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DIFENDERE LA VERA FEDE

Dal 18 al 20 novembre 2011 Visita del Papa nel Benin (Africa Occidentale)

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    Caterina63
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    00 15/11/2011 19:21
    [SM=g1740722]  Benin si prepara ad accogliere il Papa venerdì prossimo


    15 NOV. 2011 (VIS). Dal 18 al 20 novembre prossimo, il Santo Padre si recherà nella Repubblica del Benin (Africa Occidentale), per la firma dell'Esortazione Apostolica Postsinodale relativa alla Seconda Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi. Di seguito riportiamo alcuni dati statistici della Chiesa Cattolica in Benin aggiornati al 31 dicembre 2010, a  cura dell'Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa.

    Benin


      La Repubblica del Benin, capitale Porto Novo, ha una superficie di 112.622 chilometri quadrati e conta 8.779.000 abitanti, dei quali 2.984.000 cattolici, il 34% della popolazione. Il paese conta 10 circoscrizioni ecclesiastiche; 338 parrocchie ed 801 centri pastorali. I Vescovi sono 11, i sacerdoti 811, i religiosi e le religiose 1.386; 30 sono i membri laici di Istituti secolari e 11.251 i catechisti con missioni di apostolato. I seminaristi minori sono 308 e i maggiori 497.


      La Chiesa cattolica conta 217 centri educativi di tutti i livelli nei quali studiano 57.771 alunni, e 17 centri di educazione speciale. Esistono anche 133 centri di assistenza di proprietà della Chiesa o diretti da ecclesiastici: 12 ospedali; 65 ambulatori; 3 lebbrosari; 7 case per anziani ed invalidi; 41 orfanotrofi e scuole materne, 3 consultori familiari e centri per la protezione della vita e 3 istituzioni di altri tipo.

     Nella mattinata di ieri, presso la Sala Stampa della Santa Sede, si è tenuta una Conferenza Stampa di presentazione della visita che Benedetto XVI compirà in Benin, da venerdì 18 a domenica 20 novembre, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell'Universo.

      Padre Federico Lombardi, S.I., Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha illustrato ai giornalisti i motivi di interesse della visita che segna il ritorno del Pontefice in Africa dopo il Viaggio in Angola e Camerun del 2009. In primo luogo la firma dell'Esortazione Apostolica Postsinodale della Seconda Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, che sarà consegnata ai 35 Presidenti delle Conferenze Episcopali Nazionali e ai 7 responsabili delle Conferenze Regionali del Continente.

      Il secondo luogo, il Benin, paese africano geograficamente piccolo che conta appena 7 milioni di abitanti, è stato da sempre spiritualmente grande per la Chiesa. Infatti dal Benin partì, 150 anni fa, la grande opera di evangelizzazione che investì anche i paesi circostanti, dal Togo al Ghana al Niger. Padre Lombardi ha affermato che vi è una atmosfera di grande aspettativa nel Paese per l'arrivo del Papa. "Un incoraggiamento al continente africano nel suo insieme. Quindi, un accento consapevole dei problemi che ci sono, ma di prospettiva positiva: un incoraggiamento a impegnarsi per la riconciliazione, giustizia, pace, per uno sviluppo umano integrale e un annuncio del Vangelo come sviluppo integrale dell'uomo. Quindi, un viaggio che vuole certamente essere molto costruttivo".

      Un altro momento molto atteso è la visita del Papa alla tomba del Cardinale Bernardin Gantin, mancato nel 2008, molto amato dal suo popolo. Un affetto condiviso dal Santo Padre, come ha segnalato Padre Lombardi: "E' una persona anche molto vicina al Papa attuale per diversi motivi, essendo stato per tanto tempo Prefetto della Congregazione per i Vescovi, mentre il Papa attuale era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; ed essendo stato il suo predecessore diretto come Decano del Collegio Cardinalizio. In Benin, è considerato un padre dalla patria, un eroe nazionale, una persona che gode di una stima e di un affetto da parte della popolazione veramente immensi. La figura di Gantin e la visita del Papa alla sua tomba saranno uno degli aspetti più significativi del Viaggio".

    cardinale Gantin e cardinale Ratzinger

    Benedetto XVI cardinale Gantin


      Infine il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede ha informato di un evento artistico e culturale che si terrà la sera di venerdì a Cotonou, che vedrà la partecipazione di tre importanti cantautori africani - Papa Wemba, Bonga e Fifito - in un concerto che tratterà i temi dalla pace, della giustizia e della riconciliazione.


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 17/11/2011 14:16

    Africa risorgi! Vademecum del viaggio del papa in Benin

    Due i discorsi da tenere d'occhio: quello nel palazzo presidenziale e l'omelia finale. Ma sarà curioso anche vedere come se la caverà con i bambini. E prima ancora con i giornalisti, suo terreno minato

    di Sandro Magister




    ROMA, 17 novembre 2011 – Il viaggio che Benedetto XVI si appresta a compiere in Benin è il suo ventiduesimo fuori d'Italia e il secondo in Africa, dopo quello del marzo del 2009 in Camerun e in Angola che attirò l'attenzione mondiale su alcune sue affermazioni riguardo al preservativo nella lotta all'AIDS:

    > Mine vaganti. In Africa il preservativo, in Brasile l'aborto

    In quello stesso anno 2009, in ottobre, il sinodo dei vescovi tenne anche una speciale sessione dedicata all'Africa, che terminò con cinquantasette "propositiones" presentate al papa:

    > Sinodo per l'Africa, penultimo atto. Le proposizioni finali

    In Benin papa Joseph Ratzinger trarrà le conclusioni di quel sinodo. Sabato 19 novembre, poco dopo mezzogiorno, firmerà l'esortazione apostolica postsinodale "Africæ munus". E il giorno dopo, domenica 20, la consegnerà ufficialmente ai vescovi del continente.

    Il testo integrale dell'esortazione, in più lingue, potrà essere letto e scaricato da questa pagina web del Vaticano, a partire dal pomeriggio di sabato 19:

    > "Africæ munus"

    Quanto allo svolgimento del viaggio, ne darà man mano notizia quest'altra pagina web, in italiano, in inglese e in spagnolo:

    > News.va

    Ma per chi vorrà andare ai testi integrali del papa, la pagina giusta è quest'altra, con il programma dettagliato del viaggio e i discorsi, ciascuno dei quali apparirà in rete poche ore dopo che sarà stato pronunciato:

    > Viaggio Apostolico in Benin, 18-20 novembre 2011

    Benedetto XVI, in Benin, parlerà prevalentemente in francese. In qualche momento anche in inglese e in portoghese. Le versioni integrali in italiano e in inglese saranno disponibili in rete da subito, mentre per quella in spagnolo occorrerà pazientare un po'.

    I discorsi del papa saranno in tutto dodici. Ma alcuni avranno più rilievo di altri e meriteranno una particolare attenzione.

    Venerdì 18 novembre farà notizia il botta e risposta tra Benedetto XVI e i giornalisti in volo sull'aereo papale. Il papa risponderà a braccio, e di conseguenza la trascrizione integrale e autorizzata delle sue parole tarderà di qualche ora. Ma l'essenziale sarà messo quasi subito in rete da News.va e dalla Radio Vaticana.

    Sabato 19 novembre il discorso clou sarà quello che Benedetto XVI rivolgerà, nel palazzo presidenziale di Cotonou, alle autorità istituzionali e politiche, al corpo diplomatico, a uomini di cultura e a rappresentanti delle principali religioni.

    Nel pomeriggio dello stesso giorno di sabato 19 sarà anche da tener d'occhio una novità. Per la prima volta in un suo viaggio il papa incontrerà dei bambini e parlerà direttamente con loro. L'unico precedente del genere fu l'incontro che Benedetto XVI ebbe con i bambini della prima comunione di Roma e del Lazio in piazza San Pietro, il 15 ottobre 2005:

    > "Caro papa..."

    Domenica 20 novembre, infine, sarà importante l'omelia che Benedetto XVI pronuncerà durante la messa nello stadio "De l'Amitié" di Cotonou, con la consegna dell'esortazione postsinodale sull'Africa.

    Tra i capitoli del documento sarà interessante vedere quello dedicato alle religioni tradizionali africane, sulle quali Benedetto XVI lo scorso mese ha avuto parole critiche:

    > Africa. Quella religione che immola i bambini

    Sul contributo dei cattolici del Benin alla democratizzazione del loro paese è uscito in Italia questo libro, presentato lo scorso 15 novembre alla Radio Vaticana dall'arcivescovo Giuseppe Bertello, presidente del governatorato dello Stato della Città del Vaticano e già nunzio in Benin, e da monsignor Barthélemy Adoukonou, beninese, segretario del pontificio consiglio della cultura:

    Susanna Cannelli, "Cattolici d'Africa. La nascita della democrazia in Benin", Guerini e Associati, Roma, 2011, pp. 256, euro 24,00.

    L'autrice è responsabile della Comunità di Sant'Egidio per i rapporti con i paesi dell'Africa occidentale francofona.

    __________


    Gli ultimi tre precedenti servizi di www.chiesa:

    16.11.2011
    > Sposati e ordinati. La serie B del clero cattolico
    Sono almeno duemila. Di rito orientale o convertiti dal protestantesimo. Hanno moglie e figli e celebrano la messa. La Chiesa riconosce loro "pari dignità" con i preti celibi. Ma nei fatti non è così

    14.11.2011
    > Diario Vaticano / Per la scuola di Bologna è pronta la porpora
    Un suo esponente di rilievo, Luis Antonio Tagle, sarà presto fatto cardinale. Fu lui a scrivere il capitolo chiave della storia più letta al mondo del Concilio Vaticano II, interpretato come rottura e "nuovo inizio". Ma in curia questo è stato taciuto

    10.11.2011
    > Troppa confusione. Bertone chiude la curia a chiave
    Travolto dalle critiche il documento di "Iustitia et pax" sulla crisi finanziaria mondiale. Il segreterio di Stato lo disconosce. "L'Osservatore Romano" lo fa a pezzi. D'ora in poi ogni nuovo testo vaticano dovrà passare al vaglio del cardinale

    __________


    Per altre notizie e commenti vedi il blog che Sandro Magister cura per i lettori di lingua italiana:

    > SETTIMO CIELO

    Ultimi tre titoli:

    Andrea Riccardi ministro. Una biografia non autorizzata

    Nuovo nunzio in Italia: arriva il castigamatti

    Dopo Todi le pagelle de "Il Regno". Un solo promosso: Bagnasco


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 18/11/2011 17:46
    [SM=g1740733] Il Papa in Africa: MODERNITA' SI, MA SENZA DISSOCIARLA DALLA TRADIZIONE


    CITTA' DEL VATICANO, 17 NOV. 2011 (VIS). Questa mattina Benedetto XVI è partito alla volta del Benin, dando inizio al suo ventiduesimo Viaggio Apostolico internazionale, nel corso del quale, domenica prossima, firmerà l’Esortazione Apostolica Postsinodale della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi.

    Partito dall’aeroporto romano di Fiumicino alle 9:00, Benedetto XVI è giunto alle 15:00, all’aeroporto internazionale “Cardinale Bernardin Gantin” di Cotonou, dove è stato accolto dal Presidente del Benin, Signor Thomas Yayi Boni, dall’Arcivescovo Antoine Ganyé, dell’Arcidiocesi di Cotonou e da altre Autorità civili e religiose.

     Nel primo discorso pronunciato in Benin, il Santo Padre ricorda tre motivi che l’hanno spinto a visitare la Nazione: l’invito del Presidente e dei Membri della Conferenza Episcopale del Benin, nel 150° anniversario di evangelizzazione del Paese e nel  40° anniversario dei rapporti diplomatici con la Santa Sede; la firma dell’Esortazione Apostolica Postsinodale “Africae Munus” e una terza ragione “più personale o più affettiva”: pregare sulla tomba del Cardinale Gantin e “ringraziare il Benin di avere dato alla Chiesa questo figlio eminente”.

      “Il Benin è una terra di antiche e nobili tradizioni. La sua storia è prestigiosa. Vorrei approfittare di questa occasione per salutare i Capi tradizionali. Il loro contributo è importante per costruire il futuro di questo Paese. Desidero incoraggiarli a contribuire, con la loro saggezza e la loro conoscenza dei costumi, al delicato passaggio che attualmente si va operando tra la tradizione e la modernità”.

      “La modernità non deve fare paura, ma essa non può costruirsi sull’oblio del passato. Deve essere accompagnata con prudenza per il bene di tutti evitando gli scogli che esistono sul Continente africano e altrove, per esempio la sottomissione incondizionata alle leggi del mercato o della finanza, il nazionalismo o il tribalismo esacerbato e sterile che possono diventare micidiali, la politicizzazione estrema delle tensioni interreligiose a scapito del bene comune, o infine la disgregazione dei valori umani, culturali, etici e religiosi. Il passaggio alla modernità deve essere guidato da criteri sicuri che si basano su virtù riconosciute (....) nella dignità della persona, nella grandezza della famiglia e nel rispetto della vita. Tutti questi valori sono in vista del bene comune, l’unico che deve primeggiare e costituire la preoccupazione maggiore di ogni responsabile”.

      “La Chiesa, da parte sua, dà il suo specifico contributo. Con la sua presenza, la sua preghiera e le sue diverse opere di misericordia, specialmente nel campo educativo e sanitario, desidera offrire ciò che ha di meglio. Vuole manifestarsi vicina a colui che si trova nel bisogno, a colui che cerca Dio. Desidera far comprendere che Dio non è inesistente o inutile come si cerca di far credere, ma che Egli è l’amico dell’uomo. È in questo spirito d’amicizia e di fraternità che vengo nel vostro Paese”.

    PV-BENIN/

    VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011)

    CERIMONIA DI BENVENUTO

    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Signor Presidente della Repubblica,
    Signori Cardinali,
    Signor Presidente della Conferenza Episcopale del Benin,
    Autorità civili, ecclesiali e religiose presenti,
    Cari amici!


    La ringrazio, Signor Presidente, per le Sue cordiali parole di accoglienza. Lei conosce l’affetto che nutro per il vostro Continente e il vostro Paese. Desideravo ritornare in Africa, e una triplice motivazione mi è stata offerta per realizzare questo Viaggio apostolico. Anzitutto, Signor Presidente, c’è il Suo cordiale invito a visitare il vostro Paese.
    La Sua iniziativa è andata di pari passo con quella della Conferenza Episcopale del Benin. Esse sono fortunate perché si collocano nell’anno in cui il Benin celebra il 40° anniversario dello stabilimento delle sue relazioni diplomatiche con la Santa Sede, così come il 150° anniversario della sua evangelizzazione.
    Trovandomi tra di voi, avrò l’occasione di fare numerosissimi incontri. Me ne rallegro. Essi saranno tutti diversi e culmineranno nell’Eucaristia che celebrerò prima della mia partenza.
    Si realizza anche il mio desiderio di consegnare in terra africana l’Esortazione apostolica post-sinodale Africae munus. Le sue riflessioni guideranno l’azione pastorale di numerose comunità cristiane nei prossimi anni.
    Questo documento potrà germinarvi, crescervi e fruttificarvi “il cento, il sessanta, il trenta per uno”, come dice Gesù Cristo (Mt 13,23).
    Infine, esiste una terza ragione che è più personale o più affettiva. Ho sempre avuto grande stima per un figlio di questo Paese, il Cardinale Bernardin Gantin. Per molti anni abbiamo entrambi lavorato, ciascuno secondo le proprie competenze, al servizio della stessa Vigna.
    Abbiamo aiutato al meglio il mio Predecessore, il beato Giovanni Paolo II, ad esercitare il suo ministero petrino. Abbiamo avuto l’occasione di incontrarci parecchie volte, di discutere in modo profondo e di pregare insieme.
    Il Cardinale Gantin si era guadagnato il rispetto e l’affetto di molti. Mi è parso dunque giusto venire nel suo Paese natale per pregare sulla sua tomba e ringraziare il Benin di avere dato alla Chiesa questo figlio eminente.
    Il Benin è una terra di antiche e nobili tradizioni. La sua storia è prestigiosa. Vorrei approfittare di questa occasione per salutare i Capi tradizionali. Il loro contributo è importante per costruire il futuro di questo Paese.
    Desidero incoraggiarli a contribuire, con la loro saggezza e la loro conoscenza dei costumi, al delicato passaggio che attualmente si va operando tra la tradizione e la modernità.

