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DIFENDERE LA VERA FEDE

APPELLO AI CATTOLICI: UN BAMBINO HA DIRITTO AD UN PADRE E AD UNA MADRE

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    Caterina63
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    00 06/11/2013 14:58
      L'omosessualità è diventata un bene giuridico
    di Tommaso Scandroglio18-05-2016
    Giustizia arcobaleno

    Approvata la legge sulle Unioni civili, l’omosessualità è diventata un bene giuridico. Il primo effetto, da cui promanano tutti gli altri, è proprio questo: l’omosessualità e le condotte che la esprimono non sono più rispettivamente una condizione e comportamenti privati scevri di rilievo e interesse pubblico, ma la prima diventa uno status giuridico e le seconde veri e propri diritti. Sia tale status che i diritti sono dunque da oggi meritevoli di riconoscimento e tutela da parte dello Stato. Quest’ultimo, anche nella prospettiva liberista che lo permea, considerava sino a ieri l’omosessualità come fenomeno sociale indifferente al bene comune. Ma proprio a motivo di questa prospettiva libertaria il nostro ordinamento giuridico si è trovato costretto ad elevare a diritto il mero “affetto” (così come la legge 40 eleva a diritto il mero desiderio del figlio), privo di suo di ricadute positive per la collettività ed anzi – come ricorda la famosa Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede del 2003 – foriero di danni per il bene comune.

    La Cirinnà dunque prima di legittimare il “matrimonio” omosessuale, ha legittimato l’omosessualità, condizione che nella prospettiva giusnaturalista potrebbe essere tuttalpiù tollerata e non certo elevata a status giuridico. Se la stessa omosessualità non fosse riconosciuta come bene giuridico non si potrebbe logicamente nemmeno legittimare il “matrimonio” tra persone dello stesso sesso. Tale legittimazione, che ha fatto uscire la condizione omosessuale dal cono d’ombra dell’insignificanza giuridica, porta con sé alcune conseguenze giuridiche rilevanti che vanno ben oltre l’ambito di applicazione della stessa Cirinnà. 

    La prima: l’omosessualità è un bene giuridico proprio della persona e dunque assimilabile a condizioni quali l’etnia, la razza, l’appartenenza religiosa, il sesso di appartenenza che sono tutti status naturali del soggetto perché aspetti identitari dell’uomo. L’omosessualità diventa variabile identitaria qualificata dell’ordinamento, condizione naturale e categoria antropologica fondamentale che lo Stato, seppur in ritardo, ha riconosciuto e che forse dovrà trovare una propria collocazione addirittura in seno alla Costituzione, accanto agli articoli che tutelano la famiglia, la libertà religiosa, l’etnia, etc. Ne discende l’obbligo in capo alle istituzioni di attivarsi per approntare tutti quegli strumenti di garanzia indispensabili affinchè il cittadino possa pienamente vivere la propria omosessualità.

    Ecco allora concretarsi due ipotesi. O si tirerà fuori dal cassetto il Ddl Scalfarotto sulla cosiddetta omofobia - che appunto sanzionava atti di discriminazione “omofobi” al pari di quelli commessi per motivi di ordine razziale, religioso, etc. – oppure, ma molto più in subordine, non servirà nemmeno una legge Scalfarotto dal momento che qualsiasi giudice potrà ricavare dalla legge sulle Unioni civili il diritto della persona omosessuale di vedersi tutelato il suo particolare status giuridico.

    Una seconda conseguenza sarà il varo di leggi ad hoc che assegneranno rilevanza giuridica alle peculiarità dell’omosessualità in alcuni ambiti sociali. Come oggi abbiamo ad esempio leggi che tutelano la maternità e la paternità in ambito lavorativo, o norme sulla disabilità, o una disciplina giuridica sulla libertà di culto, così domani avremo leggi che privilegiano la condizione omosessuale nelle professioni, che incentivano massmediaticamente la promozione dell’omosessualità, che prevedono quote arcobaleno in Parlamento e così via.

    Una terza ricaduta della legge Cirinnà riguarderà l’educazione nelle scuole, ambito già ampiamente interessato dall’ideologia gender. La nuova antropologia giuridica soggiacente alla Cirinnà afferma che è un bene per la società anche l’orientamento omosessuale e il gender. Un dato rivoluzionario che non potrà non entrare ora nei piani formativi  di ogni scuola di qualsiasi grado con un peso assai maggiore rispetto al passato. Ai bambini verrà insegnato che persone dello stesso sesso hanno diritto a “sposarsi” tra loro ed ad avere figli, che l’identità di genere – la percezione di sé come appartenente al mondo maschile e femminile – può lecitamente svincolarsi dall’identità sessuale – l’appartenenza al sesso genetico – che la scelta del proprio orientamento sessuale e del proprio sesso psicologico è espressione di una libertà presidiata dalle leggi, che il riconoscimento dell’omosessualità e del gender come diritti civili è stato storicamente l’esito felice di una lotta di una minoranza contro il conservatorismo dominante per l’affermazione di una propria identità specifica, così come avvenuto nel passato per i poveri, i neri e le donne (si entrerà in una narrativa epica).

    Quarta conseguenza: se omosessualità e gender sono stati civili giuridicamente tutelati e quindi beni che si inseriscono legittimamente nel corpus di principi chiamato “ordine pubblico”, la dottrina della Chiesa entrerà in rotta di collisione con tale ordine pubblico. Il Magistero e tutti coloro che lo rispettano diventeranno nemici potenziali non solo della singola persona omosessuale in quanto omosessuale – ben prima perciò che ci sia una concreta e attuale condotta discriminatoria – ma anche dello Stato italiano proprio perché il portato culturale e dottrinale cattolico va a minare alla base quel plesso di principi su cui si fonda la convivenza civile, al cui interno – come appuntavamo – ora bisogna annoverare anche l’omosessualità e il gender. Il cattolico potrà sempre più essere percepito come cittadino infedele, come nemico pubblico.

    In sintesi: andare a legittimare il “matrimonio” omosessuale di necessità significa a monte, seppur implicitamente, considerare l’omosessualità come bene giuridico, la persona omosessuale come nuova categoria giuridica e le condotte omosessuali come diritti soggettivi. Legittimare gli effetti comporta legittimare le cause.

    Tommaso Scandroglio è docente di Etica e bioetica, Università Europea di Roma


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    NON POTETE SERVIRE A DUE PADRONI.... mi spiace che la Barilla abbia ceduto, ma da oggi non comprerò più i suoi prodotti..... se volete essere COERENTI COL VANGELO, scegliete: o con Dio o contro Dio, basta con le scuse.... ricordatevi che tutto passa e con la morte ci sarà il giudizio di Dio su ogni nostra azione, su ogni scelta fatta....



    Per un pugno di bucatinidi Tommaso Scandroglio
    da laBussolaQuotidiana

    06-11-2013
    Le scuse di Guido Barilla

    Certe parole dovrebbero provocare nel cattolico la stessa reazione che si verifica quando gli ugelli spruzzatori anti-incendio “sentono” odor di fumo: si attivano e scatta l’allarme. Uno di questi termini di nuovo conio è “inclusione”. Tale lemma è attualmente usato in modo strumentale per dire che l’omosessualità è cosa buona e dunque deve essere accettata. E’ il solito trucchetto. Dall’inclusione della persona omosessuale – e questo in molti casi va bene – all’inclusione dell’omosessualità come condizione naturale – e questo non va mai bene. 

    “Inclusione” è diventata ora anche la parola d’ordine del gruppo Barilla. Il lettore ricorderà sicuramente che Guido Barilla un mesetto fa passò nel volgere di poche ore dall’affermazione "non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale" ad un’altra di segno opposto in cui ammetteva che le critiche a lui rivolte “mi hanno fatto capire che sul dibattito riguardante l’evoluzione della famiglia ho molto da imparare”. 

    Aveva poi aggiunto che si sarebbe prestato ad un percorso di rieducazione. Ed è stato di parola. 
    Infatti prima si è recato a Bologna per incontrare Franco Grillini rappresentante storico del movimento gay. E poi per bocca del suo amministratore delegato Claudio Colzani ieri fa ha fatto sapere che “diversità, inclusione e uguaglianza sono da tempo parte integrante della cultura, dei valori e del codice etico di Barilla. Questi si riflettono nelle politiche e nei benefit offerti a tutto il personale, indipendentemente da età, disabilità, sesso, razza, religione o orientamento sessuale. Allo stesso tempo il nostro impegno è volto a promuovere la diversità perchè crediamo fermamente che sia la cosa giusta da fare”.

    Sul piano operativo verrà costituito un Diversity & Inclusion Board, cioè un consiglio di saggi che aiuterà l’azienda a promuovere iniziative gay friendly e di aiuto ai disabili. In questa equipe due nomi destano attenzione. Da una parte abbiamo David Mixner, attivista gay, che salì agli onori della cronaca per aver combattuto alla fine degli anni Settanta la Proposition 6, una proposta del senatore californiano John Briggs per vietare che le persone omosessuali potessero insegnare nelle scuole pubbliche. Entrò poi a far parte del Comitato Nazionale Esecutivo per la campagna presidenziale di Bill Clinton. Seppur Mixner sia stato un convinto pacifista per tutta la vita – celebre la sua campagna contro la guerra in Vietnam – stranamente si è battuto perché le persone omosessuali potessero entrare nelle forze armate. Insomma dal suo punto di vista anche la violenza non deve essere oggetto di discriminazioni. Un altro personaggio che siederà al tavolo delle strategie imprenditoriali di Barilla è Alex Zanardi, campione nelle ultime paraolimpiadi e conduttore Rai della trasmissione “Sfide”. 

    Risulta curioso che il board veda riuniti mondo omosessuale e persone con handicap. E’ un autogol del fronte gay perché ciò significa che la persona omosessuale, secondo il loro punto di vista, è in qualche modo un minus habens, una persona con qualcosa in meno rispetto agli altri e dunque bisognosa di aiuto. Naturalmente la strategia di accostare due universi così distanti trova il suo punto di forza in questo: chi parlerà male delle nuove iniziative di carattere sociale di Barilla che coinvolgono anche le persone omosessuali parlerà male altresì delle persone con handicap. Queste ultime in buona sostanza fungono da scudi umani per difendere gli obiettivi gay-sensibili.

    Ma lo sforzo “inclusivo” di Barilla non si ferma al board di cui sopra. Il gruppo ha annunciato che verrà istituito la figura del Chief Diversity Officer, una sorta di supervisore delle discriminazioni gay in azienda. Inoltre Barilla parteciperà alla Corporate Equality Index (Cei) sviluppato dalla US Human Rights Campaign per verificare le “politiche e pratiche aziendali relative ai dipendenti LGBT [lesbiche, gay, bisessuali, transessuali]”. Si tratta in buona sostanza di uno speciale bollino blu Chiquita per quelle aziende che si comportano bene verso le persone omosessuali.

    Poi c’è l’aspetto marketing che non deve essere sottovalutato. Ecco allora lanciare un concorso a carattere planetario dove i partecipanti, armati di telecamera, dovranno esaltare le proprietà inclusive e non discriminatorie della pasta Barilla. E noi poveri ingenui che per lustri abbiamo ingurgitato chilate di pasta dimentichi del carattere omofiliaco di questo carboidrato.

    Tutte queste iniziative naturalmente non sono frutto solo dell’impegno dello staff Barilla ma sono soprattutto l’esito di alcuni incontri con personalità legate al mondo gay. “Siamo grati a coloro che hanno trovato il tempo di condividere i loro punti di vista con noi e di conoscere Barilla come azienda - ha dichiarato Luca Virginio, Direttore per la comunicazione e le relazioni esterne di Barilla - Come impresa socialmente responsabile che serve e rispetta tutti i consumatori, sappiamo di dovere rafforzare il nostro impegno. Il nostro obiettivo é fare sempre meglio, diventando un’azienda globale leader per diversità e inclusione, sia internamente sia esternamente”. Pare di ascoltare le parole benigne di un sequestrato a favore dei propri carcerieri.

    Insomma a vedere come è andata a finire questa vicenda viene da concludere che chi tocca anche solo con il pensiero la comunità gay muore. E’ qui il sugo di tutta la storia, tanto per rimanere in tema. Barilla da sempre è stato per antonomasia il marchio legato ai valori tradizionali, in primis alla famiglia. “Dove c’è Barilla, c’è casa” abbiamo sentito ripetere alla televisione per decenni. Ora tutto questo in un colpo è svanito. Una sola parola politicamente scorretta e la potente lobby gay ha fatto saltare in padella Guido Barilla e tutti i suoi collaboratori. Eppure qualcosa avrebbe potuto insegnare a Barilla la vicenda dell’imprenditore Dan Cathy,suo omologo americano, il quale in merito alle “nozze” gay aveva avuto l’ardire di sostenere che «coloro che hanno la temerarietà di ridefinire il matrimonio attireranno il giudizio di Dio sulla nostra nazione». Ma nonostante questa uscita, anzi: proprio a motivo di questa sua uscita temeraria, Mr Cathy aveva visto crescere il suo fatturato.

    C’è ancora tempo per uscire dalle sabbie mobili omosessualiste.  L’azienda ad esempio potrebbe lanciare sulla propria pagina Facebook un sondaggio: “Ha fatto bene Barilla a scusarsi?”. Le sorprese crediamo non mancherebbero.


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    I Pediatri italiani:
    «crescita armoniosa solo con mamma e papà»

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    (24 gennaio 2015)
     
    Un anno fa, sul tema dell’omogenitorialità, era intervenuta la Società Italiana di Pediatria, tramite il suo presidente Giovanni Corsello, affermando: «Ciò che risulta rischioso e inutile è un dibattito teso a promuovere situazioni simili come assolutamente fisiologiche. Non si può infatti negare, sulla base di evidenze scientifiche e ragionamenti clinici, che una famiglia costituita da due genitori dello stesso genere può costituire un fattore di rischio di disagio durante l’infanzia e l’adolescenza, quando il confronto con i coetanei e le relative ricadute psicologiche, diventano elemento decisivo sul piano relazionale. Non si possono considerare legittimi i diritti di una coppia di genitori senza contemporaneamente valutare contestualmente e nella loro interezza e globalità i diritti dei figli».

     

    Lo ha fatto in modo più approfondito anche un’altra associazione di pediatri, la Società Italiana Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), intervenendo nell’ultimo numero della sua rivista, risalente a qualche mese fa. L’articolo è intitolato“Minori affidati ad omosessuali: il punto della ricerca” ed è un approfondimento molto utile -certamente inspirato dalle pubblicazioni apparse su questo sito (chi ci segue da tempo lo potrà certamente verificare) e dal nostro apposito dossier-, da parte di una autorevole fonte, esperta di salute dei bambini. La sintesi scandisce ottimi argomenti contro l’affidamento dei bambini a coppie prive di complementarietà sessuale, giustificati dai risultati scientifici e sociologici. Risultati spessoosteggiati e, in diversi casi, anche censurati dai media e dall’associazionismo omosessuale.

    Gli autori citano la corrente delle associazioni scientifiche “favorevoli” alle adozioni gay, influenzate dalla posizione dell’American Psychological Association (APA). Si ricorda, tuttavia, la scarsa obiettività dell’APA su tale questione e le molte critiche ricevute dai precedenti presidenti per “correttezza politica” e scarsità di risultati nella letteratura scientifica su cui basare questo favorevole giudizio. Senza contare che i pochi studi che parlano di “nessuna differenza” tra i bambini cresciuti con coppie aperte alla differenza sessuale e coppie prive di tale apertura, sono stati confutati dalla ricerca di Loren Marks della Louisiana State University, la quale ha rilevato in essi mancanza di campionamento omogeneo, di gruppi di confronto, di inadeguatezza del gruppo di confronto, di presenza di dati contraddittori, mostrano portata limitata degli esiti dei bambini studiati, scarsità di dati sul lungo termine e mancanza di potenza statistica. La conclusione del prof. Loren Marks è che «le forti affermazioni dell’APA non sono empiricamente giustificate».

    Nell’articolo della SIPPS vengono citati gli studi più recenti, compreso quello di Mark Regnerus che per settimane ha scatenato le ire degli attivisti Lgbt. La Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale ha concluso così: «Se la ricerca è solo all’inizio e deve, pertanto, continuare ad analizzare la realtà dei minori cresciuti con genitori omosessuali la storia umana è plurimillenaria e vede il minore crescere armoniosamente con la figura materna e paterna che lo generano o, in loro assenza, con due figure genitoriali (maschile e femminile) complementari. Pertanto, la comunità professionale e scientifica, nonché la stessa società, hanno il dovere di rimanere saldamente ancorate alla verità antropologica sull’uomo, alla sua storia, alle risultanze delle ricerche scientifiche non svincolate da un paradigma etico che dà senso all’agire umano».

    Se pensiamo che per qualcuno affermare che «i bambini devono avere come riferimento una mamma e un papà» sono «idee bigotte» e «nessuno studio serio ha mai dimostrato che i bambini necessitino di questo requisito per crescere sani e felici», e che tali amenità sono piuttosto diffuse, ecco che risultano ancora più importanti le prese di posizione della SIPPS, così come quelle di tanti altri ricercatori.

    Come ha spiegato Papa Francesco, «occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva». (Fonte UCCR)


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    Sul matrimonio - tra uomo e donna - una dichiarazione di cattolici e evangelici

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    evangelical and catholic“Il matrimonio è il fondamento di una società giusta e stabile. Eppure, nel nostro tempo questa istituzione è stata gravemente indebolita dalla rivoluzione sessuale e dai danni che questa ha causato al matrimonio e alla famiglia: diffusione del divorzio, drammatico aumento delle nascite fuori dal matrimonio, l’accettazione del sesso prematrimoniale e delle convivenze, e una mentalità contraccettiva che insiste sul fatto che il sesso ha un rapporto arbitrario con la procreazione”.

    E’ l’analisi che si trova in un manifesto pubblicato dalla rivista First Thing e promosso dal gruppo Evangelicals and Catholics togheter, sottoscritto da numerosi e importanti personalità, tra cui George Weigel, Russel Reno, Juan Diego Brunetta OP, Ryan Anderson, Francis J. Beckwith, Robert P. George, l’arcivescovo anglicano Foley Beach, il vescovo cattolico di Ottawa mons. Prendergast e molti altri.

    Il titolo della dichiarazione è chiaro: “I due saranno una carne sola: il recupero del matrimonio”, con l’obiettivo di “chiarire e recuperare la verità” sul tema. Si dicono tutti d’accordo sul fatto che il matrimonio è un unione stabile, basata sulla complementarità di maschio e femmina. “Troppi si sono accomodati allo spirito del nostro tempo”, dicono, ma “non ci può essere alcun compromesso sul matrimonio”.

    Dopo aver ribadito l’importanza fondamentale della mascolinità e della femminilità si pone l’accento sul fatto che “i nostri atti sessuali hanno dimensioni spirituali e morali” e non possono essere “ridotti” ad un mero fatto “fisico e biologico”. Quindi, “l’unione sessuale deve essere affrontata con rispetto, riconoscendo il potenziale intrinseco per una nuova vita”.

    “Insieme confessiamo, scrivono i firmatari, che il matrimonio è stato originariamente ordinato da Dio per essere indissolubile”.

    Chiara è anche la posizione contro il riconoscimento civile di unioni tra persone dello stesso sesso. Così facendo, a loro giudizio, si effettua una vera e propria “alchimia, non solo per l’istituzione, ma sulla stessa natura umana”.

    “Invece di accettare il dono di Dio, cerchiamo di dominare (e anche modificare) la natura, di costruire le nostre verità morali. Il risultato è un ingannevole pseudo-libertà che degrada la nostra umanità”. Lo Stato che legifera e riconosce le unioni civili e ancor più arriva ad approvare le teorie del gender fino a cancellare la parola padre e madre compie una vera e propria “rivoluzione”. Al punto che “la famiglia diventa una creazione dello Stato, e dove la famiglie è una creazione dello Stato i bambini diventano, in importanti aspetti giuridici, di proprietà dello Stato”. Così, scrivono, si dimentica una verità fondamentale, e cioè che “i bambini sono un dono, non un diritto”.

    Inoltre viene respinta con forza anche l’idea che “la realizzazione umana richiede la soddisfazione del desiderio sessuale”, un’idea che “è diffusa e influenza persino le nostre chiese in molti modi”. A questo proposito si dice che “la presenza di uomini e donne che vivono nel celibato” offrono un servizio speciale “alla Chiesa e al mondo”.

     

    [Modificato da Caterina63 18/05/2016 12:28]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 16/11/2013 18:51



    2013-11-17 L’Osservatore Romano

    Giorgione, «Le tre età dell’uomo» (1500-1510)«Attraversiamo una fase storica delicata e rischiosa, anche sul fronte delle relazioni inter-generazionali e, in particolare, tra genitori e figli. È a rischio il legame di eredità culturale e spirituale tra le generazioni, nella trasmissione di una visione del mondo e dell’essere umano, e dunque, anche la trasmissione della fede»:

    da qui,  spiega l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia,  l’idea del convegno «“Ho ricevuto, ho trasmesso”: la crisi dell’alleanza tra le generazioni», che si è svolto il 15 e il 16 novembre a Roma nella sede del dicastero pontificio.
    Nel suo intervento il vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla, sottolinea che «siamo di fronte a un crinale drammatico: non solo si dà alla luce “meno” vita, ma si nasce e si riceve anche una vita che è “di meno”».
    E aggiunge: «Lo dico con il mio linguaggio di pastore: è possibile dare alla luce una vita senza dare una luce per vivere?». Da parte sua il teologo Pierangelo Sequeri rileva che «la storia occidentale (e non solo) è attualmente come sospesa sulla soglia di un’adolescenza infinita».







    Bergoglio: rispetto per i gay, ma la famiglia è altra cosa
    di Massimo Introvigne
    da La NuovaBussolaQuotidiana
    16-11-2013


    Tutte le volte che chi scrive, e tanti altri amici, manifesta in pubblico la sua opposizione alla legge liberticida sull’omofobia e ai progetti di legge sul «matrimonio» omosessuale, si alza sempre la manina di un oppositore che ci accusa di essere «contro il Papa», citando – non sempre con le parole esatte – la sua famosa frase, nell’intervista sull’aereo che lo riportava a Roma dal Brasile, secondo cui se una persona omosessuale «cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?». A prescindere da qualunque valutazione e opinione sulla modalità di comunicazione e i rischi delle interviste, l’affermazione è coerente con il «Catechismo della Chiesa Cattolica», che del resto Papa Francesco aveva richiamato – come fa spesso – nella frase seguente di quello stesso dialogo con i giornalisti.

    Alle persone in quanto persone, comprese quelle omosessuali, si applica l’evangelico «Non giudicate per non essere giudicati» (Mt 7,1), che non è certo un’invenzione di Papa Francesco. Lo stesso Gesù che invita a non giudicare, di fronte a chi si macchia di peccati che scandalizzano anche i bambini, esclama: «È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli» (Lc 17, 1). Certamente Gesù non è in contraddizione con se stesso. Non lo è la Chiesa e non lo è il Papa, quando da una parte invita a non giudicare le persone omosessuali come persone, dall’altra richiama al «Catechismo», il quale insegna che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati» e «in nessun caso possono essere approvati» o fondare riconoscimenti giuridici (n. 2357). E si tratta dello stesso «Catechismo» che al n. 2358 ammonisce che le persone omosessuali «devono essere accolte con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione».

    Contraddizione? No. Qui c’è, al contrario, l’essenza stessa dell’annuncio cristiano, che da una parte applica il «Non giudicate» del Vangelo alle persone in quanto tali, dall’altra giudica gli atti e le loro conseguenze sociali. La Chiesa accoglie con compassione e delicatezza la donna che ha abortito, ma condanna l’aborto. Accoglie nella comunità – lo ha spiegato tante volte Benedetto XVI – i divorziati risposati, ma condanna il divorzio. È la gloria e la grandezza, ma anche il carattere esigente e difficile, del cristianesimo.

    Va ringraziato dunque il vaticanista Sandro Magister per avere attirato l’attenzione, in relazione a polemiche recenti, su una lettera che il cardinale Bergoglio indirizzò il 5 luglio 2010 – tre anni fa – al dottor Justo Carbajales, Direttore del Dipartimento dei Laici della Conferenza Episcopale Argentina, il quale aveva organizzato per il 13 luglio una Marcia per la Vita e la Famiglia che voleva opporsi alla legge sul «matrimonio» omosessuale, poi sventuratamente approvata dal Parlamento argentino. Magister fornisce un link al testo pubblicato dall’agenzia dei vescovi argentini in lingua spagnola. Il testo non è mai stato tradotto in italiano, e ne propongo quindi la traduzione integrale:

    «Caro Justo,
    La Commissione Episcopale per i Laici della Conferenza Episcopale Argentina, nell’esercizio della libertà propria di tutti i cittadini, ha preso l’iniziativa di organizzare una manifestazione contro la possibile approvazione di una legge sul matrimonio fra persone dello stesso sesso, riaffermando nel contempo la necessità che ai bambini sia riconosciuto il diritto ad avere un padre e una madre, necessari per la loro crescita ed educazione. Con questa lettera desidero dare il mio appoggio a questa espressione di responsabilità del laicato.

    So, perché me lo avete detto, che non sarà un evento contro nessuno, perché non vogliamo giudicare quanti pensano e sentono in modo diverso. Senza dubbio, più che mai, di fronte al bicentenario [dell’Argentina] e con la certezza di costruire una nazione che deve includere la pluralità e la diversità dei suoi cittadini, sosteniamo chiaramente che non si può considerare uguale quello che è diverso e che in una convivenza sociale è necessario accettare le differenze.

    Non si tratta di una questione di semplice terminologia o di convenzioni formali relative a una relazione privata, ma di un vincolo di natura antropologica. L’essenza dell’essere umano tende all’unione dell’uomo e della donna come realizzazione reciproca, come attenzione e cura, come cammino naturale verso la procreazione. Questo conferisce al matrimonio la sua elevatezza sociale e il suo carattere pubblico. Il matrimonio precede lo Stato ed è la base della famiglia, che è cellula della società precedente a ogni legislazione e precedente perfino alla Chiesa. Da questo deriva che l’approvazione del progetto di legge in discussione significherebbe un reale e grave regresso antropologico.

    No, il matrimonio di un uomo e di una donna non è la stessa cosa dell’unione di due persone dello stesso sesso. Distinguere non è discriminare, al contrario è rispettare. Differenziare per discernere è valutare in modo proprio, non è discrimimare. In un’epoca in cui si insiste tanto sulla ricchezza del pluralismo e della diversità culturale e sociale, è davvero contraddittorio minimizzare le differenze umane fondamentali. Un padre e una madre non sono la stessa cosa. Non possiamo insegnare alle future generazioni che è la stessa cosa prepararsi a un progetto di famiglia assumendo l’impegno di una relazione stabile tra uomo e donna e convivere con una persona dello stesso sesso. Stiamo attenti a che, cercando di mettere davanti un preteso diritto degli adulti che lo nasconde, non ci capiti di lasciare da parte il diritto prioritario dei bambini – gli unici che devono essere privilegiati – a fruire di modelli di padre e di madre, ad avere un papà e una mamma.

    Ti affido un incarico: da parte vostra, nel linguaggio ma anche nel cuore, non ci siano aggressività e violenza contro nessun fratello. I cristiani si comportano come servitori di una verità, non come suoi padroni. Prego il Signore che con la sua mansuetudine – quella mansuetudine che chiede a tutti noi – vi accompagni nell’evento. Ti chiedo per favore di pregare e far pregare per me. Che Gesù ti benedica e che la Vergine Santa ti custodisca».

    Fin qui la lettera dell’allora cardinale Bergoglio. Essa mostra con perfetta chiarezza il pensiero dell’attuale Pontefice, che è quello della Chiesa e del «Catechismo». Da una parte, «non vogliamo giudicare quanti pensano e sentono in modo diverso». Dall’altra, abbiamo il diritto e il dovere come cattolici e come cittadini di giudicare gli atti – non possiamo sostenere e insegnare che l’unione stabile dell’uomo e della donna «è la stessa cosa» rispetto allo stare insieme di due persone dello stesso sesso – e di giudicare le leggi, opponendoci fermamente a quelle che manifestano un «reale e grave regresso antropologico».

    Il Papa c’insegna uno stile, che ancora una volta è quello richiamato dal «Catechismo»: «mansueto» nell’evitare toni urlati o volgari e nel non giudicare le persone in quanto tali, fermo nel difendere una verità in cui è in gioco l’essenziale della questione antropologica. È lo stile della nostra battaglia, e del nostro sì alla famiglia.

    - Pedofilia a fastival gay, parte la denuncia, di G. Amato







    PASTA

    Posted: November 6th, 2013 | Author:  | Filed under: Antidoti |

    Dopo le ultime iniziative prese dal gruppo Barilla per diventare «gay friendly» a tutti i costi (costi cospicui, per giunta: v. «La Nuova Bussola Quotidiana» del 6.11.13 ) mi sono convinto della bontà della pasta De Cecco, antica ditta meridionale che costa pure meno.




    [Modificato da Caterina63 16/11/2013 20:47]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 22/11/2013 20:04

    Giornalista omosessuale:Nozze gay? spudorato colpo di mano dello Stato.

    In Irlanda, fissato per il 2015 il referendum sul matrimonio gay, si è scatenata una polemica a cui la settimana scorsa ha preso parte anche il giornalista omosessuale Paddy Manning. Così come in precedenza il suo collega Andrew Pierce era intervenuto nel dibattito inglese contro la legge voluta dal premier David Cameron, anche Manning ha deciso di scrivere all’Irish Daily Mirror per difendere «il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà», per ribadire che i figli «nascono solo dall’unione fra uomo e donna», per spiegare che «uguaglianza non è negare la differenza» e che «bisogna rispettare la realtà». E per chiarire che l’impossibilità di sposarsi non fa di un gay «una vittima».

    LO STATO INVADENTE. «Il matrimonio fra persone dello stesso sesso non è una forma di uguaglianza calda e accogliente», ma «uno spudorato colpo di mano dello Stato», ha scritto il cronista. Secondo Manning «lo Stato vuole ridisegnare completamente il matrimonio, non più secondo il modello uomo-donna-bambino, che abbiamo ereditato da diecimila anni di storia e da tutte le culture, ma come come un qualsiasi legame irrilevante tra adulti».

    LA REALTÀ IGNORATA. «Sono gay, non sono una vittima e rifiuto questa idea che il matrimonio tradizionale debba essere drasticamente cambiato per via di certe fantasie», chiarisce il giornalista. «Solo un uomo e una donna possono generare un figlio, a dispetto di tutte le fantasie che l’ideologia "gender" distruttiva vuol farci credere». Distruttiva perché «ogni bambino ha il diritto a una vita secondo natura». Se il matrimonio omosessuale verrà legalizzato l’effetto sarà quello di «rendere irrilevante il matrimonio» e, «per la prima volta, bambini e genitorialità non avranno più spazio nel matrimonio». Così le nozze fra persone dello stesso sesso «ci costringono a ignorare la realtà e il diritto dei bambini ad avere una madre e un padre».

    NON È UN SENTIMENTO. In risposta al primo ministro irlandese, Enda Kenny, che si è schierato a favore della legalizzazione delle nozze gay, Manning sottolinea che «le persone si sposano per diverse ragioni, ma il matrimonio c’è perché ha un significato e produce un effetto vitale, non solo per l’individuo, ma per la società». Perciò se il governo deciderà di snaturarlo, saranno le future generazioni a rimetterci, prosegue il giornalista. «Possiamo ignorare la realtà quanto vogliamo, ma l’esito per i bambini non è lo stesso a prescindere dai diversi modelli familiari (…). Il matrimonio fra uomo e donna è la migliore possibilità per i bambini». Inoltre chi «pretende che l’uguaglianza significhi che l’uomo e la donna siano interscambiabili, come i pezzi del lego, dimostra che non capisce cosa sia l’uomo, la donna, il matrimonio e molto altro». E qui per Manning sta il vero problema: che non ci si sposa, nemmeno fra uomo e donna, per un generico sentimento di benevolenza, ma per un compito. «Il matrimonio non è solo fra due persone che si amano, ma fra un uomo e una donna che si impegnano a generare e crescere un figlio».

    Tempi.it














     


    mons. Caffarra: «Stiamo costruendo una torre di Babele che rovinerà sui bambini, affidati ai genitori 1 e 2»

    Novembre 22, 2013 Redazione

    In occasione della ricorrenza della patrona dei Carabinieri Virgo fidelis, l’arcivescovo di Bologna si è riferito anche al caso della bambina affidata a una coppia di omosessuali

    caffarra«Stiamo costruendo una torre di Babele, che alla fine rovinerà su noi tutti. In primo luogo sui più deboli, i bambini, affidati al genitore 1 e al genitore 2. Affidati a una genitorialità artificialmente costruita». Ha parlato così l’arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra durante l’omelia della Messa di ieri in occasione della Virgo fidelis, patrona dell’arma dei Carabinieri.

    BAMBINA AFFIDATA A COPPIA GAY. Pur non citandolo mai esplicitamente, il cardinale si è riferito al caso della bambina di tre anni affidata a una coppia di omosessuali, una procedura definita a tempi.it dal procuratore capo dei minori di Bologna, Ugo Pastore, «poco trasparente e con diverse approssimazioni». Caffarra, ancora senza citarlo, ha anche preso spunto dal caso della scuola di Bologna che hacercato di sostituire senza riuscirci sui moduli di iscrizione alle parole “madre” e “padre”, le diciture “genitore” e “altro genitore”.

    PAROLE SNATURATE. «Ciò che tiene assieme un popolo è quel patto sociale nel quale ciascuno ha il diritto di aspettarsi dall’altro ciò che egli ha promesso», ha detto l’arcivescovo. Ma quando «la parola diventa un surrogato della verità e l’agire un surrogato del bene entrano in scena i funzionari di questo o quel potere a decidere quale contenuto dare alle parole. È ciò che sta accadendo con due parole cardine della fedeltà dell’uomo alla realtà: matrimonio e paternità/maternità. Queste parole non dicono più ciò che è, ma ciò che il potere ha deciso che dicono».
    E chi si oppone a questo tentativo di cambiare il significato delle parole, «coloro che semplicemente chiedono di essere fedeli alla realtà sono subito accusati di essere a favore della discriminazione fra le persone».

