il giudizio" è posta in parallelismo sinonimico con l'espressione " passare dalla morte alla vita". Il giudizio quindi è in antitesi con la salvezza, ossia con il passaggio dalla morte alla vita. Nessuno infatti potrà contestare l'antitesi manifesta tra i due membri di Gv. 5:29, come abbiamo già messo in luce. Quindi i buoni risorgono per la vita e i malvagi per subire la condanna. Si tratta perciò del giudizio escatologico. Si noti che anche nei documenti giudaici antichi il giudizio indica la condanna*". - Lettura pastorale del vangelo di Giovanni di Panimolle, vol.2, ed. EDB, p.82.

* CF. Barret, St. John, 219.

Quindi un altro biblista che riconosce in modo inequivocabile che il contesto non lascia dubbi che si stia parlando di un giudizio di condanna.
[Modificato da silvio.51 09/02/2022 22:44]
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