    La modernità non deve fare paura, ma essa non può costruirsi sull’oblio del passato.
    Deve essere accompagnata con prudenza per il bene di tutti evitando gli scogli che esistono sul
    Continente africano e altrove, per esempio la sottomissione incondizionata alle leggi del mercato o della finanza, il nazionalismo o il tribalismo esacerbato e sterile che possono diventare micidiali, la politicizzazione estrema delle tensioni interreligiose a scapito del bene comune, o infine la disgregazione dei valori umani, culturali, etici e religiosi.


    Il passaggio alla modernità deve essere guidato da criteri sicuri che si basano su virtù riconosciute, quelle che enumera il vostro motto nazionale, ma anche quelle che si radicano nella dignità della persona, nella grandezza della famiglia e nel rispetto della vita. Tutti questi valori sono in vista del bene comune, l’unico che deve primeggiare e costituire la preoccupazione maggiore di ogni responsabile. Dio si fida dell’uomo e desidera il suo bene. Sta a noi rispondergli con onestà e giustizia all’altezza della sua fiducia.

    La Chiesa, da parte sua, dà il suo specifico contributo. Con la sua presenza, la sua preghiera e le sue diverse opere di misericordia, specialmente nel campo educativo e sanitario, essa desidera offrire ciò che ha di meglio. Vuole manifestarsi vicina a colui che si trova nel bisogno, a colui che cerca Dio. Desidera far comprendere che Dio non è inesistente o inutile come si cerca di far credere, ma che Egli è l’amico dell’uomo.

    E’ in questo spirito d’amicizia e di fraternità che vengo nel vostro Paese, Signor Presidente.

    (In lingua fon) Dio benedica il Benin!

    Pope benedict XVI (L), Benin president Thomas Yayi Boni (R) and his wife Chantal (C) walk during an arrival ceremony at Bernadin Gantin airport in Cotonou on November 18, 2011. Pope Benedict XVI during a three dya visit to Benin on his second visit ads pope to Africa, where he will address themes raised during the synod of African bishops in 2009.A woman, wearing a tee-shirt bearing a picture of Pope Benedict XVI, ties a scarf around her head in Cotonou on November 18, 2011. Pope Benedict XVI headed for Benin on November 18, a nation considered to be the heartland of voodoo, on his second visit to Africa after his 2009 trip sparked an outcry over condoms. He is expected to be welcomed by tens of thousands of Benin citizens as well as pilgrims from West Africa and beyond during the three-day visit that will culminate with a mass on November 20 in a stadium in the economic capital Cotonou.


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    Caterina63
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    00 18/11/2011 17:52
    [SM=g1740722]MERAVIGLIOSA CATECHESI MARIANA DEL PAPA IN AFRICA

    VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011)

    VISITA ALLA CATTEDRALE DI COTONOU

    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Signori Cardinali,
    Signor Arcivescovo e cari fratelli nell’Episcopato,
    Signor Rettore della cattedrale,
    cari fratelli e sorelle!


    L’antico inno, il Te Deum, che abbiamo appena cantato esprime la nostra lode al Dio tre volte santo che ci riunisce in questa bella Cattedrale di Nostra Signora della Misericordia.
    Rendiamo omaggio con riconoscenza ai precedenti Arcivescovi che vi riposano: Monsignor Christophe Adimou e Monsignor Isidore de Sousa.
    Essi sono stati valorosi operai nella Vigna del Signore, e la loro memoria resta ancora viva nel cuore dei cattolici e di numerosi abitanti del Benin.
    Questi due Presuli sono stati, ciascuno a suo modo, Pastori pieni di zelo e di carità.
    Si sono spesi senza risparmio al servizio del Vangelo e del Popolo di Dio, soprattutto delle persone più vulnerabili.

    Tutti voi sapete che Monsignor de Sousa è stato un amico della verità e che ha avuto un ruolo determinante nella transizione democratica del vostro Paese.
    Mentre lodiamo Dio per le meraviglie di cui non cessa di colmare l’umanità, vi invito a meditare un momento sulla sua misericordia infinita.
    Questa Cattedrale vi si presta provvidenzialmente.
    La Storia della Salvezza, che culmina nell’Incarnazione di Gesù e trova pieno compimento nel Mistero pasquale, è una splendida rivelazione della misericordia di Dio.
    Nel Figlio è reso visibile il “Padre misericordioso” (2 Cor 1,3), che, sempre fedele alla sua paternità, “è capace di chinarsi su ogni figlio prodigo, su ogni miseria umana e, soprattutto, su ogni miseria morale, sul peccato” (GIOVANNI PAOLO II, Enc. Dives in misericordia, 6).

    La misericordia divina non consiste solamente nella remissione dei nostri peccati: essa consiste anche nel fatto che Dio, nostro Padre, ci riconduce, talvolta non senza dolore, afflizione e timore da parte nostra, sulla via della verità e della luce, perché non vuole che ci perdiamo (cfr Mt 18,14; Gv 3,16).
    Questa duplice manifestazione della misericordia divina mostra come Dio è fedele all’alleanza sigillata con ogni cristiano nel Battesimo. Rileggendo la storia personale di ciascuno e quella dell’evangelizzazione dei nostri Paesi, possiamo dire con il salmista: “Canterò in eterno l’amore del Signore” (Sal 89 [88],2).

    La Vergine Maria ha sperimentato al massimo livello il mistero dell’amore divino: “Di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono” (Lc 1,50), esclama nel suo Magnificat.
    Tramite il suo SÌ alla chiamata di Dio, ella ha contribuito alla manifestazione dell’amore divino tra gli uomini.
    In questo senso, è Madre di Misericordia per partecipazione alla missione del suo Figlio; ha ricevuto il privilegio di poterci soccorrere sempre e dovunque.
    “Con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci i doni che ci assicurano la nostra salvezza eterna. Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora
    peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata” (CONC. ECUM VAT. II, Cost. Lumen gentium, 62).
    Al riparo della sua misericordia, i cuori feriti guariscono, le insidie del Maligno sono sventate e i nemici si riconciliano.

    In Maria abbiamo non soltanto un modello di perfezione, ma anche un aiuto per realizzare la comunione con Dio e con i nostri fratelli e le nostre sorelle. Madre di misericordia, ella è una guida sicura dei discepoli di suo Figlio che vogliono essere a servizio della giustizia, della riconciliazione e della pace. Ella ci indica, con semplicità e con cuore materno, l’unica Luce e l’unica Verità: suo Figlio, Cristo Gesù che conduce l’umanità verso la sua piena realizzazione nel Padre suo.

    Non abbiamo paura di invocare con
    fiducia colei che non cessa di dispensare ai suoi figli le grazie divine:


    O Madre di Misericordia,
    Noi ti salutiamo, Madre del Redentore;
    ti salutiamo, Vergine gloriosa;
    ti salutiamo, nostra Regina!

    O Regina della speranza,
    mostraci il volto del tuo Figlio divino;
    guidaci sulle vie della santità;
    donaci la gioia di coloro che sanno dire Sì a Dio!

    O Regina della Pace,
    esaudisci le più nobili aspirazioni dei giovani africani;
    esaudisci i cuori assetati di giustizia, di pace e di riconciliazione;
    esaudisci le speranze dei bambini vittime della fame e della guerra!

    O Regina della giustizia,
    ottienici l’amore filiale e fraterno;
    ottienici di essere amici dei poveri e dei piccoli;
    ottieni per i popoli della terra lo spirito di fraternità!

    O Nostra Signora d’Africa,
    ottieni dal tuo Figlio divino la guarigione per i malati,
    la consolazione per gli afflitti,
    il
    perdono per i peccatori;
    intercedi per l’Africa presso il tuo Figlio divino;
    e ottieni per tutta l’umanità la salvezza e la pace!
    Amen.

    [SM=g1740738] [SM=g1740750]

    A woman holds a crucifix during a morning mass at Notre Dame cathedral, ahead of a visit on Friday by Pope Benedict XVI to Cotonou, November 18, 2011. Africa is the Roman Catholic Church's fastest-growing region despite revelations of sex abuse and corruption scandals that have shaken followers in Europe.
    Pope benedict XVI is greeted at Bernadin Gantin airport in Cotonou on November 18, 2011. Pope Benedict XVI on Friday warned against 'unconditional submission' to the laws of the market and finance, after arriving in Benin for his second visit to Africa as pontiff.
    A child sells souvenir posters and national flags ahead of a visit on Friday by Pope Benedict XVI to Cotonou, November 18, 2011. Africa is the Roman Catholic Church's fastest-growing region despite revelations of sex abuse and corruption scandals that have shaken followers in Europe.

    [Modificato da Caterina63 18/11/2011 17:52]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    00 18/11/2011 20:58
    VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011)

    INTERVISTA CONCESSA DAL SANTO PADRE BENEDETTO XVI AI GIORNALISTI DURANTE IL VOLO VERSO IL BENIN
    Pope Benedict XVI boards a plane at Fiumicino airport in Rome November 18, 2011. Pope Benedict will make a three-day visit to Benin, his second trip as pontiff to Africa where the Catholic Church is growing faster than on any other continent.

    P. Lombardi: Santità, benvenuto in mezzo a noi, in mezzo a questo gruppo dei giornalisti che La accompagnano verso l’Africa. Le siamo molto grati di dedicarci un poco di tempo anche questa volta. Qui, su questo aereo, c’è una quarantina di giornalisti, fotografi e cameramen di diverse agenzie e televisioni, poi ci sono anche i media vaticani che La accompagnano: una cinquantina di persone. A Cotonou ci aspetta un migliaio di giornalisti che seguiranno il viaggio sul luogo. Come al solito, Le rivolgiamo alcune domande raccolte in questi giorni tra i colleghi. La prima domanda la faccio in francese, pensando che possa essere poi anche molto gradita agli ascoltatori e ai telespettatori del Benin, quando potranno goderne, all’arrivo.

    P. Lombardi: Saint-Père, ce voyage nous amène au Bénin. Mais c’est un voyage très important pour l’entier continent africain. Pourquoi avez-vous pensé que le Bénin soit le pays apte pour un message pour toute l’Afrique d’aujourd’hui et de demain ?

    Saint-Père: Il y a différentes raisons. La première, le Bénin est un pays en paix, en paix extérieure et intérieure. Il y a des institutions démocratiques qui fonctionnent, qui sont réalisées dans l’esprit de liberté et responsabilité, et donc la justice et le travail pour le bien commun sont possibles et garantis par le fonctionnement des institutions démocratiques et le sens des responsabilités dans la liberté. La 2° raison, est qu’il y a, comme dans la majeure partie des pays africains, une présence des différentes religions et une convivence pacifique des religions. Il y a les chrétiens dans leur diversité - pas facile toujours, il y a les musulmans, il y a finalement les religions traditionnelles, toutes les 3 religions, différentes, vivent ensemble dans le respect réciproque et dans la commune responsabilité pour la paix, pour la réconciliation intérieure et extérieure. Il me semble que cette convivence des religions, le dialogue interreligieux comme facteur de paix et de liberté est très important et est une partie importante aussi de l’Exhortation apostolique du Synode. Et finalement la 3° raison, est que c’est le pays de mon cher ami, le Cardinal Gantin. J’avais toujours le désir de prier, un jour, sur sa tombe. Il est réellement un grand ami - on en parlera à la fin peut-être, et donc visiter le pays du Cardinal Gantin, comme un grand représentant de l’Afrique catholique, de l’Afrique humaine et civilisée, est pour moi aussi une raison d’aller dans ce pays.

    [trad. italiana. P. Lombardi: Santo Padre, questo viaggio ci conduce in Benin, ma è un viaggio molto importante per l’intero continente africano. Perché Lei ha pensato che proprio il Benin fosse il Paese indicato per lanciare un messaggio all’Africa tutta, di oggi e di domani?

    Santo Padre: Ci sono diverse ragioni. La prima è che il Benin è un Paese in pace: pace esterna ed interna. Le istituzioni democratiche funzionano, sono realizzate nello spirito di libertà e responsabilità e quindi la giustizia e il lavoro per il bene comune sono possibili e garantiti dal funzionamento del sistema democratico e dal senso di responsabilità nella libertà.
    La seconda ragione è che, come nella maggior parte dei Paesi africani, c’è una presenza di diverse religioni e una convivenza pacifica tra queste religioni. Ci sono i cristiani nella loro diversità, non sempre facile, ci sono i musulmani e poi ci sono le religioni tradizionali, e queste diverse religioni convivono nel rispetto reciproco e nella comune responsabilità per la pace, per la riconciliazione interna ed esterna. Mi sembra che questa convivenza tra le religioni, il dialogo interreligioso come fattore di pace e di libertà sia un aspetto importante, come è parte importante dell’Esortazione apostolica post-sinodale.
    Infine, la terza ragione è che questo è il Paese del mio caro amico, il Cardinale Bernardin Gantin: avevo sempre il desiderio di poter pregare, un giorno, sulla sua tomba.
    E’ per me veramente un grande amico – ne parleremo alla fine, forse – e quindi visitare il Paese del Cardinale Gantin, come un grande rappresentante dell’Africa cattolica e dell’Africa umana e civile, è per me uno dei motivi per cui desidero andare in questo Paese.]

    P. Lombardi: Mentre gli africani sperimentano l’indebolimento delle loro comunità tradizionali, la Chiesa cattolica si trova confrontata con il successo crescente di Chiese evangeliche o pentecostali, a volte auto-createsi in Africa, che propongono una fede attraente, una grande semplificazione del messaggio cristiano: insistono sulle guarigioni, mescolano i loro culti con quelli tradizionali. Come si colloca la Chiesa cattolica nei confronti di queste comunità, aggressive nei suoi confronti? E come può essere attraente, quando queste comunità si presentano come festose, calorose o inculturate?

    Santo Padre: Queste comunità sono un fenomeno mondiale, in tutti i continenti, soprattutto sono altamente presenti in modi diversi in America Latina ed in Africa.
    Direi che gli elementi caratteristici sono poca istituzionalità, poche istituzioni, un peso leggero di istruzione, un messaggio facile, semplice, comprensibile, apparentemente concreto e poi – come Lei ha detto – liturgia partecipativa con l’espressione dei propri sentimenti, della propria cultura e combinazioni anche sincretistiche tra religioni.
    Tutto questo garantisce, da una parte, successo, ma implica anche poca stabilità. Sappiamo anche che molti ritornano alla Chiesa cattolica o migrano da una di queste comunità all’altra. Quindi, non dobbiamo imitare queste comunità, ma chiederci cosa possiamo fare noi per dare nuova vitalità alla fede cattolica.
    E, direi, un primo punto è certamente un messaggio semplice, profondo, comprensibile; importante è che il cristianesimo non appaia come un sistema difficile, europeo, che un altro non possa comprendere e realizzare, ma come un messaggio universale che c’è Dio, che Dio c’entra [con noi], che Dio ci conosce e ci ama e che la religione concreta provoca collaborazione e fraternità.
    Quindi, un messaggio semplice e concreto è molto importante. Poi, anche che l’istituzione non sia troppo pesante è sempre molto importante, che sia prevalente, diciamo, l’iniziativa della comunità e della persona. E direi anche una liturgia partecipativa, ma non sentimentale: non dev’essere basata solo sull’espressione dei sentimenti, ma caratterizzata dalla presenza del mistero nella quale noi entriamo, dalla quale ci lasciamo formare.
    E, infine, direi, è importante nell’inculturazione non perdere l’universalità. Io preferirei parlare di interculturalità, non tanto di inculturazione, cioè di un incontro delle culture nella comune verità del nostro essere umano nel nostro tempo, e così crescere anche nella fraternità universale; non perdere questa grande cosa che è la cattolicità, che in tutte le parti del mondo siamo fratelli, siamo una famiglia che si conosce e che collabora in spirito di fraternità.

    P. Lombardi: Santità, negli ultimi decenni si sono avute in terra africana molte operazioni di peace-keeping, conferenze per le ricostruzioni nazionali, commissioni di verità e riconciliazione con risultati a volte buoni e a volte deludenti. Durante l’assemblea sinodale, i vescovi hanno avuto parole forti sulle responsabilità degli uomini politici nei problemi del continente. Quale messaggio pensa di indirizzare ai responsabili politici dell’Africa, e qual è il contributo specifico che la Chiesa può dare alla costruzione di una pace durevole nel continente?

