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DIFENDERE LA VERA FEDE

Cos'è per voi la fede?

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    Moreno55
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    00 05/07/2011 19:22
    Buongiorno,
    per cominciare scriverò solo due righe di presentazione, essendo un nuovo iscritto, prima di illustrare la domanda che vorrei sottoporre a questa colta comunità.
    Sono ateo sin da bambino, avendo respinto gli insegnamenti religiosi ancora in tenera età - all'epoca certamente per motivi più istintivi e superficiali, oggi per ragioni ben meditate. Di recente ho chiesto e ottenuto la cancellazione del mio nome dal registro dei battezzati, procedura comunemente nota come "sbattezzo". I motivi per cui ho voluto dissociarmi dalla Chiesa Cattolica non sono in relazione con il mio pensiero sulla religione, dal momento che, non essendo credente, il sacramento del battesimo era per me comunque irrilevante. Si tratta di motivi molto seri che, se a qualcuno prendesse curiosità di conoscere, non avrò alcuna remora a esporre dettagliatamente in una distinta occasione.
    Ora la questione che vorrei affrontare riguarda proprio la fede, e, vista la competenza delle persone a cui mi sto rivolgendo, spero di avere una risposta precisa e attendibile.
    È doveroso premettere che non sto facendo un'indagine da utilizzare in qualsivoglia studio, ma cerco solo di chiarire le mie cognizioni.
    Infatti, il mio interesse verso gli argomenti essenziali della religione è sempre stato molto vivo.
    Animato da una curiosità insaziabile per ogni aspetto dello scibile, non ho mai cessato di informarmi, studiare, approfondire, ricercare su svariati argomenti. Nella mia personale ricerca ho sempre aspirato a mantenere la massima oggettività e ho studiato i diversi punti di vista di autori di pensiero differente. In merito alla religione, ho cercato di formarmi un quadro completo degli aspetti storici, dottrinali e filosofici delle principali religioni del mondo.
    Purtroppo, quasi tutti i testi di carattere teologico mi risultano incomprensibili. Si tratta senza dubbio di una mia deficienza, una peculiarità della mia "forma mentis" che necessita di definizioni operative piuttosto che filosofiche, per poter afferrare i concetti.
    Questa limitazione è provata anche dal fatto che le mie abilità professionali sono ristrette all'ambito tecnico, e non mi sentirei in grado di svolgere mansioni di carattere direttivo, amministrativo, educativo etc.
    Quindi ciò di cui ho bisogno, per capire, è una definizione operativa della fede: a che cosa crede veramente, chi sostiene di credere?
    Crede che Dio sia un Vecchio con la barba bianca, seduto sopra una nuvola? Crede che esista un luogo chiamato Paradiso, dove le buone persone (credenti) andranno a soggiornare per l'eternità, dopo la morte? Crede che Dio si interessi dei problemi umani e dia ascolto alle preghiere, e talvolta le esaudisca? Crede che si possa pregare Dio per stare in salute o essere aiutati a vincere un concorso per ottenere un impiego, e nel caso, che Dio non consideri sleale aiutare qualcuno a discapito di altri?
    Potrei continuare a lungo con gli esempi, ma sono sicuro di aver spiegato bene che tipo di risposta mi aspetto.
    Ringrazio sentitamente in anticipo tutte le gentili persone che avranno la pazienza di dedicarmi la loro attenzione.
    Cordiali saluti,
    Moreno
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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 06/07/2011 12:52
    [SM=g1740733] Carissimo Moreno, intanto, Benvenuto....
    procedo con una breve numerazione delle questioni da te sollecitate sperando di esserti d'aiuto...

    1) non esiste lo SBATTEZZO! [SM=g1740733]
    ciò che tu hai richiesto è la "cancellazione" del tuo nome dalla lista dei battezzati di quella Parrocchia, punto...il Sacramento dato non può toglierlo neppure il Papa, è un SIGILLO impresso NON dall'uomo ma dalla Santissima Trinità per mezzo dell'uomo....
    il fatto di crederci o non crederci non cambia nulla nel Sacramento, lo rende solo INEFFICACE perchè per rendere attivo un Sacramento che E' DONO DI DIO, è necessaria LA VOLONTA' DEL RICEVENTE....

    2) l'ateo di per se non esiste [SM=g1740733] tu stesso dimostri, con i tuoi pensieri, che stai ponendo DELLE SCELTE... il punto è che se tu scegli di non credere, non viene meno la realtà del Verbo Incarnato....ma sei tu a negarla per motivi che si fondano non sulla Verità, ma sulle tue opinioni personali, sul tuo sentire...

    3) il cattolicesimo NON ha la bacchetta magica [SM=g1740733] non potrai mai avere risposte "precise ed attendibili" se, nella tua coscienza, non si fa chiaro che la Chiesa NON è istituzione umana e che ciò che difende NON sono le sue opinioni....
    Gesù nei Vangeli dimostra costantemente UN MAGISTERO PERENNE per il quale, una volta esposto all'attenzione delle folle, dice ai singoli: VUOI TU ? [SM=g1740733]
    dunque: il Magistero è sempre UNO, DIVINO, INDISCUTIBILE....da conoscere, AMARE, ACCOGLIERE.... ma ciò che lo rende attivo in noi sarà LA RISPOSTA A QUEL "VUOI TU? " ergo, SI O NO....e non un "ma si, però... [SM=g1740727]

    4) questo non significa NON DISCUTERE, al contrario, significa APRIRSI ALL'ALTRO che che è CRISTO, IL DIO RIVELATO...
    il primo "mendicante" che bussa alla nostra porta è CRISTO! [SM=g1740733]

    5) al momento posso dunque consigliarti di riflettere su questo autentico modo di approcciarsi alla fede, cercando di avere L'UMILTA' di correggere quelle tendenze sbagliate che offuscano la realtà della fede e rendono spesso antipatiche le DOTTRINE.... [SM=g1740727]

    L'esempio ce lo dona Maria, la Madre di Cristo, con il suo "ECCOMI, SI IO VENGO O MIO DIO, PER COMPIERE LA TUA VOLONTA'"... è il Fiat di Maria che si RIFLETTE IN OGNI BATTEZZATO quando, crescendo, dovrà ASSUMERSI DELLE RESPONSABILITA' DAVANTI A DIO....o con Dio o contro Dio, dice Gesù, non c'è altra via di mezzo....

    Possiamo consigliarti di leggere la sezione di sant'Agostino:
    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/cartella.aspx?id...

    la sezione dedicata alla Patristica
    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/cartella.aspx?id...

    la sezione dedicata ai Sacramenti, anche sul Battesimo
    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/cartella.aspx?id...

    Caro Moreno, di risposte ne hai non una ma migliaia... ma tutte a raggiungere una sola VERITA', QUELLA DEL CRISTO... dopo di che c'è sempre quel "VUOI TU?" E NON CERTO PER BANALIZZARE LA FEDE IN CRISTO come il non credere nel Battesimo, salvo poi DARE FIDUCIA ALLO SBATTEZZO... suvvia! non ha senso [SM=g1740733] ne per combattere la Chiesa, la SAPIENZA non è il trionfo della propria idea di Dio o il trionfo della propria opinione, al contrario, la Sapienza E' DIO INCARNATO CHE SI DONA A NOI, ergo la vera SAPIENZA va accolta, solo così la stessa ragione acquistando la VERA SAPIENZA, riceverà le risposte che si attende... [SM=g1740722]

    P.S.
    qui non siamo in una chat, ergo consigliamo sempre che in questo genere di dialogo si lasci sempre il TEMPO PER RIFLETTERE PRIMA DI RISPONDERE.....non si abbia dunque fretta di rispondere e si comprenda che qui non alimentiamo le proprie opinioni a discapito della VERITA' INCARNATA...al contrario, qui eleviamo la VERITA' INCARNATA PER ARRICCHIRE LA PROPRIA RAGIONE....[SM=g1740733]

    alla domanda, infine, "che cosa è per voi la fede"?
    è necessario evitare di portare questa fede verso le proprie opinioni personali, bensì attraverso queste elevare la VERA FEDE nella VERITA' che non è una filosofia o una idea, ma è Cristo stesso che ha detto IO SONO LA VERITA', e non ha detto "io dico la verità".... [SM=g1740722]

    suggeriamo così queste sezioni sulla fede:
    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9638836&...

    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...

    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...

    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...

    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...

    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...

    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...

    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...

    Gesù chiede: Volete andarvene anche voi?
    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...

    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...

    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...


    Un abbraccio fraterno, e buon lavoro,
    LDCaterina





    [Modificato da Caterina63 06/07/2011 13:03]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    (Teofilo)
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    00 06/07/2011 22:18
    Caro Moreno,
    mi fa piacere leggerti avendo apprezzato la tua sincera ricerca della verità. Pensandoci, un non credente convinto non si farebbe più delle domande avendo già acquisito le sue ragioni per non credere. Ma il fatto che tu continui a cercare mi fa ritenere che abbia ancora dei punti che vuoi colmare. Almeno così mi sembra.

    Allora, pur invitandoti come ha già fatto Caterina ad approfondire i temi che trattano di argomenti che ti possono essere utili, mi limiterò a rispondere brevemente ai tuoi piccoli quesiti.

    Tu chiedi:
    Quindi ciò di cui ho bisogno, per capire, è una definizione operativa della fede: a che cosa crede veramente, chi sostiene di credere?
    Crede che Dio sia un Vecchio con la barba bianca, seduto sopra una nuvola? Crede che esista un luogo chiamato Paradiso, dove le buone persone (credenti) andranno a soggiornare per l'eternità, dopo la morte? Crede che Dio si interessi dei problemi umani e dia ascolto alle preghiere, e talvolta le esaudisca? Crede che si possa pregare Dio per stare in salute o essere aiutati a vincere un concorso per ottenere un impiego, e nel caso, che Dio non consideri sleale aiutare qualcuno a discapito di altri?

    ---------------
    Cerco di essere sintetico
    La fede non può essere solo il frutto delle umane deduzioni anche se con la ragione si può arrivare a credere che le cose create, irriducibilmente complesse anche nelle più piccole particelle, finalizzate, funzionali, complementari fra loro non possano essere solo il risultato di una formazione casuale, ma prevedano un Creatore.
    La ragione però non può arrivare a conoscere come sia il Creatore, quali siano i suoi desideri, lo scopo che si è prefisso, quale disegno stia perseguendo con una umanità che presenta tante cose meravigliose ma anche tante devianze. Allora necessariamente, la ragione ci porta a ritenere che debba essere lo stesso Creatore a manifestare le sue qualità ed intenzioni, sapendo che gli uomini, pur avendo un radicatissimo senso religioso, hanno però smarrito la strada per conoscerlo.
    Ecco allora la Rivelazione, che acquista una importanza capitale, e che contiene il pensiero di Dio, l'iniziativa e il dialogo intessuto da Dio con tanti uomini delle epoche remote, fino all'arrivo del suo stesso Figlio che ha portato a noi la pienezza. Tutto questo è racchiuso come in uno scrigno, nella sua Parola, ma è stata affidata autorevolmente al suo Popolo, della antica e della nuova alleanza per essere rettamente compresa.
    Pertanto chi sostiene di credere, non può prescindere da questa necessaria premessa. Se dicesse di credere in qualcosa che parte dall'uomo, si avrebbe ragione di dubitare, considerando la possibilità umana di sbagliare.
    Le tue domande possono trovare perciò una risposta solo alla luce di quanto Dio stesso ha rivelato.
    Non è un Vecchio, perchè è puro Spirito al di fuori del tempo che Egli ha creato, e in Cristo accoglierà nel suo regno di amore e di gioia eterna quanti avranno accettato il suo sacrificio salvifico in remissione dei peccati. E' un Dio provvidente e premuroso ma permette anche delle prove per condurre ognuno alla salvezza rispettando però la libertà di ognuno. Ascolta le preghiere ma esaudendole come e quando sono più utili per noi. Facendo a volte anche dei miracoli per confermarci la sua vicinanza e per offrire un segno della Sua presenza al fine anche di promuovere la fede in quanti sono vacillanti o lontani.
    Con affetto
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    Moreno55
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    00 08/07/2011 12:25
    Gentilissimi LDCaterina e Teofilo,
    prima di tutto vi ringrazio di avermi risposto. Raccogliendo il giusto invito a prendere il tempo necessario per approfondire la riflessione sugli argomenti prima di intervenire, mi riservo di studiare con calma l'ampia raccolta di scritti di cui mi è stata consigliata la lettura, e successivamente esporrò le mie deduzioni.
    Per ora mi preme solo fare alcune precisazioni e chiarimenti.

    So bene che la cancellazione del proprio nome dal registro dei battezzati non è correttamente definibile "sbattezzo", ma si tratta di un termine che viene comunemente usato e infatti l'ho citato virgolettato proprio per indicare che è solo un modo di dire.
    Ho ritenuto necessario citare questo dettaglio per l'esigenza di assoluta sincerità, nelle poche righe che intendevo occupare per presentarmi. Ho anche scritto di aver compiuto questo passo per seri motivi, che non espongo qui, non tanto per pigrizia, ma perché la spiegazione richiederebbe un discorso molto complesso e articolato, che però adesso non mi sembra opportuno intraprendere. Lo rimando ad un momento futuro, se, come spero, questa conversazione potrà svilupparsi e continuare.

    Definirsi "ateo", per me, è anche questa essenzialmente una specificazione operativa. Chiaramente, io non aderisco a nessuna religione. Nel corso dei miei studi sulle religioni, sono stato a suo tempo affascinato da alcune filosofie orientali, come il Buddismo, ma analizzando la dottrina alla fine trovavo sempre una fondamentale insoddisfazione delle mie richieste di comprensione della verità ultima.
    L'idea che mi sono formato, è che esistano persone per loro natura portate a credere al soprannaturale, e altre no. Io mi rendo conto di appartenere nettamente alla seconda categoria. Ritengo che tra queste due distinte categorie esita uno spettro continuo di attitudini, lungo il quale la popolazione è pressoché uniformemente distribuita. Infatti, ci sono persone ardentemente religiose e di animo profondamente mistico e devoto, e altre, in varia misura, più o meno blandamente osservanti dei precetti della religione a cui dicono di credere.
    Personalmente, se io fossi credente, non potrei mai ritenere soddisfacente una pratica tiepida e occasionale del culto. Come si può essere approssimativi e trasandati su di una questione così importante come la salvezza dell'anima (a parte ogni altra considerazione)?
    Nella mia infanzia, trascorsa con i nonni materni, fu la nonna ad insegnarmi i primi gesti di devozione. Non appena fui in grado di balbettare qualche parola, iniziò ad insegnarmi le preghiere e a raccontarmi molte storie confortanti: per esempio mi diceva che c'era un angelo custode sempre impegnato a vegliare su di me e a proteggermi. Io mi sentivo molto bene, nella serenità del suo premuroso affetto, e credevo alle sue parole.
    Poi però, quando andai a vivere in città con i miei genitori, sopraggiunse in me una profonda insofferenza verso la religione. Gli insegnamenti del catechismo non mi piacevano, li trovavo deprimenti e insensati. Ricordo in particolare l'imbarazzo che provavo quando ero costretto a sottopormi alla confessione. Ero un ragazzino tranquillo, studioso e obbediente, e consideravo un fatto del tutto naturale comportarmi bene e non dare problemi ai miei genitori. L'obbligo di inventare colpe che non avevo affatto commesso, delle quali dovevo auto-accusarmi per poter avere qualcosa da raccontare al confessore, oltre che uno sforzo penoso era anche un motivo di rabbia e di vergogna.

    A Teofilo vorrei dire che, quegli esempi un po' bizzarri di "credenze" che ho elencato, non sono invenzioni mie ma casi reali sentiti personalmente tra amici, conoscenti e incontri occasionali, e che avrei potuto prolungare ancora moltissimo l'elenco, con esempi ancora più stravaganti. Voi avete una cultura ampia ed elevata, ma la gente comune non capirebbe un concetto come "puro Spirito al di fuori del tempo", ha bisogno di riferimenti concreti, semplici, materiali. È per questo che una confusa fede nella religione, nella mente di tanti, si mescola con l'astrologia e altre superstizioni, credute talvolta con più forza degli stessi dogmi della Religione Cattolica, che sono in gran parte - onestamente lo ammetterete anche voi - alquanto ostici da capire.

    Mi riprometto di affrontare l'argomento in modo molto più approfondito dopo la necessaria riflessione, facendo conto sulla vostra preziosa disponibilità della quale ancora vi ringrazio di cuore.

    Moreno
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    Caterina63
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    00 08/07/2011 14:26
    [SM=g1740722] ...ringraziandoti per le profonde spiegazioni, caro Moreno, c'è da dire senza alcun dubbio, che il problema centrale sta nella corretta comprensione di cosa è la fede, cosa ci attendiamo da questa, e cosa sono in realtà le religioni....e naturalmente quel CRISTO il quale non è venuto ad offrirci una religione fra le tante, ma è venuto a dirci: IO SONO DIO, IO SONO LA VERITA'....e di fronte alla quale è indispensabile chiarire l'approccio e non tanto il cosa "io penso" [SM=g1740733]

    Io sono Catechista da 24 anni [SM=g1740727] ergo, non sparare sulla tastierista....scherzi a parte, comprendo benissimo il disagio da te provato nella crescita andando ad un catechismo insoddisfacente, spesso inadeguato, perfino controproducente....e posso dirti che perfino mio marito, premiato con la medaglia del bambino diligente al catechismo, con gli studi classici mi fa l'ateo da 28 anni e che siamo sposati e con due figli [SM=g1740725] sentiti dunque a tuo agio caro Moreno.... la fede che è un DONO di Dio che non nega a nessuno, è principalmente UNA BATTAGLIA, UN TROFEO DA CONQUISTARE giorno dopo giorno....
    hai presente uno che va in autostrada in controsenso? ecco, ciò che chiamiamo CONVERSIONE è quel rendersi conto, prima o poi, di trovarsi in autostrada in contromarcia e fare perciò una CONVERSIONE [SM=g1740733] per rimettersi in carregiata [SM=g1740727]
    la fede, la CONVERSIONE è una adesione personale, un atto di volontà che necessità di un atto di profonda umiltà non nei confronti dell'uomo, MA DI DIO, e riconoscere IN LUI il vero senso di marcia...
    "io SONO la Verità"....

    Il Catechista NON può darti tutto, nè il senso della vita, nè la fede....egli da delle NOZIONI "catechesi" appunto, attraverso le quali il bambino, o l'adulto, acquisisce semplicemente delle nozioni di base, ma dopo è il soggetto che dovrà SVILUPPARE queste Nozioni...
    LA PREGHIERA, per esempio, è l'alimento e l'elemento fondamentale per nutrire queste Nozioni.... senza la Preghiera è impossibile svilupparle...

    Prima di entrare nell'elemento comune a tutte le religioni, è importante CAPIRE BENE due punti essenziali:

    1) nella Fede Cristiana-Cattolica è Dio che va incontro all'Uomo e non viceversa... da qui l'aspetto principale che o si accetta o si rifiuta questo Dio CHE VIENE INCONTRO A NOI...

    2) Gesù NON è venuto a cancellare nulla dell'Antico Testamento, nè a cancellare il senso della fede che si vive nelle altre religioni, Egli è venuto a PORTARE A COMPIMENTO le attese di ogni Uomo in ogni tempo, ed è venuto a portare a compimento il Progetto di Dio sull'Uomo...

    Questo è il cuore della fede....tutto il resto fatto di "perchè" e di per "come" ciò avviene, potranno essere analizzati all'infinito che questi due punti NON muteranno mai, nè verranno mai meno, e sono sempre gli stessi ieri, oggi e domani....

    Un abbraccio e buona meditazione....e grazie anche a te, perchè attraverso questi approcci anche noi possiamo rimeditare le motivazioni della fede che ci animano.. [SM=g1740721]



    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    (Gino61)
    Post: 5.921
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    00 12/07/2011 10:49
    Ciao Moreno. Ho visto adesso la tua domanda e mi è venuto in mente un raccontino che il mio sacerdote (ora nelle mani di Dio) mi raccontava sempre per spiegare cosa è la FEDE. Spero ti chiarisca un po'....

    Era una famigliola felice e viveva in una casetta di periferia. Ma una notte scoppiò nella cucina della casa un terribile incendio. Mentre le fiamme divampavano, genitori e figli corsero fuori. In quel momento si accorsero, con in­finito orrore, che mancava il più piccolo, un bambi­no di cinque anni. Al momento di uscire, impaurito dal ruggito delle fiamme e dal fumo acre, era torna­to indietro ed era salito al piano superiore. Che fare? Il papà e la mamma si guardarono di­sperati, le due sorelline cominciarono a gridare. Av­venturarsi in quella fornace era ormai impossibile... E i vigili del fuoco tardavano.

    Ma ecco che lassù, in alto, s'aprì la finestra della soffitta e il bambino si affacciò urlando disperatamen­te: «Papà! Papà!». Il padre accorse e gridò: «Salta giù!».

    Sotto di sé il bambino vedeva solo fuoco e fumo nero, ma sentì la voce e rispose: «Papà, non ti vedo... ».

    «Ti vedo io, e basta. Salta giù!». Urlò l'uomo.

    Il bambino saltò e si ritrovò sano e salvo nelle ro­buste braccia del papà, che lo aveva afferrato al volo.

    Non vedi Dio. Ma Lui vede te. Buttati!

     

     
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    (Teofilo)
    Post: 4.551
    Sesso: Maschile
    00 14/07/2011 13:51
    Car Moreno, tu mi dicevi:
    ...per questo che una confusa fede nella religione, nella mente di tanti, si mescola con l'astrologia e altre superstizioni, credute talvolta con più forza degli stessi dogmi della Religione Cattolica, che sono in gran parte - onestamente lo ammetterete anche voi - alquanto ostici da capire.

    Vi sono alcune tematiche e alcuni modi i esporre la fede che a volte possono risultare poco chiare o poco accettabili da parte
    soprattutto di coloro che non vogliono approfondire le cose e preferiscono alcune soluzioni a portata di mano che spessoù
    anzichè far rimanere nel retto cammino, fanno deviare da esso.
    Perciò trovo condivisibile la tua diagnosi tant'è che qui usiamo termini più terra terra pur cercando di non andare fuori dal seminato del Magistero, al fine di aiutare proprio in tal senso coloro che leggono e che speriamo possano giovarsene.
    Può darsi che non sempre ci si riesca ma per questo esisono i forum di chiarimenti.
    Un fraterno saluto
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    Moreno55
    Post: 15
    Età: 68
    Sesso: Maschile
    00 27/07/2011 22:46
    Gentilissima Caterina (non mi è chiaro se il nikname corretto sia "Caterina63" o "LDCaterina", ma mi pare che "Caterina" sia una semplificazione accettabile e non ambigua),
    la ringrazio di nuovo per la sua disponibilità nel seguire la mia discussione, mi sembra però che occorra da parte mia ancora qualche parola di precisazione per definire meglio il mio intento. Vorrei per prima cosa stabilire che tutto ciò che racconto a livello personale ha soltanto lo scopo di esemplificare e spiegare gli argomenti che propongo. Non percepisca perciò in alcun modo una critica in quanto ho scritto sopra riguardo alla mia esperienza con il catechismo. Sono certissimo che lei si applica al suo compito di catechista con passione e competenza, e con le migliori intenzioni. La mia esperienza tuttavia è stata diversa, e per fare un altro esempio posso aggiungere che anche alla scuola media, dove ai miei tempi l'insegnamento della religione era ancora obbligatorio, la situazione è stata fortemente negativa.
    L'insegnante era un prete con la tonaca nera e un enorme naso perennemente arrossato. Io ero l'unico alunno che si sforzasse, tra tutti i miei compagni, di seguire le sue lezioni. Gli altri in quell'ora studiavano altre materie, completavano gli esercizi per casa, giocavano a battaglia navale...
    Il prete parlava per tutto il tempo con voce monotona, parlava lentamente, spesso si interrompeva come se non ricordasse più cosa voleva dire, e in effetti non diceva mai nulla. Nessuno dei suoi discorsi aveva mai una conclusione, un costrutto consequenziale, non c'era né capo né coda, come si suol dire, e l'effetto era ipnotico, stordente. Mi slogavo la mascella per gli sbadigli e mi cascava la palpebra. Il prete se ne aveva a male, e mi bersagliava di brutti voti. Ero l'unico nella mia classe ad essere interessato alla religione, ed ero l'unico ad avere l'insufficienza in religione.
    So che questo resoconto può suonare come una recriminazione, una sorta di rammarico da parte mia per essere stato allontanato dalla religione, ma non è così. Ho scritto sopra che la mia idea è che le persone siano portate verso la credenza nel soprannaturale da una loro peculiare attitudine, che ciascuno ha in differente misura, e che qualcuno non ha o meglio ha di segno opposto. In altre parole, l'attitudine in ipotesi si estenderebbe dal profondo misticismo al totale razionalismo. Come ho già detto, io mi sento nettamente su questo secondo versante.
    Non penso che sarei più felice se fossi un credente, anche se per completa sincerità devo ammettere che, in un angolino della mente, questa sensazione ha soggiornato a lungo, manifestandosi sotto forma di una specie di invidia verso coloro che, avendo la fede, mi sembravano più sereni di me.
    Di recente però ho completamente superato questa percezione, e non avverto più alcuna angoscia all'idea della morte. Mi sento consapevole della mia insignificante piccolezza nell'ordine della Natura e accetto con la dovuta umiltà di dover un giorno tornare nel nulla da cui sono venuto. Dov'ero prima di nascere, cosa ho fatto per tutti i miliardi di anni di esistenza dell'Universo sino a quel momento? Ovviamente, non esistevo. Ero "morto". Dopo, la situazione sarà esattamente uguale.
    Siamo increspature nel mare, lacrime sotto la pioggia, foglie spazzate via dal vento. Mi piace citare le parole di un poeta, Francesco Guccini, che ha espresso molto bene questa verità: «Siamo qualcosa che non resta / frasi vuote nella testa / e il cuore di simboli pieno.»
    Ci crediamo importanti quando raggiungiamo una posizione di successo nella società, ma è una patetica illusione. Peggio di tutto, crediamo di avere il controllo del mondo, ma siamo come formiche sulla schiena di un gigante addormentato, e dovremmo solo stare attenti a non svegliare il gigante. Invece, stiamo distruggendo la Terra che ci ospita, e con essa distruggeremo anche noi stessi. L'apocalisse, quella vera, è ormai imminente.
    Quindi, se non sto cercando la Fede per me stesso, per quale motivo sto facendo perdere del tempo prezioso alle gentili persone di questo forum? Ribadisco quanto ho scritto all'inizio: vorrei capire meglio, definire in modo chiaro in che cosa consista la Fede. Questa non è una curiosità occasionale, è una delle domande fondamentali alle quali ho cercato lungamente risposta nei libri, dopo le frustranti esperienze della gioventù; anche se, è stato per caso che mi sono imbattuto in questo forum e solo per un impulso ho voluto provare ad intervenire.
    Ciò che spero di ottenere è qualche indizio che mi avvicini a comprendere in cosa consiste quella "attitudine" al credere di cui ho detto sopra. Conoscere le idee del prossimo è requisito necessario per poter dialogare e confrontare le opinioni, e sperabilmente convergere su qualche elemento di consenso comune.
    Ho un messaggio estremamente importante da comunicare, e devo riuscire a formularlo in modo che sia perfettamente comprensibile da tutti. Una migliore cognizione del pensiero religioso potrebbe aiutarmi ad esprimere correttamente i contenuti del mio messaggio. Mi fermo qui e non anticipo altro per ora.
    Chiudo pertanto questa parentesi interlocutoria, e dal prossimo intervento entrerò direttamente nel merito dell'argomento.
    Aggiungo soltanto un grazie a Gino ("Gino61", consentitemi un'altra piccola semplificazione) per la sua commovente narrazione allegorica. Ho capito il senso della storia, che evoca proprio l'atmosfera di tenera e amorevole dolcezza che la mia nonna materna aveva creato attorno a me nella mia prima infanzia.
    Grazie di avermi ispirato questo bel ricordo.
    Moreno
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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 28/07/2011 12:20
    Caro Moreno,
    avevamo un professore di Matematica noioso, maleodorante che avevamo soprannominato "puzzoletta".... ed incapace di insegnare e non si chiedeva mai come mai tutta la classe avesse insufficiente solo nella sua materia... [SM=g1740727]
    ma dovevamo SUPERARE quello scoglio...e turandoci un pò il naso, e facendo grandi sforzi, arivammo alla meta....

    La FEDE di cui parliamo non è una idea, un'opinione, una filosofia...non è sentimento... [SM=g1740733] piuttosto essa ha UN CARATTERE, UNA IDENTITA' che le è propria e che, paradossalmente, fa uso anche della ragione poichè non parliamo di una "cosa" o di qualcosa, ma di una PERSONA...la Fede infatti è indivisibile dal Cristo....il quale non ha detto: io vi dico la verità, io vi mostro la via, io vi dico cosa è la vita...ma ha affermato di essere LA FEDE dicendo: "IO SONO LA VIA, IO SONO LA VERITA', IO SONO LA VITA"....
    se non insistiamo su questo aspetto, se non lo comprendiamo, non andremo avanti....

    Nel Primo Secolo abbiamo ereditato una significativa LETTERA A DIOGNETO... qualcuno aveva scritto che cosa erano questi Cristiani e parla della loro fede come ad un MISTERO... e ci ha lasciato questa descrizione interessante:

    Il mistero cristiano

    V. 1. I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini.
    2. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale.
    3. La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri.
    4. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale.
    5. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera.
    6. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati.
    7. Mettono in comune la mensa, ma non il letto.
    8. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne.
    9. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo.
    10. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi.
    11. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati.
    12. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere.
    13. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano.
    14. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti.
    15. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano.
    16. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita.

    [SM=g1740733] certo.... molte cose sono cambiate e pochi Cristiani oggi danno questa Testimonianza, ma l'essenza è rimasta la stessa, questo ancora predica la Chiesa oggi...

    La nostra FEDE E' UNO STILE DI VITA che o la si vive o si offusca Colui che per primo ha testimoniato di essere LA VIA, LA VERITA' E LA VITA ... dice infatti san Paolo: se Cristo non fosse risorto, VANA SAREBBE LA NOSTRA FEDE, sarebbe illusione, utopia, sarebbe semplice opportunismo, sarebbe ASSISTENZA SOCIALE....
    Quasta Fede che è Cristo in Persona non potrebbe essere vissuta senza la Preghiera, perchè essa è DONATA;
    non potrebbe sussistere senza i SACRAMENTI i quali la nutrono, la confortano, la rinforzano...

    Se si parla di questa FEDE senza PROPORRE continuamente il Cristo VIVO E VERO che la anima, la supporta e la incoraggia, non la si comprenderà mai e si finirà con rinchiuderla in ciò che non è, ossia, in una idea come tante, in una opinione relativista... in un sentimento personalistico....
    La Fede di cui vogliamo scoprire l'essenza ha anche un suo LINGUAGGIO che è quello del Vangelo, è PAROLA DI DIO...
    e questa Fede trova NELLA LIBERTA' E NELLA VOLONTA' DELL'UOMO IL SUO FULCRO PER VIVERE ED ESPANDERSI...Gesù dice sempre: VUOI TU?
    o si, o no....in mezzo c'è solo l'inganno, l'illusione, l'eterna incertezza, l'inquietudine, l'utopia, il relativismo delle idee...

    Il tempo che ci stai dedicando non è affatto tempo perduto.... [SM=g1740722] grazie a te!

    Spero di averti dato un ulteriore contributo.... se non si comprende questo, non è possibile andare avanti.... se vuoi da qui possiamo fare poi molti esempi pratici....

    [SM=g1740717] [SM=g1740720]

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Moreno55
    Post: 15
    Età: 68
    Sesso: Maschile
    00 21/08/2011 23:10
    Buongiorno,
    ringrazio nuovamente tutte le gentili persone che mi hanno offerto le loro preziose idee. È stato un contributo significativo che mi ha permesso di arrivare ad un risultato molto notevole.