    FEDELTÀ E PROMESSA. Rivolto ai carabinieri, il cardinale ha affermato che aver posto l’Arma dei Carabinieri sotto la protezione della Virgo fidelis riveste un significato profondo che implica «fedeltà e promessa».  Una promessa che «nel vostro caso ha assunto il carattere sacro del giuramento». È in forza della promessa e della fedeltà che i cittadini «si fidano e stimano l’Arma».



    Leggi di Più: Caffarra: «Ci rovinerà affidare i bambini a genitori 1 e 2» | Tempi.it 





    [Modificato da Caterina63 23/11/2013 11:36]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 24/11/2013 08:48
    [SM=g1740722] IL VIDEO DELLA CNN CHE STA COMMOVENDO ...
    ma andiamo oltre la commozione e cerchiamo di condividerlo sul serio in difesa della vita umana.....
    questo bambino è nato 15 settimane prematuramente....
    quell'incubatrice che ha salvato e salva migliaia di vite umane e che alcuni Stati vorrebbero sopprimere.....
    Il papà di questo bambino ha voluto filmare anche quei 101 giorni in cui il figlio ha vissuto nell'incubatrice....
    il resto lo si guarda in silenzio..... chi è in cerca di MIRACOLI, eccolo il miracolo.... molto dipende da noi!
    it.gloria.tv/?media=530474




    [SM=g1740717]


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    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    00 02/12/2013 15:43

    Nasce il comitato "Sì alla famiglia". Obiettivo: la tutela del matrimonio tra uomo e donna



    Si è costituito ieri a Torino il comitato “Sì alla famiglia”: 16 le associazioni coinvolte: da Alleanza Cattolica al Forum delle famiglie, dall’Agesci al Movimento Cristiano lavoratori. Il manifesto presentato, ieri pomeriggio, nasce da una riflessione sul Magistero della Chiesa e sugli interventi di Papa Francesco. Tre i capisaldi: tutela del matrimonio tra uomo e donna, sì all’accoglienza delle persone omosessuali, no a norme che creino reati di opinione. Paolo Ondarza ha intervistato il coordinatore del Comitato Massimo Introvigne, già rappresentante per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione presso l’Osce: RealAudioMP3 

    R. - La famiglia ha bisogno di essere tutela. Ha detto il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Bagnasco, che “chiamare ‘famiglia’ altre formazioni sociali, finisce per indebolire il modello della famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna”. Noi pensiamo anche che i bambini abbiano diritto, per la loro formazione integrale, ad avere un papà e una mamma. Questa non è discriminazione: è un giudizio fondato su una certa antropologia. 

    D. - Alla base di “Sì alla famiglia” c’è una riflessione sul magistero della Chiesa e sugli insegnamenti di Papa Francesco… 

    R. - Ci siamo lasciati interrogare da quelle frasi che hanno colpito il mondo intero, secondo cui le persone omosessuali non devono essere giudicate - “Chi sono io per giudicarle?” - che abbiamo approfondito con i rimandi che il Papa stesso fa al Catechismo. Ancora nella recente Esortazione apostolica Evangelii gaudiumrivendica fortemente il diritto della Chiesa e dei cattolici di prendere posizione sulle questioni politiche e sociali. Quindi da una parte “Chi siamo noi per giudicare le persone?”, ma dall’altra “Chi siamo noi per non giudicare le leggi e per sottrarci al nostro dovere di cristiani e di cittadini di dire un ‘sì’ o un ‘no’ quando sono sul tappeto delle proposte di tipo legislativo?”. 

    D. - Il manifesto “Sì alla famiglia” è favorevole a colpire in modo esemplare le violenze, le minacce e gli insulti agli omosessuali, è invece contrario a norme sull’omofobia che creino reati di opinione…

    R. - Qual è il problema? Il problema è che la nozione di omofobia in tutte questi leggi, che già esistono in alcuni Paesi europei, è vaga e mi si consenta di dire, dato che nel 2011 sono stato rappresentante dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa per la lotta al razzismo e alla discriminazioni religiose, che ho visto molti casi concreti di legge sull’omofobia applicate per punire delle opinioni sui comportamenti omosessuali, non sulle persone che danno molte grandi religioni. Molti casi europei riguardano l’islam. Allora non vogliamo che chi si oppone alle conseguenze giuridiche della cosiddetta ideologia di genere debba temere di andare in prigione. 

    D. - Vi ricollegate, nel vostro manifesto, a quanto pronunciato dall’allora cardinale Bergoglio in una lettera del 2010 ai laici argentini, in occasione dell’approvazione di una legge che introduceva il matrimonio e le adozioni omosessuali nel Paese…

    R. - Sì, quella marcia dei laici argentini aveva una piattaforma molto simile alla nostra: mansuetudine nei toni e stile cristiano; massimo rispetto per le persone, senza giudicarle - e lo dice anche il Vangelo - ma giudizio molto fermo sul dire “no” alle leggi che pretendono di introdurre il matrimonio omosessuale e l’adozione omosessuale. Su questo siamo molto chiari. Noi non sosteniamo affatto che i bambini affidati a coppie omosessuali abbiano maggiori possibilità di essere maltrattati o molestati: queste sono affermazioni che non sono sostenute dal dato statistico, né le abbiamo mai formulate! Diciamo semplicemente che un bambino che cresce con due papà o con due mamme, anziché con una mamma e con un papà, non riuscirà facilmente ad apprezzare la bellezza e la differenza sessuale che, sulla base dell’antropologia cristiana, è un bene per il bambino.

    Ultimo aggiornamento: 2 dicembre



    Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/12/02/nasce_il_comitato_s%C3%AC_alla_famiglia._obiettivo:_la_tutela_del/it1-751683 
    del sito Radio Vaticana 



    Il Papa ai vescovi olandesi: su famiglia, matrimonio, fine vita, siate presenti nel dibattito pubblico



    La Chiesa e i fedeli in Olanda siano "presenti nel dibattito pubblico", in tutti gli ambiti "nei quali è in causa l’uomo": in una società fortemente secolarizzata, potranno così portare il loro contributo nelle "grandi questioni sociali riguardanti per esempio la famiglia, il matrimonio, la fine della vita". Così Papa Francesco nel discorso che ha consegnato ai vescovi olandesi, in visita ad Limina, in cui ha pure espresso la propria compassione e la propria preghiera per le vittime di abusi sessuali. Il servizio di Giada AquilinoRealAudioMP3 

    In una società fortemente segnata dalla secolarizzazione e in “circostanze spesso ardue”, non è facile conservare la speranza. Ma il compito della Chiesa è quello del “bene umano” e dello “sviluppo sociale”. Lo ha ricordato il Papa nel discorso ai vescovi dei Paesi Bassi. Per i cristiani, ha proseguito, l’educazione delle coscienze diventa allora “prioritaria”, “specialmente mediante la formazione del giudizio critico, pur avendo un approccio positivo sulle realtà sociali: si eviterà così la superficialità dei giudizi e la rassegnazione all’indifferenza”. 

    L’invito del Pontefice è dunque quello ad “essere presenti nel dibattito pubblico”, in tutti gli ambiti “nei quali è in causa l’uomo, per rendere visibile la misericordia di Dio, la sua tenerezza per ogni creatura”. D’altra parte, ha aggiunto, “la Chiesa si espande non per proselitismo, ma per attrazione”. Essa è quindi “inviata dappertutto per svegliare, risvegliare, mantenere la speranza”. I fedeli d’Olanda vanno perciò incoraggiati “a cogliere le occasioni di dialogo, rendendosi presenti nei luoghi in cui si decide il futuro”: in tal modo potranno “portare il loro contributo nei dibattiti sulle grandi questioni sociali riguardanti per esempio la famiglia, il matrimonio, la fine della vita”.

    Affinché la Chiesa “con pazienza materna” prosegua gli sforzi “per rispondere alle inquietudini di tanti uomini e donne che sperimentano l’angoscia e lo scoraggiamento davanti al futuro”, è necessario - ha proseguito il Santo Padre - che “cattolici, sacerdoti, persone consacrate, laici acquisiscano una formazione solida e di qualità”, proponendo la fede in “maniera autentica, comprensibile e pastorale”. “L’antropologia cristiana e la dottrina sociale della Chiesa - ha aggiunto il Papa - fanno parte del patrimonio di esperienza e di umanità su cui si fonda la civiltà europea ed esse possono aiutare a riaffermare concretamente il primato dell’uomo sulla tecnica e sulle strutture”: e questo primato “presuppone l’apertura alla trascendenza”. Se questa dimensione viene a mancare, “una cultura si impoverisce, mentre essa dovrebbe mostrare la possibilità di collegare in costante armonia fede e ragione, verità e libertà”.

    In un Paese ricco “sotto tanti aspetti”, ha notato il Pontefice, la povertà tocca un numero crescente di persone: “valorizzate la generosità dei fedeli – ha esortato Papa Francesco - per portare la luce e la compassione di Cristo nei luoghi dove l’aspettano e in particolare alle persone più emarginate”. Un pensiero speciale è andato poi al futuro della Chiesa: “è urgente suscitare una pastorale vocazionale vigorosa e attraente”, come pure la “riscoperta della preghiera”. Un ruolo particolare spetta ai laici, che “vanno fortemente sostenuti”. Come pure alla scuola cattolica, che “continuerà a favorire la formazione umana e spirituale, col dialogo e la fraternità. Di qui pure la “necessità di avanzare sulla via dell’ecumenismo” e un invito all’accoglienza, andando incontro anche “a quelli che non si avvicinano”. 

    Infine il Papa ha espresso la propria “compassione” e ha assicurato la propria preghiera per ciascuna delle “persone vittime di abusi sessuali” e per le loro famiglie. “Vi chiedo - ha concluso - di continuare a sostenerle nel loro doloroso cammino di guarigione, intrapreso con coraggio”, nella prospettiva “di difendere e far crescere l’unità in tutto e tra tutti”.


    VESCOVI PAESI BASSI: I FEDELI SI RENDANO PRESENTI NEI LUOGHI IN CUI SI DECIDE IL FUTURO

    Città del Vaticano, 2 dicembre 2013 (VIS). Il Santo Padre Francesco ha ricevuto questa mattina in Udienza un gruppo di Vescovi della Conferenza Episcopale dei Paesi Bassi, in visita “ad Limina Apostolorum”. "Con i vostri sacerdoti, - ha detto il Papa nel suo discorso - (...) voi volete farvi vicini alle persone che soffrono del vuoto spirituale e che sono alla ricerca di senso per la loro vita. (...) Come accompagnarli fraternamente in questa ricerca, se non mettendosi in ascolto per condividere con loro la speranza, la gioia, la capacità di andare avanti che Gesù Cristo ci dona?".

    "La Chiesa - ha proseguito il Pontefice - non propone soltanto delle verità morali immutabili, e degli atteggiamenti contro-corrente rispetto al mondo, ma li propone come la chiave del bene umano e dello sviluppo sociale. I cristiani hanno una missione propria per raccogliere questa sfida. L’educazione delle coscienze diventa allora prioritaria, specialmente mediante la formazione del giudizio critico, pur avendo un approccio positivo sulle realtà sociali; si eviterà così la superficialità dei giudizi e la rassegnazione all’indifferenza".

    Nella società dei Paesi Bassi "fortemente segnata dalla secolarizzazione, vi incoraggio anche ad essere presenti nel dibattito pubblico, in tutti gli ambiti nei quali è in causa l’uomo, per rendere visibile la misericordia di Dio, la sua tenerezza per ogni creatura. (...) Come ho spesso affermato (...) la Chiesa si espande non per proselitismo, ma per attrazione. Essa è inviata dappertutto per svegliare, risvegliare, mantenere la speranza! Da qui l’importanza di incoraggiare i vostri fedeli a cogliere le occasioni di dialogo, rendendosi presenti nei luoghi in cui si decide il futuro; potranno così portare il loro contributo nei dibattiti sulle grandi questioni sociali riguardanti per esempio la famiglia, il matrimonio, la fine della vita".

    "In un paese ricco sotto tanti aspetti, la povertà tocca un numero crescente di persone. Valorizzate la generosità dei fedeli per portare la luce e la compassione di Cristo nei luoghi dove l’aspettano e in particolare alle persone più emarginate! Inoltre, la scuola cattolica, fornendo ai giovani una solida educazione, continuerà a favorire la loro formazione umana e spirituale, in uno spirito di dialogo e di fraternità con coloro che non condividono la loro fede".

     

    "In modo tutto particolare - ha detto infine il Papa - desidero esprimere la mia compassione e assicurare la mia preghiera a ciascuna delle persone vittime di abusi sessuali e alle loro famiglie; vi chiedo di continuare a sostenerle nel loro doloroso cammino di guarigione, intrapreso con coraggio. Attenti a rispondere al desiderio di Cristo, Buon Pastore, abbiate a cuore di difendere e far crescere l’unità in tutto e tra tutti".





    Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/12/02/il_papa_ai_vescovi_olandesi:_su_famiglia,_matrimonio,_fine_vita,/it1-751880 
    del sito Radio Vaticana 




    [Modificato da Caterina63 02/12/2013 15:47]
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    00 03/12/2013 20:27

    Referendum Croazia: ‘no’ a nozze gay. Belletti: chi crede nella famiglia deve farsi sentire



    La Croazia ha detto "no" alle nozze omosessuali. Interpellata da un referendum, stabilisce che il matrimonio sia definito nella Costituzione come unione esclusiva tra un uomo e una donna. Polemiche sulla bassa affluenza al voto. Sconfitto il premier Zoran Milanovic, contrario alla consultazione. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3 

    “Questo referendum è una cosa molto triste”, aveva detto il premier croato Milanovic, ma la vittoria è andata all’organizzazione “Nel nome della famiglia”, che ha promosso l’iniziativa, sostenuta dalla Chiesa cattolica. Netta la vittoria sul quesito costituzionale: il 65,77% dei votanti ha detto sì alla definizione esclusiva di matrimonio eterosessuale, contro il 33,62% dei ‘no’. Bassa l’affluenza alle urne: il 38% dei 3,8 milioni circa di aventi diritto al voto. Ciò non invalida il Referendum, che in Croazia non prevede quorum di partecipazione.
    La modifica referendaria alla Costituzione allinea la Croazia alla Lettonia, Lituania, Polonia, Ungheria e Bulgaria, i cinque Paesi dell’Unione Europea che hanno già una definizione costituzionale esclusivamente eterosessuale di matrimonio.
    A nulla sono dunque valsi gli appelli contro il Referendum lanciati nei giorni scorsi dal presidente della Repubblica, Ivo Josipović, da diversi esponenti del mondo accademico e da larga parte dei media croati, che hanno boicottato l’informazione sull’esito del voto in risposta al rifiuto dei promotori di accreditare nel loro quartier generale testate liberali e Tv pubblica. Piccata la reazione del governo di Zagabria, che definisce “inutile” la vittoria dei sì, annunciando entro un paio di settimane una nuova legge sulle unioni civili tra coppie dello stesso sesso.


    Ma perché i fautori delle nozze gay paventano il ricorso al voto refendario su temi che certo toccano la vita sociale di un Paese e la vita personale dei cittadini? Abbiamo girato la domanda al sociologo Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni familiari.RealAudioMP3 

    R. - Questo referendum dimostra che il sentire popolare, che l’atteggiamento delle persone rispetto al tema del matrimonio e dell’identità della famiglia è molto cauto, molto attento a custodire una storia e una tradizione millenaria che è quella dell’identità sessuale, del maschile e del femminile, delle responsabilità dei genitori rispetto ai figli. Quindi è la conferma che alcune posizioni - diciamo - estreme che chiedono l’assimilazione, il matrimonio per le persone omosessuali, sono contro il sentire comune: quella che - potremo definire - la sapienza popolare. Sono interventi - diciamo - elitari, di un pezzo di cultura, che nel mondo dei media, nel mondo della politica riesce ad avere molta più voce di quanto non abbia davanti alla gente comune. 

    D. - Effettivamente anche in Croazia, oltre ai partiti di centrosinistra, diversi esponenti del mondo accademico e larga parte della stampa si erano detti contrari a questa consultazione…

    R. - Guardi, qui è il corto circuito dell’intellualismo. Secondo me, queste posizioni ideologiche non riescono a fare la differenza tra il rispetto, che è dovuto ad ogni persona e quindi anche secondo l’orientamento sessuale ai singoli individui omosessuali o eterosessuali che siano - e questo va garantito sempre e comunque! - e l’idea, invece, che questo renda automatico il riconoscimento della famiglia e del matrimonio come possibile sempre e comunque. Invece il popolo croato ha detto: ‘il matrimonio e la famiglia sono una cosa molto precisa, costruita, nella nostra storia, sull’amore tra l’uomo e la donna e sull’apertura alla vita. Questo vogliamo difendere!’. Nessun atteggiamento omofobo, nessun pregiudizio nei confronti della dignità della persona, ma la netta distinzione e, in un certo senso, il difendere il significato delle parole: nella parola ‘famiglia’ c’è da sempre la differenza sessuale. Chi la vuole cancellare fa un’operazione ideologica. Per fortuna il popolo riesce ancora a distinguere. 

    D. - La Croazia diventa il sesto Paese in Europa - insieme a Lettonia, Lituania, Polonia, Ungheria e Bulgaria - che avrà una definizione costituzionale di matrimonio esclusivamente eterosessuale. Quindi, questa è la strada giusta per evitare interventi ‘imposti’ dall’alto?

    R. - E’ una strada possibile, che sta diventando più importante di quanto non pensassimo qualche decennio fa. In effetti nella nostra Costituzione italiana non è stato scritto nell’art. 29 che il matrimonio è fondato sulla differenza sessuale, perché era talmente e oggettivamente riconosciuto da tutti, che non ce ne era bisogno. Oggi sembra che ce ne sia bisogno! E’ una delle strade per difendere giuridicamente quella che è una verità naturale, che appartiene al senso comune. La nostra Costituzione parlava di famiglia come società naturale, fondata sul matrimonio, ed era automatico che fosse anche tra un uomo e una donna, ed ora dovremo aggiungerlo, per difenderlo nel linguaggio giuridico, probabilmente anche nella normativa. 

    D. - Il risultato referendario della Croazia può anche incoraggiare altri Paesi a chiedere consultazioni su questi temi così rilevanti?

    R. - Guardi, io mi aspetto, da adesso in poi, una pioggia di critiche, di accuse di oscurantismo rispetto ai croati, di non essere un popolo moderno… Ci sarà un grandissimo dibattito. E temo che le aule europee dei vari Parlamenti e delle varie Corti di giustizia saranno molto aggressive nei confronti di questa scelta. Grazie al cielo la nostra Europa si basa sul principio di sussidiarietà: le politiche familiari e il tema famiglia sta in capo ai singoli Paesi. Quindi, l’esempio di questa consultazione è un esempio che dà conforto, nel senso che quando le persone riescono ad esprimersi, a parlare, a dire veramente ciò in cui credono su temi così fondativi dell’umano, allora viene fuori una verità più chiara di quanto non venga fuori nelle ‘imboscate’, nelle serrate degli emendamenti di legge o in tante aule di Parlamenti nazionali, regionali, comunali o anche europei. Quindi, c’è un problema di cittadinanza attiva: le persone che credono nel valore della famiglia devono farsi sentire!



    Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/12/02/referendum_croazia:_%E2%80%98no%E2%80%99_a_nozze_gay._belletti:_chi_crede_nella/it1-751736 
    del sito Radio Vaticana 


       



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    00 07/12/2013 12:41


      D'accordo.... il film Pretty Woman non è proprio il massimo da prendere come citazione  eppure in tutto il film ci sono molti spazi dentro i quali possiamo riscontrare i nostri difetti, i nostri idoli, la nostra mondanità, ma anche i nostri problemi..... 

    c'è una frase, sul finale che mi ha sempre colpita 
    quando lui finalmente ha capito l'amore.... e si trasforma come il cavaliere nelle favole, per andare a liberare l'amata, prigioniera, in questo caso, della sua povertà materiale, ossia costretta appunto a prostituirsi....
    (e qui nel film si dimostra che il non prostituirsi è alla fine un atto volontario; si può essere costretti dalle vicissitudini della vita, ma che molto dipende dalla mentalità più che dalla necessità).....

    giunto da lei gli dice: e che succede dopo che lui ha scalato la torre e ha salvato lei?
    e la salvata risponde: che lei salva lui!....

    c'è del vero in tutto ciò..... è una scena che si ripete da milioni di anni: laddove l'uomo salva la donna, la donna ricambia portando a compimento e a completamento la natura del maschio 
    essere salvati e salvare l'altro sono due atti in uno, inseparabili...

    Avrete capito dove voglio parare.....  
    l'uomo e la donna SONO COMPLEMENTARI, se togli uno dall'altro il mondo si ferma, regredisce, s'invecchia, muore....
    l'uomo e la donna NON sono nemici, ma complementari, l'uno non può fare a meno dell'altro/a
    E questo non riguarda solo le necessità corporali, ma anche le capacità intellettive.
    Dove infatti regna esclusivo il pensiero del maschio, avviene il predominio, nasce la tirannia, si diventa misogini .... così laddove regna esclusivo il pensiero della donna, avviene un predominio, nasce una dittatura, si diventa femministe....

    Che la Festa dell'Immacolata ci aiuti a comprendere il successo della complementarietà che esiste fra l'uomo e la donna.....
    Auguri a tutti!









     



    [Modificato da Caterina63 14/02/2015 10:12]
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    00 07/12/2013 23:12

      "E' necessaria un’opera di sensibilizzazione e di formazione, affinché i fedeli laici, in qualsiasi condizione, e specialmente quelli che si impegnano in campo politico, sappiano pensare secondo il Vangelo e la Dottrina sociale della Chiesa e agire coerentemente, dialogando e collaborando con quanti, con sincerità e onestà intellettuale, condividono, se non la fede, almeno una simile visione di uomo e di società e le sue conseguenze etiche". 

    1) Pensare secondo la Dottrina sociale a agire coerentemente.
    2) Dialogo e collaborazione con chi condivide una simile visione e le sue conseguenze etiche. 

    Tirate voi le conseguenze! 
    ps: ovviamente nessuno ha ripreso questo discorso. Nemmeno i cattolici adulti che osannano Francesco.







    Fraternamente CaterinaLD

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    00 08/01/2014 15:10

      Mario Palmaro alla “Bussola Quotidiana”: la scristianizzazione la stanno facendo i cattolici.

    Mario Palmaro, del mitico duo "Gnocchi & Palmaro". I laici, il Vaticano II, li voleva così.

    Mario Palmaro, del mitico duo “Gnocchi & Palmaro”. Così il Vaticano II voleva che fossero i laici.

    Mario Palmaro, del mitico duo “Gnocchi & Palmaro”, ha preso carta e penna per replicare all’editoriale del 3 gennaio. C’è poco da commentare e rispondere. Meditate e basta.

    Caro direttore,

    ho letto il tuo editoriale del 3 gennaio – “Renzi, se questo è il nuovo che avanza” – e non posso che condividere la tua analisi sulla figura del nuovo segretario del Pd, sulla sua furbizia disinvolta, sul suo trasformismo, sulle contraddizioni inevitabili tra il suo dirsi cattolico e il promuovere cose che contrastano non solo con il catechismo ma con la legge naturale.

    Aggiungo i miei complimenti per quello che fai da tempo con la Bussola su questa frontiera dell’offensiva omosessualista e non voglio rimproverarti nulla.

    Però avverto la necessità di scrivere a te e ai lettori ciò che penso. In tutta sincerità: ma il nostro problema è davvero Matteo Renzi? Cioè: noi davvero potevamo aspettarci che uno diventa segretario del Partito democratico, e poi si mette a difendere la famiglia naturale, la vita nascente, a combattere la fecondazione artificiale e l’aborto, a contrastare l’eutanasia? Ma, scusate lo avete presente l’elettorato del Pd, cattolici da consiglio pastorale, suore e parroci compresi? Secondo voi, quell’elettorato che cosa vuole da Renzi? Ma è ovvio: i matrimoni gay e le adozioni lesbicamente democratiche. Ma, scusate, avete mai ascoltato in pausa pranzo l’impiegato medio che vota a sinistra? Secondo voi, vuole la difesa del matrimonio naturale o vuole le case popolari per i nostri fratelli omosessuali, così orribilmente discriminati? Smettiamola di credere che il problema siano Niki Vendola o i comunisti estremisti brutti e cattivi, e che l’importante è essere moderati: qui i punti di riferimento dell’uomo medio sono Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, le coop e Gino Strada, Enzo Bianchi ed Eugenio Scalfari. Renzi mette dentro nel suo frullatore questi ingredienti essenziali del suo elettorato, miscelandoli con dosi omeopatiche di don Ciotti e don Gallo, e il risultato è il beverone perfetto che tiene insieme la parrocchietta democratica e l’Arcigay. Aspettarsi qualche cosa di diverso da lui sarebbe stupido.

    Lo scandalo, scusate, è un altro. Di fronte a Renzi che fa il Segretario del Pd e strizza l’occhio ai gay, lo scandalo è ascoltare gli esponenti del Nuovo Centro Destra che dicono: “Le unioni civili non sono delle priorità del governo”. Capite bene? Non è che l’NCD salta come una molla e intima: noi queste unioni non le voteremo mai. No: dice che non sono una priorità. Uno incontra Hitler che dice: voglio costruire le camere a gas, e che cosa gli risponde: “Adolf, ma questa non è una priorità”. Facciamole, facciamole pure, ma con calma. Ho visto al Tg1 il cattolico ministro Lupi che spiegava la faccenda. Volto imbarazzatissimo, l’occhio terrorizzato di uno che pensa (ma posso sbagliarmi): mannaggia, mi tocca parlare di principi non negoziabili e di gay, adesso mi faranno fare la stessa fine di Pietro Barilla, mi toccherà lasciare il mio ministero così strategico e così importante, con il quale posso fare tanto bene al mio Paese. E al mio movimento. Ed eccolo rifugiarsi, Lupi come tutti gli altri cuor di leone del partito di Angiolino e della Roccella, nella famosa faccenda delle priorità: no, le unioni civili non sono una priorità. Palla in calcio d’angolo, poi dopo vediamo. Ovviamente poi c’è il peggio: allo stesso Tg1 c’era Scelta Civica che intimava: dobbiamo difendere i diritti delle persone omosessuali. Scelta civica… credo si tratti di quello stesso partito che fu costruito a furor di Todi 1 e Todi 2, e che i vescovi italiani avevano eretto a nuovo baluardo dei valori non negoziabili dietro la cattolicissima leadership di Mario Monti. Poi c’è il peggio del peggio, e nello stesso Tg c’era una tizia di Forza Italia che trionfante annunciava che loro avrebbero miscelarlo le loro proposte sui diritti dei gay con quelle di Renzi. Ho udito qualche rudimentale rullo di tamburo contro le unioni civili dalle parti della Lega di Salvini, flebilmente da Fratelli d’Italia. Punto.

    No, caro direttore, il mio problema non è Matteo Renzi. Il mio problema è la Chiesa cattolica. Il problema è che in questa vicenda, in questo scatenamento planetario della lobby gay, la Chiesa tace. Tace dal Papa fino all’ultimo cappellano di periferia. E se parla, il giorno dopo Padre Lombardi deve rettificare, precisare, chiarire, distinguere. Prego astenersi dal rispolverare lettere e dichiarazioni fatte dal Cardinale Mario Jorge Bergoglio dieci anni fa: se io oggi scopro mio figlio che si droga, cosa gli dico: “vai a rileggerti la dichiarazione congiunta fatta da me e da tua madre sei anni fa in cui ti dicevamo di non drogarti”? O lo prendo di petto e cerco di scuoterlo, qui e ora, meglio che posso?

    Caro direttore, in questa battaglia, dov’è la conferenza episcopale, dove son i vescovi? Silenzio assordante. Anzi, no: monsignor Domenico Mogavero – niente meno che canonista, vescovo di Mazara del Vallo ed ex sottosegretario della Cei – ha parlato, eccome se ha parlato: “La legge non può ignorare centinaia di migliaia di conviventi: senza creare omologazioni tra coppie di fatto e famiglie, è giusto che anche in Italia vengano riconosciute le unioni di fatto”. Per Mogavero, “lo Stato può e deve tutelare il patto che due conviventi hanno stretto fra loro. Contrasta con la misericordia cristiana e con i diritti universali – osserva – il fatto che i conviventi per la legge non esistano. Oggi, se uno dei due viene ricoverato in ospedale, all’altro viene negato persino di prestare assistenza o di ricevere informazioni mediche, come se si trattasse di una persona estranea”. Conclude il vescovo: “Mi pare legittimo riconoscere diritti come la reversibilità della pensione o il subentro nell’affitto, in virtù della centralità della persona. E’ insostenibile – sottolinea Mogavero – che per la legge il convivente sia un signor Nessuno”. E per la Chiesa, sul cui tema è stata già invitata a riflettere da papa Francesco, in vista del Sinodo straordinario sulla famiglia, “senza equipararle alle coppie sposate, non ci sono ostacoli alle unioni civili”. Amen.

    Capisci, caro direttore? Fra poco prenderanno mio figlio di sette anni e a scuola lo metteranno a giocare con i preservativi e i suoi genitali, e la Chiesa di che cosa mi parla? Dei barconi che affondano a Lampedusa, di Gesù che era un profugo, di un oscuro gesuita del ‘600 appena beatificato. No, il mio problema non è Matteo Renzi. Caro direttore, dov’è in questa battaglia l’arcivescovo di Milano Angelo Scola? Fra poco ci impediranno di dire e di scrivere che l’omosessualità è contro natura, e Scola mi parla del meticciato e della necessità di comprendere e valorizzare la cultura Rom. E’ sempre l’arcivescovo di Milano che qualche settimana fa ha invitato nel nostro duomo l’arcivescovo di Vienna Schoenborn: siccome in Austria la Chiesa sta scomparendo, gli hanno chiesto di venire a spiegare ai preti della nostra diocesi come si ottiene tale risultato, qual è il segreto. Del tipo: questo allenatore ha portato la sua squadra alla retrocessione, noi lo mettiamo in cattedra a Coverciano. E guarda la coincidenza, fra le altre cose: Schoenborn – che veste il saio che fu di San Domenco e di Tommaso d’Aquino – è venuto a spiegare ai preti ambrosiani che lui è personalmente intervenuto per proteggere la nomina in un consiglio parrocchiale di due conviventi omosessuali. Li ha incontrati e, dice Shoenborn, “ho visto due giovani puri, anche se la loro convivenza non è ciò che l’ordine della creazione ha previsto”. Ecco, caro direttore, questa è la purezza secondo un principe della Chiesa all’alba del 2014. E il mio problema dovrebbe essere Matteo Renzi e il Pd? Prenderanno mio figlio di sette anni e gli faranno il lavaggio del cervello per fargli intendere che l’omosessualità è normale, e intanto il mio arcivescovo invita in duomo un vescovo che mi insegna che due gay conviventi sono esempi di purezza?

    E vado a finire. Matteo Renzi che promuove le unioni civili è il prodotto fisiologico di un Papa che mentre viaggia in aereo si fa intervistare dai giornalisti e dichiara: “Chi sono io per giudicare” eccetera eccetera. Ovviamente, lo so anche io che non c’è perfetta identità fra le due questioni, che il Papa é contrario a queste cose e che certamente ne soffre, e che è animato da buone intenzioni. Però i fatti sono fatti. A fronte di quella frasetta epocale in bocca a un papa – “chi sono per giudicare” – ovviamente si possono scrivere vagonate di articoli correttivi e riparatori, cosa che le truppe infaticabili di normalisti hanno fatto e stanno facendo da mesi per spiegare che va tutto ben madama la marchesa. Ma tu ed io sappiamo bene, e lo sa chiunque conosca i meccanismi della comunicazione, che quel “chi sono io per giudicare” è una pietra tombale su qualunque combattimento politico e giuridico nel campo del riconoscimento dei diritti degli omosessuali. Se fossimo nel rugby, ti direi che ha guadagnato in pochi secondi più metri a favore della lobby gay quella frasetta di Papa Francesco, che in decenni di lavoro tutto il movimento omosessualista mondiale. Ti dico anche che vescovi come Mogavero, all’ombra di quella frasetta sul “chi sono io per giudicare” possono costruire impunemente castelli di dissoluzione, e a noi tocca solo tacere.

    Intendiamoci: sarebbe da stolti imputare al Papa o alla Chiesa la colpa che gli stati di tutto il mondo stiano normalizzando l’omosessualità: questa marea montante è inarrestabile, non si può fermarla. La ragione è semplice: Londra e Parigi, New York e Roma, Bruxelles e Berlino sono diventate una gigantesca Sodoma e Gomorra. Il punto però è se questo noi lo vogliamo dire e lo vogliamo contrastare e lo vogliamo denunciare, oppure se vogliamo fare i furbi e nasconderci dietro il “chi sono io per giudicare”. Il punto è se anche Sodoma e Gomorra planetari debbano essere trattati con il linguaggio della misericordia e della comprensione. Ma allora, mi chiedo, perché non riservare la stessa misericordia anche ai trafficanti di armi chimiche, agli schiavisti, agli speculatori finanziari? Sono poveri peccatori anche loro? O no? O devo chiedere a Schoenborn di incontrarli a pranzo e di valutare la loro purezza? Caro direttore, la situazione ormai è chiarissima: qualsiasi politico cattolico o intellettuale o giornalista che anche volesse combattere sulla frontiera omosessualista, si troverà infilzato nella schiena dalla mistica della misericordia e del perdono. Siamo tutti totalmente delegittimati, e qualsiasi vescovo, prete, teologo, direttore di settimanale diocesano, politico cattolico-democratico può chiuderci la bocca con quel “chi sono io per giudicare”. Verrebbe impallinato da un Mogavero qualsiasi come un fagiano da allevamento in una battuta di caccia.