    Santo Padre: Il messaggio si trova nel testo che consegnerò alla Chiesa in Africa: non posso riassumerlo adesso, in poche parole. Vero è che ci sono state tante conferenze internazionali proprio anche per l’Africa, per la fraternità universale. Si dicono cose buone, e qualche volta anche si fanno realmente cose buone: dobbiamo riconoscerlo.
    Ma certamente le parole sono più grandi, le intenzioni, anche la volontà è più grande della realizzazione e dobbiamo chiederci perché la realtà non arriva alle parole e alle intenzioni. Mi sembra che un fattore fondamentale sia che questo rinnovamento, questa fraternità universale esige rinunce, esige anche di andare oltre l’egoismo ed essere per l’altro. E questo è facile da dire, ma è difficile da realizzare. L’uomo, così com’è dopo il peccato originale, vuole avere se stesso, avere la vita e non donare la vita. Quanto ho, vorrei conservarlo. Ma con questa mentalità, secondo cui non voglio donare, ma avere, naturalmente le grandi intenzioni non possono funzionare. Ed è proprio solo con l’amore e la conoscenza di un Dio che ci ama, che ci dona, che possiamo arrivare a questo: osiamo perdere la vita, osiamo donarci perché sappiamo che proprio così ci guadagniamo. Quindi, oggi i dettagli che si trovano nel documento del Sinodo riguardano questa posizione fondamentale: amando Dio ed essendo in amicizia con questo Dio che si dà, anche noi possiamo osare e implorare di dare, non solo di avere; di rinunciare, di essere per l’altro, di perdere la vita nella certezza che sì, proprio così, ci guadagniamo.

    P. Lombardi: Santità, all’apertura del Sinodo Africano a Roma, Lei aveva parlato dell’Africa come di un grande “polmone spirituale per un’umanità in crisi di fede e di speranza”. Pensando ai grandi problemi dell’Africa, questa espressione appare quasi sconcertante. In che senso pensa veramente che dall’Africa possa venire fede e speranza per il mondo? Pensa a un ruolo dell’Africa anche nell’evangelizzazione del resto del mondo?

    Santo Padre: Naturalmente l’Africa ha grandi problemi e difficoltà, tutta l’umanità ha grandi problemi. Se io penso alla mia gioventù, era un mondo totalmente diverso da quello di oggi e qualche volta penso di vivere in un altro pianeta rispetto a quando ero ragazzo. Così l’umanità si trova in un processo sempre più veloce e rapido di trasformazione.
    Per l’Africa questo processo degli ultimi 50-60 anni - partendo dall’indipendenza, dopo il colonialismo, fino ad arrivare al tempo di oggi - è stato un processo molto esigente, naturalmente molto difficile, con grandi difficoltà e problemi, e questi problemi non sono ancora superati. Con il processo dell’umanità procedono anche le difficoltà. Tuttavia questa freschezza del sì alla vita che c’è in Africa, questa gioventù che esiste, che è piena di entusiasmo e di speranza, anche di umorismo e di allegria, ci mostra che qui c’è una riserva umana, c’è ancora una freschezza del senso religioso e della speranza; c’è ancora una percezione della realtà metafisica, della realtà nella sua totalità con Dio: non questa riduzione al positivismo, che restringe la nostra vita e la fa un po’ arida, e anche spegne la speranza. Quindi direi un umanesimo fresco che si trova nell’anima giovane dell’Africa, nonostante tutti i problemi che esistono e che esisteranno, mostra che qui c’è ancora una riserva di vita e di vitalità per il futuro, sulla quale possiamo contare.

    P. Lombardi: Un’ultima domanda Santità, torniamo un attimo su un punto che Lei ha toccato fra i motivi di questo viaggio verso il Benin: sappiamo che in questo viaggio un posto molto importante è il ricordo della figura del cardinale Gantin. Lei lo ha conosciuto molto bene: è stato il suo predecessore come Decano del Sacro Collegio e la stima che lo circonda universalmente è molto grande. Vuole darci ancora una breve testimonianza personale su di lui?

    Santo Padre: Io ho visto la prima volta il cardinal Gantin nella mia ordinazione ad arcivescovo di Monaco nel ’77. Lui era venuto, perché uno dei suoi alunni era mio discepolo: così idealmente esisteva già tra di noi un’amicizia, senza ancora esserci visti. In questo giorno decisivo della mia ordinazione episcopale è stato bello per me incontrare questo giovane Vescovo africano, pieno di fede, di gioia e di coraggio.
    Poi abbiamo collaborato moltissimo, soprattutto quando lui era Prefetto della Congregazione per i Vescovi e poi nel Sacro Collegio. Ne ho sempre ammirato la sua intelligenza pratica e profonda; il suo senso di discernimento, di non cadere su certe fraseologie, ma di capire che cosa fosse l’essenziale e che cosa non avesse senso.
    E poi il suo vero senso d’umorismo, che era molto bello. E soprattutto era un uomo di profonda fede e di preghiera. Tutto questo ha fatto del cardinal Gantin non solo un amico, ma anche un esempio da seguire, un grande Vescovo africano, cattolico. Sono realmente lieto di poter ora pregare sulla sua tomba e sentire la sua vicinanza e la sua grande fede, che lo rende - sempre per me - un esempio e un amico.

    P. Lombardi: Grazie, Santità. Se mi permette aggiungo che il “suo discepolo” che aveva invitato il cardinale Gantin è presente anche qui con noi nel viaggio, perché è Mons. Barthélémy Adoukounou e quindi è presente anche lui a questo momento così bello. Allora, noi La ringraziamo di questo tempo che ci ha donato. Le auguriamo un buon viaggio e, come al solito, cercheremo di collaborare ad una buona diffusione dei suoi messaggi per l’Africa in questi giorni. Grazie ancora e arrivederci.

    Pope Benedict XVI answers questions from journalists at a news conference during his flight to Benin November 18, 2011. Pope Benedict, arriving on his second trip to Africa as Roman Catholic leader, on Friday urged African nations to resist the temptation to surrender to market forces as they grow and modernise.Pope Benedict XVI arrives at the airport in Benin's main city Cotonou November 18, 2011. Africa is the Roman Catholic Church's fastest-growing region despite revelations of sex abuse and corruption scandals that have shaken followers in Europe.
    Nuns holding the Vatican and Benin's national flags kneel as they wait to greet Pope Benedict XVI,after his visit at the cathedral of Cotonou in the Africa's western coast country of Benin, Friday, Nov. 18, 2011. Benin is the fastest-growing region for the Roman Catholic Church whose unlimited pool of aspiring priests and bulging congregations have become a lifeline for dwindling orders abroad.
    Pope Benedict XVI waves to the crowd as he leaves the Notre Dame Cathedral after a benediction service in Cotonou on November 18, 2011. Pope Benedict XVI arrived in Benin on Friday, marking his second visit to Africa in a heartland of voodoo and warning against 'unconditional submission' to the laws of the market and finance.



    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 19/11/2011 10:38

    Il Papa alle istituzioni del Benin: Da questa tribuna, lancio un appello a tutti i responsabili politici ed economici dei Paesi africani e del resto del mondo. Non private i vostri popoli della speranza! Non amputate il loro futuro mutilando il loro presente! Abbiate un approccio etico con il coraggio delle vostre responsabilità e, se siete credenti, pregate Dio di concedervi la sapienza. Questa sapienza vi farà comprendere che, in quanto promotori del futuro dei vostri popoli, occorre diventare veri servitori della speranza

    VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE IN BENIN (18 - 20 NOVEMBRE 2011): LO SPECIALE DEL BLOG

    DISCORSI ED OMELIE DEL SANTO PADRE IN BENIN

    VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011)

    INCONTRO CON I MEMBRI DEL GOVERNO, I RAPPRESENTANTI DELLE ISTITUZIONI DELLA REPUBBLICA, IL CORPO DIPLOMATICO ED I RAPPRESENTANTI DELLE PRINCIPALI RELIGIONI, NEL PALAZZO PRESIDENZIALE DI COTONOU

    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Signor Presidente della Repubblica,
    Signore e Signori rappresentanti delle Autorità civili, politiche e religiose,
    Signore e Signori Capi di missione diplomatica,
    Cari fratelli nell’Episcopato,
    Signore, Signori, cari amici!

    DOO NUMI ! (saluto solenne in lingua fon)

    Ella ha voluto, Signor Presidente, offrirmi l’occasione di questo incontro dinanzi ad una prestigiosa assemblea di Personalità. E’ un privilegio che apprezzo sentitamente, e La ringrazio di cuore per le cordiali parole che Lei mi ha poc’anzi indirizzato a nome dell’intero popolo del Benin. Ringrazio anche il Signor Rappresentante dei Corpi Costituiti, per le sue parole di
    benvenuto.
    Formulo i migliori voti nei riguardi di tutte le personalità presenti che sono protagonisti, a diversi livelli, della vita nazionale del Benin.
    Spesso, nei miei precedenti interventi, ho unito alla parola Africa quella di speranza. L’ho fatto a Luanda due anni fa e già in un contesto sinodale. La parola speranza figura del resto più volte nell’Esortazione apostolica postsinodale Africae munus che firmerò fra poco.
    Quando dico che l’Africa è il continente della speranza, non faccio della facile retorica, ma esprimo molto semplicemente una convinzione personale, che è anche quella della Chiesa. Troppo spesso il nostro spirito si ferma a pregiudizi o ad immagini che danno della realtà africana una visione negativa, frutto di un’analisi pessimista.
    Si è sempre tentati di sottolineare ciò che non va; meglio ancora, è facile assumere il tono sentenzioso del moralizzatore o dell’esperto, che impone le sue conclusioni e propone, in fin dei conti, poche soluzioni appropriate. Si è anche tentati di analizzare le realtà africane alla maniera di un etnologo curioso o come chi non vede in esse che un’enorme riserva energetica, minerale, agricola ed umana facilmente sfruttabile per interessi spesso poco nobili.
    Queste sono visioni riduttive e irrispettose, che portano ad una cosificazione poco dignitosa dell’Africa e dei suoi abitanti.

    Sono consapevole che le parole non hanno dovunque il medesimo significato. Ma, quella di speranza varia poco secondo le culture. Alcuni anni fa, ho dedicato una Lettera enciclica alla speranza cristiana. Parlare della speranza, significa parlare del futuro, e dunque di Dio!

    Il futuro si radica nel passato e nel presente. Il passato, noi lo conosciamo bene, addolorati per i suoi fallimenti e lieti per le sue realizzazioni positive. Il presente, lo viviamo come possiamo. Al meglio, spero, e con l’aiuto di Dio! E’ su questo terreno composto da molteplici elementi contradditori e complementari che si tratta di costruire, con l’aiuto di Dio.

    Cari amici, vorrei leggere, alla luce di questa speranza che ci deve animare, due realtà africane che sono di attualità. La prima si riferisce piuttosto in maniera generale alla vita sociopolitica ed economica del Continente, la seconda al dialogo interreligioso. Queste realtà interessano tutti noi, perché il nostro secolo sembra nascere nel dolore e faticare a far crescere la speranza in questi due campi particolari.

    In questi ultimi mesi, numerosi popoli hanno espresso il loro desiderio di libertà, il loro bisogno di sicurezza materiale, e la loro volontà di vivere armoniosamente nella diversità delle etnie e delle religioni. E’ anche nato un nuovo Stato nel vostro Continente. Numerosi sono stati anche i conflitti generati dall’accecamento dell’uomo, dalla sua volontà di potere e da interessi politico-economici che escludono la dignità delle persone o quella della natura.

    La persona umana aspira alla libertà; vuole vivere degnamente; vuole buone scuole e alimentazione per i bambini, ospedali dignitosi per curare i malati; vuol essere rispettata; rivendica un modo di governare limpido che non confonda l’interesse privato con l’interesse generale; e soprattutto, vuole la pace e la giustizia. In questo momento, ci sono troppi scandali e ingiustizie, troppa corruzione ed avidità, troppo disprezzo e troppe menzogne, troppe violenze che portano alla miseria ed alla morte. Questi mali affliggono certamente il vostro Continente, ma ugualmente il resto del mondo.

    Ogni popolo vuole comprendere le scelte politiche ed economiche che vengono fatte a suo nome. Egli si accorge della manipolazione, e la sua reazione è a volte violenta. Vuole partecipare al buon governo. Sappiamo che nessun regime politico umano è l’ideale, che nessuna scelta economica è neutra. Ma essi devono sempre servire il bene comune.

    Ci troviamo dunque davanti ad una rivendicazione legittima che riguarda tutti i Paesi, per una maggiore dignità, e soprattutto una maggiore umanità. L’uomo vuole che la sua umanità sia rispettata e promossa.

    I responsabili politici ed economici dei Paesi si trovano di fronte a decisioni determinanti e a scelte che non possono più evitare.

    Da questa tribuna, lancio un appello a tutti i responsabili politici ed economici dei Paesi africani e del resto del mondo. Non private i vostri popoli della speranza! Non amputate il loro futuro mutilando il loro presente! Abbiate un approccio etico con il coraggio delle vostre responsabilità e, se siete credenti, pregate Dio di concedervi la sapienza. Questa sapienza vi farà comprendere che, in quanto promotori del futuro dei vostri popoli, occorre diventare veri servitori della speranza. Non è facile vivere la condizione di servitore, restare integri in mezzo alle correnti di opinione e agli interessi potenti.

    Il potere, qualunque sia, acceca con facilità, soprattutto quando sono in gioco interessi privati, familiari, etnici o religiosi. Dio solo purifica i cuori e le intenzioni.

    La Chiesa non offre alcuna soluzione tecnica e non impone alcuna soluzione politica. Essa ripete: non abbiate paura! L’umanità non è sola davanti alle sfide del mondo. Dio è presente. E’ questo un messaggio di speranza, una speranza generatrice di energia, che stimola l’intelligenza e conferisce alla volontà tutto il suo dinamismo. Un Arcivescovo di Toulouse, il Cardinale Saliège, diceva: “Sperare, non è abbandonare; è raddoppiare l’attività”.

    La Chiesa accompagna lo Stato nella sua missione; vuole essere come l’anima di questo corpo indicando infaticabilmente l’essenziale: Dio e l’uomo. Essa desidera compiere, apertamente e senza paura, questo immenso compito di colei che educa e cura, e soprattutto che prega continuamente (cfr Lc 18,1), che indica dove è Dio (cfr Mt 6,21) e dov’è il vero uomo (cfr Mt 20,26 e Gv 19,5).

    La disperazione è individualista. La speranza è comunione. Non è questa una via splendida che ci è proposta? Invito ad essa tutti i responsabili politici, economici, così come il mondo universitario e quello della cultura. Siate, anche voi, seminatori di speranza!

    Vorrei ora affrontare il secondo punto, quello del dialogo, interreligioso. Non mi sembra necessario ricordare i recenti conflitti nati in nome di Dio, e le morti date in nome di Colui che è la Vita.

    Ogni persona di buon senso comprende che bisogna sempre promuovere la cooperazione serena e rispettosa delle diversità culturali e religiose. Il vero dialogo interreligioso rigetta la verità umanamente egocentrica, perché la sola ed unica verità è in Dio. Dio è la Verità.

    Per questo fatto, nessuna religione, nessuna cultura può giustificare l’appello o il ricorso all’intolleranza e alla violenza. L’aggressività è una forma relazionale piuttosto arcaica che fa appello ad istinti facili e poco nobili. Utilizzare le parole rivelate, le Sacre Scritture o il nome di Dio per giustificare i nostri interessi, le nostre politiche così facilmente accomodanti, o le nostre violenze, è un gravissimo errore.

    Non posso conoscere l’altro se non conosco me stesso. Non posso amarlo se non amo me stesso (cfr Mt 22,39). La conoscenza, l’approfondimento e la pratica della propria religione sono dunque essenziali al vero dialogo interreligioso. Questo non può cominciare che con la preghiera personale e sincera di colui che desidera dialogare. Che egli si ritiri nel segreto della sua camera interiore (cfr Mt 6,6) per domandare a Dio la purificazione del ragionamento e la benedizione per il desiderato incontro. Questa preghiera chiede anche a Dio il dono di vedere nell’altro un fratello da amare, e nella tradizione che egli vive un riflesso della verità che illumina tutti gli uomini (cfr CONC. ECUM. VAT. II, Dich. Nostra aetate, 2).