    Durante le ultime settimane ho riflettuto intensamente sugli argomenti proposti, e sono arrivato ad elaborare un pensiero che mi ha vivamente illuminato. Questa intuizione è sopraggiunta proprio come un lampo! Sebbene non sia la prima volta che constato come dai processi dell'intelletto possano scaturire in modo improvviso e inaspettato idee brillanti dopo lunghi e infruttuosi ragionamenti, devo ammettere che ne sono rimasto sorpreso; è stato proprio uno di quei casi, in cui ci si dà una pacca sulla fronte esclamando: «Aha! Ma come mai non ci ho pensato prima?».

    Anche se i semi precursori di questo esito probabilmente erano già piantati da lungo tempo nella mia mente, di certo un forte impulso per farli maturare mi è giunto dagli spunti che ho tratto da qui.
    Ora la mia unica preoccupazione è di riuscire ad illustrare la mia visione con la stessa chiarezza con cui la percepisco io. Farò del mio meglio contando sulla pazienza e comprensione di chi mi legge. A conclusione della mia esposizione espliciterò il messaggio a cui ho accennato in precedenza.

    Comincio subito evidenziando il punto focale, la mia “idea luminosa”, che cercherò poi di giustificare con varie dissertazioni ed esempi.

    È opinione comune, e addirittura così è riportato in ogni dizionario dei sinonimi e contrari, che “ateo” sia l'opposto di “credente”. In effetti “ateo” è chi nega l'esistenza di Dio, mentre il “credente” ha fede in una religione, il che solitamente implica che quest'ultimo affermi l'esistenza di Dio.

    Una prima puntualizzazione andrebbe fatta per chiarire che non tutte le religioni predicano l'esistenza di Dio. Quanto meno non tutte prevedono un unico Dio (monoteismo). In realtà si spazia dal politeismo allo “zeroteismo” (un esempio di questo, il buddhismo).

    Per quanto riguarda me, mi dichiaro ateo, in quanto non aderisco ad alcuna religione.
    Il fatto che mi porta a dubitare di ogni religione rivelata, è principalmente l'esistenza di una molteplicità di religioni, tutte differenti tra loro, in alcuni casi radicalmente diverse e contrastanti.
    Per esempio, un musulmano è solito manifestare avversione verso il Crocifisso, mentre un cristiano sa che Maometto non è stato un profeta, ma un furbo condottiero che ha convinto la sua tribù a seguirlo in una serie di battaglie di conquista con la promessa di un paradiso – ben poco spirituale – conformato secondo i gusti di un guerriero beduino.
    Ma se le religioni sono in contraddizione tra di loro, poiché evidentemente non più di una può essere quella “vera”, non essendo possibile stabilire con un criterio oggettivo quale di esse sia “vera”, ne scaturisce il dubbio che possano essere tutte false. Estendendo questa osservazione, si può arrivare a dichiarare che ogni religione, non solo quelle più stravaganti come ad esempio il “Dudeismo”, ma addirittura anche quelle non ancora inventate, siano comunque false.

    Rifiutare tutte le religioni, però, non significa non credere in nulla (almeno per me). In effetti io penso che la “Fede”, in un'accezione molto generale ed astratta, vada considerata come una categoria concettuale distinta dalla religione.

    La mia ipotesi perciò, è che l'ateismo, inteso nel senso particolare e personale che illustro qui, non sia affatto in contrasto o in opposizione alla religione, in quanto questa posizione non esclude ma anzi può attivamente comprendere una “fede” in principi diversi ma non divergenti dai principi morali professati da una buona parte delle religioni.

    Sotto questo aspetto l'ateismo potrebbe essere un superamento delle religioni tradizionalmente intese, ossia, si tratterebbe di un'evoluzione del pensiero religioso. Qui il discorso si fa complesso e richiede la massima precisione.

    Sappiamo che la religione è nata in tempi molto antichi. Le religioni primitive erano poco elaborate e consistevano in credenze di tipo panteistico. Il Cristianesimo, in particolare, sebbene sia molto antico, non è la più antica delle religioni ancora praticate, essendo stato preceduto per esempio dal Taoismo e dal Confucianesimo. Molte religioni primitive si sono, diciamo così, “estinte”, e sono state progressivamente sostituite da sistemi più complessi e sofisticati.

    Ma quando è nata, esattamente, la Religione Cristiana? In realtà, se ne leggiamo la storia, non è facile stabilire una data precisa. La Bibbia risale ad alcuni secoli A.C., ma appartiene in realtà alla tradizione ebraica. Successivamente si parla di proto-cristiani quando ci si riferisce ai cristiani dei primi secoli. Forse con l'Editto di Costantino (313 d.C.) si può considerare che il cristianesimo si sia consolidato.
    In ogni modo, nel lungo periodo di esistenza della Chiesa, molti dettagli della religione (i dogmi) sono stati modificati e rielaborati. Per esempio, il dogma dell'Assunzione di Maria risale appena al 1950!
    Persino le Sacre Scritture sono soggette a cambiamenti: si possono ad esempio confrontare le edizioni C.E.I. 1974 e 2008 della Bibbia, constatando che moltissimi punti sono stati revisionati spesso correggendo anche il contenuto semantico e non solo la forma linguistica del testo, e si tratta di revisioni applicate a documenti già ampiamente rimaneggiati in passato!

    Quindi, abbiamo visto che anche le religioni si trasformano e si evolvono!

    Alcuni passi dell'evoluzione della Religione Cristiana, in realtà, sono stati effetto del progresso della società civile, che ha “trascinato” la Chiesa. Per esempio, solo nel 1839, con l’enciclica “In supremo”, Gregorio XVI condannò come “delitto” la schiavitù in quanto tale, ormai bandita dai maggiori Paesi europei. E tuttavia, pochi anni dopo, un’Istruzione del Sant'Uffizio approvata da Pio IX, dichiarava «Non contrario alla legge naturale e divina che uno schiavo possa essere venduto, acquistato, scambiato o regalato» (1866). La condanna di ogni forma di schiavitù fu finalmente stabilita in modo chiaro solo dal Concilio Vaticano II (Gaudium et Spes, 1965).

    Ora, il fatto che le religioni si evolvano seguendo l'evoluzione della società umana (non tutte: alcune hanno una struttura assolutamente rigida e monolitica – è il caso dell'Islam, per esempio, infatti la Religione Islamica pretende di codificare ogni aspetto della vita sociale, e non è soggetta ad alcun possibile processo interpretativo che la adatti ai mutamenti delle regole antropologiche) a mio avviso è un fatto molto positivo e, in realtà, anche necessario e inevitabile per una data religione, pena la sua estinzione (di nuovo, devo essere pignolo ed escludere l'Islam, che è un caso del tutto particolare e possiede per suo disegno strutturale una micidiale viralità, che gli consente di diffondersi sopraffacendo il progresso civile).

    C'è un limite, tuttavia, che appare difficile da superare per ogni religione, e questo dipende dall'elemento fondante di tutte le religioni: l'affermazione di una realtà ultima, altra e superiore alla realtà del mondo sensibile. Questa realtà è detta trascendente.

    Ma in che modo la trascendenza determina un limite per le religioni?

    Ciò accade perché la conseguenza gnoseologica diretta della prospettiva trascendentale della realtà, è che diventa impossibile in tale quadro concettuale ricercare una spiegazione globale dell'Essere. In altre parole affermare la trascendenza equivale a negare radicalmente la possibilità di arrivare alla verità ultima per il tramite dell'intelletto (si veda per esempio il mito di Adamo ed Eva e dell'Albero della Conoscenza).
    L'esperienza empirica, infatti, sotto questa visione rimane confinata alla semplice utilità pragmatica, mentre la prospettiva ontologica diviene appannaggio di una verità “rivelata”, per definizione non indagabile e non falsificabile.

    Questo stesso elemento fondante rende estremamente difficile raggiungere un consenso trans-confessionale sull'ontologia divina. In altre parole, Dio e Allah evidentemente non solo non sono la medesima Entità, ma sono profondamente incompatibili.

    Focalizziamoci ora sulla Fede, ossia chiediamoci in che cosa crede veramente chi afferma di credere.

    Ad esempio, Caterina ha citato San Paolo: “...se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede.” (1Co 15,14 – CEI 1974)
    Questa affermazione mette seriamente a repentaglio – con sorprendente onestà intellettuale – la fondatezza della dottrina cristiana, ed è facile compiere un ulteriore passo e chiedersi: e se Gesù Cristo non fosse neppure mai esistito? Ciò non renderebbe la Fede assolutamente vana? Paradossalmente, la risposta è no: ciò, per un credente, non basta a dissipare la propria convinzione.

    Il fatto è, per chiarire meglio il punto, che dimostrare la natura divina e trascendentale di documenti, reliquie, testi sacri, segni o manifestazioni o visioni che si vogliano attribuire ad emanazione o intervento divino è per definizione impossibile, appartenendo tutti questi oggetti al mondo sensibile, mentre ciò da cui li si vorrebbe far derivare appartiene al mondo extra-sensibile. Per esempio, per un cristiano l'Ostia consacrata È il Corpo di Cristo, anche se una analisi chimica non vi rileverebbe altro che le sostanze di una crosta di pane.

    Il credente, perciò, decide per propria scelta in cosa vuole credere (“L’atto di fede non emana solo dall’intelletto, ma richiede un atto della volontà, perché non abbiamo l’intrinseca evidenza di una verità, come l’abbiamo in alcuni principi naturali.” - "Somma di Teologia dogmatica" di Giuseppe Casali).

    Da qui nasce l'ipotesi che la fede derivi da una specifica e innata attitudine delle persone a credere nel soprannaturale.

    Altro non può essere perché, come ho mostrato sopra, la congettura che esista una realtà ultima trascendentale conduce ad insanabili contraddizioni e demolisce l'ontologia («Ex absurdum sequitur quodlibet» asseriva Duns Scoto).

    Come mai allora l'idea della trascendenza persiste così ostinatamente?

    Ciò è dovuto al retaggio di una visione meccanicistica della realtà sensibile, che ha condizionato a lungo l'epistemologia scientifica, facendola sembrare ancorata ad un inesorabile riduzionismo. La scienza moderna però sta superando questa visione.
    Oggi può apparire che i limiti alla conoscenza si presentino in modo formale nelle discipline scientifiche, per esempio con i Teoremi di incompletezza di Gödel in matematica o il Principio di indeterminazione di Heisenberg della Teoria Quantistica.
    Ma queste frontiere concettuali si possono gestire grazie a nuovi e più ampi orizzonti epistemologici (questo tema è trattato in modo esauriente in: “Logos Interpretazione e Microfisica” di Alberta Rebaglia).

    Particolarmente interessante è la prospettiva scientifica che considera la vita come emergente dalla complessità del mondo materiale, e la coscienza come emergente dalla complessità della vita. In questo senso la Natura può essere riguardata come principio da cui procede lo Spirito di cui parlano le religioni.
    La Natura perciò merita il massimo rispetto e considerazione. Osserviamo che non facevano un grosso sbaglio gli uomini primitivi che, nella loro ingenua devozione, adoravano semplicemente il Sole, sorgente dell'energia che permette l'esistenza della vita sulla Terra e quindi anche l'esistenza degli esseri umani.

    L'approccio trascendentale invece non ci porta fuori dalle secche epistemiche. Faccio un esempio traendo spunto da un affascinante concetto formulato sopra da Teofilo: «[Dio] è puro Spirito al di fuori del tempo che Egli ha creato».
    Si tratta di un'idea molto simile se non uguale alla concezione dello spazio-tempo di Einstein. Il grande Albert ipotizzava il continuum come costituito dalle dimensioni spaziali più il tempo, dimensione qualitativamente non diversa dalle dimensioni spaziali che ci sono familiari. Le particelle fisiche traccerebbero traiettorie nelle tre dimensioni spaziali e nel tempo, ma senza una direzione privilegiata in esso. Un ipotetico ente senziente, che appartenesse all'Universo quadridimensionale, potrebbe osservare tutta la storia della particella nello stesso modo in cui noi potremmo vedere una linea tracciata su di un foglio, che unisca tutti i punti successivamente occupati dalla particella nello spazio.
    Pertanto se Dio è fuori dal tempo, ed ha completa conoscenza dell'Universo, ciò significa che ha completa conoscenza anche di tutta la storia dell'Universo, dall'inizio alla fine, in ogni dettaglio (è onnisciente).
    Ciò vorrebbe dire che Dio conosce già in anticipo il destino di ogni persona. Questo ci porta alla dottrina della predestinazione: un'eresia!
    Inoltre questa deduzione, cancellando il libero arbitrio, cancella una fondamentale e irrinunciabile prerogativa umana, e soprattutto annulla ogni possibile spiegazione del motivo per cui Dio avrebbe creato l'Universo e l'Umanità, vanificando così ogni pretesa teologica del postulato iniziale. Infatti, se Dio voleva compiere una specie di esperimento, allo stesso modo in cui io potrei eseguire un esperimento per accertare il risultato di un fenomeno complesso, a che pro effettuare l'esperimento se il risultato è già noto in anticipo?

    In effetti, ogni tentativo di dimostrare l'esistenza di Dio (ossia la realtà trascendente) con argomenti logici o filosofici ha condotto a ragionamenti inconsistenti. Evito di citare qui qualcuna delle pretese dimostrazioni, già ben note e ampiamente consultabili in letteratura.
    In generale, la sensazione che si evince dalla lettura di un tipico testo di teologia (o almeno la sensazione che ne ricavo io), è che di proposito siano tralasciati anche solo cenni di spiegazione sui fondamenti della dottrina, dando per scontata l'accettazione a priori da parte del lettore, per una sorta di stipulazione intrinseca, di ogni possibile (ma inespresso) antecedente nozionale trascendente. Di conseguenza ogni discorso sulla teologia risulta essere una maestosa e impressionante costruzione concettuale priva però di basi formali, un grande e massiccio castello senza fondamenta.

    La Fede però, non risente di queste incongruenze filosofiche. Essa infatti deriva da alcune istanze di principio presenti nella coscienza umana, che appaiono sostanzialmente innate. Si tratta di archetipi così evidenti da non richiedere giustificazione teoretica. Ne cito qualcuno di quelli che mi sembrano più importanti.

    1) La giustizia: ognuno prima o poi ha occasione di subire qualche ingiustizia, o di non ottenere la giustizia che gli spetterebbe. A parte che nei romanzi, sappiamo bene che la giustizia umana è limitata e inefficace. La giustizia divina, invece, è definitiva e perfetta, essendo Dio a conoscenza di ogni prova (è onnisciente) e Giudice assolutamente terzo (non appartiene a questo mondo).

    2) Il fine dell'esistenza: salvo pochi fortunati, la grande maggioranza degli essere umani deve faticare duramente per vivere, e la vita è spesso avara di gioie ma prodiga di dispiaceri e sofferenze. L'idea che tutto questo non sia inutile e vano è di conforto nelle avversità e aiuta a superare il dolore. Quasi tutte le religioni propongono un fine superiore per l'esistenza (salvezza dell'anima, paradiso) che sorpassa ogni valore terreno.

    3) La persistenza dell'individuo: la prospettiva della morte spaventa e angoscia ognuno di noi. Quasi tutte le religioni assicurano l'immortalità dell'anima e presumibilmente la continuità della coscienza, in una dimensione di esistenza extra-corporea.

    4) L'appartenenza ad una comunità: l'Uomo è un essere sociale e ha bisogno del prossimo. Condividere la stessa religione fornisce un forte senso di appartenenza collettiva e di mutualità.

    Queste e altre istanze simili sono essenziali praticamente per tutte le persone, e la religione offre un sistema accreditato che risponde a tali esigenze, a patto di non essere troppo curiosi e di non fare troppe domande.

    Ecco dunque in che cosa consiste precisamente, secondo la mia analisi, questa Fede, questo “voler credere” senza giustificazioni razionali, anzi proprio perché non ci sono motivazioni razionali.

    Quindi mi sembra superflua la faticosa esegesi dei testi biblici, che si sforza di escogitare opportune interpretazioni di scritture palesemente confuse e contraddittorie per allinearle al quadro dottrinale della moderna Religione Cattolica (lo cito a titolo di spunto curioso: ho trovato una brillante dimostrazione che evidenzia come l'interpretazione letterale di alcuni passi della Bibbia conduca al solipsismo, ma preferisco non riportarla per non divagare dall'argomento).
    D'altro canto mi sembrano ugualmente inutili le ricerche storiche e filologiche che dimostrano la mistificazione e la manipolazione delle sorgenti della dottrina cristiana.

    Infatti, al credente non servono studi e spiegazioni, anzi, quanto più la Parola di Dio gli suona misteriosa e inesplicabile, tanto più la sente appartenere a quel mondo trascendente e spirituale al quale, per pulsione innata, anela con fervore.

    È proprio qui, però, che si manifesta il limite e il rischio del fallimento per le religioni.
    Nel rinviare ogni regolazione ad un luogo inconoscibile (l'aldilà) e ad un tempo indefinito (il Giudizio Universale per i cristiani), la religione avvalla la persistenza delle ingiustizie e dei patimenti a carico dell'Umanità.

    Di conseguenza molte persone, pur rimanendo in qualche misura sensibili al fascino dell'ontologia della trascendenza, cioè inclini a credere al soprannaturale, si sentono deluse dalla dottrina ufficiale e deviano verso credenze più semplici e “remunerative”. Questo si manifesta con il grande successo, presso ampi strati di popolazione, di superstizioni e riti apotropaici, e di sette mistiche di ispirazione esotica o persino “satanica”; superstizioni che quasi sempre coesistono tranquillamente in “parallelo” alla devozione religiosa canonica.

    Queste credenze però hanno un contenuto morale molto povero, e non indirizzano a comportamenti virtuosi e sobri. Al contrario, è evidente che oggi, anziché: la fratellanza, la carità, il perdono, l'amore tra le genti; sono cercati, apprezzati e venerati: il denaro, il potere, il successo, la visibilità mediatica, il benessere fisico e psicologico a tutti i costi, il godimento immediato e continuo.

    Vorrei evidenziare particolarmente che qualcuno, tardivamente conscio del carattere fantastico delle verità religiose, sentendosi disilluso e indispettito come un bimbo quando improvvisamente scopre che Babbo Natale non esiste, diviene ferocemente avverso alla religione.
    Personalmente mi sento abbastanza immune da questo eccesso, perché il mio rifiuto della religione è stato molto precoce e non ha condizionato la mia apertura mentale.
    Anche se le religioni sono creazioni della fantasia umana, non penso di certo che il regno della fantasia dovrebbe essere soppresso. La fantasia è il motore della creatività, e la creatività è ciò che spinge il progresso dell'Umanità. Inoltre la fantasia produce l'arte e io penso che non sia una vita degna, senza arte, poesia e sentimento.
    Ma per alcuni l'avversità verso la religione finisce per attuarsi con il rifiuto anche di tutti i principi morali sostenuti dalla religione, e di conseguenza queste persone spesso si convertono ad un edonismo deteriore e distruttivo sia per sé che per il prossimo.

    Ne consegue il desolante quadro della società umana ai giorni nostri.

    Ciò che muove il mondo oggi sono i grandi capitali, e forse mai nella storia dell'Umanità, neppure ai tempi delle monarchie assolute, tanto potere è stato concentrato in così poche, avide mani.
    Al perpetuarsi e all'inasprirsi dell'impoverimento, sempre più abissale, dell'intero pianeta, operato da una ristretta oligarchia internazionale, nessuna istituzione morale o religiosa al mondo è stata in grado – o ha voluto – opporsi in modo efficace.
    Così ora lo sfruttamento si realizza principalmente attraverso la globalizzazione, grazie all'ampia disponibilità di forza-lavoro a basso costo nei Paesi del terzo mondo, soggetti ad una crescita demografica esponenziale.

    Il risultato netto è che siamo sull'orlo del disastro e i segni del pericolo sono evidentissimi sebbene quasi nessuno li voglia vedere. Adesso che capiamo bene l'importanza di preservare l'integrità dell'ambiente, la biodiversità e l'equilibrio della vita sulla Terra, dovrebbe essere la principale preoccupazione dell'Umanità limitare l'uso delle risorse e utilizzare in modo sostenibile i mezzi che la natura ci offre.

    La Chiesa Cattolica, per esempio, potrebbe mettere in gioco la propria autorità ed esercitare uno sforzo di persuasione sia verso chi detiene il controllo economico, politico ed amministrativo, perché agisca in modo onesto, sia verso la popolazione, affinché adotti comportamenti virtuosi e conservativi.
    Capisco che non ci sarebbe da aspettarsi un effetto clamoroso, ma almeno sarebbe una presa di posizione. Senza sprechi e senza sovrapproduzione non sarebbe possibile l'accumulo di enormi ricchezze, ma si salverebbe il mondo dal deperimento e forse dall'imminente distruzione.

    La ragione per cui io personalmente mi sono voluto dissociare dalla Chiesa Cattolica, al di là delle questioni ideologiche, è proprio dovuta al fatto che non tolleravo di essere considerato aderente ad un'associazione che, a dispetto dei principi cristiani predicati, nei fatti avvalla e sotto alcuni aspetti alimenta lo scellerato sfruttamento delle risorse e dei popoli.

    Ma adesso sono pronto a proporre il mio messaggio: chiedo se sia possibile trovare un nuovo livello di comunicazione tra persone che, indifferentemente dalle proprie credenze mistiche (fermo restando che il diritto a credere in una religione di propria scelta, così come il diritto a non credere in alcuna religione, deve far parte dei diritti umani inviolabili), siano sensibili ai problemi gravi e urgenti dell'Umanità, che si trova in preda ad una deriva materiale e morale senza precedenti nella storia.

    Davvero un credente può credere (mi si perdoni il gioco di parole) che Dio voglia questa fine per l'Umanità, un olocausto di auto-distruzione tra terribili sofferenze e con il corollario della devastazione della Terra?

    Per riprendere una metonimia accennata sopra: come la teoria del continuum quadri-dimensionale di Einstein è stata superata dalla teoria dei quanti (Modello Standard), non potrebbe venire allo stesso modo superata, da una nuova prospettiva ontologica, anche l'ipotesi della realtà trascendente?

    Permettetemi di citare – senza in alcun modo voler scivolare nell'ironia – un passo del famoso film musicale “Jesus Christ Superstar” (testi di Andrew Lloyd Webber), dove Giuda rimprovera a Gesù: “too much Heaven on their minds”.
    Non potremmo lasciare per un momento da parte le elucubrazioni spirituali e guardare alle questioni concrete?

    Cerchiamo di oltrepassare l'angolo visuale ristretto delle religioni tradizionali, nate in epoche in cui la società umana era ben diversa da oggi, e forse già inadeguate allora, per trovare una nuova visione, meno antropocentrica e più universale.

    Come visto sopra, l'integrazione delle diverse religioni rivelate è chiaramente impossibile, almeno per quelle che hanno radici completamente diverse ed incompatibili.
    La Religione Islamica, in particolare, a differenza di tutte le altre grandi religioni, non è ispirata alla pace e alla fratellanza universale, ma bensì alla conquista, all'espansione e al predominio.
    Tra questa e le altre religioni non può che esservi lo scontro, come infatti si sta verificando, e ciò è l'ultima cosa di cui si sente il bisogno in quest'epoca travagliata. Anche per questo motivo, una posizione estranea e superiore alle diverse religioni può essere l'unico plausibile arbitro tra credenze differenti.

    Oggi il progresso scientifico e tecnologico serve solo ad aumentare lo sfruttamento delle popolazioni e la violenza, con armamenti e mezzi di offesa sempre più letali. I terroristi islamici, ignorantissimi per prescrizione coranica, sono perfettamente capaci, come scimmie addestrate, di usare dispositivi sofisticati, di cui non comprendono neppure lontanamente il funzionamento, per seminare morte e distruzione.
    Perché tanto odio? Perché tanta violenza? Perché l'Umanità non può usare le capacità tecnologiche che ha sviluppato per migliorare la qualità della vita di tutta la collettività, nel rispetto dei limiti fisici che la capienza e la disponibilità di risorse del pianeta ci impone, anziché continuare a fomentare sanguinose guerre tra i popoli, per disputarsi lo sfruttamento delle sempre più esigue ricchezze naturali che ancora rimangono?

    Questo dunque è il mio messaggio. È un invito ad avere fede nel futuro dell'Umanità, e ad operare per renderlo possibile. Abbiamo una enorme responsabilità verso le generazioni a venire. Già oggi un miliardo di persone non dispone di acqua potabile, e molte decine di migliaia di bambini ogni giorno muoiono di denutrizione. Che cos'è la vita per questi disgraziati? Solo pena e sofferenza, senza un barlume di speranza.
    Se non invertiamo subito questa rotta che sta andando verso la catastrofe, la situazione non potrà che peggiorare, investendo progressivamente fasce sempre più estese della popolazione.

    La mia idea grandiosa è che le prospettive locali e miopi si possano superare grazie ad una nuova visione, più alta e generale.
    Tralasciamo per un momento il destino delle nostre miserabili esistenze (parlo per me, ovviamente, altri potrebbero non sentirsi così umili) e pensiamo al destino dell'Umanità, che potrebbe essere molto più grandioso di quanto non crediamo adesso e soprattutto di quanto non ci possa ragionevolmente indurre a sperare la situazione attuale.
    È vero, io penso ai miei figli e discendenti, e mi si stringe il cuore ad immaginarli attanagliati dalla fame e in preda agli stenti, ma penso anche che a ciascun individuo, ad ogni essere umano che viene al mondo, dovrebbe essere data la possibilità di sperimentare in modo pieno e completo la propria vita.
    L'idea che propongo qui mi sembra il vero progresso.
    Quando Caterina scrive che senza la Fede la sua opera «sarebbe illusione, utopia, sarebbe semplice opportunismo, sarebbe ASSISTENZA SOCIALE», mi viene spontaneo replicare: e allora? Cosa c'è di male nell'utopia e nell'assistere il prossimo?
    Io, assorbito sempre da mille problemi e impegni, non avrei mai pensato di poter a fare del volontariato prima del mio ritiro dalla vita attiva, invece sono riuscito a fare anche questo, con un po' di sacrificio, ed è stata una delle più belle e gratificanti esperienze della mia vita. Non mi aspetto alcuna ricompensa per questo, né in questo mondo né in un altro.
    Semplicemente, sono contento così.
    Perciò dico ancora a Caterina: non mi sembra di essere in autostrada in “contromarcia”, penso di essere corso avanti nella giusta direzione.

    Ho posto molte domande in questo intervento: sono domande retoriche, e non attendono risposta, ma ben volentieri rimango disponibile per discutere ed approfondire i concetti che ho espresso, se qualcuno è interessato.

    Con molta riconoscenza, cordiali saluti a tutti,
    Moreno
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    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 22/08/2011 11:09
    [SM=g1740722] Caro Moreno,
    ringraziandoti per il tempo speso a donarci le tue profonde riflessioni, mi sovvengo a sottolineare solo un qualche piccolo aspetto e naturalmente non saremo mai abbastanza esaustivi.... la materia è ricca e vasta, ma noi possiamo sbriciolarla in alcuni punti...

    Dunque, la tua conclusione è che "stai bene così" e giungi a queste conclusioni dopo averci condiviso alcuni punti di vista assai interessanti.... tuttavia è indispensabile far osservare che alcune questioni sono postate in modo tale che NON aiutano affatto alla comprensione dell'argomento, ma anzi, rischiano di offuscare LA VERITA' [SM=g1740733]

    Per esempio, tu domandi:

    Non potremmo lasciare per un momento da parte le elucubrazioni spirituali e guardare alle questioni concrete?

    Cerchiamo di oltrepassare l'angolo visuale ristretto delle religioni tradizionali, nate in epoche in cui la società umana era ben diversa da oggi, e forse già inadeguate allora, per trovare una nuova visione, meno antropocentrica e più universale
    .

    ***

    [SM=g1740727] no! questo modo di procedere non è possibile primo perchè non stiamo trattando "elucubrazioni spirituali".... secondo perchè Gesù Cristo è concretezza, è l'essenza del ciò che ricerchiamo nella sfera spirituale "nessuno può andare al Padre se non per mezzo di me" [SM=g1740733] ed è concretezza nella vita reale di ogni giorno: il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi....

    Molto più naturale è tuttavia quel DUBITARE sull'esistenza di Cristo in quanto tale, Figlio di Dio, Verbo Incarnato, in fondo tutta la discussione non parte dal vero dubbio sull'esistenza di un Dio, ma SULLA RIVELAZIONE DI DIO [SM=g1740733]
    le domande che ci sovrastano non sono tanto sulla esistenza di Dio quanto su quella immagine reale difficile da digerire: che un Dio possa essersi incarnato, vissuto come noi, MORTO SULLA CROCE PER RISCATTARCI DAL PECCATO....E VERAMENTE RISORTO...

    l'ateismo storico e razionale non nega infatti l'esistenza di "un" dio in sè.... in quanto all'ateo NON interessa affatto INCONTRARLO, e di conseguenza, un ateo veramente tale, non si interessa neppure di ricercare se LA SUA FEDE è concreta e si fonda su qualcosa di solido, più che "combattere" l'idea di un Dio, egli la rifiuta disinteressandosi... [SM=g1740733] l'ateo esce allo scoperto quando deve dire la sua SUL DIO INCARNATO... egli pertanto non nega l'esistenza di Dio in quanto possibile, ma rifiuta LA RIVELAZIONE DI DIO, rifiuta che UN UOMO possa essersi definito un Dio....
    non a caso già nell'anno 400 d.C. sant'Agostino previene con ragionevolezza queste teorie ateistiche e sottolinea che:
    "non è a caso che noi non diciamo che un uomo si è fatto Dio, quanto testimoniamo invece che Dio si fece Uomo..."
    caro Moreno, per cercare di incontrare questo Dio, se davvero ne siamo interessati, dobbiamo ribaltare certe prospettive...discutere non come se Dio non esistesse, ma discutere come se Dio esistesse...

    Non dimentichiamo che all'epoca della nascita del Cristianesimo, l'ateo in sè non esisteva affatto.... le dispute e le discussioni erano fra CULTURE diverse che vivevano di DIVINITA'.... [SM=g1740733]
    non esisteva uno "Stato laico", o il laicismo... o l'ateismo... ma c'era il PAGANESIMO e l'Imperatore si presentava al popolo come una divinità...
    Come già disse Platone ai suoi tempi: «Cerca la verità mentre sei giovane, perché se non lo farai, poi ti scapperà dalle mani» (Parmenide, 135d).

    Se leggiamo attentamente TUTTA LA BIBBIA sia nel contesto storico, quanto nel contesto SPIRITUALE TRASCENDENTALE.... (i due aspetti - storico e trascendentale - sono inseparabili) non scopriremo altro che una LENTA MA PROGRESSIVA RIVELAZIONE DI DIO A TUTTI I POPOLI... [SM=g1740733]
    a tal proposito mi piace suggerirti di leggere questo passo:
    La tavola dei popoli di Atti 2, 8-11/40-41
    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...

    In viaggio verso Madrid, è stata fatta al Papa questa interessante domanda [SM=g1740733]

    Santità, i giovani del mondo di oggi vivono generalmente in ambienti multiculturali e multiconfessionali. La tolleranza reciproca è più necessaria che mai. Lei insiste sempre molto sul tema della verità. Non pensa che questa insistenza sulla verità e sull’unica Verità che è Cristo sia un problema per i giovani di oggi? Non pensa che questa insistenza li indirizzi alla contrapposizione e alla difficoltà di dialogare e cercare insieme agli altri?