    Caro direttore, il nostro problema non è Matteo Renzi. Il nostro, il mio problema è che l’altro giorno il Santo Padre ha detto che il Vangelo “non si annuncia a colpi di bastonate dottrinali, ma con dolcezza.” Anche qui, prego astenersi normalisti e perditempo: lo so anche io che effettivamente il Vangelo si annuncia così – a parte il fatto che Giovanni il Battista aveva metodi suoi piuttosto bruschi, e nostro Signore lo definisce “il più grande fra i nati di donna” – ma tu sai benissimo che con quella frasetta siamo, tu ed io, tutti infilzati come baccalà. Tu ed io che ci siamo battuti e ci battiamo contro l’aborto legale, contro il divorzio, contro la fivet, contro l’eutanasia, contro le unioni gay, e contro i politici furbi come Matteo Renzi che quella roba la promuovono e la diffondono. Ecco, tu ed io siamo, irrimediabilmente, dei randellatori di dottrina, della gente senza carità, degli eticisti, degli “iteologi” dice qualche giornalista di cielle. E fenomeni come La Bussola e come Il Timone sono esemplari anacronistici di questa mancanza di carità, di questo rigore morale impresentabile. E non basteranno gli sforzi quotidiani e titanici dei normalisti per sottrarre queste testate alla delegittimazione da parte del cattolicesimo ufficiale, perché tutti gli esercizi di equilibrismo e di tenuta dei piedi in due staffe si concludono sempre, prima o poi, con un tragico volo nel vuoto.

    Penso anche che il problema – scusa il fatto personale – non siano Gnocchi e Palmaro, brutti sporchi e cattivi, che sul Foglio hanno scritto quello che hanno scritto: io lo riscriverei una, dieci, cento mille volte, perché purtroppo tutto si sta compiendo nel modo peggiore, molto peggiore di quanto noi stessi potessimo prefigurare.

    Ecco, caro direttore, perché il mio problema, e il problema tuo, dei cattolici e della gente semplice, non è Matteo Renzi. Il problema è nostra Madre la Chiesa, che ha deciso di mollarci nella giungla del Vietnam: gli elicotteri sono ripartiti e noi siamo rimasti giù, a farci infilzare uno dopo l’altro dai vietcong relativisti. Per me, non mi lamento, per le ragioni che sai. E poi perché preferisco mille volte essere rimasto qui, ad aspettare i vietcong, piuttosto che salire su quegli elicotteri. Magari con la promessa in contropartita di uno strapuntino in qualche consulta clericale tipo Scienza e Vita, o con l’illusione di tessere la tela dentro nel palazzo del potere ufficiale insieme a tutti gli altri movimenti ecclesiali. O con la pazza idea – scritta nero su bianco – che, sì, Gnocchi e Palmaro magari c’hanno ragione ma non dovevano dirlo, perché certe verità non vanno dette, anzi vanno addirittura negate pubblicamente per confondere il nemico.

    No, io non mi lamento per me. Mi rimane però il problema di quel mio figlio di sette anni e di altri tre già più grandi, ai quali io non voglio e non posso dare come risposta i barconi che affondano a Lampedusa, i gay esempio di purezza del cardinale Shoenborn, il meticciato e l’elogio della cultura rom del cardinale Scola, il disprezzo per le randellate dottrinali secondo Papa Francesco, Mogavero che fa l’elogio delle unioni civili. A questi figli non posso contare la favola che il problema si chiama Matteo Renzi. Che per lui, fra l’altro, bastano dieci minuti ben fatti di Crozza.

    Caro direttore, caro Riccardo, perché mai ti scrivo tutte queste cose? Perché questa notte non ci ho dormito. E perché io voglio capire – e lo chiedo ai lettori della Bussola – che cosa deve ancora accadere in questa Chiesa perché i cattolici si alzino, una buona volta, in piedi. Si alzino in piedi e si mettano a gridare dai tetti tutta la loro indignazione. Attenzione: io mi rivolgo ai singoli cattolici. Non alle associazioni, alle conventicole, ai movimenti, alle sette che da anni stanno cercando di amministrare conto terzi i cervelli dei fedeli, dettando la linea agli adepti. Che mi sembrano messi tutti sotto tutela come dei minus habens, eterodiretti da figure più o meno carismatiche e più o meno affidabili. No, no: qui io faccio appello alle coscienze dei singoli, al loro cuore, alla loro fede, alla loro virilità. Prima che sia troppo tardi.

    Questo ti dovevo, carissimo Riccardo. Questo dovevo a tutti quelli che mi conoscono e hanno ancora un po’ di stima per me e per quello che ho rappresentato, chiedendoti scusa per aver abusato della pazienza tua e dei lettori.

    Mario Palmaro

    © LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA

    Fonte: lanuovabq.it






    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Sesso: Femminile
    00 12/01/2014 15:04

      Verso un nuovo "Family Day". Migliaia in piazza a Roma a difesa della famiglia



    Migliaia di persone hanno preso parte ieri pomeriggio, 11 gennaio 2014, a Roma alla manifestazione in difesa della famiglia naturale e della libertà di pensiero promossa da “La Manif pour tous Italia” contro l’approvazione della Legge Scalfarotto sull’omofobia, in corso di discussione in Parlamento. Numerose le famiglie presenti così come le associazioni cattoliche e non. Dal palco l’annuncio di una mobilitazione europea in difesa della famiglia il prossimo 2 febbraio e di un'imminente convocazione di un nuovo Family Day. Il servizio di Paolo Ondarza:00:03:48:70

    Si sono dati appuntamento in migliaia a Roma per ribadire quanto già scritto nella Costituzione: la libertà di pensiero e di opinione e la famiglia naturale. Due principi oggi messi a rischio – spiega la “Manif pour tous” – dal progetto di Legge Scalfarotto contro l’omofobia. In piazza esponenti di associazioni laiche e di varie religioni, così come persone con orientamento omosessuale che non si riconoscono nell’ideologia del gender. Ascoltiamo alcune testimonianze:

    R. - Non è una battaglia ideologica! Non ce l’abbiamo con nessuno, ma difendiamo un sacrosanto diritto che un bambino debba crescere con un babbo e una mamma, perché il suo sviluppo sia sereno e sia armonico. Qui c’è di mezzo veramente il bene della società.

    D. – Perché oggi la famiglia è in pericolo?

    R. – La famiglia è in pericolo, perché è in pericolo soprattutto il rispetto di tutto ciò che esiste dell’idea stessa di natura umana, dell’idea stessa che esista una realtà da rispettare, un Creato da rispettare. 

    R. – Non vogliamo che ci venga tappata la bocca per esprimere quello che noi pensiamo essere la società naturale, su cui è fondato il Paese, cioè la famiglia!

    D. – E oggi è in pericolo?

    R. – Se passa la Legge Scalfarotto sicuramente sì! 

    R. – Siamo qui con i bambini, perché si pensa che sia la testimonianza migliore per dire il nostro “Sì!” alla famiglia naturale.

    D. – E oggi perché c’è bisogno di dirlo?

    R. – Perché purtroppo viene messa in discussione questa legge naturale. Non importa essere cattolici o credere in Dio, è la nostra natura che lo dice, che da un uomo e da una donna nascono i figli, non da due uomini o da due donne… 

    R. – Chesterton diceva: “Sguaineremo le spade per dire che l’erba è verde, che le foglie sono verdi in estate”. E noi siamo qui per dire queste cose. Probabilmente 30 anni fa nessuno avrebbe immaginato di dover scendere in piazza per dire che si nasce maschi o femmine e non "neutri". E noi siamo qui per dire questo!

    R. – Noi siamo qua proprio per dire che tutte le persone non devono essere discriminate, però non deve essere discriminata neanche la famiglia, appunto tra uomo e donna, che è il futuro della società. 

    R. – La famiglia non è naturale, tradizionale o nuova: la famiglia è famiglia! Uomo, donna; padre, madre e bambini. Punto! 

    “Questa piazza vuol dire che l’Italia è delle famiglie” ha detto il presidente del Forum delle associazioni familiari, Francesco Belletti:

    “Segnaliamo al Paese, con le famiglie in piazza, che c’è un rischio grande di democrazia. E’ apparentemente una battaglia di civiltà quella della legge contro l’omofobia: di fatto rischia di essere una legge liberticida! E a noi sta troppo a cuore il bene comune del Paese per stare zitti!”.

    Presenti anche esponenti del mondo politico. Per Eugenia Roccella del "Nuovo Centrodestra" sono maturi i tempi per un nuovo Family Day:

    R. - Questa è una piazza già sorprendente, perché è una piazza del tutto spontanea e che prefigura nuove mobilitazioni. Quindi io penso che sia – come dire – un riscaldamento in preparazione di un nuovo appuntamento che ormai sarà necessario, di un nuovo grande Family Day.

    D. – Questa presenza massiccia di persone, di tutte le fasce d’età: sono qui per opporsi anche ad una visione che spesso viene data dell’Italia, come Paese retrogrado…

    R. – Non c’è un’urgenza omofobia... La verità è che dicono questo perché vogliono dare l’idea – appunto – di un Paese arretrato, che deve guadagnare in termini di civiltà, perché deve introdurre leggi che negli altri sono state già introdotte. Ma, prima di tutto, bisogna vedere che cosa hanno prodotto queste leggi in altri Paesi: hanno prodotto disgregazione sociale, fine della famiglia e problemi di welfare, perché la famiglia si assume compiti che altrimenti deve assumersi lo Stato, con costi sociali ed economici forti. Noi non parliamo – come alcuni – di anomalia italiana, ma vogliamo difendere invece quella che Giovanni Paolo II chiamava “l’eccezione italiana”: tutta in positivo e non in negativo, come vogliono farci credere.

    Intanto la “Manif pour Tous” annuncia una grande mobilitazione simultanea in varie capitali europee il prossimo 2 febbraio.




    Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/01/12/verso_un_nuovo_family_day._migliaia_in_piazza_a_roma_a_difesa_della/it1-763320 
    del sito Radio Vaticana 







     

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 14/01/2014 09:22
     SE NON CREDETE A NOI, ALLA CHIESA, ALLA NATURA.... CREDETE ALMENO ALLA TESTIMONIANZA DI UN OMOSESSUALE....

    «Sono omosessuale, non gay». L’intervento di Jean-Pier alla manifestazione per la famiglia

    «Per tutti, si vuole un padre e una madre!». Sabato a Roma si è svolta la “Manifestazione in difesa della famiglia” organizzata dalla Manif pour tous Italia.



    Gennaio 13, 2014 
    Jean-Pier Delaume-Myard



    Jean-Pier-Delaume-Myard-francia-manif-gaySabato a Roma si è svolta la “Manifestazione in difesa della famiglia” organizzata dalla Manif pour tous Italia e a cui hanno partecipato più di 4 mila persone. Di seguito pubblichiamo l’intervento di Jean-Pier Delaume-Myard, francese, omosessuale, di cui tempi.it vi aveva già parlato in precedenza.

    Cari amici, buonasera a tutti!

    Purtroppo non ho la fortuna di parlare la vostra bella lingua, quindi permettetemi di intervenire in francese. Sono molto felice e onorato di essere qui  in Italia, in mezzo a voi, con La Manif pour Tous Italia.
    Quello che ci riunisce tutti qui oggi è il valore fondamentale della famiglia. Noi stessi formiamo una bella e grande famiglia che va ben aldilà dei nostri confini nazionali poiché la famiglia è una e universale.

    Che si parli di questo qui da voi in Italia, da noi in Francia, oppure in altri paesi europei o in tutto il mondo, non importa. Infatti, vorrei rivolgere un pensiero al mio amico Bobby che lotta come noi negli Stati Uniti contro le lobby gay perché non vogliamo che la donna sia considerata una merce, non vogliamo che i bambini siano volontariamente privati di un padre o di una madre, oppure di entrambi.

    legge-omofobia-manif-pour-tous-italia-5-agosto_hConosco un po’ l’Italia. Varie volte ho avuto l’occasione di venire e in circostanze sempre diverse.

    La prima volta che sono venuto era nel 1981, dopo una grave malattia che mi ha stravolto durante la mia adolescenza. Per ringraziare il Signore di esserne uscito, mi sono recato a San Damiano là dove viveva ancora Mama Rosa che aveva incontrato la Vergine Maria. Poi ho avuto la fortuna di venire a Roma per partecipare a un’udienza privata con Papa Giovanni Paolo II. Ma ci sono state anche diverse altre occasioni di venire qui.

    Il legame che mi unisce all’Italia è stato anche di tipo affettivo, infatti ho vissuto 8 anni con un amico italiano.

    Allora, nel mese di novembre 2012 in Francia, i media annunciarono che tutte le persone omosessuali erano a favore del matrimonio fra persone dello stesso sesso e che tutti gli omosessuali vorrebbero dei bambini.

    In realtà mi stavano rubando la mia voce, stavano rubando la nostra voce, di noi omosessuali che non avevamo chiesto niente di tutto ciò.

    Perciò ho deciso di prendere carta e penna come un semplice cittadino e di scrivere sul sito di un noto settimanale francese: Le Nouvel Observateur.

    Quel articolo intitolato “Sono omosessuale, non gay: cessate questa confusione!” fa rapidamente il giro della rete con più di 110.000 visite.

    manif-pour-tous09Nell’articolo scrivo fra l’altro che “non sono orgoglioso del mio orientamento omosessuale più di quanto un etero non lo sia del suo».

    Vorre ricordare in maniera chiara che “i gay si richiamano ad una cultura, ad uno stile di vita. Hanno bisogno che il loro macellaio, il loro panettiere, il loro venditore di giornali sia gay. Vogliono vivere con altri gay… Io, in quanto omosessuale e come individuo di una nazione, ho sempre fatto la scelta di alloggiare e di agire senza preoccuparmi dell’orientamento sessuale dei miei vicini o dei miei colleghi di lavoro.

    Proseguendo nell’articolo faccio una domanda importante: “Perché vogliono una legge a favore del matrimonio fra persone dello stesso sesso? Per le persone omosessuali o per la centinaia di “gay”che vivono nelle zone chic di Parigi?”.

    A seguito di questo abbiamo fondato un collettivo chiamato HomoVox, che riunisce centinaia e centinaia di omosessuali contro la legge sui matrimoni gay. Ho avuto la possibilità di dare una testimonianza video, e l’ho accettata ben volentieri. Dopo tanti articoli e testimonianze, mi sono ritrovato il 25 gennaio 2012 di fronte al Presidente della Repubblica francese.

    Quando gli ho detto che la legge sui matrimoni gay era in realtà l’albero dietro al quale si nascondeva la foresta della maternità surrogata e della procreazione medicalmente assistita, lui mi ha risposto: “Non sono assolutamente favorevole a questo e mi esprimerò contro”.

    manif-pour-tous-gay-franciaIn Francia abbiamo seri dubbi su questa questione. Sappiamo che in occasione della presentazione della prossima legge sulla famiglia, a marzo, dei deputati dell’attuale maggioranza depositeranno emendamenti a favore della Procreazione medicalmente assistita e della Maternità surrogata.

    Come omosessuale e sin dall’inizio del mio impegno, non lavoro a favore di un partito politico e nemmeno a favore di una comunità, a me non piacce il comunitarismo. Combatto in coscienza e con tutte le mie forze affinché ogni bambino abbia un padre e una madre.

    Se io fossi eterosessuale, avrei perseguito lo stesso scopo, vale a dire quello della razionalità!

    Il mio impegno non ha niente a che vedere con il mio orientamento sessuale.

    Mi sono impegnato perché se uno ha un minimo di compassione per gli esseri umani, certamente non si può accettare che un bambino rimanga senza punti di riferimento sociali.

    Mi sono impegnato perché se fra vent’anni incontrassi un ragazzo o una ragazza, figlio di una copia dello stesso sesso, non voglio che mi rimproveri di averlo privato della possibilità di avere un padre e una madre, come ogni bambino, figlio di una copia divorziata, una coppia di fatto o sposata. Per tutti, si vuole un padre e una madre!

    Mi sono impegnato perché il mio desiderio di aver dei figli non deve aver come conseguenza la venuta al mondo di un bambino senza l’affetto materno.

    Mi sono impegnato perché in quanto persona responsabile, non voglio un giorno dover rispondere a mio figlio che mi chiederà chi fosse sua madre, che la sua identità non è diversa dal numero di un assegno.In Francia La Manif Pour Tous è vittima di discriminazione quando non è oggetto di gravi violenze poliziesche o di pesanti condanne giudiziarie. Sto pensando a Nicola, un giovane di 23 anni fermato il 19 giugno 2013 per aver indossato una felpa de La Manif Pour Tous sugli Champs-Elysees e condannato a due mesi di carcere!

    manif-pour-tous15Le Autorità del mio paese non hanno voluto sentire la voce di una petizione che aveva raccolto 700.000 firme!

    In Francia la legge che apre il matrimonio alle coppie dello stesso sesso è stata votata in fretta a mani alzate in seconda lettura al fine di preservare la pace sociale!

    In Francia le più alte autorità hanno dichiarato che eravamo 300.000 persone quando in realtà sono scesi in piazza più di 1 milione di cittadini!

    Vorrei anche cogliere l’occasione per ringraziare da parte de La Manif Pour Tous uno dei vostri connazionali, Luca Volontè, già Presidente del PPE a Strasburgo. Grazie a uno di voi, cari amici Italiani, il comitato dei ministri del Consiglio dell’Europa ha chiesto in data 23 aprile 2013 una questione al Governo francese riguardo la gestione delle manifestazioni in favore della famiglia e ha insistentemente chiesto al Governo di dare spiegazioni. Cosa inedita nella patria dei diritti dell’uomo. Grazie Signor Luca Volontè.

    Se domani in Francia o in Italia dovessero essere approvate la maternità surrogata oppure la procreazione assistita, purtroppo non saremo noi a pagarne le conseguenze.

    A pagarne il prezzo saranno prima di tutto i bambini stessi, privati del diritto legittimo alla filiazione diretta. Li priveremo del diritto ad aver un padre e una madre.

    Ne pagheranno il prezzo gli omosessuali stessi, perché sono queste leggi stesse che stanno creando omofobia, non chi scende in piazza.

    francia-manif-nicolasOggi non abbiamo necessità d’indossare una gonna da sposa per aver gli stessi diritti.

    Il desiderio ad aver un bambino è una realtà singolare e dolorosa. Io lo so. Ma noi omosessuali non chiediamo alla società un bricolage legislativo per cambiare la realtà.

    La politica del governo francese non ha altro scopo che uccidere la Famiglia. Il Governo famigliafobico, uccide la famiglia.

    La Manif Pour Tous in Francia continua a chiedere l’abrogazione della legge che autorizza il matrimonio fra persone dello stesso sesso.

    Oltre la necessaria abrogazione di tale legge, proponiamo che venga riconosciuta la filiazione all’interno della famiglia. Un bambino non è ne merce di scambio né carne da macello, è un essere umano che ha diritto a conoscere l’origine culturale, geografica, sociale e religiosa dei suoi genitori.

    Riguardo le prossime elezioni europee, ricorderemo ai candidati l’importanza delle decisioni che saranno chiamati a prendere. I candidati dovrebbero firmare una carta dichiarando di proteggere la famiglia e di rispettare le persone.

    Siete invitati a fare lo stesso in Italia perché siamo convinti che la famiglia è il posto migliore per crescere ed essere educati.

    Siamo convinti che la famiglia è la cellula base della società e che la famiglia assicura il futuro e il progresso del paese.

    Il 21 ottobre scorso ho pubblicato un libro intitolato OMOSESSUALE contro il matrimonio per “tutti”. Questa pubblicazione è censurata dai media sotto la pressione della LGBT.

    Questa lobby mi accusa di essere un traditore perché non la penso ciome  i 2000 gay di Parigi. È un atteggiamento totalmente omofobico da parte loro. significa che un omosessuale non può ne pensare ne agire autonomamente.

    Più grave ancora è il fatto che ho ricevuto minacce di morte sul web.

    Chi è omofobo, La Manif Pour Tous oppure loro?

    Noi cittadini italiani o francesi, uomini e donne di ragione, che stiamo omosessuali o eterosessuali, proseguiremo il nostro cammino di uomini responsabili che vogliono lasciare dietro di sé un pianeta dove gli uomini con la U maiuscola non sono dei beni commerciali.

    La cosiddetta libertà, voluta da alcuni, non deve condannare l’uomo e la sua diversità. Il diritto alla differenza deve rimanere l’unica libertà dell’essere umano. La natura è l’unica a poter vigilare!

    Perciò La Manif Pour Tous vi ringrazia per aver creato La Manif Pour Tous Italia. Vi ringrazio di cuore per avermi accolto in maniera così calorosa.

    Grazie a tutti voi, ci rivedremo presto in occasione di una grande manifestazione europea. Non rinunceremo mai!

    Tratto dal sito della Manif pour tous Italia



    Leggi di Più: Manif pour tous Italia. «Sono omosessuale, non gay» | Tempi.it 





    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 10/06/2014 09:38
    ... Noi non ce l'abbiamo con le persone, ma come allora - e con Giovanni Paolo II - vogliamo alzare la voce per "gridare dai tetti la verità" contro questo inganno diabolico, perverso e pervertitore... NON dite "san Giovanni Paolo II" se poi non ascoltate i suoi numerosii appelli!!.







    RIDICOLO CHE L'EUROPA VITI CONTRO LA FAMIGLIA NATURALE....

    Onu: sì alla protezione della famiglia naturale. Contrari Ue e Usa

    Famiglia

    08/07/2014

    Ancora la famiglia al centro, nel ventesimo anniversario dell’Anno internazionale ad essa dedicato. Lo scorso 25 giugno il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione a favore della famiglia intesa come “elemento naturale e fondamentale della società”. Il testo è stato votato con 26 sì, 14 no e 6 astenuti. Il servizio di Debora Donnini:

    “La famiglia è l’elemento naturale e fondamentale della società” ed essa “ha il diritto alla protezione della società e dello Stato”. Recita così la risoluzione approvata dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu, che comprende 47 Stati membri. Colpisce che a votare a favore della risoluzione siano stati tutti i Paesi africani e quelli arabi, la Russia, la Cina e il Venezuela. Contrari invece tutti gli Stati europei, fra cui l’Italia, gli Stati Uniti, la Corea e il Giappone e, fra i latino-americani, il Cile. Cosa significa questa spaccatura? Lo abbiamo chiesto a Carlo Cardia professore di diritto ecclesiastico all’Università di Roma Tre:

    “E’ una risoluzione in perfetta linea con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948. Questa afferma che la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato. Questa affermazione del 1948 fu fatta per difendere la famiglia dagli Stati totalitari e dal totalitarismo ed è ripetuta nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo, nei Patti sociali e civili del 1966, in tutte le Carte internazionali. Questo dovrebbe far riflettere: l’Europa, la culla dei diritti umani, vota contro i diritti umani, stabiliti dalla Dichiarazione più celebre della storia del mondo”.

    Nel corso della travagliata approvazione sono falliti i tentativi di alcuni Paesi  che hanno cercato di inserire nel testo un’apertura a varie forme di famiglia. Ancora Cardia:

    “Quando questi Stati hanno cercato di fare un’apertura, hanno negato uno dei principi fondamentali dell’individualismo. La cultura individualista cosa dice? Lasciateci fare anche altri tipi di famiglia; noi non disturbiamo la famiglia tradizionale, sono cose diverse; noi vogliamo che siano affermati anche altri diritti. Dopo, la realtà è diversa, è opposta, perché si va a votare contro i diritti della famiglia naturale... Allora vuol dire che quando si reclamano i diritti di altri tipi di famiglie, si vogliono insidiare e negare i diritti della famiglia naturale. Questo è un ginepraio dal quale non si esce, perché è uno scontro a livello mondiale. Nessuno nega che si debbano affermare i diritti di altre formazioni sociali, ma che questi non giungano a negare i diritti della famiglia, che è brutto dire 'tradizionale', perché è una famiglia naturale”.

    Il testo non implica per gli Stati membri alcun obbligo giuridico ma  apre, anche con una tavola rotonda da tenersi nella prossima sessione, un dibattito sui modi per proteggere la famiglia. Sulla risoluzione approvata dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu, abbiamo chiesto un commento amons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede all’Ufficio Onu di Ginevra:

    “Nella tradizione cristiana e nella dottrina sociale della Chiesa, il matrimonio e la famiglia sono in linea con la legge naturale: nella natura la famiglia si identifica con l’unione stabile di un uomo e di una donna, in vista dei figli. Ci troviamo di fronte ad un bivio culturale: da una parte abbiamo la comprensione della famiglia che può funzionare come unità e, dall’altra, l’accento viene messo solo sugli individui. Quindi, mentre dobbiamo essere, lo Stato in particolare deve essere sensibile e attento a tutte le situazioni che si trovano nel suo contesto, bisogna riaffermare – e questo è il valore della risoluzione che è stata passata in questa 26.ma sessione del Consiglio dei diritti umani - l’importanza, per la società e per il bene dei figli in particolare, ma anche di tutti i membri della famiglia, della famiglia come una unità, come una cellula vivente della società”.  






    [Modificato da Caterina63 09/07/2014 11:31]
    Fraternamente CaterinaLD

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    00 09/07/2014 20:40

    oriana fallaci_gay_adozione

     

    Oriana Fallaci spiegava già il perchè NO alle adozioni alle coppie omosessualiste

    La compianta Oriana Fallaci ha spiegato con buon piglio ed un’ottima dose di buon senso la sua posizione lontana dall’essere omofoba, ma di totale contrarietà nei confronti dell’omosessualità che diviene ideologia e soprattutto contraria all’ipotesi di far adottare i bambini a coppie di gay.

    L’omosessualità in sé non mi turba affatto. Non mi chiedo nemmeno da che cosa dipenda. Mi dà fastidio, invece, quando (come il femminismo) si trasforma in ideologia. In categoria, in partito, in lobby economico-cultural-sessuale. E grazie a ciò diventa uno strumento politico, un’arma di ricatto, un abuso Sexually Correct.

    O-fai-quello-che-voglio-io-o-ti-faccio-perdere-le-elezioni.

    Pensi al massiccio voto con cui in America ricattarono Clinton e con cui in Spagna hanno ricattato Zapatero. Sicché il primo provvedimento che Clinton prese appena eletto fu quello di inserire gli omosessuali nell’esercito e uno dei primi presi da Zapatero è stato quello di rovesciare il concetto biologico di famiglia nonché autorizzare il matrimonio e l’adozione gay.

    Un essere umano nasce da due individui di sesso diverso. Un pesce, un uccello, un elefante, un insetto, lo stesso. Per essere concepiti, ci vuole un ovulo e uno spermatozoo. Che ci piaccia o no, su questo pianeta la vita funziona così. Bè, alcuni esperti di biogenetica sostengono che in futuro si potrà fare a meno dello spermatozoo.

    Ma dell’ovulo no. Sia che si tratti di mammiferi sia che si tratti di ovipari, l’ovulo ci vorrà sempre. L’ovulo, l’uovo, che nel caso degli esseri umani sta dentro un ventre di donna e che fecondato si trasforma in una stilla di Vita poi in un germoglio di Vita, e attraverso il meraviglioso viaggio della gravidanza diventa un’altra Vita. Un altro essere umano. Infatti sono assolutamente convinta che a guidare l’innamoramento o il trasporto dei sensi sia l’istinto di sopravvivenza cioè la necessità di continuare la specie. Vivere anche quando siamo morti, continuare attraverso chi viene e verrà dopo di noi. E sono ossessionata dal concetto di maternità. Oh, non mi fraintenda: capisco anche il concetto di paternità. Lo vedrà nel mio romanzo, se farò in tempo a finirlo. Lo capisco così bene che parteggio con tutta l’anima pei padri divorziati che reclamano la custodia del figlio. Condanno i giudici che quel figlio lo affidano all’ex-moglie e basta, e ritengo che nella nostra società oggi si trovino più buoni padri che buone madri. (Segua la cronaca. Quando un padre impazzito ammazza un figlio, ammazza anche sé stesso. Quando una madre impazzita ammazza un figlio, non si ammazza affatto e va dal parrucchiere). Ma essendo donna, e in più una donna ferita dalla sfortuna di non esser riuscita ad avere figli, capisco meglio il concetto di maternità………Ma qualcun altro me lo chiederà.

    Quindi ecco. Un omosessuale maschio l’ovulo non ce l’ha. Il ventre di donna, l’utero per trapiantarcelo, nemmeno. E non c’è biogenetica al mondo che possa risolvergli tale problema. Clonazione inclusa. L’omosessuale femmina, si, l’ovulo ce l’ha. Il ventre di donna necessario a fargli compiere il meraviglioso viaggio che porta una stilla di Vita a diventare un germoglio di Vita poi un’altra Vita, un altro essere umano, idem. Ma la sua partner non può fecondarla.

    Sicché se non si unisce a un uomo o non chiede a un uomo per-favore-dammi-qualche-spermatozoo, si trova nelle stesse condizioni dell’omosessuale maschio. E a priori, non perché è sfortunata e i suoi bambini muoiono prima di nascere, non partecipa alla continuazione della sua specie. Al dovere di perpetuare la sua specie attraverso chi viene e verrà dopo di lei. Con quale diritto, dunque, una coppia di omosessuali (maschi o femmine) chiede d’adottare un bambino? Con quale diritto pretende d’allevare un bambino dentro una visione distorta della Vita cioè con due babbi o due mamme al posto del babbo o della mamma? E nel caso di due omosessuali maschi, con quale diritto la coppia si serve d’un ventre di donna per procurarsi un bambino e magari comprarselo come si compra un’automobile? Con quale diritto, insomma, ruba a una donna la pena e il miracolo della maternità? Il diritto che il signor Zapatero ha inventato per pagare il suo debito verso gli omosessuali che hanno votato per lui?!? Io quando parlano di adozione-gay mi sento derubata nel mio ventre di donna. Anche se non ho bambini mi sento usata, sfruttata, come una mucca che partorisce vitelli destinati al mattatoio. E nell’immagine di due uomini o di due donne che col neonato in mezzo recitano la commedia di Maria Vergine e San Giuseppe vedo qualcosa di mostruosamente sbagliato. Qualcosa che mi offende anzi mi umilia come donna, come mamma mancata, mamma sfortunata. E come cittadina. Sicché offesa e umiliata dico: mi indigna il silenzio, l’ipocrisia, la vigliaccheria, che circonda questa faccenda. Mi infuria la gente che tace, che ha paura di parlarne, di dire la verità. E la verità è che le leggi dello Stato non possono ignorare le leggi della Natura. Non possono falsare con l’ambiguità delle parole «genitori» e «coniugi» le Leggi della Vita.

    Lo Stato non può consegnare un bambino, cioè una creatura indifesa e ignara, a genitori coi quali egli vivrà credendo che si nasce da due babbi o due mamme non da un babbo e una mamma. E a chi ricatta con la storia dei bambini senza cibo o senza casa (storia che oltretutto non regge in quanto la nostra società abbonda di coppie normali e pronte ad adottarli) rispondo: un bambino non è un cane o un gatto da nutrire e basta, alloggiare e basta. E’ un essere umano, un cittadino, con diritti inalienabili. Ben più inalienabili dei diritti o presunti diritti di due omosessuali con le smanie materne o paterne. E il primo di questi diritti è sapere come si nasce sul nostro pianeta, come funziona la Vita nella nostra specie. Cosa più che possibile con una madre senza marito. Del tutto impossibile con due «genitori» del medesimo sesso.

    Oriana Fallaci




    Alfano ordina: via i registri dei matrimoni gay. Era ora
    di Luigi Santambrogio

    08-10-2014
    Matrimonio gay al Comune di Bologna

    La bella notizia, oggi, è che non moriremo americani. Perlomeno, non subito.
    E cioè: la pagliacciata arcobaleno dei registri dei matrimoni gay messa su da molti sindaci di sinistra è ufficialmente fuori legge e quei registri andranno subito stracciati. Fino a che legge non li autorizzerà. Il ministro dell’Interno c’è e finalmente ha battuto un colpo: l’Italia non sarà una contea yankee, almeno per quanto riguarda i sedicenti nuovi diritti.

    Proprio nel giorno in cui la Corte Suprema degli Stati Uniti spianava la strada alle unioni omosessuali (clicca qui), Angelino Alfano fischiava lo stop alle registrazioni municipali delle nozze gay celebrate all’estero. Scritture e pandette prive di senso e valore legale, ma che molti sindaci in fascia arcobaleno si sono inventate al solo scopo di lisciare il pelo al movimento Lgbt. Ma da oggi (speriamo) la sceneggiata gay friendly dovrebbe essere finita e quei borgomastri ruffiani dovrebbero tornare a migliori occupazioni, magari ad amministrare meglio i loro Comuni.

    La circolare anti-registri del Viminale sarà spedita a tutti i prefetti: «Dove risultino adottate queste direttive sindacali in materia di trascrizione delle unioni tra persone dello stesso sesso contratte all'estero e che vogliono essere registrate in Italia», annuncia Alfano, «dirò ai prefetti che si dovranno rivolgere ai sindaci rivolgendo loro un invito formale al ritiro di queste disposizioni e alla cancellazione, ove effettuate, delle trascrizioni, avvertendo anche che in caso di inerzia si procederà al successivo annullamento d'ufficio degli atti che sono stati illegittimamente adottati». E ancora: «a ogni evidenza le direttive che sono state date con provvedimenti dei sindaci, che prescrivono agli ufficiali di Stato civile di provvedere alla trascrizione dei matrimoni celebrati all'estero tra persone dello stesso sesso non sono conformi alle leggi italiane». Insomma, basta discussioni: o ci penseranno i sindaci o se questi continueranno a fare i pesci in barile, arriveranno i signori prefetti a portare al macero quei registri farlocchi.

    Una bella spazzolata per quei borgomastri, diversamente sindaci, che si erano fatti fotografare sorridenti e felici nell’atto di porgere la penna a coppie in abito nuziale e armate di certificati in carta da bollo di paesi esteri. Tornino in riga Roma, Bologna, Firenze, Grosseto, Empoli, Napoli, tanto per citare i primi della lunga lista dei Comuni dei finti registri unisex. La scampa per un soffio Milano dove il sindaco rosso-arancione Giuliano Pisapia è stato proprio ieri invitato dalla sua maggioranza a procedere alle certificazioni. Fuori tempo massimo, battuto all’ultimo miglio dalla circolare di Alfano. Chissà come reagirà l’ex primo cittadino di Napoli, condannato e sospeso, Luigi De Magistris che ha promesso di fare il sindaco per strada: forse continuerà a raccogliere i nominativi on the road. O il bolognese Virginio Merola che aveva chiamato la città alle barricate contro il prefetto. Il Merola ha fatto sapere che lui non obbedirà al diktat di Alfano: in Piazza Grande vigili urbani e poliziotti in assetto anti sommossa sono pronti a venire alle mani.  