    Conviene dunque che ognuno si ponga in verità davanti a Dio e davanti all’altro. Questa verità non esclude, e non è una confusione. Il dialogo interreligioso mal compreso porta alla confusione o al sincretismo. Non è questo il dialogo che si cerca.

    Nonostante gli sforzi compiuti, sappiamo anche che, talvolta, il dialogo interreligioso non è facile, o anche che è impedito per diverse ragioni. Questo non significa affatto una sconfitta.
    Le forme del dialogo interreligioso sono molteplici
    .

    La cooperazione nel campo sociale o culturale può aiutare le persone a comprendersi meglio e a vivere insieme serenamente. E’ anche bene sapere che non si dialoga per debolezza, ma che si dialoga perché si crede in Dio.

    Dialogare è un modo supplementare di amare Dio ed il prossimo (cfr Mt 22,37) senza abdicare a ciò che si è.

    Avere speranza non significa essere ingenui, ma compiere un atto di fede in un avvenire migliore. La Chiesa cattolica attua così una delle intuizioni del Concilio Vaticano II, quella di favorire le relazioni amichevoli tra essa e i membri di religioni non cristiane. Da decenni, il Pontificio Consiglio che ne ha la gestione, tesse legami, moltiplica gli incontri, e pubblica regolarmente documenti per favorire tale dialogo.

    La Chiesa tenta così di porre rimedio alla confusione delle lingue e alla dispersione dei cuori nate dal peccato di Babele (cfr Gen 11).

    Saluto tutti i responsabili religiosi che hanno avuto l’amabilità di venire qui ad incontrarmi.
    Voglio assicurare a loro, come pure a quelli di altri Paesi africani, che il dialogo offerto dalla Chiesa cattolica viene dal cuore.

    Li incoraggio a promuovere, soprattutto tra i giovani, una pedagogia del dialogo, affinché scoprano che la coscienza di ciascuno è un santuario da rispettare, e che la dimensione spirituale costruisce la fraternità. La vera fede conduce invariabilmente all’amore. E’ in questo spirito che vi invito tutti alla speranza.

    Queste considerazioni generali si applicano in maniera particolare all’Africa. Nel vostro Continente sono numerose le famiglie i cui membri professano credenze diverse, e tuttavia le famiglie restano unite. Questa unità non è solamente voluta dalla cultura, ma è un’unità cementata dall’affetto fraterno. Naturalmente, talvolta ci sono anche delle sconfitte, ma anche parecchie vittorie. In questo campo particolare, l’Africa può fornire a tutti materia di riflessione ed essere così una sorgente di speranza.

    Per finire, vorrei utilizzare l’immagine della mano. La compongono cinque dita, diverse tra loro. Ognuna di esse però è essenziale e la loro unità forma la mano. La buona intesa tra le culture, la considerazione non accondiscendente delle une per le altre e il rispetto dei diritti di ciascuno sono un dovere vitale. Occorre insegnarlo a tutti i fedeli delle diverse religioni.

    L’odio è una sconfitta, l’indifferenza un vicolo cieco, e il dialogo un’apertura!

    Non è questo un buon terreno in cui saranno seminati dei semi di speranza? Tendere la mano significa sperare per arrivare, in un secondo tempo, ad amare. Cosa c’è di più bello di una mano tesa? Essa è stata voluta da Dio per donare e ricevere. Dio non ha voluto che essa uccida (cfr Gen 4,1ss) o che faccia soffrire, ma che curi e aiuti a vivere.

    Accanto al cuore e all’intelligenza, la mano può diventare, anch’essa, uno strumento di dialogo. Essa può fare fiorire la speranza, soprattutto quando l’intelligenza balbetta e il cuore inciampa.

    Secondo le Sacre Scritture, tre simboli descrivono la speranza per il cristiano: l’elmo, perché protegge dallo scoraggiamento (cfr 1 Ts 5,8), l’ancora sicura e salda che fissa in Dio (cfr Eb 6,19) e la lampada che permette di attendere l’aurora di un nuovo giorno (cfr Lc 12,35-36). Avere paura, dubitare e temere, porsi nel presente senza Dio, o non avere nulla da attendere, sono atteggiamenti estranei alla fede cristiana (cfr S. Giovanni Crisostomo, Omelia XIV sull’Epistola ai Romani, 6: PG 45, 941c) e, credo, ad ogni altra credenza in Dio.

    La fede vive il presente, ma attende i beni futuri. Dio è nel nostro presente, ma è anche nel futuro, “luogo” della speranza. La dilatazione del cuore è non soltanto la speranza in Dio, ma anche l’apertura alla cura delle realtà corporali e temporali per glorificare Dio. Seguendo Pietro, di cui sono il successore, auguro che la vostra fede e la vostra speranza siano in Dio (cfr 1 Pt 1,21).

    E’ questo l’augurio che formulo per l’Africa intera, che mi è tanto cara! Abbi fiducia, Africa, ed alzati! Il Signore ti chiama. Dio vi benedica. Grazie.



    Pope Benedict XVI kisses a crucifix at Cotonou Cathedral in Benin in this November 18, 2011 picture. Pope Benedict, arriving on his second trip to Africa as Roman Catholic leader, on Friday urged African nations to resist the temptation to surrender to market forces as they grow and modernise.
    Pope Benedict XVI arrives at Bernadin Gantin airport in Cotonou on November 18, 2011. Pope Benedict XVI on Friday warned against 'unconditional submission' to the laws of the market and finance, after arriving in Benin for his second visit to Africa as pontiff.Pope Benedict XVI (C) steps out from Notre Dame Cathedral after a benediction service in Cotonou on November 18, 2011. Enthusiastic Catholic faithfuls gathered to receive Pope Benedict XVI during a benediction service held at Notre Dame Cathedral in Cotonou to mark the Papal three-day visit to the West African nation.


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 19/11/2011 12:45
    [SM=g1740733]MONITO DEL PAPA AL CLERO, AI RELIGIOSI/E
    E AI LAICI: NO AL SINCRETISMO RELIGIOSO!
    SALVARE LA PROPRIA IDENTITA' CATTOLICA!
    BISOGNA LASCIAR TRASPARIRE IL CRISTO...
    I CARISMI CHE VOGLIONO DIRSI ECCLESIALI, DEVONO APRIRSI ALLA CATTOLICITA' DELLA CHIESA CORRETTAMENTE INTESA...
    DIFESA DEL CELIBATO E PROPONIMENTO DELLO SPIRITO DI OBBEDIENZA..
    FEDELTA' DEL - E AL -MATRIMONIO CRISTIANO....

    Il Papa: L’amore per il Dio rivelato e per la sua Parola, l’amore per i Sacramenti e per la Chiesa, sono un antidoto efficace contro i sincretismi che sviano. Questo amore favorisce una giusta integrazione dei valori autentici delle culture nella fede cristiana. Esso libera dall’occultismo e vince gli spiriti malefici, perché è mosso dalla potenza stessa della Santa Trinità



    VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011)

    INCONTRO CON I SACERDOTI, I SEMINARISTI, I RELIGIOSI E FEDELI LAICI NEL CORTILE DEL SEMINARIO SAINT GALL A OUIDAH

    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Signori Cardinali,
    Monsignor N’Koué, responsabile della formazione sacerdotale,
    cari Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
    cari religiosi e religiose,
    cari seminaristi e cari fedeli laici!

    Grazie Monsignor N’Koué per le sue belle parole, e grazie cari seminaristi per le vostre, che sono così accoglienti e deferenti. E’ una grande gioia per me trovarmi in mezzo a voi qui, a Ouidah, e più particolarmente in questo Seminario, posto sotto la protezione di santa Giovanna d’Arco e dedicato a san Gall, uomo dalle splendide virtù, monaco desideroso di perfezione, Pastore pieno di dolcezza ed umiltà. Che cosa c’è di più nobile che avere come modello la sua figura, così come quella di Monsignor Louis Parisot, apostolo infaticabile dei poveri e promotore del clero locale, quella del Padre Thomas Moulero, primo sacerdote dell’allora Dahomey, e quella del Cardinale Bernardin Gantin, figlio eminente della vostra terra ed umile servitore della Chiesa?

    Il nostro incontro di questa mattina mi offre l’occasione di esprimervi direttamente la mia gratitudine per il vostro impegno pastorale. Rendo grazie a Dio per il vostro zelo, malgrado le condizioni talvolta difficili nelle quali siete chiamati a testimoniare il suo amore.
    Lo ringrazio per i tanti uomini e donne che hanno annunciato il Vangelo nella terra del Benin, come pure in tutta l’Africa.

    Tra poco firmerò l’Esortazione apostolica post-sinodale Africae munus. Vi si tratta di pace, di giustizia e di riconciliazione. Questi tre valori si impongono come un ideale evangelico fondamentale alla vita battesimale e richiedono una sana accettazione della vostra identità di sacerdoti, di persone consacrate e di fedeli laici.

    Cari sacerdoti, la responsabilità della promozione della pace, della giustizia e della riconciliazione, vi riguarda in modo tutto particolare. A motivo dell’Ordine sacro ricevuto e dei Sacramenti celebrati, infatti, voi siete chiamati ad essere uomini di comunione.

    Come il cristallo non trattiene la luce, ma la riflette e la ridona, così il sacerdote deve lasciar trasparire ciò che celebra e ciò che riceve. Vi incoraggio quindi a lasciar trasparire Cristo nella vostra vita grazie ad una vera comunione con il Vescovo, ad una reale bontà per i vostri confratelli, ad una profonda sollecitudine per ogni battezzato e ad una grande attenzione per ogni persona.

    Lasciandovi modellare da Cristo, voi non sostituirete mai la bellezza del vostro essere sacerdotale con realtà effimere e talvolta malsane che la mentalità contemporanea tenta di imporre a tutte le culture. Vi esorto, cari sacerdoti, a non sottovalutare la grandezza insondabile della grazia divina depositata in voi e che vi abilita a vivere al servizio della pace, della giustizia e della riconciliazione.

    Cari religiosi e religiose, di vita attiva o contemplativa, la vita consacrata è una sequela radicale di Gesù. Che la vostra scelta incondizionata di Cristo vi conduca ad un amore senza frontiere per il prossimo!

    La povertà e la castità vi rendono veramente liberi per obbedire incondizionatamente al solo Amore che, quando vi afferra, vi porta a diffonderlo dovunque.
    Povertà, obbedienza e castità approfondiscono in voi la sete di Dio e la fame della sua Parola, che, crescendo, si trasformano in fame e sete per servire il prossimo privo di giustizia, di pace e di riconciliazione. Fedelmente vissuti, i consigli evangelici vi trasformano in fratelli universali e in sorelle di tutti, e vi aiutano a camminare risolutamente sulla via della santità. Voi vi arriverete se, convinti che per voi vivere è Cristo (cfr Fil 1,21), fate delle vostre comunità dei riflessi della gloria di Dio e dei luoghi in cui non avete debiti verso nessuno, se non quello dell’amore vicendevole (cfr Rm 13,8).

    Tramite i vostri carismi propri, vissuti con spirito di apertura alla cattolicità della Chiesa, potrete contribuire a un’espressione armoniosa dell’immensità dei doni divini a servizio di tutta l’umanità.
    Rivolgendomi ora a voi, cari seminaristi, vi incoraggio a mettervi alla scuola di Cristo per acquistare le virtù che vi aiuteranno a vivere il sacerdozio ministeriale come il luogo della vostra santificazione. Senza la logica della santità, il ministero non è che una semplice funzione sociale.
    La qualità della vostra vita futura dipende dalla qualità della vostra relazione personale con Dio in Gesù Cristo, dai vostri sacrifici, dalla felice integrazione delle esigenze della vostra formazione attuale. Di fronte alle sfide dell’esistenza umana, il sacerdote di oggi come quello di domani – se vuole essere un testimone credibile a servizio della pace, della giustizia e della riconciliazione – dev’essere un uomo umile ed equilibrato, saggio e magnanimo.

    Dopo 60 anni di vita sacerdotale, posso confidarvi, cari seminaristi, che non rimpiangerete di avere accumulato durante la vostra formazione tesori intellettuali, spirituali e pastorali. Quanto a voi, cari fedeli laici che, al cuore delle realtà quotidiane della vita, siete chiamati ad essere il sale della terra e la luce del mondo, vi esorto a rinnovare voi pure il vostro impegno per la giustizia, la pace e la riconciliazione. Questa missione richiede anzitutto fede nella famiglia edificata secondo il disegno di Dio e fedeltà all’essenza stessa del matrimonio cristiano.

    Esige anche che le vostre famiglie siano come autentiche “chiese domestiche”. Grazie alla forza della preghiera, “si trasforma e migliora gradualmente la vita personale e familiare, si arricchisce il dialogo, si trasmette la fede ai figli, si accresce il piacere di stare insieme e il focolare domestico si unisce e si consolida maggiormente” (Messaggio per l’incontro mondiale delle famiglie in Messico, 17 gennaio 2009, n. 3). Facendo regnare nelle vostre famiglie l’amore e il perdono, contribuirete all’edificazione di una Chiesa bella e forte, e all’instaurarsi di maggior giustizia e pace nella società intera. In questo senso, vi incoraggio, cari genitori, ad avere un rispetto profondo per la vita e a testimoniare davanti ai vostri figli i valori umani e spirituali.

    Esorto specialmente i catechisti, questi valorosi missionari nel cuore delle realtà più umili, ad offrire sempre, con speranza e determinazione indefettibili, il loro aiuto peculiare e assolutamente necessario all’espansione della fede nella fedeltà all’insegnamento della Chiesa (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Ad gentes, 17).
    Per concludere il mio incontro con voi, vorrei esortarvi tutti ad una fede autentica e viva, fondamento incrollabile di una vita cristiana santa e al servizio dell’edificazione di un mondo nuovo.

    L’amore per il Dio rivelato e per la sua Parola, l’amore per i Sacramenti e per la Chiesa, sono un antidoto efficace contro i sincretismi che sviano. Questo amore favorisce una giusta integrazione dei valori autentici delle culture nella fede cristiana. Esso libera dall’occultismo e vince gli spiriti malefici, perché è mosso dalla potenza stessa della Santa Trinità.

    Vissuto profondamente, questo amore è anche un fermento di comunione che infrange ogni barriera, favorendo così l’edificazione di una Chiesa nella quale non vi è segregazione tra i battezzati, perché tutti non sono che uno in Cristo Gesù (cfr Gal 3,28). Con grande fiducia conto su ciascuno di voi, sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi e fedeli laici, per far vivere una Chiesa così. In pegno della mia vicinanza spirituale e paterna, e affidandovi alla Vergine Maria, invoco su tutti voi, sulle vostre famiglie, sui giovani e i malati, l’abbondanza delle benedizioni divine!

    (In lingua fon) Il Signore vi ricolmi delle sue grazie!




    Pope Benedict XVI prepares his speech at the Presidential Palace in Cotonou on November 19, 2011. Pope Benedict XVI today denounced corruption, warning it could lead to violent upheaval, while calling on African leaders not to rob citizens of hope on his second visit to the continent.

    Pope Benedict XVI looks on as he meets with government officials in Cotonou, during his pastoral visit to Benin November 19, 2011. The Pope will be in Benin for 3 days from November 18 to 20.
    Pope Benedict XVI is welcomed at Cotonou airport in Benin in this November 18, 2011 picture. Pope Benedict, arriving on his second trip to Africa as Roman Catholic leader, on Friday urged African nations to resist the temptation to surrender to market forces as they grow and modernise.



    [Modificato da Caterina63 19/11/2011 17:47]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 19/11/2011 14:28
    chiusura dal Benin con il Papa per la seconda parte dell'Istituzione per l'Africa, cliccare qui per la prima parte

    FIRMA ESORTAZIONE APOSTOLICA POSTSINODALE “AFRICAE MUNUS”

    CITTA' DEL VATICANO, 19 NOV. 2011 (VIS). Alle 12:00 il Santo Padre si è diretto in papamobile alla Basilica dell’Immacolata Concezione di Ouidah, prima cattedrale dell’Africa Occidentale (inaugurata nel 1909)e punto di partenza per l’evangelizzazione della regione.