    Benedetto XVI: Il collegamento tra verità e intolleranza, monoteismo e incapacità di dialogo con gli altri, è un argomento che spesso ritorna nel dibattito sul cristianesimo di oggi. E, naturalmente, è vero che nella storia ci sono stati anche abusi, sia del concetto della verità, sia del concetto del monoteismo; ma sono stati abusi.
    La realtà è totalmente diversa. L’argomento è sbagliato, perché la verità è accessibile solo nella libertà.
    Si possono imporre con violenza, comportamenti, osservanze, attività, ma non la verità!
    La verità si apre solo alla libertà, al consenso libero, e perciò libertà e verità sono intimamente unite, l’una è condizione per l’altra. E, del resto, cercare la verità, i veri valori che danno vita e futuro, é senza alternativa: non vogliamo la menzogna, non vogliamo il positivismo di norme imposte con una certa forza; solo i valori veri portano al futuro e diciamo che è necessario, quindi, cercare i valori veri e non permettere l’arbitrio di alcuni, non lasciare che si fissi una ragione positivista che ci dice, circa i problemi etici, i grandi problemi dell’uomo: non c’è una verità razionale.
    Questo sarebbe veramente esporre l’uomo all’arbitrio di quanti hanno il potere.
    Dobbiamo essere sempre alla ricerca della verità, dei veri valori; abbiamo un nucleo nei valori, nei diritti umani fondamentali; altri simili elementi fondamentali sono riconosciuti e, proprio questi, ci mettono in dialogo l’uno con l’altro. La verità come tale è dialogica perché cerca di conoscere meglio, di capire meglio e lo fa in dialogo con gli altri. Così, ricercare la verità e la dignità dell’uomo è la maggiore difesa della libertà
    . [SM=g1740722]

    ******************

    a queste parole del Papa, fa seguito la BIMILLENARIA DISCUSSIONE sulla Verità che la Chiesa NON ha mai rigettato [SM=g1740721] sin dai tempi apostolici, con Tertulliano prima e i Padri della Chiesa poi, da sempre la Chiesa ha cercato con l'uomo LA VERITA'... e quando l'ha trovata l'ha sigillata CON I DOGMI, CON LA DOTTRINA... [SM=g1740733]
    questa premessa tanto per rispondere alla tua citazione sul Dogma mariano...
    i dogmi, così come le dottrine, non nascono da una idea... [SM=g1740727] non si formano a seconda delle maggioranze nella Chiesa o seguendo le mode del momento...
    Per esempio guardiamo un attimo alla Santissima Trinità:
    il termine non compare neppure una volta in tutta la Bibbia.... ergo, cosa ne dovremmo dedurre, che non esista? che sia stata inventata da una idea collettiva? [SM=g1740727]
    in verità, in tutta la Bibbia si fa sempre riferimento ALL'AZIONE DI DIO, DELLO SPIRITO SANTO=IL CONSOLATORE, L'AVVOCATO, E DEL FIGLIO....
    La LIBERTA' che Dio ha lasciato all'uomo implica in questa ricerca anche il rifiuto e il modo in cui comporre il risultato della ricerca avvenuta... perchè Dio non vuole un discepolo robot...ma per rivelare all'uomo se stesso che è VERITA' assoluta, è necessaria la nostra VOLONTARIA ADESIONE... il che non esclude errori, MA non nella dottrina ma NEI MODI DI APPLICARLA...

    Infatti, caro Moreno, le tue profonde sottolineature rimarcano, ahimè, certi modi SBAGLIATI che abbiamo avuto e che avremo nel condurre avanti LA VERITA'... ma senza dubbio è indispensabile guardare anche ai SANTI, a ciò che hanno scritto, alle Riforme sane che hanno portato avanti...
    spesso NON è la Verità ad essere messa in discussione, ma i modi che usiamo per farla conoscere... [SM=g1740733] e questo ha dato origine al "capro espiatorio", ossia, usare i nostri stessi errori per negare la VERITA'....

    Infine attenzione... semi del Verbo divino sono sparsi ovunque, anche nelle altre religioni.... ma questi scaturiscono da UNA SOLA VERITA' CHE E' IL CRISTO... il quale ha due vie:
    - la via STRAORDINARIA la quale implica l'azione diretta di Dio verso i singoli Uomini anche NON cattolici...
    - e la via ORDINARIA che è la Chiesa nella quale attraverso i Sacramenti Dio opera nel mondo a favore degli Uomini...DI TUTTI GLI UOMINI...nessuno è escluso!

    la via Straordinaria è esclusiva competenza di Dio... ma la via Ordinaria è di prerogativa della Chiesa e del suo legittimo Vicario in terra... entrambe le vie NON possono ovviamente contraddirsi, semmai SI ARRICCHISCONO... lavorano INSIEME ed è quanto si sta facendo in questi ultimi 40 anni in modo assai più forte e marcato... ma che è un processo iniziato con i PADRI DELLA CHIESA...con ciò che chiamiamo APOLOGETICA...

    *******************

    INFINE, ma solo per non mischiare troppi argomenti, mi piace approfondire questa interessantissima domanda:

    Pertanto se Dio è fuori dal tempo, ed ha completa conoscenza dell'Universo, ciò significa che ha completa conoscenza anche di tutta la storia dell'Universo, dall'inizio alla fine, in ogni dettaglio (è onnisciente).
    Ciò vorrebbe dire che Dio conosce già in anticipo il destino di ogni persona. Questo ci porta alla dottrina della predestinazione: un'eresia!
    Inoltre questa deduzione, cancellando il libero arbitrio, cancella una fondamentale e irrinunciabile prerogativa umana, e soprattutto annulla ogni possibile spiegazione del motivo per cui Dio avrebbe creato l'Universo e l'Umanità, vanificando così ogni pretesa teologica del postulato iniziale. Infatti, se Dio voleva compiere una specie di esperimento, allo stesso modo in cui io potrei eseguire un esperimento per accertare il risultato di un fenomeno complesso, a che pro effettuare l'esperimento se il risultato è già noto in anticipo?


    *********************

    Mettiamo ordine a questi pensieri e poi alla domanda [SM=g1740733]

    - la PREDESTINAZIONE....
    occorre fare attenzione a cosa intendiamo... sant'Agostino lo spiega, ma Lutero e Calvino dopo, usarono tale concetto di predestinazione in modo sbagliato che la Chiesa dovette per forza dichiarrla "eretica", ossia, "dice un'altra cosa"...
    in verità Dio, essendo appunto Onniscente ed Onnipotente, SCEGLIE senza dubbio colui o colei che secondo i SUOI PARAMENTRI, potranno rispondere al Suo Progetto...ma attenzione, in questa scelta divina è sempre IN AGGUATO IL LIBERO ARBITRIO DELL'UOMO che potrà accettare o rifiutare..
    E senza dubbio i parametri di Dio sono infatti la nostra stessa misura nello stabilire una verità indiscutibile, per esempio è l'Incarnazione.... dice san Paolo: "giunta la PIENEZZA DEL TEMPO, DIO MANDO' IL SUO FIGLIO NATO DA DONNA"...
    Dio NON obbliga Maria all'evento [SM=g1740733] ma le chiede una sorta di PERMESSO... l'Angelo non le dice di essere incinta, ma attende la sua risposta e in quel FIAT AVVIENE IL PRODIGIO DELL'INCARNAZIONE...

    Gesù SCEGLIE GLI APOSTOLI i Dodici... li chiama uno per uno, per nome... ne chiama poi tanti altri, ma in Giovanni capitolo 6 leggiamo che a causa dei suoi discorsi, spesso incomprensibili, i discepoli SE NE ANDAVANO VIA DELUSI... [SM=g1740733]
    Pietro fa presente a Gesù questo suo linguaggio "duro" e Gesù non dice: "aspettate! non andate via, ora ve lo spiego!!" no!
    Gesù replica a Pietro: VOLETE ANDARVENE ANCHE VOI?
    Pietro che probabilmente non aveva capito la portata di tutto il discorso, COMPIE UN ATTO DI FEDE, si fida di Gesù e risponde per tutti noi: "Signore! dove vuoi che andiamo? TU SOLO HAI PAROLE DI VITA ETERNA..."


    Caro Moreno, se il esercitiamo il nostro libero arbitrio esclusivamente sul piano orizzontale, escludendo quello trascendentale, non comprenderemo mai la Verità... e senza dubbio rischiamo di diventare atei...perchè NESSUNO HA RISPOSTE SODDISFACENTI ALLE TANTE DOMANDE CHE CI INTERPELLANO... ma Pietro, l'umile pescatore, senza dubbio SCELTO DA DIO, in quel momento ha due possibilità: rispondere come ha risposto, oppure andarsene come gli altri...
    lui si fida di Cristo anche se in quel momento non lo comprende...
    qui ci giochiamo tutto con il libero arbitrio...

    Mentre è eresia, per esempio, pensare che uno nasce predestinato ad una sorte orrenda...
    SIAMO TUTTI PREDESTINATI ALLA MORTE nel momento in cui nasciamo [SM=g1740727] ma il come ciò avverrà dipenderà dalle scelte che faremo, perfino da quelle scelte che sul momento non comprendiamo, ma che saranno determinanti per il nostro avvenire....

    Dio non ha fatto degli esperimenti... Dio ci ha seguito passo dopo passo e "nella pienezza del SUO TEMPO" si è rivelato, SI E' INCARNATO cominciando con l'Uomo UNA COLLABORAZIONE DIRETTA....MA SENZA INTERFERIRE SUL SUO LIBERO ARBITRIO...

    un'altro esempio è il processo davanti a Pilato...
    Pilato esprime per ben tre volte L'INNOCENZA DI GESU'... esprimendo così il suo libero arbitrio...
    di fronte a Gesù gli dice di difendersi, lo incoraggia dicendogli che in qualità di governatore ha il potere di decidere sulla sua vita...
    Gesù gli risponde che lui, in quanto governatore di uomini, non avrebbe alcun potere se questo non gli fosse stato CONCESSO da Dio...
    dunque il libero arbitrio è salvo! Dio continua a gestire la sua onnipotenza, ma le decisioni spettano alle scelte degli uomini... [SM=g1740733]
    la CONCESSIONE di Dio non elimina il libero arbitrio in quanto, disse Gesù: date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio...
    Dio concede all'uomo ogni potere... per il quale chiede la NOSTRA COLLABORAZIONE e di usarlo per il SUO PROGETTO...
    perchè Dio ha scelto questo modo?
    PER AMORE.... SOLO PER AMORE... PER PURO AMORE...
    "Dio ha tanto amato gli uomini da mandare per noi il Suo Figlio e che per noi grida: ABBA'=PADRE" [SM=g1740738]

    il libero arbitrio è dunque salvo, ma Dio non si nega di scegliere persone che sapranno rispondere al Suo incessante grido: VUOI TU?
    siamo noi che seppur scelti da Dio non sappiamo come risponderemo...
    anche tu, caro Moreno, sei qui perchè CHIAMATO IN QUALCHE MODO DA DIO a rispondere sulle tante domande che ci affollano la mente... anche tu, come me sei libero di scegliere...
    ti invito a soffermatri sul quel VUOI TU? che Cristo continua a domandare al nostro cuore...
    non si parte che da un si o da un no, non da un se o da un ma... ma da un si o da un no senza compromessi...

    Ti abbraccio [SM=g1740738]


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    (Teofilo)
    Post: 4.551
    Sesso: Maschile
    00 25/08/2011 23:36
    Caro Moreno,
    Ho letto con attenzione tutto il tuo post che denota una vasta conoscenza di testi anche religiosi oltre che scientifici. Per questo, non penso di poter aggiungere nulla alle tue conoscenze espresse in modo molto garbato e quindi, solo per questo mi sento di dover dare il mio modesto contributo semplicemente dicendo quello che costituisce la mia personale convinzione.
    E' apprezzabile l'idea di voler costituire un fronte comune di azione a favore dell'umanità derelitta, e credo che la Chiesa stessa nel voler affrontare insieme ad altre culture  il tema di interesse comune come la pace e la sopravvivenza dei popoli (vedi ad esempio l'incontro promosso da Giovanni Paolo II ad Assisi) abbia a cuore questo tentativo.
    Però temo che tante forze sociali si oppongono a questo progetto proprio per quella avidità insaziabile di molti individui, gruppi o di intere società.
    Uno dei motori di questa opposizione alla fratellanza umana e all'impegno verso i più disgraziati è proprio la mancanza di fede nella resurrezione. Il perchè ce lo dice s.Paolo:1Co 15,32  Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo.
    Penso che sia molto difficile ottenere che molti abbiano uno stile di vita  a favore degli altri, se per tale scelta non vi è alcuna motivazione di ordine soprannaturale; già questo è difficile da parte degli stessi credenti, dai quali ci si aspetterebbe un impegno continuo per il prossimo in forza della propria fede nella giustizia di Dio.
    Ciò non toglie che si debbano fare tentativi in tal senso, ma senza sperare comunque che questo risolva i problemi dell'umanità. La Chiesa sa che la sua missione non si può limitare all'azione sociale e alla solidarietà perchè in tal caso fallirebbe miseramente. Una tale riduzione non solo non servirebbe alla salvezza eterna ma neppure al miglioramento sulla terra, proprio perchè perdendo di vista il valore fondamentale, non si capirebbe perchè doversi impegnare a favore di altri pagando di persona. Ognuno arriverebbe alla conclusione di s.Paolo: arraffo quanto posso finchè posso perchè dopo non ci sarà più nulla da sperare.
    Ma Cristo ha insegnato diversamente e ha mostrato di viverlo Lui stesso, lo scopo ultimo dell'esistenza.
    Perchè credo in Cristo e nella sua resurrezione, preludio alla resurrezione di tutti?
    Perchè il Suo messaggio si è affermato con i segni e i prodigi di Dio che ha fatto irruzione nella storia dell'uomo, accompagnando con la sua azione straordinaria sulla natura, prima il popolo ebreo e poi la Chiesa, fino ai nostri giorni. Egli è trascendente ma può anche intervenire sulle cose da Lui create quando vuole. Perciò, un atto di fede non è solo un sentimento privo di riscontri oggettivi. La Scrittura per questo precisa:
     Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.
    Mar 16,20
    Inoltre credo che la Chiesa non chieda ai propri membri di accettare supinamente le cose che insegna, senza fornire le risposte adeguate. Sono convinto che ad ogni perchè vi sia una risposta.
    Il problema della predestinazione e del libero arbitrio ad esempio pur sembrando una contraddizione, si chiarisce considerando la Rivelazione che ci mostra come Dio preconosca tutto ma non induce nessuno a obbedirgli forzatamente. Le profezie mostrano la Sua preconoscenza, la disobbedienza continua degli uomini mostra come questi siano liberi di sbagliare, nonostante i Suoi numerosi e pressanti appelli ad osservare i Suoi Comandamenti; e quindi mostra il fatto che Egli non predetermina le scelte umane, pur sapendo in anticipo quali saranno. Ognuno alla fine sarà ritenuto responsabile delle scelte che avrà fatto, perchè sarà proprio lui ad averle fatte e non Dio per lui.
    Anche sui dogmi avrei qualche mio convincimento da esprimere:
    Non mi risulta che vi siano stati dogmi che abbiano soppiantato quelli precedenti. Semmai possono esservi state delle puntualizzazioni, delle precisazioni di quelli precedenti ma non delle negazioni su quanto già espresso.
    Altrimenti avremmo una Chiesa senza verità inalterabili e senza punti fermi che esporrebbe i fedeli a qualsiasi vento di dottrina.
    Certamente vi sono cose che nel tempo possono cambiare, come le azioni liturgiche, le decisioni organizzative, il modo di rapportarsi con determinate culture, il modo di amministrare e condurre parrocchie e diocesi e anche alcuni punti di vista personali di vescovi o anche di papi. Il concetto della schiavitù ad esempio ha subito una lenta evoluzione: era tollerata nel vecchio testamento, non era avversato nel Nuovo, tanto che s.Paolo rimanda Onesimo da Filemone da cui era scappato, ma pone le premesse per la sua abolizione dichiarando che non davanti a Dio sono uguali schiavi e liberi. Ma queste evoluzioni di alcune cose umane non sono da confondere con i principii eterni divini enunciati nelle Scritture e codificati con i dogmi, che non possono variare. E' questo che dovrebbe essere il principio di sussistenza della Fede pur nel cambiamento e nell'adattamento al tessuto sociale che cambia.
    Quindi il cristianesimo ha i suoi paletti.
    I paletti dell'islamismo espressi nel corano a cui i musulmani danno tanto credito, non hanno conferme divine su quanto pretende sia stato rivelato. Non lo definirei perciò religione rivelata. Chi garantisce infatti che Maometto abbia davvero ricevuto una rivelazione da un arcangelo di Dio? Non vi sono segni esteriori straordinari  che convalidino quanto scritto nel corano che si è affermato solo grazie alla violenza e con le imposizioni forzate.
    Non è questo il modo di proporsi da parte di Cristo, il quale risponde al desiderio più intimo del rispetto della nostra libertà.
    Mi fermo qui anche se vi sarebbero altri punti
    interessanti nel tuo post  che si potrebbero approfondire .
    Un fraterno saluto
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    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 27/08/2011 11:27
    [SM=g1740733]Gentilissima Caterina,
    da un poco di tempo vi seguo in questo thread sulla fede:
    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9842483&...
    e vorrei dare il mio piccolo contributo preferendoti scrivere in e-mail e se riterrai il mio un buon contributo, potrai senza remore pubblicarlo per il nostro amico Moreno che ringrazio per le sue riflessioni.

    Gentile signor Moreno,
    mi chiamo Antonio e dopo tanti capitomboli nelle vicissitudini della vita, anche gravi, all'età di 38 anni mi sono ritrovato da solo davanti ad un bivio: continuare coin le mie idee su Dio, oppure cercare di capire veramente cosa insegna la Chiesa sul Cristo, vero Dio.
    Oggi ho 46 anni e sono sempre più convinto che la fede non è semplicemente un ricorrere a Qualcuno che potremmo immaginare al di sopra di noi, la fede è proprio un tuxtu con Dio, e non un dio qualunque, ma quel Dio che ha voluto assumere la nostra natura umana!

    Sono sempre più convinto, come spiega anche Caterina, che il dramma di oggi sulla fede non è il dubbio dell'esistenza di Dio o di un dio, ma il rifiuto a credere nella sua Incarnazione, il rifiuto ad accettare ciò che Cristo ci ha detto.

    Venendo alla mia esperienza e per dirle cosa è per me questa fede, le dirò che essa è stata una lotta, ma anche un guadagno!
    A tratti della mia vita mi sono visto come Giacobbe, a fari a pugni con Dio, e se non l'ha ancora fatto, legga questo libro della Bibbia, è molto concreto!
    Tutti noi ci ritroviamo a fare a cazzotti con Dio e come Giacobbe non è una lotta cattiva, ma è tipico della battaglia dell'uomo quando deve e vuole conquistare la propria felicità o la propria libertà, la vera libertà!
    Quando diciamo che tutto ha un prezzo, lo stesso vale per la fede, anche la fede ha un prezzo da pagare, si paga rigettando il proprio ego, l'egoismo di cui siamo pieni, la superbia che ci anima.
    Un vero cattolico è una persona così talmente razionale e ragionevole, da aver fatto della propria fede la roccaforte della propria ragione!
    Nella mia dolorosa e lunga esperienza posso dirle che è assai più facile difendere le proprie idee sulla fede, anzichè combattere per far emergere Cristo Signore, ma quando ci arrampichiamo sugli specchi per difendere le nostre opinioni, tanto più emerge la Persona di Cristo, tanto da ricordarci come disse Paolo e che qui avete ricordato: non sono più io che vivo, ma Cristo è che vive in me!
    Non il mio io, ma Dio!
    Questo non mortifica la ragione, al contrario, la rende più stabile, più forte, addirittura più razionale dei razionalisti, Dio rende ragionevole ogni nostra discussione!

    Gentile signor Moreno,
    la fede non la si può insegnare, la sua ricerca seppur molto interessante e che senza dubbio ha bisogno anche della testimonianza che possiamo offrirle, ha necessariamente bisogno di Dio. Infatti la sua stessa discussione parte da una ricerca su Dio, lei cerca Dio, ma per quanto le nostre opinioni ed esperienze sulla fede possono essere interessanti ed aiutarla, è necessario che lei faccia delle nostre risposte solamente materiale di riflessione per dare modo alla fede che la anima, di uscire allo scoperto e che non resti soffocata dalle opinioni, dalle idee, giacchè la nostra fede è riposta in una Persona e non altro.

    In questa ricerca si lasci aiutare dalla Madre di Dio!
    Dire la nostra è importante, ma per trovare Dio, al quale piace anche giocare a nascondino per sollecitare il nostro libero arbitrio, è necessario anche ascoltarLo!
    Per ascotare Dio occorre Pregare: Signore Gesù, chiedono i discepoli, insegnaci a pregare!
    Si innamori della Beata Vergine Maria, in questo forum ho veduto che l'argomento mariano è assai curato!
    La fede è principalmente un dono che si conquista spesso anche a caro prezzo, ma è dono che Dio non nega a chi gliela chiede con fiducia ed abbandono.
    Dio non si rivela a chi crede di saperne più di Lui, a chi crede di non avere bisogno di Lui.
    La Preghiera è l'innesto fondamentale per la fede.
    Ricordandola nelle mie povere preghiere, gentile signor Moreno, auspico di tutto cuore che lei possa vincere questa battaglia, trovando in Cristo la sorgente di ogni sua ricerca e della sua pace.

    In Gesù per Maria, trovi ristoro l'anima mia!
    in fede Antonio


    *******************************************************************

    la mia breve risposta ad Antonio....

    Carissimo Antonio....
    nel ringraziarla per le sue parole, mi permetto di pubblicare integralmente la sua dolcissima testimonianza per il nostro amico Moreno..... e attraverso la quale auspichiamo di cuore che faccia sentire a Moreno tutta la nostra partecipazione alla sua bellissima ricerca della VERITA'....

    Se lo riterrà opportuno l'aspettiamo direttamente qui sul forum, una volta iscritto potrà scrivere lei stesso in questo spazio.... diversamente non si preoccupi, se avrà altro da donarci come contributo, saremo felici di pubblicarlo!

    Stretti al Cuore di Gesù e Maria, fraternamente la salutiamo!
    LDCaterina e Staff tutto del Difendere!


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Moreno55
    Post: 15
    Età: 68
    Sesso: Maschile
    00 31/08/2011 23:31
    Gentilissimi Caterina e Teofilo,
    grazie di tutta l'attenzione che continuate a dedicarmi. Ringrazio Antonio per il suo consiglio: anche per me il libro di Giobbe è uno dei preferiti.
    In effetti, l'affermazione «sono contento così» intendeva riferirsi solamente alla mia breve ma entusiasmante esperienza di volontariato, per la quale mi considero ampiamente ricompensato con la gioia di essermi reso utile al prossimo; ma mi accorgo ora che la stessa affermazione può benissimo applicarsi anche a tutta questa discussione, come mi sembra che Caterina abbia inteso.
    Come ho detto e volentieri ripeto, gli spunti, le idee e le informazioni che ho ricevuto da voi sono state un valido impulso per arrivare a completare certe linee di pensiero che erano in attesa di definizione nella mia mente, e per questo mi considero vostro debitore.
    Ho cercato di esporre i miei ragionamenti in modo molto conciso, e la comprensibilità dell'elaborato inevitabilmente può aver risentito di tale concisione forse eccessiva; inoltre molti punti sono stati solo abbozzati, e avrebbero bisogno di una affinazione, oltre che di essere giustificati in modo più rigoroso.
    Ma poiché tutto questo serve solo a me, come mio personale studio e cultura, non sento particolare urgenza di procedere ad una sistemazione della teoria, anche perché la cosa di gran lunga più importante per me è il “messaggio”.

    In altre parole, vorrei capire la possibilità di trovare una condivisione di intenti nel proposito che mi sta a cuore: diffondere la coscienza del pericolo a cui sta correndo incontro l'Umanità a causa dello sfrenato sfruttamento delle risorse, determinato principalmente dallo scellerato egoismo che affligge la società attuale.
    È mia sensazione che persone dotate di elevato senso morale, come dovrebbero essere i credenti, possano essere più sensibili a queste tematiche. Il punto cruciale è capire se un credente possa essere disponibile a dedicare una porzione della propria tensione mistica ad una missione diversa, seppure non contrastante, rispetto alla dottrina della propria religione.
    È sotto quest'ottica che va letto il mio messaggio. Anche, per esempio, la mia domanda «non potremmo lasciare per un momento da parte le elucubrazioni spirituali e guardare alle questioni concrete?» è da intendersi in senso puramente operativo e letterale, come richiesta di una almeno parziale disponibilità ad interessarsi ai problemi concreti che ci troviamo a dover fronteggiare ogni giorno con maggior urgenza.
    Lungi da me invece ogni intenzione di convincere il mio prossimo della correttezza della mia filosofia; anche perché, io non ho una specifica filosofia da proporre. Non ritengo neppure di potermi identificare in una precisa corrente di pensiero ateo: infatti, come ho precisato in precedenza, io semplicemente rifiuto tutte le religioni, ma non per questo, di converso, aderisco ad una determinata filosofia atea. Sono, come ho già detto, un ateo in senso “operativo”. È vero peraltro che ci sono alcune religioni, come il Taoismo, per le quali provo una certa “simpatia” (se così si può dire: proprio non mi sovviene un vocabolo più adeguato, mi spiace).

    Pertanto, Caterina, la prego di non interpretare la mia domanda come un'esortazione personale a trascurare il suo impegno nelle discipline spirituali per dare retta alle mie istanze: la domanda è un semplice espediente retorico!
    D'altro canto è bene sottolineare di nuovo che la mia posizione concettuale esclude l'eventualità di accreditare una qualsiasi teoria della trascendenza. Anch'io penso che si debba oltrepassare il livello immediato della realtà sensibile, e che questa realtà sensibile non è quello che sembra, ma la comprensione di questo livello ulteriore di realtà per me deriva dalla scienza; tale conoscenza può essere oggi la Teoria Standard della fisica e domani forse (se ci sarà un domani per l'Umanità) verrà raggiunta un'altra spiegazione più completa e profonda; in ogni caso, credo che sarà attraverso la scienza, non con la contemplazione mistica, che saranno trovate le risposte.
    Dunque io non “dubito” che Gesù Cristo sia esistito, nel senso che, per me la cosa è del tutto indifferente: solide argomentazioni storiografiche indicano che si tratti di un personaggio “costruito” a posteriori; ma, anche se la sua esistenza storica fosse comprovata, per me tutto l'indotto resterebbe mera favola. Ciascuna religione ha i suoi miti, e l'origine di tali narrazioni sta puramente nella fantasia umana, nell'amalgama di racconti e leggende.

    Io ho letto tutta la Bibbia, confrontando anche due versioni diverse, entrambe approvate dalla C.E.I.: quella del 1974 e quella del 2008; come ho letto anche i libri sacri di altre religioni, alcuni in inglese e gli altri in italiano, secondo le versioni disponibili, compreso il Corano, nella traduzione ufficiale dell'U.C.O.I.I., nonché molti testi di teologia: tutte queste letture hanno sempre più rafforzato la mia opinione.
    Per me, tuttalpiù si può discutere dell'intento con cui sono stati scritti tali libri, che in molti casi è stato quello di fondare delle regole per favorire l'ordine e l'integrità delle nascenti società umane, ma in qualche caso di fondare dei sistemi di potere teocratici.

    Tutto questo ambito però esula dai miei obiettivi, e sono perplesso sull'opportunità di dirottare la discussione verso temi che, per quanto intellettualmente stimolanti, ci troverebbero inesorabilmente separati dalla radicale diversità delle rispettive posizioni: letteratura fantastica per me, Verità divina per voi.
    Mi spingono tuttavia due ragioni: non lasciar cadere senza replica interventi posti con acuta intelligenza, ciò che mi sembrerebbe una villania, e il fatto che – lo ammetto – il dibattito mi appassiona molto.
    Pertanto, avvisandovi doverosamente che farò un po' di confusione, perché le idee mi si ammucchiano sempre una sull'altra nella mente e così come sono mescolate le tiro fuori, riprendo con qualche breve osservazione i punti che avete trattato.
    Lasciatemi solo prima ribadire quanto accennato sopra: che non ho ambizione di essere considerato un ateo “veramente tale” piuttosto che soltanto un'imitazione di ateo, perché sono allergico ad attribuirmi etichette di alcun genere!

    Inizio dunque dal tema posto da Teofilo con la citazione di S.Paolo: «Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo.»
    Questo tema è importantissimo, perché se Teofilo ha ragione, ciò pone una seria, serissima ipoteca sulla possibilità di sopravvivenza della società umana.
    Secondo il punto di vista di Teofilo, la religione avrebbe un ruolo politico insostituibile per garantire la stabilità dello Stato. Nella Storia questo ruolo non sempre ha funzionato, in realtà, e spesso ha avuto un costo troppo alto, ma non si può negare che a prima vista il concetto è difficile da smentire.
    Come ci comporteremmo, se Dio non ci fosse, e non ci fosse nulla dopo la morte, si chiede Teofilo. Per rispondere a questo interrogativo si potrebbe pensare di compiere un “Gedankenexperiment”: chi è credente, provi ad immaginare che Dio non esista, e quali conseguenze pratiche e morali ciò avrebbe sul suo stile di vita.
    È arduo, lo so. Ma posso venire io in aiuto! Io non credo all'esistenza di Dio sin da quando ero bambino.
    Com'ero io da giovane? Impaziente e nervoso, come tutti i giovani; anche ambizioso, se vogliamo, avido di esperienze, egoista senza dubbio; insomma, non al di fuori dell'ordinario. Come per (quasi) tutti, la vita poi mi è stata maestra di umiltà, e ho imparato che ogni risultato che si voglia raggiungere va conquistato con l'impegno, che il prossimo va rispettato anche se non la pensa come noi, che l'amore e l'amicizia si ottengono col sacrificio e non con la predazione.
    Perciò nella mia vita adulta ho sempre cercato di essere corretto verso il mio prossimo: ritengo la sincerità una qualità fondamentale nei rapporti con le persone. Non ho mai fatto né desiderato fare deliberatamente del male agli altri. So di aver commesso molti errori che anche altri hanno pagato, ma sono stati danni involontari. Ho sempre cercato di aiutare con ogni mia capacità le persone con cui sono venuto in contatto, e molti hanno aiutato me. Il mio unico rammarico è di aver potuto assai di rado ricambiare l'aiuto agli stessi che me ne hanno dato, ma, in senso figurato, ho tenuto una mia contabilità di quanto ricevuto e quanto dato, e, complessivamente, ho perseguito l'obiettivo che fosse sempre più alto l'ammontare in credito che quello in debito.
    Devo precisare che sono molto selettivo nella mia disponibilità verso il prossimo. Se giudico che qualcuno non sia una brava persona o non abbia meriti o sia bugiardo o fedifrago non avrà nulla da me. Aiuto volentieri chi se lo merita e mi impegno con passione per le cause che ritengo giuste: come fanno (quasi) tutti, direi. Nel complesso, mi sembra di essere un cittadino di qualità accettabile.
    Eppure, non ho nessuna prospettiva di un “premio” nell'altra vita; né di una “punizione”, se è per questo. È solo per la mia coscienza, per il fatto di poter guardare ogni persona che incontro dritto negli occhi, con sguardo sincero e senza ombra di frode, che mi comporto onestamente. Tradimenti, sotterfugi e bugie mi danno un senso di malessere, mi sentirei un verme se imbrogliassi il prossimo.
    Quanto al darsi alla pazza gioia, al divertimento sfrenato e ai piaceri, ritengo di essere molto sobrio, dal momento che il massimo del godimento per me è fare un'escursione tra i monti. Se porto i ragazzi alle giostre o al parco acquatico, faccio volentieri anch'io un giro sull'otto volante o una scivolata sul toboga.
    Penso che tutto questo sia perfettamente compatibile con la morale cristiana!
    Certo, la quantità di divertimenti a cui ci si può dedicare è severamente limitata dalle risorse economiche personali, oltre che dal tempo libero: almeno per tutti quelli che devono lavorare per guadagnarsi il pane. Chi è molto ricco è anche molto esposto ad indulgere nei piaceri sino ad abusarne e scivolare nel vizio.
    Ci sono poi individui asociali che non hanno alcuna remora a danneggiare il prossimo per il proprio tornaconto: i delinquenti comuni, certamente, ma anche alcuni influenti personaggi pubblici che abusano del proprio potere.
    È curioso notare che alcuni dei peggiori delinquenti (i mafiosi per esempio) manifestano esteriormente grande devozione verso i simboli religiosi.
    Il sistema ricompensa/punizione (paradiso e inferno) sembrerebbe lo strumento migliore per controllare la tendenza antisociale degli individui violenti o criminali. Ma funziona davvero? Tante volte mi è capitato di pensare quanto sarebbe bello se l'inferno esistesse davvero, e i malvagi prima o poi finissero là. Però qualunque forma di vendetta o rivalsa non serve a nulla, neppure quando è amministrata dalla società, attraverso la legge. Nei Paesi dove le pene sono più severe la delinquenza non è meno diffusa. Penso che, almeno per quanto riguarda coloro che delinquono spinti dal bisogno, più giustizia sociale ed equità darebbero migliori risultati del carcere.
    C'è una soluzione a questi complessi problemi? Forse sì. Suggerirei a Teofilo di studiare le antiche società gilaniche. Potrebbe esserne sorpreso (positivamente).