    Fabrizio Marrazzo, il leader di Gay Center la butta invece sul ridere e candida Alfano a capo delle "Sentinelle in Piedi". Più dure, ma altrettanto comiche, le sparate delle senatrici piddine Monica Cirinnà e Valeria. «Il ministro dell'Interno dovrebbe ben sapere», dichiarano le due, «che l'apparato istituzionale italiano è fondato su un solido sistema delle autonomie locali che vanno rispettate dallo Stato centrale». Il ministro di certo lo sa, ma pure loro dovrebbero sapere che nessun Comune si può inventare una legge mai approvata dal Parlamento. Nel coro di proteste arcobaleno non poteva certo mancare il primo orecchino d’Italia, Nichi Vendola fantasioso governatore dalla effe arrotolata. E c’è pure il Codacons ma, come al solito, non si capisce perché.

    Tutti contro Angelino e il braccio violento della legge, giacché per questi compagni la legge è solo una variabile dipendente. Soprattutto dai loro interessi politici ed elettorali. Con quei pochi operai ancora in giro, dove potrebbero andare a raccattare qualche voto in più? Bandiera arcobaleno la trionferà, per la gauche dei nuovi diritti il gioco delle coppie è ormai diventato un’ossessione a sesso unico. Una volta lottavano per realizzare il paradiso in terra, la rivoluzione degli uguali e la liberazione dal giogo delle classi e del capitale. Oggi più modestamente si accontentano dell’abolizione del genere e delle differenze di sesso e inscenano carnevalate per difendere un registro senza valore. Sono solo scartoffie ed elenchi fasulli che queste improbabili Marianne della nuova burocrazia Lgbt vorrebbero elevare a idoli sacri. Tigri di carta, direbbe Mao, come la loro bell’America, tutta Coca Cola e matrimoni gay. E allora, viva Angelino e yankee go home.










    [Modificato da Caterina63 08/10/2014 22:48]
    Fraternamente CaterinaLD

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    00 17/09/2014 10:41

      «L’ideologia gender usa la libertà per distruggere l’uomo. Per affrontarla bisogna vivere secondo coscienza e fare come la Manif»


    Settembre 16, 2014 Benedetta Frigerio


    L’ex femminista convertita Gabriele Kuby, il cui lavoro è apprezzato anche da Benedetto XVI, fa l’esempio della Francia e della Manif pour tous: «I soldi e il potere sono dall’altra parte ma vedo una resistenza»

    gabriele-kubyLa sociologa tedesca Gabriele Kuby, ex militante femminista, convertita al cattolicesimo all’età di 53 anni, autrice di diversi volumi, da ultimo La rivoluzione sessuale globale. Distruzione della libertà in nome della libertà, uscito l’anno scorso e tradotto in più di sei lingue, in un’intervista pubblicata l’8 settembre sul Catholic Word Report ha approfondito il tema della sua conversione, la scoperta della verità e dell’ideologia gender come «una rivoluzione globale».

    DISTRUZIONE DELLA FAMIGLIA. «Dopo la mia conversione alla fede cattolica – ha spiegato la sociologa convertita nel 1997 – cominciai a capire che la sessualità era l’aspetto centrale del nostro tempo. Viviamo in un tempo in cui i vincoli sessuali sono completamente ribaltati».
    Questo rappresenterebbe «un attacco alla dignità dell’essere umano e alla società nel suo complesso, perché una società che si lascia andare in ambito morale, specialmente nell’area della sessualità, piomba nell’anarchia e nel caos, il che può portare a un nuovo regime totalitario». Infatti, aggiunge Kuby, «la distruzione della famiglia sradica ogni essere umano. Diventiamo esseri umani atomizzati, che possono essere manipolati per fare qualsiasi cosa».

    IDEOLOGIA GENDER. La professoressa ha quindi chiarito le basi dell’ideologia gender, teoria secondo la quale una persona può determinare la sua identità, scegliendo se essere uomo o donna a prescindere dal dato naturale. Secondo l’ex libertina, questa è l’espressione della «più profonda ribellione contro la condizione della nostra esistenza umana che si possa immaginare». Una ribellione «che fa leva sul concetto di libertà come libertà di scelta se essere un uomo o una donna» e che finirà per «far ammalare le persone e confonderle», facendo di noi «una massa di consumatori sessualizzati».

    protesta-omofobiaIL LINGUAGGIO. L’arma più potente di questa ideologia per la Kuby è il linguaggio: «Il termine “omofobia” è interessante. Fu creato da uno psicanalista americano di nome Weinberg negli anni Settanta (…), è un termine che afferma che chiunque si oppone all’omosessualità ha una paura ossessiva. Quindi siamo noi ad avere bisogno dello psichiatra! Le cose sono completamente ribaltate». Ecco perché usano il temine “omofobo” se dici «che non vuoi un insegnate transessuale per i tuoi figli».

    L’ARMA DELLA COSCIENZA. Per l’intellettuale c’è un solo modo «per affrontare la situazione: vivere secondo la propria coscienza. Come cristiana io non odio nessuno. Se odiassi mi separerei da Dio», ma per lo stesso motivo «non posso contenermi su ciò che penso», ad esempio «obietto sulle adozioni dei bambini, perché ogni bambino ha il diritto ad avere un padre e una madre». L’ex femminista cita i genitori francesi che di fronte all’imposizione dell’ideologia gender nelle scuole «hanno reagito tenendo i figli a casa da scuola una volta al mese». Chiarendo di non essere «né ottimista né pessimista, ma speriamo realista» e sapendo che «i soldi e il potere stanno dall’altra parte (…) vedo che c’è una resistenza».

    ESEMPIO FRANCESE. Sempre in Francia un milione di persone sono scese in piazza e «anche se il matrimonio omosessuale è passato, molte persone si sono svegliate e il governo del presidente Hollande non sembra molto stabile». Persino in Germania la resistenza cresce «contro il programma di insegnamento per cui ci deve essere un’educazione Lgbttiq (Lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, transgender, intersessuali, queer, ndr) nelle scuole dei bambini di tutte le età». Kuby ha fatto riferimento anche alla petizione europea contro la manipolazione dell’embrione “uno di noi” e alla votazione al Parlamento Ue contro il rapporto Estrela per dire che esiste una «resistenza anche a livello dell’Unione Europea». Inoltre, visto che «l’attacco del comunismo alla famiglia non è riuscito a penetrare al fondo quanto la rivoluzione sessuale (…) la mia grande speranza è che i paesi dell’Europa dell’Est possano rappresentare una roccaforte di resistenza all’interno dell’Unione Europea».

    France Gay MarriageLAVAGGIO DELL’ANIMA. Ma anche se l’azione non avesse successo in termini numerici, per l’ex femminista il problema resta la «verità, ciò che ha alimentato la mia ricerca di anni e che finalmente mi portò alla fede cattolica». Io «volevo solo dire la verità e ora qualcosa sta accadendo». Come «l’incontro con il papa emerito Benedetto XVI che mi ha detto che l’educazione sessuale non è solo un lavaggio del cervello, ma è anche un “lavaggio dell’anima”. Se i bambini sono sessualizzati si distrugge il loro senso di vergogna, il loro rapporto con i genitori, il loro rapporto in generale con l’autorità e quindi si distrugge il loro rapporto con Dio».
    Conclude Kuby: soprattutto noi cristiani «siamo chiamati oggi ad avere una grande fede, questo è l’unico modo per superare questo momento. Dobbiamo crescere nel rapporto vivo con Gesù Cristo, Questa fede sarà il vascello che ci permetterà di superare questo momento, ci darà l’energia di lavorare e di accettare i sacrifici, di qualunque tipo siano. Gesù non ci dà illusioni in proposito. Possiamo solo pregare, con la grazia di Dio, di rimanere abbastanza forti».



    Leggi di Più: Kuby: «Combattere l'ideologia gender con la coscienza» | Tempi.it 

      leggi anche qui: Coppie gay di Bologna. Un plauso al prefetto, che difende la legalità a costo di essere “politicamente scorretto”

    Leggi di Più: Coppie gay di Bologna. Un plauso al prefetto | Tempi.it 



      Società \ Famiglia

    "Sentinelle in piedi" aggredite: libertà d'espressione minacciata

    Le Sentinelle in piedi

    06/10/2014

    Più di 10mila “Sentinelle in piedi” hanno manifestato ieri pacificamente – e nel silenzio, com’è il loro stile - nelle piazze di 100 città italiane per manifestare a favore della libertà d’espressione e della famiglia. I dimostranti in alcuni casi sono stati insultati o aggrediti da gruppi estremisti, ma non hanno reagito alle violenze. Sergio Centofanti per Radio Vaticana ne ha parlato con una Sentinella in piedi che per motivi di sicurezza ha chiesto di mantenere l’anonimato:

    R. – Ieri è stata una giornata importante perché le Sentinelle in piedi, nate nell’agosto 2013, sono scese contemporaneamente in 100 piazze d’Italia. Sentinelle che – lo preciso onde evitare fraintendimenti – non sono confessionali: tra le Sentinelle abbiamo anche persone musulmane, atei … quindi, non hanno una matrice cattolica. Le Sentinelle in piedi sono un movimento spontaneo, un insieme di persone che manifestano in maniera apartitica e apolitica, semplicemente per riaffermare la libertà di espressione, principalmente. Libertà di espressione e di opinione che, come abbiamo visto soprattutto ieri, in tante piazze d’Italia è stata assolutamente violata: tante Sentinelle che si erano radunate per vegliare nel consueto modo – quindi in silenzio, con un libro in mano, semplicemente dimostrando con la loro presenza la loro coscienza e il loro essere preoccupati di fronte a determinate cose che si stanno instaurando a livello politico e sociale – queste Sentinelle che erano assolutamente pacifiche sono state aggredite. Quindi, la libertà di espressione che le Sentinelle stesse vanno a difendere, si è dimostrata essere violata da atteggiamenti spesso anche molto violenti.

    D. – Ci sono stati feriti?

    R. – Posso dirle, perché ero presente lì, del caso di Rovereto dove una trentina di giovani sedicenti anarchici si sono presentati un quarto d’ora prima dell’inizio della veglia nella piazza che era stata adibita per la manifestazione, e hanno minacciato gli organizzatori che in quel momento erano presenti per sistemare le ultime cose, intimando loro di abbandonare il luogo, di andarsene, insomma. E quando gli organizzatori hanno risposto di avere un regolare permesso della Questura e che quindi la manifestazione era autorizzata, hanno iniziato a lanciare uova e gavettoni. Il risultato è stato che due persone, tra cui anche un sacerdote, sono finite al pronto soccorso: uno degli organizzatori si è ritrovato con il setto nasale rotto mentre il sacerdote ha avuto una prognosi di due giorni.

    D. – Voi manifestate in silenzio, in particolare contro il disegno di legge sull’omofobia …

    R. – Esatto. Diciamo che il disegno di legge sull’omofobia, che adesso è al Senato, ha tra le proprie corde proprio il fatto di togliere la libertà di espressione, impedendo alle persone di dire, per esempio, che il matrimonio è solo ed esclusivamente tra un uomo e una donna o che i bambini hanno diritto ad avere un padre e una madre … Sono cose assolutamente banali: Chesterton direbbe che si stanno sguainando le spade per dimostrare che in estate le foglie sono verdi … Però, ci troviamo in un contesto sociale che ci chiama a riaffermare anche queste cose assolutamente basilari.

    D. – C’è un clima preoccupante in Italia?

    R. – Direi che in molte piazze è emerso proprio questo, ieri. Tante persone che sono scese in piazza con le Sentinelle in piedi – in totale si è fatta una stima di 10 mila persone che hanno vegliato ieri in Italia – in maniera silenziosa, assolutamente pacifica, senza fare del male a nessuno, sempre nel pieno della legalità, con permessi chiesti alla Questura, sono state insultate semplicemente per la loro presenza silenziosa. Questo denota un clima decisamente aggressivo e certamente preoccupante, nel senso che la libertà d’espressione sembra molto minacciata in Italia, molto più di quello che noi crediamo e pensiamo.





    [Modificato da Caterina63 06/10/2014 19:43]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    00 01/11/2014 21:53

      Davide ci presenta la sua esperienza da omosessuale a favore della famiglia naturale per sfatare il mito secondo cui la battaglia in difesa della famiglia naturale è una sfida “Omosessuali vs Eterosessuali”. Nella seguente intervista, politicamente scorrettissima, Davide ci racconterà di come vive la sua omosessualità, della sua posizione riguardo all’ideologia di genere, alle lobby lgbt, alle Sentinelle in Piedi e alla Chiesa Cattolica.


    Ciao Davide! Ci dici qualcosa di te?

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    Sono Davide, ho 26 anni e svolgo la professione di infermiere. Sono omosessuale, ma non gay. Sono due termini spesso equiparati ma profondamente differenti: omosessuale è colui che ha tendenze omosessuali ma non lotta per la rivendicazione dei diritti di coppia, mentre gay è colui che, erigendo la sua tendenza a valore, vorrebbe che gli fossero riconosciuti i diritti delle coppie eterosessuali come matrimonio e adozione.

    Si parla molto oggi dell’ideologia di genere, che viene propagandata fin dall’asilo e dalle scuole elementari. Cosa ne pensi al riguardo?

    Credo sia un pretesto di pochi, che coinvolgono purtroppo molti. L’ideologia in questione viene utilizzata per sostenere che libertà significa avere la facoltà, o meglio la pretesa, di stravolgere la natura dell’essere umano, esprimendo opinioni senza pensare alle conseguenze! L’ideologia di genere minaccia la natura umana e stravolge l’ordine naturale delle cose; è dannosa anche per noi omosessuali che non ci sentiamo rappresentati dalle lobby lgbt.

    Taluni nostri politici sostengono che vi sia un’effettiva “emergenza omofobia”, e che tale emergenza vada contrastata legalizzando le unioni civili omosessuali. Tu cosa ne pensi? Credi che vi sia un’emergenza omofobia?

    Da omosessuale ritengo che non ci sia un’emergenza “omofobia” , quanto piuttosto un’emergenza “famigliafobia”! La cosa più importante della mia vita viene mercificata, messa alla gogna, perseguitata da persone che, per far emergere la propria ideologia, dipingono la famiglia come un luogo di amore ormai obsoleto, superato, antiquato. Io credo che ogni persona, omosessuale o eterosessuale che sia, abbia bisogno della propria famiglia, costituita da un padre e da una madre. Le “nuove famiglie” (così definite da coloro che vorrebbero considerare famiglia anche l’unione tra persone dello stesso sesso) non possono competere con l’unica vera famiglia naturale. Io ringrazio Dio per avermi donato la mia famiglia, composta da mamma e papà.

    Come definiresti la “famiglia”?

    Coppia e Famiglia sono due cose a mio avviso sostanzialmente diverse. La famiglia si traduce nel matrimonio, nell’unione di fronte a Dio di un uomo e una donna che, consapevoli dei propri limiti, promettono di amarsi eternamente sotto la grazia del Padre! Io credo, da omosessuale, che due uomini o due donne, pur amandosi (e io ho amato un altro uomo) non possano costituire una famiglia, perché la definizione stessa che la Chiesa e il vocabolario danno alla famiglia è chiara e non fraintendibile, e non è riducibile ad un mero sentimento. La famiglia è naturalmente definita, il resto è altro. È importante dare a ciascuna realtà il proprio nome, evitando così pericolosi minestroni!

    Le lobby lgbt hanno la pretesa di rappresentare tutte le persone con tendenze omosessuali. Quando parlano, quando si muovono, pare che agiscano anche a nome vostro. Personalmente ti senti rappresentato da questi poteri forti?

    Non mi sento rappresentato dai movimenti lgbt e vorrei che smettessero di inculcare a ragazzi come me idee di “morte” e fuorvianti che sicuramente non sono d’aiuto. Alle nuove generazioni di persone con tendenze omosessuali vorrei dare il mio umile suggerimento: usate la vostra testa, ribellatevi a questo lavaggio del cervello. Quando conoscerete Cristo sarete davvero liberi!

    Sostieni Pro Vita

    Da un anno a questa parte sono nate in molte città italiane delle manifestazioni spontanee a difesa della famiglia naturale e della libertà d’espressione: le Sentinelle in Piedi. I manifestanti sono stati più volte accusati di omofobia e razzismo. Ti senti giudicato dalle Sentinelle?

    Delle Sentinelle in Piedi ho una profonda stima, la loro opera silenziosa è benedetta da Dio! Chi ci separerà dall’amore di Dio? Forse la persecuzione? A me interessa la vita eterna, perciò sostengo tutte le Sentinelle con affetto e con la preghiera. Non mi sento affatto giudicato, anzi, mi sento difeso da loro.

    Anche la Chiesa è stata accusata di omofobia. Chi difende la famiglia naturale viene considerato “bigotto e ultracattolico” (così ha definito Mentana le Sentinelle in Piedi su La7). Mi pare di aver capito che fai parte della Chiesa Cattolica. Non ti senti giudicato dai cattolici? Si può avere tendenze omosessuali ed essere cattolici al contempo?

    Credo che la Chiesa offra una strada bellissima, una storia di salvezza per noi omosessuali. Dopo aver avuto storie d’amore fallimentari (o di dipendenza), dopo essere passato da un letto all’altro, dopo aver creduto a chi mi prometteva amore eterno, ho sperimentato solo l’illusione di non essere solo. E invece lo sono, lo siamo senza Dio. Qui non si tratta di distinguere l’omosessuale dall’eterosessuale, qui si tratta di andare alla radice del profondo vuoto e dell’insoddisfazione che ci rendono tutti uguali, senza distinzioni. La Chiesa propone ad ogni persona umana un percorso di fede che va al di là delle nostre tendenze, aiutandoci a portare le nostre croci quotidiane con la consapevolezza di non essere abbandonati al nostro destino. Personalmente ho vissuto esperienze molto positive attraverso la Chiesa; certo, non tutti hanno saputo rispondere alle mie domande ed esigenze, ma è anche vero che non tutti abbiamo la stessa comprensione e predisposizione all’accoglienza. La carità, come la Fede, è un dono, non una medaglia! Io mi sono sentito accolto dalla Chiesa e quando ho seguito la strada della castità ho sperimentato una ricchezza enorme, che nessun piacere carnale ha mai saputo darmi.

    Ringrazio di cuore Davide per questa testimonianza estremamente controcorrente e possibile spunto di riflessione per molti.

    Elia Buizza






    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 19/11/2014 23:08
    Il ricatto dell'Occidente: «Aiuti all'Africa solo accettando l'ideologia di genere»
    di Lorenzo Bertocchi19-11-2014

    da LaBussolaQuotidiana
     

     

    Monsignor Nicolas Djomo

    Qualche giorno fa medici e vescovi cattolici del Kenya hanno denunciato governo e Nazioni Unite, per aver somministrato un vaccino antitetanico che in realtà nasconde finalità di sterilizzazione di massa. Non si tratta, purtroppo, di un caso isolato. In Africa le pressioni internazionali sulla vita e la famiglia sono molte. Al Sinodo straordinario dell’ottobre scorso furono proprio i Padri africani a rilevare le pressioni che devono subire i paesi più poveri per ricevere aiuti finanziari. La condizione, come indica la Relatio Synodi al n°56, riguarda «l’introduzione di leggi che istituiscano il matrimonio fra persone dello stesso sesso».

    «Queste pressioni sono una realtà che viviamo nei fatti», dichiara mons. Nicolas Djomo, presidente della Conferenza Episcopale del Congo, alla Nuova BQ. Il vescovo di Tshumbe è stato uno dei padri sinodali e non esita a specificare la questione: «Le Agenzie delle Nazioni Unite e anche le ONG, molte delle quali europee, sempre di più condizionano i loro aiuti all’accettazione da parte del beneficiario dell’ideologia di genere (Gender), con tutte le conseguenze negative per la famiglia».

    Cosa pensate di fare?
    Dobbiamo continuare a denunciare questo orientamento presso le autorità competenti. Dobbiamo informare i nostri governanti, che spesso non sono al corrente di quello che sta dietro a certe formulazioni linguistiche che in realtà nascondono queste condizioni. Infine, nella nostra pratica pastorale, noi dobbiamo informare i nostri fedeli del pericolo. Dobbiamo anche chiedere agli elettori di sorvegliare i loro rappresentanti perché non votino delle leggi che approvano il matrimonio fra persone dello stesso sesso. È anche urgente integrare nella formazione dei nostri futuri preti una preparazione sicura sull’ideologia di genere e i pericoli che comporta per le nostre famiglie e anche per l’intera società.

    I problemi dell’Africa sono stati sufficientemente tenuti in considerazione al Sinodo?
    È vero che questioni come la possibilità di dare la comunione ai divorziati risposati a determinate condizioni, e come l’accoglienza delle persone omosessuali, hanno dominato il confronto al Sinodo; in più dobbiamo aggiungere la pressione dei media su questi temi. Ma io non ho avuto l’impressione che i padri sinodali abbiano “trascurato” i problemi pastorali dell’Africa.

    Alcuni Padri sinodali sono sembrati un po' troppo concentrati sui problemi dell'Occidente...
    Noi disponiamo ancora di un anno, questo ci permetterà di meglio presentare i nostri problemi e so che tutti i padri sinodali sono disposti a prendere in considerazione i problemi degli uni e degli altri in base alle caratteristiche regionali o continentali.

    Il dibattito al Sinodo è ruotato intorno al rapporto tra dottrina e pastorale. Cosa ne pensa?
    Papa Francesco l’ha ribadito in diversi modi: non è questione di toccare la dottrina. Secondo lui si tratta di vedere come occuparsi di certi problemi difficili e complessi nel modo in cui il Cristo se ne sarebbe occupato. Pertanto, il problema consiste nel combinare Verità e Misericordia. Penso che l’anno che abbiamo davanti, guidati dallo Spirito Santo, ci permetterà, alla fine del Sinodo dell’ottobre prossimo, di trovare proposte che, nel rispetto della dottrina, permettano agli uomini e alle donne del nostro tempo di vedere il volto di Cristo esigente e compassionevole.

    Quali sono i problemi del matrimonio e della famiglia in Congo e, più in generale, in Africa?
    I problemi principali sono la povertà e la guerra. La povertà ha degli effetti distruttivi sulle famiglie, i membri sono costretti a disperdersi per trovare il modo di sopravvivere, con tutti i rischi che ciò comporta. I ragazzi vivono in strada; le ragazze si avviano alla prostituzione; i genitori sono incapaci di educare e scolarizzare convenientemente i bambini.

    E la guerra?
    Anche le situazioni di violenza, ovviamente, hanno effetti distruttivi. Questi conflitti provocano migrazioni delle famiglie che si trasferiscono in campi di fortuna; la scolarizzazione dei bambini diviene molto difficile e c’è l'impossibilità di avere un proprio reddito. Poi c'è il dramma degli stupri. Questo è diventato un’arma di guerra, distrugge le famiglie e condanna le donne all’esclusione sociale. E i bambini nati da stupro sono condannati a un destino incerto, a volte a subire il rifiuto sociale.

    Cosa può fare la Chiesa per cercare di risolvere questi problemi?
    Credo che la Chiesa in Congo dovrà continuare a fare in modo che il paese sia governato in maniera da garantire una pace durevole, costruire un’economia forte, e permettere così ai cittadini di migliorare le loro condizioni di vita. È il miglior modo di combattere la povertà e proteggere la famiglia.

    Quali altri priorità in vista del Sinodo 2015?
    L’accompagnamento di tanti giovani battezzati che convivono, ma che non camminano verso il matrimonio sacramentale; poi esistono casi di divorziati risposati, ma non nelle proporzioni dell’Europa e dell’America del Nord. Infine, deve preoccuparci la pratica della poligamia, diffusa anche fra battezzati.

    - ENGLISH:  «UN and NGOs barter financial aid for the ideology of gender»
    - ESPAÑOL: «A
    yudas condicionadas a la aceptación de la ideología de género»

     





    Fraternamente CaterinaLD

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    00 03/12/2014 17:56
      Dirigenti scolastici a scuola di omosessualismo
    di Riccardo Cascioli25-11-2014
    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-dirigenti-scolastici-a-scuola-di-omosessualismo-11033.htm 

    Scuola

    Dirigenti scolastici di tutta Italia convocati a Roma il 26 e 27 novembre. Scopo: una full immersion per imparare la “dottrina gender” e riproporla in tutte le scuole d’Italia. Così la dittatura omosessualista avanza a tappe forzate per conquistare la scuola e le nuove generazioni, in attuazione di quella “Strategia nazionale 2013-2015 per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, che fu adottata dal governo Monti nell’aprile 2013 (decreto del ministro Fornero, sotto la cui direzione agiva il Dipartimento per le Pari Opportunità).

    Il corso di formazione – ma sarebbe più corretto dire “di rieducazione” – è organizzato dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca) e dall’UNAR (l’Ufficio Nazionale Anti-discriminazioni Razziali ormai votatosi alla diffusione dell’ideologia di genere) con la collaborazione del Servizio LGBT di Torino e della Rete RE.A.DY (clicca qui), ovvero la Rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni impegnate nella promozione dell’ideologia omosessualista.

    È la più clamorosa smentita alla pretesa - espressa in una lettera al nostro giornale - del sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi di scaricare la responsabilità di certi programmi “educativi” lontano dal proprio ministero. Ma è anche la dimostrazione della inattendibilità delle promesse del ministro Stefania Giannini che in un question time alla Camera lo scorso 5 giugno – secondo quanto riportato da Avvenire - aveva affermato: «Mai più gender nelle scuole». Erano i giorni dello scandalo al Liceo Giulio Cesare di Roma e del Liceo Muratori di Modena, il ministro Giannini aveva assicurato che «sarà evitato il ripetersi di tali eventi», di cui aveva attribuito la responsabilità proprio a quella “Strategia nazionale eccetera…”, che oggi viene riproposta come fonte di questi corsi di formazione che hanno come obiettivo tutte le scuole di ogni ordine e grado.

    Sui contenuti dei corsi non c’è alcun dubbio: sono divisi in cinque sezioni: la prima è curata dal Servizio LGBT di Torino (Torino è la città che funge da segreteria nazionale del RE.A.DY) e consiste nell’illustrazione della posizione dell’Italia quanto al riconoscimento dei diritti e delle politiche LGBT rispetto all’Europa (possiamo immaginare che dovremo muoverci rapidamente per metterci al passo con gli altri paesi). A seguire la presentazione dell’indagine ISTAT su “La popolazione omosessuale nella società italiana”, finanziata dal Dipartimento per le pari opportunità (ovviamente con i soldi delle nostre tasse). Si passa poi a una lezione su “Lessico e stereotipi”, vale a dire l’imposizione di un linguaggio gay-friendly così che già dalla scuola materna – tanto per fare un esempio - si dovrà insegnare che non c’è una sola famiglia, ma tante famiglie diverse (forse che la diversità non è una ricchezza?). E guai al bambino che dirà “papà” e “mamma” e a chi oserà ripetere quella terribile affermazione sentita in casa “Di mamma ce n’è una sola”. E poi ancora un focus sul ruolo del MIUR e degli Uffici scolastici regionali in questa bella campagna di rieducazione nelle scuole, con «strumenti di governance per l’inclusione delle tematiche LGBT nel mondo della scuola» e presentazione della campagna “Tante diversità uguali diritti”. Né potrebbe ovviamente mancare l’affronto del «fenomeno del bullismo omofobico e transfobico a scuola», tanto più che sono già pronte le linee guida in materia, come abbiamo scritto alcuni giorni fa.

    Ma non è finita, perché altre due ore di lavoro saranno dedicate alla presentazione di “buone pratiche” realizzate con alcune associazioni LGBT in ambito educativo e scolastico, cui seguiranno tre workshop.

    Per chi va a scuola dunque non pare esserci scampo, il processo di trasformazione delle scuole in “campi di rieducazione” – espressione ripresa da papa Francesco – è ormai ben avviato. Fatta salva la possibilità di interventi politici che blocchino questa deriva, ai genitori che vogliono ancora esercitare il proprio diritto/dovere di educazione dei figli non resta che cercare tutele giuridiche per sottrarre i propri figli a lezioni non volute. Qui vi linkiamo due modelli di lettere – preparate dai Giuristi per la Vita, li trovate in fondo all'articolo - per chiedere per i propri figli l’esonero da eventuali lezioni “speciali” in questa settimana dedicata alla lotta contro la violenza e la discriminazione, ma anche nel corso dell’anno.

    Resta un’ultima breve considerazione: si avvicina rapidamente il momento in cui saranno le scuole paritarie a entrare nel mirino. Si vincolerà l’eventuale contributo statale o comunale all’adozione o alla produzione di programmi che veicolano l’ideologia di genere. E molte scuole cattoliche si troveranno allora davanti all’alternativa: chiudere o adottare programmi “inclusivi” che contraddicono apertamente il Magistero della Chiesa. Forse bisognerebbe cominciare a pensarci.

    DocumentiPROGRAMMA INCONTRO MIUR E UNAR A ROMA LETTERA GENITORI - Settimana contro la violenza e la discriminazione LETTERA GENITORI - Corsi Gender





    "Sì alla famiglia" propone testo unico su unioni civili

    Manifestazione di associazioni gay lgbt per chiedere al governo il riconoscimento delle unioni civili - ANSA

    30/01/2015 

    Mentre l’assemblea capitolina, presieduta da Marino, ha dato il via libera all’istituzione del registro delle unioni civili, a livello nazionale prosegue il lavoro in Commissione Giustizia del Senato sul ddl Cirinnà in materia. Secondo le associazioni cattoliche il testo equipara le unioni civili al matrimonio aprendo la strada alle adozioni gay. In questo contesto il comitato “Sì alla famiglia” lancia un testo unico che non introduce nuove norme, ma offre un elenco di diritti che già spettano ai conviventi, ma di cui spesso si ignora l’esistenza. Lo spiega il presidente Massimo Introvigne al microfono di Paolo Ondarza :

    Vogliono introdurre "matrimonio omosessuale" con adozioni
    R. – In questo momento in Parlamento ci sono due alternative, per rispondere anche alle sollecitazioni della Corte Costituzionale su questa tematica. Ci sono proposte che vogliono introdurre qualcosa che si chiama ‘matrimonio omosessuale’, con pieno accesso alle adozioni, e c’è il disegno di legge Cirinnà, che vuole introdurre qualcosa che si chiama ‘unioni civili’, con una porta aperta alle adozioni. E, come diciamo non noi, ma l’onorevole Scalfarotto, sottosegretario, che si spende molto per questa materia, non si tratta di una cosa diversa dal matrimonio - lo ha detto lui in un’intervista a Repubblica – ma è la stessa cosa sotto un altro nome.

    Pochi sanno che esistono già 33 diritti per i conviventi
    D. – E voi come “Sì alla famiglia” che cosa proponete?

    R. – “Sì alla famiglia” ha pensato, con un lavoro in cui sono stati coinvolti giuristi, magistrati e anche alcuni amici parlamentari - che poi presenteranno speriamo con una base ampia e trasversale – non ad una legge nuova ma ad un testo unico, che per definizione di testo unico è una ricognizione, una collazione dei diritti che i conviventi tutti - sia dello stesso sesso sia anche un uomo e una donna che convivono - già hanno nel diritto in vigore. Forse molti non conoscono questi diritti che ci sono già, ma sono 33, un elenco abbastanza impressionante, e sono i diritti che riguardano la visita in ospedale, la decisione su operazioni che mettono a rischio la vita, l’accesso alle cartelle cliniche, che riguardano la visita in carcere, che riguardano il risarcimento del danno. Perfino le misure e i risarcimenti in materia di usura, di mafia e di terrorismo, già nella legge in vigore si estendono alla protezione e al risarcimento del convivente, anche dello stesso sesso.

    D. – Eppure chi chiede una legge  ad hoc in materia sostiene che ciò che lei ha appena elencato manca per le unioni civili?

    R. – Assolutamente sì e anche naturalmente nei confronti di una certa parte dell’opinione pubblica, specie cattolica, si dice che ci sono due proposte: c’è il matrimonio omosessuale e ci sono le unioni civili: “pigliatevi le unioni civili, che almeno non sono il matrimonio”. Ecco, da adesso le proposte sono tre: c’è il matrimonio omosessuale e ci sono le unioni civili o, come dice l’onorevole Scalfarotto, il matrimonio sotto altro nome, e poi c’è un testo unico che, senza nulla innovare, quindi senza in nessun modo favorire, organizzare, promuovere le convivenze, però è un testo che elenca, mette in ordine, fa chiarezza – come dice la Corte Costituzionale – su tutti quei complessi diritti  - sono 33 – elencati dal testo, che il nostro ordinamento già riconosce alle persone che vivono una convivenza.

    Sistema pensionistico potrebbe crollare
    D. – Poi c’è la questione della reversibilità della pensione: chi chiede un riconoscimento delle unioni civili sostiene che questo è un punto mancante nell’attuale quadro legislativo…

    R. – E’ qualcosa che è tipico del matrimonio, quindi è un primo segnale nei confronti di una totale equiparazione delle convivenze anche omosessuali, anzi solo omosessuali, nel progetto Cirinnà, al matrimonio. Ma a parte questo aspetto simbolico, molte voci ci hanno ricordato che ci sono anche problemi pratici. Già oggi lo Stato non ce la fa a pagare tutte le pensioni, se si aggiungessero anche queste il sistema pensionistico potrebbe veramente crollare.

    Abbiamo culruta dei diritti ma non dei doveri
    D. – Parlando di altre forme di matrimoni o unioni civili, spesso si dimentica che a diritti devono corrispondere doveri. Così accade nel matrimonio, riconosciuto dalla Costituzione…

    R. – Senza dubbio. Oggi abbiamo una cultura dei diritti - lo ripete spesso Papa Francesco - e non abbiamo una cultura dei doveri. Nella nostra idea di raccogliere le norme esistenti in un testo unico, noi facciamo vedere che queste norme mostrano come da ogni convivenza derivino diritti e doveri. Di questi doveri nei testi legislativi non è che ci sia tanta traccia.