      Al suo arrivo il Papa è stato accolto del Rettore della Basilica che lo ha accompagnato all’adorazione del Santissimo Sacramento. All’interno erano presenti i membri del Consiglio Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi e il Segretario Generale del Sinodo, Arcivescovo Nikola Eterovic che il Papa ha ringraziato per aver contribuito a raccogliere i risultati dell’Assemblea Sinodale in vista della pubblicazione dell’Esortazione Apostolica “Africae Munus”.

      “Oggi,  con la firma dell’Esortazione ‘Africae Munus’” - ha detto il Papa, esprimendosi in inglese, - “si conclude la celebrazione dell’evento sinodale. Il Sinodo ha dato un impulso alla Chiesa cattolica in Africa, che ha pregato, riflettuto e discusso sul tema della riconciliazione, della giustizia e della pace. Questo processo è stato segnato da una speciale vicinanza tra il Successore di Pietro e le Chiese particolari in Africa”.

      “La Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi ha beneficiato dell’Esortazione apostolica post sinodale ‘Ecclesia in Africa’ del Beato Giovanni Paolo II, nella quale è stata fortemente sottolineata l’urgenza dell’evangelizzazione del Continente, che non può essere dissociata dalla promozione umana - ha proseguito il Papa esprimendosi in francese. - “Inoltre, vi è stato sviluppato il concetto di Chiesa - famiglia di Dio. Quest’ultimo ha prodotto molti frutti spirituali per la Chiesa cattolica e per l’azione di evangelizzazione e di promozione umana che essa ha attuato per la società africana nel suo insieme”.

      “Tenendo presente questo orizzonte ecclesiale, la Seconda Assemblea Speciale per l’Africa si è concentrata sul tema della riconciliazione, della giustizia e della pace. Si tratta di punti importanti per il mondo in generale, ma che acquistano un’attualità tutta particolare in Africa. E’ sufficiente ricordare le tensioni, le violenze, le guerre, le ingiustizie, gli abusi di ogni sorta, vecchi e nuovi, che hanno segnato questo anno. Il tema principale riguardava la riconciliazione con Dio e con il prossimo. Una Chiesa riconciliata al suo interno e tra i suoi membri potrà diventare segno profetico di riconciliazione a livello della società, di ciascun Paese e dell’intero Continente”.

      “Non bisogna mai tralasciare di cercare le vie della pace! (...) Per raggiungerla bisogna avere il coraggio della riconciliazione che viene dal perdono, dalla volontà di ricominciare la vita comunitaria, da una visione solidale del futuro, dalla perseveranza per superare le difficoltà. Riconciliati e in pace con Dio e con il prossimo, gli uomini possono lavorare per una maggiore giustizia in seno alla società”, ha detto il Pontefice in portoghese.

      “Africa, terra di una nuova Pentecoste, abbi fiducia in Dio! Animata dallo Spirito di Gesù Cristo risorto, diventa la grande famiglia di Dio, generosa con tutti i tuoi figli e figlie, operatori di riconciliazione, di pace, e di giustizia! Africa, Buona Novella per la Chiesa, diventalo per il mondo intero!”, ha concluso Benedetto XVI.

      Al termine del suo breve discorso, il Papa ha proceduto alla firma dell’Esortazione Apostolica Postsinodale ed ha benedetto i presenti. Al termine della cerimonia, in automobile ha raggiunto la sede della Nunziatura Apostolica di Cotonou, distante 45 chilometri da Ouidah.


     

    Pope Benedict XVI signs an official document at the Basilica of Immaculate Conception in Ouidah November 19, 2011. Pope Benedict, arriving on his second trip to Africa as Roman Catholic leader, on Friday urged African nations to resist the temptation to surrender to market forces as they grow and modernise.

     

      Testo integrale dell’Esortazione Apostolica Postsinodale “Africae Munus”.

     

    PV-BENIN/                                                                                                         VIS 20111119 (540)

     

    idee portanti ed operative “africae munus”

    CITTA' DEL VATICANO, 19 NOV. 2011 (VIS). Di seguito riportiamo una sintesi dei punti portanti dell’Esortazione Apostolica Postsinodale “Africae Munus”, dell’Arcivescovo Nikola Eterovic, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi.

      L’Esortazione si compone di due parti. La Prima parte (NN.14-96), si fa il discernimento delle strutture portanti della missione ecclesiale nel continente che aspira alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace e che ha, quale sorgente, la Persona di Gesù Cristo. Ascoltando Lui, i cristiani sono invitati a lasciarsi riconciliare con Dio (cfr. 2 Cor 5, 20b), a diventare giusti per costruire un ordine sociale giusto, in accordo con la logica delle Beatitudini, impegnandosi nel servizio fraterno per l’amore della verità, fonte della pace. Pertanto si indicano anche i cantieri per la riconciliazione, la giustizia e la pace, quali un’autentica conversione, la celebrazione del Sacramento della Riconciliazione, una spiritualità di comunione, l’inculturazione del Vangelo, la protezione della vita, i migranti, i profughi e i rifugiati, il buon governo degli Stati, il dialogo ecumenico ed interreligioso, soprattutto con le religioni tradizionali e l’Islam. Nella seconda parte (NN. 97-177), tutti i membri della Chiesa sono invitati a contribuire alla comunione e alla pace nella Chiesa e nella società. Inoltre, sono indicati i campi di apostolato: la Chiesa come presenza attiva ed efficace di Gesù Cristo; il mondo dell’educazione, della salute e dei mezzi di comunicazione sociale. L’Esortazione apre gli orizzonti della speranza all’Africa che accogliendo Gesù Cristo deve emanciparsi dalle forze che la paralizzano.

      L’”Africae munus” si situa in continuità con l’”Ecclesia in Africa”, frutto della Prima Assemblea Speciale per l’Africa, che ha dato un grande impulso alla crescita della Chiesa in Africa, sviluppando, tra l’altro, l’idea di Chiesa Famiglia di Dio, a beneficio della Chiesa universale. L’”Africae munus” intende rafforzare tale dinamismo ecclesiale, indicare il programma dell’attività pastorale nei prossimi decenni dell’evangelizzazione del grande continente africano, sottolineando l’urgente necessità della riconciliazione, della giustizia e della pace.

      La Chiesa, sacramento dell’unione con Dio e con gli uomini, deve essere il luogo della riconciliazione, dono di Dio, per essere strumento efficace della giustizia e della pace dell’intera società. La riconciliazione proviene dal mistero di Gesù Cristo risorto, presente nella sua Chiesa attraverso la Parola di Dio e i Sacramenti, soprattutto quelli della Riconciliazione e dell’Eucaristia. Nella grazia dello Spirito, l’Eucaristia stabilisce una nuova fraternità che supera le lingue, le culture, le etnie, le divisioni, il tribalismo, il razzismo e l’etnocentrismo. Nella sua opera di evangelizzazione e di educazione alla fede cristiana, la Chiesa deve mettere l’accento su una catechesi vissuta che conduca ad una conversione profonda e ad un impegno effettivo a vivere il Vangelo a livello personale, familiare e sociale. Per sostenere la promozione umana, di grande aiuto è la Dottrina sociale della Chiesa.

      L’”Africae munus” offre alla Chiesa in Africa guide pratiche per l’attività pastorale nei prossimi decenni.

    - Rimane impellente l’evangelizzazione ad gentes in Africa, l’annuncio del Vangelo a coloro che tuttora non conoscono Gesù Cristo. È la priorità pastorale che coinvolge tutti i cristiani africani.

    - Occorre, inoltre, animare sempre meglio l’evangelizzazione ordinaria nelle rispettive Chiese particolari, impegnandosi nella promozione della riconciliazione, della giustizia e della pace.

    - È urgente, poi, adoperarsi nella nuova evangelizzazione in Africa, in particolare in favore di coloro che si sono allontanati dalla Chiesa o non seguono la condotta cristiana. I cristiani africani, in particolare il clero e i membri della vita consacrata, sono chiamati ad appoggiare la nuova evangelizzazione anche nei Paesi secolarizzati. Si tratta di uno scambio di doni, dato che missionari africani già operano nei Paesi dai quali un tempo sono venuti i missionari ad annunciare la Buona Notizia in Africa.

      Tra varie proposte operative dell’”Africae munus”, occorre segnalare:

    - I Santi, persone riconciliate con Dio e con il prossimo, sono gli esemplari fautori della giustizia e gli apostoli della pace. La Chiesa - di cui tutti i membri sono chiamati alla santità -, deve ritrovare un nuovo ardore, proprio dei numerosi santi e martiri, confessori e vergini del Continente africano, il cui culto bisogna ravvivare e promuovere (cfr. AM 113).

    - Per avere ulteriori esempi attuali, ottenendo anche nuovi intercessori in cielo, si incoraggiano i Pastori delle Chiese particolari “a riconoscere fra i servitori africani del Vangelo coloro che potrebbero essere canonizzati, secondo le norme della Chiesa” (AM 114). 

    - Bisogna rafforzare ulteriormente i legami di comunione tra il Santo Padre e i Vescovi dell’Africa, come pure tra i Vescovi del continente a livello nazionale, regionale e continentale.

     

    - Si auspica che “i Vescovi si impegnino anzitutto a promuovere e sostenere effettivamente ed affettivamente il Simposio delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar (S.C.E.A.M.) come struttura continentale di solidarietà e di comunione ecclesiale” (AM 107).

    - Per approfondire maggiormente il mistero dell’Eucaristia e per accrescere la devozione eucaristica, si fa propria la proposta dei Padri sinodali di celebrare un Congresso eucaristico continentale (cfr AM 153).

    - Si incoraggia la celebrazione annuale nei singoli Paesi africani di “un giorno o una settimana di riconciliazione, particolarmente durante l’Avvento o la Quaresima” (AM 157).

    - In accordo con la Santa Sede, il S.C.E.A.M. potrà contribuire alla realizzazione di “un Anno della riconciliazione a livello continentale per chiedere a Dio un perdono speciale per tutti i mali e le ferite che gli esseri umani si sono inflitti gli uni gli altri in Africa, e affinché si riconcilino le persone e i gruppi che sono stati offesi nella Chiesa e nell’insieme della società” (AM 157).

     Grata per il dono della fede in Dio Uno e Trino, Padre, Figlio e Spirito Santo, la Chiesa in Africa si impegna con rinnovato slancio nell’evangelizzazione e nella promozione umana, affinché tutto il continente diventi un vasto campo di riconciliazione, di giustizia e di pace. In tale modo, la Chiesa contribuisce a forgiare la nuova Africa, chiamata a diventare sempre di più ‘polmone spirituale’ dell’umanità”.

     

     

    Pope Benedict XVI prepares his speech at the Presidential Palace in Cotonou on November 19, 2011. Pope Benedict XVI today denounced corruption, warning it could lead to violent upheaval, while calling on African leaders not to rob citizens of hope on his second visit to the continent.

     

     

    Il Papa: Africa, terra di una nuova Pentecoste, abbi fiducia in Dio! Animata dallo Spirito di Gesù Cristo risorto, diventa la grande famiglia di Dio, generosa con tutti i tuoi figli e figlie, operatori di riconciliazione, di pace, e di giustizia! Africa, Buona Novella per la Chiesa, diventalo per il mondo intero!

    VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE IN BENIN (18 - 20 NOVEMBRE 2011): LO SPECIALE DEL BLOG

    DISCORSI ED OMELIE DEL SANTO PADRE IN BENIN

    VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011)

    VISITA ALLA BASILICA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA DI OUIDAH E FIRMA DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE AFRICAE MUNUS

    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Signori Cardinali,
    Cari Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
    Cari fratelli e sorelle!

    Ringrazio cordialmente il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, l’Arcivescovo Nikola Eterović, per le sue parole di benvenuto e di presentazione, come pure tutti i membri del Consiglio Speciale per l’Africa che hanno contribuito a raccogliere i risultati dell’Assemblea sinodale in vista della pubblicazione dell’Esortazione apostolica postsinodale.

    Oggi, con la firma dell’Esortazione Africae munus, si conclude la celebrazione dell’evento sinodale. Il Sinodo ha dato un impulso alla Chiesa cattolica in Africa, che ha pregato, riflettuto e discusso sul tema della riconciliazione, della giustizia e della pace. Questo processo è stato segnato da una speciale vicinanza tra il Successore di Pietro e le Chiese particolari in Africa.

    Vescovi, ma anche esperti, uditori, invitati speciali e delegati fraterni, sono venuti a Roma per celebrare questo importante evento ecclesiale. Io stesso mi sono recato a Yaoundé per offrire l’Instrumentum laboris dell’Assemblea sinodale ai Presidenti delle Conferenze Episcopali, quale segno del mio interesse e della mia sollecitudine verso tutti i popoli del Continente africano e delle Isole vicine.

    Adesso ho la gioia di ritornare in Africa, e più precisamente nel Benin, per consegnare questo Documento finale dei lavori, in cui vengono riprese le riflessioni dei Padri sinodali, per presentarne una visione sintetica, come parte di un’ampia visione pastorale.

    (in francese)

    La Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi ha beneficiato dell’Esortazione apostolica post sinodale Ecclesia in Africa del Beato Giovanni Paolo II, nella quale è stata fortemente sottolineata l’urgenza dell’evangelizzazione del Continente, che non può essere dissociata dalla promozione umana. Inoltre, vi è stato sviluppato il concetto di Chiesa - famiglia di Dio. Quest’ultimo ha prodotto molti frutti spirituali per la Chiesa cattolica e per l’azione di evangelizzazione e di promozione umana che essa ha attuato per la società africana nel suo insieme. Infatti, la Chiesa è chiamata a scoprirsi sempre più come una famiglia.

    Per i cristiani, si tratta della comunità dei credenti che loda Dio Uno e Trino, celebra i grandi misteri della nostra fede ed anima con carità i rapporti tra le persone, i gruppi e le nazioni, al di là delle diversità etniche, culturali e religiose. In questo servizio reso ad ogni persona, la Chiesa è aperta alla collaborazione con tutte le componenti della società, in particolare con i rappresentanti delle Chiese e delle Comunità ecclesiali che non sono ancora in piena comunione con la Chiesa cattolica, come anche con i rappresentanti delle religioni non cristiane, soprattutto quelli delle Religioni Tradizionali e dell’Islam.

    Tenendo presente questo orizzonte ecclesiale, la Seconda Assemblea Speciale per l’Africa si è concentrata sul tema della riconciliazione, della giustizia e della pace. Si tratta di punti importanti per il mondo in generale, ma che acquistano un’attualità tutta particolare in Africa.

    E’ sufficiente ricordare le tensioni, le violenze, le guerre, le ingiustizie, gli abusi di ogni sorta, vecchi e nuovi, che hanno segnato questo anno. Il tema principale riguardava la riconciliazione con Dio e con il prossimo. Una Chiesa riconciliata al suo interno e tra i suoi membri potrà diventare segno profetico di riconciliazione a livello della società, di ciascun Paese e dell’intero Continente. San Paolo scrive: “Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione” (2 Cor 5,18).

    Il fondamento di questa riconciliazione si trova nella natura stessa della Chiesa che è “in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Lumen gentium, 1).
    Su questa base la Chiesa in Africa è chiamata a promuovere la pace e la giustizia. La Porte du Non-retour (La Porta del Non-ritorno) ci richiama a questo dovere, e ci spinge a denunciare e a combattere ogni forma di schiavitù.

    (in portoghese)

    Non bisogna mai tralasciare di cercare le vie della pace! La pace è uno dei beni più preziosi!
    Per raggiungerla bisogna avere il coraggio della riconciliazione che viene dal perdono, dalla volontà di ricominciare la vita comunitaria, da una visione solidale del futuro, dalla perseveranza per superare le difficoltà. Riconciliati e in pace con Dio e con il prossimo, gli uomini possono lavorare per una maggiore giustizia in seno alla società.

    Non bisogna dimenticare che la prima giustizia secondo il Vangelo è compiere la volontà di Dio. Da questa opzione di base derivano innumerevoli iniziative miranti a promuovere la giustizia in Africa e il bene di tutti gli abitanti del Continente, soprattutto dei più bisognosi, che hanno bisogno di lavoro, di scuole e di ospedali.