    Replico ora a Caterina che dice: «Dio è morto sulla croce per riscattarci dal peccato».
    Questo assunto implica un concetto profondamente sbagliato, ma rovesciando il punto di vista il concetto diventa profondamente giusto!
    È profondamente sbagliato, infatti, parlare di un ipotetico “peccato originale” da cui sarebbe afflitta tutta l'Umanità, e da cui avrebbe necessità di essere riscattata.
    La responsabilità è personale, ed è assurdo attribuire una colpa a chi non era neppure nato, all'epoca del presunto “delitto”.
    Ma è profondamente giusto, dire che abbiamo un dovere di responsabilità verso i nostri figli e discendenti. Gli errori che commettiamo oggi potrebbero essere scontati fino in un lontano futuro, da chi verrà dopo di noi!
    Noi abbiamo la Terra in prestito dai nostri figli: questo è il modo corretto di vedere le cose. Dobbiamo usare con criterio e rispetto il patrimonio che ci viene dato modo di godere, per la durata della nostra vita, e consegnarlo intatto – sarebbe ancora meglio, arricchito – ai nostri posteri.
    Intendo un patrimonio non solo materiale ma anche di cultura e sapere: chi ha aumentato in modo significativo tale patrimonio sono i pochi Giganti del pensiero che hanno fatto progredire la conoscenza, ma ciascuno di noi, nel suo modesto ambito, può farsi parte diligente per preservare i beni materiali e intellettuali dell'Umanità.

    Caterina dice: «la Chiesa ha cercato la Verità e quando l'ha trovata l'ha sigillata con i dogmi».
    Mi viene in mente di proporre un'analogia, parafrasando la sua dichiarazione: «i matematici hanno cercato le verità dei numeri e quando le hanno trovate le hanno sigillate con i teoremi».
    La differenza sostanziale tra le due affermazioni è che i teoremi sono prove logiche rigorose delle verità matematiche, mentre i dogmi discenderebbero da una ipotetica “illuminazione” divina. La Storia però ci racconta, stavolta in modo assai preciso, come e perché le “verità” religiose si sono formate e trasformate attraverso i secoli.

    Per fare qualche esempio: nell'anno 375, sebbene i primi cristiani venerassero solo Dio, la Chiesa introdusse il culto dei santi e degli angeli; successivamente nel 431 il Concilio di Efeso proclamò Maria “Madre di Dio”. Questi e altri provvedimenti dovevano accontentare le istanze del popolo che, come Caterina giustamente osserva, all'epoca della nascita del Cristianesimo era abituato al paganesimo. In particolare la Madonna doveva riempire il “vuoto” lasciato nella venerazione popolare dalla sparizione delle varie dee della religione pagana.
    Maria dunque prese il posto, nella devozione popolare, di Diana, Iside, Artemide. Infatti, molte caratteristiche del culto della Madonna risalgono a divinità femminili precristiane. L'iconografia della Vergine con in braccio il bambino è ispirata al culto di Iside (ivi comprese le grotte come tipico luogo di apparizioni). Lo stesso racconto della verginità di Maria e della nascita miracolosa di Gesù fu aggiunto ai Vangeli posteriormente, per facilitare la diffusione del Cristianesimo fra i pagani che già erano abituati ai racconti riguardanti esseri semidivini, figli di un dio e di una donna vergine (Eracle, Mithra, Horus).
    Nel 593 il Vescovo di Roma (non c'erano ancora i papi!) Gregorio Magno decretò l'esistenza del purgatorio. Questa geniale invenzione ha permesso alla Chiesa, per molti secoli, fino a tutt'oggi, di vendere suffragi, indulgenze, promozioni in paradiso, realizzando ottimi introiti economici, macchiandosi però di simonia.
    Il primo papa è del 610. L'idea fu dell'imperatore Foca, che prese il potere facendo assassinare il suo predecessore. Per tale crimine, il Vescovo Ciriaco di Costantinopoli lo scomunicò, ma Foca, per ritorsione, proclamò “papa” (ossia capo di tutti i vescovi) il Vescovo di Roma, Gregorio I, il quale tuttavia rifiutò il titolo, rimanendo fedele alla tradizione episcopale della Chiesa Cristiana dell'epoca. Ma già il successore, Bonifacio III, fu pronto ad avvalersi del titolo di “papa”.
    Si scardinava così l'insegnamento di Gesù: «Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “maestri”, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.» (Mat 23,8-10).
    Nel 788 la Chiesa Cattolica adottò ufficialmente l'adorazione della croce, delle immagini e delle reliquie dei santi. I primi cristiani, proprio come gli ebrei, consideravano idolatria ogni pratica di questo tipo. Poiché il secondo dei famosi dieci comandamenti di Mosè proibiva il culto delle immagini, e ciò poteva turbare i devoti, la Chiesa modificò la lista dei dieci comandamenti, censurando il secondo e, per far tornare i conti, spezzando in due l'ultimo.
    Nel 995 Giovanni XIV introdusse la canonizzazione dei santi. Nel Nuovo Testamento il termine “santi” si riferisce a tutti i membri della comunità. Infatti Paolo conclude le sue lettere con la tipica espressione “un saluto a tutti i santi”. L'idea che essere “santo” sia una condizione peculiare ed elitaria è perciò in contrasto con le Scritture.
    Nel 1079 papa Gregorio VII introdusse il celibato dei preti.
    Nel Nuovo Testamento si dice l'esatto contrario, ovvero secondo Paolo il vescovo dovrebbe avere famiglia, in quanto: «... bisogna che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. Sappia dirigere bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità, perché se uno non sa dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?» (I Epistola a Timoteo, cap. 3).
    Nel 1090 venne introdotto il rosario. Ciò costituisce l'ennesimo capovolgimento dell'insegnamento di Gesù, che disse: «... E nel pregare non usate inutili dicerie come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per la moltitudine delle loro parole.... Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta, e serratone l'uscio fai orazione al Padre tuo che è nel segreto...» (Mat 6,5-8).
    Nel 1184 il Concilio di Verona istituì l'inquisizione per gli eretici. Da questa data e per oltre cinque secoli la Chiesa commise crimini ed atrocità di ogni genere sterminando milioni di innocenti.
    Si potrebbe continuare con un elenco foltissimo nei secoli seguenti, riempiendo (come infatti sono stati riempiti) parecchi volumi per raccontare come la Chiesa sia andata in deriva rispetto alle sue finalità originarie per creare un sistema di potere temporale monolitico e assoluto, deriva che ha avuto, anche sotto il profilo ideologico, il suo culmine finale nella connivenza con il nazifascismo. A tale proposito si veda questa documentazione:
    www.luogocomune.net/site/modules/sections/index.php?op=viewarticle&a...

    Questo dovrebbe rispondere anche all'obiezione di Teofilo, che parlava di “puntualizzazioni e precisazioni”: si tratta di puntualizzazioni piuttosto drastiche, direi, e non sempre limpide, anzi persino in alcuni casi nette deviazioni dai «principi eterni divini enunciati nelle Scritture»; perciò io mi rallegro molto, che oggi la Chiesa non bruci più gli eretici sul rogo, e che abbia intrapreso una nuova via di ecumenismo.
    Si tratta di una “sterzata” molto secca e molto recente, come specifica Caterina: «... è quanto si sta facendo in questi ultimi 40 anni...»; ma va bene così.
    Dunque l'evoluzione della Religione Cattolica non è stata sempre lineare, ma a tratti è stata un'involuzione, un allontanamento anche drastico dai principi originali del Cristianesimo. Forse è stata proprio la Chiesa, a marciare in contromano, per qualche lungo periodo della sua storia.
    Quindi, userei molta cautela, se volessi difendere la posizione della Chiesa, nel proclamare che i dogmi siano “verità sigillate”. Non è affar mio, ma ho l'impressione che alcuni di quei sigilli adesso si stiano rivelando imbarazzanti.
    Però, ripeto, oggi c'è un sentimento diverso, e ne sono lieto. Eccomi a proporre un dialogo, in vista di un bene comune e, a mio parere, superiore.

    Teofilo obietta: «Penso che sia molto difficile ottenere che molti abbiano uno stile di vita a favore degli altri, se per tale scelta non vi è alcuna motivazione di ordine soprannaturale; già questo è difficile da parte degli stessi credenti, dai quali ci si aspetterebbe un impegno continuo per il prossimo in forza della propria fede nella giustizia di Dio.
    Ciò non toglie che si debbano fare tentativi in tal senso, ma senza sperare comunque che questo risolva i problemi dell'umanità. La Chiesa sa che la sua missione non si può limitare all'azione sociale e alla solidarietà perché in tal caso fallirebbe miseramente. Una tale riduzione non solo non servirebbe alla salvezza eterna ma neppure al miglioramento sulla terra, proprio perché perdendo di vista il valore fondamentale, non si capirebbe perché doversi impegnare a favore di altri pagando di persona. Ognuno arriverebbe alla conclusione di s.Paolo: arraffo quanto posso finché posso perché dopo non ci sarà più nulla da sperare.».

    Ebbene io non sono così pessimista, perché ho visto molti impegnarsi per puro disinteressato entusiasmo. Inoltre parecchi studi di sociologia dimostrano che, in ogni tipo di società, la collaborazione tra gli individui è vantaggiosa anche per il singolo.
    Non mi dilungo qui a riportare alcuno stralcio di tali argomenti, ma voglio sottolineare che la categoria di problemi a cui mi riferisco genera effetti devastanti a cui nessuno può illudersi di sfuggire.
    Negli anni del dopoguerra, preoccupati dalla minaccia di un possibile conflitto tra Stati Uniti e Unione Sovietica, con l'impiego di armamenti nucleari, gli svizzeri iniziarono a costruire rifugi antiatomici in numero tale da poter ospitare l'intera popolazione del Paese. Quasi ogni abitazione, ad un certo momento, aveva il suo rifugio sotterraneo bunkerizzato sempre rifornito di viveri e acqua, per poter sopravvivere al sicuro in attesa che si depositasse l'eventuale fall-out radioattivo.
    Queste misure oggi appaiono superate, ma a me sembrano anche patetiche, nel loro incredibile egoismo. Forse gli svizzeri pensavano che la loro millenaria neutralità li avrebbe preservati anche in un simile scenario apocalittico, e che bastasse tenere la testa sotto la sabbia abbastanza a lungo per poi poter tornare indisturbati a produrre cioccolata e fabbricare orologi.
    Oggi l'apocalisse prossima ventura non lascerebbe scampo a nessuno, perché quello che stiamo provocando è un disastro di proporzioni immani: la bomba demografica!
    Quando sopra scrivevo che abbiamo un dovere di responsabilità verso i nostri figli, in realtà avrei dovuto includere nei soggetti responsabili anche i nostri padri, che con scarsa lungimiranza hanno seguito un modello di sviluppo forsennato e senza limiti. Oggi che la crisi economica attanaglia i Paesi industrializzati, il mantra è sempre quello: “crescita”, “sviluppo”... ma fino a quando? Qualcuno si è accorto che il mondo non ha una superficie infinita? Inoltre il mondo non è tutto fertile e ridente come l'Alto Adige. Molte vaste aree sono del tutto inadatte alla vita umana, e il fatto di averle comunque colonizzate non significa averle rese abitabili. Se l'Arabia Saudita, per esempio, o gli Emirati hanno avuto un enorme sviluppo, e oggi sono nazioni ricche e hanno estese autostrade e grandi città piene di edifici lussuosi e modernissimi, è solo grazie al petrolio e al metano, di cui i paesi industrializzati hanno bisogno e che pagano a caro prezzo; altrimenti, là ci vivrebbero solo pochi beduini con qualche tenda e un gregge di capre macilente.
    Ma per far funzionare una città con milioni di abitanti in mezzo al deserto occorre una quantità di energia mostruosa: per pompare e desalinizzare l'acqua del mare, per l'elettricità, per i trasporti, per la produzione del cibo, etc. e tutta questa energia viene dal petrolio. Che cosa sarà di tutta quella gente quando il petrolio sarà finito?
    Stiamo già oggi consumando una volta e mezza le risorse sostenibili della Terra. Le insostituibili foreste pluviali vengono abbattute ad un ritmo sempre crescente. Il clima si sta surriscaldando e le riserve d'acqua si stanno esaurendo.
    Prendiamo un altro diverso esempio: per secoli e secoli i giapponesi hanno vissuto in case di legno e bambù, di un solo piano, con il tetto di paglia, il pavimento di stuoie sul quale si sedevano davanti a bassi tavolini. Un terremoto pur fortissimo poteva fare pochi danni: anche se la casa fosse crollata, le persone non si sarebbero ferite gravemente.
    Poi è arrivato lo sviluppo industriale: alcune delle più grandi aziende del mondo sono giapponesi; sono state costruite città di grattacieli altissimi e grandi autostrade e treni superveloci e molte centrali atomiche per avere energia a basso costo. Tutto ciò è stato costruito con criteri rigorosamente antisismici, applicando il meglio della tecnologia, ma tutto il territorio è stato antropizzato, perché il Giappone ha una superficie poco maggiore dell'Italia, e bisognava farci stare una numerosa, laboriosa popolazione, più del doppio di quella dell'Italia (che è già uno dei paesi più sovrappopolati). Il risultato è un gigante dai piedi d'argilla, come il recente cataclisma ha dimostrato, facendo quasi esplodere una centrale atomica, che comunque ha contaminato una vastissima area comprendente campagne e città rendendole inabitabili per secoli, come a Cernobyl. Non si può costruire tutto quello che si vuole dovunque si vuole, prima o poi la natura rivendicherà la sua legge che noi umani sistematicamente, volontariamente, violiamo.
    In ogni modo, se anche il mondo fosse tutto come l'Alto Adige, presto o tardi verrebbe tutto occupato, e non sarebbe possibile comunque continuare indefinitamente nello sviluppo: “crescete e moltiplicatevi” è un incitamento che andava bene per le dodici bellicose tribù di Israele, per le quali il mondo era la Palestina da occupare a costo del genocidio delle popolazioni che vi abitavano prima di loro. Oggi, per l'Umanità ciò equivale all'incitamento al suicidio, ma con il corollario della distruzione finale del pianeta.

    È così difficile che la Chiesa, con prudenza e saggezza, possa emettere una nuova enciclica, una puntualizzazione o precisazione del dogma, chiarendo che “crescete e moltiplicatevi” va letto come “crescete nella consapevolezza e nel giudizio e moltiplicate le attenzioni per la salvaguardia dell'ambiente e della natura”?

    Sembra un proposito irraggiungibile, cambiare una tendenza in atto che ha la forza di una valanga, ma è proprio attraverso la presa di coscienza di ognuno che ci si può arrivare. Se la parola “democrazia”, ossia governo del popolo, ha un senso, dovrebbe essere possibile cambiare, un poco alla volta, la situazione. In Islanda ci stanno riuscendo. Anche per questo non sono così pessimista da darmi subito per vinto.

    Torniamo un attimo alla difficile questione della predestinazione; Caterina porta questa argomentazione: «Dio non obbliga Maria all'evento ma le chiede una sorta di permesso... l'Angelo non le dice di essere incinta, ma attende la sua risposta e in quel fiat avviene il prodigio dell'incarnazione...».
    Purtroppo questo punto di vista è incompatibile con il dogma dell'Immacolata Concezione: «La beatissima Vergine Maria fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento» (Papa Pio IX, “Ineffabilis Deus”, 8/12/1854).
    Dunque, se Maria non avesse accettato di diventare la madre di Gesù, esercitando il suo libero arbitrio, che avrebbe fatto l'Angelo? C'era forse nei paraggi un'altra beata Vergine immune dal peccato originale sin dal concepimento, pronta diciamo così come “riserva”, alla quale rivolgersi? Oppure avrebbe dovuto rinunciare, e Gesù non sarebbe più venuto a salvarci (tremenda responsabilità di Maria!), o magari tutta l'operazione sarebbe stata rimandata a tempi di maggior “pienezza”?
    Come si vede, l'onniscienza estesa nel tempo e nello spazio porta a paradossi insolubili se pretendiamo di conciliarla con il libero arbitrio.

    Ora vediamo un altro punto interessante, anzi fondamentale, infatti questo, secondo me, coglie il nocciolo della questione. Caterina scrive: «Pietro ... compie un atto di fede, si fida di Gesù e risponde per tutti noi: "Signore! dove vuoi che andiamo? Tu solo hai parole di vita eterna..."».
    Quando mio padre è mancato in circostanze tragiche, qualche anno fa, siamo rimasti tutti molto scossi, nella mia famiglia. I miei genitori non sono mai stati particolarmente devoti, ma, a modo loro, hanno sempre avuto una fondamentale fede nella vita ultraterrena, e sono sempre stati molto uniti. Mia madre ha la speranza di rivedere le persone amate, quando verrà il suo tempo di lasciare la vita. La mia mamma sa benissimo come la penso io al riguardo, ma questo non incrina minimamente le sue convinzioni: pensa che le mie siano opinioni, legittime ma non condivise. Ebbene, se ci fosse un modo di dissuaderla dal suo convincimento, io sarei il primo ad oppormi con tutte le mie forze ad attuarlo. Non posso pensare di privarla della sua consolazione, per quanto vana sia. Non sarà mai disillusa, e vivrà più serenamente gli anni che le restano.

    Il nucleo della questione è proprio quella “vita eterna” che molte religioni promettono. Un'illusione paradossale anche questa, giacché, come potrebbe trascorrere l'eternità per una coscienza individuale limitata? Ma è una consolazione potente, e tanti preferiscono non analizzare le conseguenze di un'idea così assurda, e cullarsi nell'utopia consolatoria.
    Eppure ci sono religioni che non promettono affatto la vita eterna, e alcune persino non proclamano neppure l'esistenza di alcuna divinità. Queste tra l'altro sono proprio quelle che a me, come idea filosofica, riescono più “simpatiche”, ma forse sono anche quelle che raccolgono meno i “semi del Verbo divino” che la Chiesa Cattolica oggi, nella sua nuova visione ecumenica, trova sparsi nelle altre religioni.

    La mia obiezione è: davvero la nostra esistenza ci sembra così importante, da dover scomodare un Essere onnipotente per salvaguardare i nostri destini? Non sarà che i nostri destini siano invece del tutto nelle nostre mani?
    Caterina dice: «Mentre è eresia, per esempio, pensare che uno nasce predestinato ad una sorte orrenda... Siamo tutti predestinati alla morte nel momento in cui nasciamo ma il come ciò avverrà dipenderà dalle scelte che faremo, perfino da quelle scelte che sul momento non comprendiamo, ma che saranno determinanti per il nostro avvenire...».
    Siamo d'accordo che ogni nostra scelta può essere determinante per il nostro avvenire, ma non solo a livello individuale. Oggi l'Umanità detiene il potere di preservare o di distruggere il mondo che abita, e con esso, di preservare o distruggere anche sé stessa.
    Un bambino che nasce oggi nell’Africa Sub-sahariana ha una probabilità su 7 di morire prima di aver raggiunto i 5 anni di età. Questa non è predestinazione ad una sorte orrenda?

    Caterina dice ancora: «... dobbiamo ribaltare certe prospettive... discutere non come se Dio non esistesse, ma discutere come se Dio esistesse...».
    Questo discorso mi richiama alla mente un argomento noto come “scommessa di Blaise Pascal”.
    Non riporto qui il contenuto di questo famoso argomento, che sicuramente voi già conoscete benissimo, ma rimarco come tale argomento venga annoverato tra le principali prove dell'esistenza di Dio. Ebbene, a me sembra invece che non provi nulla quanto all'esistenza di Dio! Ben consapevole della mia misera competenza filosofica, sarei davvero grato a chi mi spiegasse sotto quale aspetto un simile argomento possa provare l'esistenza di Dio.

    Ho escogitato invece per mio conto una brillante prova della non esistenza di Dio.
    Eccola qui. Poniamoci la domanda: “Dio è ateo?”.
    Se Dio non è ateo, allora è credente, cioè crede in un Essere Superiore.
    Ma non può esserci un altro Essere Superiore, perché c'è un unico Dio (Lui), quindi Dio non può essere credente.
    Se Dio è ateo, allora significa che non crede in un Essere Superiore. Ma l'Essere Superiore è Lui, quindi Dio non crederebbe in sé stesso. Che Dio non creda alla propria esistenza porta ad un paradosso insanabile. Se ne deduce che Dio non può esistere.
    Bene, non posso in realtà essere sicuro che l'argomento sia davvero originale, può anche darsi che qualcun altro ci avesse già pensato; io però non ne sono a conoscenza (dopotutto, non sono onnisciente!) e lo presento come mio. Se qualcuno è in grado di proporre una confutazione, sarò felicissimo di studiarla.

    Ora però, mi viene in mente un aforisma di Félix Le Dantec: «Una cosa mi ha sempre profondamente stupito: che i credenti di tutti i tempi abbiano cercato e fornito prove dell'esistenza di Dio. E, naturalmente, tutte queste prove sono irrefutabili per coloro che le utilizzano. Disgraziatamente sono tali soltanto per loro: provano che essi credono in Dio, e niente più.».
    Credo che questo motto colga il nocciolo della questione in modo assolutamente preciso. Anzi, possiamo compiere un grande passo in avanti, e riconoscere che, in realtà, ciascuno di noi cerca ciò che dia sollievo alla propria angoscia.
    Chi trova la propria pace nella Fede in Dio, vi si sostiene saldamente e per nulla al mondo lascerebbe la presa.
    È chiarissima per esempio la testimonianza di Antonio, che ha trovato la sua via verso la pace attraverso l'accettazione della dottrina cattolica.
    Io invece, ho trovato serenità e sollievo nella calma accettazione della mia finitezza. Solo apparentemente siamo agli opposti.

    Un'ultima nota. Rilevo da parte di Caterina una sollecitudine verso di me, che si esprime in quell'invito: «...sei qui perché chiamato in qualche modo da Dio a rispondere sulle tante domande che ci affollano la mente... anche tu, come me sei libero di scegliere... ti invito a soffermarti sul quel vuoi tu? che Cristo continua a domandare al nostro cuore...»; e anche Antonio mi rivolge un augurio simile: «...auspico di tutto cuore che lei possa vincere questa battaglia, trovando in Cristo la sorgente di ogni sua ricerca e della sua pace.».
    Io sono commosso della cortese premura che mi riservate, ma, come ho spiegato sopra, sono già perfettamente sereno così. Non sono alla ricerca di una nuova sintesi ideale: ne sono stato alla ricerca per molti anni, ed ero inquieto e angosciato prima di raggiungere la mia personale illuminazione, trovata solo di recente. Io capisco perfettamente che dal vostro punto di vista la mia posizione sembra inesorabilmente sbagliata, e che vi sentite in dovere di cercare di farmi vedere l'errore affinché io mi corregga. Viceversa a me la vostra posizione non sembra inesorabilmente sbagliata. La Fede vi aiuta a vivere meglio, a seguire uno stile di vita sobrio, vi fa sentire di essere nel giusto, dà un senso alla vostra esistenza, vi aiuta a superare le sofferenze della vita, a vincere i momenti di disperazione... io questo supporto lo trovo in me stesso, e nella mia grande visione: sono convinto che, se l'Umanità saprà superare questi tempi di crisi, di gran lunga i tempi più difficili in tutta la sua storia (e non mi riferisco certo solo alla crisi economica), ci sia un futuro splendido davanti.
    Perché i mezzi per realizzare un nuovo paradiso terrestre oggi ci sono tutti: sono solo impiegati malissimo, spesso nel modo contrario al bene dell'Umanità.
    Credo nella possibilità che un giorno le persone sapranno vivere e realizzarsi in condizioni di autentica libertà.

    Ancora grazie della vostra grande pazienza, cordiali saluti a tutti,
    Moreno
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    Caterina63
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    00 01/09/2011 20:40
    [SM=g1740733]Gentile Moreno... lei ora complica di più il discorso, non che questo sia male o sbagliato, l'apprfondimento è sempre un buon segnale, ma qui usciamo fuori dalla domanda principale: cos'è per voi la fede? e purtroppo senza averla risolta nel senso che, lei  passa un pò troppo sopra, o sotto.... le risposte ricevute....
    le faccio un esempio, lei dice di aver letto TUTTA la Bibbia e le diversi edizioni e le diverse traduzioni.... ma perdoni... la fede non è "leggere" la Bibbia.........


    saprà infatti, se l'ha letta, che durante le famose "tentazioni" a Gesù nel Deserto anche Satana dimostra di conoscere le Scritture a memoria, ma  dimostra anche di non saperle interpretare....o comunque sia, dimostra una volontà propria a fare il contrario di ciò che la Scrittura dice....

    Lei non crede in Cristo ma crede nella scienza..... ma le rammento che la scienza è dono di Dio e non è invenzione dell'uomo, e chiede:

    trovare una condivisione di intenti nel proposito che mi sta a cuore: diffondere la coscienza del pericolo a cui sta correndo incontro l'Umanità a causa dello sfrenato sfruttamento delle risorse, determinato principalmente dallo scellerato egoismo che affligge la società attuale.

    senza dubbio, caro Moreno che ponendo la fede solo nella scienza lei vedrà solo catastrofi nel futuro, al contrario, se lei METTESSE INSIEME FEDE E RAGIONE comprenderebbe che la Natura stessa è soggetta A DELLE LEGGI che non sono scientifiche ma atte a dei TEMPI DETERMINATI da "Qualcun Altro"


    dovrebbe ricordare nella Bibbia quando Gesù COMANDA AI VENTI ED ALLE ACQUE placando la tempesta... e dovrebbe ricordare le profezie sulle catastrofi naturali degli "ultimi TEMPI" descritti dal Cristo.... e mi creda, nulla a che vedere con altre profezie extra cristiane....
    Vede, la Natura come l'Uomo ha subito ciò che chiamiamo la CORRUZIONE del Peccato Originale.... ora, se lei mi nega il ricorso alla FEDE, è impossibile rispondere alle sue osservazioni... al contrario è importante ritornare su ciò che intendiamo PER FEDE....
    ma lei rifiuta il Peccato Originale....

    e rischia di contraddirsi perchè da una parte crede nella scienza, ma non può dimostrarmi, non ha le prove, che il Peccato Originale non esiste, però lo rigetta, lo rifiuta attraverso una sua opinione che pur rispettando non risolve il dramma che è stato ed è questo Peccato...

    Il Peccato Originale parte invece proprio da quel rispetto di Dio per l'Uomo NEL SUO LIBERO ARBITRIO... Adamo ed Eva non sono soltanto figure "simboliche", dietro ogni simbologia si cela UNA REALTA' che diversamente sarebbe impossibile spiegare.... Adamo ed Eva sono esistiti diventando anche una chiave di lettura ricca di simbolismi che tentano di spiegarci certi avvenimenti...
    Senza dubbio che il peccato è un atto personale, ma in quel frangente essi sono la chiave di lettura di e per TUTTA L'UMANITA'... la loro scelta, fu anche la nostra e come lei stesso dimostra, caro Moreno, il Peccato Originale le consente di scegliere ancora una volta da che parte stare....

    e tale Peccato Originale non cominciò neppure da Adamo ed Eva ma dalla scelta di Lucifero di porsi contro Dio... e in questa decisione attirare la Creatura umana da Lui creata...si può dire che Dio, pur di rispettare questo libero arbitrio, accetta di essere respinto da quella creatura angelica che in realtà potrebbe trovare solo in Lui la sua piena felicità. Questo discorso vale analogicamente anche per la vicenda umana.
    Senza dubbio, per altro, come insegna lo stesso san Tommaso d'Aquino: il male, il peccato in sè non esiste...non si è autogenerato da sè... il male ha avuto inizio nel momento in cui LA VOLONTA' di chi creato da Dio aveva tutto, decise di fare a meno di quella pienezza e di porsi contro Dio....

    Quando Gesù spiega la frase O DIO O CONTRO DIO, O CON ME O CONTRO DI ME, dice una verità che è sotto i nostri occhi.... ossia NON ESISTE UNA TERZA VIA, NON ESISTE UN'ALTRA STRADA...con Dio è la beatitudine, senza Dio è il nulla e poichè neppure il nulla di per sè non esiste, questo nulla è il PECCATO, IL MALE, L'INFERNO.... la scienza non le darà nulla senza la fede....la fede invece arricchisce la scienza, è un dato oggettivo, mentre il rifiuto è un dato soggettivo....


    Caro Moreno, il fatto che lei non crede al Peccato Originale non elimina il Peccato Originale, comprende?
    invece, il fatto che noi crediamo nel Peccato Originale mette in moto la ragione stessa e si avanza nella ricerca della verità....


    La fede Cattolica, pur essendo senza dubbio un atto di FIDUCIA in Gesù di Nazareth e negli Apostoli dopo il Suo ritorno al Padre, non è tuttavia "fiducia" e basta... la fede per noi è UN RAPPORTO VIVO, UN TU PER TU, CON DIO, IN CRISTO CHE LO HA RIVELATO.... non si annoi a sentirmi parlare nuovamente di questi concetti, la scienza stessa e nessun altro ha risposte alle sue dotte osservazioni, ma nel rapporto che c'è fra noi e Dio, la fede, noi abbiamo molte risposte che pur non risolvendo il problema, lo chiariscono.... dopo di che ci saranno eventi che nessuno potrà impedire, neppure la scienza... ma che noi sappiamo e la fede in Cristo ci dice come affrontarli, come superarli....

    Gesù invita a fare una lettura diversa di quei fatti, collocandoli nella prospettiva della conversione  ENON DEL CATSTROFISMO: le sventure, gli eventi luttuosi, non devono suscitare in noi curiosità o ricerca di presunti colpevoli, ma devono rappresentare occasioni per riflettere, per vincere l’illusione di poter vivere senza Dio, e per rafforzare, con l’aiuto del Signore, l’impegno di cambiare vita.
    Di fronte al peccato, Dio si rivela pieno di misericordia e non manca di richiamare i peccatori ad evitare il male, a crescere nel suo amore e ad aiutare concretamente il prossimo in necessità, per vivere la gioia della grazia e non andare incontro alla morte eterna. Ma la possibilità di conversione esige che impariamo a leggere i fatti della vita nella prospettiva della fede, animati cioè dal santo timore di Dio.