    Intervista con mons. Galantino: c'è dittatura pensiero unico

     



    Mons. Galantino con Papa Francesco - AP


    30/01/2015 

    Dalla questione del gender alle unioni civili, dalla figura del presidente della Repubblica italiana alle lobby in politica: tanti gli argomenti affrontati damons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, in una intervista rilasciata alla Radio Vaticana. Luca Collodi gli ha chiesto innanzitutto se ci sia, a suo avviso, un uso ideologico della politica oggi:

    Falsità: fanno passare gender come educazione a tolleranza
    R. – E’ sotto gli occhi di tutti che c’è questa strumentalizzazione ideologica di temi che hanno la loro importanza, che hanno bisogno di essere attenzionati. Io mi riferisco ad alcuni diritti individuali - questo è vero – però da qui ad assistere, come stiamo assistendo, ad una sorta di aggressione ideologica, di condizionamento ideologico e quindi di voglia di far prevalere il pensiero unico su alcuni temi specifici, mi sembra che sia sotto gli occhi di tutti. Lei ha citato il tema del gender…La falsità è un’altra: si è cercato di far passare questo discorso del gender come fosse soltanto una educazione alla tolleranza, un’educazione alla convivenza pacifica e quindi l’impegno ad educare ad essere più accoglienti nei confronti di altre realtà. Di fatto è diventato soltanto un grimaldello per portare nella scuola un fatto culturale molto chiaro, che scardina l’antropologia, che scardina la concezione della persona. C’è un equivoco di fondo! Anzitutto io sarei il primo a dire: “Ok, voglio parlare, voglio discutere e voglio capire cosa c’è da fare per evitare l’intolleranza”… Ma quando poi tu vieni e mi presenti una polpetta avvelenata sul piano culturale, allora tu non sei onesto culturalmente!   

    Unioni civili: attenti a “bullismo costituzionale”
    D. – C’è poi la questione delle unioni civili …

    R. - Quella delle unioni civili si pone su un altro piano: lì, noi abbiamo la confusione tra diritti individuali, che sono diritti sacrosanti, e il voler far passare questi diritti individuali come la strada che porta poi alla realizzazione del bene comune. E qui non ci siamo! Non ci siamo per tanti motivi. Intanto perché stiamo parlando di una realtà, quella della famiglia - fondata sul matrimonio di padre e madre, e figli - che tanto per cominciare è garantita dalla Costituzione: e allora chiunque fa passi che vanno avanti o al lato di questa realtà, cercando di scardinare dall’interno, a mio parere realizza una sorta di “bullismo costituzionale”. Più grave è quando questo viene fatto da coloro i quali dovrebbero essere, all’interno della struttura pubblica, garanti della Costituzione.

    Politici e lobby
    D. – Mons. Galantino, perché il governo e il parlamento faticano un po’ sulle famiglie a fare provvedimenti che aiutano le famiglie…

    R. – Sanno benissimo cosa stanno facendo e sanno benissimo che stanno soltanto rispondendo, in questo momento, almeno per quel che appare all’esterno, ad alcune lobby. Punto e basta!

    Guardare ai veri problemi della gente
    D. – Di fatto c’è una rottura tra popolo e politici…

    R. – E’ questo che dovrebbe preoccupare un poco di più i nostri politici e cioè che stanno investendo energie – non so se in energie culturali, perché ne vedo molto poche in giro, devo dire la verità – stanno investendo tempo soprattutto per trattare argomenti che saranno – lo ripeto – importanti per alcune persone, probabilmente anche numericamente rilevanti, ma che non sono i problemi che in questo momento attanagliano veramente la gente.

    Un presidente che sia portavoce di chi non ha voce
    D. – L’elezione di un capo dello Stato autorevole e vicino alla gente può avvicinare, può far superare questo problema? Può far riavvicinare la gente alla politica?

    R. – Secondo me, sì. Soprattutto se il futuro capo dello Stato sarà una persona che ha il coraggio di dire ai nostri amministratori pubblici, di farsi portavoce di chi voce non ne ha; se sarà capace di imporre, per quello che gli permette evidentemente la Costituzione, anche un’agenda politica che sia più realistica, più vicina alla vita delle persone.

    Libertà di espressione non diventi insopportabile volgarità
    D. – La minaccia possibile di un terrorismo islamico preoccupa, soprattutto nel fatto che possa mettere in discussione l’integrazione tra culture e popoli diverse anche in Italia?

    R. – Questo problema lo porrei sul piano culturale. E’ successo che, di fronte ad un utilizzo – si dice – della libertà, c’è stato chi ha detto: “No! La tua libertà finisce dove comincia la mia sensibilità”. E’ stato detto in una maniera sbagliata, sbagliatissima, perché quello che è successo a Parigi è atroce: non si uccide assolutamente! E’ sacrosanta la posizione di Charlie Hebdo, quando chiede libertà di espressione. Però stiamo anche attenti, perché “Je ne suis pas Charlie” quando la libertà, la sacrosanta libertà viene confusa con l’auspicabile satira e con la insopportabile volgarità. Lì, questo è avvenuto.

    La dittatura del pensiero unico
    D. – Vuole aggiungere qualcos’altro su questo tema?

    R. - Allora io aggiungerei una piccola cosa, che è un fatto di costume culturale, chi ha usato la libertà lì, è stato ucciso e tutti – grazie a Dio! – abbiamo detto: questo non bisogna farlo! Però vediamo cosa succede in Italia: se uno si permette di eccepire – come sto facendo io, qui, in questa sede – sulla correttezza di quello che sta avvenendo sul gender o se uno in pubblico si permette di eccepire su quello che il sindaco Marino ha fatto nell’Aula Giulio Cesare tre giorni fa, io vengo condannato all’emarginazione, io vengo ridicolizzato. Allora lì abbiamo detto che la libertà serve e va garantita; io la libertà di dire che a me il discorso del gender sembra veramente una forzatura, anzi una “dittatura del pensiero unico”, io questo non posso dire! Dire al sindaco Marino che negli stessi ambienti in cui lui ha aperto i registri per le unioni civili, prima si parlava di "panem et circenses": ecco che la gente il pane lo va a trovare alle mense Caritas, lo va a trovare in altre realtà, anche non cattoliche, e il “circenses” lo trova lì dentro. Se io dicessi questo, finirei alla gogna… Dico: stiamo attenti, perché qui si usano due pesi, anzi tre pesi, quattro pesi, e tantissime altre misure a seconda della lobby che si vuole servire, a seconda delle logiche che si vogliono perseguire. 

     

     


    [Modificato da Caterina63 30/01/2015 20:19]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 14/02/2015 10:10
      Genitori gay e figli: ecco la verità che fa male (ai gay)

    di Tommaso Scandroglio13-02-2015

    I figli di coppie gay presentano più problemi

    Il lettore a caccia di notizie incredibili e ai confini della realtà può anche smettere di leggere. Il presente articolo non fa per lui. É un po’ come se l’appassionato di astronomia iniziasse a leggere un articolo che, dati alla mano, provasse in modo inoppugnabile che la Luna esiste. Ecco, qui di seguito si darà la prova che i bambini cresciuti in una coppia omosessuale stanno peggio di quelli che vivono in una coppia composta da mamma e papà.

    Lo scrivente in questo momento ha sotto gli occhi una lista di unasessantina di articoli scientifici che dal 1991 al 2013 illustrano quali sono i danni di natura psicologica, fisica, sociale, economica, etc. subiti da quei bambini che sono stati cresciuti da una coppia omosessuale e come invece l’educazione ricevuta da un genitore maschio e da uno femmina sia imprescindibile per una sana ed equilibrata formazione della persona. Da tenere presente che alcuni di questi articoli riportano i risultati di molti altri studi scientifici. 

    Da ultimo è stato pubblicato il 25 gennaio scorso un articolo dal titolo “Problemi affettivi neibambini di genitori dello stesso sesso” sulla rivista scientifica British Journal of Education, Society & Behavioural Science che forse batte tutti i precedenti articoli pubblicati per solidità del campione preso in esame. L’autore è un sociologo e si chiama Paul Sullins e lo studio che ha confezionato non potrà passare inosservato a motivo del numero di bambini di coppie omosessuali oggetto di questa ricerca: cinquecentododici. Si tenga presente che la percentuale di minori che vivono negli Usa con una coppia di genitori dello stesso sesso è dello 0,005% rispetto a quelli che vivono con mamma e papà. Insomma, andare a pescarli è come trovare un ago in un pagliaio. I precedenti studi non sono mai arrivati a mettere insieme un campione così rappresentativo.

    Ma passiamo ai risultati partendo dal dato conclusivo: «i problemi di carattere affettivo riscontratinei bambini di genitori dello stesso sesso», ci dice Sullins, «sono due volte più diffusi rispetto a quelli riscontrati in bambini di genitori di sesso opposto». E prosegue: «non è preciso affermare e non si può più dire che nessuno studio ad oggi ha rilevato che i bambini in famiglie omosessuali vivano condizioni svantaggiate rispetto a quelli cresciuti in famiglie con genitori di sesso opposto». Tra i vari problemi caratteriali riscontrati in questi bambini tirati su nelle “famiglie” arcobaleno vi sono: comportamenti scorretti, stati d’animo inclini alla preoccupazione, depressione, rapporti conflittuali con i coetanei e incapacità di concentrazione. Tutte cose già emerse e confermate da altre precedenti ricerche.

    «La filiazione biologica», continua il Nostro, «crea una netta e ben marcata distinzione tra i risultatiemersi nello studio di bambini di genitori omosessuali e in quelli riscontrati dall’osservazione di figli di coppie eterosessuali». Poi Sullins fa un’affermazione tanto interessante oggi quanto lapalissiana: «il vantaggio principale del matrimonio per i bambini non può essere ricercato nel fatto che questo tende ad offrire a loro genitori migliori (più stabili, finanziariamente benestanti, ecc, anche se questo poi nella realtà accade), ma che li presenta come loro genitori». Detto in altri termini, meglio crescere con i propri genitori biologici che vivere con una coppia omosessuale in una reggia (vedi Elton John). Non c’è paragone.

    Non solo. Se poi andiamo a vedere altri indici, come ad esempio la stabilità del rapporto, scopriamoche a vincere sono sempre i genitori di sesso opposto. Sullins ci spiega che, confortato da moltissimi altri studi a riguardo, le persone omosessuali sono assai più promiscue di quelle eterosessuali. E che le coppia omosessuale non è stanziale, ma preferisce l’affitto mordi e fuggi rispetto alla casa di proprietà. Tutto ciò si ripercuote negativamente sui bambini costretti a stare con partner sempre diversi e a vivere in continua migrazione. L’obiezione è dietro l’angolo del primo circolo Arcigay: questi bambini soffrono perché sono oggetto di attacchi omofobi. Dato che vivono con genitori omosessuali vengono presi in giro. Risposta di Sullins: «Contrariamente all’assunto sotteso a questa ipotesi, i bambini con i genitori di sesso opposto sono presi di mira da altri e finiscono per essere vittime di bullismo più di quelli che hanno genitori dello stesso sesso».

    Poi Sullins, citando uno studio pubblicato sul British Journal of Medicine, fa un’altra annotazioneinteressante. I bambini di coppie omosessuali soffrono più degli altri del disturbo da deficit di attenzione/iperattività. Questo comporta che a volte si riescono a integrare male nel gruppo di amici e che quindi vengono da questi presi di mira, proprio perché visti come “un po’ strani”. Ma tutto ciò accade a causa dei loro “genitori”, cioè a causa della loro omosessualità, condizione che crea nei bambini il già citato deficit di attenzione ed altri disturbi affini. Sullins conclude che se è vero che non tutti i bambini di coppie omosessuali presentano attualmente gravi compromissioni della sfera affettiva e comportamentale, state pur sicuri che per trovare un bambino senza problemi avrete molta, ma molto più probabilità di incontrarlo in una famiglia composta da mamma e papà. In breve, signori miei, la Luna esiste per davvero.






    Un libro di padre Pierre de Charentenay difende le legislazioni che promuovono i contraccettivi. La pronta risposta di padre Jospeh Fessio, fondatore della Ignatius Press, viene ridicolizzata dal direttore della Civiltà cattolica. Ma padre Fessio, che si rifà a una lunga tradizione da S. Agostino a Giovanni Paolo II, ha perfettamente ragione.


    In occasione del recente viaggio del Papa nelle Filippine il portavoce della sala stampa vaticana, il gesuita padre Lombardi, ha invitato i giornalisti a leggersi il libro recentemente pubblicato da un altro gesuita, il francese Pierre de Charentenay, incluso tra i collaboratori della Civiltà Cattolica dal direttore padre Antonio Spadaro, anch'egli gesuita, che si è premurato di segnalare il medesimo testo via tweetter. 

    In un estratto del libro riportato da Sandro Magister nel suo blog si legge che l'autore plaude al presidente filippino battezzato nel rito cattolico Noynoy Aquino per avere tirato fuori dal cassetto e fatto approvare il Responsible Parenthood and Reproductive Health Act. Si tratta della legge sulla salute riproduttiva che garantisce l'accesso universale alla contraccezione e all'educazione sessuale a partire dai dieci anni ed obbliga le aziende con più di 200 dipendenti ad assicurare loro preservativi, pillole e spirali direttamente nelle infermerie aziendali, mentre le aziende più piccole dovranno convenzionarsi con le strutture sanitarie.

    Mediante l'uso della particella avversativa padre Charentenay ha accostato l'opposizione alla legge da parte della conferenza episcopale filippina alle indicazioni fornite da Papa Francesco su quelle che considera le priorità del Suo ministero, lasciando così intendere che i vescovi filippini si siano discostati da esse "per ragioni di principio".

    Gli argomenti a favore del varo della legge sulla contraccezione addotti da padre Charentenay sono cinque:
    1. L'opposizione alla contraccezione è principalmente motivata dalla fede cattolica.
    2. È necessario separare morale e legge, scindere l'argomento religioso dal ragionamento politico in un contesto caratterizzato dalla pluralità di fedi e di idee; tale esigenza non sarebbe stata compresa dai vescovi filippini.
    3. Il finanziamento pubblico, consentendo l'accesso ai contraccettivi anche alle fasce meno abbienti, ottempererebbe ad un principio di giustizia.
    4. La diffusione della contraccezione consentirebbe di "combattere" l'aborto.
    5. Diffondere contraccettivi promuoverebbe la qualità di vita delle fasce più povere riducendo la natalità.

    Leggere queste argomentazioni da parte di un funzionario dell'UNFPA, o di qualche dirigente di Population Council, Planned Parenthood, Guttmacher Institute o qualsiasi ente promotore della cosiddetta "salute" riproduttiva non stupirebbe affatto; leggerlo cinquant'anni fa sarebbe in qualche modo scusabile, ma vederlo scritto nel 2015 da un gesuita chiamato a collaborare con una rivista che ha potuto vantare una storia gloriosa di cultura e fedeltà teologica al Magistero lascia basiti.

    Vediamo di rispondere nello stesso ordine.

    1. L'argomento a sostegno della contraccezione come male non è affatto religioso. Se così fosse come poteva nel 1970 il filosofo marxista Max Horkheimer scrivere che la pillola avrebbe portato "alla morte dell'amore"? Come avrebbe potuto il futuro San Giovanni Paolo II svolgere nel 1969 sull'Osservatore Romano la difesa di Humanae vitae partendo dalla posizione ostile alla contraccezione del Mahatma Gandhi? Quella legge iscritta nel cuore dell'uomo da Dio con la creazione che anche un non cristiano come Cicerone riconosceva e che il beato Paolo VI richiamava in Humanae vitae (HV 11), è bastevole per potere comprendere il male della contraccezione. 

    2. È vero che è classica la dottrina che distingue la legge morale dalla legge civile, è vero che anche per S. Tommaso la legge non deve proibire tutti i vizi, ma solo i più gravi, ma che la contraccezione non sia un atto grave padre de Charentenay lo dovrebbe spiegare a S. Agostino che chiama "prostituta del marito" e "adultero della moglie" moglie e marito che utilizzano i contraccettivi; dovrebbe spiegarlo a S. Tommaso che li definisce "fornicatori"; lo spieghi a San Paolo, all'autore della Didaché, a San Clemente d'Alessandria, a San Giovanni Crisostomo, a S. Ambrogio, a San Girolamo. Lo spieghi a Papa Benedetto XV che inserì la proibizione nel Codice di diritto canonico e non si dimentichi di dirlo al beato Paolo VI e ai santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. E lo dovrebbe spiegare anche a tutti coloro che subiscono l'allungamento dell'età pensionabile e la crisi economica generata dall'inverno demografico. È esattamente lo stesso ragionamento erroneo di padre de Charentenay che in una riunione tenutasi nel 1984 mosse i gesuiti Joseph Fuchs e Richard McCormick, insieme al reverendo Charles Curran, a rassicurare la cattolica famiglia dei Kennedy che «un politico cattolico puoÌ€ in buona coscienza votare a favore dell’aborto» e che indusse il gesuita padre Robert Drinan, eletto deputato tra le file del Partito democratico, a sostenere la legalizzazione dell'aborto fino ad approvare il presidente Clinton nella sua difesa dell'aborto a nascita parziale. Non è un caso che le leggi e le sentenze a favore della contraccezione abbiano invariabilmente funzionato da apripista concettuale per le legislazioni abortiste. Negli USA, nazione leader mondiale della promozione dei diritti riproduttivi, il diritto di privacy usato dal giudice Blackmun nella sentenza abortista Roe v. Wade era stato anticipato dal giudice Douglas nella sentenza pro-contraccezione Griswold v. Connecticut.

    3. Se quanto ho detto è vero, ed è vero, allora ho seria difficoltà ad accettare che diffondere il male rendendolo quanto più trasversalmente accessibile possa essere considerato un esercizio della virtù cardinale della giustizia. Ho il vago sospetto che si tratti invece di una collaborazione formale al male.

    4. Riguardo alla presunta prevenzione dell'aborto realizzata dalla contraccezione, non so se il gesuita francese abbia preso in considerazione il particolare che le pillole contraccettive e le spirali che saranno distribuite con soldi pubblici dal governo delle Filippine abbiano tra i loro meccanismi d'azione quello d'impedire l'annidamento dell'embrione, cioè realizzano cripto-aborti non conteggiati, ma per questo non meno reali. Forse sfuggono i dati di Bajos in Francia, di Dueñas in Spagna, di Paton per il Regno Unito, del premio Nobel Akerlof negli Stati Uniti, tutti concordi nel dimostrare che la diffusione della contraccezione non è affatto un calmiere dell'aborto, ma semmai agisce da promoter. È sempre poco elegante e dispiace essere costretti a citarsi, ma se me ne sarà data l'opportunità sarò lieto di recapitare a padre Charentenay una copia de "I veleni della contraccezione", che offre sovrabbondanza di dati affinché possa riconsiderare quel suo giudizio.

    5. Leggere infine la difesa di un provvedimento legislativo che dichiaratamente si rifà a stantie tesi neomalthusiane amareggia e sconcerta. Se avere pochi figli fosse il motore della ricchezza, allora l'Italia dovrebbe essere il paese col più alto tasso mondiale di Paperoni e Rockerduck. La fertilità totale delle Filippine è 3,2 figli per donna, un valore che se comprendiamo bene le parole pronunciate da Papa Francesco possiamo considerare una sorta di minimo sindacale della procreazione. Ad esempio lo studio dell'economista della Banca Mondiale Levine e del docente di Harvard Renelt pubblicato sull'American Economivc Review è stato condotto su ben 130 paesi per 30 anni dimostrando la relazione diretta tra crescita della popolazione e benessere. Lo studio dell'Università delle Filippine adottato dai sostenitori della legge era invece condotto su sole tre nazioni (Tailandia, Indonesia e Filippine) osservate per pochi anni. La previsione della Hong Kong and Shanghai Banking Corporation è che le Filippine diventeranno nel 2050 la sedicesima economia mondiale soprattutto grazie alla disponibilità di manodopera ed il Wall Street Journal ha segnalato nel 2012 che la politica antinatalista del governo rischia di mettere il paese in una trappola. Che ci sia un'associazione tra più alta natalità e maggiore povertà in una determinata area non significa affatto che la prima sia la causa della seconda e ancora meno che riducendo la natalità si otterrà un incremento della ricchezza materiale.

    Termino con un'ultima considerazione. Una critica alle tesi di padre Charentenay è giunta da un altro membro della Compagnia di Gesù, padre Joseph Fessio, già allievo del Papa emerito, e fondatore dellaIgnatius Press, la più importante casa editrice cattolica anglosassone (leggi qui).

    Le considerazioni di padre Fessio sono state stigmatizzate da Andrea Tornielli, il quale con pudore  pari ad eleganza ha raccontato di avere reagito alla lettura della lettera di padre Fessio allo stesso modo di Fantozzi nel gustoso sketch della corazzata Potëmkin; e siccome forse il testo non pareva sufficiente, l'immagine di Fantozzi durante la dichiarazione liberatoria è stata inserita nel pezzo del vaticanista dellaStampa. Il direttore della Civiltà Cattolica, padre Spadaro, ha commentato via Twitter il contenuto della lettera del confratello gesuita americano parlando di «tragica barzelletta». 

    Ma che cosa aveva scritto Padre Fessio per fare sì che nei suoi confronti la predicata Misericordia fosse messa un po' da parte?  La tesi del fondatore del gesuita americano è questa: l'effetto della contraccezione è l'impedimento persino dell'esistenza di un'anima immortale pensata da Dio, mentre l'anima del bambino abortito, almeno potrà vivere in Dio. Padre Fessio faceva riferimento all'intenzione anti-life che la contraccezione condivide con l'aborto predisponendo ad esso, cosa evidenziata già da San Tommaso, dai neotomisti John Finnis, Germain Grisez, Joseph Boyle, William May, ma soprattutto da San Giovanni Paolo II inEvangelium vitae (EV 14). 

    In quello stesso passaggio il Papa polacco sviluppa il concetto che contraccezione e aborto ledono rispettivamente il bene della castità coniugale e della sacralità della vita umana innocente e per questo afferma che si tratta di mali con diverso peso morale. Padre Fessio invece, evidenziando il comune contenuto anti-life di aborto e contraccezione, sposta l'attenzione sulle conseguenze dell'azione facendo propria la stessa prospettiva consequenzialista e proporzionalista adottata da padre Charentenay, ma a differenza di questi la coglie in un'ottica estesa al soprannaturale per richiamare l'attenzione sulla gravità del male contraccettivo.

    L'analogia richiamata da Tornielli con la celebre citazione di Benedetto XVI sul preservativo contenuta nell'ultimo libro intervista di Seewald, dove il pontefice analizzava l'applicazione del principio di tolleranza di un male morale restringendola all'atto sodomitico di un prostituto, non può valere per un atto di governo di promozione del male. È ancora una volta il beato Paolo VI a chiarire in Humanae vitae la proibizione del commettere il male minore (HV 14) ricordando l'insegnamento di San Paolo nella lettera ai Romani (Rm 3, 8). 

    Si tenga presente che il decreto "Si aliquis", in vigore dal 1234 al 1917, prescriveva che la persona che avesse volontariamente impiegato la contraccezione fosse "trattato come un omicida". Ciò non significava che la contraccezione fosse un omicidio, ma che l'intenzione anti-life sottesa realizzasse un effetto peccaminoso simile e altrettanto grave. Quel decreto fu incorporato nel Catechismo romano approvato dai padri conciliari di Trento. S. Agostino nel De nuptiis et concupiscientia esprime perfettamente il punto segnalato da padre Fessio quando scrive che la "voluttuosa crudeltà" contraccettiva fa sì che i coniugi vogliano "che il proprio figlio perisca prima di vivere". 












    [Modificato da Caterina63 22/02/2015 23:18]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 22/02/2015 22:21

      "Alla base della società non stanno individui asessuati"
    di Stefano Fontana21-02-2015  laNuovaBussolaQuotidiana


    Vescovado di Trieste

    Che una Commissione diocesana pubblichi un documento contro il gender a scuola è un fatto piuttosto raro. Ecco perché vale la pena evidenziare quanto è successo ieri nella diocesi di Trieste. La Commissione diocesana per l’educazione cattolica, la scuola e l’università – questo è il suo nome esatto – ha reso noto un ampio documento che esamina l’invadenza dell’ideologia gender nelle scuole, invita ad una sana educazione dei nostri ragazzi e, infine, chiede a genitori e insegnanti di sorvegliare e mobilitarsi.

    Il documento, che è disponibile anche sul sito del settimanale diocesano di Trieste Vita Nuova, è un piccolo capolavoro di logica e di chiarezza, a cominciare dal titolo “Identità sessuale, vita e famiglia: il compito educativo della scuola”. 

    Dopo aver spiegato cosa si intende per “ideologia del gender”, il documento parte dalla constatazione di quanto sta avvenendo: «Nelle scuole pubbliche sono sempre più frequenti interventi educativi, soprattutto nel campo dell’educazione alla sessualità, che diffondono questa ideologia. Spesso ciò avviene con la sinergia della scuola, della locale Asl e del comune. Altrettanto spesso i progetti sono gestiti da associazioni per i diritti LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali). L’idea esibita è di combattere il bullismo omofobico, ma l’obiettivo vero è di educare secondo l’ideologia dell’indifferenza sessuale».

    Quindi si passa a presentare i recenti interventi del Magistero: Benedetto XVI, il cardinale Bagnasco, Papa Francesco. 

    Siccome sul piano metodologico è sempre meglio partire dal positivo, ecco che il documento, sapientemente dice: «questa Commissione ritiene necessario, prima di tutto, collaborare per la diffusione di una cultura rispettosa della natura della persona umana, nella quale non si incontrano ostacoli o impedimenti, ma un messaggio di verità e di bene che l’uomo fa liberamente proprio. Nulla nell’uomo è solo un dato materiale e fisico. L’identità sessuata maschio e femmina è un progetto di vita, di costruzione di sé, di complementarietà e di accoglienza, che non chiude e non limita, ma apre ad un universo di declinazioni esistenziali».

    L’annuncio – si dice – deve precedere la denuncia. Il documento annuncia quindi l’evidenza: «È del tutto evidente che alla base di ogni società non stanno due individui asessuati, ma una coppia eterosessuale aperta alla vita. Se così non fosse nella società non ci sarebbero complementarietà ed accoglienza reciproca fra esseri sessualmente definiti come “maschio” e “femmina”, ma solo giustapposizione e la comunità non si riprodurrebbe in via naturale».

    Precisati i concetti, fatta l’analisi della situazione, risaliti ai principi e rispolverate le evidenze, ecco che la Commissione si avventura senza paura dentro le cattive cose di oggi, e lo fa senza sbavature od opacità. Quella di Trieste è una Commissione che parla chiaro: «La penetrazione dell’ideologia del gender nella scuola avviene oggi in molte forme. Accade dunque che gli insegnanti frequentino corsi di formazione gestiti da associazioni favorevoli a questa ideologia e che la presentano loro come qualcosa di scientifico e didatticamente interessante, utilizzando un metodo molto efficace: principi e valori come la tolleranza, la libertà, l’uguaglianza, in sé positivi, vengono qui adoperati in modo strumentale per convincere di una trasmutazione antropologica. Un’altra forma, come già detto, sono i corsi extracurricolari ed anche curricolari di educazione all’affettività e alla sessualità per i bambini stessi. Orientamenti e Linee Guida di organismi internazionali, come l’OMS, o nazionali, come quelle del Dipartimento Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio, spesso orientano in modo ideologico questi corsi e propongono ai bambini e agli adolescenti in forma precoce atteggiamenti e convincimenti deformanti la loro personalità. Ci sono però anche altre forme che non vanno trascurate. Sempre più spesso i testi scolastici delle materie scientifiche, in particolare le parti concernenti la biologia e la fisiologia, sono riscritti con grandi aperture all’ideologia del gender. Film, video, testi per rappresentazioni teatrali sono ampiamente presenti nelle scuole e utilizzati. Per certi versi esiste la possibilità che l’intera cultura trasmessa venga riplasmata in funzione di questa ideologia, compresa l’arte e la letteratura».

    Infine, la Commissione cerca di rispondere alla domanda “che fare?”. La risposta non può essere che una e formulata, ancora una volta in modo positivo: proporre la bellezza e la pienezza dell’amore umano e cristiano. Non si evita però di scendere anche su un terreno più pratico, come per esempio «predisporre materiali per una sana educazione all’affettività e alla sessualità in modo da aiutare docenti, genitori e formatori non solo a riconoscere e a contestare le violazioni del diritto della famiglia ad educare, ma soprattutto a formulare proposte positive rispetto ai valori pienamente umani e naturali».

    L’impegno educativo però non basta, c’è anche il livello politico e delle leggi: «Uno sforzo deve essere fatto anche per far comprendere la dimensione sociale e politica, e non solo di morale individuale, della ideologia del gender, affinché si riconosca che le leggi e le politiche non possono assecondare desideri individuali, ma li devono orientare alla luce del vero bene comune».

    Un documento importante, quindi, in un contesto cittadino e regionale fortemente orientato ad assecondare i “nuovi diritti”. 







    DIOCESI DI TRIESTE

    COMMISSIONE DIOCESANA “Vittorio Bachelet”
    PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, LA SCUOLA E L’UNIVERSITÀ IDENTITÀ SESSUALE, VITA E FAMIGLIA:
    I COMPITI EDUCATIVI DELLA SCUOLA

    Una situazione che preoccupa


    Il mondo educativo in generale e quello della scuola in particolare sono investiti dalla cosiddetta ideologia del “gender”, secondo la quale l’identità sessuale non è un dato naturale, ma culturale e come tale esso deve poter essere scelto. Maschio e femmina sarebbero quindi degli stereotipi di genere da superarsi perché impediscono la libertà dell’individuo e, di conseguenza, l’educazione dovrebbe ugualmente istruire su tutti gli orientamenti sessuali fin dalla più tenera età scolare.
    Riconoscere in un contesto educativo la realtà dell’essere maschi e femmine significherebbe discriminare l’omosessualità o gli altri orientamenti sessuali.

    Nelle scuole pubbliche sono sempre più frequenti interventi educativi, soprattutto nel campo dell’educazione alla sessualità, che diffondono questa ideologia. Spesso ciò avviene con la sinergia della scuola, della locale Asl e del comune. Altrettanto spesso i progetti sono gestiti da associazioni per i diritti LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali). L’idea esibita è di combattere il bullismo omofobico, ma l’obiettivo vero è di educare secondo l’ideologia dell’indifferenza sessuale.

    Molti genitori manifestano la loro preoccupazione e si mobilitano per far sentire la loro voce dentro le istituzioni scolastiche. Essi contestano questi programmi sia per i loro contenuti sia per il metodo con cui vengono implementati, dato che non di rado ciò avviene senza il coinvolgimento organico dei genitori e senza la loro autorizzazione. Anche molti insegnanti cominciano a far sentire la loro insoddisfazione. C’è il pericolo che i bambini e i ragazzi non vengano più educati a leggere nella natura umana, compresa la propria identità sessuata, un progetto di vita vero e buono, ma solo l’espressione di un desiderio. C’è anche il pericolo che venga deformato il significato umano della procreazione e della famiglia.


    I recenti interventi del Magistero


    Benedetto XVI, nel discorso alla Curia romana del 21 dicembre 2012, aveva rappresentato le conseguenze molto negative dell’ideologia del “gender”: «Se non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste neppure più la famiglia come realtà prestabilita dalla creazione e anche la prole ha perso il senso che fino ad ora le spettava e la particolare dignità che le è propria».
    Parlando ai componenti dell’Ufficio Internazionale Cattolico per l’Infanzia l’11 aprile 2014, il Santo Padre Francesco ha detto: «Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al loro sviluppo e alla loro maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva.
    Ciò comporta al tempo stesso sostenere il diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli. E a questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del “pensiero unico”. Mi diceva, poco più di una settimana fa, un grande educatore: “A volte, non si sa se con questi progetti – riferendosi a progetti concreti di educazione – si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione”».


    Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei Vescovi italiani, nella sua prolusione al Consiglio permanente del 24 marzo 2014, ha detto: «È la lettura ideologica del “genere” una vera dittatura che vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure astrazioni. Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei “campi di rieducazione”, di “indottrinamento”. Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati? Si è chiesto a loro non solo il parere ma anche l’esplicita autorizzazione? I figli non sono materiale da esperimento in mano di nessuno, neppure di tecnici o di cosiddetti esperti. I genitori non si facciano intimidire, hanno il diritto di reagire con determinazione e chiarezza: non c’è autorità che tenga».

    I Vescovi del Triveneto sono intervenuti su questo argomento con la Nota su alcune urgenti questioni di carattere antropologico ed educativo del 2 febbraio 2014.

    Questi recenti insegnamenti del Magistero, in continuità con la dottrina che la Chiesa ha sempre insegnato, indicano la gravità della situazione e il dovere di una testimonianza di verità da parte di tutti.


    Una cultura rispettosa della persona umana


    Considerata la situazione descritta e i recenti insegnamenti dei Pontefici e dei nostri Pastori, questa Commissione ritiene necessario, prima di tutto, collaborare per la diffusione di una cultura rispettosa della natura della persona umana, nella quale non si incontrano ostacoli o impedimenti, ma un messaggio di verità e di bene che l’uomo fa liberamente proprio. Nulla nell’uomo è solo un dato materiale e fisico. L’identità sessuata maschio e femmina è un progetto di vita, di costruzione di sé, di complementarietà e di accoglienza, che non chiude e non limita, ma apre ad un universo di declinazioni esistenziali. L’unità della persona umana, anima e corpo, viene impedita nel costruirsi come una identità pienamente umana qualora si consideri indifferente il corpo: esso, infatti, non è solo corpo, ma espressione di un modo umano e personale di essere. Considerando, invece, il sesso come indifferente alla costruzione di sé, si propone una visione solo tecnica della sessualità e della procreazione, separandole, come degli strumenti, dai fini che l’individuo può ormai porsi in anarchica libertà, dato che non li trova più già implicati nel linguaggio naturale del suo proprio essere.
    Questa Commissione auspica che a tutti i livelli sia promossa una cultura della natura umana intesa come capacità di riconoscere chi siamo e a cosa dobbiamo tendere a partire dalla realtà definita come “maschio” e “femmina”.

    Quando la nostra società lascia e, peggio, impone ad ognuno la libertà di scegliere chi essere, compresa la libertà di scegliere la propria identità sessuata o di cambiarla a seconda delle voglie o dei sentimenti, in realtà lo abbandona all’arbitrio, all’angoscia dell’indefinitezza, al paradosso del “non essere”.