    Africa, terra di una nuova Pentecoste, abbi fiducia in Dio! Animata dallo Spirito di Gesù Cristo risorto, diventa la grande famiglia di Dio, generosa con tutti i tuoi figli e figlie, operatori di riconciliazione, di pace, e di giustizia! Africa, Buona Novella per la Chiesa, diventalo per il mondo intero!




    Pope Benedict XV1 prays during a mass at the Cathedral  in Ouidah on November 19, 2011. Pope Benedict XVI today denounced corruption, warning it could lead to violent upheaval, while calling on African leaders not to rob citizens of hope on his second visit to the continent.

    Catholic priests and nuns sit waiting for Pope Benedict XVI at the seminary in Ouidah on November 19, 2011. Pope Benedict XVI today denounced corruption, warning it could lead to violent upheaval, while calling on African leaders not to rob citizens of hope on his second visit to the continent.

    Pope Benedict XVI waves to the Catholic faithful as he arrives at the basilica in Ouidah, Benin Saturday, Nov. 19, 2011. Pope Benedict XVI on Saturday called on Africa's leaders to stop depriving their people of hope and to govern responsibly, just hours before he planned to unveil a pastoral guide for the continent which attempts to use church doctrine to address Africa's problems.




    [Modificato da Caterina63 19/11/2011 17:44]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 20/11/2011 14:08
    [SM=g1740722]IL PAPA AI BAMBINI: DITE IL ROSARIO! e regala loro il Rosario [SM=g1740721]

    Il Papa ai bambini: Guardate! Tiro fuori un rosario dalla mia tasca. Il rosario è come uno strumento che si può utilizzare per pregare. È semplice pregare il rosario. Forse lo conoscete già, altrimenti chiedete ai vostri genitori di insegnarvi

    VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE IN BENIN (18 - 20 NOVEMBRE 2011): LO SPECIALE DEL BLOG

    DISCORSI ED OMELIE DEL SANTO PADRE IN BENIN

    VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN BENIN (18-20 NOVEMBRE 2011)

    INCONTRO CON I BAMBINI NELLA PARROCCHIA SAINTE-RITA A COTONOU

    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Cari bambini!

    Ringrazio Monsignor René-Marie Ehuzu, Vescovo di Porto Novo e responsabile della Pastorale Sociale della Conferenza Episcopale del Benin, per le sue parole di accoglienza.
    Dico grazie anche al Signor Parroco e ad Aïcha per ciò che essi mi hanno detto a nome di tutti voi.
    Dopo questo bel momento di adorazione, è con grande gioia che io vi saluto. Grazie di essere venuti così numerosi!
    Dio nostro Padre ci ha riunito attorno al suo Figlio e nostro Fratello, Gesù Cristo, presente nell’Ostia consacrata durante la Messa. È un grande mistero davanti al quale si adora e si crede.

    Gesù, che ci ama tanto, è veramente presente nei tabernacoli di tutte le chiese del mondo, nei tabernacoli delle chiese dei vostri quartieri e delle vostre parrocchie. Io vi invito a farGli visita spesso per dirGli il vostro amore.

    Alcuni tra voi hanno già fatto la prima Comunione, altri vi si preparano.

    Il giorno della mia prima Comunione è stato uno dei più bei giorni della mia vita. Non lo è stato forse anche per voi? Perché? Non è solo a causa dei bei vestiti o dei regali o anche del pranzo della festa!


    È soprattutto perché, quel giorno, riceviamo per la prima volta Gesù-Eucaristia.
    Quando io faccio la comunione, Gesù viene ad abitare in me. Devo accoglierlo con amore e ascoltarlo attentamente. Nel profondo del mio cuore, posso dirgli per esempio: «Gesù, io so che tu mi ami. Dammi il tuo amore così che io ti ami e ami gli altri con il tuo amore. Ti affido le mie gioie, le mie pene e il mio futuro».
    Non esitate, cari bambini, a parlare di Gesù agli altri. Egli è un tesoro che bisogna saper condividere con generosità. Nella storia della Chiesa, l’amore di Gesù ha riempito di coraggio e di forza tanti cristiani e anche dei bambini come voi!
    Così, san Kizito, un ragazzo ugandese, è stato messo a morte perché voleva vivere secondo il Battesimo che aveva ricevuto. Kizito pregava. Aveva capito che Dio è non solo importante, ma che è tutto.

    Che cos’è la preghiera? È un grido d’amore lanciato verso Dio nostro Padre con la volontà di imitare Gesù nostro fratello. Gesù si ritirava in disparte per pregare. Come Gesù, anch’io posso trovare ogni giorno un luogo calmo in cui mi raccolgo davanti a una croce o ad una immagine sacra per parlare a Gesù e ascoltarlo. Posso anche usare il Vangelo. Poi conservo nel mio cuore un passo che mi colpisce e mi può guidare durante la giornata.

    Restare così un po’ di tempo con Gesù, Gli permette di riempirmi del suo amore, della sua luce e della sua vita!

    Questo amore che ricevo nella preghiera, sono chiamato a donarlo a mia volta ai miei genitori, ai miei amici, a tutti quelli con cui vivo, anche a coloro che non mi amano, e anche a coloro che non apprezzo molto. Cari bambini, Gesù vi ama! Chiedete anche ai vostri genitori di pregare con voi!

    A volte, bisogna spingerli un po’. Non esitate a farlo. Dio è così importante!
    La Vergine Maria, sua Madre, vi insegni ad amarLo sempre più attraverso la preghiera, il perdono e la carità. Vi affido tutti a Lei, come pure i vostri familiari e i vostri educatori.

    Guardate! Tiro fuori un rosario dalla mia tasca. Il rosario è come uno strumento che si può utilizzare per pregare. È semplice pregare il rosario. Forse lo conoscete già, altrimenti chiedete ai vostri genitori di insegnarvi.

    Del resto, alla fine del nostro incontro ciascuno di voi riceverà un rosario.
    Quando lo avrete in mano, potrete pregare per il Papa, per la Chiesa e per tutte le intenzioni importanti. E ora, prima che io vi benedica tutti con grande affetto, preghiamo insieme un’Ave Maria per i bambini del mondo intero, specialmente per quelli che soffrono la malattia, la fame e la guerra.

    Ora preghiamo: Ave Maria,…





















    Benedetto XVI e il Rosario





    [Modificato da Caterina63 21/11/2011 22:59]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 20/11/2011 14:43

    VIAGGIO APOSTOLICO IN BENIN
    18-20 NOVEMBRE 2011

    INCONTRO CON I VESCOVI DEL BENIN

    DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

    Cotonou, Nunziatura Apostolica

    Sabato, 19 novembre 2011

    [Video]

      

    Signori Cardinali,
    caro Monsignor Ganyé, Presidente della Conferenza dei Vescovi del Benin,
    cari Fratelli nell’episcopato!

    E’ per me una grande gioia incontrarvi insieme questa sera, voi che siete i Pastori della Chiesa cattolica nel Benin. Ringrazio il Presidente della vostra Conferenza Episcopale, Monsignor Antoine Ganyé, Arcivescovo di Cotonou, per le parole fraterne che ha appena pronunciato a nome vostro. Con voi, sono lieto di poter rendere grazie al Signore, mentre celebrate il centocinquantesimo anniversario dagli inizi dell’evangelizzazione del vostro Paese. Infatti, il 18 aprile 1861 i primi missionari della Società delle Missioni Africane sbarcarono a Ouidah, cominciando così una nuova pagina dell’annuncio del Vangelo in Africa Occidentale. A tutti i missionari, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, laici, provenienti da altre terre o originari di questo Paese, che si sono succeduti da quel tempo fino ad oggi, la Chiesa è particolarmente riconoscente. Essi hanno generosamente fatto dono della loro vita, talvolta in modo eroico, affinché l’amore di Dio sia annunciato a tutti.

    La celebrazione di questo Giubileo dev’essere per le vostre comunità e per ciascuno dei loro membri l’occasione di un profondo rinnovamento spirituale. E spetta a voi, in quanto Pastori del popolo di Dio, di discernerne i contorni alla luce della Parola di Dio. L’Anno della fede, che ho voluto promulgare in occasione del cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, sarà certamente una circostanza propizia per permettere ai fedeli di riscoprire e di approfondire la loro fede nella persona del Salvatore degli uomini. In effetti, è perché hanno accettato di mettere Cristo al centro della loro vita che, dopo 150 anni, degli uomini e delle donne hanno avuto il coraggio di donare tutto per il servizio del Vangelo. Oggi, questo stesso atto dev’essere al centro della vita della Chiesa intera. È il volto crocifisso e glorioso di Cristo che ci deve guidare tutti, così da testimoniare il suo amore al mondo. Questo atteggiamento richiede una conversione costante per dare nuova forza alla dimensione profetica del nostro annuncio. A coloro che hanno ricevuto la missione di guidare il popolo di Dio, spetta di suscitarla e di aiutare a discernere i segni della presenza di Dio nel cuore delle persone e degli avvenimenti. Possano tutti i fedeli vivere l’incontro personale e comunitario con Cristo, per farsene messaggeri! Questo incontro con Cristo dev’essere saldamente radicato nell’accoglienza e nella meditazione della Parola di Dio. Infatti, la Scrittura deve occupare un posto centrale nella vita della Chiesa e di ogni cristiano. Vi incoraggio dunque a fare della sua riscoperta una sorgente di rinnovamento costante, affinché essa unifichi la vita quotidiana dei fedeli e sia sempre più al cuore di ogni attività ecclesiale.

    Questa Parola di Dio, la Chiesa non può tenerla per se stessa, ma ha la vocazione di annunciarla al mondo. Questo anno giubilare dev’essere per la Chiesa nel Benin un’occasione privilegiata per ridare vigore alla sua coscienza missionaria. Lo zelo apostolico che deve animare tutti i fedeli deriva direttamente dal loro Battesimo, e pertanto essi non possono sottrarsi alla responsabilità di confessare la loro fede in Cristo e nel suo Vangelo dovunque si trovino, e nella loro vita quotidiana. Quanto ai vescovi e ai sacerdoti, essi sono chiamati a risvegliare questa coscienza nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle comunità e nei diversi movimenti ecclesiali. Una volta ancora, vorrei inoltre rilevare con ammirazione il ruolo essenziale giocato dai catechisti nell’attività missionaria delle vostre diocesi. D’altra parte, come ho sottolineato nell’Esortazione apostolica post-sinodale Verbum Domini, «in nessun modo la Chiesa può limitarsi ad una pastorale di “mantenimento”, per coloro che già conoscono il Vangelo di Cristo. Lo slancio missionario è un segno chiaro della maturità di una comunità ecclesiale» (n. 95). La Chiesa deve dunque andare verso tutti. E vi incoraggio a proseguire i vostri sforzi in vista di una condivisione del personale missionario con le diocesi più sprovviste, sia che ciò avvenga nel vostro Paese, o in altri Paesi dell’Africa o in continenti più lontani. Non abbiate paura di suscitare vocazioni missionarie di sacerdoti, di religiosi e di religiose e di laici!

    Perché il mondo creda in questa Parola che la Chiesa annuncia, è indispensabile che i discepoli di Cristo siano uniti tra loro (cfr Gv 17,21). Guide e Pastori del vostro popolo, voi siete chiamati ad avere una viva coscienza della fraternità sacramentale che vi unisce e dell’unica missione che vi è affidata, così da essere effettivamente segni e promotori di unità nelle vostre diocesi. Con i vostri sacerdoti, un atteggiamento di ascolto, di attenzione personale e paterna deve prevalere affinché essi, coscienti del bene che volete loro, vivano con serenità e sincerità la loro vocazione sacerdotale, la irradino con gioia attorno a loro e ne esercitino fedelmente i compiti. Vi invito dunque ad aiutare i sacerdoti e i fedeli a riscoprire anch’essi la bellezza del sacerdozio e del ministero sacerdotale. Le difficoltà incontrate, che talvolta possono essere serie, non devono mai dar motivo di disperare, ma al contrario diventare incitamenti a suscitare nei sacerdoti e nei vescovi una profonda vita spirituale che riempia il loro cuore di un amore sempre più grande per Cristo e di uno zelo traboccante per la santificazione del Popolo di Dio. Un rafforzamento dei legami di fraternità e di amicizia tra tutti sarà pure un sostegno importante, che permette di progredire nella ricerca di una crescita spirituale e umana.

    Cari Fratelli nell’episcopato, la formazione dei futuri sacerdoti delle vostre diocesi è una realtà che vi sta particolarmente a cuore. Vi incoraggio vivamente a farne una delle vostre priorità pastorali. È indispensabile che una solida formazione umana, intellettuale e spirituale permetta ai giovani di raggiungere un equilibrio personale, psicologico e affettivo, che li prepari ad assumere le realtà della vita sacerdotale, particolarmente nel campo relazionale. Del resto, come ho detto nella lettera che ho recentemente indirizzato a tutti i seminaristi, «la cosa più importante nel cammino verso il sacerdozio e durante tutta la vita sacerdotale è il rapporto personale con Dio in Gesù Cristo. Il sacerdote […] è il messaggero di Dio tra gli uomini. Vuole condurre a Dio e così far crescere anche la vera comunione degli uomini tra loro». È dunque in questa prospettiva che i seminaristi devono imparare a vivere in costante contatto con Dio. Pertanto, la scelta dei formatori è una responsabilità importante che spetta ai Vescovi. Vi invito ad esercitarla con prudenza e discernimento. I formatori, pur possedendo le qualità umane e intellettuali necessarie, devono avere a cuore il proprio progresso nel cammino della santità, come  quello dei giovani che essi hanno la missione di aiutare nella ricerca della volontà di Dio sulla loro vita.

    Il ministero episcopale al quale il Signore vi ha chiamati conosce le sue gioie e le sue pene. Incontrandovi questa sera, vorrei lasciare a ciascuno di voi un messaggio di speranza. Nel corso di questi ultimi 150 anni, il Signore ha fatto grandi cose in mezzo al popolo del Benin. Siate certi che Egli continua ad accompagnarvi giorno per giorno nel vostro impegno a servizio dell’evangelizzazione. Siate sempre Pastori secondo il cuore di Dio, autentici servitori del Vangelo. È questo che gli uomini e le donne del nostro tempo aspettano da voi.

    Cari Fratelli nell’episcopato, al termine del nostro incontro, vorrei dirvi quanto è grande la mia gioia di ritornare in terra d’Africa, e particolarmente in Benin, in questa duplice circostanza della celebrazione del centocinquantesimo anniversario dell’evangelizzazione del vostro Paese e della consegna dell’Esortazione apostolica post-sinodale Africae munus. Vorrei ringraziarvi, e attraverso di voi tutto il popolo del Benin, per l’accoglienza calorosa, direi semplicemente per “l’accoglienza africana”, che mi avete riservato. Affido alla Vergine Maria, Nostra Signora d’Africa, ciascuna delle vostre diocesi, così come le vostre persone e il vostro ministero episcopale. Ella vegli sull’intero popolo del Benin! E di vero cuore vi imparto un’affettuosa Benedizione Apostolica, come pure ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai catechisti e a tutti i fedeli delle vostre diocesi.

      

     



    A boy holds flags of Vatican city during a welcoming ceremony for Pope Benedict XVI at the Saint Trinita church in Cotonou on November 19, 2011. Pope Benedict XVI arrived in Benin on November 18 as part of his second visit to Africa, his first time being a trip to Cameroun and Angola in 2009.

    Archebishops leaves the stadium after Pope Benedict XVI celebrated a mass at the 'Friendship Stadium' in Cotonou on November 20, 2011. Pope Benedict XVI arrived in Benin on November 18, marking his second visit to Africa in a heartland of voodoo and warning against 'unconditional submission' to the laws of the market and finance.


     

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 20/11/2011 15:02

    VIAGGIO APOSTOLICO IN BENIN
    18-20 NOVEMBRE 2011

    SANTA MESSA E CONSEGNA
    DELL'ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE
    AI VESCOVI DELL'AFRICA

    OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

    Stadio dell’Amicizia - Cotonou
    Domenica, 20 novembre 2011

    [Video]

      

    Cari Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
    cari fratelli e sorelle!