    "Prendete la terra e soggiogatela".... anche a voler correggere i nostri errori, lo sfruttamento delle risorse ci sarà sempre, il punto non è lo sfruttare, ma il come lo facciamo, l'ingordigia, la voglia di fare danaro, i guadagni di potere... se i dinosauri sono esistiti veramente e sono scomparsi, non fu certo colpa dell'uomo, ma il termine del loro tempo....


    la società si affligge maggiormente quanto più maggiormente eleva la scienza al posto di Dio...ciò che deve comprendere è che la vera catastrofe è il conflitto fra l'uomo e Dio e non quello della Natura con la terra...
    La Terra, nella sua costante NATURALE troverà rimedi per sopravvivere, o mutare (leggasi per esempio le varie ere geologiche) ma che la sua fine avverrà è un dato scientifico nonchè religioso...
    - scientifico perchè è dimostrato che il Sole è destinato a spegnersi....qualcuno parla di 50 mila anni ancora, altri un pò meno, altri scienziati addirittura dicono che avremmo ancora almeno 100mila anni di sole...
    - religioso perchè Gesù ci ha fornito i dettagli dei fatti, ma non ci ha detto come e quando avverrà...
    inoltre, parlando di TEMPO E DI TEMPI è naturale che parliamo di momenti definiti, che finiranno o che muteranno.... come vede qui scienza e fede avanzano di pari passo e fino ad oggi la scienza non ha mai smentito, scientificamente parlando, alcuna affermazione biblica sull'uomo, sul suo essere e divenire...
    mentre la fede ha dato alla scienza un supporto indiscutibile e sempre una sollecitazione ALLA COLLABORAZIONE...

    la fede pertanto non è mera contemplazione...MA E' UNA COLLABORAZIONE CON DIO...legga qualcosa del professor Zichichi....ha scoperto il primo esempio di antimateria nucleare.....senza dubbio ha ricevuto anche molte critiche solo perchè ha saputo dimostrare la collaborazione fra la scienza e la Fede: fede e ragione...

    la contemplazione, caro Moreno, riguarda invece proprio ciò che la fede vive con la ragione....
    noi non contempliamo il nulla.... quando Gesù ascende al Cielo, l'Angelo dice ai discepoli che erano rimasti rapiti da ciò che vedevano: Uomini di Galilea, perchè state a guardare il cielo?
    Gesù era andato via FISICAMENTE, certo, ma non nelle nuove sembianze assunte... Noi contempliamo IL MISTERO che non è una sorta di muro invalicabile, ma è un ORIZZONTE CHE NON VEDIAMO PERFETTAMENTE...ma che possiamo pregustare, prevedere, presentire.... la fede è, come dice san Tommaso d'Aquino IL SESTO SENSO DELL'UOMO...


     l'uomo contempla così la VERITA' che pur avendo davanti a noi, è spesso offuscata dalle nostre personali opinioni, dagli idealismi, dalle ideologie... dal nostro orgoglio e dalla nostra superbia che non mette solo a rischio il futuro dell'uomo nello sfruttamento delle risorse, ma mette a rischio anche il suo DIVENIRE rifiutando Dio, rifiutando Cristo!



    Riguardo ai Dogmi, ci ritorneremo, perchè non è corretto dire "nell'anno 375 la Chiesa introdusse IL CULTO DEI SANTI" a dimostrare o a significare che "prima" il culto ai santi non c'era...
    a tal proposito suggerisco l'approfondimento di questo thread sul Dogma e la sua formazione nel tempo:
    dalla verità al dogma, dal dogma alla verità....
    ma ci ritorneremo su se lo vorrai....inoltre non so se per difetto o per una strana coincidenza.... ma hai riportato un elenco usato dai Pentecostali, i prtestanti del XX secolo che ovviamente lavorano contro la dottrina della Chiesa, e quel modo di riportare le date sulle dottrine non è corretto... almeno in questo, caro Moreno, ABBI FEDE....
    ossia, se vuoi IMPARARE CHE COSA DICE DAVVERO LA CHIESA E COSA SONO LE DOTTRINE, almeno ascolta noi qui visto che ci hai interpellati e che forse ne sappiamo un tantino di più di chi rifiuta la verità tramandata dalla Chiesa...
    ma ripeto, con calma ci ritorneremo su e affrontando una dottrina e un dogma alla volta con tanto di spiegazione che già potrai trovare nelle varie sezioni del forum dedicate ai Sacramenti, alle devozioni, a Maria, ecc....

    al momento è importante e fondamentale chiarire sulla FEDE, che cosa è, cosa NON è.... e l'importanza del fatto che la conclusione alla quale dobbiamo sforzarci entrambi, è quella di fare posto a Dio mettendo da parte il nostro "io"....

    Un abbraccio





    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 02/09/2011 12:18
    [SM=g1740733]Gentile Moreno.... un'amica di un altro Blog accessibile dal titolo sottostante dell'articolo, mi ha segnalato quanto segue da proporle come riflessione...

    gliela giro volentieri...


    Spunti di riflessione dopo la GMG

    “In quello stesso giorno, alla sera, Gesù disse loro: «Passiamo all'altra riva». I discepoli, congedata la folla, lo presero, così com'era, nella barca. C'erano delle altre barche con lui. Ed ecco levarsi una gran bufera di vento che gettava le onde nella barca, tanto che questa già si riempiva. Egli stava dormendo sul guanciale a poppa. I discepoli lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che noi moriamo?» Egli, svegliatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!» Il vento cessò e si fece gran bonaccia. Egli disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?» Ed essi furono presi da gran timore e si dicevano gli uni gli altri: «Chi è dunque costui, al quale persino il vento e il mare ubbidiscono?» [Mc 4,35-41]


    Di fatto durante l'Esposizione del Santissimo, l'Adorazione e per tutta la Benedizione, si è vissuto "un momento di grazia così potente che il vento e la pioggia si sono interrotti per rispettare e lasciar sovranamente soffiare lo Spirito".

    La veglia indimenticabile

    Era sera. Nulla che facesse presagire quello che da lì a poco sarebbe successo. La Chiesa cattolica stava lì. C’era il successore di Pietro, c'erano cardinali, vescovi, sacerdoti e un’infinità di giovani. Tutto procedeva regolarmente. Fino a quando la barca di Pietro, la Chiesa, fu assalita da una bufera. Vento forte, pioggia battente. Il programma della serata stravolto. La paura di un crollo della struttura su cui stava il Papa, il crollo di alcune cappelle costruite per la custodia del Santissimo Sacramento. La paura di una fuga di massa, con tutte le conseguenze del caso. Niente di tutto questo. La Chiesa è rimasta lì con Pietro, il Papa Benedetto XVI, la tempesta è passata e tutto, seppur con qualche modifica, è ripreso.

    Era la sera del 19 agosto scorso. A Madrid, Spagna. A duemila e passa anni dagli eventi raccontati dal Vangelo di Marco (ma anche da Matteo e Luca), la Chiesa rivive un episodio simile. In tutta Madrid (testimoni oculari l’hanno raccontato) non è successo niente. La tempesta si è abbattuta solo e soltanto là, dove stava Pietro con i suoi discepoli. La paura c’era. Le difficoltà anche. Ma nessuno si è mosso. Tutti hanno aspettato. Con fede. Piccola o grande che fosse. E il vento è cessato. La Giornata Mondiale della Gioventù è una festa della fede, come in molti si sono sollecitati a ricordare. Questa fede si è ben espressa, quando nessuno ci pensava, proprio lì, in mezzo alla tempesta. Fa pensare, e forse anche rabbrividire, costatare che su tutta Madrid l’unico posto dove ci sono state quelle condizioni metereologiche avverse era la spianata di Cuatro vientos, dove si stava svolgendo l’incontro di Papa Benedetto XVI con i giovani di tutto il mondo. Si può pensare, preoccupati, che si sia trattata di una persecuzione del maligno. Si può pensare che si sia trattata di una prova. In entrambi i casi la fede è stata messa di fronte ad una domanda: dov’è Dio? Qualcuno ironicamente me l’ha fatto presente in quei momenti “non può piovere proprio ora”. Eppure non solo ha piovuto, ma si è scatenata una bella tempesta. Questo conferma che la fede non porta a stravolgimenti esteriori delle cose e nemmeno ad una scomparsa dei problemi e delle difficoltà. Le tempeste rimangono, anzi, forse aumentano. Cambia che non si è più soli. Si è in compagnia di Gesù Cristo. Quella sera egregiamente rappresentato dal Suo Vicario per eccellenza: il Papa. Che è rimasto in silenzio. Non è stato a far discorsi e prediche su quanto accadeva. Ma è rimasto lì, con l’esempio. Benedetto XVI le miglior cose che ha detto e fatto, a differenza di quanto comunemente si pensa, non le ha pronunciate con la bocca. Tantomeno le ha dette usando il linguaggio degli uomini. Le cose migliori e più importanti le ha fatte con i gesti, le ha scritte con i documenti e le ha celebrate con i sacramenti. Invitando a fare lo stesso a tutta la Chiesa.

    Questo nonostante tutte le avversioni, le incomprensioni e le ostilità che ogni Papa, Benedetto XVI non escluso, si trovi ad affrontare. Purtroppo anche, e soprattutto, all’interno della Chiesa stessa. Che è sì santa, ma non è un covo di santi. Così come ci sono le tempeste, ci sono anche i tradimenti di tanti novelli Giuda.


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Moreno55
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    Età: 68
    Sesso: Maschile
    00 02/09/2011 13:10
    Gentilissima Caterina,
    non c'è dubbio che la sua sapienza in materia di dogmi sia immensamente superiore alla mia, e non mi sogno minimamente di poter competere o contraddirla.
    Tutto il mio ragionamento – un po' confuso, lo ammetto – tendeva a dimostrare come e in che misura la dottrina cristiana si sia evoluta nel tempo, per arrivare a quel suggerimento-ipotesi di nuova dottrina: “crescete nella consapevolezza e nel giudizio e moltiplicate le attenzioni per la salvaguardia dell'ambiente e della natura”.
    Lei osserva che la Terra morirà perché il sole è destinato a spegnersi. Fortunatamente questo è proprio il problema meno assillante, mancano oltre 4 miliardi di anni a quel momento.
    Ciò di cui mi preoccupo io è la continuità della vita umana, vicina, forse vicinissima, ad una catastrofe. Questo esito è pressoché inevitabile, e non c'è dubbio che poi la Terra ritroverà il proprio equilibrio e il sole continuerà a splendere... ma per chi? All'olocausto potrebbe, ben che vada, sopravvivere un'Umanità regredita all'età della pietra.
    Ma preferisco non insistere su questo argomento, che alla fin fine ho presentato solo per spiegare bene il motivo del mio interesse.
    Mi sembra dunque che siamo giunti al punto di chiudere la discussione.
    C'è solo una precisazione che mi preme ancora fare: tutto quello che ho scritto deriva da mie idee o da mie ricerche, non so neppure cosa siano i “Pentecostali” perché, lo confesso, non ho dedicato che una superficiale attenzione alle varie diramazioni del Cristianesimo: Protestanti, Anglicani, Copti etc., sembrandomi già abbastanza complicata la dottrina Cattolica.
    Lei, Caterina, è rimasta dell'idea che aveva sin dalla prima volta che mi ha risposto: «l'ateo di per sé non esiste», aveva scritto. Se io affermassi “il credente di per sé non esiste”, cosa mi risponderebbe? Cito due esempi per tutti (ce ne sarebbero centinaia e centinaia). Papa Leone X (1513-1521) parlando della veridicità del cristianesimo osservava con cinismo: «Sappiamo benissimo quanto questa favola del Cristo ci sia stata profittevole.» Di contrappunto Madre Teresa di Calcutta si disperava di non riuscire a credere: «Dicono che la pena eterna che soffrono le anime nell'Inferno è la perdita di Dio... Nella mia anima io sperimento proprio questa terribile pena del danno, di Dio che non mi vuole, di Dio che non è Dio, di Dio che in realtà non esiste.».
    Sono stato chiaro (mi sembra) sulla mia posizione: ciò che per lei è Verità divina, per me è letteratura fantastica.
    Su questo terreno non possiamo trovare accordo.
    Io credo nella scienza perché la scienza mi dà risposte, non sempre complete ma sensate, mentre qualunque dottrina religiosa mi lascia completamente insoddisfatto.
    Non è Dio che giustifica la scienza, ma l'esatto contrario, perché la moderna scienza cognitiva ha trovato dove si trova Dio: non dappertutto, ma nella testa di chi ci crede!
    Lei dice: «durante le famose "tentazioni" a Gesù nel Deserto anche Satana dimostra di conoscere le Scritture a memoria, ma dimostra anche di non saperle interpretare.».
    Dunque tutto sta nel sapere interpretare correttamente le Scritture. Riesce a vedere che questo conduce all'arbitrarietà e al caos? Più sopra avevo accennato ad una interpretazione di un passo della Bibbia che porta al solipsismo. È una dimostrazione che ho escogitato io, “farina del mio sacco”, ma non la riporto qui perché sospetto che non sarebbe apprezzata.
    Satana, altro personaggio immaginario, che cos'è? Il diavolo, personificazione del male, non è altro che la nostra paura della morte, del buio, della solitudine.
    Io rispetto chi si affida alla Fede nella religione per trovare sollievo dalle angosce che attanagliano noi tutti, ma io ho trovato una strada diversa, e ogni studio fatto sulle Scritture, siano cristiane o di altre fedi, mi hanno sempre più rafforzato in questa via.
    Mi spiace davvero che lei non riesca ad accettare questo fatto, ma ciò non indebolisce il mio proposito di trovare una strada di dialogo, solo cercherò altrove.
    Ancora grazie a tutti, come diciamo noi “atei”, a mai più.
    Moreno

    P.S.: ehm... a nessuno è venuto in mente di pensare perché la località del raduno si chiamasse proprio "Cuatro vientos"?
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    (Teofilo)
    Post: 4.551
    Sesso: Maschile
    00 02/09/2011 13:36

    Caro Moreno,

    Alla risposta di Caterina, che condivido, vorrei aggiungere qualche considerazione cercando di dare il mio contributo per rispondere alle tue obiezioni sulla fede cattolica, senza la pretesa di convincerti ma solo per evidenziare che si tratta di affermazioni  a cui sono state offerte già ampie e documentate confutazioni nelle varie sezioni di questo sito. Quello che segue è solo un conciso sunto che potremo ampliare qualora tu desideri maggiori ragguagli.

    Tu dici:

    nell'anno 375, sebbene i primi cristiani venerassero solo Dio, la Chiesa introdusse il culto dei santi e degli angeli;

    rispondo:

    I cristiani hanno sempre ADORATO sempre e solo Dio, in tre Persone, ma hanno venerato, cioè amato, onorato, imitato, ponendoli ad esempio e modello di vita perfetta nella carità sin dai primi martiri. Adorazione e venerazione hanno un diverso valore.

    Ad esempio di s.Stefano protomartire s.Agostino dice:

    DISCORSO 316

    Stefano, il primo tra i Diaconi. Miracoli di Stefano nel nome di Cristo.

    1. Stefano, il beatissimo e gloriosissimo martire in Cristo, ci ha già ben nutriti con le sue parole; dopo quel pasto, però, con il discorso del mio ministero vi presento quasi una seconda mensa. E che trovo di più dolce da servire in essa di Cristo e dello stesso Martire? Egli infatti è il Signore, costui è il servo: ma Stefano, da servo, è amico. Quanto a noi, siamo indubbiamente dei servi: egli ci conceda di essere anche amici. Quali servi, tuttavia? Tali da poter cantare con espressione di sincero affetto: O Dio, quanto a me, ho reso grande onore ai tuoi amici 1

    ....

    Per volontà di Dio, (Paolo) vediamo i tuoi frutti: dovunque si legge di te, dovunque si predica di te, dovunque tu converti a Cristo i cuori degli avversari, dovunque, da buon pastore, raduni greggi numerose. Tu regni con Cristo insieme a colui che hai lapidato. Entrambi vi vedete lassù; entrambi ascoltate ora il nostro discorso; entrambi pregate per noi. Entrambi esaudirà chi vi ha coronati, prima l'uno, poi l'altro: il primo, quello che subì la persecuzione, l'altro chi perseguitò. Quello era agnello allora, l'altro, invece, era lupo, ma ora sono agnelli entrambi. Gli agnelli ci riconoscano, ci vedano nel gregge di Cristo: ci raccomandino con le loro preghiere, in modo da impetrare alla Chiesa del loro Signore una vita serena e pacifica.

    ---------

    Nella chiesa perciò vigeva già l'uso di onorare gli amici di Cristo, prima che questo venisse ufficializzato da decreti scritti.

    Vi sono anche incisioni nelle catacombe che documentano invocazioni rivolte a persone di fede. Se lo vorrai possiamo fornirti i link.



    Tu dici:

    successivamente nel 431 il Concilio di Efeso proclamò Maria “Madre di Dio”.

    Rispondo:

    Si trattava di una semplice conseguenza della divinità di Cristo da sempre professata dai cristiani come documenta Eusebio.

    Il concilio di Efeso fu quindi una conferma di quello di Nicea. Maria è madre di Dio perchè le due nature, umana e divina, sono inseparabili nella unica Persona di Cristo.


    Tu dici

    Questi e altri provvedimenti dovevano accontentare le istanze del popolo ...e la Madonna doveva riempire il “vuoto” lasciato nella venerazione popolare dalla sparizione delle varie dee della religione pagana.
    Maria dunque prese il posto, nella devozione popolare, di Diana, Iside, Artemide. Infatti, molte caratteristiche del culto della Madonna risalgono a divinità femminili precristiane. L'iconografia della Vergine con in braccio il bambino è ispirata al culto di Iside (ivi comprese le grotte come tipico luogo di apparizioni). Lo stesso racconto della verginità di Maria e della nascita miracolosa di Gesù fu aggiunto ai Vangeli posteriormente, per facilitare la diffusione del Cristianesimo fra i pagani che già erano abituati ai racconti riguardanti esseri semidivini, figli di un dio e di una donna vergine (Eracle, Mithra, Horus).


    Rispondo:

    Mitra non nacque da una vergine in una grotta, ma (secondo il mito) nacque da una roccia, presumibilmente lasciando una grotta dietro di sè. La roccia non può certamente essere definita "una vergine", e inoltre Mitra sempre secondo queste leggende, nacque già adulto .

    L'idea secondo cui Mitra sarebbe nato da una vergine è fondata su un uso arbitrario della terminologia. Mitra sarebbe nato dalla "materia primordiale", chiamata anche "prima madre" o "materia vergine". È evidente che la differenza tra la materia inanimata e una donna vergine è abissale.
    E' inoltre abissale la leggenda con ciò che noi riteniamo storia vera.


    Eracle nacque, seconda la leggenda, da una delle tante relazioni extraconiugali di Zeus, con Alcmena, una mortale sposa di Anfitrione, re di Tebe . Alcmena non era vergine neppure nella leggenda e la storia non è accomunabile in nessun modo a quella della nascita di Cristo.


    Di Horus si possiede solo un bassorilievo che riporta una scena che si potrebbe leggere in tanti modi tranne nel modo in cui un improvvisato e squalificato “studioso” lo ha voluto leggere accostando la scena ai fatti narrati nel Vangelo. Le sue conclusioni sono state dichiarate prive di qualsiasi validità dagli egittologi seri. Peccato che subito i famelici cacciatori di notizie anticristiane ne abbiano tratto motivi per denigrare il cristianesimo. Ma chiunque vede il bassorilievo si rende conto, se è onesto, che ce ne vuole per arrivare alle conclusioni fantasiose dello “studioso” in questione.


    Il fatto che i pagani rivolgessero il loro culto di adorazione a delle divinità femminili non significa che Maria non sia quello che i Vangeli ci dicono di lei e che la Chiesa si limita a riconoscerle: una creatura che ha ricevuto il privilegio di essere madre di Dio, cosa di non poco conto e per la quale come essa stessa dice: “tutte le generazioni mi chiameranno beata”.


    Tu dici:
    Nel 593 il Vescovo di Roma (non c'erano ancora i papi!)...Il primo papa è del 610. L'idea fu dell'imperatore Foca, che prese il potere facendo assassinare il suo predecessore. Per tale crimine, il Vescovo Ciriaco di Costantinopoli lo scomunicò, ma Foca, per ritorsione, proclamò “papa” (ossia capo di tutti i vescovi) il Vescovo di Roma, Gregorio I, il quale tuttavia rifiutò il titolo, rimanendo fedele alla tradizione episcopale della Chiesa Cristiana dell'epoca. Ma già il successore, Bonifacio III, fu pronto ad avvalersi del titolo di “papa”.
    Si scardinava così l'insegnamento di Gesù: «Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “maestri”, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.» (Mat 23,8-10).


    rispondo:

    I successori nella funzione di Pietro non ancora si cominciarono a chiamare con il titolo di Papa, ma esercitavano tanto prima che dopo il mandato di Cristo: A TE DARO' LE CHIAVI, e ciò che avrai legato o sciolto in terra sarà legato o sciolto in cielo.

    I titoli possono variare nella storia ma la sostanza è quella che conta. Anche i cristiani non si chiamavano così all'inizio: possiamo con ciò dire che quelli che li precedettero non fossero cristiani solo perchè avevano un altro titolo (la Via)?

    Già s.Paolo aveva detto:

    1Co 4,15 Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il vangelo.


    Indirettamente anche Pietro si ritiene “padre” in quanto chiama, ad esempio, Marco “figlio mio” (1 Pt 5,13)


    Inoltre nel Nuovo Testamento molte volte si nominano termini come “maestro, guida,” riferiti a persone che esercitavano tale funzione. Questo significa che Cristo voleva che si considerasse solo Lui stesso come Maestro e guida in senso assoluto e che gli altri lo sarebbero stati solo in funzione di Lui.


    Tu dici:


    Gregorio Magno decretò l'esistenza del purgatorio. Questa geniale invenzione ha permesso alla Chiesa, per molti secoli, fino a tutt'oggi, di vendere suffragi, indulgenze, promozioni in paradiso, realizzando ottimi introiti economici, macchiandosi però di simonia.


    Rispondo

    Cristo disse che i servi che avessero operato male ignorando la volontà del Padrone avrebbero ricevuto poche percosse nel giudizio dopo la morte (cf Luca 12, 42 ss). In queste percosse limitate possiamo vedervi una pena non eterna e tuttavia non un premio pieno e definitivo. Il concetto era stato anche espresso da Paolo quando dice che il fuoco brucierà le opere dei cattivi operai ma che essi stessi si salveranno ma “COME ATTRAVERSO IL FUOCO” (1 Cor 3,14)

    Il termine “purgatorio” esprime e condensa con una sola parola il concetto presente nel Nuovo Testamento nei versetti citati e in altri, di pena temporanea per rendere completamente pure le persone perchè dice la Scrittura che “senza la santificazione nessuno vedrà mai il Signore (Ebrei 12,14)


    Per ora mi fermo perchè il tempo disponibile è poco ma cercherò di proseguire nella risposta alle tue obiezioni appena posso.


    Con affetto

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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 02/09/2011 15:52
    Mi spiace davvero che lei non riesca ad accettare questo fatto, ma ciò non indebolisce il mio proposito di trovare una strada di dialogo, solo cercherò altrove.
    Ancora grazie a tutti, come diciamo noi “atei”, a mai più.
    Moreno

    *************************************************+


    [SM=g1740733]  Caro Moreno.... parto dalle parole finali perchè non comprendo davvero in cosa posso averla offesa.... posso solo pensare all'antico detto: la verità fa male... e se così fosse non era mia intenzione colpire la sua persona, ma senza dubbio scoprire i punti deboli delle sue opinioni assunte come verità, sì.... questo dovevo farlo.... provi a riflettere questo Moreno: ancora una volta è l'io a sentirsi minacciato ed offeso, ma nessuno qui ha colpito il dialogo, o ha chiuso qualche strada...
    ancora una volta le viene dimostrato, non da me, io non sono nulla.... ma dal dialogo in corso, che il riferimento al Cristo Vivo e vero (la Verità Persona) diventa lo scandalo, la pietra d'inciampo, il CAPRO ESPIATORIO.....

    Lei si offende e cerca altrove magari chi le darà ragione o chi magari potrà appoggiare le sue idee errate sulla Chiesa....
    ma non si preoccupa minimamente di aver offeso Cristo cone le sue affermazioni e le sue opinioni errate su di Lui.....

    Caro Moreno, mi riprenda serenamente se ho scritto qualche frase offensiva, ma non usi la Verità che le viene offerta quale ennesimo capro espiatorio per attribuire a questo dialogo una incogruenza dialogativa....

    Se lei mi rifiuta il Peccato Originale, come pretende che io sorvoli su questo?
    Se lei mi fornisce un elenco di dogmi e dottrine per attribuire alla Chiesa la composizione e l'invenzione di certo Credo, come pretende che io sorvoli su questi errori?
    Se lei mi fa delle domande sulla fede, mi pare del tutto naturale che su questa io le rispondo, ma se lei ha una idea sbagliata della fede e su questa idea sbagliata ha costruito le sue opinioni, è mio dovere ed onestà intellettuale dimostrarle l'errore....
    dimostrare l'errore non significa che io sia santa o migliore di lei.... il vero cattolico è un segno di contraddizione nel mondo perchè "è ancora peccatore nel mentre Cristo veniva Crocefisso e gli dava il potere di interpretare le Scritture....."

    Non è vero che sono rimasta al concetto dell'ateo.... al contrario, il mio dispiegarle certe dottrine come il Peccato Originale, le dimostrano che avevo compreso la sua risposta e che sono andata oltre a quel concetto, perchè ad un ateo non si fanno discorsi come questi sul Peccato o sulle catastrofi.... piuttosto le avevo segnalato che le sue ultime risposte restavano al difuori delle reisposte che riceveva da noi....
    L'ateo non ha alcuna fede, ma solo in sè stesso.... lei Moreno ha detto di credere nella scienza e non in se stesso, e su questa sua fede ho dispiegato il mio ultimo intervento....

    Lei dice: cosa risponderebbe se le dicessi che "il credente non esiste"? che non esisterebbe neppure lei che ha riposto la sua fede nella scienza dissociandola dalla ragione, per questo le proponevo il professore Zichichi.... perchè ritengo che non si finisce mai di imparare....
    quando si dice che "l'ateo non esiste" non è mai in riferimento alla sua persona, ma alla sua idea di fede in qualcosa.... l'ateo sostiene di non credere in nulla, ma il nulla è irrazionale, illogico, non esiste.... di fatto l'ateo ne dire che non crede in nulla, ha già riposta una sua fede in sè stesso, crede in ciò che pensa e dice e rigetta chiunque gli proponga dell'altro....
    lei Moreno non è ateo, lei stesso dice di credere nella scienza e che la sua fede è riposta nella scienza..... non vedo per tanto delle offese alla sua persona alla mia risposta, nè chiusura al dialogo, ma solo APPROFONDIMENTI su quella fede per la quale lei è entrato qui, ponendoci una interessante domanda....

    Lei dice che non è Dio a giustificare la scienza, ma semmai il contrario.... mi perdoni, ma se parte dal presupposto che la scienza possa CONFERMARE DIO, come fa a ritenere la scienza più onnipotente di Dio? allora ciò che la scienza confermerebbe non potrebbe mai essere Iddio Onnipotente, non le pare? è contraddittorio affermare di non credere in Dio ma poi poter solo abbozzare all'idea che la scienza possa confermarlo... se Dio c'è è l'Onnipotente al di sopra di tutti e di tutto, e il dialogo si apre alla Sua ricerca....
    se non c'è, non c'è e basta.... ma in tal caso la scienza non fornisce affatto alcuna prova.... e il dialogo resta aperto....

    come vede la chiusura al dialogo avviene solo come, le spiegavo all'inizio, si rifiuta CRISTO e non l'idea di un dio personale....
    Caro Moreno, lei rispetta chi ha la Fede solo se, tale fedele, non venga a dirle la VERITA'(=CRISTO GESU').... è CRISTO GESU' che da fastidio.... è la VERITA' che fa male...

    ma lei incalza e dice:

    Dunque tutto sta nel sapere interpretare correttamente le Scritture. Riesce a vedere che questo conduce all'arbitrarietà e al caos? Più sopra avevo accennato ad una interpretazione di un passo della Bibbia che porta al solipsismo. È una dimostrazione che ho escogitato io, “farina del mio sacco”, ma non la riporto qui perché sospetto che non sarebbe apprezzata.
    Satana, altro personaggio immaginario, che cos'è? Il diavolo, personificazione del male, non è altro che la nostra paura della morte, del buio, della solitudine.


    ****************

    mi perdoni Moreno e non mi rimproveri se le dico che si contraddice....
    prima afferma che se si tratta di interpretazione sarebbe arbitrarietà e caos.... poi mi nega l'esistenza di Satana....
    Satana esiste per davvero non è figura delle nostre paure, nel deserto con Cristo non erano le paure del Cristo il quale non le aveva essendo Dio, ma fu proprio UN CONFRONTO REALE CHE CRISTO SOPPORTO'  per insegnare a noi come avremmo dovuto affrontare le stesse tentazioni....
    Satana esiste.... ma non ha alcun potere sulla VOLONTA' DELL'UOMO, tuttavia egli può instradare l'uomo sulla via della perdizione, ossia, sull'allontanamento da Dio, vero ed unico peccato che conduce, PER SCELTA ARBITRARIA, alla dannazione eterna....
    guardi Moreno, è più facile andare in Paradiso che all'Inferno, perchè nel secondo caso si tratta di una scelta VOLONTARIA NEL RINNEGARE CRISTO VOLONTARIAMENTE...
    Non si va all'Inferno perchè NON si ha la fede, ma ci si va PER RIFIUTO VOLONTARIO a Dio... non si va all'inferno perchè si crede nella scienza, ma se si usa la scienza per rinnegare Dio....
    La lotta di Giacobbe con Dio è la riprova stessa che il combattimento interiore che spinge alla ricerca delle risposte, non è un male, non è peccato... Giacobbe perde, cede, ma è in quella apparente sconfitta che egli trova Dio, perchè non lo stava rifiutando, ma combatteva per trovarlo....

    Se lei dunque vuole discutere sulla Bibbia e sulla Chiesa, deve farlo partendo dalla realtà che Dio esiste.... e non usare la Bibbia, di cui l'Autore è Dio, per dimostrare che Dio non esiste, o peggio, come si diceva sopra, per dimostrare che Gesù Cristo non è Dio e che forse non è mai esistito.... non è corretto! La Bibbia ha per AUTORE DIO, se si accetta di discutere sul Testo non si può cancellare L'AUTORE... il fulcro del Testo, il SUO CONTENUTO, non è anonimo! Coloro che la scrissero hanno più e meno un nome, ma questo non è importante ai fini del suo contenuto....

    Infine lei dice:

    Sono stato chiaro (mi sembra) sulla mia posizione: ciò che per lei è Verità divina, per me è letteratura fantastica.
    Su questo terreno non possiamo trovare accordo.

    *****************

    senza dubbio siamo d'accordo che non ci potrà mai essere un accordo sul fatto che per lei LA VERITA' è solo "letteratura fantastica".... il punto è che non è coerente con questo suo stesso pensiero, perchè di fatto è avanzato poi tentando di dimostrare che la sua ragione in campo dottrinale SIA LA VERITA', quella Verità che di fatto contesta quando le viene dispiegata col suo nome: GESU' CRISTO...
    è lei che si contraddice, non io.... ed è LA VERITA'=GESU' CRISTO ad essere ancora una volta il capro espiatorio.... lei caro Moreno, non avrebbe alcuna difficoltà a credere in un dio qualucnque, purchè questo non sia Gesù Cristo predicato dalla Chiesa....

    Di una cosa posso chiederle perdono: la testimonianza di noi Cattolici che spesso fa acqua da tutte le parti.... e questo probabilmente non l'aiuta a comprendere questa VERITA'.... si consoli con il fatto che Gesù Cristo è morto in Croce per me e per lei.... in questo siamo uniti: dall'Amore di Cristo e dal Sangue versato.... di tutta questa discussione, conservi almeno il ricordo di questa realtà che forse un giorno le tornerà utile....

    un abbraccio in Cristo Gesù [SM=g1740720] comunque lei la pensa.... perchè vede: se ha ragione lei nessuno di noi nè lei potrà dire all'altro "avevo ragione io".... ma se abbiamo ragione noi, è in Cristo che ci ritroveremo senza la necessità di doverci preoccupare per dirlo ad altri.... è qui sulla terra che dobbiamo trovare Cristo, nel passaggio della morte, come dice la Scrittura: TI SARA' DATO CIO' CHE AVRAI SCELTO, o con Dio o lontano da Dio.... non esiste un'altra via...