    La coppia naturale eterosessuale è il fondamento della società e della socialità



    Questa Commissione ritiene che non sia qui in gioco il rispetto che a tutte le persone deve essere dovuto, quanto piuttosto il rifiuto di alcuni valori che la comunità ritiene di tutelare pubblicamente in quanto espressivi delle sue stesse ragioni di essere. È del tutto evidente che alla base di ogni società non stanno due individui asessuati, ma una coppia eterosessuale aperta alla vita. Se così non fosse nella società non ci sarebbero complementarietà ed accoglienza reciproca fra esseri sessualmente definiti come “maschio” e “femmina”, ma solo giustapposizione e la comunità non si riprodurrebbe in via naturale. Per questo motivo la società non può mettere sullo stesso piano tutti i percorsi sessuali, ma deve tutelare e promuovere la coppia naturale perché solo essa è veramente la cellula fondamentale della società.
    Ciò deve essere tenuto presente anche nell’educazione e all’interno delle istituzioni scolastiche. Gli insegnanti, i dirigenti scolastici e quanti a livello istituzionale si occupano di istruzione e di educazione non possono imporre un’educazione all’omosessualità, o all’indifferenza degli orientamenti sessuali, o all’apertura ad accogliere tutte le proposte di relazione sessuale tra cui poi eventualmente scegliere. Non possono né produrre una sessualizzazione precoce, né introdurre testi e strumenti finalizzati ad una educazione sessualmente indifferente o sessualmente pluri-indirizzata, né abituare il bambino/a e il ragazzo/a a forme di rapporto con il proprio corpo e con quello degli altri che possano preludere ad una considerazione strumentale dello stesso, anziché dentro una visione completa e corretta della persona.


    L’ideologia del gender e la scuola


    La penetrazione dell’ideologia del gender nella scuola avviene oggi in molte forme. Accade dunque che gli insegnanti frequentino corsi di formazione gestiti da associazioni favorevoli a questa ideologia e che la presentano loro come qualcosa di scientifico e didatticamente interessante, utilizzando un metodo molto efficace: principi e valori come la tolleranza, la libertà, l’uguaglianza, in sé positivi, vengono qui adoperati in modo strumentale per convincere di una trasmutazione antropologica.
    Un’altra forma, come già detto, sono i corsi extracurricolari ed anche curricolari di educazione all’affettività e alla sessualità per i bambini stessi.

    Orientamenti e Linee Guida di organismi internazionali, come l’OMS, o nazionali, come quelle del Dipartimento Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio, spesso orientano in modo ideologico questi corsi e propongono ai bambini e agli adolescenti in forma precoce atteggiamenti e convincimenti deformanti la loro personalità.

    Ci sono però anche altre forme che non vanno trascurate. Sempre più spesso i testi scolastici delle materie scientifiche, in particolare le parti concernenti la biologia e la fisiologia, sono riscritti con grandi aperture all’ideologia del gender. Film, video, testi per rappresentazioni teatrali sono ampiamente presenti nelle scuole e utilizzati. Per certi versi esiste la possibilità che l’intera cultura trasmessa venga riplasmata in funzione di questa ideologia, compresa l’arte e la letteratura.

    Una mobilitazione per difendere i bambini


    Di fronte a questa situazione la Commissione diocesana per la cultura, la scuola e l’università invita tutte le persone che amano la verità ad un impegno individuale e comunitario, culturale e operativo per contrastare questa pericolosa tendenza e difendere i nostri figli dalla sua pressione su di loro.
    Serve prima di tutto un’azione di attenta sorveglianza da parte di tutti, ma soprattutto da parte dei genitori e degli insegnanti. Costoro devono interessarsi molto da vicino delle attività didattiche proposte ai loro figli e non concedere alle istituzioni la buona fede a scatola chiusa. Devono verificare i programmi e gli strumenti e pretendere di poter dare la loro autorizzazione quando si tratta di insegnamenti che toccano aspetti delicati della formazione dei loro figli. Non si accontentino di generiche informazioni. I genitori non si coinvolgono solo informandoli, ma rendendoli veramente protagonisti e sottoponendosi al loro giudizio ultimo, dato che sono essi i primi responsabili della formazione dei loro figli.

    Genitori e insegnanti, però, non sono sempre in grado di esaminare e di intervenire. Occorrono talvolta conoscenze tecniche e giuridiche. Ecco perché auspichiamo la costituzione di Gruppi di sostegno e consulenza per i genitori e gli insegnanti. Sostegno, affinché essi non si sentano soli. Consulenza, affinché siano messi a conoscenza di norme e regolamenti da adoperare adeguatamente per far valere la loro posizione. La Commissione reputa anche molto utile che si crei una sinergia informativa capace di far conoscere queste situazioni. I giornali allineati non ne parlano quasi mai. Viene considerato positivo l’impegno del settimanale diocesano Vita Nuova a dare voce alle preoccupazioni dei genitori e ad informare in modo serio sulla natura di questa ideologia. È bene che queste sinergie comunicative continuino e si approfondiscano, anche in relazione a gruppi e associazioni attivi nella società per contrastare questa tendenza sul piano legislativo.


    Proporre sempre la forma completa dell’amore umano


    Questa Commissione ritiene che, oltre a quanto è stato proposto di fare nelle righe precedenti, sia necessario e urgente che la comunità cristiana trovi sempre la forza di proporre una visione piena e completa dell’amore umano in una visione piena e completa della persona, identità di anima e di corpo. L’esistenza di un progetto naturale sull’uomo e sulla società, che per il credente si rafforza come “progetto del Creatore”, è la garanzia di una visione integrata e complementare di tutti gli aspetti della vita umana, comprese l’identità e le relazioni sessuali.
    La Chiesa di San Giusto è anche una comunità che produce cultura e che fa educazione, a diversi livelli. Sul piano scientifico è auspicabile che, nei luoghi in cui si insegnano e si apprendono le varie discipline, si miri a illuminare la poliedrica unità della persona, evitando i riduzionismi che la spezzettano.

    Sul piano educativo può essere molto utile predisporre materiali per una sana educazione all’affettività e alla sessualità in modo da aiutare docenti, genitori e formatori non solo a riconoscere e a contestare le violazioni del diritto della famiglia ad educare, ma soprattutto a formulare proposte positive rispetto ai valori pienamente umani e naturali.

    Uno sforzo deve essere fatto anche per far comprendere la dimensione sociale e politica, e non solo di morale individuale, della ideologia del gender, affinché si riconosca che le leggi e le politiche non possono assecondare desideri individuali, ma li devono orientare alla luce del vero bene comune.

    La luce della rivelazione cristiana, trasmessa dalla tradizione e insegnata dalla Chiesa, aiuta la ragione e la volontà umane a conoscere più a fondo la verità dell’uomo e della vita sociale anche a proposito di questi argomenti.

    La prima e più importante cosa da fare, anche a questo riguardo, è l’evangelizzazione.


    *************************


       
    Bambini che studiano a casa
     

    Al via a Staggia Senese una nuova scuola parentale, la Hobbit, una iniziativa che in Italia - pur marginale - sta crescendo rapidamente. Giulia Pieragnoli, coordinatrice della Scuola Hobbit: «È una possibilità garantita dalla Costituzione e nasce dall'esigenza dei genitori di garantire una scuola cattolica, libera dai lacci che lo Stato mette anche alle paritarie».

    È ancora possibile oggi parlare di libertà di educazione? In una realtà dove lo Stato prepotente si è preso il monopolio dell’istruzione e la scuola paritaria rischia di essere  ridotta, suo malgrado, ad una fotocopia sbiadita e costosa della formula pubblica, c’è ancora spazio per i genitori che desiderano essere i protagonisti dell’educazione dei propri figli? Esiste una possibilità perché mamme e papà si riapproprino del “diritto e dovere di educare e istruire”, senza stare a guardare impotenti il cocktail letale che lo Stato somministra ai propri pargoli? Leggasi da ultimo, l’imminente obbligo ministeriale all’insegnamento delle teorie gender nelle scuole di ogni ordine e grado. È tutto già scritto? Ai genitori non rimane che il compito di tamponare e arginare - se va bene - i danni della mala educación scolastica? 

    Non esageriamo nel denunciare la deriva del sistema scolastico pubblico, cosi come non sono retorica le nostre domande. Questi stessi interrogativi animano la mente e il cuore di molti genitori, tutti quei genitori che desiderano educare i propri figli secondo i sani principi della nostra tradizione: l’amore incondizionato per la vita, dall’inizio alla fine; il valore della famiglia, una e indivisibile; il senso del bene, del vero e del bello. Ma si scontrano con una Scuola che, sempre più, li tradisce e li ostacola. Se molti di loro, per come possono, cercano di darvi una risposta, alcuni hanno deciso di farlo in un modo davvero speciale. 

    È quanto sta accadendo a Staggia Senese, un paesello di poco più di tremila anime in provincia di Siena (Toscana). È qui che un gruppo di mamme e papà hanno capito che per avere una scuola libera-per-davvero, non gli rimaneva che farsela da sé. Nasce così la Scuola Hobbit, una scuola parentale che si ispira al modello di Home-schooling nato in America una trentina di anni fa. Questa esperienza, in verità, non è che l’inizio di un’onda che sta coprendo tutte le regioni d’Italia, con una serie d’iniziative destinate a moltiplicarsi assai rapidamente. Il motivo? Lo ha detto in modo molto semplice Papa Francesco: “Per favore, non lasciamoci rubare l’amore per la scuola!” .

    Ne abbiamo parlato con Giulia Pieragnoli, coordinatrice della Scuola Hobbit. Giulia come nasce l’idea della Scuola Hobbit?
    Come gruppo di giovani genitori della nostra parrocchia, avendo ciascuno due o tre figli in età scolare, ci siamo posti la semplice domanda: dove mandiamo i nostri bambini a scuola? Desideravamo una scuola cattolica, ma soprattutto libera, cioè una scuola che ci garantisse la piena responsabilità educativa dei nostri figli. Cercando, abbiamo scoperto la realtà delle scuole parentali già presenti in tutta Italia, per esempio a Bologna la scuola parentale "Mariele Ventre". In Toscana non ne esisteva ancora una, dunque ci siamo detti: perché non iniziare noi? Abbiamo chiesto la disponibilità dei locali della parrocchia al nostro parroco don Stefano Bimbi e lui si è dimostrato molto accogliente.

    Cos’è l’educazione parentale?
    Significa che il genitore si prende carico personalmente dell’educazione e dell’istruzione dei propri figli.

    Cioè non manda i figli a scuola?
    Il genitore può decidere di istruirli lui stesso a casa, oppure, come accade per la Scuola Hobbit, può decidere di affidare l’istruzione dei figli a persone di sua fiducia, cioè gli insegnanti della nostra scuola.

    Ma è legale non mandare i figli alle cosiddette “scuole dell’obbligo”?
    Non solo è legale. È un diritto sancito dalla Costituzione. L’articolo 34 della Costituzione Italiana recita: “L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”. Quindi è l’istruzione ad essere obbligatoria, non la scuola. La “scuola dell’obbligo” non esiste. Inoltre l’articolo 30 dice che “è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli”. Ciò significa che l’istruzione dei figli è in primis una responsabilità dei genitori, non dello Stato. In concreto, è sufficiente inoltrare una comunicazione formale e scritta alla direzione didattica di competenza in cui il singolo dichiara di prendersi carico in prima persona dell’istruzione del figlio. A quel punto la palla passa ai genitori che decidono personalmente come procedere.

    Ma perché costruire una scuola parentale? Non bastava la scuola paritaria?
    No, purtroppo oggi nemmeno la scuola paritaria cattolica è lasciata libera di insegnare ai bambini solo e precisamente quei principi che vogliono i genitori. 

    Per esempio?
    Per esempio la teoria del gender entrerà a pieno regime nel sistema scolastico statale e presto diventerà insegnamento obbligatorio anche nella scuola paritaria. Il metodo è sempre lo stesso: lo Stato, per concedere la parificazione, costringe la scuola paritaria a ricalcare in tutto e per tutto la scuola statale. Come, del resto, è già accaduto in Inghilterra, dove lo Stato ha detto alle scuole paritarie: o insegnate la teoria del gender o vi ritiriamo l’autorizzazione. Bene, è realistico pensare che questo accadrà anche in Italia. Invece noi, sganciandoci completamente dal sistema dello Stato, saremo veramente liberi di insegnare ciò che riteniamo positivo e di non insegnare ciò che riconosciamo come negativo per i bambini. Noi non siamo una scuola autorizzata dallo Stato proprio perché non vogliamo alcuna autorizzazione. Quello che vogliamo, al contrario, è realizzare un ambito di piena libertà di educazione in capo a genitori e insegnanti. E’ questo il vero motivo per cui nasce la Scuola Hobbit: la libertà di educazione. Tutti a parole la invocano, ma poi di fatto non esiste. Nel nostro caso sì.

    Parliamo della Scuola Hobbit. Quali sono gli elementi di novità rispetto alle scuole che conosciamo?
    Nella Scuola Hobbit le classi saranno massimo di dieci bambini, perché crediamo sia fondamentale che gli insegnanti seguano personalmente ogni singolo alunno. Alle elementari abbiamo recuperato il vecchio e sano modello della maestra unica, la cosiddetta maestra-mamma, affinché i bambini possano avere una figura unica e stabile di riferimento. A livello didattico, non solo svolgeremo i programmi ministeriali come tutti, ma faremo molto di più. 

    Il nostro obiettivo è la personalizzazione del percorso educativo: i bambini non sono tutti uguali e perciò non apprendono tutti in modo uguale. Inoltre ognuno ha le sue inclinazioni e interessi per cui è giusto dare di più a chi ne ha la possibilità. Dunque la scuola Hobbit vede la diversità di ciascun bambino come una ricchezza e intende valorizzarla invece che livellarla, come è obbligato a fare chi si trova a insegnare in classi di 25/30 alunni.
    Arricchiremo i programmi ministeriali con moltissime altre attività. C’è una mostra interessante in città? Si va. Il bambino racconta del nonno che coltiva la terra, si coglie l’occasione per una lezione nell’orto. Un genitore è esperto di musica? Si assiste insieme ad un concerto e via dicendo. Con massima libertà e in un filo diretto tra genitore e insegnante. 

    Come si svolge una mattinata in una scuola parentale?
    La Scuola Hobbit è una scuola cattolica, è per noi fondamentale iniziare la mattinata con un momento di preghiera insieme e l’ascolto di un canto sacro. Poi il tempo sarà gestito liberamente, giorno per giorno, dagli insegnanti, vale a dire: non ci sono gli schemi rigidi della campanella, il cambio d’insegnante, le materie a rotazione, l’intervallo fisso, ma sarà un tempo a misura di bambino. Se insieme ci si sta appassionando alla lettura di un racconto, non ci sarà certo la campanella e l’ingresso di una seconda maestra a interrompere l’attenzione. Sarà, per esempio, l’interesse del bambino a segnalare l’approfondimento di un dato argomento o la sua stanchezza ad indicare la necessità di una pausa, magari all’aria aperta. Il pomeriggio invece i bambini torneranno a casa dove saranno liberi di giocare, i compiti alla Scuola Hobbit si fanno la mattina. Il fatto di avere un tempo a misura di bambino, non ha nulla a che vedere con l’improvvisazione. Tutti gli insegnanti sono preparatissimi, ma soprattutto molto appassionati allo studio e all’insegnamento. 

    In un ambiente così confidenziale, familiare e ristretto, non c’è il rischio che i bambini siano tenuti sotto una campana di vetro?
    Questo è il punto più difficile da fare comprendere alle persone che non conoscono la realtà delle scuole parentale. Cioè, c’è la convinzione che si crei un ghetto, un ambiente ovattato e autoreferenziale e che, di conseguenza, i bambini facciano più fatica a socializzare, trovandosi poi disorientati nell’impatto con la realtà. Ecco tutto questo è assolutamente un falso mito, una leggenda. Anzi, l’esperienza che raccontano i genitori delle scuole parentali è l’esatto opposto. Tutti testimoniano una maggiore capacità di socializzazione dei propri bambini rispetto ai loro coetanei. 

    Perché?
    Il fatto che la scuola rappresenti un contesto protetto e sicuro fa crescere l’autostima nel bambino. Lo rende più sicuro di sé. Per esempio, è difficile che nella scuola parentale si verifichino episodi di bullismo, perché i ragazzi sono seguiti personalmente anche nelle loro difficoltà e nei loro disagi. Sicché, un bambino che si sente sicuro e fa un’esperienza di relazione positiva nel piccolo, è poi portato ad aprirsi con fiducia anche in situazioni più articolate. Viceversa, il bambino che - pur in mezzo a 20 o 30 bambini - è però lasciato a se stesso ha più paura di socializzare. 

    Alla Scuola Hobbit, cosa significa educare?
    Papa Francesco, nell’incontro con il mondo della Scuola italiana, lo scorso maggio ha detto: “Amo la scuola perché ci educa al vero, al bene e al bello. Vanno insieme tutti e tre. L’educazione non può essere neutra. O è positiva o è negativa; o arricchisce o impoverisce; o fa crescere la persona o la deprime, persino può corromperla. La missione della scuola è di sviluppare il senso del vero, il senso del bene e il senso del bello. (…) La vera educazione ci fa amare la vita, ci apre alla pienezza della vita! E per favore... per favore, non lasciamoci rubare l’amore per la scuola!” Questo, per noi della Scuola Hobbit, significa educare.

     GUIDA ALL'EDUCAZIONE PARENTALE, di G. Brienza








     

    [Modificato da Caterina63 26/02/2015 09:39]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    00 07/03/2015 22:01

      Convegno a Roma sui rischi della teoria del gender




    I rischi della teoria del gendr - RV





    07/03/2015 



    No alla promozione nelle scuole della teoria del gender, che nega la distinzione tra uomo e donna in base al sesso biologico. Se ne parla oggi e domani a Roma nel convegno dal titolo “Sapere per educare: affettività, sessualità, bellezza”. L’incontro, presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, vuole esortare docenti, educatori e genitori a prendere coscienza degli attacchi, attraverso tali teorie, alla famiglia naturale e cristiana e al benessere di bambini e ragazzi. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Giusy D’Amico, sposa, madre, insegnante, e presidente dell’associazione “Non si tocca la famiglia”:


    R. - Stiamo entrando in un tempo di grande confusione sull’identità sessuale. Stiamo proponendo ai nostri figli, ai nostri alunni, qualcosa che è molto lontana da quella che è la bellezza delle differenze sessuali maschio-femmina, uomo-donna. Questa ricaduta sta avendo effetti gravi nell’istruzione scolastica. In qualche modo, abbiamo dato in appalto l’educazione dei nostri figli ed è qualcosa su cui dobbiamo riflettere e che dobbiamo riprenderci con una certa urgenza, prima che ci sfugga completamente di mano un controllo che, per diritti costituzionali, spetta in fase prioritaria alla famiglia e ai genitori.


    D. - Perché è urgente aprire oggi con franchezza un dibattito su questi temi?


    R. - Perché sta entrando nelle nostre istituzioni scolastiche una proposta educativa che, in fondo, propone una visione asessuata dell’uomo. Non intendiamo discriminare nessuno, né aprire riflessioni su argomenti che oggi non interessano. Oggi ci interessa rivalutare la bellezza della differenza sessuale, la bellezza della famiglia naturale. Questo progetto di decostruzione dei ruoli non ci piace. Ci sembra lontano da quella che è, invece, l’educazione per i figli, che hanno diritto a una madre e a un padre, a sapere da chi sono stati generati, perché non vi è identità senza origine. Pensiamo che questo sia un tempo nel quale non si può più stare in una sorta di calderone, dove tutto è uguale a tutto, ma vogliamo che i nostri figli abbiano possibilità di riscoprire un’affettività, che, riteniamo, sia legata a questa bellezza delle differenza.


    D. - Al contrario secondo lei, è la normalità oggi che viene discriminata?


    R. - Assolutamente sì, c’è una sorta di eterofobia che sta cavalcando un po’ l’onda di quelle che sono le mode. Non ci dimentichiamo che dietro tutta la realtà di queste proposte educative, così discusse, ci sono delle lobby economico-politiche fortissime. Ci sono interessi legati a convenzioni internazionali, a tutto ciò che poi riguarda il tema delle teorie di genere, su tutto quello che è il campo delle adozioni, dei matrimoni omosessuali, delle cliniche per il cambiamento di sesso, per tutta la “gestazione di sostegno”, che oggi sembra non si possa chiamare “utero in affitto”… Noi non vogliamo sottostare a queste mode: vogliamo creare attraverso questa tavola rotonda una riflessione in merito, vogliamo creare delle coscienze ferme. I bambini che vivono in questo contesto crescono confusi, non hanno chiarezza sulla loro identità sessuale. Non si può dire a un bambino che nasce maschio, che non sarà uomo, che non sarà donna, ma che sarà quello che vuole essere...







    Lobby gay e boicottaggio degli omosessuali non allineati

    Le persone con orientamento omosessuale non si identificano in attivisti lobby gay - da Radio Vaticana

    17/03/2015 

    La maggior parte delle persone con orientamento omosessuale non si identificano nella lobby gay, anzi la subiscono. A dichiararlo è Jean Pierre Delaume Myard, già portavoce del collettivo Homovox, creato in Francia per dare la parola agli omosessuali contrari a nozze e adozioni gay, e autore del libro "Homosexuel contre le mariage pour tous" di prossima pubblicazione in Italia con Rubbettino. Delaume Myard critica  il boicottaggio e la campagna d’odio condotti  nelle ultime ore contro gli stilisti Dolce&Gabbana, “colpevoli” di aver difeso la famiglia naturale e criticato la pratica dell’utero in affitto.Paolo Ondarza lo ha intervistato:

    R. – Dolce&Gabbana sont victimes, pour moi, du lobby gay comme je le suis en France. …
    Doce&Gabbana, secondo me, sono vittime della lobby gay, come lo sono io in Francia. E’ necessario sapere che se non sei sulla linea di pensiero della Lgbt, sei emarginato e boicottato. Per esempio, io ho scritto un libro, in Francia, e i media e le librerie si sono rifiutati di parlarne. Sono un po’ preoccupato perché dovrebbe uscire, prossimamente, anche da voi, in Italia, con Rubettino.

    D. – Dolce&Gabbana hanno criticato in particolare la pratica dell’utero in affitto, la cosiddetta maternità surrogata, legata a grandi interessi economici. Anche lei, come omosessuale, ha più volte posto l’accento su questa questione e sul bisogno che ha un bambino di avere un papà e una mamma…

    R. – Dolce&Gabbana sont des personnes responsables; elles ont raison de refuser les mères porteuses …
    Dolce&Gabbana sono persone responsabili; hanno ragione se rifiutano il concetto delle madri surrogate, intanto perché significa sfruttare i più deboli, i più poveri. Elton John ha acquistato i suoi figli. La donna – è importante ribadirlo – non è una merce, e oltre a questo ogni bambino ha il diritto di conoscere suo padre e sua madre. Invece, questi benpensanti come Elton John o la sinistra europea hanno reintrodotto la schiavitù …

    D. – Ecco, questa dittatura del pensiero unico, legata alle lobby Lgbt, apparentemente tollerante ed egualitaria, non lascia spazio al dissenso – questo caso di Dolce&Gabbana lo dimostra – anche quando questo dissenso è espresso da persone omosessuali. Lei ne è stato e ne è tuttora vittima?

    R. – J’en ai assez de la dictature gay : je fais la distinction entre “gay” e “homosexuel”, e si l’on ne pense …
    Ne ho abbastanza della dittatura gay: io faccio una distinzione tra “gay” e “omosessuale”. Se non la pensi come la lobby Lgbt in quanto omosessuale, sei forzatamente manipolato e la lobby gay ha una reazione omofoba, come se gli omosessuali non potessero pensare con la loro propria testa. La lobby gay è sempre più presente in tutte le istituzioni: bisogna combatterle perché non rappresentano gli omosessuali. La lobby Lgbt vuole distruggere l’istituzione del matrimonio e la famiglia... Non bisogna confondere “omosessuale” e “gay”: i gay sono militanti attivisti …

    D. – Questa distinzione tra “gay” e “omosessuali” e quanto lei ha appena detto, crede siano considerazioni condivise dalle persone omosessuali? Perché l’ideologia Lgbt farebbe pensare il contrario …

    R. – En fait, on nous fait croire que les homosexuelles demandent le droit à l’enfant. D’abord, …
    In realtà, ci vogliono  far credere che gli omosessuali chiedono il diritto ad avere un figlio. Allora, intanto un figlio non è un diritto. In Francia ci hanno mentito facendoci credere che per esempio la legge Taubira  sul matrimonio per tutti era stata chiesta dagli omosessuali: non è così. A chiederla è stata la lobby gay, quella lobby gay che è molto potente in Europa è rappresentata da Igla. In Italia, per esempio, arriveranno le unioni civili: io personalmente sono contrario alle unioni civili come sono contrario al matrimonio gay, perché le unioni civili porteranno con sé la questione dei figli. La nostra sessualità riguarda soltanto noi stessi e non deve scientemente privare un bambino di un padre o di una madre. Gli omosessuali non chiedono niente: questo pensiero non è né richiesto né condiviso dagli omosessuali; è rivendicato da una lobby molto piccola, la lobby gay, che però è molto potente perché ha mezzi economici e controlla i media.




     

    San Giuseppe, antidoto vero contro la crisi della paternità

    Un papà col suo bambino - RV

    18/03/2015 

    Riscoprire nel profondo la figura di San Giuseppe per tornare a valorizzare la figura del padre, troppo spesso nella società occidentale maltrattata e dimenticata.

    E' la 'ricetta' consigliata da padre Tarcisio Stramare, biblista e massimo esperto mondiale di josefologia, per curare quello che da molti anni è diventato un vizio pericoloso per la famiglia: lo svuotamento del ruolo paterno, la sua scientifica marginalizzazione fino a degradarlo ad una funzione secondaria, quasi amicale. Spiega Stramare: "San Giuseppe non è stato padre nominale, no. San Giuseppe è stato padre a tutti gli effetti. San Giuseppe è colui che ha servito la Redenzione attraverso la sua paternità, che non è certo derivata dalla generazione ma non è stata apparente, sostitutiva. E' stata concreta".

    Ecco perché bisogna urgentemente guardare a lui come modello da tornare ad imitare per tentare di fermare la crisi di identità dei papà. Una stella polare per ritrovare la via.  "San Giuseppe - spiega Claudio Risè, psicoterapeuta e scrittore (suoi i libri 'Il padre. Assente inaccettabile' edito da San Paolo e 'Il padre, libertà e dono' edito da Ares, ndr) ha fatto il padre perché lo era. Non ha tentennato, non  ha vacillato. Ha preso sul serio la paternità. Oggi, spesso, non è più così. Negli anni il ruolo di padre è stato attaccato, criticato ingiustamente, rifiutato. Lo si è messo in difficoltà confondendolo perfino con il sistema di potere, che a tutti i costi andava abbattuto".

    Allora, ecco che San Giuseppe potrebbe essere la soluzione. Basta leggere il Vangelo, per rendersene conto. "E' vero, San Giuseppe è il santo silenzioso - precisa  in modo certosino padre Stramare-. Ma San Giuseppe è presentissimo nel cuore di tutto il Vangelo.  E' lui che porta il Bambino per il censimento, è lui che impone al Verbo Incarnato il nome di Gesù, è lui che lo porta al Padre con la presentazione al Tempio, è lui che gli insegna un mestiere e lo educa alla preghiera". Insomma, San Giuseppe ha fatto il padre. Semplicemente il padre. Cosa che dovremmo imparare di nuovo a fare. Guardando a San Giuseppe. E alla Sacra Famiglia.


    (Federico Piana)




     

    [Modificato da Caterina63 18/03/2015 23:48]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    00 27/03/2015 16:56

      Da Radio Vaticana due notizie chiare:

    Mons. Galantino: con Ddl Cirinnà unioni civili come matrimoni

    Mons. Galantino - ANSA

    27/03/2015 

    Serve un’azione culturale contro l’ideologia del gender. Il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, oggi in conferenza stampa ha delineato questa strategia alla fine del Consiglio Episcopale Permanente. Dura la critica al testo del Ddl Cirinnà sulle unioni civili, definito “una forzatura ideologica”.Alessandro Guarasci:

    Contro la teoria del gender, che rischia di creare un “transumano”, bisogna agire sulle coscienze, intervenire sulle scuole, informare. Mons. Nunzio Galantino:

    “Più disponibilità ad affrontare i problemi complessi, come quello del gender, come quello delle unioni civili, non con la semplificazione. La semplificazione è veramente una brutta bestia. Alla fine, finisce col far affrontare temi seri, gravidi di conseguenze, in maniera poveramente e disperatamente ideologica”.

    Ma all’attenzione dei vescovi è anche il testo della senatrice Cirinnà, adottato come testo base per un Ddl sulle unioni civili. Per mons. Galantino, tali unioni si prefigurano come matrimoni:

    “E’ il tentativo, ancora una volta, di equiparare realtà che di fatto sono diverse tra loro”.

    Dunque il provvedimento ha bisogno di modifiche.

    Sugli abusi sessuali commessi da religiosi, c’è una commissione a livello episcopale. La Chiesa sta cercando di fare chiarezza, altri soggetti fanno lo stesso, si domanda mons. Galantino?

    “Mi piacerebbe sapere, per esempio, i grandi tour operator cosa fanno per dissuadere il cosiddetto turismo sessuale che, in altri termini, vuol dire: partire da qui, andare lì e trovare a buon mercato, per strada, bambini, ragazze e ragazzi”.

    Confermato poi che il Papa chiuderà l’assemblea della Cei il 21 maggio e che sarà a Prato e a Firenze il 10 novembre, anche per il Convegno ecclesiale nazionale.





    Unioni e adozioni gay. Mobilitazione contro ddl Cirinnà

    La Manif Pour Tous contro il ddl Cirinnà sulle Unioni Civili - ANSA

    27/03/2015

    La Commissione Giustizia del Senato ha approvato il Ddl Cirinnà sulle Unioni civili che di fatto le equipara al matrimonio, aprendo la strada alle adozioni da parte di persone dello stesso sesso, anche se formalmente limitate ai figli biologici del partner. Il M5S ha votato col Pd per l'approvazione del testo. Contrari FI, Ncd e Lega. La votazione si è chiusa con 14 sì, 8 no, un astenuto, il senatore di FI Falanga. Il premier Renzi spera di far approvare definitivamente il provvedimento entro maggio. Assoluta contrarietà” è stata espressa ieri in una Conferenza Stampa a Palazzo Madama dalla Manif Pour tous, secondo cui “è tempo di una mobilitazione popolare”. Lo spiega Filippo Savarese, portavoce del movimento al microfono di Paolo Ondarza:

    Ddl Cirinnà, primo passo verso rottamazione matrimonio
    R. – Girando per i nostri 50 circoli territoriali abbiamo raccolto la contrarietà di decine di migliaia di persone al Ddl e la volontà di mobilitarsi per difendere la famiglia. Una mobilitazione è necessaria perché tutti sanno che le unioni civili previste dal Ddl Cirinnà non sono altro che il primo passo verso la rottamazione del matrimonio. Nelle stesse intenzioni di chi ha proposto questo disegno di legge, il fine ultimo è la ridefinizione ideologica della famiglia, con lo sradicamento della filiazione dal padre e dalla madre. Le unioni civili sono soltanto un compromesso temporaneo per non impattare immediatamente con il dissenso vastissimo dell’opinione pubblica. In realtà noi già oggi dobbiamo parlare di vero e proprio matrimonio gay.

    Inevitabile una mobilitazione popolare
    D. – Pensate a un nuovo Family day?

    R. – Non c’è alcun dubbio secondo noi che prima o poi una mobilitazione di quella importanza si imporrà nelle cose. Se qualcuno non organizzerà una piazza di due milioni di persone, due milioni di persone si ritroveranno in quella piazza spontaneamente.

    Non c'è niente di più concreto che difendere la famiglia
    D.  – Oggi in Commissione il voto sul testo base del Ddl Cirinnà. A questo punto il provvedimento quale iter seguirà?

    R.  – Si aprirà la fase degli emendamenti in commissione, dopodiché la Commissione stessa voterà in via definitiva il testo che passerà all’aula del Senato dove sarà ridiscusso, votato e poi passerà alla Camera. In una riunione del Partito Democratico recente si dice che lo stesso Matteo Renzi abbia espresso la necessità di sbrigarsi sull’approvazione di questo disegno di legge per potere arrivare alla vigilia delle elezioni regionali che si svolgeranno il 31 maggio, con “qualcosa di sinistra” in mano. Francamente siamo a consigliargli che se ha veramente questa intenzione di sbandierare la rottamazione del matrimonio in faccia agli elettori, ai suoi elettori che riempiono molto spesso i circoli della “Manif pour tous-Italia”, commette un grave errore. Il 41 per cento che prese alle europee non lo prese parlando di questi temi, parlando di matrimoni gay e adozioni gay; lo prese parlando di cose concrete e non c’è niente di più concreto che difendere la famiglia, come lui stesso disse aderendo al Family day del 2007.

    Ddl Crinnà apre a adozioni gay
    D.  – Anche se non lo dichiara esplicitamente il Ddl Cirinnà va ad approvare le adozioni di minori da parte di coppie costituite da persone dello stesso sesso…

    R. – Esattamente. In realtà è un vero e proprio escamotage. Nel testo si dice che un adulto può adottare il figlio del proprio compagno. D’altronde, noi sappiamo che a livello europeo non esistono mezze misure: dire che una coppia omosessuale può adottare un minore già interno alla coppia, ma non un minore esterno è un’ipocrisia. E allora la Corte Europea, se noi in Italia approveremo il Ddl Cirinnà, ci imporrà di riconoscere le adozioni gay in via universale, come già imposto agli altri Paesi dell’Unione Europea.

    in campo altre proposte politiche su Unioni civili
    D. - Va rilevato che oltre al Ddl Cirinnà ci sono altre proposte in campo, l’ultima è quella di Forza Italia presentata proprio nei giorni scorsi…

    R. - Allora, in realtà dentro Forza Italia c’è un grande caos con due proposte. L’ultimo disegno di legge della Carfagna è sul modello del Ddl Cirinnà, con alcune modifiche che riguardano sostanzialmente la questione dell’adozione. Ma anche questo ha un vizio di fondo e cioè che va sulla strada dell’equiparazione dell’unione tra persone dello stesso sesso e la famiglia difesa e tutelata dalla Costituzione. Il testo, invece, al Senato a prima firma Caliendo anch’esso ha problematicità ma si impone più su un discorso privatistico: cioè, sul riconoscere a una persona il diritto di poter condividere con un’altra persona le questioni di vita pratica e quotidiana, le questioni matrimoniali, le questioni legate alla gestione della sanità legate agli immobili.