    Sulla scia del mio beato Predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, è per me una grande gioia visitare per la seconda volta questo caro Continente africano, venendo tra voi, in Benin, e rivolgervi un messaggio di speranza e di pace. Desidero anzitutto ringraziare molto cordialmente Monsignor Antoine Ganyé, Arcivescovo di Cotonou, per le sue parole di benvenuto e salutare i Vescovi del Benin, come pure tutti i Cardinali e i Vescovi giunti da numerosi Paesi dell’Africa e di altri continenti. E a voi tutti, amati fratelli e sorelle, venuti per partecipare a questa Messa celebrata dal Successore di Pietro, rivolgo il mio più caloroso saluto. Penso certo agli abitanti del Benin, ma anche ai fedeli dei Paesi francofoni vicini, il Togo, il Burkina Faso, il Niger ed altri. La nostra celebrazione eucaristica in questa solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo è l’occasione per rendere grazie a Dio per il 150° anniversario degli inizi dell’evangelizzazione del Benin, come pure per la Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, tenutasi a Roma vari mesi fa.

    Il Vangelo che abbiamo appena ascoltato ci dice che Gesù, il Figlio dell’uomo, il giudice ultimo delle nostre vite, ha voluto prendere il volto di quanti hanno fame e sete, degli stranieri, di quanti sono nudi, malati o prigionieri, insomma di tutte le persone che soffrono o sono messe da parte; il comportamento che noi abbiamo nei loro confronti sarà dunque considerato come il comportamento che abbiamo nei confronti di Gesù stesso. Non vediamo in questo una semplice formula letteraria, una semplice immagine! Tutta l’esistenza di Gesù ne è una dimostrazione. Lui, il Figlio di Dio, è diventato uomo, ha condiviso la nostra esistenza, sino nei dettagli più concreti, facendosi il servo del più piccolo dei suoi fratelli. Lui che non aveva dove posare il capo, sarà condannato a morire su una croce. Questo è il Re che celebriamo!

    Indubbiamente questo ci può sembrare sconcertante! Ancor oggi, come 2000 anni fa, abituati a vedere i segni della regalità nel successo, nella potenza, nel denaro o nel potere, facciamo fatica ad accettare un simile re, un re che si fa servo dei più piccoli, dei più umili, un re il cui trono è una croce. E tuttavia, ci dicono le Scritture, è così che si manifesta la gloria di Cristo: è nell’umiltà della sua esistenza terrena che Egli trova il potere di giudicare il mondo. Per Lui, regnare è servire! E ciò che ci chiede è di seguirlo su questa via, di servire, di essere attenti al grido del povero, del debole, dell’emarginato. Il battezzato sa che la sua decisione di seguire Cristo può condurlo a grandi sacrifici, talvolta persino a quello della vita. Ma, come ci ha ricordato san Paolo, Cristo ha vinto la morte e ci trascina dietro di Sé nella sua risurrezione. Ci introduce in un mondo nuovo, un mondo di libertà e di felicità. Ancora oggi tanti legami con il mondo vecchio, tante paure ci tengono prigionieri e ci impediscono di vivere liberi e lieti. Lasciamo che Cristo ci liberi da questo mondo vecchio! La nostra fede in Lui, che è vincitore di tutte le nostre paure, di ogni nostra miseria, ci fa entrare in un mondo nuovo, un mondo in cui la giustizia e la verità non sono una parodia, un mondo di libertà interiore e di pace con noi stessi, con gli altri e con Dio. Ecco il dono che Dio ci ha fatto nel Battesimo!

    “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo” (Mt 25,34). Accogliamo questa parola di benedizione che il Figlio dell’uomo rivolgerà, nel giorno del Giudizio, agli uomini e alle donne che avranno riconosciuto la sua presenza fra i più umili dei loro fratelli, in un cuore libero e pieno dell’amore del Signore! Fratelli e sorelle, questo passo del Vangelo è veramente una parola di speranza, poiché il Re dell’universo s’è fatto vicinissimo a noi, servo dei più piccoli e dei più umili. E io vorrei rivolgermi con affetto a tutte le persone che soffrono, ai malati, a quanti sono colpiti dall’AIDS o da altre malattie, a tutti i dimenticati della società. Abbiate coraggio! Il Papa vi è vicino con la preghiera e con il ricordo. Abbiate coraggio! Gesù ha voluto identificarsi con i piccoli, con i malati; ha voluto condividere la vostra sofferenza e riconoscere in voi dei fratelli e delle sorelle, per liberarli da ogni male, da ogni sofferenza! Ogni malato, ogni povero merita il nostro rispetto e il nostro amore, perché attraverso di lui Dio ci indica la via verso il cielo.

    E quest’oggi vi invito ancora a rallegrarvi con me. In effetti, sono 150 anni che la croce di Cristo è stata piantata sulla vostra terra, che il Vangelo è stato annunciato in essa per la prima volta. In questo giorno rendiamo grazie a Dio per l’opera compiuta dai missionari, dagli “operai apostolici” originari di casa vostra o venuti da altre parti, vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, catechisti, tutti coloro che, ieri come oggi, hanno permesso l’estendersi della fede in Gesù Cristo sul Continente africano! Saluto qui la memoria del venerato Cardinale Bernardin Gantin, esempio di fede e di sapienza per il Benin e per tutto il Continente africano!

    Cari fratelli e sorelle, tutti coloro che hanno ricevuto il dono meraviglioso della fede, questo dono dell’incontro con il Signore risorto, sentono anche il bisogno di annunciarlo agli altri. La Chiesa esiste per annunciare questa Buona Novella! E tale compito è sempre urgente! Dopo 150 anni, molti sono coloro che non hanno ancora udito il messaggio della salvezza di Cristo! Molti sono anche quanti fanno resistenza ad aprire il proprio cuore alla Parola di Dio! Molti sono coloro la cui fede è debole, e la cui mentalità, le abitudini, il modo di vivere ignorano la realtà del Vangelo, pensando che la ricerca di un benessere egoista, del guadagno facile o del potere sia lo scopo ultimo della vita umana. Con entusiasmo siate testimoni ardenti della fede che avete ricevuto! Fate risplendere in ogni luogo il volto amorevole del Salvatore, in particolare davanti ai giovani alla ricerca di ragioni di vita e di speranza in un mondo difficile!

    La Chiesa in Benin ha ricevuto molto dai missionari: essa deve a sua volta recare questo messaggio di speranza ai popoli che non conoscono o non conoscono più il Signore Gesù. Cari fratelli e sorelle, vi invito ad avere questa preoccupazione per l’evangelizzazione, nel vostro Paese e tra i popoli del vostro Continente e del mondo intero. Il recente Sinodo dei Vescovi per l’Africa lo ricorda insistentemente: uomo di speranza, il cristiano non si può disinteressare dei propri fratelli e sorelle. Questo sarebbe in aperta contraddizione con il comportamento di Gesù. Il cristiano è un costruttore instancabile di comunione, di pace e di solidarietà, doni che Gesù stesso ci ha fatto. Nell’esservi fedeli, noi collaboriamo alla realizzazione del piano di salvezza di Dio per l’umanità.

    Cari fratelli e sorelle, vi invito perciò a rafforzare la vostra fede in Gesù Cristo, operando un’autentica conversione alla sua persona. Soltanto Lui ci dà la vera vita e ci può liberare da tutte le nostre paure e lentezze, da ogni nostra angoscia. Ritrovate le radici della vostra esistenza nel Battesimo che avete ricevuto e che fa di voi dei figli di Dio! Che Cristo Gesù dia a tutti voi la forza di vivere da cristiani e di cercare di trasmettere generosamente alle nuove generazioni ciò che avete ricevuto dai vostri Padri nella fede!

    In lingua fon: AKLUNƆ NI KƆN FƐNU TƆN LƐ DO MI JI [Che il Signore vi colmi delle sue grazie!].

    On this feast day, we rejoice together in the reign of Christ the King over the whole world.  He is the one who removes all that hinders reconciliation, justice and peace.  We are reminded that true royalty does not consist in a show of power, but in the humility of service; not in the oppression of the weak, but in the ability to protect them and to lead them to life in abundance (cf. Jn 10:10).  Christ reigns from the Cross and, with his arms open wide, he embraces all the peoples of the world and draws them into unity.  Through the Cross, he breaks down the walls of division, he reconciles us with each other and with the Father.  We pray today for the people of Africa, that all may be able to live in justice, peace and the joy of the Kingdom of God (cf. Rom 14:17).  With these sentiments I affectionately greet all the English-speaking faithful who have come from Ghana and Nigeria and neighbouring countries.  May God bless all of you!

    [In questo giorno di festa, ci rallegriamo insieme per il regno di Cristo Re su tutta la terra. E’ Lui che rimuove tutto ciò che ostacola la riconciliazione, la giustizia e la pace. Noi sappiamo che la vera regalità non consiste in una dimostrazione di potenza, ma nell’umiltà del servizio, non consiste nell’oppressione dei deboli, ma nella capacità di proteggerli e condurli alla vita in abbondanza (cfr Gv 10,10). Cristo regna dalla Croce e, con le sue braccia aperte, abbraccia tutti i popoli della terra e li attira verso l’unità. Mediante la Croce, abbatte i muri della divisione, ci riconcilia gli uni con gli altri e con il Padre. Preghiamo oggi per i popoli dell’Africa, affinché tutti possano essere capaci di vivere nella giustizia, nella pace e nella gioia del Regno di Dio (cfr Rm 14,17). Con questi sentimenti saluto affettuosamente tutti i fedeli di lingua inglese venuti dal Ghana, dalla Nigeria, e dai Paesi limitrofi. Dio vi benedica tutti!]

    Queridos irmãos e irmãs da África lusófona que me ouvis, a todos dirijo a minha saudação e convido a renovar a vossa decisão de pertencer a Cristo e de servir o seu Reino de reconciliação, de justiça e de paz. O seu Reino pode ser posto em perigo no nosso coração. Aqui Deus cruza-se com a nossa liberdade. Nós – e só nós – podemos impedi-Lo de reinar sobre nós mesmos e, em consequência, tornar difícil a sua realeza sobre a família, a sociedade e a história. Por causa de Cristo, tantos homens e mulheres se opuseram, vitoriosamente, às tentações do mundo para viver fielmente a sua fé, às vezes mesmo até ao martírio. A seu exemplo, amados pastores e fiéis, sede sal e luz de Cristo na terra africana! Amen.

    [Cari fratelli e sorelle dell’Africa lusofona che mi ascoltate, rivolgo a tutti il mio saluto e vi invito a rinnovare la vostra decisione di appartenere a Cristo e di servire il suo Regno di riconciliazione, di giustizia e di pace! Il suo Regno può esser messo in pericolo nel nostro cuore. Qui, Dio si incontra con la nostra libertà. Noi – e soltanto noi – possiamo impedirgli di regnare su noi stessi e, di conseguenza, rendere difficile la sua signoria sulla famiglia, sulla società e sulla storia. A causa di Cristo, numerosi uomini e donne si sono vittoriosamente opposti alle tentazioni del mondo per vivere fedelmente la propria fede, talvolta sino al martirio. Cari Pastori e fedeli, siate, sul loro esempio, sale e luce di Cristo nella terra africana! Amen.]

     


    Pope Benedict XVI waves to faithfuls from his popemobile after celebrating a mass at the 'Friendship Stadium' in Cotonou on November 20, 2011. Pope Benedict XVI arrived in Benin on November 18, marking his second visit to Africa in a heartland of voodoo and warning against 'unconditional submission' to the laws of the market and finance.
    Pope Benedict XVI waves to the Catholic faithful as he arrives for Sunday Mass, at the national stadium in Cotonou, Benin Sunday, Nov. 20, 2011. On Sunday at Cotonou's soccer stadium, Benedict presided over an open-air mass that drew thousands. During the mass, he ceremoniously handed over a detailed pastoral guide which articulates his spiritual vision for Africa.
    Pope Benedict XVI waves to faithfuls from his popemobile after celebrating a mass at the 'Friendship Stadium' in Cotonou on November 20, 2011. Pope Benedict XVI arrived in Benin on November 18, marking his second visit to Africa in a heartland of voodoo and warning against 'unconditional submission' to the laws of the market and finance.


    CONSEGNA DELL'ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE
    AI VESCOVI DELL'AFRICA

    ALLOCUZIONE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

    Stadio dell’Amicizia - Cotonou

    Domenica, 20 novembre 2011

    [Video]

      

    Signori Cardinali,
    Venerati Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
    Cari fratelli e sorelle!

    Durante questa solenne celebrazione liturgica, abbiamo reso grazie al Signore per il dono della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, celebrata nell’ottobre del 2009 sul tema La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace: “Voi siete il sale della terra… voi siete la luce del mondo” (Mt 5,13-14). Ringrazio tutti i Padri sinodali per il loro contributo ai lavori di questa Assemblea sinodale. La mia gratitudine va anche al Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, Mons. Nikola Eterović, per il lavoro compiuto e per le parole che mi ha indirizzato a nome vostro.

    Dopo aver firmato ieri l’Esortazione apostolica post-sinodale Africae munus, sono felice oggi di poter consegnare a tutte le Chiese particolari, tramite voi, Presidenti delle Conferenze Episcopali dell’Africa, sia nazionali che regionali, e i Presidenti dei Sinodi delle Chiese orientali cattoliche. Dopo ricezione di questo documento, prendono avvio a livello locale le fasi di assimilazione e di applicazione dei dati teologici, ecclesiologici, spirituali e pastorali contenuti in questa Esortazione. Questo testo intende promuovere, incoraggiare e consolidare le diverse iniziative locali già esistenti. Intende altresì ispirarne altre per la Chiesa cattolica in Africa.

    One of the first missions of the Church is the proclamation of Jesus Christ and his Gospel ad gentes, that is the evangelization of those at a distance from the Church in one way or another. I hope that this Exhortation will guide you in the proclamation of the Good News of Jesus in Africa. It is not just a message or a word. It is above all openness and adhesion to a person: Jesus Christ the incarnate Word. He alone possesses the words of life eternal (cf. Jn 6:68)!  Following the example of Christ, all Christians are called to reflect the mercy of the Father and the light of the Holy Spirit.  Evangelization presupposes and brings with it reconciliation and it promotes peace and justice.

    [Una delle prime missioni della Chiesa è l’annuncio di Gesù Cristo e del suo Vangelo ad gentes, ossia l’evangelizzazione di coloro che, in un modo o nell’altro, sono lontane dalla Chiesa. Mi auguro che questa Esortazione vi guiderà nell’annuncio della Buona Novella di Gesù in Africa. Questa non è solamente un messaggio o una parola. E’ soprattutto apertura e adesione ad una Persona: Gesù Cristo, il Verbo incarnato. Lui solo possiede parole di vita eterna (cfr Gv 6,68)! Sull’esempio di Cristo, tutti i cristiani sono chiamati a rispecchiare la misericordia del Padre e la luce dello Spirito Santo. L’evangelizzazione presuppone e comporta anche la riconciliazione, e promuove la pace e la giustizia.]

    Amada Igreja na África, torna-te cada vez mais o sal da terra, desta terra que Jesus Cristo abençoou com a sua presença quando, nela, encontrou refúgio. Sê o sal da terra africana, abençoada pelo sangue de tantos mártires, homens, mulheres e crianças,  testemunhas da fé cristã até ao dom supremo da própria vida. Torna-te luz do mundo, luz da África que muitas vezes, no meio das provações, procura o caminho da paz e da justiça para todos os seus habitantes. A tua luz é Jesus Cristo, «Luz do mundo» (Jo 8, 12). Que Deus te abençoe, África bem amada!

    [Cara Chiesa in Africa, sii sempre più il sale della terra, di questa terra che Gesù Cristo ha benedetto con la sua presenza quando vi ha trovato rifugio! Sii il sale della terra africana, benedetta dal sangue di tanti martiri, uomini, donne e bambini, testimoni della fede cristiana fino al dono supremo della loro vita! Sii luce del mondo, luce dell’Africa che spesso, attraverso le prove, cerca la via della pace e della giustizia per tutti i suoi abitanti. La tua luce è Gesù Cristo, “Luce del mondo” (Gv 8,12). Dio ti benedica, cara Africa!]

     

     

    A woman sings a hymn as Pope Benedict XVI conducts a mass at the 'Friendship Stadium' in Cotonou on November 20, 2011. Pope Benedict XVI arrived in Benin on November 18, marking his second visit to Africa in a heartland of voodoo and warning against 'unconditional submission' to the laws of the market and finance.