    P.S.
    riguardo al racconto della tempesta nella Gmg ho fatto anch'io la medesima constatazione... ma i metereologhi NON avevano previsto quel temporale.....la sua scienza, caro Moreno, nonostante il nome significativo alla zona, non aveva previsto che i 4 venti si sarebbero scatenati IN QUELL'ORA, IN QUEL GIORNO, e che la tempesta si sarebbe placata solo PER L'OSTENSIONE DELL'OSTIA SANTA, per riprendere a piovere dopo la benedizione e poi rismettere facendo dormire i due milioni di giovani.... e far splendere un sole il giorno dopo per la Messa, mentre la scienza aveva previsto acqua....
    Moreno, Dio si rivela attraverso I SEGNI... spesso piccoli, lasciando all'Uomo il gusto DELLA MERAVIGLIA.... [SM=g1740722]


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
    Post: 39.989
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    00 07/09/2011 10:31
    [SM=g1740733].... faccio da ambasciatrice con questa e-mail di Antonio che mi chiede la carità di postarla per Moreno e per noi.... naturalmente lo ringrazio per questo contributo che ritengo un bene condividere con tutti...non solo per Moreno!


    *************

    Gentile Moreno,
    non pretendevo che lei accettasse in tutto il mio umile messaggio, speravo invece in una sua più meditata considerazione al pensiero da lei suscitato con la domanda: che cosa è per voi la fede?
    Non posso dire che lei mi ha deluso perchè, purtroppo, la sua posizione è stata anche la mia per molto tempo, perciò comprendo la sua resistenza e il suo tirarsi indietro per cercare altrove chi potrà sostenere le sue teorie, anch'io ho ragionato per anni come lei, ma per comprendere questa fede e camminarle a fianco, o entrare nei suoi binari, è necessario delle volte fare enormi sforzi contro se stessi, avere il coraggio di mettersi in discussione non per giudicare la fede ma per entrarci dentro.
    Il signor Teofilo le ha proposto dei quadri magnifici di grande spessore biblico ma anache razionalistico sull'argomento, ma lei ha ribattuto facendo un elenco di date sperando così di provare che la Chiesa, in determinati momenti della storia, ha inventato delle dottrine sulle quali si fonda la nostra fede.
    Tuttavia la signora Caterina le ha ripetutamente espresso che la nostra fede, questa fede, non si fonda semplicemente su delle dottrine o su filosofie, pensieri o opinioni, ma su di una Persona che diventa così l'oggetto del rifiuto, così come per noi è l'oggetto della nostra fede.

    Incontrare questa Persona, ed entrare in questa fede, significa abbassare lo sguardo, mettersi in ginocchio affinchè questa Persona possa dirti: "alza il tuo sguardo, incontra il mio; alazati, vieni amico mio, lasciati abbracciare" e da questo abbraccio comincia il percorso della fede.
    Tutto il resto non conta, o quanto meno non è importante per incontrare Cristo.
    Se la fede che cerchiamo non ha Gesù Cristo quale oggetto, è una falsa fede, legata ed associata esclusivamente alla ragione che, privata di questa fede, si riduce a speculazioni, alle opinioni, all'orgoglio del sapere, alle illusioni, lasciandoci sempre in quelle amare inquietudini che non ci faranno mai sentire sazi, e come è stato fatto osservare, la necessità di trovare nella religione quel capro espiatorio contro il quale scagliare l'inquietudine, soprattutto contro la Chiesa e il Cristo che ci rivela.

    Gentile Moreno,
    posso solo offrirle la mia dolorosa esperienza, la fede infatti si trasmette attraverso l'esperienza degli altri, non si offenda se le dico che solo la fede in Cristo può soddisfare ogni ricerca perchè dietro questa fede non c'è un discorso personale, una idea, una filosofia, ma c'è Dio fatto Persona.
    E questa mia umile testimonianza è simile alla sua nella prima parte, perchè anch'io, pur non ritenendomi ateo, non facevo altro che cercare altrove, e sempre in questo "altrove", le soddisfazioni del mio intendere, quando alla fine mi resi conto di avere trovato la fede davanti a me e che per molto tempo avevo rifiutato...
    Accettare Cristo non è facile, perchè richiede di mettere in gioco la nostra presunzione del sapere di fronte ad una Persona che dice io sono la sapienza, io sono la verità che cerchi, io sono la via, io sono la vita eterna, io sono tutto e noi senza di Lui non siamo nulla.
    Ci vuole coraggio per accogliere Cristo, per accogliere questa fede, signor Moreno, e di tutto cuore le auguro di trovarlo.

    In Gesù e Maria trovi ristoro l'anima mia
    in fede Antonio.


    [SM=g1740757]

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Moreno55
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    Età: 68
    Sesso: Maschile
    00 17/09/2011 00:16
    Gentilissimi Cristina e Teofilo,
    riprendo il confronto per dissipare un po' della confusione che si è evidentemente generata, essenzialmente per causa mia.
    Infatti riconosco di essere stato ingenuo, nel pretendere di fondare la mia dimostrazione che la dottrina della Chiesa cambia e si evolve, citando una serie di episodi storici di cui è facile dare interpretazioni divergenti.
    Ma la mia ingenuità è stata ancora più grande, nel non rendermi conto che, ammesso pure che le mie argomentazioni fossero state indiscutibili, nulla si può estrapolare dalla storia passata, e niente di quello che è stato garantisce continuità con il presente e il futuro.
    Perciò questo argomento non dà sostegno alla mia proposta.
    È vero tuttavia, che grandi cambiamenti si sono verificati, e solo per amor di verità vi chiederei di ammettere che il Dio feroce, vendicativo e spesso sanguinario descritto dalla Bibbia non è lo stesso Dio amorevole e misericordioso di cui parla oggi la Chiesa Cattolica. La cosa mi sembra tanto evidente che non mi soffermo di più.

    Vorrei invece proporre un ragionamento che mi è stato suggerito dall'interpretazione di Caterina dell'evento meteorologico della GMG (attenzione: la grafia “metereologico”, come la scrive lei in “metereologhi” - che sarebbero i meteorologi - benché diffusissima, è sbagliata).

    Innanzi tutto c'è da chiarire che la previsione del tempo atmosferico non può mai essere completamente puntuale e affidabile, e questo per una proprietà inerente alla fisica del tempo atmosferico.
    Tale caratteristica è stata spiegata dalla scienza in modo completo ed esatto: si vedano gli studi pionieristici di Edward N. Lorenz, del Massachusetts Institute of Technology, del 1963, successivamente sviluppatisi nella moderna Teoria dei Sistemi Dinamici, completata negli anni '80, che implica quel risultato noto nel linguaggio comune con la denominazione di “effetto farfalla”. Pertanto non è una carenza o una limitazione della scienza non saper prevedere in modo assolutamente preciso se in un dato luogo ad una data ora pioverà o splenderà il sole, perché l'atmosfera obbedisce a leggi intrinsecamente caotiche.

    In ogni modo, accettiamo pure il caso che lo strano fenomeno atmosferico sia stato un Segno di Dio, ovvero che Dio sia intervenuto nell'amministrare vento e pioggia, e successivi rasserenamenti, in sincronismo con lo svolgimento dei riti, allo scopo di manifestare la propria partecipazione (mi sembra di capire che lei lo intenda così, mi corregga se sbaglio).

    Mi viene in mente un proverbio che sentivo ripetere da bambino: «Non si muove foglia, che Dio non voglia».
    Grande saggezza dei nostri vecchi! Questa sentenza centra perfettamente il nocciolo della questione.
    Ora, se vediamo una foglia che si agita mossa da un alito di vento, si danno tre casi:

    1) Dio non è intervenuto direttamente nel provocare il movimento della foglia, ma, immaginando di poter risalire nella catena causale degli eventi fino all'epoca della Creazione, possiamo dire che la causa prima del fatto che oggi esista quella foglia che si agita nel vento, è dovuta alla Creazione stessa, quindi ad un Atto di Dio, e Dio ne è stato la causa – consapevole di esserlo grazie alla Sua onniscienza estesa ad ogni minimo dettaglio e ad ogni tempo, anzi, come abbiamo detto in altra occasione, fuori dal tempo.

    2) Dio non è intervenuto direttamente nel provocare il movimento della foglia, ma, tale movimento, è effetto collaterale di un Suo intervento. Per esempio, la foglia potrebbe essere attaccata ad un ramo di un alberello cresciuto nei pressi della località “Cuatro Vientos”, e il movimento potrebbe essere dovuto al vento che Dio ha fatto alzare per alterare il tempo atmosferico secondo la Sua Volontà, durante le celebrazioni della GMG. Anche in questo caso, la foglia si muove perché lo vuole Dio.

    3) Dio è intervenuto direttamente nel muovere la foglia. Vedendo la foglia che si muove, potremmo intuire che c'è la Mano divina dietro ciò perché l'alito d'aria non ha abbastanza forza da giustificare l'agitarsi della foglia. In questo caso Dio muove quella foglia e solo quella, con un intervento mirato, forse per darci uno specifico segnale.

    Quello che ci interessa, è che, in ognuno dei tre casi elencati, il proverbio si dimostra vero.

    Ora, se alla foglia agitata dal vento sostituiamo un altro fenomeno qualunque, i ragionamenti svolti sopra rimangono formalmente validi.
    Vediamo cosa ne deriva sostituendo l'agitarsi della foglia con, per esempio, il terremoto che ha colpito il Giappone l'11 marzo scorso.

    Nei giorni seguenti alla terribile catastrofe, una personalità di una certa importanza e che riveste un ruolo direttivo nel CNR ha in effetti avanzato l'ipotesi che il terremoto fosse dovuto ad un intervento divino, anzi per citare le sue parole «i terremoti... sono una voce terribile ma paterna della bontà di Dio».
    Questa affermazione ha suscitato subito aspre polemiche, e qualcuno addirittura ha chiesto le dimissioni del Prof. de Mattei in conseguenza delle sue opinioni.
    Ma in realtà, cos'ha detto di tanto scandaloso questo professore?

    Se ciò che si è verificato rientra nella classe del caso 1), allora Dio non ha inteso dare alcun segnale, e il terremoto si è verificato solo in conseguenza dei movimenti tettonici delle faglie terrestri, che hanno determinato l'accumulo di tensioni meccaniche nel sottosuolo fino alla rottura.
    Dio ne è stato la causa solo nel remoto senso che le faglie e i fenomeni tettonici nella crosta terrestre sono dovuti al modo in cui la Terra è stata creata, con le sue dinamiche fisiche.
    Benché Lui sapesse già, dall'inizio dei tempi, il luogo e l'ora in cui si sarebbe verificato il terremoto, non c'era alcuna intenzionalità da parte Sua di voler in qualche modo somministrare una dura punizione al popolo giapponese.
    È evidente invece che il popolo giapponese è interamente responsabile della propria disgrazia.
    Infatti, sulle colline di tutto il Giappone ci sono centinaia di stele di pietra, alcune vecchie di parecchi secoli. Le stele recano delle incisioni, delle semplici scritte, in giapponese antico, ovviamente. Io non conosco il giapponese antico, ma penso di potermi fidare di quanto riporta il commentatore (http://www.huffingtonpost.com/2011/04/06/japan-tsunami-warnings-fr_n_845818.html) che traduce: «Le alte dimore sono la pace e l'armonia per i nostri discendenti. Ricordate le calamità dei grandi tsunamì. Non costruite alcun edificio sotto questa quota.»
    Aggiunge ancora l'autore dell'articolo: «I nonni ci avevano avvisato. Ma noi, nella nostra infinita presunzione, siamo convinti che la superiore tecnologia renda inutili i loro sciocchi insegnamenti... riesco ad immaginare la fatica di quegli uomini, che hanno scavato, scolpito, eretto tutti questi cippi, impegnati a rendere un servizio a remoti pronipoti che avrebbero seguito con diligenza i loro saggi consigli.»
    I pronipoti troppo furbi per badare alle ciance di quei vecchi contadini, hanno costruito intere città sotto la linea di allagamento raggiunta in passato dagli tsunamì che hanno investito le zone costiere, e, meglio ancora, qualche centrale nucleare proprio sulla costa. Bisogna sapere che, per un ingegnere, un evento che ha una probabilità molto bassa di verificarsi si può trascurare come se fosse impossibile.
    Ecco che lo tsunamì conseguente al terremoto dell'11 marzo ha distrutto le città costiere facendo decine di migliaia di vittime e devastato la centrale di Fukushima che non era stata costruita per resistere ad un evento naturale di quella intensità, provocando gravi guasti ai reattori con la parziale fusione del nocciolo e il rilascio di contaminanti radioattivi nel mare e nell'aria, che hanno reso inabitabile per secoli un'area di diverse centinaia di km quadrati.
    Credo che questo sia un caso esemplare di pessimo uso del libero arbitrio.
    È curioso notare che, la religione ufficiale del Giappone (ma dal dopoguerra anche in Giappone c'è libertà di culto), ossia lo Scintoismo, che è politeista, includa tra le divinità anche le Forze della Natura. In un certo senso, dal momento che senza dubbio il terremoto e lo tsunamì si possono annoverare tra le forze naturali, per i Giapponesi è stata effettivamente una punizione divina, quella che si è abbattuta su di loro.
    Ora, io ignoro se quei “semi del Verbo divino sparsi ovunque, anche nelle altre religioni” a cui accennava Cristina, siano presenti pure nello Scintoismo, ma quello che sospetto, pur non avendo studiato la dottrina scintoista, è che anche quella religione esorti alla crescita e al predominio dell'Uomo sulla Natura, senza remore e senza limiti, dando un cattivo consiglio. Credo che, date le conseguenze di un evento di tale gravità, che non è certo come uno stormir di foglie, la responsabilità di Dio non sia più da considerare così remota, ma quanto meno un'omissione di soccorso, per non aver tempestivamente fatto in modo (con una rivelazione, la parola di un profeta...) di correggere la cattiva dottrina, inserendo un “seme” di quella buona.

    Se ciò che si è verificato rientra nella classe del caso 2), allora Dio anche in questo caso non ha inteso dare alcun segnale, ma è stato gravemente maldestro: stava facendo qualche altra cosa, per esempio aggiustando un pezzo di crosta terrestre sistemato male, e accidentalmente come effetto collaterale ha provocato il terremoto. Mi sembra però che attribuire una capacità men che perfetta a Dio sia incompatibile con la Sua onnipotenza, pertanto questa eventualità non può ricorrere e va esclusa.

    Rimane solo l'eventualità che ciò che si è verificato rientri nella classe del caso 3), allora Dio in questo caso ha inteso proprio dare un segnale molto forte, che, necessariamente, va interpretato.
    Tale interpretazione richiede attenzione e cautela. Ma torniamo un attimo alle parole del Prof. de Mattei, perché la mia sensazione è che forse si è avvicinato molto a centrare il bersaglio: «i terremoti... sono una voce terribile ma paterna della bontà di Dio».
    Quindi il Prof. de Mattei dice “voce” di Dio, e a cosa serve la voce se non a comunicare un messaggio? E se il messaggio ha una valenza “paterna”, ossia benevola, Dio non sta forse usando questa forma “terribile” di comunicazione per metterci in guardia da un pericolo molto maggiore?
    Così mi sembra che la cosa possa avere un senso.

    Ora, cari Cristina e Teofilo, a questo punto dobbiamo essere tutti completamente onesti, in senso intellettuale, nel porre le nostre rispettive posizioni. Io non voglio diventare noioso e ribadire di nuovo che per me non c'è nessun Dio, e pertanto di tutti i casi elencati nessuno ricorre, ma deve esserci accordo sulla semantica del linguaggio con cui ci scambiamo le rispettive idee, altrimenti non si arriva da nessuna parte. O Dio c'è, o non c'è, “tertium non datur”: non può esserci un mezzo-Dio, un Dio incompleto o anche soltanto distratto da impegni diversi. Dio deve essere esattamente come descritto nelle Scritture, deve possedere tutte le qualità e gli attributi che la Bibbia e i Padri della Chiesa gli associano. Inoltre Dio deve essere intellegibile, la Sua Volontà e la Sua Parola devono essere conoscibili dall'Uomo. Invocare una sostanziale imperscrutabilità del Disegno divino, che impedisce di leggere il Suo progetto per l'Uomo, nega tale possibilità di comprensione, nega l'intelligenza dell'Uomo e di conseguenza nega anche l'intelligenza di Dio, che ci ha fatti a Sua “immagine e somiglianza”.

    Pertanto, se Dio non ha deliberatamente provocato il terremoto dell'11 marzo (d'altronde evidentemente non ha neppure fatto nulla per impedirlo), allora il popolo giapponese deve semplicemente rammaricarsi della propria presunzione e smania di espansione e di crescita – ciò che è una forma di avidità – e riflettere per il futuro su una migliore pianificazione dell'uso delle risorse rispettando i criteri di sostenibilità e sicurezza.
    Ma se Dio ha deliberatamente provocato il terremoto dell'11 marzo, allora il Suo messaggio è chiaro: state attenti, dice, così state esagerando, se continuate su questa strada molte altre catastrofi assai più gravi vi colpiranno in futuro e potreste mettere a repentaglio la vita dell'intero pianeta.
    Si tratta palesemente di un messaggio rivolto a tutta l'Umanità, non solo ai giapponesi.
    Poiché Dio ama l'Uomo, al punto di aver mandato Suo Figlio (voi m'insegnate) ad immolarsi sulla croce per salvare l'Umanità, non può certo ammettere che ora l'intera Umanità finisca in un tragico olocausto solo per la sfrenata avidità di pochi. I popoli devono svegliarsi, ribellarsi ai loro governanti corrotti e incapaci, riprendersi la libertà di vivere secondo natura. Questo è il messaggio, altro di molto diverso non può essere, non avrebbe senso.

    Quindi, attendo i vostri commenti. Se pensate che il terremoto sia stato “voce” di Dio, allora sarete d'accordo che Dio ha voluto comunicare un messaggio del tenore che ho descritto sopra. Se pensate di no, allora sarete d'accordo che i giapponesi hanno causato da sé stessi la loro disgrazia con il loro comportamento folle e scellerato.

    Grazie ancora della vostra attenzione, e, per l'amor del Cielo (è proprio il caso di dirlo), Cristina, non pensi proprio di avermi offeso, tutt'altro, il fatto è che mi sono accorto che la discussione stava scivolando verso un intento differente da quello che mi ero proposto, e questo rischia di farla diventare una perdita di tempo, soprattutto per voi.
    Io ho il mio sistema di credenze, la mia “fede”, se volete chiamarla così, e non ho intenzione di cambiarla né pertanto sto cercando una “conversione” ad una fede diversa. Sto cercando invece un confronto per trovare elementi comuni su cui costruire una possibile piattaforma d'intesa. Ho dato solo vaghi cenni e non ho intenzione di descrivere in cosa consiste la mia fede, sia perché certi aspetti di quello in cui io credo potrebbero sembrare astrusi e addirittura bislacchi, sia perché spiegarlo in modo completo e preciso è davvero un lavoro mastodontico. Il fatto è, che la scienza oggi non è più alla portata di tutti, nel senso che è diventata così complessa da renderne difficile una divulgazione enciclopedica completa che sia anche rigorosa, e molte delle lacune che vengono attribuite alla scienza in realtà sono state superate da tempo, ma questi risultati non sono noti al grande pubblico perché per essere compresi richiedono altissime competenze specifiche.
    Ciò non vuol dire che quello che sappiamo è tutto obsoleto e da scartare, ma che ci sono ulteriori livelli di spiegazione della realtà che stanno progressivamente emergendo.
    Mi spiego con un esempio. Le leggi del moto di Newton, formulate oltre tre secoli fa (Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, 1687), sono state superate dalla Teoria della Relatività di Einstein (1905), ma questo non vuol dire che non siano più valide, perché per gli oggetti che si muovono a bassa velocità funzionano benissimo, infatti si continua ancora oggi ad insegnarle nelle scuole: sono semplici, facilmente comprensibili, e utili. Invece per gli oggetti che si muovono a grande velocità (cioé a velocità confrontabili con la velocità della luce) bisogna applicare le equazioni di Einstein, che sono un po' più complesse.
    Oggi la scienza sta raggiungendo nuove frontiere, ma quasi tutte le nuove teorie implicano un substrato di conoscenze molto avanzato. È una cosa perfettamente ovvia, se ci si riflette un attimo. Chi mai ha detto che la Natura dovesse essere governata da leggi banali? Stiamo scoprendo invece che la natura ha un livello di complessità e di sofisticazione elevatissimi, e la sua comprensione costituisce una continua sfida alle nostre capacità (o meglio, alle capacità degli scienziati).
    Mi guardo bene dal suggerire che io sia in grado di capire tutti i risultati della scienza moderna, in realtà come ho detto fin da subito sono solo un tecnico, con capacità apprezzabili solo nel mio campo professionale, ma sono anche molto avido di conoscenza – mi piace dire, quanto l'uomo medio attuale è avido di denaro, io sono avido di sapere – e continuo ad informarmi e a studiare. Mi sono formato perciò sia un quadro generale, sia una serie di approfondimenti su argomenti specifici che mi hanno reso consapevole dei grandi progressi della scienza, e tutto ciò mi ha fornito una visione sui possibili, entusiasmanti sviluppi futuri.
    La mia “fede” perciò è basata sulla scienza, perché lì ho trovato argomenti convincenti, vera ricerca, autentica ragione, prova sperimentale. Questo è quanto.

    Con molta cordialità e simpatia,
    Moreno
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    Caterina63
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    00 17/09/2011 12:08
    Carissimo Moreno,
    innanzi tutto grazie per aver ripreso il dialogo e grazie per le correzioni..... sono una frana [SM=g1740725]

    Ma sai.... il concetto di "ingenuità" è un presente che viviamo un pò tutti, l'importante è comprendere che abbiamo il dovere di riportarci sempre su quelle basi solide che accompagnano la storia dell'uomo in ogni tempo, ed è la ricerca di Dio.... questa ricerca è nel nostro DNA ed è ragionevole darle tutta l'attenzione che merita!

    Un'altro piccolo punto da sottolineare è dove dici:

    Infatti riconosco di essere stato ingenuo, nel pretendere di fondare la mia dimostrazione che la dottrina della Chiesa cambia e si evolve, citando una serie di episodi storici di cui è facile dare interpretazioni divergenti.

    ****

    gli episodi storici riguardanti prettamente la dottrina della Chiesa, non può avere interpretazioni divergenti, questo è il punto inopinabile.... mentre gli episodi storici riguardanti i modi attraverso i quali la Chiesa li ha proposti ed insegnati, si, sono soggetti ad interpretazioni divergenti e possono persino mutare senza alcun problema.... chiarita questa netta precisazione fra i due aspetti, si comprende un pò il resto.... [SM=g1740722]

    Veniamo ora ai fenomeni naturali.....

    Premesso che dal proverbio alle tue 3 esposizioni sono perfettamente d'accordo, sottolineamo la questione approfondendola ulteriormente....

    1) Dio non è la "causa" di tutto, ma senza dubbio è il Principio Motore di tutto....

    cosa vuol dire? un turista passeggiava per caso a Capri con la moglie.....un fatto di cronaca di questa estate.... il vento era normale, all'improvviso si stacca una persiana, gli cade sulla testa centrandolo in pieno e il turista muore....
    cosa c'entra Dio in tutto questo?

    a. ovvio che  non è Lui la causa della persiana che si stacca,
    b. ovvio che non è Lui la causa la causa del perchè il turista si trovasse lì in quell'ora e in quel momento....
    c. ma senza dubbio è LUI però che si RIPRENDE LA VITA di quel turista....

    in tutti e tre i casi Dio si è solo ripreso ciò che gli apparteneva: l'anima di quel turista.... il resto si chiama, ed è definito da san Tommaso d'Aquino: gli ACCIDENTI, non il "caso" attenzione con il quale si intende descrivere un fatto, cruento o meno, nel quale NESSUNO ne è responsabile!
    al contrario, noi sosteniamo che GLI ACCIDENTI sono tanti, ma Dio SI ASSUME LA SUA RESPONSABILITA' QUANDO UNO MUORE...ossia, quando l'alito di vita viene ripreso da Colui che lo ha insufflato fin dal Principio.... [SM=g1740733]
    in una parola:
    esiste l'appuntamento con la morte che non è mai "casuale".... il come si muore invece può avere determinate condizioni che definiamo ACCIDENTI, e non l'accidente casuale, ma da ACCIDERE, OSSIA "CADERE SOPRA" - "AVVENIMENTO IMPREVEDUTO":

    - può essere causato da noi: l'omicidio volontario, l'assassinio,
    - può essere causato dalla nostra stupidità ed ignoranza del male: la droga, il correre con la macchina e da ubriachi, ecc...
    - imprevveduto: una malattia, una caduta accidentale.... una persiana che ti piomba sulla testa....
    - avvenimento collaterale: la natura quando si scatena.....

    tutti questi ACCIDENTI non hanno come causa primaria DIO.... [SM=g1740733]  ma di Dio appartiene la vita della persona che si trova coinvolta, e spetta a LUI, e solo a Lui, riprendersela oa lasciargliela.....
    la vita non è un fatto personale o casuale.... essa come tutto il resto E' ORDINATA AD UN PRINCIPIO E AD UNA FINE.... chiunque nasce in questo mondo ed entra NEL TEMPO, ha necessariamente anche una fine perchè il tempo scorre, il tempo eterno non è di questo mondo....

    Ecco cosa è venuto a dirci il Cristo! [SM=g1740722]
    Egli ha "riportato" i termini del PRINCIPIO , di quel Principio della Creazione, nei suoi giusti binari, ridando all'Uomo l'eternità che aveva perduto....ha reso la Morte UN PASSAGGIO, un passaggio da un tempo finito, ad un tempo infinito..... e lo ha fatto non a parole, ma passandoci PER PRIMO...
    Egli stesso si è servito DEGLI ACCIDENTI per comunicarci come stavano le cose.... e lo fa con l'esempio della risurrezione di Lazzaro che non è quella eterna, Lazzaro sarebbe poi morto nuovamente.... ma ha voluto dimostrare che Dio è il padrone della vita e della morte....
    e quando lo arrestano Egli sottolinea che: "NESSUNO MI TOGLIE LA VITA, MA SONO IO CHE LA OFFRO PER VOI".... e nessuno di noi potrebbe dire altrettanto se non perchè lo fa IN NOME DI CRISTO: do la mia vita per te....
    ecco i Martiri della fede, ecco i Cristiani che chiamiamo Santi....

    Molte persone si sono salvate durante una tragedia.... alcuni la chiamano FORTUNA, UN CASO... altri attribuiscono ragionevolmente a DIO la salvezza della propria vita...
    la FORTUNA non esiste.... [SM=g1740733]  come il "caso" fa parte di quegli ACCIDENTI, ossia di quel "CADERE=ROVINARE SOPRA", UN AVVENIMENTO IMPREVEDUTO che se finisce bene(=restare in vita) o finisce male(=morire) questo dipenderà da DIO.... poichè anche l'avvenimeto "impreveduto=accidentale" non viene mai dal nulla...e non c'è da scandalizzarsi se Dio, PRINCIPIO MOTORE DI TUTTO fuorchè del male, SFRUTTI ED USI GLI ACCIDENTI per raggiungere i Suoi scopi....

    Se riusciamo a comprendere questo passo si può passare a quello successivo:

    - perchè Dio ci toglie la vita a suo piacimento? Quale è il Suo scopo?

    Caro Moreno.... al momento mi fermo qui perchè sono in partenza dal 20 settembre fino al 30 e, a Dio piacendo, ne riparleremo dai primi di ottobre....
    non porterò con me il PC perchè ho molti impegni da assolvere fuori casa, pertanto non mi collegherò neppure per la posta....

    Ringraziando ancora per questo dialogo, la porto nel Rosario ogni giorno e fraternamente la saluto in Gesù e Maria Santissima
    [SM=g1740717]

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Moreno55
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    00 19/09/2011 08:57
    Gentilissima Caterina,
    scrivo solo due righe per una piccola revisione.
    Innanzi tutto mi perdoni se sono stato tanto pedante da correggere il suo errore ortografico, posso solo dire che questa è la prima e l'ultima volta che sarò così fiscale. In effetti non rientra nelle mie abitudini essere tanto pignolo, però, la cosa mi ha punto sul vivo perché la meteorologia fa parte delle mie competenze professionali, e per tanti anni ho dovuto subire l'irritazione di vedere dappertutto scritta in modo erroneo la mia qualifica lavorativa. Abbia pazienza, ciascuno di noi ha le sue fisime!

    Ma la ragione dell'intervento è che vorrei segnalarle questa notizia:
    www.mondoliberonline.it/il-card-bertone-tuona-spiritualita-cristiana-e-dottrina-sociale-per-cambiare-il-mon...
    Dove il Card. Bertone cita un discorso di Benedetto XVI nel quale il Papa afferma che: «... il cristiano, mosso dallo Spirito Santo che vive in lui, sia reso capace di evangelizzare il mondo del lavoro, dell’economia, della politica, che necessita di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile.»
    Ebbene, sono felice di sentir parlare di “sviluppo sostenibile” da parte della massima autorità cristiana, e mi piace immaginare che questo possa essere il primo cenno di una presa di coscienza profonda e conseguenziale, anche se, forse dovrei moderare l'entusiasmo perché temo che i tempi saranno lunghi. Un secolo o due? Chissà... chissà, soprattutto, se abbiamo ancora così tanto tempo davanti!

    Riguardo al tema a cui lei dà risposta, noto che c'è stato un piccolo “qui pro quo”, perché lei ha inteso il mio uso della parola “caso” come nell'accezione “per caso”, “casualmente”, mentre io intendevo “caso” come “evenienza”, “occorrenza”, “esempio”.
    Poco male però, nella sostanza ci siamo capiti e, anche se lei ha glissato sulla mia domanda cruciale “Dio ha voluto intenzionalmente dare un messaggio con il terremoto in Giappone, oppure no?”, ha però dischiuso una visuale inedita ed estremamente interessante. Mi riservo perciò di riflettere su quello che ha scritto, e le do a mia volta appuntamento ad ottobre augurandole intanto un ottimo e sereno viaggio.

    Cordiali saluti,
    Moreno
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    Caterina63
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    00 19/09/2011 09:45
    Caro Moreno, tranquillo.... [SM=g1740722] non mi sono sentita offesa per la correzione, la correzione fraterna per altro rientra in quella concezione cristiana che si instaura fra le virtù principali sia quando la si riceve, sia quando la si offre con carità...

    riguardo alla frase di Benedetto XVI ho piacere che lei lo abbia notato, ma guardi che la Dottrina Sociale della Chiesa è uno di quegli elementi che il mondo laico onesto e ragionevole, riconosce quale elemento vincente... ad ogni modo abbiamo qui una intera sezione in cui ne parliamo:
    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/cartella.aspx?id...

    specialmente i Documenti magisteriali:
    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...

    e ben significativa l'ultima Enciclica sociale di Benedetto XVI la Caritas in Veritate [SM=g1740722]
    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...

    il problema è che NON si vuole applicare tale Dottrina, ed anche dentro la Chiesa c'è disobbedienza a questo Magistero pontificio...


    Riguardo alla sua domanda sul "castigo" di Dio, ritenevo sufficiente la mia esposizione dove si evince che il Signore usa tutto ciò che vuole e gli elementi naturali quanto soprannaturali per raggiungere i suoi scopi [SM=g1740733]

    ad ogni modo sull'argomento specifico ho arricchito gli approfondimenti in questo link, cosa sono i castighi di Dio?:
    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9756282&...

    e in questo link:
    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9928104&...

    ho trascritto integralmente, secondo messaggio, l'omelia di san Gregorio Magno (590 ca) proprio sulle tragedie del mondo....
    questa omelia va presa INTEGRALMENTE [SM=g1740733] senza estrapolarne singole parti, perchè è nell'insieme che il Pontefice spiega il perchè delle devastazioni naturali, ma anche il come dobbiamo viverle...

    Ecco, al momento credo che questo sia sufficiente per riflettere ed arricchirci notevolmente in attesa, come le ho spiegato sopra, del mio rientro a fine mese....