    La maggioranza dei diritti chiesti dai conviventi oggi sono già riconosciuti
    D. - Questioni che a differenza di quanto erroneamente si creda, sono già riconosciute dalla giurisprudenza italiana in varie sentenze, che il disegno di legge presentato da Maurizio Sacconi del Nuovo Centro Destra collaziona in un testo unico…

    R. - Esattamente va ricordato che la grande maggioranza dei diritti che i conviventi chiedono oggi già sono disponibili per intervento o di leggi specifiche o di sentenze giurisprudenziali. Il disegno di legge, a prima firma Maurizio Sacconi del Nuovo Centro Destra, riunisce questi diritti già oggi esercitabili e li mette in un testo organico e armonico. Le posizioni in Parlamento sono molte, ma non facciamoci nessun tipo di illusione. Oggi vengono votate per la prima volta proposte sul matrimonio gay e oggi contro questo bisogna mobilitarsi.



    Napa, capoluogo dell’omonima valle della California, ha dato i natali, 45 anni fa, a Joseph C. Sciambra, uno dei più noti porno-attori della galassia omosessuale. Oggi però è un ex, pentito e attivissimo sul fronte opposto, un vero apostolo della fede da che, nel 1999 si è convertito, anzi riconvertito al cattolicesimo. 

    di Marco Respinti

    Joseph SciambraNapa, capoluogo dell’omonima valle della California famosa per il buon vino, ha dato i natali, 45 anni fa, a Joseph C. Sciambra, uno dei più noti porno-attori della galassia omosessuale.
    Oggi però è un ex, amaramente pentito e attivissimo sul fronte opposto, un vero apostolo della fede da che, nel 1999, avendo seriamente rischiato la vita, si è convertito, anzi riconvertito al cattolicesimo. 


    Cattolico Sciambra ci è infatti nato, allevato in una solida famiglia 
    cattolica, allievo di scuole cattoliche dall’asilo alle medie, insomma nulla poteva far presagire ciò che sarebbe successo. Apparentemente. Perché segretamente Joseph dubitava di tutto, dalla fede alla vita. A 18 anni, dice oggi raccontandosi a Jim Graves sulle pagine di The Catholic World Report si sentiva completamente disorientato. «La pornografia dà dipendenza, ed è progressiva», spiega lucidamente.
    «La si può paragonare alla droga. Quando cominci ad assumerla, non inizi con l’eroina, ma con l’alcool o con la marijuana. Poi perdi il senso di ciò che stai facendo e passi a droghe più pesanti».
    Uguale con il porno.
    «Cerchi le cose soft. Per la mia generazione era la rivista Playboy». Sciambra la vide in mano al fratello maggiore e poi la ritrovò “normalmente” sfogliabile dal barbiere o nei posti più impensabili. Adesso, dice, c’è Internet, e tutto è più rapido. I video, le cantanti, la pubblicità ammiccano disinvoltamente alla sessualità e instillano nei giovanissimi l’idea che il sesso facile sia bello, desiderabile. Questo «ricodifica il modo in cui gli adolescenti pensano alla sessualità».

    Appena maggiorenne, Joseph lasciò la famiglia e, forse senza nemmeno sapere come, si trovò catapultato dalle ridenti colline delle provincia californiana alla babele di Castro, il torbido e torrido quartiere cuore del mondo Lgbt di una delle città a più altra concentrazione omosessuale del mondo, San Francisco. Un posto, insomma, dove il lunario lo sbarchi solo se sei del giro: Sciambra lo capì sulla propria pelle subito e per 11 anni ne è rimasto schiavo, passando dalle prostitute dei sex club e dei bordelli legali della non lontana Las Vegas al fiele della vita gay e del suo corollario di set pornografici.
    «Quando sono entrato a far parte della cultura omosessuale, ho scoperto che è una società fondata sul porno. Nel mondo gay il porno era il collante che ci teneva uniti».
    Una esistenza, spiega adesso, di mestizia e tristezza, in cui il naturale desiderio umano di essere accolto e amato veniva invece costantemente frustrato da un’agghiacciante realtà quotidiana di miseria. A chi gli ribatte che ciò che gli mancava era solo un rapporto omosessuale stabile, risponde secco: «Nei miei 11 anni di vita gay, e oggi nell’attività di apostolato che svolgo verso quel mondo, non ho mai incontrato una coppia gay felice. Le relazioni sono passeggere, fluttuanti e basate sul rapporto fisico».

    I giorni scorrevano uguali a se stessi, e i giorni diventavano settimane, mesi e anni di una routine sordina e deludente.
    «Molto dei amici morirono di aids, suicidio o droga». Lui stesso era sempre ammalato, avendo nella sua vita contratto tutta la gamma delle malattie veneree. Per colmare il vuoto del cuore si gettò persino nel New Age e da lì approdò a culti neopagani, talvolta addirittura satanisti. Senza fondo. Ma il fondo invece c’era, bastava volerlo, avere la capacità di riconoscerlo, d’invertire la marcia.
    Certo, pressoché impossibile a farsi da soli.
    Ed è stato qui che è entrata in gioco Courage (clicca qui) , l’organizzazione cattolica che ha sede centrale a Norfolk, nel Connecticut, e che privilegia l’apostolato verso chi si sente attratto da persone del proprio sesso. «Il giorno che decisi di mutare vita ero impegnato in un film porno. Mi sentii male e mi trovai in ospedale, sicuro di morire. Ma mi resi conto che la morte mi avrebbe portato all’inferno. E io all’inferno non volevo andarci. Volevo uscire da quella vita».
    Quando ancora faticava a tornare pienamente nella Chiesa, fu persino aiutato da un sacerdote la cui preghiera lo fece «sentire liberato da molteplici influssi demoniaci».

    Con gli amici di Courage Sciambra ha dunque finalmente scoperto un altro se stesso; uno Sciambra vero, che in qualche modo era sopravvissuto.
    Oggi è tornato a casa, vive a Napa e si guadagna modestamente da vivere mandando avanti una piccola libreria cattolica.
    La sua lunga prigionia non l’ha però scordata. «C’è tutta una vita oltre l’essere gay», dice, e per mostrarlo concretamente si è impegnato in una crociata di testimonianza e di apostolato ( forte anche di un’autobiografia, Swallowed by Satan (SOS Publishing/Next Century Publishing, Las Vegas 2013)  per aiutare chi ancora non se ne rende conto a smettere di buttarsi terribilmente via. Sì, se ne può uscire: Joseph Sciambra ne è un’altra, ennesima prova vivente.

       

     



    [Modificato da Caterina63 25/04/2015 09:34]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 19/05/2015 09:52

    Irlanda: interventi dei vescovi per il referendum sul matrimonio




    Campagna per il referendum sul matrimonio - AFP





    19/05/2015 da Radio Vaticana



    A pochi giorni dal referendum del 22 maggio sulla ridefinizione costituzionale del matrimonio in Irlanda, i vescovi del Paese continuano i loro appelli per il no e ad invitare i fedeli a riflettere con attenzione sulle pesanti implicazioni di tale modifica per tutta la società.


    La posta in gioco non è l’uguaglianza dei diritti
    “Il matrimonio non è una costruzione sociale, ma l’unione complementare tra un uomo e una donna, maschio e femmina, radicato nella natura stessa dell’umanità”, sottolinea il primate irlandese, mons. Diarmuid Martin, in alcune riflessioni pastorali proposte ai fedeli durante le Messe celebrate questa domenica nella parrocchie di Dublino. In questo senso, continua, “il cambiamento proposto non è un semplice allargamento dei diritti, ma un cambiamento profondo della filosofia che tiene unita una società e che tocca e riguarda ogni cittadino”.

    La vera uguaglianza riconosce la differenza tra i sessi
    Dello stesso tenore il messaggio diffuso, sempre domenica, nelle parrocchie di Ossory da mons. Seamus Freeman. “La posta in gioco – afferma - non è l’uguaglianza”, come sostengono i fautori del sì, perché “la vera uguaglianza riconosce la differenza”: quella esistente “tra l’unione tra due persone dello stesso sesso e quella tra un uomo e una donna” aperta per sua natura alla vita.  Questo del resto è il senso delle attuali norme dell’articolo 41 della Costituzione irlandese che tutelano l’istituto matrimoniale in quanto fondamento della famiglia.

    Il matrimonio non è una questione privata, ma riguarda tutta la società
    E sulla natura sociale del matrimonio quale unione tra un uomo e una donna si soffermano anche le argomentazioni di mons. Denis Brenan, vescovo di Ferns. “Il matrimonio – ribadisce nel suo messaggio - non è una questione privata. Esso riguarda la società. Di più: nel tempo diventa essa stessa società ed è questo il motivo per cui la Costituzione irlandese gli conferisce un riconoscimento speciale” .

    Due documenti dei vescovi sul significato e l’importanza del matrimonio
    La campagna dei vescovi irlandesi sul referendum del 22 maggio è iniziata lo scorso dicembre con la pubblicazione del documento pastorale “Il significato del matrimonio”, al quale, a marzo, è seguita una dichiarazione diffusa durante la sessione primaverile della Conferenza episcopale e intitolata “Il matrimonio è importante: rifletti prima di cambiarlo”.(L.Z.)







    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 12/10/2015 09:14

    Don Curzio Nitoglia. Il Gender, sua natura, sue origini e scopo. Come difenderci?


     

    IL GENDER:  SUA NATURA, SUE ORIGINI E SUO SCOPO
    Come difenderci da esso?
    *
    Rendi gli uomini mezze donne e le donne mezzi uomini, 
    così governerai facilmente su mezze cose
    ” (Mao Tse-tung).
    *
    Cos’è la teoria del gender?

    La teoria del gender sostiene che maschi e femmine, bambini e bambine, uomini e donne non son sostanzialmente diversi (al di là della differente formazione “estetica” del corpo)[1]. La differenziazione vera ed essenziale, secondo la teoria del gender, smentita dalla retta ragione e dalla scienza medica, non è un prodotto biologico, cromosomico, morfologico della natura (né tanto meno del Creatore), ma deve essere una conquista della cultura progressiva e una scelta del sentimento soggettivo dell’individuo, che aiuteranno ogni singolo ente “neutro” a scegliere, per sempre o solo per un certo tempo, un modo di vita da maschio o da femmina, da uomo o da donna[2].
     
    Il genere naturale, biologico, oggettivo (maschile o femminile) classico (come è stato sin ad ora) sarebbe, secondo la teoria del gender, un’invenzione della famiglia tradizionale, della cultura maschilista, della società retriva anti-progressiva, invenzione che viene imposta con violenza dalle suddette sovrastrutture ai neonati, senza rispettare le loro inclinazioni, i loro sentimenti e le loro scelte soggettive, ma a seconda della costituzione morfologica e biologica dei loro corpi.

    Qual’è l’origine della diversità tra uomo e donna

    Il maschilismo, la religione, la filosofia classica (da Platone alla Scolastica), la famiglia costituita da un uomo una donna e dei figli[3] hanno imposto all’umanità la distinzione tra uomo e donna per poter asservire e sfruttare le donne rendendole diverse dagli uomini e relegandole in casa. Contro queste sovrastrutture retrive e reazionarie bisogna combattere la guerra del gender.

    Che fare per liberarsi della diversità tra uomo e donna?

    Occorre, quindi, liberare l’oppresso (donna) dall’oppressore (uomo) dimostrando che essi non son diversi, ma è la società tradizionale e la sovrastruttura culturale di essa che li hanno resi tali. Occorre perciò una lotta di genere, che rimpiazzi quella di classe del vecchio comunismo marxista oramai superata. Questo è l’ultimo passo della Sovversione nichilistica, la quale partendo in maniera prossima e ravvicinata dal femminismo radicale sessantottino (che mette le donne contro gli uomini, mentre il femminismo classico liberale dell’Ottocento chiedeva solo la parità dei sessi[4]) è arrivata alla teorizzazione dei matrimoni omosessuali e, per ultimo, alla teoria del gender, che  scavalca anche l’omosessualismo, il quale rispetto al gender è una sorta di reperto archeologico[5]. L’etica o filosofia morale naturale insegna che “i genitori, essendo principio di vita dei loro figli, hanno sopra di essi una autorità naturale, che tuttavia non potrà mai essere in contrasto con la legge naturale. Anche la moglie è sottoposta al marito, che per diritto naturale è capo della famiglia (“paterfamilias”) ed ha la Potestà maritale. Ma se gli ordini dei genitori del marito alla moglie fossero contro la legge naturale la moglie non è tenuta ad obbedire. L’uomo ha più doti razionali e fisiche al comando che la donna. Al contrario la donna ha poche attitudini per comandare ad un uomo. Le eccezioni che vi possono essere, sono sempre eccezioni e non possono diventare una norma stabile, ma confermano la regola generale della natura”[6]. Purtroppo la società europea, vittima dell’illuminismo e del liberalismo, ha concesso non solo pari opportunità a marito e a moglie, ma ha reso regola una presunta superiorità della donna e della moglie sull’uomo e sul marito. Così ha sfasciato i matrimoni, le famiglie ed ha indebolito la società civile. Questa è una delle ragioni dell’avanzata dell’islam (che pecca per eccesso affermando la superiorità assoluta dell’uomo sulla donna, ritornando così al paganesimo, il quale considerava la donna unares o una schiava dell’uomo; mentre la modernità pecca per difetto e considera la donna non solo eguale, ma in sé e per sé superiore all’uomo. Nel giusto mezzo di altezza e non di mediocrità stanno la retta ragione e la divina Rivelazione, che insegnano all’uomo ad amare la dona come parte di sé e come Cristo ha amato la Chiesa sino a morire per Lei, ma parimenti invitano la donna ad essere sottomessa al marito non come una schiava, ma come la sua più fedele collaboratrice e il suo complemento naturale[7]).

    Aristotele: uomo = uomo, donna = donna, uomo ≠ donna: legge naturale
    Hegel: uomo = donna, donna = uomo: teoria del gender

    Sembrerebbe pazzesca questa teoria del gender, ma è la logica conseguenza della filosofia moderna, la quale a partire da Cartesio (XVII secolo) ha affermato
     
    1. che è il soggetto, il pensiero a creare la realtà (“cogito ergo sum”); 
    2. che per la dialettica hegeliana (XIX secolo)  tra sì e no non vi è diversità, ma il sì è il no e il no è il sì. Quindi, per la sintesi della sinistra hegeliana, letta marxisticamente, l’uomo è donna e la donna è uomo e perciò bisogna scatenare prima (Ottocento/Novecento) una lotta di classe per arrivare alla dittatura del proletariato e alla società senza classi di individui puramente eguali tra loro poi, secondo il marxismo letto nichilisticamente alla luce di Freud e Nietzsche (XXI secolo), alla lotta di genere, che porti alla società dell’unitariatomorfologico o dell’indifferenziato unisex, che oltrepassa anche la obsoleta teoria della liceità dei matrimoni omosessuali, la quale ritiene - troppo conservatoristicamente - ancora esistente una certa forma reale, oggettiva, biologica tra i vari individui che, pur essendo realmente e oggettivamente maschi o femmine, vogliono sposarsi tra di loro. Invece il gender sostiene 5b) futuristicamente (pur riprendendo l’antichissima teoria  dell’androgino primitivo [8]) che l’uomo è donna e viceversa a seconda del suo sentimento soggettivo.
    San Tommaso d’Aquino aveva scritto otto secoli or sono che la negazione speculativa dei primi principi per sé noti è paragonabile nella pratica alla perdita della sinderesi e all’omosessualità (S. Th., II-II, q. 154, aa. 11-12). Infatti l’omosessualità “ripugna alla retta ragione e all’ordine naturale e fisiologico (v. Rom., I, 26). Ora in tutte le cose la degenerazione più grave è la corruzione dei princìpi, da cui tutto il resto dipende. Ora i princìpi della ragione umana son dati da ciò che è secondo natura, infatti la ragione, presupposto ciò che è determinato dalla natura, dispone il resto in conformità ad essa. Ciò avviene sia in campo speculativo che pratico. Perciò, come nell’ordine speculativo l’errore circa i princìpi per sé noti ed evidenti è il più grave e vergognoso, così nell’ordine pratico agire contro natura è il peccato più grave e più turpe. Ora nella sodomia si trasgredisce ciò che è determinato dalla natura e quindi è il peccato contro la purezza più turpe e grave”. Ecco perché il cartesianismo, il kantismo e l’hegelismo, che errano diametralmente contro la retta ragione, non potevano non portare allo stato attuale della degenerazione non solo teoretica, ma morale e contro-natura.

    Il gender, l’androginismo e il luciferismo

    Androgino in greco significa uomo e donna ossia ermafrodito, che appartiene all’uno e all’altro sesso contemporaneamente. La teoria dell’androgino è di derivazione cabalistica e simboleggia l’unione tra la mascolinità e femminilità insite in ogni Sefirot, ossia le divinità inferiori o semidei, che sono le emanazioni dell’En Sof, la divinità superiore, non sostanzialmente diversa dalle Sefirot. La cabala quindi è politeista[9]. Per Mircea Eliade l’androgino rappresenta il “rovesciamento totale dei valori”[10]. Secondo Jean Libis “l’androgino si trova nelle profondità della psiche e dell’inconscio”[11]. L’androgino è identificato anche con la Pietra Filosofale, che è la gnosi o conoscenza iniziatica perfetta, la quale rivela all’eletto la sua natura ermafrodita o androgina; la Pietra Filosofale non solo tramuta i metalli in oro, ma allunga la vita sino all’eternità, conferisce il potere su tutto il mondo[12]. L’androginia e l’immortalità sono i due attributi principali della divinità[13]. Infatti l’ermafrodito  (figlio di Ermete e Afrodite), che è una variante di androgino, rappresenta l’essere umano (maschio/femmina) talmente forte da dichiarar guerra persino a Dio. Perciò Giove per indebolire l’ermafrodito lo ha diviso in diversi essere maschili e femminili. Quindiper ritrovare la propria forza originaria l’essere umano deve tornare al suo stato ermafrodito o androgino primitivo, che è l’Anima Mundi[14]. Come si vede vi è una forte affinità tra l’ermafroditismo o androginismo e il luciferismo.
     
    In effetti la scienza attuale (di cui il gender è l’ultimo gradino) tende a dare la vita (figli in provetta…) a toglierla (eutanasia) a scegliere il proprio sesso e cambiarlo anche continuamente (gender) come se l’uomo fosse il Creatore (“eritis sicut Dii”). Ma di fronte a certe aberrazioni (Apostasia universale da Dio e dalla sua legge; Torre di Babele per giungere il cielo; Sodoma e Gomorra con omosessualità diffusa) come ha reagito Dio? Con la distruzione della Torre e la confusione delle lingue; con il Diluvio universale e con l’incenerimento di Sodoma. Analogamente avverrà con il mondo contemporaneo, che ha sorpassato e di lunga le iniquità del mondo antico e cerca addirittura di pervertire gli innocenti nell’anima, mentre Erode li uccise solo nel corpo, ma ne fece dei Santi Martiri Innocenti che festeggiamo ancor oggi ogni 28 dicembre.

    Modernità, post-modernità, modernismo e il gender

    Il gender è la conclusione pratica della filosofia contemporanea, nichilistica e post-moderna e della teologia modernista (Marx/Nietzsche/Freud/Scuola di Francoforte/Strutturalismo francese) e della filosofia speculativa moderna idealistica (Cartesio/Kant/Hegel). Essa è l’ultima tappa della Sovversione che vuole depravare i bambini dopo aver, col Sessantotto, distrutto la ragione umana (nichilismo logico), la morale naturale ed oggettiva (nichilismo morale) ed aver tentato di distruggere l’essere finito (la natura, la realtà oggettiva) e di uccidere l’Essere infinito o Dio (nichilismo ontologico). Tutto questo lungo processo è originato e finalizzato “da” e “per” l’odio contro Dio, dal quale deriva l’odio per la natura, l’oggetto reale, l’essere creato, la ragione e la morale.

    Il pericolo attuale: il dialogo americanista sul gender senza l’affermazione della purezza del dogma

    Monsignor Henry Delassus scrive che: «La base, o il minimo denominatore comune, della mistura di religioni, popoli, culture, voluta dall’americanismo, è un moralismo sentimentale o “una vaga morale”» (L’Américanisme et la Conjuration antichrétienne, Lilla-Parigi, Desclée De Brouwer, 1899[15], p. 192) soggettiva ed autonoma kantiana, “indipendente dal dogma, ove ognuno è libero d’interpretarla a modo suo” (p. 130). Essa si è realizzata oggi, tramite l’unione tra teo-conservatori americanisti con il sionismo e alcuni elementi conservatori-liberali del cattolicesimo europeo, chesi uniscono per difendere la vita, l’embrione, contro il materialismo ateo (cosa buona in sé), l’ordine naturale contro il gender, ma a discapito della specificità della purezza del dogma (il che è inaccettabile), della tradizione culturale di ogni nazione e delle differenze etniche[16]. “Il movimento neo-cristiano o americanista, tende a liberarsi dal dogma per fondarsi sulla bellezza dell’etica” (p. 60), “a rimpiazzare la fede con una cultura o una sensibilità di morale autonoma e indipendente, in una vaga religiosità superiore a tutte le altre religioni positive” (p. 76). Secondo la dottrina cattolica, “la fede senza le opere è morta” (s. Giacomo), ma “senza la fede non si può piacere a Dio” (s. Paolo). Quindi non bisogna disprezzare la morale, ma neppure ridurre la religione alla sola moralità, senza tener più conto dell’integrità dogmatica. Monsignor Delassuss si spiega ancor meglio scrivendo che: “Vi è un’intesa tra ebraismo e americanismo, per sostituire la religione cattolica/romana con questa religiosità cristiano/americana, la Chiesa di Pietro con una chiesa ecumenista o mondialista, questa pseudo religione democratica, di cui l’Alleanza Israelita Universale prepara l’avvento” (p. 193). L’americanismo è lo strumento del giudaismo liberale e filantropico/umanitario, il quale ha rimpiazzato la “fede” del giudaismo ortodosso (in un Messia personale e militante, che avrebbe ridato ad Israele il dominio sul mondo), con la “credenza umana” dell’ebraismo liberale (in un “messia idea”, ossia il mondo moderno), “per condurre l’umanità, dolcemente, verso la Nuova Gerusalemme” (p. 195).  Lo spirito del “Mondo Nuovo” o dell’americanismo è caratterizzato (secondo il Delassus) dai princìpi dell’89, che sono “l’indipendenza dell’uomo da ogni potere umano e anche divino” (p. 196), vale a dire i diritti (o il culto) dell’uomo e lo spodestamento di Dio e della sua Chiesa.

    Il Delassus concludendo il suo studio sull’americanismo lo definisce con poche ma efficaci espressioni: “Compromesso con l’incredulità, concessioni all’errore, mutilazione del dogma, attenuazione del soprannaturale e facilismo di ogni specie” (p. 226). Egli propone quindi il rimedio a tanto male: “Evitare lo scoraggiamento, come attitudine di coloro che sanno e conoscono la realtà, ma non hanno il coraggio di reagire [è il male che paralizza molti cattolici oggi]. (…) Dunque mai incrociare le mani, rinunciando alla lotta; anzi occorre impiegarle per la preghiera, la penitenza e l’azione culturale e dottrinale con conseguenze pratiche concrete (…). Occorre essere circospetti per non prestare, neppure involontariamente, aiuto al giudeo-americanismo. Quindi,non predicare il Benessere come fine ultimo, … il successo in questo mondo, … la trasfigurazione del corpo umano, … la preoccupazione disordinata degli interessi umani, … l’abolizione delle barriere tra religioni e culture, la cessazione della polemica per sostituirle l’irenica, l’annacquamento del dogma a favore di una moralità soggettiva, la conciliazione tra lo spirito di Cristo e quello del mondo” (pp. 262-265).

    La grande trappola di Bergoglio

    Attenzione quindi a non cader nella trappola di non parlare più di  modernismo, di Concilio Vaticano II, di Novus Ordo Missae con il pretesto di occuparsi del gender che sarebbe l’unico problema attuale, mentre è l’ultima conclusione pratica 
     
    1. della post-modernità filosofica e 
    2. del modernismo teologico, che hanno trionfato a) col Sessantotto, b) col Concilio Vaticano II e il Novus Ordo Missae. Questa è la tattica attuale della contro-chiesa per distogliere l’attenzione dall’origine filosofico/teologica dei mali pratici che ci affliggono, “camminare assieme” per diventare simili.
    Come e quando è nata la teoria del gender

    Verso gli anni Cinquanta del Novecento uno psicologo americano John Money (1921-2006) introdusse una distinzione rivoluzionaria nel linguaggio filosofico e medico. Il sesso e il genere. Il primo riguarda la morfologia biologica del corpo umano, mentre il secondo riguarda tutto ciò che non è biologico, ma è sentimentale, affettivo, esperimentale[17]. Il primo è un’invenzione mitologica o una “sovrastruttura” delle classi dominanti dell’antichità per asservire le donne. Ora come il marxismo vinse grazie al leninismo, così la teoria psicologica di Money si servì del femminismo sessantottino per scatenare la rivoluzione dell’indifferenziato o dell’unitariato unisex (androgino primitivo)[18].
     
    La teoria marxista, ripresa dalla filosofia hegeliana, della tesi/antitesi/sintesi, prima (Ottocento/primo Novecento) applicata alle classi sociali (borghesia/proletariato/società anarchica senza classi) viene ripresa e applicata nel Sessantotto dalla Scuola di Francoforte e dallo Strutturalismo francese alla famiglia (padre/madre/figli) e all’individuo (uomo/donna/unisex) per giungere prima alla società anarchica senza classi sociali e senza famiglia e poi a quella indifferenziata senza sessi.

    Il gender penetra nella legislazione europea contemporanea

    La “bizzarria” apparente, ma realmente e coerentemente illogica (data la negazione del principio di non  contraddizione su cui si fonda la modernità) del Parlamento Europeo  e dell’Unione Europea (UE) nell’aver sostituito nei documenti ufficiali le parole “padre” e “madre” con “genitore A” e “genitore B” è il frutto della teoria gender. Shakespeare direbbe “c’è tanta logica in questa follia”…  che dai tempi di Lucifero e dell’Eden ha cercato di rifiutare un ordine oggettivo nella natura tra effetto e causa, creatura e Creatore, legge e libertà. “Ogni nuovo errore è vecchio quanto il diavolo” (p. Matteo Liberatore).

    Come si attiva la propaganda del gender?

    La prima caratteristica è quella della discrezione, ossia di non farsi notare[19]. Infatti la teoria del gender è talmente assurda e rivoltante che se il gran pubblico la conoscesse la rifiuterebbe. Quindi occorre diffonderla come un “sottomarino”, una “quinta colonna”, un “cavallo di Troia”, una “setta segreta”[20] che non vuol apparire quel che è in realtà per ingannare la percezione umana e passare inosservata[21]. Perciò nostro compito è di farla conoscere al pubblico, specialmente ai genitori i cui figlioletti da 0 a 6 anni saranno presto indottrinati (e spinti alla pratica di depravazioni sessuali anche contro-natura) con lezioni scolastiche obbligatorie sulla teoria del gender, camuffata sotto titolo di “educazione sessuale”.
    Essa è diffusa
    1. dal basso ossia dalla stampa creando pian piano una nuova mentalità senza dar nell’occhio e attrarre a sé l’opinione pubblica;
    2. dall’alto, ossia dalla legislazione locale, nazionale ed europea.
    La diffusione dal basso avviene in maniera dolce, nascosta. Si può dire che la moda vestiaria “unisex” delle “robe di kappa” dei primi anni Settanta (le reclame, i poster, le musiche pop, i rotocalchi rosa, la televisione, il cinematografo) preparavano inavvertitamente lo scatenamento della rivoluzione dell’unitariato o indifferenziato sessuale neutro. Anche la terminologia è molto importante[22]: il rifiuto anche a livello accademico e professorale del concetto di “reale”, “oggettivo”, “natura” esprime il disegno di cambiare e annichilire l’essere, la ragione e la morale tradizionale, definiti dalla nuova cultura post-moderna “pre-giudizi” e “stereotipi” che limitano la libertà dell’individuo.
     
    Lo stesso termine gender o genere è assai più sfumato di sesso biologico oggettivo e reale maschile/femminile. Il genere (secondo Aristotele) deve essere differenziato dalla differenza specifica. L’animale è il genere, mentre la specie, animale razionale (uomo) o animale bruto (bestia), è data dalla differenza specifica: razionale/irrazionale (uomo/bestia). Dunque gender va meglio di sesso poiché è più indeterminato e non distingue maschio da femmina, ma lascia aperta la porta alla differenziazione che verrà non più dalla natura, ma dalla scelta emotiva del soggetto neutro e porterà a nuove forme di “famiglia” (omosessuale).
     
    Bisogna, tuttavia, dire le cose “genericamente”, ossia senza attirare l’attenzione, senza essere espliciti, preparando così la sensibilità dei genitori ad accettare la nuova teoria del gender quando alla fine sarà spiegata loro esplicitamente. Infatti una bugia detta una volta è solo una bugia, ma ripetuta milioni di volte diventa una verità apparente. Se di fronte all’errore non si insorge (come fecero i sette fratelli Maccabei) si finisce pian piano per accettarlo (come fece la maggior parte del popolo d’Israele), prima implicitamente e poi esplicitamente. L’uomo moderno ha perso la capacità di indignarsi di fronte all’errore, alla menzogna e alla degenerazione.
     
    Nelle scuole per far passare la teoria gender senza allarmare i genitori si usa il termine “educazione sessuale”. Se si deve parlare di “neutri”, ossia né maschi né femmine che sceglieranno di essere l’uno o l’altro o entrambe le cose a seconda del sentimento soggettivo di un dato momento (che può cambiare in un tempo posteriore[23]) si usa l’asterisco (*) . Quindi attenzione alla sigla «conferenza su “i *”», essa significa conferenza su “i neutri”, che sceglieranno il loro sesso indipendentemente da quello biologico. Poi pian piano (come è avvenuto a Venezia l’anno scorso) si porgeranno dei libretti ai bambini dell’asilo e delle elementari in cui si narra di famiglie formate da due papà con un figlio, o due mamme con una figlia (cfr. Il fatto Quotidiano, 7 febbraio 2014). Inoltre a Trieste si è imposto ai bambini dell’asilo infantile di 4/5 anni il giuoco del dottore, mascherato sotto il titolo “sensibilizzazione della violenza sulle donne” (cfr. La Nuova Bussola Quotidiana, 2 marzo 2015). In realtà i bambini hanno esplorato i corpi e le parti intime degli altri bambini/bambine  e viceversa per poter costatare che i corpi e gli organi genitali dei maschi e delle femminucce funzionano allo stesso modo (?). San Tommaso direbbe “sed aliter et aliter”. Anche qui si tratta solo l’aspetto generico (umano) e non specifico (maschile/femminile) del corpo. Quindi i genitali dell’essere umano sono genericamente simili (finalizzati alla riproduzione), ma in maniera diversa a seconda del sesso maschile e femminile. Diversità che il gender non ammette. Infine a Milano nel febbraio 2014 una mamma che doveva iscrivere suo figlio alla scuola materna ha ricevuto un modulo prestampato in cui al posto di “padre/madre”  si trova il termine “genitore 1/ genitore 2” (cfr. Il Giornale, 3 febbraio 2104).

    La legislazione sul gender in Europa e in Italia

    Partendo dall’UE si arriva alla legislazione della perversione morale dei bambini anche in Italia. Le tappe principali pro gender sono:
     
    1. il Documento del marzo 2010 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa
    2. il Documento dell’Ufficio Regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del settembre 2010; 
    3. il Documento dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (“UNAR”) del 20 novembre 2012; 
    4. il Documento del Gruppo Nazionale di Lavoro “LGTB” (“Lesbiche /Gay /Transessuali /Bisessuali”) dell’aprile 2013[24]; 
    5. il Documento Linee d’intervento nella scuola del Ministero dell’Istruzione del 7 ottobre 2013; 
    6. il Decreto 104 art. 16 approvato dal Parlamento italiano il 12 novembre 2013[25]; 
    7. il Documento Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone “Lesbiche/Gay/Transessuali/Bisessuali”; 
    8. i tre libretti per la scuola elementare e media sul gender intitolati Educare alla diversità a scuola pubblicati nel febbraio 2014 dall’Istituto Beck di Roma; 
    9. il Disegno Legge Scalfarotto (deputato PD) del settembre 2013[26]; 
    10. il Disegno di Legge n. 1680 Valeria Fedeli (senatrice del PD) del novembre 2014[27].
    In Italia, quindi, siamo arrivati all’imposizione, per legge, della violenza psicologico/educativa, in materia sessuale, ai bambini dai 4 anni sino ai 15.
    Infatti anche in Italia è d’obbligo scolastico un manuale di “educazione” (o meglio di perversione) sessuale a partire dall’asilo, ossia dai 4 (quattro) anni sino ai 15. In  breve è la pedofilia resa obbligatoria per legge nelle scuole a partire dall’asilo infantile.
     
    Il documento per “l’Educazione Sessuale in Europa” è stato redatto durante tutto il corso del 2010. Esso consta di una cinquantina di pagine, è stato realizzato dal “Centro Federale per l’Educazione alla Salute”  di Colonia in Germania e diretto dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) a cura di una ventina di esperti.
     