     


    ANGELUS

    Cotonou, Stadio dell'Amicizia
    Domenica, 20 novembre 2011

    [Video]

      

    Cari fratelli e sorelle!

    Al termine di questa solenne celebrazione eucaristica, uniti da Cristo, ci rivolgiamo con fiducia verso sua Madre, per pregare l’Angelus. Dopo aver consegnato l’Esortazione apostolica Africae Munus, desidero affidare alla Vergine Maria, Nostra Signora d’Africa, la nuova tappa che si apre per la Chiesa in questo Continente, affinché ella accompagni il futuro di questa evangelizzazione dell’intera Africa e particolarmente quella di questa terra del Benin.

    Maria ha accolto gioiosamente l’invito del Signore a diventare la Madre di Gesù. Che ella ci porti a rispondere alla missione che Dio ci affida oggi! Maria è questa donna della nostra terra che ha ricevuto il privilegio di dare alla luce il Salvatore del mondo. Chi meglio di Lei conosce il valore e la bellezza della vita umana? Che mai venga meno il nostro stupore davanti al dono della vita! Chi meglio di Lei conosce i nostri bisogni di uomini e donne ancora in pellegrinaggio sulla terra? Ai piedi della Croce, unita al suo Figlio crocifisso, Ella è la Madre della speranza. Questa speranza ci permette di assumere il quotidiano con la forza che dà la verità manifestata da Gesù.

    Cari fratelli e sorelle dell’Africa, terra ospitale per la Santa Famiglia, continuate a coltivare i valori familiari cristiani. Mentre tante famiglie sono divise, esiliate, funestate da conflitti senza fine, siate gli artefici della riconciliazione e della speranza. Con Maria, la Vergine del Magnificat, possiate sempre rimanere nella gioia. Questa gioia sia al cuore delle vostre famiglie e dei vostri Paesi!

    Con le parole dell’Angelus rivolgiamoci ora verso la nostra amata Madre. Affidiamole le intenzioni che portiamo nel cuore e preghiamola per l’Africa e per il mondo intero.

     

     

    Pope Benedict XVI waves to the crowd on his arrival to conduct a mass at the 'Friendship Stadium' in Cotonou on November 20, 2011. Pope Benedict XVI arrived in Benin on November 18, marking his second visit to Africa in a heartland of voodoo and warning against 'unconditional submission' to the laws of the market and finance.


     


     

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 20/11/2011 18:33

    VIAGGIO APOSTOLICO IN BENIN
    18-20 NOVEMBRE 2011

    CERIMONIA DI CONGEDO

    DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

    Aeroporto Internazionale "Card. Bernardin Gantin" di Cotonou

    Domenica, 20 novembre 2011

    [Video]

     

    Signor Presidente,
    Eminenze ed Eccellenze,
    Autorità presenti e cari amici!

    Il mio viaggio apostolico in terra africana volge al termine. Sono riconoscente a Dio per questi giorni trascorsi con voi nella gioia e nella cordialità. La ringrazio, Signor Presidente, per le Sue cordiali parole e per i molteplici sforzi compiuti per rendere gradevole il mio soggiorno. Ringrazio anche le diverse autorità di questo Paese e tutti i volontari che hanno contribuito con generosità alla riuscita di queste giornate. Non dimentico l’intera popolazione del Benin che mi ha ricevuto con calore ed entusiasmo. La mia gratitudine va anche ai membri della Chiesa cattolica, ai diversi Presidenti delle Conferenze Episcopali nazionali e regionali che hanno viaggiato per giungere fino a qui, e naturalmente, in modo del tutto particolare, ai Vescovi del Benin.

    Ho desiderato visitare di nuovo il Continente africano per il quale ho una stima ed un affetto particolari, perché ho l’intima convinzione che è una terra di speranza. Ne ho parlato del resto già parecchie volte. Autentici valori, capaci di ammaestrare il mondo, si trovano qui e non chiedono che di sbocciare con l’aiuto di Dio e la determinazione degli Africani. L’Esortazione apostolica post-sinodale Africae munus può contribuirvi validamente, perché essa apre prospettive pastorali e susciterà interessanti iniziative. La affido a tutti i fedeli africani che sapranno studiarla con attenzione e tradurla in azioni concrete nella loro vita quotidiana. Il Cardinale Gantin, questo eminente figlio del Benin la cui grandezza è stata riconosciuta al punto che questo Aeroporto porta il suo nome, ha partecipato con me a numerosi Sinodi, e ha saputo apportarvi un contributo essenziale e apprezzato. Possa egli accompagnare l’attuazione di questo documento!

    Durante questa visita, ho potuto incontrare diverse componenti della società del Benin, e membri della Chiesa. Questi numerosi incontri, così diversi nella loro natura, testimoniano la possibilità di una coesistenza armoniosa in seno alla Nazione, e tra la Chiesa e lo Stato. La buona volontà e il rispetto reciproco aiutano non solamente il dialogo, ma sono essenziali per costruire l’unità tra le persone, le etnie e i popoli. La parola “Fraternità” è del resto la prima delle tre parole del vostro motto nazionale. Vivere insieme da fratelli, nonostante le legittime differenze, non è un’utopia. Perché un paese africano non potrebbe indicare al resto del mondo la strada da prendere per vivere una fraternità autentica nella giustizia fondandosi sulla grandezza della famiglia e del lavoro? Possano gli Africani vivere riconciliati nella pace e nella giustizia! Ecco l’augurio che formulo con fiducia e speranza prima di lasciare il Benin e il Continente africano.

    Signor Presidente, Le rinnovo i miei sinceri ringraziamenti che estendo a tutti i Suoi concittadini, ai Vescovi del Benin e a tutti i fedeli del Paese. Desidero anche incoraggiare l’intero Continente a essere sempre di più sale della terra e luce del mondo. Per l’intercessione di Nostra Signora d’Africa, Dio vi benedica tutti!

    In lingua fon:ACƐ MAWU TƆN NI KƆN DO BENIN TO Ɔ BI JI [Dio benedica il Benin!]

     

     

    Pope Benedict XVI leaves Bernadin Gantin airport in Cotonou on November 20, 2011. Pope Benedict XVI arrived in Benin on November 18, marking his second visit to Africa in a heartland of voodoo and warning against 'unconditional submission' to the laws of the market and finance.
    Pope Benedict XVI is pictured before leaving at Bernadin Gantin airport in Cotonou on November 20, 2011. Pope Benedict XVI left Benin, ending his second trip to Africa as pontiff which saw him sign off on a grand vision for the Roman Catholic Church's future on the continent.

     

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 23/11/2011 17:54
    L’UDIENZA GENERALE, 23.11.2011

    L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
    Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato sul Suo recente Viaggio Apostolico in Benin, dove si è recato in occasione del 150° anniversario dell’inizio dell’evangelizzazione del Paese e per la firma e la pubblicazione dell’Esortazione Apostolica Post-sinodale Africae munus, che raccoglie i frutti della II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi.
    Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
    L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

    CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

    Viaggio Apostolico in Benin

    Cari fratelli e sorelle,

    sono ancora vive in me le impressioni suscitate dal recente Viaggio Apostolico nel Benin, sul quale desidero quest’oggi soffermarmi. Sgorga spontaneo dal mio animo il rendimento di grazie al Signore: nella sua provvidenza, Egli ha voluto che ritornassi in Africa per la seconda volta come successore di Pietro, in occasione del centocinquantesimo anniversario dell’inizio dell’evangelizzazione del Benin e per firmare e consegnare ufficialmente alle comunità ecclesiali africane l’Esortazione Apostolica postsinodale Africae munus.

    In questo importante documento, dopo aver riflettuto sulle analisi e sulle proposte scaturite dalla Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, svoltasi in Vaticano nell’ottobre del 2009, ho voluto offrire alcune linee per l’azione pastorale nel grande Continente africano. In pari tempo, ho voluto rendere omaggio e pregare sulla tomba di un illustre figlio del Benin e dell’Africa, e grande uomo di Chiesa, l’indimenticabile Cardinale Bernardin Gantin, la cui venerata memoria è più che mai viva nel suo Paese, che lo considera un Padre della patria, e nell’intero Continente.

    Desidero oggi ripetere il mio più vivo ringraziamento a coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo mio pellegrinaggio. Anzitutto sono molto grato al Signor Presidente della Repubblica, che con grande cortesia mi ha offerto il cordiale saluto suo e di tutto il Paese; all’Arcivescovo di Cotonou e agli altri venerati Fratelli nell’episcopato, che mi hanno accolto con affetto. Ringrazio, inoltre, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i diaconi, i catechisti e gli innumerevoli fratelli e sorelle, che con tanta fede e calore mi hanno accompagnato durante quei giorni di grazia. Abbiamo vissuto insieme una toccante esperienza di fede e di rinnovato incontro con Gesù Cristo vivo, nel contesto del 150° anniversario della evangelizzazione del Benin.

    Ho deposto i frutti della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi ai piedi della Vergine Santa, venerata in Benin specialmente nella Basilica dell’Immacolata Concezione di Ouidah.
    Sul modello di Maria, la Chiesa in Africa ha accolto la Buona Novella del Vangelo, generando molti popoli alla fede. Ora le comunità cristiane dell’Africa – come sottolineato sia dal tema del Sinodo sia dal motto del mio Viaggio Apostolico – sono chiamate a rinnovarsi nella fede per essere sempre più al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. Esse sono invitate a riconciliarsi al loro interno per diventare strumenti gioiosi della misericordia divina, ognuna apportando le proprie ricchezze spirituali e materiali all’impegno comune.
    Questo spirito di riconciliazione è indispensabile, naturalmente, anche sul piano civile e necessita un’apertura alla speranza che deve animare anche la vita sociopolitica ed economica del Continente, come ho avuto modo di rilevare nell’incontro con le Istituzioni politiche, il Corpo Diplomatico e i Rappresentanti delle Religioni. In questa circostanza ho voluto porre l’accento proprio sulla speranza che deve animare il cammino del Continente, rilevando l’ardente desiderio di libertà e di giustizia che, specialmente in questi ultimi mesi, anima i cuori di numerosi popoli africani. Ho sottolineato poi la necessità di costruire una società in cui i rapporti tra etnie e religioni diverse siano caratterizzati dal dialogo e dall’armonia. Ho invitato tutti ad essere veri seminatori di speranza in ogni realtà e in ogni ambiente.

    I cristiani sono di per sè uomini di speranza, che non si possono disinteressare dei propri fratelli e sorelle: ho ricordato questa verità anche all'immensa folla convenuta per la celebrazione eucaristica domenicale nello stadio dell’Amicizia di Cotonou.

    E’ stata questa Messa della domenica uno straordinario momento di preghiera e di festa alla quale hanno preso parte migliaia di fedeli del Benin e di altri Paesi africani, dai più anziani ai più giovani: una meravigliosa testimonianza di come la fede riesca ad unire le generazioni e sappia rispondere alle sfide di ogni stagione della vita.

    Durante questa toccante e solenne celebrazione, ho consegnato ai Presidenti delle Conferenze Episcopali dell’Africa l’Esortazione Apostolica post-sinodale Africae munus - che avevo firmato il giorno prima a Ouidah - destinata ai Vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi ed alle religiose, ai catechisti ed ai laici dell’intero Continente africano.

    Affidando ad essi i frutti della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, ho chiesto loro di meditarli attentamente e di viverli in pienezza, per rispondere efficacemente alla impegnativa missione evangelizzatrice della Chiesa pellegrina nell’Africa del terzo millennio. In questo importante testo ogni fedele troverà le linee fondamentali che guideranno e incoraggeranno il cammino della Chiesa in Africa, chiamata ad essere sempre più il “sale della terra” e la “luce del mondo”.

    A tutti ho rivolto l’appello ad essere costruttori instancabili di comunione, di pace e di solidarietà, per cooperare così alla realizzazione del piano di salvezza di Dio per l’umanità. Gli africani hanno risposto con il loro entusiasmo all’invito del Papa, e sui loro volti, nella loro fede ardente, nella loro adesione convinta al Vangelo della vita ho riconosciuto ancora una volta segni consolatori di speranza per il grande Continente africano.

    Ho toccato con mano questi segni anche nell’incontro con i bambini e con il mondo della sofferenza.


    Nella chiesa parrocchiale di Santa Rita, ho veramente gustato la gioia di vivere, l’allegria e l’entusiasmo delle nuove generazioni che costituiscono il futuro dell’Africa. Alla schiera festosa dei Bambini, una delle tante risorse e ricchezze del Continente, ho additato la figura di san Kizito, un ragazzo ugandese, ucciso perché voleva vivere secondo il Vangelo, ed ho esortato ciascuno a testimoniare Gesù ai propri coetanei.

    La visita al Foyer “Pace e Gioia”, gestito dalle Missionarie della Carità di Madre Teresa, mi ha fatto vivere un momento di grande commozione incontrando bambini abbandonati e malati e mi ha consentito di vedere concretamente come l’amore e la solidarietà sanno rendere presente nella debolezza la forza e l’affetto di Cristo risorto.

    La gioia e l’ardore apostolico che ho riscontrato tra i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi e i laici, convenuti in gran numero, costituisce un segno di sicura speranza per il futuro della Chiesa in Benin.

    Nell’esortare tutti ad una fede autentica e viva e ad una vita cristiana caratterizzata dalla pratica delle virtù, ho incoraggiato ciascuno a vivere la rispettiva missione nella Chiesa con fedeltà agli insegnamenti del Magistero, in comunione fra loro e con i Pastori, indicando specialmente ai sacerdoti la via della santità, nella consapevolezza che il ministero non è una semplice funzione sociale, ma è portare Dio all’uomo e l’uomo a Dio.

    Momento intenso di comunione è stato l’incontro con l’Episcopato del Benin, per riflettere in particolare sull’origine dell’annuncio evangelico nel loro Paese, ad opera di missionari che hanno generosamente donato la loro vita, talvolta in modo eroico, affinché l’amore di Dio fosse annunciato a tutti. Ai Vescovi ho rivolto l’invito a porre in atto opportune iniziative pastorali per suscitare nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle comunità e nei movimenti ecclesiali una costante riscoperta della Sacra Scrittura, quale sorgente di rinnovamento spirituale e occasione di approfondimento della la fede. Da tale rinnovato approccio alla Parola di Dio e dalla riscoperta del proprio Battesimo, i fedeli laici troveranno la forza per testimoniare la loro fede in Cristo e nel suo Vangelo nella loro vita quotidiana. In questa fase cruciale per l’intero Continente, la Chiesa in Africa, con il suo impegno al servizio del Vangelo, con la coraggiosa testimonianza di fattiva solidarietà, potrà essere protagonista di una nuova stagione di speranza.

    In Africa ho visto una freschezza del sì alla vita, una freschezza del senso religioso e della speranza, una percezione della realtà nella sua totalità con Dio e non ridotta ad un positivismo che, alla fine, spegne la speranza. Tutto ciò dice che in quel Continente c’è una riserva di vita e di vitalità per il futuro, sulla quale noi possiamo contare, sulla quale la Chiesa può contare.

    Questo mio viaggio ha costituito anche un grande appello all'Africa, perché orienti ogni sforzo ad annunciare il Vangelo a coloro che ancora non lo conoscono. Si tratta di un rinnovato impegno per l’evangelizzazione, alla quale ogni battezzato è chiamato, promuovendo la riconciliazione, la giustizia e la pace.

    A Maria, Madre della Chiesa e Nostra Signora d’Africa, affido coloro che ho avuto modo di incontrare in questo mio indimenticabile Viaggio Apostolico. A Lei raccomando la Chiesa in Africa. La materna intercessione di Maria «il cui cuore è sempre orientato alla volontà di Dio, sostenga ogni impegno di conversione, consolidi ogni iniziativa di riconciliazione e renda efficace ogni sforzo in favore della pace in un mondo che ha fame e sete di giustizia» (Africae munus, 175).
    Grazie

    Pope Benedict XVI blesses a crucifix he was donated during a general audience he held in the Pope Paul VI hall at the Vatican, Wednesday, Nov. 23, 2011.Pope Benedict XVI waves as he arrives at Paul VI hall at the Vatican to lead his weekly general audience on November 23, 2011. Pope Benedict XVI the same day urged Africans to 'take the future in their hands' after returning from a visit to Benin, saying humanity as a whole would benefit from the 'vitality' of Africa.



    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)