    Davvero! la ringrazio di cuore per queste sollecitazioni [SM=g1740722]

    Fraternamente in Gesù e Maria!


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    (Teofilo)
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    00 20/09/2011 10:38
    Caro Moreno,
    la fede si conquista anche con la ragione e quindi credo che molte delle domande che ti poni siano più che legittime.
    Avevo preparato il completamento del sunto delle risposte alle tue obiezioni, ma dal momento che preferisci soprassedere su questo specifico settore per ora non espongo. Lo terrò se vorrai avere un riscontro in merito.
    Mi limito solo a dire qualcosa anch'io sul problema della ostilità della natura.

    Come è stato ricordato dalle tue ipotesi e da Caterina dobbiamo distinguere in ciò che accade, una causa prima che è Dio, e delle cause seconde di cui Dio non è direttamente responsabile. Gesù infatti spiegò che il cieco nato non aveva nessuna responsabilità per la sua condizione nè lo avevano i suoi genitori, e la caduta di una torre su alcuni passanti non era dovuto a una loro colpa maggiore di quella di altri, ma che chi non si fosse ravveduto avrebbe avuto una sorte analoga in ogni caso.
    Allora ci chiediamo legittimamente, perchè Dio, anche se non vorrebbe direttamente fare giustizia dei peccati umani, permette che questo accada anche con catastrofi?

    Una risposta che va alla radice ce la può fornire solo la Parola rivelata.


    Rom. 8,19 La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; 20 essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza 21 di essere lei pure liberata dalla schiavitù della
    corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
    22 Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad
    oggi nelle doglie del parto; 23 essa non è la sola, ma anche noi, che
    possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando
    l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.

    Da quale momento e perchè la creazione è stata sottomessa alla caducità, ci chiediamo.

    Dio quando terminò la creazione ne sottolineò la perfezione: tutto era buono e perfetto.

    Ma dal momento in cui l'uomo liberamente ha deciso di agire
    contrapponendosi a Dio, ha sovvertito la legge della vita e della
    natura, in cui egli era stato eletto amministratore e coordinatore , (Gen2,15 Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse), l'ordine e l'armonia di cui egli doveva essere saggio dominatore, dotato di intelligenza e di potere sul mondo visibile, per servirsene nel bene, è stato stravolto ed usato, anzi abusato per continui atti di violenza, di egoismi e di ribellione che hanno avuto inizio col il peccato di origine commesso dalla prima coppia umana ed è continuato lungo tutta la storia, non escudendo i terribili esperimenti nucleari sopra e sottoterra, le centrali atomiche, le scorie radioattive, i veleni che vengono immessi in quantità enormi nell'aria e nell'acqua, e che si ritorcono contro l'uomo.
    Dal primo momento della caduta infatti è iniziato anche lo stravolgimento della natura di cui l'uomo era il vertice.
    Ci dice infatti la Genesi3,17
    All'uomo Dio disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai
    mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare,
    maledetto sia il suolo per causa tua!
    Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita.
    18 Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba campestre...


    Quindi le aberrazioni che la natura produce sono da ricondurre al
    sovvertimento prodotto dall'uomo nell'ordine e nell'armonia del creato,con il proprio peccato e non a errori imputabili al Creatore, che anzi ha avuto una infinita bontà nel consegnare tutto il mondo in potere dell'uomo e di lasciarlo alla sua facoltà anche dopo il peccato, per continuare ad esercitarvi il dominio pur tra le tante difficoltà e ostilità che la natura gli avrebbe mostrate nel corso della storia umana.
    Anche se una catastrofe potrebbe non essere direttamente
    connessa con il peccato degli uomini che lo subiscono, è comunque
    causata dal sovvertimento che altri uomini possono aver introdotto nel
    mondo.
    Vi sono però anche degli interventi divini che possono essere
    direttamente riconducibili a correzioni che la Provvidenza adotta nei
    riguardi di una umanità fortemente depravata. Si ricordi ad esempio il
    diluvio universale oppure la distruzione di Sodoma e Gomorra.

    Al Capitolo 24 di Isaia, versetti 1-6 il Signore, attraverso Isaia,
    spiega: la terra è stata profanata dall'uomo e l'alleanza infranta con
    il peccato.

    Dobbiamo comunque tener presente quando pensiamo alla morte subitanea di molte ersone coinvolte nelle catastrofi che essi non fanno una fine più dolorosa di quella di tanti altri che nella loro macilenta vecchiaia sono soggetti a rimanere paralizzati in un letto, o pieni di piaghe da decubito o con altri malanni cronici ed irreversibili.
    Diciamo che ognuno ha la sua croce che lo aspetta e quindi non dobbiamo lasciarci impressionare dal tipo di morte che coglie l'uomo, sia per intervento diretto divino, sia invece che si tratti dell'esplicarsi di combinazioni delle cause seconde riconducibili comunque alle azioni negative commesse dagli uomini.
    Gesù ci ha insegnato che non bisogna temere la morte del corpo ma quella dell'anima e quindi se Dio permette che avvengano catastrofi interpretiamoli pure come segni che Egli vuole scuotere una umanità che rischia veramente la catastrofe totale se non cambia direzione tornando a Lui e quindi rispettandone le leggi che può limitare gli effetti di tante scelte erronee umane che sono causa spesso diretta di ciò che accade.
    Con affetto

    [Modificato da (Teofilo) 20/09/2011 10:48]
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    Moreno55
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    00 01/10/2011 13:36
    Gentilissima Caterina,
    la ringrazio dei riferimenti che mi ha indicato: ho letto tutti i contenuti con grande interesse. In effetti i segnali di attenzione da parte della Chiesa verso l'ambiente e l'impatto antropico sulla natura sono stati chiari, negli ultimi tempi; aggiungerei come esempio anche il discorso di Benedetto XVI al Bundestag, in occasione del suo recente viaggio in Germania, nel quale ha accennato alla causa ambientalista: «La comparsa del movimento ecologico nella politica tedesca a partire dagli anni Settanta, pur non avendo forse spalancato finestre, tuttavia è stata e rimane un grido che anela all'aria fresca, un grido che non si può ignorare né accantonare»; e citerei anche il riferimento alla devastante povertà nel terzo mondo che il papa ha fatto nel discorso di Erfurt.
    Bene, ripeto che mi rallegra molto ravvisare questi spiragli di consapevolezza e di attenzione; resta in attesa la mia speranza di veder fare un passettino ancora, strettamente consequenziale, verso il riconoscimento della causa principale del problema, ossia l'esplosione demografica.

    Ma cos'è, cosa significa “esplosione demografica”, e perché è un fattore distruttivo?
    Un esempio forse può farlo capire meglio di cento teorie.

    In India, pochi giorni fa la Commissione della pianificazione economica ha stabilito che solo i redditi mensili pro-capite inferiori a 781 rupie (11,80 €), nelle zone rurali, e inferiori a 965 rupie (14,70 €), nelle città, possono beneficiare dei sussidi governativi. In base a questa classificazione in India ci sono 407 milioni di poveri.
    Gli esperti, guidati dal noto economista Montek Ahluwalia, sostengono che una spesa giornaliera di 5,50 rupie per i cereali, 1,02 per le lenticchie, 2,33 per il latte, 1,95 per le verdure e 1,55 per l’olio è sufficiente per mantenersi sani.
    Ebbene, è vero che in India il costo della vita è molto basso, ma il “paniere” indicato dagli economisti non mette in conto tante voci che noi occidentali siamo invece abituati a considerare necessarie. Per esempio, io sono goloso di caramelle alla menta, e un pacchetto mi costa circa 1,50 €. Consumandone un paio di pacchetti alla settimana, con il reddito di un indiano sulla soglia di povertà non riuscirei a comprarmi neppure le caramelle.
    La popolazione dell'Unione Europea (UE 27) è di circa 500 milioni di abitanti. I poveri dell'India sono poco di meno. Mi sembra che questo renda bene l'idea!

    Introducendo un nuovo capitolo, passo ora ad esporre le mie riflessioni sull'argomento che lei ha iniziato, e che mi sembra molto interessante.

    Lei dice che Dio dà l'anima a ciascuna persona al momento della nascita (o al momento del concepimento, secondo la teologia più recente) e la riprende al momento della morte. Questo è quanto conoscevo già dalla dottrina cristiana.
    Naturalmente, se l'anima è legata al corpo, dovrà rimanere nel mondo materiale finché il corpo è in vita, e lasciarlo per passare in quel mondo di “tempo eterno” che è il “Regno di Dio”; e gli unici eventi che sono gestiti direttamente da Dio sarebbero appunto questi due momenti, iniziale e terminale, della vita terrena di una persona. Questo in sintesi è quanto lei afferma, se ho inteso correttamente.

    L'appuntamento con la morte non è mai casuale, lei aggiunge, e mi sembra di capire che intenda ovviamente dire che è necessario, perché prima o poi arriva per tutti.
    Le circostanze che portano all'evento fatale, oltre al naturale termine per vecchiaia, possono essere svariate e di diverso genere: per esempio un assassinio, l'intossicazione da droga, guidare l'auto in stato di ebbrezza, contrarre una malattia grave e incurabile o addirittura la casualità di una persiana pericolante che improvvisamente piomba sulla testa di un turista ignaro. In tutti i casi, però, è Dio che “sfrutta” la fatalità, le circostanze, per riprendersi la vita della persona, che appartiene a Lui, di cui Dio è il padrone, avendola data, diciamo così, “in prestito”. Fin qui, sempre se ho inteso bene la sua lezione.

    Ora mi lasci approfondire un attimo l'esempio del turista colpito dalla persiana. A prima vista sembra un evento incredibile, un caso assolutamente improbabile, tanto da meritare la segnalazione sui grandi mezzi di informazione. Eppure fatti analoghi succedono molto più spesso di quanto non si pensi.

    La primavera scorsa una persona che conoscevo ha perso la vita in un incidente simile a quello del turista colpito dalla persiana. Era un appassionato alpinista, si chiamava Fabio, e si trovava in montagna quando è successa la disgrazia, ma non stava scalando. Si trovava ai piedi di una parete, in procinto di iniziare a salirla. L'itinerario che lui aveva intenzione di percorrere è una via in roccia per principianti, aperta ottant'anni fa, frequentatissima e ormai calcata da decine di migliaia di passaggi. Tutti i frammenti di roccia poco saldi che ci fossero stati su quella parete, ormai dovrebbero essersi disgaggiati da un pezzo.
    Invece, è bastato che un alpinista di un'altra cordata già alzatasi di qualche decina di metri, con una manovra un po' maldestra facesse sfregare la propria corda contro un pilastrino di roccia, perché questo si staccasse precipitando giù. Il pilastrino nella caduta si è spezzato colpendo uno spuntone, e un frammento di roccia ha preso la traiettoria esatta per centrare la testa dell'alpinista che aspettava ai piedi della parete, uccidendolo sul colpo. Grande è stata l'incredula costernazione di tutti gli amici dello sfortunato alpinista; io invece non sono rimasto tanto sorpreso: su quella stessa montagna, il Carega nelle Prealpi Vicentine, anni fa ho rischiato una sorte uguale.

    Ero salito con due compagni lungo un itinerario aperto negli anni '30 dai famosi rocciatori Sandri e Menti, poi periti durante un tragico tentativo sull'Eiger. Ai tre quarti circa della salita eravamo stati respinti dalla pessima qualità della roccia, marcia e pericolosa, perciò avevamo deciso di scendere a corda doppia lungo la via di salita. All'ultima calata, uno dei compagni era già sceso sulle ghiaie, io stavo scendendo e l'ultimo attendeva in sosta il suo turno. La montagna in quel luogo forma un ampio camino chiuso da due pareti verticali, e noi eravamo nel centro. Ero appena arrivato anch'io in basso, quando il compagno fermo una cinquantina di metri più in alto, sospeso su un esile terrazzino, accidentalmente fece scivolare una grossa scaglia di roccia. Il suo grido di allarme e il rumore della scaglia che precipitava mi misero istantaneamente in azione. Ero ancora collegato alla corda, con freno e cordino. Per sganciarmi avrei dovuto aprire due moschettoni. I moschettoni che si usano in alpinismo per questa funzione hanno una ghiera di sicurezza a vite, che impedisce l'apertura involontaria del moschettone. Girare la ghiera richiede qualche secondo, e non c'era tempo: la roccia stava piombando giù, rimbalzava da un lato all'altro del canale con colpi forti come cannonate.
    Ancora legato alla corda, mi rannicchiai dietro un piccolo masso alla base del camino, che bastava appena a coprirmi: non potevo allontanarmi di più. Un istante dopo la scaglia colpì il masso con estrema violenza, esplodendo in mille frammenti vicino alla mia testa. Freneticamente, smontai il freno e con due salti mi defilai dal micidiale camino, gridando «libera!» al compagno. Non avevo riportato neppure un piccolo graffio. Il compagno scese poi con estrema cautela, senza smuovere neanche un granello di polvere.

    Dunque, si possono leggere questi accadimenti come fatti in cui il caso gioca un ruolo essenziale (anche se io mi sono salvato grazie al mio sangue freddo e alla pronta reazione, è vero che, se il sasso fosse caduto solo due secondi prima, sarei stato un bersaglio inerme, penzolando dalla corda in mezzo al camino senza possibilità di ripararmi), oppure come fatti che suggeriscono un intervento divino: Dio ha voluto prendersi l'anima di Fabio, ma la mia no: non era giunto il mio momento.

    In realtà, come ho detto, di eventi similari ne accadono molto più frequentemente di quanto non sembri. Se conto tutte le volte che a me, o, per quanto a mia conoscenza, a persone a me vicine, è capitato di salvarsi per un soffio da un incidente più o meno grave, penso di arrivare ad un totale di decine e decine di tragedie sfiorate. È un fatto statistico e non dovremmo stupircene, considerata la pericolosità dell'ambiente in cui ci muoviamo, e quante persone siamo sulla Terra. Quando non è l'ambiente naturale a minacciarci, è l'ambiente costruito, quello che ci siamo fatti da noi, con le strade intasate dal traffico frenetico di veicoli troppo veloci, i manufatti pericolosi, gli edifici costruiti con materiali scadenti, le innumerevoli sostanze tossiche che produciamo, gli esplosivi, la criminalità, etc.

    Ma c'è una ragione molto forte per cui preferisco pensare che sia stato solo il caso a risparmiare me, e a determinare l'incidente fatale per Fabio; però prima di spiegarla vorrei raccontare un esempio ancora più “estremo”.

    Una mattina dell'agosto scorso due uomini del Soccorso Alpino di San Vito di Cadore sono rimasti uccisi da una frana staccatasi dal Monte Pelmo. I due soccorritori stavano svolgendo un intervento per aiutare due alpinisti tedeschi, rimasti bloccati il giorno prima sul versante nord del monte, dopo che una scarica di sassi li aveva feriti. I soccorritori sono saliti per la via normale e poi si sono calati a corda doppia lungo la parete. Avevano quasi raggiunto i tedeschi quando un'enorme frana, stimata in 10.000 (diecimila!) tonnellate di roccia, li ha travolti, spezzando le corde e facendoli precipitare fin sulle ghiaie. Una persona non esperta di montagna forse si sarà meravigliata che i tedeschi non siano stati toccati dalla frana: dovevano essere molto vicini, i soccorritori li stavano raggiungendo. In realtà, i tedeschi verosimilmente si erano spostati verso una zona di parete più appoggiata e ricca di cenge, dove potevano trovar modo di passare meglio la notte: così inconsapevolmente portandosi fuori dalla direttrice della frana che si sarebbe staccata. In effetti, tutta la vicenda sembrerebbe proprio una complessa macchinazione studiata per eliminare i cadorini, ma non i tedeschi: prima un piccolo incidente che ferisce i tedeschi costringendoli ad interrompere la salita e chiedere aiuto, poi un grande incidente che investe gli uomini del soccorso, e solo loro, e li spazza via con una violenza immane, come mosche schiacciate sotto la scarpa. I mezzi d'informazione hanno taciuto che, dopo alcuni giorni di rischiosi ma inutili tentativi (la parete ha continuato a scaricare pietre), gli uomini della Protezione Civile intervenuti a loro volta per recuperare i corpi dei soccorritori hanno dovuto rinunciare, e le esequie sono state celebrate davanti a due bare vuote, dal momento che dalla massa di sfasciumi rocciosi erano stati estratti solo alcuni piccoli brandelli.
    Sono parecchie le stranezze della vicenda. Chi conosce il Pelmo, sa che su quasi tutti i versanti la roccia è friabile e pericolosa, ma il versante nord era ritenuto esente da questo difetto. La via su cui si erano impegnati i tedeschi è stata aperta nel 1924, ed è pure questa una “classica” ben nota e ripetuta, e in tanti anni non c'erano mai stati cospicui crolli di rocce lungo la via, che perciò era considerata sicura. I soccorritori cadorini erano partiti prima dell'alba, a piedi, per raggiungere i tedeschi salendo in vetta per la normale, e scendendo poi in corda doppia lungo la via sino ad incontrare i tedeschi. È strano che alpinisti molto esperti e con ottima conoscenza del terreno non abbiano percepito alcun segno di avvisaglia dell'imminente grande crollo: chi va in roccia impara a distinguere a vista dall'aspetto e dal colore la roccia salda da quella marcia. È strano poi che abbiano intrapreso una strada così lunga e faticosa per raggiungere i tedeschi infortunati, mentre poco più tardi, dopo il crollo, in pochi minuti, i tedeschi sono stati comunque recuperati senza problemi e portati in salvo con un elicottero che li ha prelevati direttamente dalla parete.

    Dunque cosa possiamo pensare di questo incidente accaduto con modalità così inusuali? Forse Dio ha architettato una complessa sceneggiatura perché aveva deciso di riprendersi le anime belle degli uomini del Soccorso Alpino, lasciando vivere gli alpinisti tedeschi (forse ignavi o insignificanti?), di cui si è servito solo per attirare i soccorritori sulla parete dove Lui sapeva che – per cause naturali ma umanamente imprevedibili – stava per verificarsi il crollo? Personalmente, questa è un'ipotesi che mi farebbe star male, se volessi accettarla. Preferisco pensare che la disgrazia sia frutto solo della fatalità e del caso, e al limite di un pizzico di cattiva gestione dell'intervento di soccorso.

    Ma vediamo perché un'ipotesi di questo tipo mi disturba profondamente. Proviamo a studiare un'allegoria del mondo così come lo disegna l'ipotesi di Caterina.

    Dunque, per costruire questa allegoria immaginiamo che il mondo sia una simulazione di mondo, che esiste solo virtualmente, nel software di un computer. Questa idea non è così assurda come sembra: simulazioni del mondo reale si possono effettivamente realizzare con i moderni computer. La meteorologia, per esempio, funziona così. Un modello di una regione di territorio – o addirittura di tutto il globo terrestre – viene immesso in un computer. Il modello simula tutta la fisica dell'atmosfera, dei mari, del terreno; inserendo come parametri i valori misurati delle grandezze meteorologiche reali (pressione, temperatura, umidità, venti etc.) si fissano le condizioni iniziali del modello, poi lo si fa evolvere nel tempo. La simulazione procede molto più rapidamente di quanto non faccia il mondo reale, e questo permette di prevedere, anzi proprio di “vedere”, come cambierà il tempo atmosferico, semplicemente osservando cosa succede nel mondo simulato: sole o pioggia, vento, temporali, grandine, etc.

    Per simulare verosimilmente il mondo in tutti i suoi aspetti, ci servirebbe un modello molto più completo e dettagliato, e soprattutto avremmo bisogno di una simulazione del comportamento degli esseri umani, cosa assai complicata da realizzare. Eppure, qualcosa che renda un po' il concetto, c'è già: è stata realizzata sotto forma di applicazione ludica. Si tratta dei vari giochi di simulazione del genere “SimCity”, “The Sims”, “Tycoon”, etc.
    Con “SimCity”, per esempio, ho giocato anch'io, trovandolo piacevole e rilassante. In questo gioco, generalmente all'inizio il giocatore crea un territorio con pianure, colline, fiumi, laghi, boschi, etc., ed eventualmente lo popola di animali selvaggi. Somiglia molto alla Genesi, no?
    Nella seconda fase, il giocatore riveste il ruolo di sindaco di un insediamento urbano in sviluppo. Sul territorio, può costruire strade e infrastrutture, delimitare le aree edificabili per la residenza, il commercio, l'industria, l'agricoltura, etc. e deve amministrare le risorse per favorire la crescita dell'insediamento. Non può creare la popolazione, che proviene da un “altrove” indefinito, né costruire gli edifici, che vengono costruiti dai residenti. Man mano che l'urbanizzazione si espande, ci sono da fronteggiare i problemi della viabilità, della sicurezza, gestire la distribuzione dei servizi, fornire l'energia elettrica, etc., come in una città reale. Per l'inciso, è interessante notare che, raggiunta una certa dimensione urbana, la città simulata tende a collassare: i residenti emigrano, le abitazioni restano abbandonate e si degradano, la delinquenza aumenta. Questo mi convince che il produttore del gioco ha fatto un'ottima rappresentazione del mondo reale.
    Per rendere ancora più vivace il gioco, ci sono anche i disastri: per esempio le interruzioni di energia elettrica, gli incendi, o le inondazioni, ma anche i terremoti e persino un mostro dei cartoni giapponesi, Gozilla, che vaga per la città seminando morte e distruzione. Dopo un disastro la città cercherà di riparare i danni e di riprendere la sua vita normale; particolare da rimarcare, è facoltà del giocatore scegliere se attivare o disattivare l'opzione disastri, e se la attiva, non può decidere lui quando e come provocare i disastri, che si verificano ad intervalli casuali. Somiglia molto a quello che abbiamo detto sopra riguardo a come Dio interviene nel mondo reale, non è vero?

    Quindi, completiamo l'allegoria del mondo simulato in un computer. Il computer ovviamente dovrebbe appartenere all'ambito trascendentale, il piano di Dio, mentre il nostro universo sarebbe una simulazione virtuale. Dio starebbe giocando a “SimUniverso”, con il suo potentissimo computer, e avrebbe creato la nostra simulazione di mondo a Suo gusto e discrezione, per poi stare a vedere come si evolve e si sviluppa. Lo scorrere del tempo che noi sperimentiamo sarebbe illusorio, essendo determinato dall'orologio della simulazione, che può fluire ad un ritmo qualunque, anche molto più veloce del reale. Dio sarebbe, appunto, slegato dal tempo della simulazione, che potrebbe far scorrere avanti e anche all'indietro a Sua discrezione (Dio potrebbe sapere già, perciò, cosa c'è nel nostro “futuro”).
    Inoltre Dio potrebbe benissimo intervenire saltuariamente violando le leggi della “fisica” del nostro mondo. Noi saremmo individui coscienti ma simulati, e del tutto dipendenti da come e quando Dio decide di “attivarci” nel mondo simulato, o come e quando di “disattivarci”, recuperando le risorse del computer che permettevano alla nostra coscienza incorporea di esistere nella simulazione (Dio si riprende l'anima dell'individuo).
    Un dettaglio interessante, è che non è necessario postulare che il computer di Dio abbia una potenza di calcolo infinita, ma basterebbe una potenza finita, sebbene molto grande. Infatti, sappiamo già che il nostro universo, sebbene illimitato, non è infinito. Particolare ancora più notevole, non serve un numero di “anime” infinito, perché prima o poi si arriverà al Giorno del Giudizio (cioè al “game over”), e la popolazione, per quanto si moltiplichi, non arriverà mai ad un numero infinito di persone. Questo vuol dire anche, che il Paradiso e l'Inferno, qualunque cosa siano, non necessitano essere di estensione infinita, perché dovranno contenere un numero comunque finito di anime. Dunque il Regno dei Cieli è un posto forse molto grande, ma non infinito. Queste considerazioni si applicano benissimo anche indipendentemente dalla nostra eccentrica ipotesi del mondo simulato in un computer, vale a dire, reale o no, ci troviamo proprio in un mondo limitato e finito, nel tempo e nello spazio, e anche l'eventuale aldilà dev'essere un “ambiente” non infinito!

    Devo per correttezza aprire una breve parentesi, e far presente che esistono teorie della fisica, come per esempio la “Teoria del campo unico”, implicanti che l'universo sia (dinamicamente) infinito. Se fosse vera una teoria di questo genere, l'ipotesi descritta sopra non sarebbe valida.

    Ma torniamo al nostro “SimUniverso”; abbiamo detto che Dio starebbe “giocando” alla simulazione del nostro mondo, sul quale interviene sporadicamente e localmente in modo assai discreto, lasciando perlopiù che le cose si evolvano autonomamente, secondo le regole del “gioco”. Uno dei fattori che determinano il successo di un gioco per computer, è che ci sia una sfida interessante nel gioco, un obiettivo da raggiungere per risolvere il gioco e concluderlo. Quale potrebbe essere l'obiettivo di “SimUniverso”? Per essere coerenti con l'allegoria religiosa che ci siamo proposti, deve essere la salvezza delle anime, ovviamente. Le “anime”, ossia le intelligenze che governano gli individui del mondo simulato, vengono immesse una ad una nella simulazione, e poi alla fine del loro ciclo vitale, quando gli individui virtuali sono cancellati (muoiono), vengono trasferite in un “aldilà” esterno al gioco. Ora, poniamo che Dio abbia lo scopo di portare il maggior numero possibile di anime in “Paradiso”. Deve però fare i conti con il diavolo, che cerca di portarne il maggior numero possibile dalla sua parte, l'“Inferno”. Ma cos'è il diavolo? Nella nostra allegoria, non può essere un altro giocatore antagonista e alla pari di Dio: Dio è unico. Perciò deve essere un processo interno al programma di gioco, un'intelligenza artificiale che esiste solo nel software del computer, e che costituisce l'elemento di competizione da vincere per completare il gioco con un buon punteggio. All'inizio del gioco, dopo la “creazione” dell'ambiente, Dio è intervenuto per fornire agli uomini le direttive che devono seguire per stare dalla parte del Bene e segnare punti a Suo vantaggio. In qualche modo, trasmettendo dei “messaggi” di istruzioni (per esempio apparendo a Mosè come roveto ardente), ha dato i Suoi comandamenti agli uomini simulati, ma c'è stato qualche problema di comunicazione e ne è venuto fuori l'Antico Testamento, una storia un po' confusa. Allora ha pensato di compiere un'azione più diretta, ha trascritto il proprio pensiero in una “mente”, e l'ha fatta “incarnare” in un essere umano (Gesù) che potesse diffondere in prima persona la Sua parola tra gli uomini (simulati). Ne sono scaturiti i Vangeli e il Cristianesimo.
    Oggi molto probabilmente ci troviamo verso la fine del gioco: il mondo è prossimo al collasso, come le città di SimCity quando diventano megalopoli, e Dio ormai da parecchio tempo, forse un po' annoiato dal gioco, interagisce pochissimo e con segnali minimi, aspettando di vedere come si concluderà la partita. Forse ha già ottenuto un ottimo punteggio (moltissime anime sono in Paradiso), ed è sicuro di vincere, oppure ha un pessimo punteggio (quasi tutte le anime sono all'Inferno, come è più verosimile), e Dio è stufo e scoraggiato, non ha più interesse a seguire il gioco.

    Dunque, potrei andare avanti a traslare nell'allegoria del gioco al computer ogni minimo aspetto e dettaglio della Storia del Mondo, ma credo di aver già reso una convincente dimostrazione che l'allegoria ha una sua coerenza e plausibilità, e che non ci sono evidenti e dirette possibilità di falsificarla. Ossia, non si può provare che non sia vera! L'allegoria rende conto di come è stato originato il Mondo, di come funziona, di che cos'è la trascendenza, di chi è Dio, del perché Dio ha creato l'Uomo, di cos'è l'Uomo, di qual'è lo scopo della vita umana, delle ragioni di Dio, del fine ultimo, etc. Insomma, è una spiegazione di “tutto”.
    Ma è anche una “buona” spiegazione? Personalmente, a me non piace affatto. Non mi garba neanche un poco, pensare di essere solo una specie di burattino virtuale – per quanto dotato di intelligenza autonoma e di libero arbitrio, nei limiti dell'ambiente in cui posso agire – creato allo scopo di far segnare un punto in un gioco destinato a dilettare un'Intelligenza aliena. Anzi penso proprio che questa allegoria non dovrebbe piacere a nessuno.

    Eppure, l'allegoria descritta sopra è del tutto equivalente, dal punto di vista ideologico, alla religione: dimostriamolo.

    Il nocciolo della questione è: chi è Dio e qual'è il Suo scopo. Caterina ha promesso di dare una spiegazione, e la leggerò con la massima attenzione e interesse.

    Nel frattempo, vediamo un esempio di spiegazione dello scopo divino.
    La teologia si è sviluppata in massima parte durante il Medioevo, e anche oggi conserva l'impronta di quel periodo storico. Mi ricordo benissimo, per esempio, di un aneddoto (probabilmente apocrifo) riguardante S.Agostino, e mi ricordo benissimo di quanto suonò privo di senso alla mia ragione pur ancora infantile, avendolo sentito la prima volta da bambino. Sto parlando del famoso racconto in cui S.Agostino incontra un bimbo sulla riva del mare, il quale sta cercando di vuotare il mare con un secchiello, versando l'acqua in una buca scavata nella sabbia. Quando il santo fa notare al bimbo che si tratta di un'impresa impossibile, quello gli risponde che il suo tentativo di giungere ad una comprensione razionale dei misteri divini non è meno disperato che cercare di vuotare il mare con un secchiello.
    Lo stesso concetto è ripreso in forma più elaborata in una lettera apocrifa, ancora di Agostino, a S.Cirillo, risalente probabilmente al XIII° secolo e apparsa in versioni in italiano nel XV°. Nella lettera Agostino afferma che intendeva comporre un trattato sulla natura della beatitudine eterna delle anime in Paradiso. Avendo raggiunto un punto morto nelle sue riflessioni, decise di scrivere a Girolamo per chiedergli consiglio, ma, in quello stesso momento, il santo morì nella lontana Betlemme (anno 420) e la sua anima ascese al Cielo. Lo studio di Agostino fu d'improvviso inondato di luce e di una fragranza ineffabile. Tali manifestazioni furono accompagnate dalla voce di S.Girolamo, che raccontava la propria morte e rimproverava Agostino per il suo ambizioso e inevitabilmente futile tentativo di codificare e definire gli infiniti misteri celesti. Girolamo spiegò che era impossibile per l'uomo terreno ottenere tramite il suo intelletto una comprensione razionale del Paradiso: «Immensa qua mensura metieris?». Mentre siamo sulla Terra dovremmo accettare i limiti che ci sono stati fissati: ciò che è in nostro potere è di seguire con paziente risoluzione il cammino verso la salvezza attraverso una vita ispirata all'insegnamento cristiano. Tuttavia, la voce incorporea di Girolamo rispose in seguito a molte delle domande di Agostino riguardanti tali infinite ed elusive verità, sulla base della nuova condizione di privilegio conquistata in Paradiso. Il punto della lettera è che solo mediante un intervento soprannaturale l'Uomo può divenire consapevole di tali questioni di natura celeste; e unicamente in virtù di questo intervento Agostino si rese conto dell'essenziale “alterità” di tali misteri e di come per l'intelletto fosse impossibile comprenderli. Agostino diviene dunque, per favore divino, l'intermediario fra il mondo dello spirito e quello della carne: ecco una esemplificazione della diffusa dottrina medievale secondo cui «il cristiano in ginocchio può vedere più lontano del filosofo in punta di piedi». Questa è la posizione della teologia. Questa è invece la mia posizione: «se ho visto più lontano, è perché stavo sulle spalle di giganti» (da una lettera di Isaac Newton a Robert Hooke), dove i “giganti” sono i veri grandi dell'Umanità, i “filosofi”, ossia gli scienziati che hanno fatto progredire la conoscenza.