    Dopo quattro anni a partire dalla stesura il manuale inizia purtroppo ad essere diffuso in 53 Paesi. L’edizione italiana è stata finanziata dalla “Federazione Italiana di Sessuologia Clinica”[28]. Il manuale riguarda sei fasce d’età:
    1. 1a. da 0 (zero) a 4 anni: si spiega la masturbazione solitaria e con altri, anche dello stesso sesso;
    2. 2a. da 4 a 6 anni: s’insegna l’accettazione dell’omosessualità come conforme alla natura; 
    3. 3a. da 6 a 9 anni: si spiegano i vari mezzi di contraccezione; 
    4. 4a. dai 9 ai 12 anni: si spiega come utilizzare correttamente profilattici, spirali e pillole contraccettive anche abortive; 
    5. 5a. dai 12 ai 15 anni: si spiega come interrompere le gravidanze non desiderate (aborto); 
    6. 6a. dopo i 15 anni: s’insegna che l’aborto è un diritto dell’adolescente, la quale  deve emanciparsi dalla famiglia.
    Questo significa voler imporre, per legge, la depravazione e la corruzione anche dei minori e dei neonati (da zero a quattro anni). Ora un bambino di soli 4 anni non è capace di discernere e di volere liberamente il bene o il male. Dunque l’insegnamento teorico/pratico della  masturbazione solitaria o in compagnia di altri anche dello stesso sesso è una violenza psicologico/pratica dalla quale il bimbo quattrenne non può difendersi. Quindi si tratta di vera e propria pedofilia legalizzata e resa obbligatoria sotto forma di “educazione” sessuale.
     
    Perciò si deve ricorrere ad azioni legali contro tale tirannide, che vorrebbe legalizzare il peccato di pedofilia mediante l’insegnamento obbligatorio del suddetto manuale di educazione sessuale a partire dall’asilo, ossia dai 4 (quattro) anni.

     “Non sono leggi, ma corruzione della legge”

    Anche in Italia, molte associazioni di difesa del Diritto naturale si stanno organizzando per promuovere raccolte di firme, conferenze ed azioni legali contro tale abominazione, che “non è legge, ma corruzione di legge poiché è contraria alla Legge naturale e dunque anche alla sana ragione” (cfr. S. Tommaso d’Aquino, S. Th., I-II, q. 95, a. 2). Infatti “quando la legge umana comanda atti contrari alla retta ragione, alla Legge naturale e divina, occorre disobbedire agli uomini per obbedire a Dio. In questo caso non obbedire è bello e giusto” (Leone XIII, EnciclicaLibertas, 20 giugno 1888). Quindi prendiamo parte attiva alla campagna contro questa mostruosità diabolica.
     
    Non scoraggiamoci, ma battiamoci con tutti i mezzi legali a nostra disposizione. Se i mezzi legali non dovessero bastare e si arrivasse ad una imposizione della corruzione dell’infanzia allora comeextrema ratio la Chiesa insegna che si può resistere anche con la forza per legittima difesa.

    Se la teoria gender diventa “legge” e viene imposta brutalmente cosa bisogna fare?

    S. Tommaso nel De regimine principum insegna che “se appartiene di diritto alla moltitudine di darsi un capo, essa può, senza ingiustizia condannare il Principe a disparire, o può mettere freno al suo potere se ne usa tirannicamente”[30]. Tuttavia per l’Angelico «anche se alcuni insegnano essere lecita l’uccisione del tiranno per mano di un qualsiasi privato [...] è pericolosissimo permettere l’uccisione privata del tiranno, perché i malvagi si riterrebbero autorizzati a uccidere i re non tiranni, severi difensori della giustizia [...] contro i tiranni eccessivi e insopportabili si può agire solo in virtù di una pubblica autorità»[31].
     
    Il problema del tirannicidio è stato trattato sino ai nostri giorni. Nel XIX sec. da Leone XIII, nel XX sec. da Pio XI e nel sec. XXI da vari teologi o storici qualificati. Leone XIII, nell’EnciclicaDiuturnum illud del 1881, insegna che quando l’ordine del principe è contrario al diritto naturale e divino, “obbedire sarebbe criminale”. Pio XI, nell’Enciclica Firmissimam constantiam del 1937, ricorda all’Episcopato messicano che se i poteri costituiti ²attaccano apertamente la giustizia […], non si vede nessuna ragione di rimproverare i cittadini, che si uniscono per la loro difesa e a salvaguardia della nazione”.
     
    Il Padre domenicano Reginaldo Pizzorni, recentemente scomparso, scrive: “Quando la legge ingiusta cerca di imporsi con la violenza e con la forza, è lecito ai cittadini organizzarsi e armarsi, opporre la forza alla forza”[32] e continua: “il diritto di resistenza è generalmente ammesso, e, da S. Tommaso in poi, salvo rare eccezioni, è stato ammesso anche da tutti i teologi come ultima ratio, come ultimo ed estremo rimedio, quando tutti gli altri mezzi previsti non sono possibili o si sono dimostrati insufficienti”.
     
    “Il cristiano non deve sempre tirarsi indietro, far la parte del moderato, del perennemente condannato alla perplessità, all’astensione e all’impotenza, lasciando così praticamente le fila del movimento della storia in mano a coloro che sono meno dotati di scrupoli; il cristiano, quindi, non deve rifiutare di usare la forza giusta, quando sia necessario in modo assoluto”.
    d. Curzio Nitoglia
    8 ottobre 2015
    _______________________________
    1. G. Amato, Gender (d)Iistruzione, Verona, Fede & Cultura, 2015; Id. Omofobia o eterofobia? Perché opporsi a una legge ingiusta e liberticida,  Verona, Fede & Cultura, 2014; G. Carbone,Gender, Bologna, ESD, 2015; T. Anatrella, Le teoria del gender e l’origine dell’omosessualità, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2014; P. Marguerite, Il gender. Una questione politica e culturale, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2014; H. Watt, Paper Genders. Il mito del cambiamento di sesso, Milano, SugarCo, 2013; J. Colapinto, Bruce, Brenda e David. Il ragazzo che fu cresciuto  come una ragazza, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2014. Esistono anche molte videoconferenze sul gender sul sito web www.notizieprovita.it;  su face book www.NotizieProVita; molto interessanti quelle dell’avvocato Gianfranco Amato che si trovano sul suo  sito
     https://www.facebook.com/AvvocatoGianfrancoAmatoFanpage .
    2. Teoria fantascientifica smentita, oltre che dal buon senso, dalla medicina e dalla neurologica moderne, secondo le quali gli ormoni, i cromosomi, gli organi genitali e i cervelli di maschi e di femmine sono diversi sin dalle prime settimane del concepimento del feto, diversità constatabili con apparecchi tomografici appropriati e mostrate ai genitori (e al pubblico) tramite immagini trasposte in dvd che tutti possono vedere. Cfr. B. Louann, Il cervello dei maschi, Milano, Rizzoli, 2010; Id., Il cervello delle donne, Milano, Rizzoli, 2011. Aristotele scriveva a proposito di coloro che negano l’evidenza: “Eraclito dice di negare il principio di non contraddizione, ma allora perché va a Megara e non se ne sta tranquillo a casa pensando di camminare? E perché non si getta nel pozzo, ma si guarda bene dal farlo proprio come se pensasse che cadere non è lo stesso che non cadere?” (Metafisica, IV, 4, 1008 b). Onde “lo scettico coerente dovrebbe chiudersi nel mutismo assoluto, perché parlare vuol dire avere ed esprimere certezze. Quindi Cratilo finì col tacere e muoveva solamente il dito” (Aristotele, Metafisica, IV, 5, 1010 a). In breve ogni uomo fuori della discussione filosofica è immancabilmente realista e per l’idealista nell’atto di filosofare vale sempre ciò che scriveva Aristotele riguardo ai sofisti del suo tempo: “non si crede a tutto ciò che si dice” (Metafisica, IV, 3, 1005 b). Infatti lo scettico Pirrone “per coerenza si sforzava di non badare ai precipizi, ma, assalito da un cane, si impaurì, ben distinguendo un cane da un agnello” (Diogene Laerzio, Raccolta delle vite e delle dottrine dei filosofi, IX, 2). Ed Aristotele concludeva: “È ridicolo andare in cerca di ragioni contro chi, rifiutando il valore della ragione, non vuol ragionare” (Aristotele, Metafisica, IV, 4).
    3. Cfr. L. Bertocchi, Dio & Famiglia. Analisi di una dissoluzione, Verona, Fede & Cultura, 2012.
    4. Il femminismo radicale contemporaneo è una caricatura palese ed apre le porte in maniera prossima all’omosessualismo, mettendo l’uomo contro la donna e viceversa, mentre essi sono complementari. Tuttavia anche il femminismo classico o moderato del XIX secolo è una degenerazione della retta filosofia aristotelico/tomistica e della divina Rivelazione (dalla Genesi a S. Paolo) su rapporti che intercorrono tra uomo e donna nella famiglia e nella città. Aristotele (Politica, I, 5, 1254 b 13-14), da un punto di vista puramente naturale e razionale, insegna che come l’anima per natura comanda sul corpo (la forma sulla materia, l’atto sulla potenza, l’essere sull’essenza, l’intelletto e la volontà sulla conoscenza e sull’appetito sensibile) così nell’uomo la ragione è più sviluppata che la sensibilità e l’istinto, i quali invece sono molto acuti nelle donne. Dunque “l’uomo per  natura è migliore della donna [fatte le debite eccezioni che confermano la regola, ndr]. Perciò l’uomo è più atto a comandare e la donna alla obbedienza”. San Tommaso d’Aquino, unendo ragione a Rivelazione, sublima Aristotele e spiega che «nell’Ecclesiastico (XVI, 5) si legge: “Dio creò da Adamo un aiuto consimile a lui”, cioè la donna. Ma ciò deve spingere l’uomo ad amare maggiormente la donna - sapendo che è uscita da lui - a rimanerle unito indissolubilmente”. Inoltre Aristotele (VIII Etic., 12, 7) spiega che “l’uomo e la donna a differenza degli animali non si uniscono solo per la riproduzione, ma per la vita domestica, nella quale entrambi hanno delle funzioni, ma distinte e in esse l’uomo è capo”. Infine spiritualmente San Paolo spiega che “come la Chiesa trae origine da Cristo, così la donna dall’uomo” (Efes., V, 32)» (S. Th., I, q. 92, a. 2, arg. 1). Inoltre la femmina  è imperfetta “rispetto al maschio ed è perciò che nell’Antico Testamento si offrivano in sacrificio solo animali maschi e non femmine” (S. Th., I-II, q. 102, a. 3, ad 9). Infine la donna «in conseguenza della complessione femminea è fisicamente e moralmente più debole dell’uomo [fatte le dovute eccezioni che confermano la regola, ndr]. La donna, avendo un corpo più debole di quello dell’uomo, normalmente, ma non sempre, aderisce debolmente alle cose che fa. Ma in casi rari avviene il contrario come è rivelato nei Proverbi (XXXI, 10): “una donna forte chi sarà fortunato e la troverà?”. Inoltre Aristotele (Etic., VII, 5, 4) insegna che le donne non hanno fermezza di giudizio, sebbene in alcune avvenga il contrario, e spesso si lasciano guidare seguendo la passione» (S. Th., II-II, q. 156, a. 1, ad 1). Purtroppo il femminismo classico e moderato ha introdotto l’anarchia nella famiglia, con la parità tra moglie e marito, che ha distrutto l’unità del governo domestico ed ha messo la donna in occasione di entrare in conflitto col marito a scapito della buona educazione e della serenità dei figli.  
    5. Riguardo all’omosessualità bisogna evitare due errori per eccesso e per difetto. 1°) L’errore per difetto consiste nel ritenerla normale e quindi nel propagandarla; 2°) l’errore per eccesso la ritiene solo una malattia (non un peccato o un vizio) e come tale la vorrebbe curare soltanto con metodi medici e psicoterapeutici, spingendo fortemente l’omosessuale a cambiare orientamento sessuale e a passare all’eterosessualità. Ora 3°) la morale naturale e cattolica insegna che l’omosessualità è un peccato e come tale va sanato con mezzi soprannaturali (confessione, comunione, preghiera, direzione spirituale, astinenza…). Si può ricorrere all’aiuto di un medico cattolico o naturalmente non deviato ideologicamente. Occorre far attenzione, però, a spingere persone fortemente e sostanzialmente omosessuali al passaggio alla eterosessualità poiché essendo e sentendosi omosessuali il matrimonio con l’altro sesso fallirebbe quasi certamente. Vi possono essere cause psicologiche dell’omosessualità (madre possessiva, padre assente, violenze subite nell’infanzia, disturbi mentali che portano ad una sessualità deviata e, viceversa, una sessualità deviata conduce immancabilmente a distorsioni mentali…), le quali possono essere lenite, ma ciò non significa che con la sola medicina l’omosessuale cessi di essere tale e diventi eterosessuale. Infatti l’omosessualità radicata è una “seconda natura”, che non si cambia soltanto con mezzi puramente naturali. Inoltre bisogna tener fermo che l’atto omosessuale è un peccato grave e contro-natura da combattere soprattutto e definitivamente con l’ascesi soprannaturale. In certi casi molto radicati di omosessualità l’astinenza accompagnata dalla frequenza dei sacramenti è più raccomandabile del matrimonio eterosessuale, che in tipologie estreme sarebbe fallimentare. Così pure occorre tener fermo l’insegnamento della Chiesa, la quale ritiene l’omosessualità un impedimento all’Ordine sacro. Quindi bisogna sconsigliare a persone radicatamente omosessuali l’ingresso in religione e soprattutto l’accesso al sacerdozio, che li esporrebbe - con il  ministero della confessione e della direzione spirituale - a pericoli di cadute ancor più dolorose dato lo stato di vita  in cui sono entrate. Cfr. W. Lenz, Turbe da cause genetiche del differenziamento embrionale del sesso, in “Rassegna mensile di medicina tedesca”, luglio 1960; G. Sbragia, Determinazione e differenziazione del sesso, in “Brevia”, n. 1-4, 1963; L. Palmieri, Diagnosi prenatale del sesso mediante lo studio cromosomico, in “La Riforma medica”, 6. VI. 1964; W. Tobin, Homosexuality and marriage, Roma, 1964; N. Pende, La ghiandola pineale, in “Relazioni clinico scientifiche”, n. 71, 1961; A. Arrighini, De homosexualitate hominum et foeminarum, de morbo, de causiis, de remediis,  Napoli, 1949; A. Boschi, La Castità nei candidati al Sacerdozio, Torino, Marietti, 1957, tr. francese, Lyon, Vitte, 1959; Id., Il libri della purezza, Torino, Marietti, 1948; Id.,  Problemi morali del Matrimonio, Torino, Marietti, 1943.
    6. P. Carosi, Corso di filosofia,vol. VII - Etica , Roma, Paoline, 1960, p. 258.
    7. Pio XI nell’Enciclica Casti connubi del 1931 ha insegnato che “l’uomo è il capo e il cervello della famiglia, la donna ne rappresenta il cuore”. Infatti è proprio della donna l’istinto materno ed amorevole verso il marito ed i figli, mentre è proprio dell’uomo lavorare, mantenere moglie e figli e far rispettare l’ordine in casa. Il guaio è quando si vuol ragionare col cuore ed amare col cervello. 1°) Il femminismo moderato ha portato la collegialità o la democrazia e in casa ed ha rovinato la famiglia sprofondandola nel caos e nell’anarchia. Infatti ha invertito i ruoli dell’intelletto e della volontà, dando al cuore (o alla donna) la direzione della famiglia, che invece spetta al marito (ossia al capo o al cervello). Non si può conoscere con la volontà a volere con l’intelletto. Ora come un singolo uomo che volesse conoscere con la volontà sarebbe cieco mentre se volesse volere con l’intelletto sarebbe del tutto impotente a muoversi, così una famiglia sarebbe cieca e impotente se invertisse i ruoli tra marito e moglie o tra cuore e cervello. 2°) Il femminismo radicale mettendo l’uomo contro la donna non fa nascere più famiglie e produce aborti, unioni omosessuali, gender e movimenti “L/G/T/B”,  distrugge la famiglia e l’individuo, mettendo l’intelletto contro la volontà e viceversa. Infine bisogna dire (senza paura di essere accusati di maschilismo o di autoritarismo antiquato e sorpassato) che in campo sociale/economico il femminismo moderato - avendo tolto la donna dalla casa ed avendola “spostata” nel campo del lavoro - ha portato lo scompiglio nella società civile, producendo una forte disoccupazione degli uomini, lasciando i figli in balìa di se stessi, le donne in compagnia costante dei colleghi ed abitualmente lontane dal marito favorendo, così, il divorzio come “istituzione (in)stabile” della modernità, che rimpiazza la famiglia tradizionale. Infine in campo religioso valgono sempre le parole di S. Paolo: “foeminae in Ecclesia taceant”.
    8. L. Troisi, Dizionario della Kabbalah, Foggia, Bastogi, 1998, voce Androgino, p. 40.
    9. Cfr. G. Scholem, Le origini della Kabbalà, Bologna, Il Mulino, 1973; Id., La Kabbalah e il suo simbolismo, Torino, Einaudi, 1980.
    10. Cfr. M. Eliade, Arti del Metallo e Alchimia, Torino, Boringhieri, 1980.
    11. Cfr. J. Libis, L’Androgino e il notturno, Genova, ECIG, 1991; Id., Le Mythe de l’Androgyne, Paris, Berg International, 1980.
    12. Cfr. M. Eliade, Mefistofele e l’Androgino, Roma, 1969; R. Alleau, Aspetti dell’Alchimia tradizionale, Roma, Atanòr, 1989; S. Sauveron, Le créateur androgyne, Il Cairo, M. Mariette, 1961.
    13. Cfr. A. Schwarz, L’immaginazione alchemica, Milano, La Salamandra, 1979.
    14. Cfr. C. G. Jung, Psicologia e Alchimia, Torino, Boringhieri, 1983;  L. Troisi, Dizionario dell’Alchimia, Foggia, Bastogi, 1997.
    15. Il libro sarà pubblicato dalle Edizioni Effedieffe di Proceno (VT) entro qualche mese. Raccomando lo studio di questo vero e proprio capolavoro ad ogni persona che voglia capire ciò che sta succedendo attualmente, quali sono le sue origini ed il suo fine.
    16. Le quali, se non vanno esagerate con la teoria della difesa della razza pura, che non esiste; non debbono neppure essere distrutte con l’offesa della razza in senso lato o del popolo, che ha una sua peculiarità di lingua, cultura, mentalità e religione.
    17. Modernismo e gender: è facile notare (da un punto di vista teoretico) la filiazione della teoria gender dalla dottrina del sentimento e dell’esperienza soggettiva religiosa del modernismo (condannato da S. Pio X, Enciclica Pascendi, 8 settembre 1907) e del neomodernismo (condannato da Pio XII, Enciclica Humani generis, 12 agosto 1950).  Inoltre (da un punto di vista etico) l’errore principale, che sta alla  base della morale soggettivista e relativista detta “della situazione”, risiede nella teologia modernistica, la quale sostituisce l’io pensante alla realtà oggettiva ed annulla la libertà umana ed il valore delle opere buone oggettive e reali per rimpiazzarle col sentimento morale soggettivistico dell’uomo, che si trova a vivere ed agire in una particolare situazione. La conclusione pratica della morale neomodernistica  è che, nelle situazioni particolari e concrete in cui l’uomo si trova a vivere, la situazione soggettiva ha il primato sulla legge morale e diventa, così, la regola dell’agire etico dell’uomo. È la situazione soggettiva che rimpiazza la legge e la morale oggettiva. Perciò se una persona si “sente” donna anche se è nata biologicamente uomo può decidere di cambiar sesso poiché quel che conta è il primato del sentimento soggettivistico. Attenzione quindi a non cader nella trappola di non parlare più di  modernismo, di Concilio Vaticano II, di Novus Ordo Missae con il pretesto di occuparsi del gender che sarebbe l’unico problema attuale, mentre è l’ultima conclusione pratica 1°) della post-modernità filosofica e 2°) del modernismo teologico, che hanno trionfato I) col Sessantotto, II) col Concilio Vaticano II e il Novus Ordo Missae. Questa è la tattica attuale della contro-chiesa per distogliere americanisticamente l’attenzione dall’origine filosofico/teologica dei mali pratici che ci affliggono.
    18. Cfr. R. Marchesini, E vissero felici e contenti. Manuale di sopravvivenza per fidanzati e giovani sposi, Milano, SugarCo, 2015.
    19. Anche qui come non notare l’analogia del gender col modernismo, con la massoneria e con l’esoterismo o occultismo.
    20. S. Pio X ha definito il modernismo “coetus clandestinum” ossia “setta segreta” nel motu prorioSacrorum Antistitum, 1° settembre 1910.
    21. Cfr. O’Leary Dale, Maschi o femmine? La guerra del genere, Soveria Manelli (CZ), Rubettino, 2006.
    22. Le parole esprimono le idee che rappresentano logicamente la realtà. Quindi cambiando la terminologia si cambia la rappresentazione logica della realtà e implicitamente la realtà stessa, che viene conosciuta diversamente da come è oggettivamente. Kant ha per primo rivoluzionato a 180° la terminologia tradizionale aristotelico/tomistica. Dal veleno del kantismo (cfr. G. Mattiussi, Il veleno kantiano, Monza, 1907) è partita la sovversione attuale che ha rivoluzionato la famiglia, l’individuo nella sua psiche e l’essere umano trans-formato nella sua natura biologica oggettiva. Mao Tse-tung diceva: “rendi gli uomini mezze donne e le donne mezzi uomini, così governerai facilmente su mezze cose”.
    23. In Usa vi è stato almeno un caso di un uomo  che si è fatto operare per diventare “donna” e poi si è fatto rioperare per ridiventare ciò che era secondo natura, ossia un uomo… mala tempora currunt
    24 Al quale “Lesbiche/Gay/Transessuali/Bisessuali” viene assegnata la formazione degli insegnanti circa l’educazione sessuale alla teoria del gender.
    25. Che finanzia con 10 milioni di euro la formazione degli insegnanti sul gender per spiegarlo nelle scuole.
    26. Che introduce nella legislazione italiana i moventi di omofobia e trans-fobia come aggravanti di un atto illegale.
    27 Per l’introduzione dell’educazione gender nelle scuole e nell’università.
    28. Il testo integrale può essere scaricato sul sito web www.fissonline.it/pdf/STANDAROMS.pdf
    29. Raccomando di sottoscrivere tutte le azioni legali e culturali contro tale legge promosse dal sito: www.operadellavita.it / indirizzo: operadellavita@operadellavita.it e siti affini (www.coordinamentofamiglietrentine.it; www.gwnblog.lanuovabq.it; www.lamanifpourtous.it; www.libertaepersona.org; www.notizieprovita.it).
    30. De regimine principum, lib. I , cap. 6.
    31. C. Giacon, La seconda scolastica. I grandi commentatori di S. Tommaso, Milano, Bocca, 1944, pag. 98.
    32. Diritto naturale e diritto positivo in S. Tommaso, Bologna, ESD, 2000.,  p. 360.
    33. Ibidem, p. 361.
    34. Ibidem, p. 369.
     


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 16/10/2015 17:01

    «Io, cresciuta con un padre transessuale, vi chiedo di non approvare le nozze gay»


    Aprile 11, 2015 Benedetta Frigerio


    Denise Shick ha raccontato la sua storia terribile alla Corte Suprema americana: «Mio padre fu infelice fino alla morte, anche vestito da donna, e con lui tutti noi»



     


     

     


    Denise-ShickDenise Shick (foto a fianco) è cresciuta negli Stati Uniti con un padre “transgender” e il 24 marzo ha raccontatoalla Corte Suprema americana «l’ossessione di mio padre transessuale» e la «sua infelicità anche quando ha ottenuto ciò che pensava di desiderare». Shick è stata chiamata a raccontare la sua storia ai giudici federali e si è opposta alla legalizzazione dei matrimoni tra persone omosessuali.


    «MIO PADRE NON ERA FELICE». Shick ha ricordato quando all’età di 9 anni si sentì dire da suo padre che voleva diventare una donna e di quanto «i desideri sessuali di mio padre e i suoi comportamenti fossero più che disorientanti». L’uomo, che cominciò a vestirsi e comportarsi da femmina, sua figlia lo ricorda come «un miserabile che voleva che tutti intorno a lui condividessero la sua miseria. Non ricordo un giorno in cui mi sembrò felice o che sorridesse. Risa e gioia semplicemente non facevano parte della sua vita». Come tante persone transessuali, suo padre aveva molti problemi, tra cui l’alcolismo, per cui quando era ubriaco «veniva con la sua cintura nera e spessa» e «dopo le frustrate non sapevo bene che cosa mi facesse più male, se i lividi sulla mia schiena o vederlo e sentire le sue risate maniacali dopo che aveva picchiato i suoi figli». Fu solo più tardi che «gli abusi diventarono psicologici», quando «mio padre mi disse che voleva diventare una donna». Ai giudici Shick ha ricordato la sensazione «di rigetto e di abbandono» e il desiderio «naturale» di un padre e di «un rapporto tra un vero padre e una vera madre». Ma lui sembrava non comprendere questi desideri. Ma ci fu anche un’altra cosa «che mi confuse ancora di più». Il padre le disse che ogni volta che lo avesse visto con le gambe accavallate, «saprai che in quel momento mi sto sentendo una donna». Pensiero che riaffiorava alla mente di Shick tutte le volte che vedeva un uomo in quella posizione, perché «parole come quelle non abbandonano la memoria di un bambino e hanno un impatto sulla sua vita».


    ABUSI E VIOLENZE. Quando Shick divenne adolescente il padre, invidioso del suo corpo, cominciò a palpeggiarla e più il tempo passava «più l’ossessione di mio padre nel comprare vestiti femminili cresceva» e «lentamente cominciai a capire che stava distruggendo il mio desiderio di essere una donna». Il desiderio «ossessivo compulsivo» lo portò a rubarle i vestiti, dopo aver speso tutti i risparmi di famiglia in trucchi e abiti. Così, «nonostante la mia volontà iniziale di spezzare il ciclo di abusi, la depravazione ebbe i suoi effetti. Da adolescente cominciai a bere» e «scoprendo un profondo desiderio di amore maschile e di attenzioni che non avevo ricevuto da mio padre, cominciai a flirtare con quelli da cui volevo attenzioni e alla fine delle scuole medie avevo 13 fidanzatini». Alla fine, fra alcol e uomini, «raggiunsi un punto in cui contemplai il suicidio». A salvare la ragazza fu la frequentazione della casa di un amico, che poi diventerà suo marito e da cui imparò cosa fosse una famiglia e chi fosse un padre.


    «NON VOGLIO DUE MAMME». Il peggio sembrava superato, eppure, persino il giorno delle nozze, mentre Shick stava per raggiungere l’altare, «mio padre mi disse che voleva essere al mio posto (…), per sopravvivere feci finta di non sentire (…). Mi rubò il mio “giorno speciale” accentrando tutto su di lui e sul suo desiderio egoista». Eppure, dopo tutta questa vicenda, Shick è stata spesso «accusata di essere insensibile e irrispettosa dei desideri di mio padre», perché «non volevo due mamme. Ho sempre voluto una mamma e un papà. Un papà che mi insegnasse a ballare. Un papà che mi spiegasse che cosa cercare nel mio futuro marito». Ma «la mia brama per un padre non era egoista, era semplicemente il bisogno di ogni bambino». Quando la donna ebbe figli decise quindi di allontanarsi dal padre per la loro sicurezza, mentre lui «lasciò mia madre per soddisfare pienamente il “suo sogno di vita” come donna e avere relazioni con altri uomini», finché «trent’anni più tardi mia madre mi disse che mio padre stava morendo». Shick ha quindi spiegato ai giudici che per i sei mesi successivi, prima del decesso, «ebbi modo di parlare con lui e come adulta di provare a comprendere la sua pena attraverso gli occhi della compassione e dell’amore», perché «nonostante tutto restava mio padre» e «io lo amo». Ma «l’ironia è che alla fine, quando ebbe ciò che pensava di aver sempre desiderato, non raggiunse comunque la felicità e la soddisfazione. Rimase triste fino all’ultimo momento della sua vita. Lo dico con le parole di mio padre: “Ho cambiato la mia casa molte volte, cambiamenti, cambiamenti, cambiamenti, cambiamenti. Eppure, mi manca qualcosa, quel qualcosa è la completezza”»


    «NON SI PUÒ FARE L’IMPOSSIBILE». In questi mesi altri adulti cresciuti con coppie dello stesso sesso o genitori con uno stile di vita omosessuale hanno testimoniato di fronte alla Corte Suprema. «Noi non pretendiamo di dire che tutti i genitori omosessuali o i genitori transessuali agiranno in modo abusivo», conclude Shick. Però, anche se le coppie «dello stesso sesso hanno intenzioni buone e buoni curriculum, non sono in grado di fare l’impossibile: come può un uomo fare da modello femminile a una bambina?». Infatti, per quanto Denise amasse suo padre, «il suo tentativo di entrare in una “Identità femminile” fantastica è stato disastroso e incredibilmente distruttivo». Perché «un uomo non è un donna, anche se pensa di esserlo. E se questa Corte cercherà di cancellare il sesso, questo progetto inutile nel lungo periodo non avrà migliori risultati di quelli che ha qualsiasi tentativo di far finta che la natura non esista. La realtà ha dei limiti che la fantasia e l’irresponsabilità semplicemente non possono superare. Pertanto i cittadini di ogni Stato hanno il diritto, e anche una responsabilità, di proteggere la salute pubblica, il benessere generale e il bene dei bambini non estendendo il matrimonio al di là della sua definizione tradizionale, naturale e sana».




    Papa a Gandolfini, promotore del Family Day: andate avanti così

    Massimo Gandolfini - AFP

    Massimo Gandolfini - AFP

    29/04/2016 

    “Andate avanti così": questo l'incoraggiamento del Papa a Massimo Gandolfini, presidente del “Comitato Difendiamo i nostri figli”, durante l'udienza di oggi in Vaticano. "Molte sono le sfide che stiamo affrontando" ha detto il promotore del Family Day dopo l'incontro con il Pontefice.Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:

    R. – Questo incontro nasce da una mia richiesta di qualche mese fa; pensavo che fosse assolutamente necessario, oltre che doveroso, che il Santo Padre conoscesse l’esistenza – innanzitutto – del nostro comitato e di quali siano i valori, i principi e le azioni nell’ambito dei quali noi abbiamo cercato di far sentire la nostra voce, in rappresentanza della gente comune, della voce popolare, di milioni di cittadini italiani e di famiglie.

    D. – Cosa ha detto il Papa su questo impegno?

    R. – Il Papa si è detto molto soddisfatto; era al corrente dei due “Family Day” del 20 giugno 2015 e del 30 gennaio scorso; ho chiesto proprio esplicitamente se poteva darmi una parola e sostanzialmente il Papa ha detto: “Sono molto contento; la e vi ringrazio per quello che state facendo”; e io gli ho posto proprio la domanda esplicita: “Dobbiamo andare avanti? Vuole dare qualche correzione?”. Mi ha detto: “Andate avanti così; siate un laicato forte, ben formato, con una retta coscienza cristiana". E poi: "Agite liberamente”.

    D. – C’è sempre la questione se essere “contro” o “costruire”: in questo senso, cosa ha detto il Papa?

    R. – Io ho fatto presente al Santo Padre che noi non siamo “contro” nessuno e che quando veniamo rappresentati come omofobi, come qualcuno che ce l’ha con le persone di pari sesso eccetera, ho detto al Santo Padre che è una rappresentazione falsa: perché personalmente e anche come comitato non siamo schierati “contro” nessuno. Siamo schierati “contro” delle ideologie che sono anche rappresentate per legge. Io ho parlato al Santo Padre della legge che purtroppo ormai sta arrivando alla fine, quella sulle unioni civili e ho detto al Santo Padre che questa è una pessima legge perché paragona e omologa le unioni tra persone di pari sesso alla famiglia con tutta la cascata di cose orribili. Ho parlato al Santo Padre anche dell’utero in affitto, della “stepchild adoption”, di tutte queste cose, per cui è “contro” questo tipo di azione legislativa e di mentalità, di cultura che noi ci schieriamo.

    D. – Proprio su questo punto, il 9 maggio inizia di fatto la discussione alla Camera. Se il calendario chiude e viene rispettato, il 12 ci sarà il voto finale. Come vi preparate per questa data?

    R. – Innanzitutto, questa data è significativa perché il 12 maggio 2007 ci fu il primo “Family Day” ed è impressionante che probabilmente la legge passerà proprio il 12 maggio, probabilmente con il voto di fiducia che il governo deciderà di metterci. Quel “Family Day” che ebbe quel grande successo purtroppo oggi non l’ha avuto per le ragioni che sappiamo, ma ancora una volta testimonia che dobbiamo essere tutti molto uniti, cercare molto di più le cose che ci uniscono per far fronte comune contro queste ideologie, piuttosto che stare a fare piccole differenziazioni di strategia e di cose che poi, andando a dividerci, ci rendono ancora più deboli.

    D. – Ma cosa succederà dopo questa legge?

    R. – Noi abbiamo intenzione già di intraprendere alcuni percorsi. Il primo percorso è quello costituzionale. Stiamo già facendo appello direttamente al presidente della Repubblica perché vagli con estrema attenzione e rigore i profili di incostituzionalità che una sessantina di specialisti costituzionalisti e uomini di scienze giuridiche gli hanno presentato: perché i profili di incostituzionalità di questa legge ci sono e sono più d’uno, sono tanti. In più, faremo naturalmente anche un appello alla Corte costituzionale, più o meno per gli stessi principi e poi, naturalmente, cercheremo di muoverci il più possibile per vedere se, in un futuro forse neanche così lontano, non possiamo prendere in considerazione un referendum abrogativo.

    D. – La prossima sfida del Comitato “Difendiamo i nostri figli”?

    R. – Bè, la prossima sfida, cioè quella che abbiamo più vicina: innanzitutto, faremo una convention, una seconda convention, un incontro dei nostri comitati, dei nostri simpatizzanti sul territorio il 28 maggio, qui a Roma. E magari ci sarà l’occasione di poter dire qualcosa di più. Stiamo continuando a lavorare molto con il Ministero per quanto riguarda la scuola, il famoso “comma 16, art. 1 della legge 107”, per avere una garanzia assoluta che in Italia, quando si parla di genere, si intende sesso. Guardi, se semplicemente si accettasse l’idea di scriverlo nero su bianco - per la cultura e la tradizione italiana, genere è sesso, maschile e femminile - si capirebbero tante confusioni, tanti malintesi e potremmo essere tutti molto più tranquilli e sereni.















    [Modificato da Caterina63 29/04/2016 18:18]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)