    Ma torniamo un attimo all'allegoria del mondo dentro un computer, o meglio simulato da un programma di computer, che Dio usa per giocare alla Creazione. Teofilo mi dà una grande spalla per aggiungere altre traslazioni a conforto della mia tesi. Vediamole.

    «Da quale momento e perché la creazione è stata sottomessa alla caducità, ci chiediamo. Dio quando terminò la creazione ne sottolineò la perfezione: tutto era buono e perfetto», scrive Teofilo. => All'inizio del gioco, l'ambiente simulato era vergine e intatto, e nessun errore lo aveva ancora compromesso.

    «Ma dal momento in cui l'uomo liberamente ha deciso di agire contrapponendosi a Dio, ha sovvertito la legge della vita e della natura, in cui egli era stato eletto amministratore e coordinatore» => Gli umani simulati hanno cominciato da subito a dare dei problemi, non si comportavano in modo corretto, e il gioco stava prendendo una direzione sbagliata.

    «Vi sono però anche degli interventi divini che possono essere direttamente riconducibili a correzioni che la Provvidenza adotta nei riguardi di una umanità fortemente depravata. Si ricordi ad esempio il diluvio universale oppure la distruzione di Sodoma e Gomorra» => Per far capire agli esseri umani simulati che dovevano seguire le Sue istruzioni, peraltro forse non molto chiare, nei primi tempi Dio ha provato ad usare le maniere forti, con interventi diretti e distruttivi.

    Bene, ho già espresso la mia totale contrarietà ad accettare questo tipo di filosofia. La domanda a cui si deve rispondere è: il dolore, fisico o morale, è solo un'impressione? La sofferenza di un essere senziente è insignificante perché tanto, prima o poi, quell'essere è destinato a morire, oppure è giusto che ogni vivente reclami il proprio diritto ad una vita, per quanto possibile, serena e felice? Se siamo solo simulazioni in un programma di computer, allora anche il dolore è simulato, non c'è nulla di reale e ogni tortura è lecita. Ma anche se siamo solo anime ultraterrene momentaneamente incarnate nei nostri corpi materiali, allora la sofferenza del corpo è irrilevante e dovremmo essere ben contenti di morire e abbandonare il nostro corpo imperfetto e pesante quanto prima possibile.

    Mi sorprende che Teofilo scriva: «Dobbiamo comunque tener presente quando pensiamo alla morte subitanea di molte persone coinvolte nelle catastrofi che essi non fanno una fine più dolorosa di quella di tanti altri che nella loro macilenta vecchiaia sono soggetti a rimanere paralizzati in un letto, o pieni di piaghe da decubito o con altri malanni cronici ed irreversibili.»
    Questa sentenza mi ricorda il pensiero di uno scrittore che mi affascina molto, come può affascinare una tigre con la sua selvaggia, brutale bellezza.
    Sto parlando di Yukio Mishima, e cito qui il passo che in qualche modo si aggancia a quanto ha scritto Teofilo: «Il nome dell'eroe samurai Saigo Takamori sarà ricordato in eterno per il suo seppuku a Shiroyama... l'azione ha il misterioso potere di compendiare una vita nell'esplosione di un fuoco d'artificio. Si tende ad onorare chi ha dedicato una lunga vita ad un unico impegno, e questo è giusto, ma chi brucia tutta la sua esistenza in un istante testimonia con maggior precisione e purezza i valori autentici della vita umana.» (cito a memoria, le parole potrebbero non corrispondere esattamente, ma il senso è quello).

    Mi chiedo se Teofilo abbia idea, o possa in qualche modo testimoniare, che una fine rapida è sempre preferibile ad una lenta agonia. Quale intensità di terrore e di disperazione sperimenta chi si trova ad affrontare una situazione di imminente morte violenta? È vero che, una volta che si è morti, non fa più alcuna differenza come si sia morti, su questo siamo d'accordo.
    Ma la sentenza di Teofilo sembrerebbe proprio un comunicato dei sostenitori delle DAT, le “dichiarazioni anticipate di trattamento”, anche conosciute come “testamento biologico”, che rivendicano il diritto ad una morte dignitosa piuttosto che lasciare un malato terminale ad agonizzare lungamente, mantenuto in vita vegetativa con terapie forzate.
    Personalmente, sono davvero perplesso all'idea di dover stabilire in anticipo che cosa si dovrebbe fare di me, se dovessi trovarmi in una situazione di malattia terminale o di vita vegetativa. Anche lasciare l'incombenza della decisione ad un famigliare o ad una persona di fiducia configura un grande problema di responsabilità, di cui forse nessuno vorrebbe mai essere investito.

    Per come la vedo io, i casi sono due (e non mi sembra che ci sia una terza possibilità):
    1) Esiste una vita migliore dopo la morte: allora la vita terrena ha un valore minimo, ed è desiderabile lasciarla rapidamente quando diventa insopportabile.
    2) Non esiste alcuna vita dopo la morte, tutto finisce lì: allora la vita terrena ha un valore massimo, ed ha senso cercare di conservarla il più a lungo possibile, anche curando ogni malattia per quanto inabilitante, finché ciò sia fattibile.

    Dunque, il punto di vista religioso, in contrapposizione a quello ateo o agnostico, come dice Teofilo in effetti dovrebbe essere favorevole a consentire l'interruzione dei trattamenti sanitari in caso di malattia terminale: come mai la posizione della Chiesa sull'argomento è contraria?

    In realtà, non sono stupito di questa contraddizione. La contraddizione nasce dall'incoerenza interna alla religione. Vediamo perché.

    Riepilogando quanto discusso sopra, abbiamo visto prima di tutto che gli eventi distruttivi di origine più o meno naturale, che causano perdita di vite umane e gravi danni, non sono in ogni caso da attribuire ad un'azione diretta di Dio, e neppure lo sono le occasioni in cui una persona si salva per un soffio da un grave pericolo: su questo siamo d'accordo.
    Pertanto non ci sono, e non ci sono mai stati, né “miracoli” che, violando le leggi di natura, abbiano favorito qualche persona salvandola da un pericolo o guarendola da un morbo incurabile, né “castighi di Dio” che, forzando le leggi naturali, abbiano causato grandi o piccole distruzioni. Ci sono stati invece e ci saranno eventi che a noi appaiono strani, insoliti, misteriosi, improbabili e miracolosi, o persino troppo terribili, ma in realtà si tratta solo di un errore della nostra percezione. Infatti siamo portati a considerare con molta più attenzione i fatti che ci sembrano insoliti, le coincidenze, le sincronicità, e questo distorce il nostro giudizio sulla probabilità e verosimiglianza degli eventi. Su questo argomento sono stati scritti già molti saggi anche di livello divulgativo, e solo per citarne almeno uno suggerisco: “Spiegare i miracoli. Interpretazione critica di prodigi e guarigioni miracolose” di Maurizio Magnani - Ed. Dedalo.

    Abbiamo visto inoltre che si possono costruire metafore della religione, come l'allegoria di Dio che simula il nostro universo in un computer, perfettamente sovrapponibili alla religione in tutte le implicazioni filosofiche.
    Di tali metafore anche esotiche e stravaganti se ne possono elaborare a iosa, e in effetti ce ne sono a iosa: sono tutte le diverse dottrine religiose, attuali e del passato, che l'Umanità ha escogitato nel suo cammino storico.
    La religione è nata dall'esigenza di superare quel senso di “horror vacui” che coglie ciascuno di noi all'idea di finire nel nulla, nella notte eterna, nella non-esistenza. Il concetto di trascendenza è nato per indicare un “altrove” in cui collocare l'aldilà, tanto astratto quanto fittizio: dire “trascendente” è esattamente come dire “inesistente”. Il Dio dell'Antico Testamento aveva ben poco di trascendentale, se abitava abbastanza vicino a terra da poter annusare gli aromi dell'arrosto: «Allora Noè edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali puri e di uccelli puri e offrì olocausti sull’altare. Il Signore ne odorò il profumo gradito e disse in cuor suo: Non maledirò più il suolo a causa dell’uomo, perché ogni intento del cuore umano è incline al male fin dall’adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto.» (Gen 8,20-21).
    In effetti il concetto di trascendenza è relativamente recente, si può far risalire a Giordano Bruno ("Mens super omnia"), mentre successivamente, in ambito filosofico, con Kant la trascendenza comincia a riferirsi all'essenza ultima del reale.

    A questo punto resta da giustificare la ragione per cui ci troviamo a passare su questa terra una vita che per molti – troppi! – di noi esseri umani è soprattutto sofferenza, pena, incertezza, disperazione.
    Si può capire il desiderio di trovare una risposta a tale fondamentale quesito, io lo capisco e per lungo tempo anch'io ho cercato la risposta: ma finché il mio orizzonte rimaneva limitato alla mia personale esistenza non riuscivo a scorgere alcuna soluzione.

    La religione promette una vita ultraterrena di ricompensa a ciascuno di noi, personalmente. La solidarietà verso il prossimo è considerata solo come opera di bene che ci aiuta a guadagnare il Paradiso. Questa è in sostanza la Salvezza: salvezza personale, dell'individuo, della sua identità. La personalità verrebbe trasferita, dopo la morte del corpo, ad uno stato incorporeo. Chissà cosa si prova ad essere una coscienza incorporea? Questo è un altro tema estremamente interessante che magari potrei approfondire in un'altra occasione.

    I dettagli di questa esistenza ultraterrena però non vengono spiegati. Sono i “Misteri Celesti”, inesprimibili, anzi addirittura inconcepibili per la mente umana, come sostiene la teologia.
    Ma l'allegoria del mondo simulato in un computer divino dimostra che si possono elaborare spiegazioni plausibili e coerenti dei misteri celesti, e che tali spiegazioni possono portare a conseguenze ideologiche che non ci piacciono affatto.

    Per superare questo stallo bisogna guardare più in là delle nostre misere esistenze (senza offesa per nessuno, parlo a titolo personale e di certo qualcun altro potrebbe legittimamente considerare la propria esistenza preziosissima).
    Bisogna capire finalmente che l'individuo non è nulla, se è isolato. Se non fosse così, e la dottrina religiosa fosse integralmente vera, allora l'unica scelta sensata sarebbe di chiudersi in clausura. Una vita di clausura, nella preghiera e nella penitenza, in castità, lontano da ogni tentazione, offre buone possibilità di guadagnarsi il Paradiso. Certo che, se tutti ci facessimo monaci e monache di clausura, la specie umana scomparirebbe in poco tempo (sospetto che c'è chi pensa che non sarebbe un male).

    La priorità va data alla propria salute fisica e morale, perché chi è inabile non può essere di aiuto al prossimo, questo è ovvio, ma ogni plusvalenza materiale e intellettuale dovrebbe essere distribuita fra tutti. L'egoismo ha un effetto deteriore, anche per l'egoista stesso, che alla fine sconta il degrado della società.
    Questa è la mia visione: una società umana giusta e sana, in equilibrio con il proprio ambiente. È ora di capire infatti che non esiste alcun diritto di predominio dell'Uomo sulla Natura, ma semmai un dovere di rispetto e di conservazione, proprio nell'interesse dell'Umanità.

    La dottrina dell'inizio perfetto, e della successiva decadenza, è sbagliata sia dal punto di vista scientifico che morale. La Storia ci racconta di guerre e violenze di ogni genere dell'uomo sull'uomo, ma anche di grandi conquiste dell'intelletto. Negare un sostanziale progresso in questa corsa dell'Umanità significa davvero gettare nel nulla milioni di vite, rendere vana ogni speranza per le generazioni future, e priva di senso la nostra stessa esistenza.

    Abbiamo un dovere verso l'Umanità futura, verso i nostri figli e discendenti, di trasmettere a loro tutto il progresso che i nostri padri e antenati hanno faticosamente raggiunto, di conservarlo e migliorarlo: progresso di civiltà, prima di tutto. Certo, la società è ancora ben lontana dall'essere giusta e sana, anche nelle moderne democrazie, ma la strada è quella. Uso della ragione e impegno civile sono gli strumenti necessari per garantire a tutti una vita piena e degna.
    Ogni volta che si fa un passo indietro, ogni volta che per un malinteso intento di custodia delle “tradizioni” si avvalla un imbarbarimento, allora si uccide definitivamente chi in passato aveva lottato per raggiungere, con fatica e sacrificio, quell'avanzamento di civiltà.

    La mia visione è ampia, e include ogni aspetto della società e del mondo. È una visione chiara nella mia mente, che però non ho ancora avuto occasione di articolare in modo sistematico in un manifesto complessivo. Di certo questo non posso farlo qui e ora, per ragioni di spazio e di tempo, oltre che per non abusare della pazienza di chi mi legge. Chiedo un piccolo atto di fiducia sulla parola.
    Ho rispetto per i credenti nella Religione Cristiana, se per cristianesimo si intende la parola di pace proclamata nei Vangeli, e riconosco volentieri la formidabile potenza di un pensiero che – riferito ai tempi feroci in cui fu formulato – definire semplicemente rivoluzionario è riduttivo.
    Ma la Religione Cristiana si appella ad una singola Rivelazione di una singola Persona, come puntualizza Caterina, e questo la rende fragile. Basta osservare con lucida obiettività la storia della Chiesa per rendersi conto di quanto sia fragile il Cristianesimo. Se oggi un impulso di recupero dei principi originari percorre la Chiesa, vuol dire che i suoi prelati stanno capendo che le incessanti e superflue superfetazioni dottrinali hanno nocivamente caricato l'impianto ecclesiale e rischiano di farlo crollare. Personalmente ne sono contento.
    La mia visione però ha fondamenta ben più solide, perché si appella al pensiero di innumerevoli eruditi, studiosi, filosofi, scienziati, che attraverso i secoli e fino ad oggi hanno man mano costruito il grande edificio della conoscenza umana.
    Ma non sono soltanto loro i pilastri: anche le grandi masse di popolo che hanno combattuto per la libertà e per il progresso civile, anche ogni singolo, sconosciuto eroe dei movimenti politici e delle grandi e piccole rivoluzioni che hanno fatto crescere la civiltà, sono tutti sostegni importanti del progresso dell'Umanità.
    Ogni persona, in ogni tempo e in ogni luogo, è stata ed è un atomo, per quanto piccolo, essenziale del patrimonio umano; e, secondo me, per quanto abbietta e malvagia, non c'è persona che non abbia una scintilla di compassione umana in fondo al cuore. Credo pertanto che nessuno possa meritare l'Inferno; come dice Caterina: «è più facile andare in Paradiso che all'Inferno». Di conseguenza penso che la società dovrebbe trovare metodi diversi dalle punizioni e dalle prigioni per correggere i comportamenti criminali o antisociali (questo è un altro argomento ancora, molto interessante ma un po' fuori tema).

    La mia visione inoltre non è solo mia, ma è la stessa visione condivisa, in larga misura, da tutti coloro che hanno lottato e si sono sacrificati per la libertà, la giustizia, la pace, per quell'anelito archetipo che inconsapevolmente accomuna tutti gli esseri umani.

    Questo è tutto per stavolta.
    Rimango in attesa dei vostri commenti, cordiali saluti,
    Moreno
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    00 01/10/2011 22:15
    ro Moreno,
    mi limito a considerare qualche tuo pensiero come e quando posso.
    Tu dici:
    ...Ma la sentenza di Teofilo sembrerebbe proprio un comunicato dei sostenitori delle DAT, le “dichiarazioni anticipate di trattamento”, anche conosciute come “testamento biologico”, che rivendicano il diritto ad una morte dignitosa piuttosto che lasciare un malato terminale ad agonizzare lungamente, mantenuto in vita vegetativa con terapie forzate.
    Personalmente, sono davvero perplesso all'idea di dover stabilire in anticipo che cosa si dovrebbe fare di me, se dovessi trovarmi in una situazione di malattia terminale o di vita vegetativa. Anche lasciare l'incombenza della decisione ad un famigliare o ad una persona di fiducia configura un grande problema di responsabilità, di cui forse nessuno vorrebbe mai essere investito.

    Per come la vedo io, i casi sono due (e non mi sembra che ci sia una terza possibilità):
    1) Esiste una vita migliore dopo la morte: allora la vita terrena ha un valore minimo, ed è desiderabile lasciarla rapidamente quando diventa insopportabile.
    2) Non esiste alcuna vita dopo la morte, tutto finisce lì: allora la vita terrena ha un valore massimo, ed ha senso cercare di conservarla il più a lungo possibile, anche curando ogni malattia per quanto inabilitante, finché ciò sia fattibile.

    Rispondo
    Secondo il punto di vista del cristiano esiste una terza possibilità:
    Esiste una vita migliore dopo la morte (e fin qui ci siamo): la vita terrena ha un valore importante in vista di quella futura perchè si riceverà nella misura con cui si saranno messi a frutto i propri talenti. E per quanto il valore della vita terrena sia inferiore al valore di quella eterna tuttavia non siamo noi i padroni della vita e quindi non possiamo stabilire come e quando porvi termine. Perciò accettarne le prove che l'esplicarsi delle leggi della natura (che sono leggi anch'esse di Dio) oppure che Dio stesso determina per ciascuno di noi, costituisce una fonte di merito per la vita eterna.
    Ne consegue che, come la Chiesa rettamente insegna, occorre salvaguardare la vita, dal concepimento al suo termine naturale, senza comunque ricorrere all'accanimento terapeutico.

    Mi fermo qui per ora ma riprenderò qualche altro passaggio del tuo interessante post
    Con affetto
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    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 02/10/2011 00:15
    [SM=g1740733]Caro Moreno tu dici:

    Lei dice che Dio dà l'anima a ciascuna persona al momento della nascita (o al momento del concepimento, secondo la teologia più recente) e la riprende al momento della morte. Questo è quanto conoscevo già dalla dottrina cristiana.
    Naturalmente, se l'anima è legata al corpo, dovrà rimanere nel mondo materiale finché il corpo è in vita, e lasciarlo per passare in quel mondo di “tempo eterno” che è il “Regno di Dio”; e gli unici eventi che sono gestiti direttamente da Dio sarebbero appunto questi due momenti, iniziale e terminale, della vita terrena di una persona. Questo in sintesi è quanto lei afferma, se ho inteso correttamente.


    ..............

    bè no Moreno!... [SM=g1740733] non ho propriamente detto che:
    Dio dà l'anima a ciascuna persona al momento della nascita (o al momento del concepimento, secondo la teologia più recente) e la riprende al momento della morte.....

    E non è vero affatto che solo "secondo la teologia recente "al momento del concepimento".....

    non si soffermi sulle DISPUTE teologiche dei secoli che senza dubbio hanno discusso sul momento in cui il nascituro, nel grembo della madre, potesse avere un'anima... queste furono necessarie proprio per darci la Dottrina che abbiamo sempre avuto e che ricalca perfettamente il Salmo 139:

     " Sei tu che hai formato le mie reni,
    che mi hai intessuto nel seno di mia madre
    .
    Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo.
    Meravigliose sono le tue opere,
    e l'anima mia lo sa molto bene.
    Le mie ossa non ti erano nascoste,
    quando fui formato in segreto
    e intessuto nelle profondità della terra
    .
    I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo
    e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni
    che mi eran destinati,
    quando nessuno d'essi era sorto ancora.
    Oh, quanto mi sono preziosi i tuoi pensieri, o Dio!
    Quant'è grande il loro insieme!"

    [SM=g1740733] non pochi teologi persino Dottori della Chiesa hanno ritenuto, nelle dispute e nelle discussioni, che l'anima vi entrasse AL TERZO MESE, per esempio, ma questo perchè era in quel momento, dal terzo mese che si poteva SENTIRE IL FETO MUOVERSI, e non c'era l'ecografia...ma l'ufficialità dottrinale della Chiesa ha sempre creduto FIN DAL CONCEPIMENTO......... dire che Dio da l'anima al momento della nascita, non è affatto dottrina Cattolica!

    L'anima NON è "legata" al corpo, ma è OSPITE del corpo infatti, a riguardo della malattia stessa l'uomo può reagire diversamente proprio in forza dell'anima che più viene nutrita DI DIO più non si lega al corpo, LO SUPERA.... dice il Salmo: UN CORPO MI HAI PREPARATO.... per questo noi ci teniamo di più a nutrire l'anima che il corpo, per questo crediamo NEI SACRAMENTI...essi sono nutrimento dell'anima che se sta bene con Dio sta bene anche il corpo...e spesse volte un corpo sta male quando l'anima non viene nutrita a dovere... [SM=g1740733]

    No! non ha inteso correttamente: Dio non si occupa esclusivamente del momento del concepimento e del momento della morte... eh!
    gli esempi che le ho fatto vanno collegati a TUTTO il discorso che le ho fatto, dal principio, sul senso della fede e in chi abbiamo mposto la nostra fede.... Dio ha UN PROGETTO PER OGNI CONCEPITO, anche su quelli abortiti....anche per quelli che muoiono di fame, anche per il bambino malato che vivrà un giorno solo.... i progetti di Dio NON SONO COME QUELLI CHE NOI vogliamo spesso per noi, anche la morte, quel giorno di lutto, per il Signore ha un significato, ha senso, è parte di tutto....così come ogni concepimento...
    Dio è DENTRO LA VITA DI OGNI UOMO dal concepimento fino alla morte naturale o per violenza o per omicidio guidato....Egli GUIDA LE NOSTRE ESISTENZE con il Suo progetto su ognuno di noi, EGLI E' CON NOI E CI ACCOMPAGNA NELLA VITA, solo che molti lo rifiutano, qui comincia tutto....

    per ora mi attengo a questo chiarimento.......

    [SM=g1740717] [SM=g1740720]


    [Modificato da Caterina63 02/10/2011 00:19]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Moreno55
    Post: 15
    Età: 68
    Sesso: Maschile
    00 03/10/2011 16:00
    Gentilissimi Caterina e Teofilo,
    vi ringrazio dei chiarimenti e inserisco un rapido commento. Infine ho allargato la discussione ad un territorio molto ampio, toccando sino ai fondamenti della questione, ma mi va bene se lo vediamo attraverso piccole finestre un poco alla volta.

    Teofilo dice: «esiste una terza possibilità: esiste una vita migliore dopo la morte... la vita terrena ha un valore importante in vista di quella futura perché si riceverà nella misura con cui si saranno messi a frutto i propri talenti.»
    Questa è una buona spiegazione da un punto di vista “laterale”, pur difettando di una giustificazione per tutti i casi in cui le persone non hanno proprio la possibilità di “mettere a frutto” i propri talenti. Oltre agli sfortunati bambini denutriti dell'Africa, destinati ad una fine precoce tra gli stenti, senza andare tanto lontano potremmo semplicemente chiederci che possibilità abbia oggi un giovane in Italia di dispiegare le proprie capacità, quando solo uno su tre alla conclusione degli studi trova un lavoro congruente con la sua preparazione, un altro su tre deve accontentarsi di un'occupazione modesta e precaria, e il terzo su tre rimane disoccupato.

    Ma la lacuna è subito colmata da Caterina, che puntualizza: «Dio ha un progetto per ogni concepito, anche su quelli abortiti... anche per quelli che muoiono di fame, anche per il bambino malato che vivrà un giorno solo... i progetti di Dio non sono come quelli che noi vogliamo spesso per noi...».
    Quindi non dobbiamo domandarci come mai a qualcuno viene concessa la possibilità di sviluppare la propria persona e di realizzare le proprie potenzialità, mentre ad altri viene negata, finanche in maniera drastica e totale, dato che la sua vita viene storpiata fin dai primi momenti. È il “progetto di Dio”, che noi non possiamo neanche lontanamente immaginare quale sia e quali finalità abbia.

    Superfluo dire che a me questa spiegazione non piace affatto, ripeterei solo quello che ho espresso nell'ultimo intervento. Ma c'è un'obiezione più forte: dove va a finire il libero arbitrio? In questo quadro, il libero arbitrio esiste solo per chi, pur avendo talenti potenziali da sviluppare, e avendo tutte le disponibilità e le risorse per farlo, per infingardaggine, pigrizia, svogliatezza e accidia, di sua volontà si abbandona al vizio e all'ozio. Per moltissimi altri non esiste alcun libero arbitrio perché non esiste alcuna possibilità di scelta.

    Passando a quanto espone Caterina: io non intendevo scendere al dettaglio delle ponderazioni teologiche sul momento in cui il nascituro acquisisce l'anima, il mio era solo un “incipit” giusto per delineare l'argomento. Ma approfondiamo pure anche questo aspetto, ha dei risvolti interessanti.

    Dunque, se per “anima” intendiamo “coscienza”, penso che nessuno metta in dubbio che un neonato ne disponga, anche se il suo sistema nervoso non è ancora completamente formato (ed è questa la ragione per cui il bambino piccolissimo ha capacità motorie limitate, non perché la sua muscolatura sia insufficiente).
    Risalendo, ovviamente anche prima della nascita si può ragionevolmente presumere che sia cosciente. Un bambino prematuro, del resto, non è in alcun modo incompleto.
    Risalendo ancora, ci sarà stato un momento in cui la coscienza si è attivata. Ma quale sarà questo momento? Qualche stadio tra il concepimento e la nascita, avranno ragionato i Dottori della Chiesa a cui si riferisce Caterina: li si può ben capire, e del resto forse non sbagliavano di molto, se hanno deciso che poteva essere il terzo mese, quando si sente il feto muoversi.
    Più ragionevolmente ancora, penso che il momento esatto non si possa stabilire. La formazione della coscienza probabilmente è un processo che si sviluppa gradualmente di pari passo con la maturazione delle strutture cerebrali.

    Ma questi ragionamenti non risolvono la questione etica e giuridica della tutela del nascituro. In effetti, considerare che il feto disponga di diritti già dal momento del concepimento forse non è errato: situare l'acquisizione dei diritti in un qualsiasi momento diverso della gestazione sarebbe inevitabilmente arbitrario.

    Dal punto di vista della religione, però, questo implica di dover attribuire all'embrione ancora allo stato di morula o blastula, prima ancora che sia disceso nell'utero e vi si sia impiantato, la capacità di “ospitare” l'anima.
    Ora, sappiamo bene dalla letteratura medica che molte volte il concepimento non va a buon fine perché l'ovocita fecondato non riesce ad insediarsi nell'utero. È una fase molto delicata, e basta un momentaneo squilibrio ormonale (un basso livello di progesterone) per compromettere le caratteristiche dell'ambiente uterino o le secrezioni tubariche necessarie al nutrimento e allo sviluppo di morula e blastocisti.
    Appare veramente arduo ipotizzare che “progetto” possa mai avere in mente Dio per un'anima che ha trascorso solo un giorno o addirittura poche ore “ospitata” da un grumo di poche cellule, prima di essere espulsa senza che neppure qualcuno si sia reso conto della sua esistenza.
    Altrimenti, bisognerebbe dire che Dio distribuisce le anime “a pioggia” ('ndo cojo cojo, dicono pittorescamente a Roma), e che lo “spreco” di anime conseguente agli aborti precoci o precocissimi non Lo disturba.

    Anche per questo dilemma, posso offrire una soluzione. La chiave, ancora una volta, sta nel superamento del punto di vista individualistico. L'essere umano deve essere tutelato non solo quando è già venuto alla luce ed è persona formata, non solo durante la gestazione, non solo dal concepimento, ma anche prima del concepimento, ed è compito della società provvedere a tale tutela.
    Questo significa che ad ogni essere umano, prima ancora di venire alla luce, e prima ancora del concepimento, devono essere garantite le migliori possibilità di vivere pienamente la propria esistenza, nei limiti consentiti dalla pratica medica, dalle risorse materiali, dalla disponibilità di attenzioni e affetto.
    La procreazione deve essere intrapresa responsabilmente, ma la responsabilità è dell'intera società. Io sono contrario in linea di principio ad affidare ad ordinamenti legislativi la normazione di aspetti fondamentalmente privati della vita dei cittadini, ma in questo caso ci dovrebbe essere un attento controllo sulle competenze genitoriali di chi si appresta ad avere prole, e sulla possibilità di garantire tutto il supporto di cui la prole necessiterà. Se i genitori non hanno le risorse economiche necessarie, deve essere la società a metterle a disposizione, ma non sulla base casuale e disordinata del contributo occasionale e sporadico, ma bensì in maniera pianificata. Qualora la pianificazione non consenta ulteriori aumenti di popolazione, chi vuole avere prole si metta in lista d'attesa.

    Ancora più stringenti dovrebbero essere i criteri nel caso sia in discussione la qualità della vita del nascituro. La scienza medica consente di fare prevenzione per molte malattie genetiche o malformazioni gravemente invalidanti. Analogo discorso vale per chi, privo di capacità procreative naturali, vuole comunque avere una prole avvalendosi delle moderne tecniche di fecondazione assistita. Tali tecniche vanno applicate tenendo ben presenti in primo luogo gli interessi del nascituro, non dei genitori più o meno fittizi che vorrebbero un successo riproduttivo a tutti i costi. L'impianto di embrioni perciò va calibrato in modo da rendere massime le probabilità di ottenere un bambino sano, non di rendere massime le probabilità di ottenere in qualche modo una gravidanza, e poi che vada come vada!

    E per favore non replicate che ogni vita è degna anche se si tratta di un individuo invalido e menomato. Certo che ogni vita è degna anche se si tratta di un individuo invalido e menomato! Non è questo in discussione, è il fatto che gli invalidi e menomati sicuramente preferirebbero essere sani e normali! Se poi per cause accidentali o comunque fuori dal controllo della moderna scienza medica, una persona viene al mondo con infermità o menomazioni, ovviamente ha diritto a ricevere tutta l'assistenza necessaria per essere messa in condizioni di vivere quanto meglio possibile la propria esistenza mettendo a frutto i propri talenti.

    I misteriosi “progetti di Dio” in questo genere di frangenti si rivelano spesso fallimentari. Mi ricordo di un'intervista ascoltata tempo fa alla radio mentre ero in viaggio. L'argomento del programma era la responsabilità professionale dei medici e le cause civili per danni in cui spesso essi vengono coinvolti.
    Il professore primario di ginecologia intervistato raccontò che, a suo tempo, era stato interpellato da una coppia di aspiranti genitori per un controllo sull'embrione che la donna portava in grembo. L'analisi purtroppo evidenziò un grave difetto genetico, e quando convocò la coppia per esporre i risultati dell'analisi, suggerì di abortire il feto. Con sua grande meraviglia, i coniugi gli risposero che non solo non volevano interrompere la gravidanza, ma anzi erano felicissimi della notizia. “Noi siamo credenti” - dissero - “e accettiamo con grande gioia la prova che Dio ci vuole imporre; sappiamo bene che sarà un impegno gravoso, ma ci farà guadagnare il paradiso!”. Il professore non ebbe più notizie della coppia per un paio d'anni, finché non ricevette una citazione in giudizio. La coppia di felici sposi cristiani si era separata, la disgraziata creatura che avevano generato era finita in un istituto pubblico, e la donna lo stava accusando di incompetenza professionale e mancata diligenza per non averla informata della gravità del problema e dato l'opportunità di abortire!
    Si può immaginare quale sia stato il commento del professore a questa vicenda.
    Per conto mio, chiudo qui questa finestra.

    Cordiali saluti,
    Moreno
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    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 03/10/2011 16:06
    [SM=g1740733] Caro Moreno, l'anima è l'anima.... la coscienza è semmai una voce, una presa di "coscienza" appunto e non un istinto...
    il neonato reagisce a degli stimoli, ma non per questo si può dire che usi la coscienza...
    l'anima è ben altra cosa, è proprio lo spirito attraverso il quale Dio anima il corpo: "un corpo mi hai preparato" dice il Salmo... poi a causa del Paccato Originale il corpo è diventato corruttibile e muore, si decompone, torna alla terra, ma gli sopravvive l'Anima che ritorna al Creatore perchè NULLA di ciò che Dio ha creato andrà perduto, perchè Dio è Amore puro e perfetto...

    Quando entra questa anima? nel momento del concepimento... qui comincia tutto se l'uomo o una disgrazia non interromperanno il processo evolutivo....l'embrione è così un ESSERE VIVENTE e di pari dignità debambino appena nato!

    per ora sto uscendo.... un abbraccio! [SM=g1740727]


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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